Tacchino al Forno

di
genere
trio

Il Tacchino al forno
Racconto in 4 atti
(i nomi e le situazioni di questo racconto sono di pura fantasia)

1 atto

Il profumo dell’arrosto di tacchino con le patate cominciò ad invadere la cucina. Sapeva di buono e di ospitalità. Mia moglie aveva passato tutto il pomeriggio per preparare ed insaporire questa pietanza che le avevo chiesto con insistenza da un po’. Era il mio piatto preferito. E mia moglie in cucina è davvero straordinaria. E non solo in cucina.

Lei, al secolo Cinzia, la definisco uno splendido esemplare di donna, quasi sessantenne, che conserva intatta la sua femminilità e appartiene a quel tipo di donna mai volgare, fine, di una certa classe. La definirei una bellezza aristocratica.
Lei ha sempre avuto una silhouette invidiabile, magra, con le forme giuste e che sapeva esaltare con abiti aderenti e che le faceva spiccare la sua femminilità. Noncurante per l’impegno in cucina o in casa, indossa comunque il suo tacco 12 .
Questo particolare, oltre al suo aspetto fisico giovanile e sinuosa, la rende ancora più attraente e desiderabile nonostante gli anni. È pudica, mai volgare ed in rare occasioni facendo sesso si è aperta a frasi erotiche o a cose più spinte. Insomma è proprio una signora. Ed è proprio questo aspetto di lei che me la rende ancora più eccitante e desiderabile. La immagino a volte puttana, spudorata e assetata di sesso e questo mi eccita mostruosamente. Ma poi torno alla realtà che mi riporta alla quotidianità di un rapporto intimo normale e privo di trasgressione.

In quella serata di Luglio, l’afa non rendeva proprio agevole l’accensione del forno e nonostante la nostra taverna fosse fresca e ben arieggiata il calore rendeva poco gradevole l’ambiente. Ma lei per accontentarmi me lo preparò lo stesso. Non mi accontentava proprio su tutto ed in particolar modo sul sesso come ho già detto ma per il resto era molto presente.

Come già descritto anche in casa lei è sempre elegante e si definisce “dignitosa”.
Quel giorno indossava un vestitino blu scuro a fiorellini bianchi stretto e aderente al ginocchio con una scollatura che mostrava una generosa apertura davanti che le faceva risaltare la linea dei seni e le sue rotondità.
L’bbronzatura insieme al lèggero sudore che le imperlava il décolleté la rendeva erotica e particolarmente desiderabile. E come sempre quando capita di rimanere da soli cominciavo a farci un pensierino ed a stuzzicarla. Ma proprio in quell’istante, sul far della sera, suonò il citofono. Mia moglie disse subito che doveva essere Samuel, il ragazzo del caffè che solitamente svolgeva la manutenzione ed all’occorrenza ci portava le cialde. Vecchia conoscenza e persona di famiglia.
Cinzia si affacciò per vedere chi fosse e pur non vedendo in viso colui che aveva suonato, dalla scatola che portava in mano si rese conto che era il ragazzo del caffè che veniva a consegnare le cialde per la nostra macchinetta.
Infatti erano finite e lei le aveva ordinate per telefono la mattina stessa.
Ma come si avvicinò si accorse che non era Samuel il ragazzo che solitamente da anni ci portava il caffè. Al suo posto c’era un ragazzo di colore. Al che Cinzia sorpresa, si arrestò e allarmata le chiese chi fosse : ”scusami ma io non ti conosco, chi sei?”
E lui rispose :” sono Amir sono nuovo. Mi ha mandato Samuel. Lavoro con lui da un mese circa e dato che maggiormente lui sta in negozio io mi occupo delle consegne a casa e delle manutenzioni.”
Mia moglie un po’ sorpresa rimase incerta sul da farsi e dopo qualche istante gli fece cenno di entrare.
Lui un po’ titubante ed impacciato per l’accoglienza un po’ fredda rimase ancora un po’ incerto sulla porta. Io lo squadrai osservandolo attentamente.
Era un bel ragazzo di colore, scuro ma non tanto. Lo definirei quasi mulatto, prestante, sui trent’anni circa, alto 1,80 o poco più con un sorriso smagliante e disarmante. Indossava dei pantaloni di lino chiari e larghi con una maglia di cotone sempre chiara traforata che la rendeva leggermente trasparente e che lasciava intravedere il suo fisico. I capelli erano corti e rasati sui lati e gli conferivano un’aria da bravo ragazzo. Davvero un bel ragazzo pensai e, dal sorriso che fece mia moglie, intuii che doveva aver pensato la stessa cosa.

“Prego entra” aggiunse ancora la mia signora.
Lui ricambio con un sorriso che sapeva di bravo ragazzo e questo ruppe un po’ quel clima di incertezza per la sorpresa inaspettata di trovarsi davanti uno sconosciuto.

“Buonasera sono Amir” salutò lui con un buon italiano impastato dal tipico accento africano mentre porgeva la mano per salutarci. Lui nel salutarci mostrò un sorriso smagliante e disarmante.

Ci stringemmo la mano come convenevole per presentarci e nel fare questo improvvisamente gli sfuggì la scatola con le cialde che cadendo a terra si aprì rovesciando il suo contenuto sul pavimento. Erano tutte sparse sul pavimento come sassolini sulla strada.
Dopo un primo momento di imbarazzo lui si scusò e sempre con il suo sorriso benevolo si chinò per raccoglierle.
E così fece anche mia moglie. Cinzia infatti per aiutarlo si abbassò piegandosi sui talloni e si mise cavalcioni di fronte a lui in equilibrio sui tacchi. Cominciarono entrambi a raccogliere il contenuto ed a rimetterlo nella scatola mentre io intanto mi apprestavo a richiudere il cancello e la porta d’ingresso che nel frattempo erano rimasti aperti.
Nell’aiutarlo Cinzia si accovacciò e si piegò sulle gambe tenendole unite compostamente come si confà ad una signora.
La gonna le si tirò un po’ su per effetto della postura. Nulla di sconveniente fin qui.
Poi nell’afferrare le cialde un po’ più lontane divaricò leggermente le gambe ed in particolare la sinistra.
Così si venne a trovare in una posizione dove l’interno coscia, anzi non solo quella ma anche la zona del pube, si mise in bella mostra con tutto il suo slip. Cinzia ne portava uno di pizzo bianco a trama larga e negli spazi della lavorazione del tessuto si intravvedeva la sua folta peluria.
Aggiungiamo che data la posizione e la postura lo slip si era teso sul pube restringendosi e quindi le si era incanalato tra i 2 lembi delle grandi labbra lasciando intuire la sua fica che adesso risaltava in mezzo a quella nuvola pelosa. Le cosce abbronzate in estate in contrasto con lo slip bianco resero ancora più evidenti questi particolari anche a me che ero più lontano. Immagino che doveva essere evidente anche ad Amir che invece era proprio lì vicino a lei. Gli deve essere sembrata una visione erotica degna di un film porno.
Vidi il ragazzo africano che fu catturato da quella vista tanto che per alcuni istanti esitò nel raccogliere le altre cialde. Poi preso dall’imbarazzo ritornò di nuovo a raccogliere le singole confezioni.
Mia moglie ignara della vista che involontariamente stava offrendo ad Amir continuò ad aiutarlo senza rendersene conto. Ma ecco ancora che lei nello sporsi verso sinistra per raccoglierne una che era caduta un po’ più lontana dalle altre perse l’equilibrio sui tacchi e con un debole urlo acuto tipicamente femminile cadde all’indietro con le gambe divaricate lasciando a scena aperta ciò che prima si intravvedeva appena.
Lo slip di pizzo adesso era completamente immerso nelle grandi labbra ed oramai era diventato un piccolo lembo di tessuto, quasi un filo che intrappolato nella sua fica ne aveva diviso la fessura e ne mostrava il rosa acceso dell’interno del suo sesso.
Il tutto era reso ancora più evidente dal contrasto bianco del tessuto e dal contorno dei peli pubici. Sembrava un frutto maturo da cogliere e leccare. Un fico appena colto ed aperto. Anzi, una gran bella fica. Poi la posizione delle gambe divaricate data dalla caduta all’indietro aveva creato una perfetta visuale che involontariamente si mostrava in tutta la sua carica erotica.
Io ero un po’ più lontano rispetto ad Amir che, era rimasto ipnotizzato da quel bel vedere. Aveva sgranato gli occhi.
Cinzia un po’ per la posizione un po’ perché voleva rialzarsi si era appoggiata dietro con le mani per farsi forza e questo non le permise di richiudere le gambe che per un tempo a me sembrato lunghissimo si esponeva sfacciatamente alla nostra vista.
Io rimasi pietrificato ed ancora oggi mi chiedo come mai non sono corso subito ad aiutarla per farla rialzare.
Amir intanto sembrava in trance. Si fermò nel raccogliere le cialde. Biascicò qualcosa in una lingua a me sembrata incomprensibile ma non capii cosa intendesse.
Poi ad un tratto come se fosse uscito dallo stato di trance, essendo lui più vicino a lei di me, dopo qualche attimo di esitazione si alzò di scatto ed andò ad aiutarla per farla rialzare.
Come la tirò su non potemmo fare a meno di notare che i suoi pantaloni si erano ingrossati e tesi verso l’esterno. Non aveva la classica cintura con i passanti ma una corda elastica cucita sul bordo che tratteneva quella cosa all’interno.
Imbarazzato lui se ne rese subito conto tanto che cercò di riabbassare il più possibile la maglia per tentare di nascondere quello che doveva essere un uccello in erezione che secondo quanto si vedeva era di notevoli dimensioni. Per quanto tirasse giù la maglia non riusciva a nascondere l’effetto che doveva avergli scatenato la vista della fica di mia moglie che strabordava dallo slip e soprattutto la situazione che si era involontariamente creata.
Vedendosi scoperto e non riuscendo a nascondersi in preda all’imbarazzo si riaccovacciò di scatto a terra con la scusa di raccogliere le ultime cialde.
Vidi Cinzia completamente imbarazzata e con un rossore improvviso sulle gote. Io fui preso da un turbinio di emozioni. Ero tra lo stupito e l’arrabbiato. Mi scoprii eccitato e geloso. Devo dire che quella era una situazione insolita e machiavellica.

