L’s story. Capitolo 58. Un nuovo fidanzato!
di
Laras
genere
dominazione
Sabato 10 febbraio, ore 07:00. Saliamo in auto per andare a faticare al Resort che sta nascendo. Sono stanca, ieri sera con Camillo abbiamo fatto tardi: ma non abbiamo fatto niente, eccetto baciarci con tanta dolcezza. Perché quando gli ho detto che lui ha lo stesso problema del mio Leòn non ha capito più niente, continua a ripetere: “E’ un sogno, un sogno che si avvera… e proprio con te” e a dirmi cose tenerissime tra un bacio e l’altro. Quando si è calmato mi spiega che vuol fare le cose fatte bene, senza fretta e senza errori. Prima di tutto confessa, rosso in viso, che lui non ha la minima idea di come penetrarmi senza farmi male: è questo che lo ha bloccato sinora e chiede il mio aiuto. Poi vuole di nuovo parlare con Leòn per non far torto a nessuno: si rende conto che, tra Leòn e lui, io sarò allargata permanentemente, cioè indisponibile per altri, e vuole esser sicuro che a Leòn questo vada bene. Ha già portato i bilanci delle sue trenta piccole aziende a Daniele, il nostro avvocato, e attende di essere ammesso socio. E, infine, i lavori al Resort fervono. Io taccio, sorrido timida, ma felice di tutte queste attenzioni, mi limito a rispondergli: “Mio signore, anche con mio marito c’era tanta paura… quando lei vorrà, se sono abbastanza carina per il suo divertimento, mi conceda di fare da sola e lei resti fermo…”. Ma capisco bene che tutti questi riguardi e attese sono dovuti al fatto che, sembra, sia vero amore.
Al Resort oggi mi tocca di spostare terra: i detriti delle case sono in calo, segno che le ville stanno per essere finite. Ma delle grandi escavatrici stanno ricavando 2 nuove piscine nel villaggio e c’è della terra da portar via: in effetti, il mare da noi fa schifo, l’acqua è color marrone e le piscine sono l’unico modo per trattenere i clienti nel villaggio. Impostate le piscine verranno piantati i nuovi alberi, già grandi anche se costano di più: saranno dei “Melia azedarach”, una pianta da mare indiana, che respinge gli insetti e costa un sacco: 500€ cadauna con altezza già di 10 metri: ne serviranno un centinaio per coprire tutti gli spazi! Le aiuole saranno di gerani del Sudafrica, diversissimi dai nostri, che hanno la capacità di allontanare le zanzare: altra spesona! un centinaio, per finire il tutto entro sei settimane. Tutte le schiave, sia marchiate sia nuove, ci impegniamo a fondo: l’idea del villaggio dove lavoreremo ci coinvolge tutte e ci dà un nuovo scopo nella vita: in effetti, questo resort è di tutte, non solo mio. Per la precisione, è per tutte le ragazze più insicure e belle della nostra regione!
A mezzogiorno sorpresa: Camillo arriva e chiede a Eugenio di prelevarmi: gli servo per “relazioni commerciali”. Non c’è problema, il sabato pomeriggio è festa per tutte: alle Nazioni ci sono già padroni che aspettano le altre schiave. La domenica, invece, si lavora.
Elle: “Miei signori, ho i vestiti al Lido delle Nazioni, se devo uscire la sera come faccio?”. Mi dicono di non pensare al futuro, ma di far bene quel che mi si chiede. Salgo su un’auto diversa da ieri, è molto elegante e troppo veloce, ha uno stemma sul davanti: un tridente che sembra quello del dio Nettuno. In poco più di mezz’ora siamo a casa sua a Forlì: mi dice di rendermi presentabile, il vestito me lo darà poi: lui mangia qualcosa dal frigo, mi lascia digiuna a far la doccia e sistemarmi. Mi fa cambiare davanti a lui: mi vergogno, ma mi emoziona il modo con cui mi divora il corpo nudo. Per me ha comprato un paio di Chanel color nero col tacco sottile (raro); un tubino aderentissimo, cortissimo e… osceno, che però posso nascondere sotto un nuovo cappottino lungo fino a metà coscia, color rosa antico. L’intimo? Dice di esserselo dimenticato! Beh, almeno ha azzeccato le misure nel vestire!
