2 - A casa di Francesca, un nuovo giochino, Daniela, utili consigli
di
Malagigi
genere
saffico
Eccomi a voi, miei cari due lettori e soli amici. Ricorderete che Francesca, vogliosa quanto me di un incontro sessuale tra noi mi aveva proposto di andare a casa sua e che io avevo accettato. Volete sapere cosa sia successo? Bene, non dovete fare altro che continuare a leggere.
Mi staccai da Francesca con un ultimo bacio, tornai in ufficio e chiamai Ilaria per dirle che dovevo uscire per servizio e che quindi ero raggiungibile solo sul cellulare. La sua freddezza in quel momento mi lasciò indifferente, anzi, mi fugò ogni residuo, e lieve, senso di colpa! Meno di mezz’ora dopo posteggiavo l’auto e varcavo, con Stefania, il portone del palazzo in cui vive; la breve corsa in ascensore fu tutta un baciarsi e carezzarsi a vicenda: eravamo pazze di desiderio. Non passarono cinque minuti e già eravamo nude sul letto; Stefania mi disse che avrei potuto farle tutto quello che volevo ed io non mi feci certo pregare. Il suo corpaccione morbido, il seno opulento, le sue cosce carnose mi eccitavano tremendamente. Nonostante il suo sovrappeso non aveva un filo di cellulite, la pelle, poi, era liscia e lucida, un sorriso gioioso le splendeva nel volto bellissimo, stavo perdendo il controllo di me stessa. La leccai dappertutto, le succhiai furiosamente i capezzoli, la carezzai con passione. Lei venne una prima volta quando le infilai la mano nella vagina e una seconda quando gliela leccai. Dopo il suo secondo orgasmo la girai a pancia in giù (lei collaborava deliziosamente), poggiai il mio sesso voglioso sul suo sedere e in breve venni urlando. Era stato un orgasmo intensissimo ma non bastò a calmarmi: la feci girare di nuovo e le allargai le gambe. Poggiai la mia passera sulla sua e iniziai a strusciarmi. Lei iniziò a muoversi contraccambiando e iniziò a respirare affannosamente, in breve venimmo insieme, baciandoci e abbracciandoci con passione. A quel punto ci calmammo un po’ e restammo sul letto nude, scambiandoci bacetti e paroline dolci.
Dopo un po’ mi alzai e andai a rinfrescarmi in bagno, lo stesso fece Francesca e tornammo sul lettone. Lei guardò l’orologio e mi disse:
- Vorrei fare un giochino, se ti va.
- Dimmi. Di che si tratta?
- Tra un po’ mi dovrebbe telefonare Daniela.
- E quindi?
- Quando ci sentiamo, se la cosa è possibile, facciamo un giochino: lei mi dice cosa mi farebbe se fosse qui con me, io mi tocco fino a venire. Oggi la cosa è possibile!
Cominciavo a capire, Francesca si stava rivelando una donna dalla fantasia maliziosa!
- Fammi capire…. lei ti dice, ad esempio, “ti succhio il capezzolo”… vuoi che io lo faccia?
Mi sorrise e mi disse:
- Hai capito perfettamente! Ti andrebbe di farlo? Ti prego…
Così dicendo mi aveva abbracciata e aveva iniziato a baciarmi. Risposi al suo bacio e le mormorai, la voce un po’ affannata:
- Sei proprio una maialona, lo sai?
- Hmmm, tesoro…. hai ragione, sono una maialona. Ma fino ad oggi non sapevo di esserlo così tanto, è colpa tua.... hmmm….
Le sorrisi e la strinsi più forte, le nostre lingue si cercavano insaziabili, istintivamente le infilai una mano tra le gambe: sentii che si stava di nuovo bagnando per cui continuai. Lei per un po’ lasciò fare, poi si staccò da me e disse, con voce ansante:
- No. No, ti prego, non farmi venire adesso, voglio che tu mi faccia godere dopo, sento che verrò come una matta.
- Va bene, ma quand’è che ti telefona?
Lo dissi con un certo tono impaziente, tanto che Francesca mi guardò un po’ stranita e mi rispose, con aria quasi di scusa:
- Dovrebbe chiamare adesso, di solito è puntuale…
Mi resi conto di essere un po’ troppo infoiata, le sorrisi e le stampai un bacino sulla guancia quando suonò il telefono:
- E’ lei! Pronto? Ciao amore, come stai?…. Sai quanto mi manchi?..... hmmm, tesoro, quanto avrei voglia di stringerti… senti, io non resistevo più, sono uscita dal lavoro, ora sono nuda sul lettone…… sì, sì, completamente nuda….. facciamo il giochino, dai…. Ti prego, non dirmi no, ho una voglia pazzesca… sì, sì, ti metto in viva voce, così ho le mani libere… aspetta.
Francesca mi sorrise maliziosamente, mise il telefono in viva voce e lo posò sul cuscino, accanto al suo capo. Ora potevo sentire anche la voce di Daniela, il pensiero di quanto sarebbe accaduto di lì a poco mi stava eccitando tremendamente.
- Ci sei?
- Sì.
- Sei completamente nuda? Sdraiata sul lettone, le braccia lungo il corpo e le gambe un po’ allargate, da vera maialona, come piace a me?
- Sì, sì, sono esattamente così.
- Mi vedi? Io sono nuda, in ginocchio sul letto, davanti a te.
