Lydia parte 2
di
Duca
genere
dominazione
Secondo Capitolo
Appena nettato dal pavimento tutto il latte la tirai su, la strinsi e la baciai mescolando i nostri sapori, la sentivo mia, maledettamente MIA, da molto non ci vedevamo eppure era come l’avessi lasciata un’ora prima, quell’ora era un secolo considerando la trasformazione del rapporto che c’era stato, rapporto di cui ora lei sommessamente accettava i termini, lei sottomessa, sub, slave, schiava e io il suo padrone, il suo dominante, la presi in braccio come una bambola di pezza , non era certo un fuscello, 1,75 morbida ma non grassa, una bella terza e un bel culo che chiedeva solo d’essere schiaffeggiato e preso, occhi verdi, capelli mossi biondi e poco sotto la spalla, era uno splendore così, arruffata, sudata e gemente, la portai in camera da letto, la scaraventai sul materasso, un letto con la spalliera in ottone l’attendeva, con le sue lenzuola chiare, appena atterrata sul letto le fui addosso, iniziai con calma a spogliarla un pezzo alla volta gustandomi la vista del suo corpo, come un appassionato gode alla vista d’un opera d’arte, ne soppesai con curiosità e perizia certosina ogni sfumatura, ogni pennellata, ogni particolare, la lasciai in intimo un perizoma nero di pizzo finemente lavorato, un reggiseno nero sempre di pizzo con rose rosse in evidenza, lo avevo regalato a lei poco prima di mettere termine alla nostra precedente storia e ora come in una macchina del tempo potevo nuovamente goderne la vista , tolsi via le calze e mi alzai per goderne a pieno la vista dall’alto, lei era come uno cucciolo smarrito, sapeva esattamente cosa sarebbe le sarebbe accaduto da lì a poco eppure quell’aria fintamente innocente faceva nascere in me fantasie per niente caste e via via più spinte….
mi abbassai su di lei finchè le nostre labbra nuovamente non si sfiorarono, le sue labbra fini mi erano sempre piaciute, fini e delicate, le leccai per poi morderne quella inferiore e giocare con la sua lingua che tra i denti bianche saettava cercando la mia…
la strinsi e le fui sopra fino a che il mio corpo non la sovrastò e la schiacciò sul letto immobilizzandola, ero tra le sue gambe ancora vestito, lasciai il suo caldo abbraccio e le sue labbra per iniziare a spogliarmi fino a rimanere nudo.
non vi erano bisogno di parole, tutto quello che facevamo era come guidato da una forza ancestrale, ogni movimento ogni pensiero era frutto di qualcosa di voluto, automatico estremamente sensuale, ora spostandogli il perizoma scesi a gustarmi quella fica carnosa e dolce, tintillai con la punta della lingua il clitoride per leccarlo dalla base e risalire mentre con due dita iniziai a penetrare quella fica che tanto piacere mi aveva dato, la sentii gemere…
G-“ troia stai godendo?”
L-“ si mi piace da impazzire…” fu la sua risposta
Uno schiaffo proprio sulla fica a mano piena la colpii proprio mentre gli si strozzava in gola l’ultima lettera di quella frase, un fremito la colse…
G-“ mi piace da impazzire……” e rimasi in attesa completasse la frase
L-“ Padrone!”
Un altro schiaffo la centro ancora piena e la sentii bagnarsi ulteriormente segno che quello che stavo facendo fosse ben gradito dal suo corpo
mi guardava interrogativa…
un altro schiaffo più forte la prese ancora
G-“ Dimmi la frase per intera troia”
Lei non esito ancora
L-“ mi piace da impazzire PADRONE”
Sorrisi compiaciuto, il mio cazzo era di nuovo duro, se c’era qualcosa che sapeva riconoscermi senza ombra di dubbio era la mia dipendenza da sesso, la mia quasi assente pausa refrattaria tra un amplesso e l’altro, riuscivo a tornare turgido dopo pochi minuti e lei sapeva bene che se ben aiutato dalla sua bocca dolce e dalle sue mani a volte non smosciavo dando di nuovo vita a nuove acrobazie da letto… arrivai su di lei pronto a prenderla, allungai la mano cingendo i suoi polsi e stringendoli li portai in alto sulla sua testa, presi a schiaffeggiare la sua fica, il caldo ingresso al suo paradiso con il membro già duro e lucido, i colpi mirati sul clitoride la facevano smaniare e io ne gustavo i piccoli movimenti facciali, le smorfie…..