Il primo appuntamento e alle 13:30, negozi chiusi, aperto - solo per me - il miglior centro estetico della sua città. Sono gentili, bravissime e veloci: ho tre estetiste addosso e in tre ore ho finito. Lui è in un elegante bar che mi aspetta, parla con delle persone della sua età (35, contro i 45 di Leòn) e, quando esco, si pavoneggia con i suoi amici di avere al braccio “la perla più piccola e preziosa del mondo”. Io arrossisco ma non so dove nascondermi: comunque il cappottino nuovo è ben chiuso! Mi dice che dobbiamo correre a vedere uno dei suoi Club Privé, si chiama “Il Tempio dell’amore” ed è abbastanza vicino: “E’ necessario che tu veda come intendo io un club privé e il tuo Resort sarà simile al Tempio, ma 20 volte più piccolo. Lì troveremo anche un mio amico, che me lo gestisce e già conosci: stai calma, non ti faremo niente. Voglio anche dirti che stamani ho parlato con tuo marito, ti saluta, non aveva tempo per una video chiamata e non voleva che ti mettessi a piangere e a gemere dal desiderio, come fai ogni volta che lo vedi. Lui tornerà in Italia il prossimo 22 e si fermerà qualche giorno. Poi per l’inaugurazione. In ogni caso, dovrei diventare socio a giorni e, se mi vorrai, anche tuo marito sarebbe contento se fossimo fidanzati. Ma adesso non corriamo troppi dietro ai miei sogni, siamo arrivati”. Al solo sentir nominare il mio padrone… sapete già cosa mi succede: rossa inviso e in ansia, devo chiedere un fazzolettino di carta a Camillo per asciugarmi la passerina.
Verso le 17, siamo lì e ci accoglie il gestore, si chiama Uliano e… già mi conosce, c’era anche ieri sera. In una delle prove della mia Fase B, mi ha sodomizzata a lungo e io, ora, vorrei sparire. Fortuna che Camillo capisce tutto, fa uno sguardo severo e dice “Il passato è passato, per tutti e due, va bene?”. Entriamo, mi toglie il cappotto, comincia la visita e mi spiega cose complicate. Uliano, interviene: “Dottor Ricci, io mi sento male… è una tortura… non la porti vestita così la sera, altrimenti i clienti ignoreranno tutte le altre!”. Camillo scoppia a ridere, poi mi guarda e commenta: “Beh, in effetti... sei una bomba erotica!”. Io vorrei sprofondare, cerco di giustificarmi: “Ma mio signore, mi ha fatta vestire lei così… io mi vergogno dal primo minuto!” cerco di fare la furba e cambiare discorso: “E’ bello qui, è elegante anche se tutto piccolo… e mi piace tanto il verde e la piscina, e…” ma Ricci e Uliano han capito il mio trucco, si mettono a ridere.
Camillo ride e mi dice: “Elle, dai... lo vedi Uliano come soffre a vederti col tubino? Ti ha chiesto scusa ieri sera… puoi perdonarlo e aiutarlo?”. Questi romagnoli son dei briganti… non riesco ancora a capire dove vogliono andare a parare… “Mio signore, io perdono tutto e tutti, ma… aiutarlo? La prego, mi vergogno”.
Uliano: “Signora, si spogli, solo una sega, farò presto... la supplico”. Cerco gli occhi di Camillo, lui ride, si diverte da matti: ma sarà mica spiaccicato al mio Leòn? Che gusto ci provano a umiliarmi? Insomma, mi fa cenno di “sì” con la testa, che devo accontentarlo.
Mi spoglio, fortuna c’è il riscaldamento acceso. Vado verso Uliano a capo chino, mi allaccio i capelli a coda di cavallo mentre mi inginocchio. Uliano è felice, si accarezza il sesso in modo frenetico, fino a che mi fa una “doccia” di seme: dal viso alla patata… fortuna che almeno mi ha salvato i capelli. Mi rialzo, umiliata, non riesco a guardare Camillo né niente.
Lui mi dice, dolce: “Dai, era solo un gioco, sei così bella... fai diventare matti tutti gli uomini! Ma ora vieni, sai che ho l’acqua termale qui? E? calda, provala, vieni…”. In effetti, dal salone interno si scende in una piscina che, attraverso una tenda di plastica, porta all’aperto dove l’acqua fa i vapori. Mi avvio verso gli scalini, quando subentra una terza voce maschile: “Hei capo, ti ho trovato, ho novità sui siti esteri e…”. Mi ha vista ammutolisce, una mano va automaticamente ad accarezzarselo sopra i jeans.
Camillo: “Dai mo’ Werter ci mancavi anche te… stai calmino che la bimba è già in panico! Facciamo un bagno veloce, se vuoi vieni anche te… ma mi raccomando con tutti e due: quello che vedrete velo tenete per voi, altrimenti… ciaooone lavoro, son stato chiaro?”.