Feci finta di nulla e toccai mia moglie sul sedere per assicurarmi che fosse tutto ok e che non si fosse fatta male.
“Tranquillo sto bene” replicò lei.
Intanto Amir aveva finito di raccogliere le cialde e cercava lentamente ma molto lentamente di ricomporre la scatola come se volesse ordinarle una ad una e metterle in fila correttamente. Comunque non si rialzava.
Ovviamente pensai che cercasse di prendere tempo per togliersi da quella situazione imbarazzante. Anzi, ne ero certo!
Ce ne accorgemmo perché le girava e rigirava ma sempre nella scatola stavano.
Poi mia moglie ruppe quel momento di tensione imbarazzante e disse :” Amir, alzati pure! Tranquillo! Le cialde andranno bene così come sono messe. Tranquillo, stai tranquillo!”.
Lui guardò mia moglie e sorrise con una spontaneità disarmante.
Poi si volse verso me con l’aria di chi volesse il permesso.
Aveva una espressione che andava tra un senso di colpevolezza e vergogna.
Io comunque guardai mia moglie come a chiederle cosa fosse meglio fare in quel momento.
Eravamo sospesi come in un ponte Tibetano quando le vertigini e la paura di cadere ti bloccano e non ti permettono di andare avanti.
Poi il sorriso di Amir benevolo ed innocente mi fece togliere ogni pregiudizio.
“Vieni dai che ti paghiamo il caffè così puoi andare e tornare al lavoro” dissi io mimando il gesto di tirarsi su.
Come si rialzò i nostri occhi si posarono ovviamente sui suoi pantaloni. Dire che il rigonfiamento arrivava al fianco era nulla. Quello che era sorprendente era il volume del bozzo. Non potevamo non notarlo.
Nonostante i minuti passati a raccogliere e riordinare le cialde, quel tempo non aveva attenuato l’erezione di Amir che imbarazzatissimo cercava ancora di mascherarsi coprendosi con le mani il pacco.
Io e mia moglie eravamo imbarazzatissimi ed a disagio quanto lui.
Per sdrammatizzare dissi io sorridendo “complimenti!”.
E lui sempre molto imbarazzato sorrise con quell’atteggiamento che lo contraddistingueva fino a quel momento fatto di totale spontaneità e genuinità. Insomma non era affatto borioso o molesto. Anzi al contrario mostrava sincero disagio e vergogna.
A quel punto venne in soccorso mia moglie che capita la situazione gli disse: “ Amir aspetta che ti offriamo qualcosa di fresco così passa tutto e torni al lavoro. Cosa preferisci un The freddo, birra, acqua fresca? Forse ho anche un po’ di coca cola”.
Lui rispose subito:” non si disturbi signora, siete quasi ad ora di cena e davvero non voglio disturbare!”.
“Beh, “ risposi subito io “ bevi qualcosa di fresco… non preoccuparti…. Così ti passa!!!”.
Dissi questo seguito da un sorrisetto ironico che mia moglie colse con evidente disappunto. Mi fece un’occhiataccia come a volerlo difendere per liberarlo dal disagio.
Amir a questo punto disse “ va bene signora. Prendo un po’ di the”. Poi aggiunse: “ ma se non disturbo lo preferisco caldo e non freddo. Nel mio paese in Africa lo beviamo così al posto del caffè”. Ed aggiunse un grazie inchinandosi leggermente in avanti.
Facendo così trovai una similitudine con i popoli orientali che quando ringraziano abbassano sempre il capo. Questo gesto ci dichiarò la sua totale genuinità e ci fece cadere ogni pregiudizio su di lui.
“Bene! Siediti pure che lo preparo in un attimo!” rispose mia moglie.
Lo facemmo accomodare e sedere sul tavolo della cucina. Io mi sedetti di fronte a lui mentre mia moglie comincio a far bollire l’acqua per preparare la bevanda. Cinzia intanto da lontano chiese “ Amir ma da dove vieni?”.
Amir rispose che era Senegalese ed era un anno che abitava in Italia. Voleva stabilirsi definitivamente qui.

Intanto mentre era seduto e parlavo con lui ogni tanto sbirciavo i suoi pantaloni e notavo che il pacco era ancora lì in tutte le sue dimensioni senza cenni di cedimento. Lui comunque teneva le mani lì sopra per cercare di nasconderlo.

Dopo qualche istante arrivò mia moglie con un vassoio con su una teiera con acqua calda bollente e 3 tazze oltre alle varie bustine di The che avevamo. Il vassoio era quello in acciaio che usiamo quando abbiamo tanti ospiti per servire il caffè. Estremamente scivoloso direi. Infatti come fece per appoggiarlo galeotto fu il suo tacco perché le fece perdere un po’ l’equilibrio e di conseguenza lasciò andare il tutto sul tavolo. Arrivo prima l’urlo di mia moglie e poi a seguire quello di Amir.
La teiera si rovesciò verso di lui e fu inondato dopo qualche secondo da parte del contenuto di liquido bollente che finì proprio sui suoi pantaloni ed in particolare modo sulla sua pancia.
Non credevo ai miei occhi su quanto stesse accadendo. Incredibile ma vero!
Lui si alzò di scatto e si scostò i pantaloni dalla pancia immagino per allontanare il calore che il tessuto bagnato trasferiva sul corpo. Mia moglie urlò di nuovo e corse subito a prendere una tovaglia che solitamente usiamo per asciugarci le mani. La bagnò con l’acqua fredda e tornò velocemente da Amir che nel frattempo si era alzato in piedi e si manteneva i pantaloni tesi verso l’esterno per evitare il contatto sulla pelle. Lei glielo appoggiò subito sulla parte proprio sotto l’ombelico e nel fare questo non poté non notare il suo membro che fuoriusciva adesso per le dimensioni e che data la posizione si era liberato dai pantaloni ed si mostrava evidente. Poi come Cinzia gli premeva la pezza bagnata sulla pancia, l’acqua comincio a colare ed a bagnarglieli tant’è che aggiunse “ Amir, abbassati i pantaloni oppure toglili altrimenti si bagnano tutti”. Lui allora incredulo su quanto stesse accadendo scostò la sedia e si slegò il laccio di lino che faceva da cintura, e tanto che erano larghi, l’indumento si sfiló e cadde a terra senza alcuno sforzo. Io intanto guardavo la scena immobile quasi impietrito perché davvero il tutto mi sembrava surreale.