G-“ allora troia lo vuoi?”
rispose quasi guaendo
L-“ Si Padrone Si…”
G-“ te lo sei meritato? Perché dovrei perdere il mio tempo a scoparti, perché dovrei farti godere?”
L-“ Padrone ti prego, prendimi fammelo sentire dentro, riempimi…… farò quello che vuoi, sarò la tua puttana la tua troia, il tuo giocattolo ma usami, farò la brava…. Non hai che da chiedere….”
Un altro colpo pieno sulla fica con la mano libera…
mi guardava smarrita mentre un altro colpo colpì con più intensità ma nel medesimo posto il sesso
non capiva ancora o stavo iniziando solo adesso a capire….
G- “ io non chiedo, dispongo e ordino….”
L _ “ padrone sono a tua disposizione…” rispose con una velocità che mi sorprese,
all’udire queste parole ebbi un colpo al cuore era quello che volevo dicesse, era esattamente quello che volevo da lei, si era ceduta, mi apparteneva… non era il poco tempo che ci aveva tenuti assieme dal momento in cui ebbe suonato il cancello, era un tempo che si sommava, partendo da quando per la prima volta ci incontrammo e che scorrendo ci aveva fatto evolvere a questo punto…
G-“ hai una fica lurida, piena di peli e vorresti che io la debba usare così?”
lei avvampò rimanendo in silenzio…
la presi per i polsi trascinandola di nuovo in cucina, dove il tavolo troneggiava come un altare per i sacrifici da rivolgere al dio della lussuria, la presi e la stesi di schiena sul legno freddo.
G-“ aspettami qui e guai a te se ti muovi” dissi sogghignando, con un sorriso beffardo,
tornai in camera da letto a prendere una borsa il cui contenuto si sarebbe paventato di lì a breve,
nei messaggi e nelle chiamate che da qualche mese ci tenevano uniti, avevamo parlato delle nostre fantasie e avevo scalfito soltanto la superficie di un abisso di perversione e piacere che stava emergendo al mondo, questo mi aveva incuriosito e spinto a fare qualche acquisto mirato su siti specializzati online.
Tornato in cucina la trovai nella medesima posizione in cui l’avevo lasciata, aprii la borsa cavandone fuori due funi in cotone nero abbastanza spesse e morbide da non lasciare segni troppo evidenti , legai quindi con esse le caviglie fissando l’altro capo della fune alle gambe del tavolo, distanziando bene le gambe da lasciarle divaricate , finita l’operazione che lasciava esposto il suo sesso, presi un paio di cuscini dal divano passandoglieli sotto la schiena e ripresi l’operazione di legatura, lasciai la sua testa penzolare dal lato opposto del tavolo e legai i polsi allungandole le braccia verso le altre due gambe del tavolo rimaste libere.
Un agnello pronto per essere immolato, era aperta, esposta, indifesa
presi quindi un altro paio di cuscini per alzarle la testa ( in quel momento volevo vedesse bene cosa stavo per farle all’occorrenza la sua testa sarebbe tornata a penzoloni dandomi libero accesso alla sua bocca che era alla giusta altezza per l’uso che volevo farne ) la lasciai legata a meditare su cosa le sarebbe successo, mentre andai in bagno a prendere l’occorrente per pulire quella fica rosea e insolente e poterla rendere glabra…
stesi un asciugamano pulito sotto il suo culo morbido e con una bacinella d’acqua tiepida iniziai a bagnare il monte di venere e intorno alle grandi labbra…
lei guardava incuriosita e visibilmente eccitata, eccitazione resa ancora più evidente dalle gocce di rugiada che iniziavano a colare dal suo nido, il pennello da barba ora affondava nella scatola del sapone, la schiuma iniziava a montare e gonfiarsi, il pennello prese poi a scorrere sul monte di venere e intorno al suo sesso, non risparmiando nessun pelo superfluo.
La morbidezza del pennello, la schiuma, il tepore della cucina, il profumo nell’aria erano un mix in quel frangente estremamente piacevole, Lydia non sentiva quasi la costrizione delle corde, come se fosse la sua naturale postura.