Werter (ma che nomi hanno i romagnoli?!?) si spoglia, ma Camillo ha quasi fatto, si alza, diventa rosso in viso, ma non può nascondere tutto: ha un uccellone che, da moscio, gli arriva quasi al ginocchio: è come Leòn! Era vero! I due amici restano a bocca aperta, basiti, e non sono gay. Lui, si immerge svelto per nascondere nell’acqua l’enorme membro. Mi si avvicina, mi sciacqua delicato dove prima Uliano mi aveva spruzzato: “Come sei bella Elle, fai impazzire tutti, lo vedi? E sai cosa mi succederà adesso, standoti così vicino?”.
Io: “Ma Cami, cioè… mio signore, io le giuro che non faccio niente per provocare nessuno… lo ha visto anche lei, so solo ubbidire e… oh cavolo! Ma… ma adesso le è diventato come quello di mio marito!”. L’ho visto anche se l’acqua mi arriva al seno, lo ha davvero grande come Leòn o, almeno, la lunghezza è uguale, la circonferenza un po’ meno grossa. Noto soprattutto che la sua punta è affusolata anziché a pesca come quella di Leòn.
Camillo: “Vuoi provare a farmi divertire facendomi quella cosa che mi hai detto ieri notte in auto?”. Non me l’aspettavo: prima mi umilia con altri, ora mi sceglie e mi fa felice: faccio di sì con la testa e pian pianino lo porto dove l’acqua è più bassa: lo faccio sedere dove c’’è l’idromassaggio e mi inginocchio fino a stare tra le sue gambe.
Gli adoro lo scroto come gli spetta: lo ha grande, ma non fa paura come quello di Leòn: “Mio signore, farò qualcosa, e le giuro che la farò con tutto l’amore che posso. Per fare di più, almeno le prime volte, mi deve aiutare, perché se perdo conoscenza – e mi accade spesso – posso farmi male e dover andare al pronto soccorso”.
Risalgo dalla sacca dei testicoli, lecco tutto il tronco, facilitata dall’acqua della piscina… giunta sulla vetta, schiudo le labbra e lo accolgo: questo tipo di cappella, affusolata, aiuta moltissimo ed entra senza sforzi. Gliela succhio e mi emoziono: miagolo sottovoce, provo un tenero sentimento per quest’uomo e, ora che geme forte, anche il mio cuoricino batte con sentimenti d’amore. Spingo dentro… mi ricordo tutte le tecniche per gli XL, e riesco ad accoglierne forse più della metà, senza fatica. Lui passa dal gemere all’urlare… e io divento matta a sentire quanto è contento di me! Godo anche io, con un orgasmo violento che mi fa tremare tutta e ricevo tanto tanto seme in bocca e in gola. Faccio appena in tempo a vedere che anche Werter, l’informatico, mi sta penetrando da dietro e, per colpa sua, il mio orgasmo si intensifica e crollo, senza forze, come in ogni orgasmo forte che provo.
Mi sveglio 20-30 minuti dopo, mi sono attorno, mi guardano ancora vogliosi, ma mi han preparato un thè e coperta con un grande asciugamano. Non ho il carattere per guardare nessuno, né parlare: resto a occhi bassi finché Camillo mi parla: “Perdono Elle, abbiamo esagerato come al solito… è che con te si perde la testa e il controllo… scusaci”. Ascolto, resto ferma finché… scatto verso di lui e nascondo il viso contro la sua spalla: “Non sono una porcacciona Camillo, te lo giuro!”, Mi stringe, mi fa calmare e come sempre cerca di farmi ridere: “Hai tutti i capelli bagnati, e proprio adesso dovrò presentarti al Sindaco!”. Vado in panico! Loro si mettono tutti a ridere e, finalmente, capisco lo scherzo. Mi vendico mettendoli a sistemarmi i capelli, mentre io – ben coperta – riordino il resto di me.