- Sì, sì, ti vedo, ti vedo.
E una donna nuda davanti a lei la vedeva, effettivamente, ed ero io. Non potemmo fare a meno di sorriderci vicendevolmente per la situazione. Povera Daniela, avesse immaginato… Continuò:
- Lo senti il mio ditino che ti titilla il capezzolo?
- Sì, sì, lo sento.
Francesca doveva essere davvero in uno stato altissimo di eccitazione perché, non appena le sfiorai con un dito il capezzolo, questo s’inturgidì all’istante e lei cominciò a respirare affannosamente.
- Ora il mio ditino sfiora dolcemente la tua fica bagnata.
- Ohhh…
- E’ già tutto bagnata perché tu sei una maialona, basta che io ti sfiori e perdi subito la testa.
La fica di Francesca non era bagnata, era fradicia!
- Sì, sì, è vero, sono una maialona, mi fai perdere la testa, sono già un lago…
- Leccami il ditino, altrimenti non continuo, lecca i tuoi umori da maialina.
Avvicinai il dito alla sua bocca e lei tirò fuori la lingua e iniziò a leccarlo avidamente, nel frattempo aveva iniziato a massaggiarsi freneticamente le tette. Ormai faticava a controllarsi.
- Mi hai leccato bene il ditino?
- Sì, sì, te l’ho leccato tutto, toccami ancora, toccami ancora ti prego…
Nel dire questo mi guardò negli occhi con un’espressione quasi di supplica, in quel momento si stava proprio rivolgendo a me. Stavo quasi per assecondarla, ma poi mi resi conto che sarebbe stato molto più eccitante fare esattamente ciò che avevamo stabilito prima, cioè tradurre in pratica le indicazioni dell’ignara Daniela. Il desiderio di Francesca, in quel momento inappagato, la sua espressione supplice, mi stavano eccitando troppo, non ci avrei rinunciato. Daniela stava prolungando la pausa, probabilmente con intenzione, Francesca, che evidentemente non resisteva più, iniziò a toccarsi. Le afferrai subito la mano e glielo impedii: non dimenticherò mai la sua espressione disperata, sembrava quasi dovesse mettersi a piangere ma proprio in quel momento Daniela fece di nuovo sentire la sua voce:
- Lo so che stai aspettando che io ti tocchi, ti vedo, sei lì davanti a me, le gambe larghe da vera porcona, la figa bagnata, non resisti più vero?
- No, nooo… non resisto più, toccami, ti prego, toccamiiii… non ce la faccio piùùù…
Di nuovo, nel dire questo, Francesca mi guardò fissa, desiderava davvero che la toccassi, oltretutto io le stavo tenendo le mani e quindi lei non poteva trovare soddisfazione in nessun modo. Cercò di liberarsi ma, visti vani i suoi tentativi, mi rivolse uno sguardo così disperato che mi intenerì: decisi che l’avrei accontentata, anche se non erano proprio queste le regole del gioco. Di nuovo, però, la voce di Daniela s’intromise tra noi:
- Tesoro, quando sei così in mia balia, così nuda, così vogliosa, a me piace leccarti.
Lo sguardo di Francesca fu un insieme di gioia e di sollievo. Le sorrisi, le lasciai andare le mani e mi attenni scrupolosamente alle disposizioni della povera Daniela la quale, senza saperlo, era venuta incontro anche ai miei desideri: desideravo pazzamente affondare la mia testa tra quelle cosce ciclopiche, oscenamente aperte, leccare quella fica che ormai doveva essere un lago, sentire quel corpo enorme sussultare grazie ai miei colpi di lingua. Seguendo la voce al telefono la baciai e la mordicchiai un po’ sull’interno delle gambe, le sfiorai delicatamente il clitoride (Francesca si rotolava sul lettone, stringeva forte le lenzuola, si metteva le mani tra i capelli ed emetteva suoni inarticolati con un tono di voce reso roco dal piacere: non avevo mai visto nessuna donna in un simile stato di eccitazione) e le feci passare le braccia sotto le cosce, attirandola a me con decisione, quasi con violenza. Affondai la testa tra le sue carni, le spalancai le piccole labbra e iniziai a leccarla con decisione. All’inizio avrei voluto farle sentire lievi colpi di lingua, interrompendomi ogni tanto, per aumentare il suo desiderio, ma mi resi subito conto che non sarebbe stato possibile: i movimenti inconsulti del suo bacino mi stavano eccitando troppo, i suoi umori abbondantissimi mi inebriavano, l’avrei fatta godere subito, di getto, come una cagna, ero la sua padrona! La sentii urlare come una pazza:
- Sì, sììì, sììììììì… Dio che bello, Dio, Dio, Diooo… Dio che vengo, Dio che vengooo… sììì, sìììììì, sììììììììììììììì…
Era stato davvero un orgasmo intensissimo, persino Daniela ne fu colpita perché le disse:
- Tesoro, ma avevi una voglia incredibile oggi, non ti ho mai sentita urlare così!!
- Amore, amore, amore, è stato bellissimo, hai ragione, oggi avevo una voglia tremenda, sono uscita prima dal lavoro per fare questo, non resistevo più. Grazie amore, grazie. E’ stato incredibile, mi sembrava davvero di essere leccata da te, te lo giuro!