Era ora il tempo del rasoio, iniziai facendolo scorrere sul monte di venere, strisce continue a pulire e minuziosamente rendere completamente liscia la sua pelle, scesi poi tra le cosce e delicatamente continuai l’opera di pulizia, mentre lo facevo piccoli brividi percorrevano il suo corpo, piccoli ma tanto grandi da poterli vedere, presi infine un asciugamano e inizia ad asciugarla e pulirla dalla schiuma rimasta, lei guardava quasi in estasi, la stavo preparando, la stavo rendendo come io volevo.
Una volta asciugata presi tra le mani un po' di crema emolliente e iniziai a spalmarla, accarezzandola….
Lydia tremava, vedevo il suo sesso luccicare, continuava incessante a bagnarsi.
La guardai era superba, legata e pulita, ma mancava qualcosa e capii, presi l’olio di mandorle, unsi le mani e iniziai a massaggiarla, lucida, luccicava la sua pelle bianca e morbida, mentre le mani scivolavano tra i grossi seni, stuzzicandone i capezzoli e palpandoli a mano piene per poi scendere sul suo ventre e seguire la cosce fino ai piedi e risalire, di nuovo ancora sino al collo seguendo ogni muscolo e ungendola tutta, i capezzoli duri sia per la situazione e l’eccitazione sua per i trattamenti che subivano svettavano come piccoli e succosi dolci…
Ora era veramente pronta volevo portarla al parossismo, mi abbassai sulla sua fica, la lingua iniziò a vellicare il clitoride, giocavo con la lingua scappucciandolo e succhiandolo, i suoi gemiti riempivano l’aria mentre cercava di muoversi per portare la lingua dove più le dava piacere , con la lingua percorsi le grandi labbra leccando di piatto e scorrendo fin sopra al suo forellino anale, la lingua si soffermò a lungo sulla sua entrata di servizio per poi risalire e scorrere tra le grandi labbra spingendosi in profondità sfiorando le piccole e nettando il suo miele dolce, nel mentre le dita scivolavano tra le grandi labbra senza penetrarla, la stessa cosa con l’altra mano lo feci dietro, scivolando nell’incavo tra i glutei, fino a sfiorare e ungere la rosellina anale.
le mani la stimolavano la lingua la solleticava, i gemiti aumentavano, un concerto di piacere e lussuria, allungai la mano nella borsa estraendo un dildo semitrasparente con ventosa, di buona circonferenza e discreta lunghezza,mi alzai per mostrarlo alla troietta che fremeva, l’avvicinai alla sua bocca.
G-“ leccalo fammi vedere cosa sai fare, insalivalo bene!”
La puttanella leccò la punta per poi suggerlo mentre i suoi occhi incrociavano e non lasciavano i miei.
insalivò bene il giocattolo che poi estrassi dalla sua bocca calda….
tolsi i cuscini sotto la sua testa, la testa cadde penzoloni dal tavolo era dove volevo fosse, la mia eccitazione era evidente, appoggiai la cappella turgida e lucida alle sue labbra e spinsi inesorabile fino alla base, mi fermai solo quando sentii le sue labbra toccare le palle.
la sentii irrigidirsi vidi i suoi occhi arrossarsi, dei conati, gli mancava l’aria, estrassi il cazzo dalla sua bocca solo per riaffondare ancora e mentre letteralmente le scopavo la bocca con il dildo lordo della sua saliva iniziai a passarlo tra i seni per poi scendere tra le grandi labbra, la vedevo tendersi, ansimare, il cazzo violava la sua bocca e la possedeva senza ritegno, senza pudore , il piacere che mi dava mi montava alla testa, scosse elettriche che salivano al cervello, scivolai fuori da quell’abisso di piacere, sbattei il cazzo duro su quel viso paonazzo, la schiaffeggiai per bloccarle ancora la testa e inesorabilmente riaffondare tra le sue labbra, la lingua di velluto accoglieva la mia eccitazione, percorrevo la sua bocca fino alla gola.