Con Camillo la mia vendetta sarà più feroce e glielo dico all’orecchio: “Quando saremo fidanzati ufficialmente e con il consenso di mio marito, ti farò impazzire! E non mi lascerai mai più! vedrai!”. È stato dolce fargli un bocchino e gratificante ricevere tutto il suo liquido; lui mi risponde parlando proprio di quello: “Il più bel bocchino della mia vita, sei tanto dolce, sempre”. Mi bagno a sentirmi dire quelle cose… mi sto affezionando troppo a quest’uomo? Il cuore mi batte quando l’ho vicino, ma devo stare attenta: è un romagnolo! Son quasi pronta quando noto che… lo ha di nuovo dritto, che gli sporge dai jeans e non sa come nasconderlo. Con un po’ di malizia (lo ammetto) gli sussurro: “I dipendenti del mio padrone dovranno stare ancora per molto qui con noi?”. Capisce velocemente e, quando siamo soli, torno inginocchio ai suoi piedi, stavolta vestita, gli sussurro: “Mio signore, il cuoricino della sua schiava batte forte quando si vede così desiderata” e felice imbocco ancora lo scettro del mio nuovo re.
Si va a visitare un altro club privé: vuole assolutamente che io capisca e mi renda conto delle differenze, forse non ha ancora capito che io non conto niente e per anni non potrò toccare 1 euro dei soldi che mi donano. Comunque sia, questo privé è meno bello del suo, è più sullo stile Maspalomas: un posto dove fare amicizie e far sesso con persone che non si conoscevano prima. La visita è veloce e, sulla via verso il Lido delle Nazioni (come nella Hermandad, anche in Italia lavoriamo di domenica), si ferma in un altro ristorante elegante, mi sembra a Cesenatico. No, stasera non esibisce la sua nuova “preda” agli amici, ma ha scelto un posto chic. Il mio tubino è un po’ troppo scandaloso, ma in fondo sembro una ragazzina e ci lasciano passare, guardandomi attentamente dai piedi alla testa con piacere. Sta imparando a dominarmi e non mi chiede nemmeno cosa non mi piace. Ha deciso lui, e decide più che bene: caviale a sazietà e spumante di Albana DOCG!
Arriviamo presto alla nostra Villa alle nazioni, mi tiene per mano mentre entriamo, sta prendendo possesso di me e lo vuole far vedere a tutti. Inutile dirlo: questi primi gesti di dominazione su di me mi fanno andare in brodo di giuggiole. Ci sono ancora tanti che son venuti a trovare le proprie schiave: si sentono amore e gemiti dappertutto. C’è anche Giovanni che ci viene incontro, comunica a me che Camillo è il mio padrone assieme a Leòn; a Camillo dice che ormai è come se fosse socio e manca solo l’anello di fidanzamento, che mi potrà dare quando vorrà. Mi gira la testa, muoio dalla felicità, spero che anche lui provi per me gli stessi sentimenti: mi prende le manine nelle sue, mi fa alzare il viso… io tremo, non mi ribellerò a niente: mi bacia, tenero, davanti a tutti… riesco a trattenere l’orgasmo per un pelo. Come Leòn, neanche lui ama mostrare le dimensioni del suo enorme uccello e, con una scusa, si fa mostrare dove dormo, al primo piano. Invece andiamo in uno degli appartamenti liberi, mi fa inginocchiare e vuole che io gli adori la sacca dei testicoli: lo ha di nuovo di marmo, dritto, spropositato. È il terzo bocchino che gli faccio oggi pomeriggio. Stavolta dura un po’ di più, ma deve avere un arretrato… da preoccuparmi. Questa volta non mi fa bere ma, fattami spogliare, mi doccia ovunque, dal viso ai piedini. Essere così coperta del suo seme mi fa sentire importante, ho tanta paura di innamorarmi anche di Camillo, ma non voglio più soffrire come per Balthazar.
Mentre mi pulisco alla bell’e meglio, lui, invece, è felice e sorridente, pieno di vita e di forza: sembra quasi che me ne stia per chiedere un altro. Invece, dolcemente: “Elle, schiava del mio cuore, quando pensi di … di farmi perdere la verginità?”. Mi sciolgo sempre più, mi piace da matti come mi tratta, è bellissimo essere schiava di Camillo.
Io: “Il mio signore può usarmi quando gli va, ma per rispondere con precisione, io direi che servono tre ore per ridurre al minimo i rischi di lacerazione”, ho risposto tutto d’un fiato e ridiventando timida al pensiero di quel che vuole prendersi.
Camillo: “Allora siamo intesi, domani passo a fine lavoro e… va bene a casa mia?”. Mi vuole ma me lo chiede, spero di piacergli proprio tanto, per sempre.
Restiamo a parlare e limonare fino alle 23, ora di andare a dormire. Via via che entra nel suo ruolo, mi domina sempre meglio, mi guida, orienta i miei pensieri, decide per me sempre più spesso. Il giorno dopo, domenica 11, dopo una giornata di duro lavoro, mi porta a casa sua: finalmente non ha invitato amici! Mi doccio, mi sistemo, ci metto un’ora, voglio farlo impazzire, così non mi dimenticherà mai.