Mi urlò mia moglie: “ Sbrigati, corri a prendermi un asciugamano pulito. Non stare lì impalato. Per Amir! Fai subito!!!”.
Mi alzai di scatto ed andai di sopra a prenderlo mentre mia moglie teneva la pezza bagnata sulla pancia del malcapitato.
Quando riscesi giù mia moglie era leggermente chinata sulla pancia di Amir nell’intento di premere la pezza bagnata proprio sotto il suo ombelico.
E l’uccello di Amir era lì in tutta la sua lunghezza e virilità che svettava verso l’alto a destra. Era di un colore scuro ma non eccessivo, pieno di venature che si evidenziavano con dei rilievi che facevano intuire una pressione sanguigna degna di un fiume in piena. La sua cappella era di un rosa più chiaro, liscia, lucida come la seta. Era un po’ più grande in circonferenza della base dell’’uccello forse di un paio di centimetri.
Io mi ritengo abbastanza dotato ma lui mi fece davvero impressione con quell’arnese. 25 cm? 30cm? Non so! Impressionante. Era leggermente piegato verso destra per effetto della mano di mia moglie e del pezzo di tessuto che gli impedivano di stare verso l’alto ed in parte il dorso della mano di Cinzia data la situazione era a contatto con quell’esemplare di cazzone africano.

Comunque dopo qualche attimo di esitazione e di stupore sia per la insolita scena che per le dimensioni di quel pene venni riportato alla realtà da mia moglie che mi urlò di nuovo: “ prendimi la pomata nella scatola delle medicine. C’è Foille oppure se non c’è andrà bene anche la connettivina!”.
Corsi ad aprire la scatola dei medicinali ed ovviamente, come tutti gli uomini di questo mondo, non trovai nulla.
Lei allora indispettita tolse la pezza bagnata dalla zona sotto l’ombelico di Amir si alzò ed andò di persona per trovare le medicine. Come tolse la pezza bagnata vidi la parte di cute sotto l’ombelico vicino al pube che era effettivamente arrossata per l’ustione. Lo vidi per poco perché scomparve subito per il fatto che il suo uccello si rimise dritto in perfetta verticale coprendo in parte la zona arrossata.
Ma comunque non mi sembrava nulla di così grave. Si, la pelle era arrossata ma non mi sembrò una ustione importante tanto che lui imbarazzatissimo disse che preferiva andare via. E nel dire questo si ritirò su i pantaloni che nel frattempo si erano tutti inzuppati di acqua.
Mia moglie ridiscese proprio in quel momento e disse : “ Amir che cosa fai? Perché ti sei rimesso i pantaloni? Sono pure bagnati!”.
E lui rosso, balbettò qualcosa come “ Signora, mi vergogno scusatemi, vi chiedo scusa, non preoccupatevi non è niente!”.
Cinzia con voce autoritaria tuonò “ stai scherzando? Intanto mettiamo la pomata altrimenti potrebbe farti la bolla e farti l’infezione. Poi togliti i pantaloni e copriti su con l’asciugamano che intanto te li metto ad asciugare. Stai tranquillo.
E poi aggiunse :” mi sento in colpa per quanto è accaduto! Quindi non se ne parla. Vieni!”.
Lui colse l’autorevolezza del tono di mia moglie e con fare lento e sottomesso si riabbassò i pantaloni seguendo le sue indicazioni.
Come se li riabbassò il suo cazzone si liberò di nuovo dalla costrizione e fece la sua seconda apparizione più eretto che mai. Mia moglie strabuzzò gli occhi. Dopo qualche istante di esitazione, in cui percepii che aveva trattenuto il respiro, si fece coraggio e toccandolo come un oggetto prezioso lo scostò leggermente. Vidi in lei una luce strana, indecifrabile negli occhi.
Disse poi ad Amir “ tieni, metti la mano qui così posso applicarti la crema”, lasciando intendere che doveva tenere il membro scostato di lato per liberare la parte.
Disse poi :” ti sei scottato solo sulla pancia oppure ti ho preso anche lì ?” toccandolo leggermente per fargli intendere che indicava l’uccello.
Lui:” no davvero, non mi sembra …. È tutto ok…. Mi fa solo un po’ male qui” indicando la zona della base della sua verga e parte della cute vicino all’ombelico.
Allora mia moglie prese un po’ di crema, la spalmò sulle dita e comincio ad applicargliela con un leggero massaggio. Prima sulla parte bassa della pancia e poi sulla attaccatura del suo enorme uccellone. Osservavo mia moglie che evitava il più possibile di guardare il sesso di questo ragazzo. Lo intuivo dalla direzione dei suoi occhi.
Ma per quanto cercasse di spostare lo sguardo dall’altra parte lei tornava ad ammirare la natura e maestosità di quel cazzone africano.
Ora Amir che aveva l’asciugamano in mano voleva coprirsi ma era impossibile data la situazione. Cinzia riprese un po’ di crema e se la stese di nuovo sulle dita e ne riapplicò un po’ sul pube proprio sull’attaccatura dell’uccello dove notava un po’ di rossore. Piccoli movimenti circolari per farla assorbire come una mamma esperta e sapiente che cura il proprio figlio.
Ma all’improvviso mi spaventai perché sentii gridare Amir con voce roca e strozzata.
“ No,…no…..no….argh!,,…..nooo…..”, e pronunciò qualcosa in una lingua a noi incomprensibile.
Vidi partire un fiotto di liquido denso e biancastro dalla sua cappella che in parte bagnò il braccio di mia moglie e d il resto finì tra il tavolo e la sedia. Lui tentò di coprirsi subito con l’asciugamano. Le contrazioni che ebbe furono seguite da vocali strozzate e sospiri affannosi. Durò una decina di secondi. Ebbe un orgasmo in piena regola ed il suo sperma infradició tutto l’asciugamano che aveva in mano.
Amir urlò subito :”mi dispiace, non è colpa mia, mi dispiace… scusate, scusate…. No davvero…. Scusate!”.
Quella serata non la dimenticherò mai più per quello che stava accadendo. Nemmeno uno scrittore con molta fantasia avrebbe potuto immaginare una scena del genere. Per di più con mia moglie ed in mia presenza. Eppure stava accadendo.
Cinzia stupita e con enorme imbarazzo mi guardò con una espressione allibita. Rimase in silenzio per qualche istante. Credo che stesse cercasse di razionalizzare ciò che stava accadendo.
Deglutì ed emettendo un sospiro profondo come a volersi liberare da uno stato di ansia disse ad Amir : “ non preoccuparti!”.
Poi aggiunse: ” mio marito adesso ti accompagna in bagno. Sciacquati pure mentre io pulisco e poi ti asciugo i pantaloni così sistemiamo tutto”.
La guardai per cercare un cenno d’intesa, ma lei era come impietrita. Non riuscivo a cogliere nel suo sguardo cosa provasse. Era impenetrabile.

Allora io lo portai in bagno, gli diedi un altro asciugamano pulito più piccolino, di quelli che si usano per il bidet e dissi: “ fai pure. Il sapone è lì. Intanto asciughiamo i pantaloni. Te li riporto appena fatto! A proposito noi non abbiamo la chiave nel bagno quindi non ti puoi chiudere”.
Aggiunsi :” basta che accosti la porta, tanto non c’è nessuno oltre a noi”.
Buffa espressione pensai. Tutto quello che avremmo potuto vedere oramai l’avevamo già visto!

2 Atto

Mia moglie intanto aveva pulito il tavolo e la sedia con degli scottex passandoci sopra l’amuchina.
Io mi misi in attesa vicino alla porta del bagno aspettando che Amir mi dicesse se avesse finito di lavarsi o se avesse bisogno di qualcosa.

Nel frattempo Cinzia aveva messo i pantaloni in lavatrice per l’asciugatura.
Ecco che dopo pochi minuti li tirò fuori per ridarli ad Amir.
Con i pantaloni in mano mia moglie si avvicinò alla porta del bagno e tuonò con voce autoritaria “ Ti sei lavato Amir? Tutto ok?”
E aggiunse dopo pochi istanti “I pantaloni sono pronti e se vuoi puoi rimetterli”.
Poi ancora :” Il bruciore ti è passato?”.
Non ricevendo risposta bussò di nuovo alla porta.
“ Amir tutto bene? Amir?”.

