Francesa, il giochino, Ilaria

di
genere
saffico

Una delle giornate più incredibili della mia vita, quella che segnò una svolta nella mia esistenza, non iniziò bene, tutt’altro. Mi sentivo scombussolata, nervosa e triste, ma fortunatamente alla macchinetta del caffè incontrai Stefania; ci salutammo e iniziammo a parlare del più e del meno. Io e Francesca, senza mai essere state particolarmente amiche, eravamo tuttavia in grande confidenza perché lei ha sempre saputo della mia omosessualità e, quasi a voler ricambiare un segreto, mi aveva confidato che, sebbene fosse sposata e avesse due figli, manteneva una relazione segreta con una donna, peraltro una nostra collega, di cui era innamoratissima. Si accorse che avevo qualcosa che non andava e mi chiese cosa fosse:

- “Niente.” Mentii.

Dal tono di voce era evidente che invece qualcosa ci fosse, per cui Francescaa insistette:

- “Hai voglia di parlarne? Possiamo andare nel mio ufficio, non ci disturberà nessuno.”

Annui col capo e la seguii. Francesca si sedette dietro la sua scrivania da funzionario, ed io, che pure sono una dirigente, quindi più alta in grado, mi dovetti accontentare della sedia riservata al pubblico; la cosa contribuì al mio malumore ma non ero arrabbiata con lei, le ero anzi grata per l’interessamento che stava manifestando. Rimanemmo un po’ in silenzio poi mi chiese perché avessi il viso tanto triste. Io non risposi, socchiusi gli occhi e sentii le lacrime scorrere silenziose.

- “Riguarda Ilaria?”

Di nuovo annui con il capo e continuai a lasciar scorrere le lacrime. Con un fazzoletto le asciugai, mi soffiai delicatamente il naso e mi ricomposi un minimo.

- “Avete litigato?”

- “Sì, abbiamo litigato, ma non è tanto questo, abbiamo già fatto pace, però sto male lo stesso.”

- “Vuoi provare a parlarmene?”

- “E’ una cosa un po’ delicata, provo un po’ di vergogna.”

- “Io ti ascolto, parla pure liberamente. Ti ho raccontato tante di quelle cose su di me e Daniela che non hai proprio motivo di essere imbarazzata. Sia chiaro, non voglio farti parlare se non ne hai voglia, penso soltanto che parlarne ti farebbe bene. Non ti ho mai vista così!”

- “Ecco, vedi… ieri sera Ilaria ha voluto giocare al dottore.”

- “E’ un gioco che fate spesso?”

- “No, me l’ha proposto ieri sera per la prima volta. Mi ha fatta spogliare, mi ha detto di stendermi sul letto e ha fatto finta di visitarmi. Alla fine ha detto che ero costipata e che avevo bisogno di un clistere. Io ho riso e le ho detto che avrei provveduto ma lei mi ha risposto che il clistere voleva farmelo davvero! Io sono rimasta spiazzata, non riuscivo a capire. Perché un clistere? Non mi sembrava un gioco erotico, gliel’ho detto”.

- “Ilaria ha fatto una faccia strana, sembrava arrabbiata, non ha detto nulla e se ne è andata, lasciandomi nuda sul letto, più stupita che turbata. Sono rimasta un po’ sul lettone pensando a cosa fosse veramente successo, poi ho sentito che aveva acceso la tivù. Conosco Ilaria, quando accende la tivù da sola è perché vuole starsene per i fatti suoi, e se vuole starsene per i fatti suoi è perché è arrabbiata. Guarda, lo ammetto, io nei suoi confronti sono di una debolezza incredibile, quando è arrabbiata mi sento male, penso subito di essere in torto: mi sono infilata qualcosa addosso, sono andata da lei e le ho chiesto cosa avesse. Mi ha detto che lo sapevo benissimo, che io non faccio mai niente per farle piacere, che per una volta che lei aveva espresso una fantasia io subito mi ero tirata indietro, che non se l’aspettava, che non mi aveva proposto nulla di terribile e che la cosa l’aveva veramente irritata”.

- “In verità io faccio sempre tutto quello che posso per farle piacere e sulle sue fantasie l’ho sempre accontentata, per cui le sue critiche erano ingiuste. Come ti ho detto io nei suoi confronti sono debole, mi sono sentita subito in colpa, le ho chiesto perdono, le ho detto che non volevo vederla arrabbiata e che se lei ci teneva tanto l’avrei accontentata. Non avevo ancora finito di parlare che Ilaria ha sorriso, mi ha abbracciata baciandomi sulla bocca, e mi ha detto di andare ad aspettarla sul letto e di mettermi nuda, che lei sarebbe arrivata subito. Io ho fatto quello che mi ha detto e l’ho sentita trafficare un po’ in bagno; ho cominciato a pentirmi della mia promessa, ma ormai…. Quando è arrivata aveva una sacca da clistere piena d’acqua con dei ganci a cui appenderla, tubo flessibile e cannula: tutto insomma. Non abbiamo mai avuto nulla del genere in casa, per cui ho pensato che Ilaria se lo fosse procurata nel pomeriggio, e che quindi la cosa fosse meditata, forse da qualche tempo. Mi sono sentita a disagio”.