Queste ultime parole le disse guardandomi di nuovo bene negli occhi, erano rivolte a me, voleva dirmi che l’avevo veramente soddisfatta. Mi sentii lusingata, le sorrisi e le sfiorai dolcemente le labbra con un bacio lieve, in modo che Daniela non ci sentisse. Francesca a quel punto afferrò il telefono, se lo portò all’orecchio togliendo il vivavoce e si sdraiò in posizione un po’ più composta. Mi sdraiai vicino, lei mi prese la mano e me la posò sul suo sesso, affinché sentissi che stava ancora pulsando. Ci sorridemmo complici, stava congedandosi dalla sua donna ma si avvicinò a me, posando dolcemente la sua testa sul mio seno. Quando infine spense il telefono mi guardò con dolcezza, mi baciò con trasporto, lingua in bocca, e si strinse teneramente a me, la testa languidamente abbandonata sul mio petto.
- Tesoro, è stato bellissimo, te l’avevo detto che avrei goduto come una matta, ma tu sei riuscita a farmi andare oltre. Non ho mai goduto così, te lo giuro, nemmeno con Daniela, te lo dico sinceramente.
Concluse questo suo discorso di ringraziamento stringendosi ancora di più a me e mugolando languida. Vederla così tenera e dolce tra le mie braccia, quasi fosse bisognosa di affetto e di protezione, mi fece tornare prepotente il desiderio, per cui, la voce arrochita dalla passione, le dissi in tono autoritario:
- Sono contenta di averti soddisfatta così bene, ma io sono ancora eccitata da prima, non pensi sia il momento di pensare anche a me?
Sollevò il capo e guardandomi umile mi disse:
- Sì, sì, hai ragione, scusami, non mi ero dimenticata, avevo solo bisogno di riprendermi un po’, mi hai frastornata a mille, ma ora sono qui per te, tutta per te. Vuoi che ti lecchi la fica? Non credo di essere brava come te, ma posso provare, o preferisci che ti tocchi? No, no, ho capito, ho capito, mi hai dominata e vuoi continuare a farlo, è giusto.
Così dicendo si era staccata da me e si era messa a gattoni, il sedere rivolto verso di me, poi aveva allargato le gambe e aveva posato il capo sul letto.
- Vuoi prendermi da dominatrice, ti accontento, ecco, va bene così? Puoi anche sculacciarmi se vuoi, mi faccio fare tutto quello che vuoi.
Aveva capito perfettamente, era proprio così che la volevo, quasi fossi un uomo che volesse prendere una donna da dietro. Vederla in quella posizione mi fece perdere il controllo di me stessa, mi posi dietro di lei, il mio sesso all’altezza del suo sedere, chinai il busto sulla sua schiena e le afferrai le tette stringendole con forza. Il suo gridolino di dolore fece aumentare la mia voluttà di dominio, per cui gliele strinsi ancora più forte e quasi gli torsi i capezzoli.
- Claudia, mi fai male!
Era inutile, ogni suo lamento poteva servire soltanto ad aumentare la mia volontà di sottometterla. Era una sensazione del tutto nuova e quindi avevo difficoltà a controllarla, e forse neppure lo desideravo. La costrinsi a distendersi completamente e, senza smettere di tormentarle le tette, cominciai a mordicchiarla sul collo e sulle spalle. Intanto sfregavo il mio sesso sul suo sedere, il mio liquido vaginale colava copiosamente sulle sue natiche.
- Ahia, Claudia, mordimi piano, mi fai male!
Questa sua nuova supplica mi eccitò moltissimo, ormai avevo capito che per raggiungere l’orgasmo avevo bisogno di sentirla piagnucolare.
- Ti faccio male?
- Sì, davvero.
- Dimmelo che ti faccio male.
- Mi fai male.
- Dillo ancora.
- Mi fai male.
- Chiedi pietà.
- Pietà.
- Ancora.
- Pietà, pietà, pietààà…
Indurre una donna forte e robusta come Francesca a implorarmi umilmente aumentò ancora di più la mia eccitazione: l’orgasmo mi travolse improvvisamente, mentre Francesca ancora implorava pietà io, dopo una serie di convulsioni sul suo culetto enorme, mi irrigidii e urlai tutto il mio piacere in un’estasi mai provata prima. Appena riuscii a riprendermi, e mi ci volle un po’, mi affrettai a scusarmi dicendole che non so cosa mi fosse preso, che non mi ero mai sentita così e che, d’altra parte, non avevo mai goduto così. Francesca mi rassicurò:
- Non preoccuparti, in effetti mi stavi facendo un po’ male, però vederti così eccitata mandava su di giri anche me. E’ strano, però devo ammettere che mi è piaciuto sentirmi sottomessa; anzi, penso che se tu mi avessi sculacciata avrei goduto di nuovo.
- Ti piace farti sculacciare?
- A dire la verità non ho mai provato, e non dico che lo desiderassi proprio, però quando mi sono messa in quella posizione ho pensato: Adesso mi sculaccia! E la cosa mi ha provocato un certo languore, era come se le sculacciate fossero richieste non dalla mia mente ma dal mio corpo. Boh, non so cosa pensare guarda, non avevo mai provato niente di simile, è stata proprio una mattinata incredibile, abbiamo provato sensazioni mai provate prima, non è fantastico?
- Sì, è fantastico, e la cosa più incredibile è che tutto questo non sarebbe mai successo se ieri non avessi litigato con Ilaria, dovrei ringraziarla per questo.