Lui rispose “ ecco signora. Un attimo. Non ancora. Aspettate ……un momento”.
Ma siccome passo più di un minuto ed Amir non apriva la porta Cinzia bussò di nuovo un po’ allarmata, trattenendo il respiro per sentire un suono o qualche cenno, ma non ricevette risposta. Allora si fece ardita ed aprí la porta.
Lo trovò in piedi vicino allo specchio del lavabo con l’asciugamano piccolo del bidet che cercava di coprirsi il membro. Era ancora lì in tutta la sua erezione nonostante avesse raggiunto involontariamente un orgasmo poco prima complice l’applicazione della connettivina.
Lui sorrise e disse “non è colpa mia! Non lo comando io…. Scusatemi ancora!”.
“ Va bene Amir, oramai ti abbiamo visto nudo, ti abbiamo visto come mamma ti ha fatto. Ti abbiamo visto”. ribadì ancora la mia signora. “Oramai di che ti vergogni? Dovrei essere io in imbarazzo che sono una donna e per di più in bagno con un ragazzo con il pisello in bella mostra!!!” chiosò mia moglie.
“Piuttosto fammi vedere se è ancora arrossato o ti ha fatto la bolla”.
Il bagno era piccolo e quindi nello girarsi per vedere meglio la parte interessata dalla scottatura accostò un po’ la porta. In effetti il rossore c’era e siccome Amir si era lavato poco prima la crema era andata via.
Mia moglie accertata la situazione riprese la connettivina che aveva con sè e dopo averne messo una quantità generosa sulle dita la riapplicò sulla pelle sotto l’ombelico.
Lui collaborava spostandosi l’uccellone di lato per permettergli di farlo. Ora siccome mia moglie era chinata su di lui con il vestitino attillato, complice l’inclinazione, il décolleté generoso si aprì in tutta la sua prosperositá e sensualità.
Mia moglie se ne rese conto e per non incrementare la situazione e l’involontaria provocazione chiuse la tavoletta del wc e si sedette davanti ad Amir in una posizione più composta. Ora però in quella posizione aveva ad altezza occhi il suo cazzone. Io ero davanti alla porta del bagno che era rimasta socchiusa e dalla mia prospettiva scorgevo solamente il suo viso e parte della cappella di Amir davanti al suo viso.
Lei gli chiese se gli facesse ancora male e lui si toccò una parte alla base del pene.
“Dove? Non ho capito?” Chiese ancora Cinzia.
E lui nell’indicare con le mani il punto lasciò l’uccello che tolto dallo scostamento si mise proprio dritto sulla bocca di mia moglie a pochi centimetri. Lei rimase ipnotizzata per qualche istante. Trattenne il respiro e poi sospirò profondamente quasi a prendere coraggio. Il soffio involontario delll’alito caldo di mia moglie gli arrivò sulla cappella dato che era a distanza ravvicinata e ciò gli provocò uno spasmo di piacere.
“Amir? Disse mia moglie. “Ma che c’è? “.
Lei lo guardò fisso negli occhi. Si rese conto che Amir aveva mugolato di piacere e quindi con espressione seria e severa gli disse :“Sono una donna vecchia e per di più sposata. Come mai ti faccio questo effetto? Tu dovresti avere una ragazza della tua età e non eccitarti per una signora anziana. Io sono vecchia! Cosa ci trovi in me?”.

Lui dopo quelle parole dire che era a disagio ed imbarazzatissimo più che mai era scontato.
Amir deglutì, sospirò profondamente e con l’uccellone tra le mani quasi a volerlo nascondere rispose :” io non lo so, ma ho i battiti del cuore che sembra impazzito e poi lui “, guardando alla punta del suo cazzone indicando con il dito la cappella diventata violacea “ lui non lo comando. Non so cosa mi ha preso. Non vuole tornare giù! Credimi non è colpa mia!”. Lo disse con un tono che preannunciava quasi uno scoppio in lacrime. E devo dire che sembrava sincero. Ripeto, non c’era nulla in lui che potesse far pensare ad un approfittatore o peggio ancora ad un pervertito.
Aggiunse poi con un tono di voce rotto dall’emozione “ il tuo alito caldo poco fà per poco non mi faceva raggiungere di nuovo quella cosa lì “.
“ quella cosa lì cosa?” rispose mia moglie.
E lui:” come dite qui quando si raggiunge il piacere …. Mi sembra che dite in Italiano venire? Si dite vengo, venire?”
Cinzia scoppiò a ridere di gusto e disse ” ma dai, non ci credo!”. Lo guardò fisso negli occhi e disse ancora “Stai scherzando?”.
E lui “ no davvero. Non resisto!”.
Mia moglie un po’ per scherzo un po’ forse stuzzicata da quella situazione piccante si avvicinò alla sua cappella che ormai era più nera che violacea, inspirò profondamente, apri la bocca e ci alitò sopra. Questa volta un po’ più vicino ed un po’ più a lungo. Poi forse presa da un senso materno e di colpa per avergli provocato seppur leggermente una ustione gli schioccò un bacio sulla cappella come quando da bambini ci facevamo male e la mamma ci dava un bacio per far passare il dolore.
Non riuscivo a vedere il viso di Amir per la porta socchiusa ma vidi esattamente quel gesto. Mi assalì un moto di gelosia e di rabbia per la dolcezza e l’ardore che stava dimostrando con lui. Ma mi sorpresi con l’uccello che mi pulsava per l’eccitazione.
Mia moglie dopo quel gesto fece per dire qualcosa ma non ebbe tempo che un fiotto di sperma le cosparse le labbra appena socchiuse e poi voltandosi di scatto per proteggersi il viso ricevette parte del suo seme che le infradiciò la guancia ed i capelli.
Io aprii la porta e furioso esclamai :” ma che fai. Sei scema? Ma che stai facendo?”. E lei pulendosi con le mani grondanti rispose con la bocca impastata :” niente, niente, hai visto che non l’ho nemmeno toccato!”.
Amir ancora :” scusa , scusa, non volevo, non volevo, è colpa mia. È che sono sensibile. Mi dispiace!”.
Poi guardai ancora mia moglie che era lì che si puliva con la carta igienica e le dissi : “ vai, vai, per favore vatti a lavare adesso che sei piena di…. insomma vatti a lavare che è meglio!”.
“Amir tu intanto sciacquati di nuovo così te ne vai ” dissi io con tono arrabbiato!
“Non ci si comporta così!”.
E lui giunse le mani al petto e si chinò leggermente in atteggiamento di chi si vuole scusare. Poi uscii dal bagno in preda alla gelosia. Ero furioso, geloso, arrabbiato!
Il ragazzo africano intanto socchiuse la porta e sentii subito che aprì il rubinetto dell’acqua del bidet. Immagino si stesse sciacquando di nuovo l’arnese e stesse pulendo le tracce del secondo orgasmo sparso qua e là rubato a casa mia con la complicità inconsapevole (non sò fino a che punto ) di mia moglie.

3 Atto

Un odore acre di bruciato all’improvviso mi ricordò dell’arrosto di tacchino. Scesi di corsa le scale ed andai a tirarlo fuori dal forno. Aprii lo sportello e subito mi assalì una nuvola di vapore bollente sul viso che mi fece tossire e non poco. Appena la nuvola di fumo e vapore svanì vidi che il tacchino era più che indorato. Era imbrunito e la pelle era oramai bruciacchiata. Le patate e la parte interna della carne erano ancora buone. La cena era salva! Almeno dopo tutto quello che era accaduto in quell’ultima ora mi sentii sollevato avendo evitato in extremis di buttare la cena.
Lasciai tutto sulla piastra del fornello e lo coprii con un coperchio per farlo ammorbidire.
Ecco che sentii il rumore delle ciabatte di mia moglie che scendeva le scale. Mi affacciai per vedere cosa stava accadendo. Vidi mia moglie che si era fatta la doccia e indossava l’accappatoio bianco allacciato in vita. I capelli bagnati erano raccolti da una pinza che li teneva su. Si stringeva in petto i lembi dell’ accappatoio per coprirsi.
Comunque non vidi Amir. Le chiesi “ Amir? Scusa dov’è?”.
Cinzia rispose :” veramente pensavo fosse sotto con te!”.
Ecco che proprio in quel momento sentimmo aprire la porta. Lui uscì dal bagno e con fare mesto si mise con le mani giunte inchinandosi leggermente prima verso di me e poi verso mia moglie ripetendo quel gesto più volte.
Biascicò “: chiedo scusa, scusa, ancora scusa, non volevo!”. Stette immobile con lo sguardo nel vuoto mostrando quel sorriso da bravo ragazzo che ci disarmò subito e che spense tutta la furia che si agitava in me. I pantaloni adesso avevano un rigonfiamento per dire quasi normale evidenziando uno stato di quiete del suo membro. Io e mia moglie infatti buttammo l’occhio proprio lì.
Che dire! Mi faceva pena e rabbia allo stesso tempo. Forse anche un po’ di invidia per quel pisello che gli avevo visto e che madre natura gli aveva donato.
“Amir mettiamoci una pietra sopra. Dimentichiamo tutto e finiamola qui. Basta. Ho capito le tue buone intenzioni. Stai tranquillo.” Con voce distesa mia moglie fece intendere che aveva capito e che lo aveva scusato.
“Andiamo di sotto”. Disse poi.
Scendemmo le scale. Arrivammo sotto che c’era una nuvola di fumo denso e acre per il tacchino arrosto che pochi minuti prima stava bruciando. Mi ero dimenticato lo sportello del forno aperto e così tutto l’olio schizzato sulle pareti era evaporato e bruciato per il calore formando quel fumo denso.

