3 Ilaria, la riappacificazione, riflessioni, di nuovo il clistere, turbamenti.

di
genere
saffico

Miei cari due lettori e soli amici, avevo appena posteggiato l’auto, ancora col pensiero fisso su Francesca e sugli incredibili avvenimenti di una mattinata sconvolgente, quando sul cellulare mi arrivò un messaggio di Ilaria:

- Posso chiamarti?

Naturalmente la chiamai io:

- Ciao Ilaria, dimmi pure.

- Ciao, immagino tu non sia in ufficio, ho appena chiamato.

- No, infatti. Oggi ho lavorato alla Circoscrizione Nord fino a poco fa, non sono rientrata in ufficio, ho preferito tornare subito a casa. Stavo proprio per aprire il portone.

- Ah, peccato.

- Perché?

- Oggi sono uscita un po’ prima dal lavoro, mi sono fatta una passeggiata per via Garibaldi e adesso sono davanti ai tuoi uffici. Se tu ci fossi stata avremmo potuto fare una passeggiata insieme. Pazienza, sarà per un’altra volta.

Ilaria mi stava parlando con una dolcezza in lei non molto frequente, forse si sentiva un po’ in colpa per la sera prima, mi sentii intenerita e mi accorsi che avevo voglia di vederla, di abbracciarla e di farmi abbracciare. Le dissi di getto:

- Accidenti, che peccato. Ma senti, sono ancora sotto casa, ho appena posteggiato, aspettami, arrivo subito.

- Ma no, dai, vediamoci a casa, non ho voglia di stare qui ad aspettare. Senti, facciamo così, tu mi aspetti a casa e prepari un buon tè, io intanto arrivo. Mi piace pensare di arrivare a casa e trovare il tè pronto preparato dal mio amore. Già che ci sono comprerò anche i biscotti buoni in quella pasticceria di via dei Mercanti. Che ne dici?

- Ilaria, amore, ora salgo, mi faccio una doccia veloce e metto su il tè. Quando arriverai troverai tutto pronto.

- Amore, non vedo l’ora di vederti.

- Anch’io, ho pensato a te tutto il giorno, sai? Temevo fossi ancora arrabbiata.

- Povera stella, ieri sono stata un po’ dura con te, mi spiace, stasera mi farò perdonare.

- Non devi farti perdonare, anzi, ti devo dire una cosa che credo ti farà piacere.

- Davvero? E cosa?

- Sorpresa…

- Fai la misteriosa, eh?

- Sì, un po’.

- Ok, ci vediamo dopo, quando sarò sul ponte ti farò uno squillo. Mi dai un bacio?

- Mille te ne do.

- Io duemila, ciao amore, a dopo.

Rientrando in casa mi sentivo, ad un tempo, sollevata e allegra. Sollevata al pensiero che Ilaria non fosse più arrabbiata, e allegra perché mi ero accorta che il fatto di averle mentito, lungi dal farmi sentire in colpa, mi rendeva un po’ più sicura di me stessa, come se il dominio che la mia compagna esercitava su di me, consciamente o inconsciamente, si fosse un po’ allentato. Certo, il merito era della straordinaria avventura che avevo vissuto con Francesca, non ci fosse stata io avrei vissuto una triste e noiosa giornata lavorativa e, quando mi sarei rivista con Ilaria, la sua ritrovata dolcezza probabilmente mi avrebbe commossa e sarei stata disposta a sottomettermi a lei ancora di più. Ora, non che i toni dolci e affettuosi di Ilaria non mi avessero piacevolmente colpita, anzi, ma mi sentivo più consapevole di me stessa, sentivo che a quella dolcezza, a quell’affetto, avevo diritto. Pensai a come fosse davvero incredibile che qualche ora di sesso con un’amica compiacente potesse cambiare la mia visione delle cose. Certo, nel mio rapporto con Ilaria io continuavo a essere la parte più debole, ma ero convinta che non avrei ceduto ulteriore spazio. Come ho detto, già non mi sentivo in colpa per quello che avevo fatto con Francesca, ma ora arrivavo addirittura a benedire quell’incontro. Certo, occorreva usare delle precauzioni, non mi sembrava di sentire sulla mia pelle l’odore di Francesca, ma era meglio essere prudenti: mi feci la doccia e abbondai con il bagnoschiuma. Indossai un vestitino corto smanicato, che sapevo piacere a Ilaria e non misi il reggiseno. Le mutandine sì però, sapevo bene che avremmo fatto l’amore e Ilaria, quando facciamo l’amore, le mutandine deve assolutamente sfilarmele lei. Mi ero appena vestita quando Ilaria fece squillare il telefono, preparai il tè e apparecchiai in cucina con le sue tazzine preferite, desideravo che tutto fosse perfetto. La aspettai sulla soglia, lei parve contenta di vedermi perché subito mi abbracciò e iniziò a baciarmi. Mi accorsi, quasi con sorpresa, di quanto ne fossi innamorata e di quanto avessi bisogno del suo affetto. Tra un bacio e l’altro riuscii a mormorare che il tè era pronto ma lei mi rispose, con uno dei suoi sorrisi splendidi che hanno il potere di farmi girare la testa:

- Non ho più voglia del tè, ho voglia di te.

Mi prese in braccio come si prende in braccio una sposa e mi condusse sul letto, dove mi adagiò delicatamente.

- Hai messo il vestitino che mi piace, volevi farmi piacere, sei una stella, ma ora perdonami, te lo devi proprio togliere.

Obbedii all’istante, senza dire una parola perché mi sentivo in estasi. Confusamente, come in un sogno beato, vidi Ilaria, completamente nuda, stendersi su di me, sollevarmi le gambe e sfilarmi le mutandine. Iniziò a baciarmi dolcemente sulle labbra, sul collo, sul seno, scese giù a baciarmi il pancino, risalì poi di nuovo alla mia bocca e iniziò a carezzarmi tra le gambe, dove ero ormai un lago. Venni rapidamente e intensamente, ero ancora immersa tra le nebbie del piacere quando sentii la sua lingua farsi largo tra le mie piccole labbra e penetrarmi in profondità, raggiungere un punto talmente sensibile che il contatto fu quasi doloroso; mi sentii pervadere da una specie di corrente elettrica, ricordo confusamente che muovevo il bacino avanti e indietro, freneticamente, alla ricerca dell’orgasmo che, quando arrivò, mi costrinse a urlare e mi abbattè come una fucilata. Non ero ancora pienamente cosciente quando mi trovai prona sul letto, non capivo bene cosa stesse succedendo, sentivo solo che il mio sederino veniva irrorato dagli umori vaginali della mia compagna. Allora capii che la dovevo aiutare e iniziai a muovere un po’ le mie natiche, in modo che lei trovasse maggiore soddisfazione. Solo allora mi resi conto che le mie tette erano strette tra le sue mani e che il mio collo stava ricevendo baci e leccatine. Infine realizzai pienamente, Ilaria era distesa sulla mia schiena, mi aveva afferrata per le tette e stava sfregando la fica sul mio culetto, alla ricerca del piacere. Ad occhi chiusi immaginai la scena ma, quasi senza rendermene conto, cambiai tutto: ero io al posto di Ilaria, io che mi strusciavo sul culetto di una donna, e quella donna era Francesca. Trovai la scena talmente eccitante che, istintivamente, corsi con una mano a toccarmi il clitoride. Mi dimenai ancora più di prima, ciò aumentava l’eccitazione della mia compagna e questo, a sua volta, aumentava la mia, in un dolce circolo vizioso. Quando alfine Ilaria giunse all’orgasmo, la mia eccitazione giunse al massimo, mi titillai il clitoride con furia e venni per la terza volta, trattenendo però l’urlo liberatorio perché, devo ammetterlo, quell’orgasmo mi pareva un po’ rubato. Rimase ancora un po’ sdraiata su di me, poi si girò sul letto e mi attrasse a sé, mi baciò e mi disse:

- Due a uno per te, stasera va bene così, ho goduto in maniera incredibile, mi sento scarica.

Non si era dunque accorta del mio terzo orgasmo, meglio così, quella sera con Ilaria stava andando proprio tutto bene. Mi carezzò il viso e mi disse:

- Hai detto che dovevi dirmi qualcosa…

- Sì, è vero, ma devo anche darti qualcosa, aspetta che vado a prenderlo.