Ridemmo insieme divertite, poi Fracesca si fece pensierosa e disse:
- Già, Ilaria e la questione del clistere, aspettami un attimo.
Si recò in bagno e ne tornò dopo un attimo porgendomi una scatola di cartone, tipo quelle del tè, ma era invece un composto di malva e camomilla.
- Stasera dì a Ilaria di usare questo per il clistere, non avrai nessun dolore. E chiedile di essere dolce, di baciarti e carezzarti, vedrai che andrà tutto bene.
Dopo l’evasione folle della giornata si stava tornando alla realtà, non ne ero entusiasta e tuttavia sapevo che era necessario. In fin dei conti era dalla questione del clistere tra me e Ilaria che era iniziata tutta quella seria di circostanze che avevano portato me e Francesca ad amoreggiare follemente, ora a quella questione bisognava tornare. Un po’ intristita, le dissi:
- Grazie, glielo dirò, speriamo bene.
- Sì, ma cosa le dirai sulla malva?
- Che con questa non dovrei avvertire dolore.
- Certo, e le dirai: sai ne ho parlato con la mia collega che si fa fare i clistere dalla sua donna e mi consigliato di usare questo. Siamo andate a casa sua, abbiamo fatto l’amore e me ne ha fatto omaggio.
- Ma no, le dirò che l’ho comprato.
- E a chi hai chiesto consiglio, all’erborista? Dammi retta, sei andata su Internet e lì hai trovato il consiglio. Ti faccio vedere, è meglio essere precisi su queste cose, non voglio che una giornata così stupenda ci possa fare avere dei problemi.
Portò sul lettone il suo tablet e mi fece vedere come interrogare Google per arrivare al preparato che mi aveva regalato. Se Ilaria mi avesse interrogata al proposito avrei avuto le risposte pronte. Francesca aveva ragione ad invitarmi alla cautela e alla prudenza, noi donne abbiamo sempre le antenne attive, è difficile nasconderci qualcosa. Indicandomi ancora la scatola mi disse:
- Questo prodotto è in vendita all’erboristeria che si trova nel piazzale davanti ai nostri uffici, è proprio esposto in vetrina.
- E quindi?
- E quindi tu, stamattina, l’hai prima trovato su Internet, poi, uscendo per il servizio esterno, te lo sei visto lì in vetrina che sembrava aspettasse te, e l’hai subito acquistato. In questo modo i tempi coincidono perfettamente, è molto importante.
- Sei una donna in gamba.
- Questione di esperienza, ho dovuto imparare a dividermi tra mio marito e Daniela. Ingannare gli uomini è più facile, certo, ma intanto si acquisisce l’esperienza necessaria.
- Già, bene, farò come mi hai detto. Ora devo chiederti il piacere di usare la doccia, mi spiace togliermi di dosso il tuo odore ma…
- Figurati, hai ragione, potresti arrivare a casa e trovarci Ilaria, allora potrebbero davvero essere guai.
La baciai con gratitudine, cercando di non farmi riprendere dal desiderio, e mi recai alla doccia. Francesca disse che potevo usare il suo accappatoio, per pura combinazione era fresco di bucato e quindi non avrebbe potuto cedermi l’odore del suo corpo.
- Anzi, sarai tu a cedergli l’odore del tuo, così quando lo indosserò sarà come se tu mi abbracciassi.
Disse questo baciandomi e stringendosi a me, ma subito si staccò e aggiunse:
- Non c’è più tempo, non c’è più tempo, vai subito a farti la doccia, basta, non tentiamoci a vicenda.
Mi affrettai a infilarmi nel box doccia, ero d’accordo sul fatto che non ci fosse più tempo, tuttavia quella sua frase sull’accappatoio e sull’abbraccio mi turbò piacevolmente. Mi lavai, infilai l’accappatoio e mi asciugai bene, mi recai in camera e vidi i miei vestiti posati ordinatamente sul lettone. Mi rivestii e raggiunsi Francesca che, nel frattempo, si era anche lei rivestita e si era recata in cucina, dove stava versando dell’acqua fresca in due bicchieri. Ringraziai e, dopo bevuto, rimasi ancora un po’ a guardarla. Dopo averla vista a lungo completamente nuda, vederla vestita me la faceva desiderare ancora di più. Pensai che se ci fosse stata un’altra volta l’avrei spogliata con calma, lentamente, affinché il suo corpaccione immenso, e per me stupendo, si mostrasse poco a poco. Ma ci sarebbe stata un’altra volta? Volevo quasi interrogarla al proposito, sapere cosa ne pensasse lei, dopotutto la sua affermazione relativa all’accappatoio non era priva di significato, ma non mi decidevo a farlo e continuavo a guardarla. Dovette accorgersi del mio turbamento perché mi disse:
- Ora è meglio che tu vada, magari domani parleremo un po’.
Mi avviai verso l’uscita, prima di aprire la porta di casa mi voltai ad osservarla ancora e lei, come se il mio sguardo l’avesse infine indotta a una decisione, mi corse incontro e si strinse a me, dicendomi con voce dolce che desiderava soltanto ancora un bacio. Io, che non aspettavo altro, la strinsi a me e avvicinai le labbra alle sue. Fu un bacio lungo e appassionato, un bacio di affetto profondo, ora ero certa che ci sarebbe stato un seguito; con quel pensiero mi staccai da lei, le dissi “a domani”, aprii la porta e uscii.