Iniziai a imboccare il dildo nel suo sesso, inizialmente solo la punta per poi affondare senza fermarmi fino alla base e ricominciavo, la troia smaniava, bloccata dalle corde stava succhiando un cazzo che le scorreva ormai in gola togliendogli il respiro e godendosi letteralmente la sua bocca, mentre un giocattolo di gomma la sondava in profondità nella fica, il gioco mi piaceva, stavo scoprendo quanto quel corpo caldo mi poteva dare, quanto piacere potevo trarne, quanto quella che era stata la mia compagna poteva essere la mia troia, la mia bambola , la mia vacca da monta.
fine seconda parte
Appena nettato dal pavimento tutto il latte la tirai su, la strinsi e la baciai mescolando i nostri sapori, la sentivo mia, maledettamente MIA, da molto non ci vedevamo eppure era come l’avessi lasciata un’ora prima, quell’ora era un secolo considerando la trasformazione del rapporto che c’era stato, rapporto di cui ora lei sommessamente accettava i termini, lei sottomessa, sub, slave, schiava e io il suo padrone, il suo dominante, la presi in braccio come una bambola di pezza , non era certo un fuscello, 1,75 morbida ma non grassa, una bella terza e un bel culo che chiedeva solo d’essere schiaffeggiato e preso, occhi verdi, capelli mossi biondi e poco sotto la spalla, era uno splendore così, arruffata, sudata e gemente, la portai in camera da letto, la scaraventai sul materasso, un letto con la spalliera in ottone l’attendeva, con le sue lenzuola chiare, appena atterrata sul letto le fui addosso, iniziai con calma a spogliarla un pezzo alla volta gustandomi la vista del suo corpo, come un appassionato gode alla vista d’un opera d’arte, ne soppesai con curiosità e perizia certosina ogni sfumatura, ogni pennellata, ogni particolare, la lasciai in intimo un perizoma nero di pizzo finemente lavorato, un reggiseno nero sempre di pizzo con rose rosse in evidenza, lo avevo regalato a lei poco prima di mettere termine alla nostra precedente storia e ora come in una macchina del tempo potevo nuovamente goderne la vista , tolsi via le calze e mi alzai per goderne a pieno la vista dall’alto, lei era come uno cucciolo smarrito, sapeva esattamente cosa sarebbe le sarebbe accaduto da lì a poco eppure quell’aria fintamente innocente faceva nascere in me fantasie per niente caste e via via più spinte….
mi abbassai su di lei finchè le nostre labbra nuovamente non si sfiorarono, le sue labbra fini mi erano sempre piaciute, fini e delicate, le leccai per poi morderne quella inferiore e giocare con la sua lingua che tra i denti bianche saettava cercando la mia…
la strinsi e le fui sopra fino a che il mio corpo non la sovrastò e la schiacciò sul letto immobilizzandola, ero tra le sue gambe ancora vestito, lasciai il suo caldo abbraccio e le sue labbra per iniziare a spogliarmi fino a rimanere nudo.
non vi erano bisogno di parole, tutto quello che facevamo era come guidato da una forza ancestrale, ogni movimento ogni pensiero era frutto di qualcosa di voluto, automatico estremamente sensuale, ora spostandogli il perizoma scesi a gustarmi quella fica carnosa e dolce, tintillai con la punta della lingua il clitoride per leccarlo dalla base e risalire mentre con due dita iniziai a penetrare quella fica che tanto piacere mi aveva dato, la sentii gemere…
G-“ troia stai godendo?”
L-“ si mi piace da impazzire…” fu la sua risposta
Uno schiaffo proprio sulla fica a mano piena la colpii proprio mentre gli si strozzava in gola l’ultima lettera di quella frase, un fremito la colse…
G-“ mi piace da impazzire……” e rimasi in attesa completasse la frase
L-“ Padrone!”
Un altro schiaffo la centro ancora piena e la sentii bagnarsi ulteriormente segno che quello che stavo facendo fosse ben gradito dal suo corpo
mi guardava interrogativa…
un altro schiaffo più forte la prese ancora
G-“ Dimmi la frase per intera troia”
Lei non esito ancora
L-“ mi piace da impazzire PADRONE”
Sorrisi compiaciuto, il mio cazzo era di nuovo duro, se c’era qualcosa che sapeva riconoscermi senza ombra di dubbio era la mia dipendenza da sesso, la mia quasi assente pausa refrattaria tra un amplesso e l’altro, riuscivo a tornare turgido dopo pochi minuti e lei sapeva bene che se ben aiutato dalla sua bocca dolce e dalle sue mani a volte non smosciavo dando di nuovo vita a nuove acrobazie da letto… arrivai su di lei pronto a prenderla, allungai la mano cingendo i suoi polsi e stringendoli li portai in alto sulla sua testa, presi a schiaffeggiare la sua fica, il caldo ingresso al suo paradiso con il membro già duro e lucido, i colpi mirati sul clitoride la facevano smaniare e io ne gustavo i piccoli movimenti facciali, le smorfie…..