Le diedi un bacino sulle labbra e mi staccai da lei, seguita dal suo sguardo curioso e anche un po’ stupito. Quando tornai la baciai ancora e le misi in mano il pacchetto che mi aveva dato Francesca.

- Cos’è?

- Un’essenza di malva e camomilla.

- E a cosa serve?

- Rilassa le pareti intestinali e non irrita le mucose, così quando giocheremo di nuovo al dottore non sentirò più dolore.

- Ma… dopo quello che è successo ieri tu saresti disposta a farti fare… di nuovo…

- Certo, se per te è importante… io voglio accontentarti sai… se una cosa è importante per te lo è anche per me…

Rimasi un po’ in silenzio, godendomi lo sguardo stupito e lievemente colpevole di Ilaria, poi dissi con enfasi:

- Io ti amo, sai?

Era vero, non stavo mentendo, tuttavia in quel momento lo dissi in modo strumentale, sapevo l’effetto che avrebbe prodotto quella frase detta in quel momento e con quel tono. Mi stupii di me stessa, mi stavo scaltrendo. O forse, semplicemente, le mie doti erano rimaste nascoste in un rapporto di coppia che io avevo vissuto, fino a quel momento, in modo troppo passivo. Probabilmente la causa era da ricercare nella sfiducia in me stessa, io avevo sempre visto Ilaria come un essere troppo perfetto. E’ vero, ad esempio, che lei è la bella della coppia, ma io non sono poi da buttare, anzi. E’ vero che lei è la parte attiva nel menage domestico, ma io non sono un’incapace, ho vissuto anni da sola senza problemi. Ora mi stavo rendendo conto che avevo delle doti che mi potevano consentire di vivere meglio il rapporto con lei ed ero decisa a sfruttarle. Ilaria sarebbe stata ancora la parte dominante, questo era certo, ma io avrei accettato la cosa in modo più consapevole, e avrei fissato dei paletti che lei poteva rispettare o no, ma se non lo avesse fatto la cosa non mi avrebbe più terrorizzata. Non avrei accettato tutto per paura di perderla, questa cosa del clistere era una concessione che le facevo, se avesse funzionato bene, altrimenti l’avrei rifiutata per sempre, qualunque fossero le conseguenze. E tutta questa sicurezza, tutta questa consapevolezza, l’avevo raggiunta in qualche ora di sesso clandestino con una collega che, fino al giorno prima, mai avevo pensato di portarmi a letto. A volte la vita è davvero strana!

Ilaria abbassò lo sguardo e disse, a bassa voce:

- Ieri sera ti ho imposto una cosa che forse tu non volevi fare, non ho avuto nessun rispetto dei tuoi sentimenti, ho ignorato il tuo dolore fisico e ti ho anche insultata. E tu oggi, per tutta risposta, hai cercato il modo di accontentarmi. Mi sento in colpa da morire.

Ero al massimo della soddisfazione, ero riuscita a farla sentire in colpa, per giunta dopo averla tradita spudoratamente. Ora, se anche il clistere mi avesse di nuovo fatto sentire dolore, non ero ancora sicura che il famoso estratto funzionasse davvero, ne sarebbe comunque valsa la pena. Decisi di non perdere tempo:

- Che ne dici, proviamo?

Ilaria sollevò lo sguardo e mi guardò con un certo stupore.

- Davvero te la senti?

- Ma sì, certo, sono sicura che questa volta andrà tutto bene.

- Sei un amore, vado a preparare il tutto, aspettami.

Prese il pacchetto dell’estratto e si recò in bagno dove la sentii armeggiare un po’. Io mi sedetti sul letto, mi sentivo comunque un po’ timorosa. Pazienza, ormai mi ero messa in gioco e dovevo andare fino in fondo. Appena la vidi tornare assunsi la posizione dovuta e attesi.

- Claudia?

- Sì?

- Se non te la senti, dimmelo, possiamo anche non farlo, non voglio importi nulla.

- Ma no, stai tranquilla, facciamolo, dai.

- Se senti dolore, se ti senti a disagio, qualsiasi cosa, dimmelo e smetto subito.