Il resto, miei cari due lettori e soli amici, alla prossima puntata. Bacioni.
Claudia
Mi staccai da Francesca con un ultimo bacio, tornai in ufficio e chiamai Ilaria per dirle che dovevo uscire per servizio e che quindi ero raggiungibile solo sul cellulare. La sua freddezza in quel momento mi lasciò indifferente, anzi, mi fugò ogni residuo, e lieve, senso di colpa! Meno di mezz’ora dopo posteggiavo l’auto e varcavo, con Stefania, il portone del palazzo in cui vive; la breve corsa in ascensore fu tutta un baciarsi e carezzarsi a vicenda: eravamo pazze di desiderio. Non passarono cinque minuti e già eravamo nude sul letto; Stefania mi disse che avrei potuto farle tutto quello che volevo ed io non mi feci certo pregare. Il suo corpaccione morbido, il seno opulento, le sue cosce carnose mi eccitavano tremendamente. Nonostante il suo sovrappeso non aveva un filo di cellulite, la pelle, poi, era liscia e lucida, un sorriso gioioso le splendeva nel volto bellissimo, stavo perdendo il controllo di me stessa. La leccai dappertutto, le succhiai furiosamente i capezzoli, la carezzai con passione. Lei venne una prima volta quando le infilai la mano nella vagina e una seconda quando gliela leccai. Dopo il suo secondo orgasmo la girai a pancia in giù (lei collaborava deliziosamente), poggiai il mio sesso voglioso sul suo sedere e in breve venni urlando. Era stato un orgasmo intensissimo ma non bastò a calmarmi: la feci girare di nuovo e le allargai le gambe. Poggiai la mia passera sulla sua e iniziai a strusciarmi. Lei iniziò a muoversi contraccambiando e iniziò a respirare affannosamente, in breve venimmo insieme, baciandoci e abbracciandoci con passione. A quel punto ci calmammo un po’ e restammo sul letto nude, scambiandoci bacetti e paroline dolci.
Dopo un po’ mi alzai e andai a rinfrescarmi in bagno, lo stesso fece Francesca e tornammo sul lettone. Lei guardò l’orologio e mi disse:
- Vorrei fare un giochino, se ti va.
- Dimmi. Di che si tratta?
- Tra un po’ mi dovrebbe telefonare Daniela.
- E quindi?
- Quando ci sentiamo, se la cosa è possibile, facciamo un giochino: lei mi dice cosa mi farebbe se fosse qui con me, io mi tocco fino a venire. Oggi la cosa è possibile!
Cominciavo a capire, Francesca si stava rivelando una donna dalla fantasia maliziosa!
- Fammi capire…. lei ti dice, ad esempio, “ti succhio il capezzolo”… vuoi che io lo faccia?
Mi sorrise e mi disse:
- Hai capito perfettamente! Ti andrebbe di farlo? Ti prego…
Così dicendo mi aveva abbracciata e aveva iniziato a baciarmi. Risposi al suo bacio e le mormorai, la voce un po’ affannata:
- Sei proprio una maialona, lo sai?
- Hmmm, tesoro…. hai ragione, sono una maialona. Ma fino ad oggi non sapevo di esserlo così tanto, è colpa tua.... hmmm….
Le sorrisi e la strinsi più forte, le nostre lingue si cercavano insaziabili, istintivamente le infilai una mano tra le gambe: sentii che si stava di nuovo bagnando per cui continuai. Lei per un po’ lasciò fare, poi si staccò da me e disse, con voce ansante:
- No. No, ti prego, non farmi venire adesso, voglio che tu mi faccia godere dopo, sento che verrò come una matta.
- Va bene, ma quand’è che ti telefona?
Lo dissi con un certo tono impaziente, tanto che Francesca mi guardò un po’ stranita e mi rispose, con aria quasi di scusa:
- Dovrebbe chiamare adesso, di solito è puntuale…
Mi resi conto di essere un po’ troppo infoiata, le sorrisi e le stampai un bacino sulla guancia quando suonò il telefono:
- E’ lei! Pronto? Ciao amore, come stai?…. Sai quanto mi manchi?..... hmmm, tesoro, quanto avrei voglia di stringerti… senti, io non resistevo più, sono uscita dal lavoro, ora sono nuda sul lettone…… sì, sì, completamente nuda….. facciamo il giochino, dai…. Ti prego, non dirmi no, ho una voglia pazzesca… sì, sì, ti metto in viva voce, così ho le mani libere… aspetta.
Francesca mi sorrise maliziosamente, mise il telefono in viva voce e lo posò sul cuscino, accanto al suo capo. Ora potevo sentire anche la voce di Daniela, il pensiero di quanto sarebbe accaduto di lì a poco mi stava eccitando tremendamente.
- Ci sei?
- Sì.
- Sei completamente nuda? Sdraiata sul lettone, le braccia lungo il corpo e le gambe un po’ allargate, da vera maialona, come piace a me?
- Sì, sì, sono esattamente così.
- Mi vedi? Io sono nuda, in ginocchio sul letto, davanti a te.
- Sì, sì, ti vedo, ti vedo.
E una donna nuda davanti a lei la vedeva, effettivamente, ed ero io. Non potemmo fare a meno di sorriderci vicendevolmente per la situazione. Povera Daniela, avesse immaginato… Continuò:
- Lo senti il mio ditino che ti titilla il capezzolo?