Cinzia corse ad aprire la porta per far circolare un po’ d’aria mentre io aprivo la finestra.
Amir rimase in mezzo alla stanza non sapendo cosa fare. Guardava il tacchino sul fornello incuriosito dalla crosta scura che si era formato per la bruciatura.
Io provai a richiudere lo sportello del forno ma non si chiudeva.
Ecco perché era rimasto aperto. Il calore e l’apertura improvvisa in qualche maniera aveva dissaldato un cardine e adesso era rotto. Provai a cercare di sistemarlo velocemente ma mi resi conto che oramai era andato.
Amir che nel frattempo era al centro della stanza in attesa di salutarci , vista la situazione si offrì di ripararlo. Disse con convinzione :” ci penso io, ci penso io! Prendo la cassetta degli attrezzi in macchina”. Senza nemmeno avere il tempo di rispondere lui uscì fuori dato che la porta era aperta. Mia moglie mi guardò incuriosita. Io alzai le spalle in risposta.
“Scusa, vatti a vestire adesso. Che fai così in accappatoio?”. Dissi io.
“Ero scesa perché mi sono ricordata del tacchino in forno ma come vedo ci hai pensato tu a farlo bruciare!”.
“Guarda che l’ho salvato!”.
“ Si, ed hai rotto pure il forno! “.
“ fai una cosa, vatti a vestire vai “, risposi seccato. Stava per arrivare una litigata con i fiocchi. Non era solo il forno ad essersi surriscaldato ma anche gli animi.
Rientrò Amir con una cassetta in mano mentre mia moglie che si apprestava per risalire lo salutó frettolosamente.
Lui si stese per terra e aprì completamente lo sportello e cominciò ad armeggiare con il cardine. Gli chiesi se avessi dovuto aiutarlo in qualche modo ma lui fece cenno di no!.
Dopo una decina di minuti di rumori, martellate e svita e avvita lui chiuse lo sportello e disse che ora era a posto. C’era bisogno solo un po’ di olio per evitare che l’attrito gli facesse fare quel cigolio fadtidioso. Tornò fuori in macchina a prenderlo.
Ecco che sentii mia moglie riscendere. Si era messa un abitino che di solito usava per casa di colore celestino chiaro a bretelline che le lasciavano le spalle nude ed il décolleté aperto. Il vestitino stretto sopra si allargava fino al ginocchio disegnando di fatto una forma piramidale. Le disegnava la zona dai fianchi e poi si ammorbidiva allargandosi verso il ginocchio che diventava larga ed ampia. Lei lo indossava spesso per stare comoda a casa.
Non aveva messo stavolta il suo solito tacco ma delle normali ciabattine. Il make up dopo la doccia era completamente andato via.
Ecco che con tempismo perfetto Amir rientra e tutti e due si guardarono negli occhi stupiti. Lei perché pensava che lui fosse andato già via dato che lo aveva salutato e lui perché aveva notato lo stupore nello sguardo di mia moglie. Alla fine ruppi io quel momento di ghiaccio esclamando “ Amir si è offerto di aggiustare lo sportello del forno. Ha finito e deve mettere solo un po’ di olio al cardine”.
Amir distolse lo sguardo e si ridistese per terra per oliare la giuntura.
Mia moglie dopo un attimo di incertezza aggiunse:” beh io preparo la tavola perché è tardissimo”. Ed aprì il cassetto vicino al forno per prendere la tovaglia e le stoviglie.
Amir dopo qualche minuto si rialzò e chiese se si poteva lavare le mani.
“Certamente” risposi io trafelato.
Intanto Cinzia aveva finito di apparecchiare e messo il tacchino sul tavolo.
Amir si asciugò le mani e si inchinò leggermente verso di noi a mani giunte esclamando “ vi chiedo ancora scusa per tutta la confusione che ho creato e quello che è successo dopo!”.
E ancora “ perdonatemi!”. Io non risposi nulla.
Mia moglie rispose “ scusami tu per la scottatura! È stata colpa mia!”.
È ancora :” è passato? Stai bene?”.
“Certo! Stia tranquilla signora! “. E mentre guardava l’oramai tavolo imbandito salutò dicendo :”Vi auguro buona cena!”.
A quel punto Cinzia un po’ per convenevole, un po’ per imbarazzo chiese:
“Amir, vuoi rimanere a cena con noi? È un po’ bruciato ma comunque è buono! Gradisci il tacchino?”.
“Grazie signora, ho già disturbato troppo non voglio creare problemi”.
“ Non c’è problema. Anzi ti ringrazio per aver riparato lo sportello del forno! Siamo in debito con te! Davvero se ti va e ti piace fermati pure. Mangi e poi vai!”. Dicendo questo mia moglie mi guardò con una espressione interrogativa quasi a volere l’avvallo per quell’invito.
Io candidamente risposi :” si, che problema c’è?” anche se l’invito ad Amir mi sembrò indecente.
Lui esitò alcuni istanti e poi disse titubante:”accettò volentieri , ma con la promessa che poi vi offro a fine cena un liquore tipico del mio paese oppure vado adesso a comprare un po’ gelato”.
Rispose mia moglie lesta:” andrà bene il liquore, non preoccuparti! Sediamoci su che è già tardi per cenare!”.

Feci strada ad Amir per indicargli la sedia dove accomodarsi mentre mia moglie si allontanò per alcuni istanti.
Aprii una bottiglia di vino e ne versai un po’ nei bicchieri.
“Cinzia,Cinziaaa dove sei?” Dissi alzando un po la voce per farmi sentire.
“Eccomi!”. La vidi quss adlche attimo dopo un po’ diversa da prima. Si ecco, era diversa perché aveva messo un filo di rossetto e adesso indossava delle decoltè tacco 12. Certamente è sua abitudine ma dentro di me dopo aver notato questo particolare mi si agitò una tempesta emotiva e mi scurii in volto. Rimasi in silenzio.
Amir se ne accorse e mi chiese: ” tutto bene? “.
“ si, sì Amir, tu non centri niente “ e immediatamente guardai di sottecchi mia moglie.
Cominciammo a mangiare la pietanza che tutto sommato era deliziosa e notai che Amir era una buona forchetta. Praticamente mangiò tutto lui. Era anche un buon oratore dato che parlava sempre e sosteneva il discorso.
Bevve anche un paio di bicchieri di vino rosso così come fece anche mia moglie che se ne versò ancora dell’altro. Infatti aprii la seconda bottiglia di vino.
Il clima si era stemperato e tutto sommato Amir era anche di buona compagnia. Mia moglie sorrideva, chiacchierava e sembrava oramai distesa, cancellando dalla mente quanto accaduto in precedenza. O quanto meno questo era quello che pensavo.
Venne il momento di togliere i piatti e mangiare la frutta. Cinzia si alzò, tolse i piatti e fece spazio al centro tavola. Prese il vassoio della frutta e siccome pesava un po’ perché era di porcellana, lo posò nel centro fragorosamente. Amir mimò il gesto di spostarsi e proteggersi come accadde poco prima con il The. E scoppiò in una fragorosa risata. Ci mettemmo qualche istante per capire il suo gesto. Poi scoppiammo a ridere di gusto entrambi memori dell’incidente del vassoio con la teiera con il liquido bollente.
Ridemmo di cuore e dato che Amir si era spostato con la sedia indietro gli guardavamo la patta dei pantaloni. Lui se ne accorse e rise ancora più di gusto. Si toccò il pacco e disse: “ stavolta è salvo! La tua signora prima me lo voleva cucinare come il tacchino! Anzi, me lo voleva bollire!”. E questo aumentò ancora di più il ridere.