G-“ allora troia lo vuoi?”
rispose quasi guaendo
L-“ Si Padrone Si…”
G-“ te lo sei meritato? Perché dovrei perdere il mio tempo a scoparti, perché dovrei farti godere?”
L-“ Padrone ti prego, prendimi fammelo sentire dentro, riempimi…… farò quello che vuoi, sarò la tua puttana la tua troia, il tuo giocattolo ma usami, farò la brava…. Non hai che da chiedere….”
Un altro colpo pieno sulla fica con la mano libera…
mi guardava smarrita mentre un altro colpo colpì con più intensità ma nel medesimo posto il sesso
non capiva ancora o stavo iniziando solo adesso a capire….
G- “ io non chiedo, dispongo e ordino….”
L _ “ padrone sono a tua disposizione…” rispose con una velocità che mi sorprese,
all’udire queste parole ebbi un colpo al cuore era quello che volevo dicesse, era esattamente quello che volevo da lei, si era ceduta, mi apparteneva… non era il poco tempo che ci aveva tenuti assieme dal momento in cui ebbe suonato il cancello, era un tempo che si sommava, partendo da quando per la prima volta ci incontrammo e che scorrendo ci aveva fatto evolvere a questo punto…
G-“ hai una fica lurida, piena di peli e vorresti che io la debba usare così?”
lei avvampò rimanendo in silenzio…
la presi per i polsi trascinandola di nuovo in cucina, dove il tavolo troneggiava come un altare per i sacrifici da rivolgere al dio della lussuria, la presi e la stesi di schiena sul legno freddo.
G-“ aspettami qui e guai a te se ti muovi” dissi sogghignando, con un sorriso beffardo,
tornai in camera da letto a prendere una borsa il cui contenuto si sarebbe paventato di lì a breve,
nei messaggi e nelle chiamate che da qualche mese ci tenevano uniti, avevamo parlato delle nostre fantasie e avevo scalfito soltanto la superficie di un abisso di perversione e piacere che stava emergendo al mondo, questo mi aveva incuriosito e spinto a fare qualche acquisto mirato su siti specializzati online.
Tornato in cucina la trovai nella medesima posizione in cui l’avevo lasciata, aprii la borsa cavandone fuori due funi in cotone nero abbastanza spesse e morbide da non lasciare segni troppo evidenti , legai quindi con esse le caviglie fissando l’altro capo della fune alle gambe del tavolo, distanziando bene le gambe da lasciarle divaricate , finita l’operazione che lasciava esposto il suo sesso, presi un paio di cuscini dal divano passandoglieli sotto la schiena e ripresi l’operazione di legatura, lasciai la sua testa penzolare dal lato opposto del tavolo e legai i polsi allungandole le braccia verso le altre due gambe del tavolo rimaste libere.
Un agnello pronto per essere immolato, era aperta, esposta, indifesa
presi quindi un altro paio di cuscini per alzarle la testa ( in quel momento volevo vedesse bene cosa stavo per farle all’occorrenza la sua testa sarebbe tornata a penzoloni dandomi libero accesso alla sua bocca che era alla giusta altezza per l’uso che volevo farne ) la lasciai legata a meditare su cosa le sarebbe successo, mentre andai in bagno a prendere l’occorrente per pulire quella fica rosea e insolente e poterla rendere glabra…
stesi un asciugamano pulito sotto il suo culo morbido e con una bacinella d’acqua tiepida iniziai a bagnare il monte di venere e intorno alle grandi labbra…
lei guardava incuriosita e visibilmente eccitata, eccitazione resa ancora più evidente dalle gocce di rugiada che iniziavano a colare dal suo nido, il pennello da barba ora affondava nella scatola del sapone, la schiuma iniziava a montare e gonfiarsi, il pennello prese poi a scorrere sul monte di venere e intorno al suo sesso, non risparmiando nessun pelo superfluo.
La morbidezza del pennello, la schiuma, il tepore della cucina, il profumo nell’aria erano un mix in quel frangente estremamente piacevole, Lydia non sentiva quasi la costrizione delle corde, come se fosse la sua naturale postura.