- Sì, sì, lo sento.
Francesca doveva essere davvero in uno stato altissimo di eccitazione perché, non appena le sfiorai con un dito il capezzolo, questo s’inturgidì all’istante e lei cominciò a respirare affannosamente.
- Ora il mio ditino sfiora dolcemente la tua fica bagnata.
- Ohhh…
- E’ già tutto bagnata perché tu sei una maialona, basta che io ti sfiori e perdi subito la testa.
La fica di Francesca non era bagnata, era fradicia!
- Sì, sì, è vero, sono una maialona, mi fai perdere la testa, sono già un lago…
- Leccami il ditino, altrimenti non continuo, lecca i tuoi umori da maialina.
Avvicinai il dito alla sua bocca e lei tirò fuori la lingua e iniziò a leccarlo avidamente, nel frattempo aveva iniziato a massaggiarsi freneticamente le tette. Ormai faticava a controllarsi.
- Mi hai leccato bene il ditino?
- Sì, sì, te l’ho leccato tutto, toccami ancora, toccami ancora ti prego…
Nel dire questo mi guardò negli occhi con un’espressione quasi di supplica, in quel momento si stava proprio rivolgendo a me. Stavo quasi per assecondarla, ma poi mi resi conto che sarebbe stato molto più eccitante fare esattamente ciò che avevamo stabilito prima, cioè tradurre in pratica le indicazioni dell’ignara Daniela. Il desiderio di Francesca, in quel momento inappagato, la sua espressione supplice, mi stavano eccitando troppo, non ci avrei rinunciato. Daniela stava prolungando la pausa, probabilmente con intenzione, Francesca, che evidentemente non resisteva più, iniziò a toccarsi. Le afferrai subito la mano e glielo impedii: non dimenticherò mai la sua espressione disperata, sembrava quasi dovesse mettersi a piangere ma proprio in quel momento Daniela fece di nuovo sentire la sua voce:
- Lo so che stai aspettando che io ti tocchi, ti vedo, sei lì davanti a me, le gambe larghe da vera porcona, la figa bagnata, non resisti più vero?
- No, nooo… non resisto più, toccami, ti prego, toccamiiii… non ce la faccio piùùù…
Di nuovo, nel dire questo, Francesca mi guardò fissa, desiderava davvero che la toccassi, oltretutto io le stavo tenendo le mani e quindi lei non poteva trovare soddisfazione in nessun modo. Cercò di liberarsi ma, visti vani i suoi tentativi, mi rivolse uno sguardo così disperato che mi intenerì: decisi che l’avrei accontentata, anche se non erano proprio queste le regole del gioco. Di nuovo, però, la voce di Daniela s’intromise tra noi:
- Tesoro, quando sei così in mia balia, così nuda, così vogliosa, a me piace leccarti.
Lo sguardo di Francesca fu un insieme di gioia e di sollievo. Le sorrisi, le lasciai andare le mani e mi attenni scrupolosamente alle disposizioni della povera Daniela la quale, senza saperlo, era venuta incontro anche ai miei desideri: desideravo pazzamente affondare la mia testa tra quelle cosce ciclopiche, oscenamente aperte, leccare quella fica che ormai doveva essere un lago, sentire quel corpo enorme sussultare grazie ai miei colpi di lingua. Seguendo la voce al telefono la baciai e la mordicchiai un po’ sull’interno delle gambe, le sfiorai delicatamente il clitoride (Francesca si rotolava sul lettone, stringeva forte le lenzuola, si metteva le mani tra i capelli ed emetteva suoni inarticolati con un tono di voce reso roco dal piacere: non avevo mai visto nessuna donna in un simile stato di eccitazione) e le feci passare le braccia sotto le cosce, attirandola a me con decisione, quasi con violenza. Affondai la testa tra le sue carni, le spalancai le piccole labbra e iniziai a leccarla con decisione. All’inizio avrei voluto farle sentire lievi colpi di lingua, interrompendomi ogni tanto, per aumentare il suo desiderio, ma mi resi subito conto che non sarebbe stato possibile: i movimenti inconsulti del suo bacino mi stavano eccitando troppo, i suoi umori abbondantissimi mi inebriavano, l’avrei fatta godere subito, di getto, come una cagna, ero la sua padrona! La sentii urlare come una pazza:
- Sì, sììì, sììììììì… Dio che bello, Dio, Dio, Diooo… Dio che vengo, Dio che vengooo… sììì, sìììììì, sììììììììììììììì…
Era stato davvero un orgasmo intensissimo, persino Daniela ne fu colpita perché le disse:
- Tesoro, ma avevi una voglia incredibile oggi, non ti ho mai sentita urlare così!!
- Amore, amore, amore, è stato bellissimo, hai ragione, oggi avevo una voglia tremenda, sono uscita prima dal lavoro per fare questo, non resistevo più. Grazie amore, grazie. E’ stato incredibile, mi sembrava davvero di essere leccata da te, te lo giuro!