Scoccata la scintilla bastava che lo guardassimo negli occhi e subito riscoppiavamo a ridere. Ci faceva male lo stomaco. Anche mia moglie per il ridere sì scostò con la sedia e si piegò in avanti per il ridere. La gonna corta, le gambe non accavallate ma leggermente aperte per lo sbellicarsi dalle risate attirò subito lo sguardo di Amir e sortì subito il suo effetto. Ma soprattutto sorti il suo effetto la scollatura generosa in bella vista dato che si piegava in avanti per il ridere.
Amir mentre rideva si teneva l’uccello oramai in tensione sotto i pantaloni. E mia moglie piegata in avanti per lo spasmo delle risate, indicò con il dito la patta dei pantaloni di Amir. E continuava in quella risata isterica contagiosa che anche per una sciocchezza ti portava a singhiozzare.
Lui sempre invasato dalle risa indicò l’apertura delle gambe verso mia moglie e poi con il dito gli fece cenno di guardare il suo uccellone, che nella comunicazione non verbale stava a significare “ guarda cosa mi succede se non stai composta”.
Complice sarà stato il vino ma con leggerezza proseguivamo in quella situazione di goliardia e allegria.
“ Basta! Basta! Non ce la faccio più!” fece per dire mia moglie toccandosi la pancia. Ma appena incrociò gli occhi di Amir riscoppiò in una fragorosa risata che contagiò di nuovo tutti.
Amir a questo punto disse che sarebbe voluto andare a prendere in macchina il liquore che solitamente bevevano nel suo paese, fatto di radici infuse, alchool e zucchero.
Disse che portava fortuna a chi lo beveva se fosse regalato da una persona che ti volesse bene!
Si alzò ed uscì fuori per prendere il dono, mentre mia moglie che soffocava ancora a fatica le risate, tolse la frutta e prese dei bicchierini da liquore che solitamente usavamo per il limoncello.
Lui rientrò con una specie di anfora in mano. Era il contenitore del liquore, particolare del suo paese, ma ci distrasse ancora una volta il particolare del pacco che gli premeva sui pantaloni. Quasi quasi sembrava volersi affacciare e liberarsi dall’allacciatura.
Complice il vino e l’allegria delle risate facemmo finta di niente. Ci risedemmo attorno alla tavola mentre lui, in piedi davanti al tavolo, aprì quello che sembrava il tappo del contenitore. Praticamente l’uccello era di nuovo in bella mostra in tutto il suo gonfiore sotto i pantaloni e data la posizione non potevamo non notarlo. Lui intanto rideva. Porgemmo i bicchieri verso di lui e né versò fino a riempirne. Poi disse :” nel mio paese si dice :” Mungu Akubariki per augurare e per brindare “. Poi aggiunse “dai pronunciamolo insieme al mio 3”.
“ 1,2,e 3 …..MUNGU AKUBARIKI…..” e scoppiammo a ridere a crepapelle di nuovo. Amir, tanto che rideva, non si era accorto che la cappella del suo cazzone si era affacciata fuori dai pantaloni. Mia moglie lo guardò e mentre rideva glielo indicò con il dito. Lui allora come se ne accorse rise ancora più fragorosamente piegandosi in due per le risate. Tutti ridevamo ed alla fine come si rialzò non solo la cappella ma quasi tutto il suo uccello divenne oramai libero dai pantaloni. Svettava dritto come un prigioniero fiero della riconquistata libertà. Ridemmo ancora a crepapelle dopo l’involontario siparietto con Amir che faceva finta di parlare con il suo cazzone e gli diceva :” stai buono, stai BUO-NO!…… devi stare stare buono sennò la signora ti picchia!”. E dicendo così ancora di più ci spanciavamo dalle risate.
Lui allora cavalcando il momento ilarico e la pantomima che si era creata continuò rivolgendosi al suo membro:” se fai il bravo e torni a cuccia ti dò un biscottino altrimenti ti schiaffeggio!”. E dai ancora a ridere.
Allora mia moglie aggiunse :” non si maltrattano i cagnolini Amir, sei cattivo!”, e lui di rimando :” ma se non ti ubbidiscono bisogna educarli ed usare le maniere forti!” e detto questo cominciò a schiaffeggiare il suo uccello.
Cinzia allora si pulì con il dorso della mano le lacrime per le risa e sempre ridendo gridò :” fermati…. sei cattivo…. non si maltrattano gli animali …devi prima provare con le buone. Devi accarezzarlo” e detto questo si fece ardita e complice la situazione grottesca e il vino che fece la sua parte, ebbe l’ardore di fare una cosa che per me significò l’oltrepassare la linea rossa del candore e della pudicizia verso la lussuria e la perdizione.
Si appoggiò con la pancia sul tavolo verso Amir. Il suo décolleté ora era spudoratamente davanti a lui, la gonna si era tirata su mostrando parte del suo fantastico culo e udite,udite, comunciò ad accarezzare con entrambe le mani il suo cazzone.
Cinzia gli sussurro a pochi centimetri da quel mostro di carne pulsante :” fai il bravo…. su, fai il bravo….che se torni a cuccia di diamo il biscottino…. su dai …… da bravo”.
Io ero impietrito!!!
Lui ridendo e stando al gioco esclamò:” ….vedi che è cattivo? …….mmhhh……Non vuole tornare a cuccia!”.
E lei di rimando rispose :” …..bisogna usare le buone maniere Amir. …..Altrimenti non si ottiene nulla!”. È scoppio di nuovo a ridere sboccatamente.

Continuò ad accarezzargli quell’uccello smisurato e violaceo sulla cappella come se stesse accarezzando un cagnolino immaginario esclamando :” su, vai a cuccia …..sennò il tuo padrone ti da le botte!”.
È per trattenere una sonora risata gli scappò dalla bocca una pernacchia che divenne una pioggerellina di saliva che sputò sull’uccello. Anche questa scena si tramutò di nuovo in una contagiosa risata.
Amir continuava:” è cattivo, mmmhhh….. vedi che è cattivo! …… Adesso gli meno!”.
E mia moglie oltrepassando ogni pudore urlò:” NO FERMA!!! ……Non gli menare!”.
Si avvicinò lentamente quasi tentennando al suo cazzone e cominciò a baciargli la cappella. Prima quasi a sfiorarlo e poi sempre più con un contatto evidente.
“ mmmhm…. vediamo se torna a cuccia…. mhhh… smack….vediamo”.
Non credevo ai miei occhi! Lo stava baciando sulla punta del suo cazzone marmoreo, mentre con entrambe le mani glielo accarezzava dalla base. Io ero lì ero impalato e per di più, sorpreso di me stesso, con l’uccello in tiro.
Cinzia sempre appoggiata con la pancia al tavolo, continuava imperterrita a sbaciucchiare quell’enorme sesso maschile senza ritegno o vergogna per la mia presenza. Io mi misi dietro di lei e cominciai a toccarle il culo che nel frattempo le si era scoperto per la posizione. Indossava un perizoma di cotone nero stavolta leggermente sbiadito per i lavaggi.
Mentre lei continuava con il lavoro di sbaciucchiamenti Amir le diceva “ vedi che è cattivo. Non torna a cuccia. È cattivooooo, lo vuoi capire?!”.
E mia moglie aggiunse :” non preoccuparti …. sono sicura che è un bravo cagnolino… ci vogliono solo le buone maniere!”.
È detto questo apri leggermente le labbra e con la lingua e cominciò a strofinargli la cappella violacea con dei movimenti circolari.
Che fortunato questo ragazzo pensai io!!! Il più bel pompino della sua vita! Ed io ne ero spettatore!!!
La lingua si muoveva lenta per esplorare ogni millimetro del suo glande con una maestria degna di una geisha. Io osservavo quella scena ed ero completamente invasato ed infoiato e dimentico della gelosia mi feci complice di quella situazione.
Le sollevai completamente la gonna e una vampata di odore di sesso mi assalì. Cominciai a scivolare con la mia lingua lungo i suoi fianchi avvicinandomi alla sua fica. Quando arrivai in prossimità del suo culo vidi le mutandine nere che avevano un alone più scuro verso la fica. Mi avvicinai con la lingua e con i denti le scostai il lembo di tessuto che mi separava dalla sua profondità. Ebbe un sobbalzo che spostò la mia lingua dal suo orifizio.
Allora le premetti la schiena contro il tavolo per tenerla ferma e scostato di nuovo la mutandina affondai la mia lingua in quella caverna densa di umori, calore e sensazioni inimmaginabili.
Sentivo i suoi mugugni con le vocali soffocate. Segno che la sua bocca era occupata. Mi spinsi ancora oltre con la lingua a cercare le sue profondità. Avvertivo il calore, le pulsazioni della sua fica mentre un liquido denso avvolgeva la mia lingua compresa la mia bocca. La tenevo ferma con le mani perché si dimenava ad ogni moto di esplorazione della mia lingua.
Siccome non sentivo più parlare e non sapendo cosa stesse accadendo allontanai il mio viso dalla sua fica per osservarli. Mia moglie aveva quasi tutta la sua cappella in bocca e ritmicamente si piegava leggermente da una parte per strusciare la sua punta sulla guancia. Alternava la parte interna della guancia all’altra. Poi lo faceva uscire leggermente, socchiudeva le labbra per premerle dolcemente e poi via di nuovo tutto in bocca verso l’altra guancia. Che lavoro di bocca! Da vera troia. Mai avuto un trattamento così io. Dovevo insistere e non poco per farmelo prendere in bocca.
Allora dissi:” beh, questo cagnolino si è messo a cuccia?”. Non ricevetti risposta tanto che era impegnata in quel lavoro. La vista di mia moglie con quel cazzone africano mi infoiò così tanto che tirai fuori il mio uccello e lo infilai senza indugi nella fica di mia moglie. Scivolò dentro senza nessuna resistenza. Mi fermai tutto dentro per sentire la fine della parete della sua fica che mi sembrava più profonda e più bollente che mai. Da quella prospettiva vedevo benissimo una scena che mai avrei immaginato di vedere. E come resistere a tale visione erotica? Ebbi un orgasmo violento dentro di lei che nel frattempo si dimenava con il culo e questo aggiungeva piacere e godimento al mio cazzo. Lei, in un momento il cui la verga di Amir fuoriusci dalla bocca sussurrò qualcosa come :” mmmhhh…..ancora… dai….dai “, incitandomi a scoparla ancora.
Rimasi dentro muovendomi leggermente per stimolare ancora il mio uccello che nel frattempo aveva perso un po’ di erezione. Allora mi concentrai sulla visione della mia mogliettina intenta al miglior pompino della sua vita.
Dove l’aveva imparata questa arte? Sembrava la più esperta pompinara d’Italia.
Adesso con la lingua scendeva dalla parte esterna verso la base del cazzone fino a quando non arrivò al testicolo e con fare da esperta lo risucchiò delicatamente. Poi abbassò di lato con le mani la verga e scivolò con la lingua fino in punta. Apri leggermente le labbra e strofinò la cappella nella fessura che si era formata tra le due labbra senza però farlo entrare. Sempre il tutto delicatamente e con passione. Poi apri di nuovo la bocca e la cappella violacea sparì in quella cavità accogliente e calorosa.
Sentii ansimare Amir in maniera più intensa e cominciai a vedere che ai lati della bocca colava del liquido biancastro misto a saliva. Stava sborrando nella sua bocca e mia moglie glielo lasciava fare. La teneva leggermente aperta in maniera da far fuoriuscire il suo seme ma nello stesso tempo sentirne il suo sapore. Un rivolo di sperma aveva invaso il viso di mia moglie che continuava imperterrita. Poi ad un certo punto quando capì che l’uccello oramai si era svuotato lo tirò fuori dolcemente e continuò a baciarlo con le labbra ed a strofinarlo per alcuni istanti. Amir aveva lo sguardo perso nel vuoto per il godimento. Il suo uccello cominciava ad afflosciarsi ma era sempre notevole. Cinzia continuò a leccargli la cappella con le ultime gocce di liquido seminale che si affacciavano di tanto in tanto fino a quando ripulito per bene lasciò andare quel mostro di cazzone svuotato e oramai quasi floscio.
Amir mi guardò e sorrise benevolmente. Mia moglie si sollevò dal tavolo tirandosi su le mutandine e disse senza guardarmi che sarebbe andata a lavarsi.
Io rimasi senza parole. Fino a che punto un uomo si spinge preso dalla carica erotica di un sogno o desiderio?
Una domanda a cui non so dare risposta!