Era ora il tempo del rasoio, iniziai facendolo scorrere sul monte di venere, strisce continue a pulire e minuziosamente rendere completamente liscia la sua pelle, scesi poi tra le cosce e delicatamente continuai l’opera di pulizia, mentre lo facevo piccoli brividi percorrevano il suo corpo, piccoli ma tanto grandi da poterli vedere, presi infine un asciugamano e inizia ad asciugarla e pulirla dalla schiuma rimasta, lei guardava quasi in estasi, la stavo preparando, la stavo rendendo come io volevo.
Una volta asciugata presi tra le mani un po' di crema emolliente e iniziai a spalmarla, accarezzandola….
Lydia tremava, vedevo il suo sesso luccicare, continuava incessante a bagnarsi.
La guardai era superba, legata e pulita, ma mancava qualcosa e capii, presi l’olio di mandorle, unsi le mani e iniziai a massaggiarla, lucida, luccicava la sua pelle bianca e morbida, mentre le mani scivolavano tra i grossi seni, stuzzicandone i capezzoli e palpandoli a mano piene per poi scendere sul suo ventre e seguire la cosce fino ai piedi e risalire, di nuovo ancora sino al collo seguendo ogni muscolo e ungendola tutta, i capezzoli duri sia per la situazione e l’eccitazione sua per i trattamenti che subivano svettavano come piccoli e succosi dolci…
Ora era veramente pronta volevo portarla al parossismo, mi abbassai sulla sua fica, la lingua iniziò a vellicare il clitoride, giocavo con la lingua scappucciandolo e succhiandolo, i suoi gemiti riempivano l’aria mentre cercava di muoversi per portare la lingua dove più le dava piacere , con la lingua percorsi le grandi labbra leccando di piatto e scorrendo fin sopra al suo forellino anale, la lingua si soffermò a lungo sulla sua entrata di servizio per poi risalire e scorrere tra le grandi labbra spingendosi in profondità sfiorando le piccole e nettando il suo miele dolce, nel mentre le dita scivolavano tra le grandi labbra senza penetrarla, la stessa cosa con l’altra mano lo feci dietro, scivolando nell’incavo tra i glutei, fino a sfiorare e ungere la rosellina anale.
le mani la stimolavano la lingua la solleticava, i gemiti aumentavano, un concerto di piacere e lussuria, allungai la mano nella borsa estraendo un dildo semitrasparente con ventosa, di buona circonferenza e discreta lunghezza,mi alzai per mostrarlo alla troietta che fremeva, l’avvicinai alla sua bocca.
G-“ leccalo fammi vedere cosa sai fare, insalivalo bene!”
La puttanella leccò la punta per poi suggerlo mentre i suoi occhi incrociavano e non lasciavano i miei.
insalivò bene il giocattolo che poi estrassi dalla sua bocca calda….
tolsi i cuscini sotto la sua testa, la testa cadde penzoloni dal tavolo era dove volevo fosse, la mia eccitazione era evidente, appoggiai la cappella turgida e lucida alle sue labbra e spinsi inesorabile fino alla base, mi fermai solo quando sentii le sue labbra toccare le palle.
la sentii irrigidirsi vidi i suoi occhi arrossarsi, dei conati, gli mancava l’aria, estrassi il cazzo dalla sua bocca solo per riaffondare ancora e mentre letteralmente le scopavo la bocca con il dildo lordo della sua saliva iniziai a passarlo tra i seni per poi scendere tra le grandi labbra, la vedevo tendersi, ansimare, il cazzo violava la sua bocca e la possedeva senza ritegno, senza pudore , il piacere che mi dava mi montava alla testa, scosse elettriche che salivano al cervello, scivolai fuori da quell’abisso di piacere, sbattei il cazzo duro su quel viso paonazzo, la schiaffeggiai per bloccarle ancora la testa e inesorabilmente riaffondare tra le sue labbra, la lingua di velluto accoglieva la mia eccitazione, percorrevo la sua bocca fino alla gola.
Iniziai a imboccare il dildo nel suo sesso, inizialmente solo la punta per poi affondare senza fermarmi fino alla base e ricominciavo, la troia smaniava, bloccata dalle corde stava succhiando un cazzo che le scorreva ormai in gola togliendogli il respiro e godendosi letteralmente la sua bocca, mentre un giocattolo di gomma la sondava in profondità nella fica, il gioco mi piaceva, stavo scoprendo quanto quel corpo caldo mi poteva dare, quanto piacere potevo trarne, quanto quella che era stata la mia compagna poteva essere la mia troia, la mia bambola , la mia vacca da monta.
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