La tecnica è quella sperimentata con Leòn (vedi cap. 41): io gli salgo sopra e poi scendo piano piano, tenendo fermo il suo uccellone puntandolo dentro la mia passerina. Lui, invece, deve stare attento a quando godo sostenendomi per i fianchi o per le ascelle, altrimenti lo prendo tutto in un colpo. Facciamo l’amore per la prima volta. È raggiante, non sorge nessun problema: e ne ho anche preso tanto tanto. Lo vuole rifare altre due volte, con reciproca soddisfazione, intercalando con pesce al ristorante vicino.
Tornati alle Nazioni, mi addormento con il mio piccolo cuore pieno di felicità: sono di nuovo innamorata persa!
Continua
Al Resort oggi mi tocca di spostare terra: i detriti delle case sono in calo, segno che le ville stanno per essere finite. Ma delle grandi escavatrici stanno ricavando 2 nuove piscine nel villaggio e c’è della terra da portar via: in effetti, il mare da noi fa schifo, l’acqua è color marrone e le piscine sono l’unico modo per trattenere i clienti nel villaggio. Impostate le piscine verranno piantati i nuovi alberi, già grandi anche se costano di più: saranno dei “Melia azedarach”, una pianta da mare indiana, che respinge gli insetti e costa un sacco: 500€ cadauna con altezza già di 10 metri: ne serviranno un centinaio per coprire tutti gli spazi! Le aiuole saranno di gerani del Sudafrica, diversissimi dai nostri, che hanno la capacità di allontanare le zanzare: altra spesona! un centinaio, per finire il tutto entro sei settimane. Tutte le schiave, sia marchiate sia nuove, ci impegniamo a fondo: l’idea del villaggio dove lavoreremo ci coinvolge tutte e ci dà un nuovo scopo nella vita: in effetti, questo resort è di tutte, non solo mio. Per la precisione, è per tutte le ragazze più insicure e belle della nostra regione!
A mezzogiorno sorpresa: Camillo arriva e chiede a Eugenio di prelevarmi: gli servo per “relazioni commerciali”. Non c’è problema, il sabato pomeriggio è festa per tutte: alle Nazioni ci sono già padroni che aspettano le altre schiave. La domenica, invece, si lavora.
Elle: “Miei signori, ho i vestiti al Lido delle Nazioni, se devo uscire la sera come faccio?”. Mi dicono di non pensare al futuro, ma di far bene quel che mi si chiede. Salgo su un’auto diversa da ieri, è molto elegante e troppo veloce, ha uno stemma sul davanti: un tridente che sembra quello del dio Nettuno. In poco più di mezz’ora siamo a casa sua a Forlì: mi dice di rendermi presentabile, il vestito me lo darà poi: lui mangia qualcosa dal frigo, mi lascia digiuna a far la doccia e sistemarmi. Mi fa cambiare davanti a lui: mi vergogno, ma mi emoziona il modo con cui mi divora il corpo nudo. Per me ha comprato un paio di Chanel color nero col tacco sottile (raro); un tubino aderentissimo, cortissimo e… osceno, che però posso nascondere sotto un nuovo cappottino lungo fino a metà coscia, color rosa antico. L’intimo? Dice di esserselo dimenticato! Beh, almeno ha azzeccato le misure nel vestire!
Il primo appuntamento e alle 13:30, negozi chiusi, aperto - solo per me - il miglior centro estetico della sua città. Sono gentili, bravissime e veloci: ho tre estetiste addosso e in tre ore ho finito. Lui è in un elegante bar che mi aspetta, parla con delle persone della sua età (35, contro i 45 di Leòn) e, quando esco, si pavoneggia con i suoi amici di avere al braccio “la perla più piccola e preziosa del mondo”. Io arrossisco ma non so dove nascondermi: comunque il cappottino nuovo è ben chiuso! Mi dice che dobbiamo correre a vedere uno dei suoi Club Privé, si chiama “Il Tempio dell’amore” ed è abbastanza vicino: “E’ necessario che tu veda come intendo io un club privé e il tuo Resort sarà simile al Tempio, ma 20 volte più piccolo. Lì troveremo anche un mio amico, che me lo gestisce e già conosci: stai calma, non ti faremo niente. Voglio anche dirti che stamani ho parlato con tuo marito, ti saluta, non aveva tempo per una video chiamata e non voleva che ti mettessi a piangere e a gemere dal desiderio, come fai ogni volta che lo vedi. Lui tornerà in Italia il prossimo 22 e si fermerà qualche giorno. Poi per l’inaugurazione. In ogni caso, dovrei diventare socio a giorni e, se mi vorrai, anche tuo marito sarebbe contento se fossimo fidanzati. Ma adesso non corriamo troppi dietro ai miei sogni, siamo arrivati”. Al solo sentir nominare il mio padrone… sapete già cosa mi succede: rossa inviso e in ansia, devo chiedere un fazzolettino di carta a Camillo per asciugarmi la passerina.