4 Atto

Amir nel frattempo si era tirato su i pantaloni e mi guardava come a volermi chiedere cosa dovesse fare adesso. Gli chiesi se volesse lavarsi e dato che sapeva oramai dov’era il bagno lo invitai a salire ed a usarlo.
Dissi “ il tuo asciugamano è ancora lì”.
Sentii lo scrosciare dell’acqua immediatamente appena chiuse la porta.
Mi sedetti sulla poltrona a ripensare a quanto accaduto. Era tutto come se fosse annebbiato o sbiadito. La stessa sensazione di quanto ti svegli di notte dopo un brutto sogno chiedendoti se fosse reale o no.
Ma ecco che Amir rientrò in stanza e mi resi conto che ciò che era accaduto non era frutto della fantasia ma era più che reale. Era un fatto realissimo. Lo avevo davanti.
Invitai Amir a sedersi per parlare con lui. Si sedette di fronte a me sulla poltrona.
Dissi con tono perentorio e severo:” Amir se fai parola con qualcuno di quanto accaduto qui io faccio di tutto per rovinarti la vita! Conosco Samuel da tantissimo tempo e ti faccio licenziare! Stai capendo cosa sto dicendo?”.
Amir con lo sguardo basso e con l’espressione di chi viene colto in flagrante rispose :” Io sono stato stupido e sciocco. Non uscirà una parola da questa bocca. Vi chiedo perdono delle mie azioni”.
Io, come già accaduto in precedenza, rimasi colpito dalla genuinità di questo ragazzo che sembrava davvero sincero e spontaneo.
Ecco che proprio in quel momento rientrò Cinzia che sorpresa di vedere ancora Amir in casa mi guardò perplessa.
Dissi a mia moglie di sedersi. Aveva indosso ancora lo stesso vestito ed i suoi immancabili tacchi. Si sedette accavallando le gambe accanto a me di fronte ad Amir.
Aggiunsi :” stavo appunto dicendo ad Amir che quello che è successo qui non deve uscire da questa casa!”. E poi :” Amir rispondi a mia moglie cosa mi hai appena detto!”.
“ Ho chiesto scusa per quanto è successo. Vi chiedo perdono. Sono un ragazzo di parola e non dirò a nessuno per rispetto a voi di stasera. Ve lo giuro! “. E pronunciò alcune parole incomprensibili nella sua lingua.