Queste ultime parole le disse guardandomi di nuovo bene negli occhi, erano rivolte a me, voleva dirmi che l’avevo veramente soddisfatta. Mi sentii lusingata, le sorrisi e le sfiorai dolcemente le labbra con un bacio lieve, in modo che Daniela non ci sentisse. Francesca a quel punto afferrò il telefono, se lo portò all’orecchio togliendo il vivavoce e si sdraiò in posizione un po’ più composta. Mi sdraiai vicino, lei mi prese la mano e me la posò sul suo sesso, affinché sentissi che stava ancora pulsando. Ci sorridemmo complici, stava congedandosi dalla sua donna ma si avvicinò a me, posando dolcemente la sua testa sul mio seno. Quando infine spense il telefono mi guardò con dolcezza, mi baciò con trasporto, lingua in bocca, e si strinse teneramente a me, la testa languidamente abbandonata sul mio petto.
- Tesoro, è stato bellissimo, te l’avevo detto che avrei goduto come una matta, ma tu sei riuscita a farmi andare oltre. Non ho mai goduto così, te lo giuro, nemmeno con Daniela, te lo dico sinceramente.
Concluse questo suo discorso di ringraziamento stringendosi ancora di più a me e mugolando languida. Vederla così tenera e dolce tra le mie braccia, quasi fosse bisognosa di affetto e di protezione, mi fece tornare prepotente il desiderio, per cui, la voce arrochita dalla passione, le dissi in tono autoritario:
- Sono contenta di averti soddisfatta così bene, ma io sono ancora eccitata da prima, non pensi sia il momento di pensare anche a me?
Sollevò il capo e guardandomi umile mi disse:
- Sì, sì, hai ragione, scusami, non mi ero dimenticata, avevo solo bisogno di riprendermi un po’, mi hai frastornata a mille, ma ora sono qui per te, tutta per te. Vuoi che ti lecchi la fica? Non credo di essere brava come te, ma posso provare, o preferisci che ti tocchi? No, no, ho capito, ho capito, mi hai dominata e vuoi continuare a farlo, è giusto.
Così dicendo si era staccata da me e si era messa a gattoni, il sedere rivolto verso di me, poi aveva allargato le gambe e aveva posato il capo sul letto.
- Vuoi prendermi da dominatrice, ti accontento, ecco, va bene così? Puoi anche sculacciarmi se vuoi, mi faccio fare tutto quello che vuoi.
Aveva capito perfettamente, era proprio così che la volevo, quasi fossi un uomo che volesse prendere una donna da dietro. Vederla in quella posizione mi fece perdere il controllo di me stessa, mi posi dietro di lei, il mio sesso all’altezza del suo sedere, chinai il busto sulla sua schiena e le afferrai le tette stringendole con forza. Il suo gridolino di dolore fece aumentare la mia voluttà di dominio, per cui gliele strinsi ancora più forte e quasi gli torsi i capezzoli.
- Claudia, mi fai male!
Era inutile, ogni suo lamento poteva servire soltanto ad aumentare la mia volontà di sottometterla. Era una sensazione del tutto nuova e quindi avevo difficoltà a controllarla, e forse neppure lo desideravo. La costrinsi a distendersi completamente e, senza smettere di tormentarle le tette, cominciai a mordicchiarla sul collo e sulle spalle. Intanto sfregavo il mio sesso sul suo sedere, il mio liquido vaginale colava copiosamente sulle sue natiche.
- Ahia, Claudia, mordimi piano, mi fai male!
Questa sua nuova supplica mi eccitò moltissimo, ormai avevo capito che per raggiungere l’orgasmo avevo bisogno di sentirla piagnucolare.
- Ti faccio male?
- Sì, davvero.
- Dimmelo che ti faccio male.
- Mi fai male.
- Dillo ancora.
- Mi fai male.
- Chiedi pietà.
- Pietà.
- Ancora.
- Pietà, pietà, pietààà…
Indurre una donna forte e robusta come Francesca a implorarmi umilmente aumentò ancora di più la mia eccitazione: l’orgasmo mi travolse improvvisamente, mentre Francesca ancora implorava pietà io, dopo una serie di convulsioni sul suo culetto enorme, mi irrigidii e urlai tutto il mio piacere in un’estasi mai provata prima. Appena riuscii a riprendermi, e mi ci volle un po’, mi affrettai a scusarmi dicendole che non so cosa mi fosse preso, che non mi ero mai sentita così e che, d’altra parte, non avevo mai goduto così. Francesca mi rassicurò:
- Non preoccuparti, in effetti mi stavi facendo un po’ male, però vederti così eccitata mandava su di giri anche me. E’ strano, però devo ammettere che mi è piaciuto sentirmi sottomessa; anzi, penso che se tu mi avessi sculacciata avrei goduto di nuovo.
- Ti piace farti sculacciare?
- A dire la verità non ho mai provato, e non dico che lo desiderassi proprio, però quando mi sono messa in quella posizione ho pensato: Adesso mi sculaccia! E la cosa mi ha provocato un certo languore, era come se le sculacciate fossero richieste non dalla mia mente ma dal mio corpo. Boh, non so cosa pensare guarda, non avevo mai provato niente di simile, è stata proprio una mattinata incredibile, abbiamo provato sensazioni mai provate prima, non è fantastico?
- Sì, è fantastico, e la cosa più incredibile è che tutto questo non sarebbe mai successo se ieri non avessi litigato con Ilaria, dovrei ringraziarla per questo.
Ridemmo insieme divertite, poi Fracesca si fece pensierosa e disse:
- Già, Ilaria e la questione del clistere, aspettami un attimo.