- Ok, ok, se non va te lo dico. Tu però mi fai una cosa?

- Cosa?

- Mentre mi fai il clistere, mi carezzi un po’ sul sederino e sulle gambe? Insomma, mi fai un po’ di coccole? Voglio sentirti un po’ vicina…

Ilaria mi rispose con voce commossa:

- Tesoro, ma certo, come ho fatto a non pensarci subito? Sono proprio cattiva, non so come fai a sopportarmi.

Così dicendo mi accarezzò il culetto e ci stampò sopra due bacetti, uno per natica.

- Bello il culetto della mia bimba, merita mille baci e mille carezze!

Io sorrisi, mi sentii rassicurata. Eravamo giunte al dunque, sentii la punta della cannula indugiare sul mio buchetto, mi imposi di non contrarmi mentre Ilaria mi ripeteva ancora che se non volevo farlo potevo dirlo in qualunque momento. Io la invitai a proseguire e sentii entrare la cannula dentro di me: non provai alcun dolore ma, anche questa volta, mi sentii un po’ violata, anche se non lo diedi a vedere. Ilaria mi chiese se andava tutto bene e se poteva aprire l’acqua: io annui entrambe le volte. Di nuovo l’acqua tiepida dentro la mia pancia: anche se questa volta non avvertii dolore, e anche se la mia compagna non smetteva di carezzarmi le natiche, stampandoci ogni tanto un bacino e sussurrando paroline dolci, sentii comunque il mio pancino dilatarsi e diventare pesante, una sensazione per nulla piacevole. Quando infine la sacca si svuotò completamente Ilaria estrasse la cannula con molta delicatezza, mi baciò ancora sul sederino e mi aiutò a rimettermi in piedi. Mi diede un bacio sulle labbra e mi chiese come mi sentissi.

- Bene – risposi – solo la pancia un po’ pesante.

- Ti fa male?

- No, questa volta no, l’estratto ha funzionato.

- Vuoi andare subito in bagno?

Sì, avrei voluto andarci e liberarmi subito del peso che sentivo, ma volevo ancora assecondarla.

- No, posso resistere

Sorridendo, mi fece distendere con dolcezza sul letto, mi fece ripiegare le gambe e iniziò a massaggiarmi delicatamente il pancino. Ogni tanto mi baciava. Io accettavo tutto in modo piuttosto passivo, certo il fatto che lei fosse così tenera e attenta alle mie esigenze mi faceva piacere, ma le sensazioni che avevo ricavato dal clistere non erano state molto piacevoli, tutt’altro. Intanto la necessità di liberarmi si faceva sempre più urgente, quando sentii che non avrei potuto più resistere a lungo lo dissi. Ilaria mi aiutò sollecitamente ad alzarmi e, mentre io mi precipitavo in bagno, lei venne a chiudermi gentilmente la porta e mi disse di fare con calma. Mi svuotai completamente e, mentre lo facevo, pensai ancora una volta che la cosa, anche se questa volta non avevo sentito dolore, e anche se la mia compagna si era comportata molto dolcemente ed era stata attenta a non prevaricarmi, non mi era piaciuta. Questo giochino comportava necessariamente una certa dose di sottomissione da parte mia, esattamente come aveva detto Francesca, senza neppure trasmettermi sensazioni piacevoli a livello fisico: perché, allora, avrei dovuto accettarlo? Mentre mi facevo il bidè mi risposi che avrei potuto accettarlo perché a Ilaria faceva piacere e, da parte mia, comportava solo un lieve sacrificio. Insomma, dovevo calcolare bene costi e benefici, valeva la pena di sopportare e mantenere così l’affetto e l’amore della mia compagna, o era meglio rifiutare il tutto a rischio di una rottura dolorosa? Avviandomi ormai alleggerita, fisicamente e mentalmente, verso il lettone dove Ilaria era in attesa, decisi che, almeno per quella sera, non mi sarei data una risposta. Ma quella era decisamente la giornata delle sorprese, la risposta che io avevo lasciato in sospeso mi venne invece fornita da Ilaria stessa.