- “Ilaria ha appeso la sacca sul bordo dell’armadio di fronte al letto e mi ha detto di mettermi in posizione. L’ho fatto molto malvolentieri, non era certo la prima volta che assumevo quella posizione davanti a lei, eppure ieri sera, nel mettermi così, mi sono sentita umiliata. Quando poi ho sentito la cannula penetrarmi tra le natiche mi sono un po’ spostata in avanti, quasi per sfuggire a quella situazione. Ilaria mi ha detto di stare tranquilla, che la cannula era morbidissima e che lei l’aveva insaponata bene, non avrei sentito nulla. E, infatti, non ho sentito dolore quando me la l’ha infilata nel buchino, però mi sono sentita un po’ violentata, mi sarei quasi messa a piangere. Sentire poi l’acqua calda penetrarmi nella pancia è stata una sensazione per nulla piacevole, più mi sentivo la pancia piena più aumentava il mio disagio. Non ho detto nulla ovviamente, anzi, quando Ilaria mi ha chiesto se andava tutto bene sono persino riuscita a rispondere di sì e a fare un sorriso”.

- “Invece non andava bene per niente, mi sentivo a disagio, come ti ho detto, e umiliata, anzi, di più, calpestata; quando la sacca si è svuotata e Ilaria ha estratto la cannula, mi sono messa a sedere sul letto massaggiandomi un po’ la pancia. Me la sentivo pesante e ciò contribuiva, ancora di più, a farmi stare male. Poi ho cominciato ad avvertire dolore, un dolore alla pancia che diventava sempre più forte. Mi sono alzata in piedi e ho detto a Ilaria che dovevo andare in bagno, ma lei mi ha trattenuto, mi ha detto di aspettare ancora, si è messa dietro di me e ha cominciato a massaggiarmi il pancino. La cosa non mi ha giovato per niente, il dolore ha continuato ad aumentare, le ho detto che dovevo proprio andare in bagno ma lei mi ha urlato di aspettare. A quel punto sono scoppiata a piangere, ho detto che sentivo davvero dolore, mi sono staccata da lei e sono corsa in bagno, nuda e scalza com’ero, continuando a piangere. Mi sono seduta sulla tazza e mi sono liberata, quando ho finito sono rimasta ancora lì seduta, finché ho quasi smesso di piangere; mi sono fatta un bidè per pulirmi bene, mi sono lavata il viso, ho infilato l’accappatoio e sono tornata da Ilaria. Non piangevo più ma ogni tanto mi veniva ancora da tirare su con il naso, stavo malissimo, ero sconvolta e sentivo ancora dolori alla pancia.

- “Ilaria era andata in cucina e si era preparata un caffè, lo stava bevendo in piedi; quando io mi sono avvicinata dicendole che mi sentivo ancora male ha cominciato ad inveire, a darmi della stronza, della mezza sega, della bambina viziata. Ha detto che avevo rovinato tutto, che non credeva al mio mal di pancia e di togliermi dalla sua vista. Puoi immaginare come ci sia rimasta, insultata così dopo il dolore che avevo provato e il sentimento di umiliazione che sentivo ancora: no, non era possibile. Sono andata a gettarmi sul lettone, e mi sono messa a piangere disperata. Quando il pianto alla fine si è calmato un po’, mi sono infilata la camicia da notte e le mutandine ma non sapevo cosa fare: alla fine ho deciso di non fare nulla, mi sono infilata sotto le lenzuola e sono rimasta ad aspettare. Ilaria è venuta a letto dopo circa un’ora, si è svestita al buio, si è messa la camicia da notte e si è sdraiata, senza dire una parola e dandomi le spalle: non ha fatto nessun tentativo di avvicinarsi. Solo, dopo un po’, mi ha detto:

- “Ora dormiamo, domani ne riparliamo”.

- Lei si è addormentata subito, io ci ho messo un bel po’! Stamattina si è comportata in modo molto staccato, però prima di uscire mi ha salutata con un bacio. Guarda, ho passato la notte praticamente in bianco mi sento uno straccio e ho una paura terribile di essere lasciata.

A quel punto mi misi di nuovo a piangere, Francesca mi lasciò fare e quando mi calmai un poco mi disse:

- “Vedi Claudia, a volte le cose si possono complicare per dei motivi che sembrano da poco ma che in realtà sono importanti. Il fatto del clistere è solo un pretesto, da parte di Ilaria, per affermare ben altro.

- “Che cosa?”

- “Il suo dominio su di te.”

- “Ce l’ha già, l’ha sempre avuto!”

- “Sì, ma in questo modo può esprimerlo ancora meglio. Non tornerà indietro sulle sue decisioni, devi decidere se accettare questa cosa o correre il rischio di rovinare il rapporto. Credimi, lo so per esperienza!”

Di nuovo in lacrime:

- “No, io non voglio perderla, ma non so cosa fare! Non posso accettare di essere sottoposta tutte le sere a una tortura simile. Ho provato dolore davvero!”