Si recò in bagno e ne tornò dopo un attimo porgendomi una scatola di cartone, tipo quelle del tè, ma era invece un composto di malva e camomilla.
- Stasera dì a Ilaria di usare questo per il clistere, non avrai nessun dolore. E chiedile di essere dolce, di baciarti e carezzarti, vedrai che andrà tutto bene.
Dopo l’evasione folle della giornata si stava tornando alla realtà, non ne ero entusiasta e tuttavia sapevo che era necessario. In fin dei conti era dalla questione del clistere tra me e Ilaria che era iniziata tutta quella seria di circostanze che avevano portato me e Francesca ad amoreggiare follemente, ora a quella questione bisognava tornare. Un po’ intristita, le dissi:
- Grazie, glielo dirò, speriamo bene.
- Sì, ma cosa le dirai sulla malva?
- Che con questa non dovrei avvertire dolore.
- Certo, e le dirai: sai ne ho parlato con la mia collega che si fa fare i clistere dalla sua donna e mi consigliato di usare questo. Siamo andate a casa sua, abbiamo fatto l’amore e me ne ha fatto omaggio.
- Ma no, le dirò che l’ho comprato.
- E a chi hai chiesto consiglio, all’erborista? Dammi retta, sei andata su Internet e lì hai trovato il consiglio. Ti faccio vedere, è meglio essere precisi su queste cose, non voglio che una giornata così stupenda ci possa fare avere dei problemi.
Portò sul lettone il suo tablet e mi fece vedere come interrogare Google per arrivare al preparato che mi aveva regalato. Se Ilaria mi avesse interrogata al proposito avrei avuto le risposte pronte. Francesca aveva ragione ad invitarmi alla cautela e alla prudenza, noi donne abbiamo sempre le antenne attive, è difficile nasconderci qualcosa. Indicandomi ancora la scatola mi disse:
- Questo prodotto è in vendita all’erboristeria che si trova nel piazzale davanti ai nostri uffici, è proprio esposto in vetrina.
- E quindi?
- E quindi tu, stamattina, l’hai prima trovato su Internet, poi, uscendo per il servizio esterno, te lo sei visto lì in vetrina che sembrava aspettasse te, e l’hai subito acquistato. In questo modo i tempi coincidono perfettamente, è molto importante.
- Sei una donna in gamba.
- Questione di esperienza, ho dovuto imparare a dividermi tra mio marito e Daniela. Ingannare gli uomini è più facile, certo, ma intanto si acquisisce l’esperienza necessaria.
- Già, bene, farò come mi hai detto. Ora devo chiederti il piacere di usare la doccia, mi spiace togliermi di dosso il tuo odore ma…
- Figurati, hai ragione, potresti arrivare a casa e trovarci Ilaria, allora potrebbero davvero essere guai.
La baciai con gratitudine, cercando di non farmi riprendere dal desiderio, e mi recai alla doccia. Francesca disse che potevo usare il suo accappatoio, per pura combinazione era fresco di bucato e quindi non avrebbe potuto cedermi l’odore del suo corpo.
- Anzi, sarai tu a cedergli l’odore del tuo, così quando lo indosserò sarà come se tu mi abbracciassi.
Disse questo baciandomi e stringendosi a me, ma subito si staccò e aggiunse:
- Non c’è più tempo, non c’è più tempo, vai subito a farti la doccia, basta, non tentiamoci a vicenda.
Mi affrettai a infilarmi nel box doccia, ero d’accordo sul fatto che non ci fosse più tempo, tuttavia quella sua frase sull’accappatoio e sull’abbraccio mi turbò piacevolmente. Mi lavai, infilai l’accappatoio e mi asciugai bene, mi recai in camera e vidi i miei vestiti posati ordinatamente sul lettone. Mi rivestii e raggiunsi Francesca che, nel frattempo, si era anche lei rivestita e si era recata in cucina, dove stava versando dell’acqua fresca in due bicchieri. Ringraziai e, dopo bevuto, rimasi ancora un po’ a guardarla. Dopo averla vista a lungo completamente nuda, vederla vestita me la faceva desiderare ancora di più. Pensai che se ci fosse stata un’altra volta l’avrei spogliata con calma, lentamente, affinché il suo corpaccione immenso, e per me stupendo, si mostrasse poco a poco. Ma ci sarebbe stata un’altra volta? Volevo quasi interrogarla al proposito, sapere cosa ne pensasse lei, dopotutto la sua affermazione relativa all’accappatoio non era priva di significato, ma non mi decidevo a farlo e continuavo a guardarla. Dovette accorgersi del mio turbamento perché mi disse:
- Ora è meglio che tu vada, magari domani parleremo un po’.
Mi avviai verso l’uscita, prima di aprire la porta di casa mi voltai ad osservarla ancora e lei, come se il mio sguardo l’avesse infine indotta a una decisione, mi corse incontro e si strinse a me, dicendomi con voce dolce che desiderava soltanto ancora un bacio. Io, che non aspettavo altro, la strinsi a me e avvicinai le labbra alle sue. Fu un bacio lungo e appassionato, un bacio di affetto profondo, ora ero certa che ci sarebbe stato un seguito; con quel pensiero mi staccai da lei, le dissi “a domani”, aprii la porta e uscii.
Il resto, miei cari due lettori e soli amici, alla prossima puntata. Bacioni.
Claudia
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