Verso le 17, siamo lì e ci accoglie il gestore, si chiama Uliano e… già mi conosce, c’era anche ieri sera. In una delle prove della mia Fase B, mi ha sodomizzata a lungo e io, ora, vorrei sparire. Fortuna che Camillo capisce tutto, fa uno sguardo severo e dice “Il passato è passato, per tutti e due, va bene?”. Entriamo, mi toglie il cappotto, comincia la visita e mi spiega cose complicate. Uliano, interviene: “Dottor Ricci, io mi sento male… è una tortura… non la porti vestita così la sera, altrimenti i clienti ignoreranno tutte le altre!”. Camillo scoppia a ridere, poi mi guarda e commenta: “Beh, in effetti... sei una bomba erotica!”. Io vorrei sprofondare, cerco di giustificarmi: “Ma mio signore, mi ha fatta vestire lei così… io mi vergogno dal primo minuto!” cerco di fare la furba e cambiare discorso: “E’ bello qui, è elegante anche se tutto piccolo… e mi piace tanto il verde e la piscina, e…” ma Ricci e Uliano han capito il mio trucco, si mettono a ridere.
Camillo ride e mi dice: “Elle, dai... lo vedi Uliano come soffre a vederti col tubino? Ti ha chiesto scusa ieri sera… puoi perdonarlo e aiutarlo?”. Questi romagnoli son dei briganti… non riesco ancora a capire dove vogliono andare a parare… “Mio signore, io perdono tutto e tutti, ma… aiutarlo? La prego, mi vergogno”.
Uliano: “Signora, si spogli, solo una sega, farò presto... la supplico”. Cerco gli occhi di Camillo, lui ride, si diverte da matti: ma sarà mica spiaccicato al mio Leòn? Che gusto ci provano a umiliarmi? Insomma, mi fa cenno di “sì” con la testa, che devo accontentarlo.
Mi spoglio, fortuna c’è il riscaldamento acceso. Vado verso Uliano a capo chino, mi allaccio i capelli a coda di cavallo mentre mi inginocchio. Uliano è felice, si accarezza il sesso in modo frenetico, fino a che mi fa una “doccia” di seme: dal viso alla patata… fortuna che almeno mi ha salvato i capelli. Mi rialzo, umiliata, non riesco a guardare Camillo né niente.
Lui mi dice, dolce: “Dai, era solo un gioco, sei così bella... fai diventare matti tutti gli uomini! Ma ora vieni, sai che ho l’acqua termale qui? E? calda, provala, vieni…”. In effetti, dal salone interno si scende in una piscina che, attraverso una tenda di plastica, porta all’aperto dove l’acqua fa i vapori. Mi avvio verso gli scalini, quando subentra una terza voce maschile: “Hei capo, ti ho trovato, ho novità sui siti esteri e…”. Mi ha vista ammutolisce, una mano va automaticamente ad accarezzarselo sopra i jeans.
Camillo: “Dai mo’ Werter ci mancavi anche te… stai calmino che la bimba è già in panico! Facciamo un bagno veloce, se vuoi vieni anche te… ma mi raccomando con tutti e due: quello che vedrete velo tenete per voi, altrimenti… ciaooone lavoro, son stato chiaro?”.
Werter (ma che nomi hanno i romagnoli?!?) si spoglia, ma Camillo ha quasi fatto, si alza, diventa rosso in viso, ma non può nascondere tutto: ha un uccellone che, da moscio, gli arriva quasi al ginocchio: è come Leòn! Era vero! I due amici restano a bocca aperta, basiti, e non sono gay. Lui, si immerge svelto per nascondere nell’acqua l’enorme membro. Mi si avvicina, mi sciacqua delicato dove prima Uliano mi aveva spruzzato: “Come sei bella Elle, fai impazzire tutti, lo vedi? E sai cosa mi succederà adesso, standoti così vicino?”.