- “Lo so, lo so, ma si può trovare una soluzione. Credimi, so di cosa sto parlando”.

- “Davvero”?

- “Sì, non te l’ho mai detto ma è una cosa che Daniela ha voluto farmi un po’ di tempo fa. Anch’io ho provato vergogna, mi sono sentita un po’ calpestata, ed è normale che sia così, anche se viene fatto passare per un giochino, per una fantasia, in realtà indica una volontà di dominio, non c’è dubbio su questo. Poiché sono innamorata pazza di Daniela e non la vorrei mai perdere, ho acconsentito e mi sono lasciata fare quello che ha voluto.”

- “Hai sentito dolore?”

- “Per fortuna no, Daniela è stata brava, si era informata su cosa mettere assieme all’acqua in modo che non facesse male alla pancia: delle essenze di camomilla e malva. Probabilmente Ilaria ha messo nell’acqua del sapone liquido, è un errore che fanno molte, pensando di far bene. Il sapone irrita le mucose dell’intestino, da qui il dolore che hai sentito. Quindi puoi già dire a Ilaria di usare queste essenze, così non sentirai dolore, e poi puoi chiederle altro”.

- “Cosa?”

- “Vedi, fin dalla prima volta Daniela è stata molto dolce con me. Dopo avermi infilato la cannula e avere aperto l’acqua ha cominciato a carezzarmi il culetto e a darmi dei bacini, a dirmi paroline dolci, a carezzarmi le cosce. Insomma, anche se io ero la parte sottomessa e lei quella dominante, sembrava quasi che tra noi ci fosse complicità. Anche se mi sentivo un po’ umiliata, l’ho sentita vicina. E ogni volta che mi fa un clistere, tra noi è così. Puoi chiedere a Ilaria di fare lo stesso, ti vuole bene, lo farà senz’altro. Sempre che tu accetti questa sua forma di dominio, è chiaro.”

Quello che Francesa stava dicendo era interessante e mi apriva una prospettiva praticabile, e anche desiderabile, ma in quel momento non riuscivo più a seguirla con attenzione, almeno dal momento in cui aveva iniziato a parlarmi di come Daniela le praticasse il clistere. Io me l’ero immaginata nuda sul letto, il sedere enorme (è una donna grassa, con il grasso ben distribuito sul corpo ed ha un viso bellissimo) e le cosce in bella vista, il seno enorme oscillante a ogni suo movimento. Questa immagine mi aveva procurato una contrazione tra le gambe, mi ero sentita avvampare di desiderio. Mi alzai in piedi, mi avvicinai e, prima che avesse il tempo di reagire, mi chinai su di lei e le baciai le labbra. Al suo sguardo stupito risposi con un sorriso (il primo della giornata, dopo tanto pianto) e con un lungo, appassionato bacio, lingua contro lingua. Stefania, dopo il primo istante di sorpresa, rispose al mio bacio con passione e con desiderio. Incoraggiata, insinuai una mano tra la fenditura del suo seno opulento, le afferrai una tetta e cominciai a massaggiare bene il capezzolo, provocandole un lieve sussulto. Ci staccammo un attimo dal bacio, dovevamo rifiatare, ma riprendemmo subito; la massaggiai ancora un po’ la tetta, poi, ormai audace, la feci alzare, le lasciai andare il seno e infilai la mano sotto la gonna e sotto le mutandine: si stava decisamente bagnando. La carezzai con decisione: sentire i suoi umori, i suoi sussulti e i suoi mugolii mi stava facendo impazzire di desiderio! Mi staccai da lei, le sollevai la gonna e stavo già per afferrarle le mutandine per sfilargliele quando lei mi fermò:

- No! Fermati, sei matta? Potrebbe entrare qualcuno!

- Potremmo chiudere la porta a chiave.

- Stai scherzando? Non se ne parla nemmeno.

Si era staccata da me e si stava ricomponendo, io la fissavo vagamente in colpa ma soprattutto dispiaciuta che tutto stesse per finire quando la sentii dire:

- Andiamo da me!

- Da te?

- Sì, da me, mio marito oggi è a Milano, non c’è pericolo che rientri.

- E Daniela?

- Daniela è a Roma tre giorni per quel convegno, non ricordi?

- Già, è vero, le ho autorizzato io la trasferta!

La baciai ancora e le dissi:

- Sì, sì, andiamo da te!

- Sai dove abito?

- Vagamente.

- Dove hai l’auto?

- Al nostro posteggio.

- Allora andiamo, mi verrai dietro.

- Sì, passo un attimo dall’ufficio.

- Ok, ci vediamo sotto.

Mi sentivo eccitata, determinata e anche avulsa dalla realtà. Mi sembrava di osservare dall'esterno quello che stavo vivendo, come la visione di un film di cui ero protagonista. Bene, ero decisa a continuare la visione, volevo proprio vedere cosa sarebbe successo. A voi, miei cari due lettori e soli amici, la promessa di raccontarvi poi tutto.

Claudia



















scritto il
2023-01-28
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