Giunta che fui sul lettone lei mi strinse a sé, mi baciò e mi sussurrò paroline dolci, poi guardandomi fissa negli occhi mi chiese a bruciapelo.

- Dì la verità, come ti è sembrato?

- La verità?

- La verità, ti prego.

Cercai di pesare bene le parole:

- E’ difficile da dire.

- Provaci.

Beh, mi è piaciuto sentirmi così coccolata, mi piaceva sentire le tue carezze, i tuoi baci, le paroline dolci.

- Però…

- Però… vedi, non è colpa tua, a livello fisico un clistere non è una cosa molto piacevole. Senti l’acqua che ti penetra dentro, senti la pancia che si dilata e diventa pesante, non è molto bello. Poi, devo ammetterlo, una volta che ti sei svuotata ti senti bene.

- Ma allora vorresti ripeterlo?

Cosa potevo rispondere?

- Sì, se a te piace sono disposta a rifarlo. Ti ripeto, a livello fisico non è un granché, ma sono disposta a rifarlo per te, non è un sacrificio.

- Il punto è proprio se a me piace – disse Ilaria sorprendendomi – ero partita con molto entusiasmo, era una cosa che avevo letto su un blog lesbo e mi ero eccitata. Ma poi, dopo che stasera l’abbiamo fatto così bene – tu sei stata fantastica – mi sono resa conto che non è poi una cosa che mi dia particolare soddisfazione. E allora, mi chiedo, vale la pena richiederti una prestazione che a te non dà nessun piacere fisico e a me non eccita particolarmente? No, meglio lasciar perdere, mi sono eccitata per un articolo che magari non era neanche reale e sono stata troppo precipitosa.

Ci scambiammo un lungo e appassionato bacio.

- Ti ringrazio davvero di tutto ma la questione clistere per me è chiusa.

- Va bene, come vuoi, comunque sappi che se cambiassi idea io sono disposta ad accontentarti. Facendolo come abbiamo fatto stasera, ovviamente.

- D’accordo, restiamo così. Senti, non ho voglia di stare in casa stasera, ti andrebbe una pizza?

Le risposi di sì, ci rivestimmo e uscimmo. Fu una cenetta simpatica e rilassata, una volta a casa ci mettemmo a letto, Ilaria volle fare l’amore ma eravamo davvero esauste, soprattutto io, e tutto si risolse in baci e tenerezze. Lei si addormentò subito, io ci misi un po’ di più. Ero un po’ turbata, una giornata così non poteva non avere lasciato segni. Nel corso di una sola giornata ero passata dalla disperazione all’estasi, avevo tradito la mia donna, avevo avuto sei orgasmi, avevo costretto una donna a chiedere pietà, mi ero fatta fare un clistere e avevo ristabilito, nei confronti della mia compagna, una posizione a me più favorevole. Ce n’era abbastanza perché potessi tardare a prendere sonno. Soprattutto continuavo a pensare a Francesca, continuavo a immaginarmi il suo corpo nudo scosso dal piacere, il suo viso stravolto dall’orgasmo, le invocazioni di pietà a cui l’avevo costretta. Sentivo crescere in me il desiderio di lei, un desiderio non puramente fisico, e una certa voluttà del dominio. Questo mi faceva sentire in colpa verso Ilaria, ora mi sembrava davvero di tradirla, sentimenti che invece non avevo provato rotolandomi nuda sul lettone di Francesca. E poi non riuscivo a dimenticare la frase di Francesca relativa all’accappatoio e il bacio che mi aveva dato prima che uscissi di casa sua, correndomi incontro, quasi implorandolo. Non erano cose che non potessero turbarmi, erano episodi che dovevano pure significare qualcosa. Era tutto chiaro, inutile negarlo: sia io che Francesca volevamo farlo ancora, e quindi l’avremmo fatto. E poi? Come sarebbe continuata la cosa? Cercai senza successo di scacciare questi pensieri dalla mia testa, finché la stanchezza e le emozioni della giornata ebbero la meglio, precipitandomi in un sonno profondo.

Ma a voi, miei cari due lettori e soli amici, posso anticipare che la cosa è continuata. Come? Vi farò senza dubbio sapere. Bacioni.

Claudia.
scritto il
2023-02-04
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