Pioggia di piacere
di
Colpoli
genere
etero
La incrociavo in paese ogni giorno sognando di scopargli quelle tettone enormi in tutti i modi possibili per poi ricoprirle di sborra. Una sera la vidi tutta sola con passo frettoloso sotto la pioggia che tornava a casa. Mi decisi. Mi fermai con la macchina finestrino aperto: ciao Mariarita, non vuoi un passaggio a casa, ti bagnerai tutta...avvicinandosi togliendosi il cappuccio disse con voce squillante: sono quasi arrivata a casa grazie. Insistetti: dai sali almeno ti riposi un po' seduta al caldo fino a casa...seppur di mala voglia accettò. Seduta affianco a me finalmente potevo ammirare le sue bocce giganti da vicino e la fortuna volle che vuoi per il freddo, vuoi per la pioggia che le aveva bagnato la maglietta, due grossi capezzoli emergevano gonfi e turgidi sotto la maglietta. Il cazzo mi si drizzò in un baleno e privo ormai di qualsiasi inibizione le dissi: le tue belle tette enormi mi fanno arrapare come una bestia; te le hanno mai toccate, leccate, baciate per bene? Andiamo sotto casa tua dentro qualche campagna e mostrami le tue forme arrapanti senza vestiti. Rimase senza parole, ma vidi nei suoi occhi il piacere di essere desiderata sessualmente. Qualcosa però la frenava, così le accarezzai il viso, i capelli e quando la mano arrivò sulla spalla di colpo si scansò. Dopo un breve silenzio disse: portami dove nessuno ci vede e mi spoglierò tutta per te, ma fuori dalla macchina, al buio. Ma piove ancora, ci inzupperemo tutti le dissi. Conosco un posto dove c'è una capanna abbandonata. Mi spoglierò tutta sotto il tetto di legno sul retro. Li saremo coperti e mi spoglierò tutta per te. Come vuoi Mariarita, andiamo risposi, già pregustando l'odore di sesso della sua pelle mentre l'avrei leccata da cima a fondo. Quando arrivammo nei pressi della capanna le presi la mano e le feci sentire quanto duro mi aveva fatto diventare il cazzo il solo pensiero di averla nuda tra le mie grinfie. Dai prendilo in mano non resisto più! Al diavolo la capanna! Scopri quelle tettone e fattele strizzare per bene! Agguantai con le mani quei due cocomeri: i piani sono cambiati cara Mariarita, faremo in macchina l'aperitivo e poi penseremo alla capanna. Non mi piace così disse. Vedrò di rimediare mia cara, fammi spazio col sedile. Davanti a lei le sbottonati i pantaloni dicendogli: farò in modo che ti piaccia, ti leccherò la figa fino a che non verrai spruzzando come una fontana sulla mia faccia. Ti faccio impazzire di piacere. Tra le mutande bianche si vedeva una boffa nera pelosa, proprio come piace a me. Anche la tua figa è tanta, bella pelosa come dio l'ha fatta. Le sfilai in fretta le mutande e allargate le cosce affondai la bocca tra le sue gambe, su quella boffa bagnata. Con le mani spostai il cespuglio folto e apparsero due labbra di figa carnose e impregnate di eccitazione. Immersi la bocca nel buco di carne della figa e lo scopai con la lingua mentre sgrillettavo il clitoride. Non fece resistenza alcuna, si abbandono con tutta se stessa contorcendosi e indurendo i muscoli del bacino e delle chiappe. Mi prese la testa e me la spingeva sulla figa ansimando freneticamente. Ti piace eeh? Posso fare di meglio sai. Infilai due dita nella figa poste ad uncino con la punta che spingeva in su il ventre in cerca del punto che l'avrebbe portata verso l'orgasmo totale. Man mano che calibravo i movimenti masturbatori basandomi sulle sue reazioni di piacere più intense, toccavo, leccavo e mordicchiano le sue tettone con foga, dicendogli ripetutamente: dai vieni Mariarita, vienimi in faccia, non ti trattenere su sborrami in faccia come una fontana. Sto impazzendo dai dai! Disse lei mentre i suoi occhi si ribaltavano all'indietro come un' indemoniata, e gridò: si si!! Eccooo! Vengo dio mio!! E alzò di scatto il bacino dal sedile e mi tolse le dita dalla figa per esplodere come una tubatura sfondata inzuppandomi tutta la faccia col suo liquido afrodisiaco. Ecco, dissi alla fine. Ora non puoi più dire che non ti piace...ho mantenuto la parola, ora tocca a te mia cara maialina. Vediamo che sai fare. Si ricompose col fiatone e uscì dalla macchina per andare sotto il tetto della capanna. Vieni qui disse. Quando arrivai da lei stava buttando il reggiseno sulla terra. Non basta le dissi, spogliati tutta, perché adesso ti scoperò a pecora e mentre ti penetro tutta la figa sbattendoti per bene, le mie mani saranno sulle tue tettone tutto il tempo. Faceva freddo e non era il caso di fare troppe cerimonie, così evitai di trattenermi a lungo per dare vita al mio più grande desiderio. Quando sentii la sborra salire in punta, sfilai il cazzo e la feci girare. Adesso in ginocchio prendi in bocca il cazzo e spompinalo per bene. Tremavamo per il freddo e volevo concludere subito, così afferrai con tutte e due le mani la sua testa e le scopai la bocca con ardore facendola respirare con affanno. In pochi minuti tirai fuori il cazzo dalla sua bocca e sborrai come un maiale sulle sue tettone enormi, e poi guardandole ricoperte di bianco le dissi: sali in macchina, così, nuda. Le spalmai la sborra su tutte le tette massaggiandole e le dissi: oggi un sogno, domani un altro, se vuoi. Sorrise, con calma si rivestì e poi mi disse: voglio. Si coprì la testa con il cappuccio e tornò a piedi da sola a casa, bagnata dentro dal piacere, e fuori dalla pioggia battente.
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