Anche a mia moglie deve essergli sembrato sincero e spontaneo forse anche per il gesto che seguiva la sua comunicazione che era quello di piegarsi a mani giunte ed inclinare leggermente il capo.
Ci comunicava la sua sottomissione e sincerità.
“Bene!” rispose Cinzia :” sono felice che tutto rimanga fra noi perché forse abbiamo bevuto troppo”.
Poi aggiunse :” è stata anche colpa nostra. Non siamo abituati a certe cose ed a volte l’alchool fà brutti scherzi” e mi guardò come a cercare consenso.
“Si, si è vero “, dissi io con esitazione. Mentivo perché io dentro di me lo desideravo, lo avevo sempre desiderato. Desideravo vedere mia moglie fare sesso con un altro mentre la scopavo o le leccavo la figa. Un sogno nel cassetto avveratosi in una sera d’estate senza la premeditazione. Un colpo di fortuna. Ma lo tenevo stretto stretto per me questo intimo segreto.
Poi dissi :” beh, adesso è fatta! Non si può tornare indietro”.
“Amir promettimelo” tuonò ancora mia moglie con un tono tagliente.
“Certamente, sono di parola!”.
Amir aggiunse :” parola mia, signora. Sono una persona d’onore. Io rispetto quello che dico!”. Ed inchinò leggermente la testa in avanti giungendo le mani come oramai solitamente ci aveva abituati.
E la guardò con espressione dolce e benevola.
“Va bene ti crediamo!”. Lei poi continuò dicendo:
“Ora credo che tu possa andare, dopotutto sarai anche contento. Hai mangiato, bevuto e anche…. Beh….hai capito!!!” ridendo animatamente.
Amir ci sorprese con una domanda:” posso tornare a trovarvi qualche volta?” sorridendo maliziosamente.
Io e mia moglie ci guardammo negli occhi imbarazzati da tale spudoratezza. Mia moglie scavallò le gambe si avvicinò a lui sporgendosi in avanti e rispose subito :” sarebbe meglio di no Amir. È meglio per tutti! Non credo sia una buona idea!”.
Ad Amir a questo punto vennero quasi le lacrime agli occhi e dispiaciuto disse :” non me ne va bene una. Mi caccio sempre in mezzo ai guai! Davvero io non volevo creare problemi!”. Aveva gli occhi lucidi e tristi. Ci impietosimmo.
Mia moglie si alzò e si mise accanto a lui e gli prese la mano. Se la mise tra le sue e la appoggiò sulle sue gambe che nel frattempo per la vicinanza toccavano quelle di Amir.
“Devi capire che non è cosa bella fare ciò che abbiamo fatto!”.
Sospirò un attimo fissandolo negli occhi e poi continuò:” tu sei un ragazzo che ha bisogno di compagnia anzi di una compagna giovane e che possa amarti. Sei una persona straordinaria e sensibile e te lo meriti!”.
Adesso dagli occhi socchiusi e tristi gli uscivano dei lacrimomi. Mia moglie si avvicinò un po’ di più e gli asciugò una lacrima con un dito.
Poi con senso di affetto materno lo abbracciò rincuorandolo.
Poi si ritrasse di colpo ed esclamò urlando :” AMIR MA POSSIBILE CHE ANCORA?!?”.
“Cosa succede?!” dissi io.
E mia moglie indicando con il dito i pantaloni di Amir, aveva notato il suo uccello che in stato di costrizione stava per uscire di nuovo.
“Eddai basta! Non se ne può più! Ma che sei un bambinone depravato?”.
“Vi prego, scusatemi ……un ultima volta….. sigh…..voglio stare con voi …… vi prego…..un ultima volta” singhiozzò.
Davvero strana come situazione pensai. La serata sembrava non finire più e questo ragazzo sembrava animato da chissà quale carica erotica nei confronti di mia moglie.
Cinzia disperata gli prese le mani e disse :” Amir ….”, sospirò “non è cosa buona quello che ci stai chiedendo. Lo sai?”.
“ Si … lo so!”
Cinzia ed Amir rimasero alcuni minuti guardandosi negli occhi senza parlare, con le mani di lei che tenevano le sue.
Ad un tratto lei chiese:” cosa vuoi Amir? Dimmelo…. su… dimmelo!”.
Lui la guardò negli occhi deglutì rumorosamente e sussurrò :” voglio …….voglio ……insomma…..voglio fare l’amore con te. Voglio possederti….voglio prenderti…. so che il mio uccello non si abbasserà finché non avrà trovato il tuo corpo!”.
Spudoratamente disse queste parole in mia presenza senza preoccuparsi minimamente della mia gelosia. E questa cosa da una parte mi fece male ma dall’altra mi eccitò tantissimo.
Mia moglie senza né guardarmi o chiedermi qualcosa lasciò le mani di Amir e lentamente le appoggio sul suo uccellone. Lo liberò lentamente dai pantaloni e si avvicinò alla bocca di Amir che sfiorandolo leggermente gli disegno un bacio di approvazione e di seduzione. Poi lui apri la bocca e le lingue si incontrarono voluttuose e desiderose di esplorarsi. Lei intanto gli massaggiava l’uccellone che era tornato più duro e marmoreo che mai. Dopo alcuni attimi di toccamenti ed esplorazioni orali lei si abbassò leggermente e prese a baciargli la cappella con devozione e desiderio. Lui gli teneva la testa e la guidava con le mani indirizzandola sui punti di piacere. Poi si staccò da quel cazzone per cercare di nuovo le labbra di Amir che la travolse con veemenza. La spinse indietro facendola cadere sulla poltrona con le gambe appena divaricate. Si fermò ad osservarle le cosce e la parte delle mutandine che faceva capolino sotto la gonna. Esclamò:” è cominciato tutto da questa visione oggi pomeriggio. Voglio guardarti centimetro dopo centimetro e ricordarti tutta per sempre”.
Lei al suono di queste parole aprì ancora di più le cosce mostrando la nuvola di peli pubici che erano coperti a malapena dalla parte della mutandina che oramai fradicia le si era inzuppata di nuovo di umori.
Oscenamente a gambe aperte, lei si mostrava e si donava a lui spudoratamente nonostante la mia presenza.
Io avevo l’uccello oramai in fiamme e me lo tirai fuori per evitare che scoppiasse.
Lui cominciò a leccarle la fica senza toglierle le mutandine aumentando di fatto il desiderio di mia moglie. Si dimenava e si contorceva mugolando come una vacca in calore. Dopo un po’ vidi Amir che si aiutò con un dito a spostare il lembo della mutandina per poi infilarci dentro il medio e l’indice. Stantuffava con movimenti ritmici alternati a quelli rotatori fermandosi solo ad appoggiarsi le dita sulle labbra per gustarne gli umori ed il sapore del sesso di mia moglie. Come lo conoscevo bene quel sapore. Era la cosa più eccitante per me che possa trovare in una donna. Il sapore del sesso, e quello di mia moglie lo conoscevo bene.
“Scopami,scopami……si dai…..mmmhhhh scopami”.
Ma lui si avvicinò con la bocca, e con la lingua cominciò a rovistare la fica umida e filante di umori e piacere. Lei gemeva e si contorceva mentre soffocava degli urli improvvisi dettati dagli spasmi di piacere e godimento.
Io mi avvicinai a lei con il cazzo in tiro e mi misi in ginocchio sulla poltrona.
Le abbassai il vestitino per scoprirle i seni che ondeggiavano per gli spasmi. Le toccai un capezzolo che era durissimo e le misi in bocca il mio uccello che era bollente ed in piena eccitazione.
Amir intanto con le dita le aveva scostato le grandi labbra e con la lingua la penetrava senza tregua. La sua bocca era intrisa di filamenti di bava ed umori della sua fica. Che spettacolo! Era così eccitante e soprattutto così vero. Non resistetti più a quella visione che le venni subito in bocca con tanta di quella sborra che mia moglie ingoiò in parte mentre il resto le restò un po’ sulle labbra. Io allora con la mia cappella strusciai il mio seme e glielo feci prendere di nuovo in bocca guidandola con le mani per farmelo ripulire. Del resto aveva fatto così anche con Amir poc’anzi.
Lui intanto era chinato ancora sulla fica di mia moglie mentre il suo cazzone penzoloni gli toccava per terra. Io intanto confidavo in un’altra mia erezione tanto che le avevo appoggiato la cappella sulla fronte e ogni tanto la schiaffeggiavo con il mio pene.
Ad un tratto la testa di mia moglie scivolò verso il basso perché Amir l’aveva tirata a sè ed era pronto per scoparla. Vidi che le strusciò la cappella sull’ingresso della sua fica per inumidirselo. Poi cominciò ad usarlo come un bastone picchiando l’entrata della sua vagina. Lei si contorceva per il piacere ed ansimando gli disse :” sii….. mmhhhh….dai Amir….scopami….scopami forte…. Mettimelo dentro…. Tutto lo voglio….lo voglio…..siiiii…..dai…..”.
Amir tentennò quasi safficamente a volerla far soffrire. Infatti si fermò guardandola negli occhi con un espressione di sfida.
Lei urlò :” sbattimi….ti prego sbattimi…. Mettimelo dentro….ti prego…. Non resisto più……”.
Adesso il respiro le si faceva pesante :” sei uno stronzo….stronzo…. ti stai approfittando di me….. stronzoooooooo…..ohhhhh….ahhhhhh” e mentre gli diceva tutte le parolacce lui la impalò.
Entrò agilmente nella fica nonostante le dimensioni perché gli umori avevano dato il benvenuto al suo il cazzone.
Lui si ritraeva lentamente ed ad ogni colpo di reni entrava un po’ più dentro.
Lei si mordeva le labbra e mi stringeva la mia mano come se stesse soffrendo. Mi ritrovai di nuovo con l’uccello in tiro per lo spettacolo erotico a cui assistevo.
Amir questo punto aumentò la frequenza. Ai suoi colpi corrispondevano i mugolii di mia moglie. Gli rimisi l’uccello in bocca con un po’ di fatica perché non collaborava. Sembrava in trance tanto era ubriaca di cazzo. Gli stantuffamenti di Amir provocavano lo spostamento di tutto il corpo di mia moglie e quindi dato che aveva il mio cazzo in bocca mi regalava un piacere sul piacere.
“mmmmhhh…..MMMMMMMHHHHHHH…..SSSIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII……..” mia moglie lasciando fuoriuscire il mio uccello si abbandonò a tale espressione di godimento. Raramente con me l’avevo sentita così devastata di piacere.
Amir tolse il suo cazzone ed in un secondo, fulmineo si mise cavalcioni davanti alla bocca di mia moglie che inerme apri la bocca per ricevere il quarto orgasmo di quell’uccellone fuori dal comune.
Stessa scena di prima con la cappella che fece fatica ad entrare in bocca a Cinzia dato che era abbandonata all’orgasmo e quasi priva di sensi. Adesso il suo seme era quasi tutto sul suo naso e le labbra. Amir allora con il suo cazzone glielo strusciò tutto ed un po’ alla volta glielo portò alla bocca con un lavorìo paziente e lussurioso. Si aggiunse dopo pochi istanti il mio seme che si unì a quello di Amir che non trattenni che mi fece quasi svenire per il godimento.
Attimi di sospiri, i battiti cominciarono a ralllentare, l’odore del sesso di cui eravamo intrisi ci inebriava e ci ubriacava. Poi lentamente mia moglie riaprì gli occhi e con le mani cercò di ripulirsi il viso. Mi guardò affranta e con senso di angoscia e pudore disse:” cosa abbiamo fatto!!!”.

scritto il
2023-03-07
1 . 4 K
visite
0
voti
valutazione
0
il tuo voto

Continua a leggere racconti dello stesso autore

racconto precedente

Il tacchino al forno

racconto sucessivo

Il tradimento
Segnala abuso in questo racconto erotico

Commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.