Io: “Ma Cami, cioè… mio signore, io le giuro che non faccio niente per provocare nessuno… lo ha visto anche lei, so solo ubbidire e… oh cavolo! Ma… ma adesso le è diventato come quello di mio marito!”. L’ho visto anche se l’acqua mi arriva al seno, lo ha davvero grande come Leòn o, almeno, la lunghezza è uguale, la circonferenza un po’ meno grossa. Noto soprattutto che la sua punta è affusolata anziché a pesca come quella di Leòn.
Camillo: “Vuoi provare a farmi divertire facendomi quella cosa che mi hai detto ieri notte in auto?”. Non me l’aspettavo: prima mi umilia con altri, ora mi sceglie e mi fa felice: faccio di sì con la testa e pian pianino lo porto dove l’acqua è più bassa: lo faccio sedere dove c’’è l’idromassaggio e mi inginocchio fino a stare tra le sue gambe.
Gli adoro lo scroto come gli spetta: lo ha grande, ma non fa paura come quello di Leòn: “Mio signore, farò qualcosa, e le giuro che la farò con tutto l’amore che posso. Per fare di più, almeno le prime volte, mi deve aiutare, perché se perdo conoscenza – e mi accade spesso – posso farmi male e dover andare al pronto soccorso”.
Risalgo dalla sacca dei testicoli, lecco tutto il tronco, facilitata dall’acqua della piscina… giunta sulla vetta, schiudo le labbra e lo accolgo: questo tipo di cappella, affusolata, aiuta moltissimo ed entra senza sforzi. Gliela succhio e mi emoziono: miagolo sottovoce, provo un tenero sentimento per quest’uomo e, ora che geme forte, anche il mio cuoricino batte con sentimenti d’amore. Spingo dentro… mi ricordo tutte le tecniche per gli XL, e riesco ad accoglierne forse più della metà, senza fatica. Lui passa dal gemere all’urlare… e io divento matta a sentire quanto è contento di me! Godo anche io, con un orgasmo violento che mi fa tremare tutta e ricevo tanto tanto seme in bocca e in gola. Faccio appena in tempo a vedere che anche Werter, l’informatico, mi sta penetrando da dietro e, per colpa sua, il mio orgasmo si intensifica e crollo, senza forze, come in ogni orgasmo forte che provo.
Mi sveglio 20-30 minuti dopo, mi sono attorno, mi guardano ancora vogliosi, ma mi han preparato un thè e coperta con un grande asciugamano. Non ho il carattere per guardare nessuno, né parlare: resto a occhi bassi finché Camillo mi parla: “Perdono Elle, abbiamo esagerato come al solito… è che con te si perde la testa e il controllo… scusaci”. Ascolto, resto ferma finché… scatto verso di lui e nascondo il viso contro la sua spalla: “Non sono una porcacciona Camillo, te lo giuro!”, Mi stringe, mi fa calmare e come sempre cerca di farmi ridere: “Hai tutti i capelli bagnati, e proprio adesso dovrò presentarti al Sindaco!”. Vado in panico! Loro si mettono tutti a ridere e, finalmente, capisco lo scherzo. Mi vendico mettendoli a sistemarmi i capelli, mentre io – ben coperta – riordino il resto di me.
Con Camillo la mia vendetta sarà più feroce e glielo dico all’orecchio: “Quando saremo fidanzati ufficialmente e con il consenso di mio marito, ti farò impazzire! E non mi lascerai mai più! vedrai!”. È stato dolce fargli un bocchino e gratificante ricevere tutto il suo liquido; lui mi risponde parlando proprio di quello: “Il più bel bocchino della mia vita, sei tanto dolce, sempre”. Mi bagno a sentirmi dire quelle cose… mi sto affezionando troppo a quest’uomo? Il cuore mi batte quando l’ho vicino, ma devo stare attenta: è un romagnolo! Son quasi pronta quando noto che… lo ha di nuovo dritto, che gli sporge dai jeans e non sa come nasconderlo. Con un po’ di malizia (lo ammetto) gli sussurro: “I dipendenti del mio padrone dovranno stare ancora per molto qui con noi?”. Capisce velocemente e, quando siamo soli, torno inginocchio ai suoi piedi, stavolta vestita, gli sussurro: “Mio signore, il cuoricino della sua schiava batte forte quando si vede così desiderata” e felice imbocco ancora lo scettro del mio nuovo re.
Si va a visitare un altro club privé: vuole assolutamente che io capisca e mi renda conto delle differenze, forse non ha ancora capito che io non conto niente e per anni non potrò toccare 1 euro dei soldi che mi donano. Comunque sia, questo privé è meno bello del suo, è più sullo stile Maspalomas: un posto dove fare amicizie e far sesso con persone che non si conoscevano prima. La visita è veloce e, sulla via verso il Lido delle Nazioni (come nella Hermandad, anche in Italia lavoriamo di domenica), si ferma in un altro ristorante elegante, mi sembra a Cesenatico. No, stasera non esibisce la sua nuova “preda” agli amici, ma ha scelto un posto chic. Il mio tubino è un po’ troppo scandaloso, ma in fondo sembro una ragazzina e ci lasciano passare, guardandomi attentamente dai piedi alla testa con piacere. Sta imparando a dominarmi e non mi chiede nemmeno cosa non mi piace. Ha deciso lui, e decide più che bene: caviale a sazietà e spumante di Albana DOCG!
Arriviamo presto alla nostra Villa alle nazioni, mi tiene per mano mentre entriamo, sta prendendo possesso di me e lo vuole far vedere a tutti. Inutile dirlo: questi primi gesti di dominazione su di me mi fanno andare in brodo di giuggiole. Ci sono ancora tanti che son venuti a trovare le proprie schiave: si sentono amore e gemiti dappertutto. C’è anche Giovanni che ci viene incontro, comunica a me che Camillo è il mio padrone assieme a Leòn; a Camillo dice che ormai è come se fosse socio e manca solo l’anello di fidanzamento, che mi potrà dare quando vorrà. Mi gira la testa, muoio dalla felicità, spero che anche lui provi per me gli stessi sentimenti: mi prende le manine nelle sue, mi fa alzare il viso… io tremo, non mi ribellerò a niente: mi bacia, tenero, davanti a tutti… riesco a trattenere l’orgasmo per un pelo. Come Leòn, neanche lui ama mostrare le dimensioni del suo enorme uccello e, con una scusa, si fa mostrare dove dormo, al primo piano. Invece andiamo in uno degli appartamenti liberi, mi fa inginocchiare e vuole che io gli adori la sacca dei testicoli: lo ha di nuovo di marmo, dritto, spropositato. È il terzo bocchino che gli faccio oggi pomeriggio. Stavolta dura un po’ di più, ma deve avere un arretrato… da preoccuparmi. Questa volta non mi fa bere ma, fattami spogliare, mi doccia ovunque, dal viso ai piedini. Essere così coperta del suo seme mi fa sentire importante, ho tanta paura di innamorarmi anche di Camillo, ma non voglio più soffrire come per Balthazar.
Mentre mi pulisco alla bell’e meglio, lui, invece, è felice e sorridente, pieno di vita e di forza: sembra quasi che me ne stia per chiedere un altro. Invece, dolcemente: “Elle, schiava del mio cuore, quando pensi di … di farmi perdere la verginità?”. Mi sciolgo sempre più, mi piace da matti come mi tratta, è bellissimo essere schiava di Camillo.
Io: “Il mio signore può usarmi quando gli va, ma per rispondere con precisione, io direi che servono tre ore per ridurre al minimo i rischi di lacerazione”, ho risposto tutto d’un fiato e ridiventando timida al pensiero di quel che vuole prendersi.
Camillo: “Allora siamo intesi, domani passo a fine lavoro e… va bene a casa mia?”. Mi vuole ma me lo chiede, spero di piacergli proprio tanto, per sempre.
Restiamo a parlare e limonare fino alle 23, ora di andare a dormire. Via via che entra nel suo ruolo, mi domina sempre meglio, mi guida, orienta i miei pensieri, decide per me sempre più spesso. Il giorno dopo, domenica 11, dopo una giornata di duro lavoro, mi porta a casa sua: finalmente non ha invitato amici! Mi doccio, mi sistemo, ci metto un’ora, voglio farlo impazzire, così non mi dimenticherà mai.
La tecnica è quella sperimentata con Leòn (vedi cap. 41): io gli salgo sopra e poi scendo piano piano, tenendo fermo il suo uccellone puntandolo dentro la mia passerina. Lui, invece, deve stare attento a quando godo sostenendomi per i fianchi o per le ascelle, altrimenti lo prendo tutto in un colpo. Facciamo l’amore per la prima volta. È raggiante, non sorge nessun problema: e ne ho anche preso tanto tanto. Lo vuole rifare altre due volte, con reciproca soddisfazione, intercalando con pesce al ristorante vicino.
Tornati alle Nazioni, mi addormento con il mio piccolo cuore pieno di felicità: sono di nuovo innamorata persa!
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