La Biblioteca.

di
genere
pulp

"… sta sanguinando.”

L'oscuro veggente era un luogo di rovina e perdizione della città Decadente.

-Le mura si stanno sgretolando!- disse il cantastorie cieco. Non c'era da stupirsi, gli orologi avevano smesso di battere il tempo da molto. Il poeta farneticava di false ideologie su di un palco improvvisato. I tavoli ricoperti da uno strato di polvere, e i liquori, posti dietro il bancone consumato, erano di un colore opaco. La vecchia cartomante si aggirava per i tavoli con andatura zoppicante, ricurva su se stessa, mescolando le Carte del Destino, bisbigliava fittizia.
Tutto era destinato a dissolversi.
-Non ci vorrà molto per vedere la fine- rispose l'uomo con il completo elegante, sedeva al tavolo con il cantastorie quando Greta entrò sbattendo la porta. Portava tra le mani una scatola antica. La tenutaria, a lungo la fissò con quegli occhi vibranti di lasciva voglia, cercando di intuire i segreti della ragazza dalla folta chioma ribelle. Greta non si scompose, aggirando Madama e posizionandosi al suo tavolo con grazia innata. La scatola posò sulla superfice legnosa.

- Cosa hai tra le mani, cara ragazza?- la cartomante mormorò.

- Nulla, una scatola- concluse in fretta la giovane.

Trovò la chiave, spinta da un innocente interesse la mosse.
L'antico meccanismo si mise in moto. Una musica e la giostra con i cavalli d'oro emerse dallo scrigno. Greta rimase estasiata. A lungo trattenne il fiato e i suoi occhi si riempirono di meraviglia.
Lo stupore era sul volto di tutti.

I cavalli d'oro volteggiavano lenti, la musica dolce cullava la mente, donava carezze.
La giostra girava, e girava e girava ancora, la musica era sempre piú intensa, i cavalli sembravano prendere vita alimentati da quel vortice di energia che il carillon stesso emanava. Un energia perversa e lasciva. Greta ne fu ubriaca , impallidì, sentì tutto il suo corpo irrigidirsi, le palpebre si chiusero.

Cadde in un sonno profondo.

- Gli orologi si sono fermati. Le mura si stanno sgretolando. La cupola che protegge la città è lesionata.-
- Non ci vorrà molto a vedere la fine.-

“ No! Ancora una volta. Proviamoci. Continua a sanguinare…”

La Dreamer's era un luogo per sognatori, la più grande libreria di tutta la città. La porta cigolò, quando Greta fece il suo ingresso, mosse dei passetti leggeri e fece per storcere il bel nasino a causa della puzza di stantio al suo interno, si guardò intorno. La luce filtrava dai vetri illuminando in coni i granelli di polvere che volteggiavano nell'aria, una scrivania di legno massiccio all'ingresso. La forma della libreria era ottagonale dove al centro della grande sala il pavimento creava linee che ricordavano la sagoma stessa. In cerchio i vari scaffali di libri, Greta provò a contarli senza successo. Maestosa in un angolo, regnava la grande scala a chiocciola che portava ai piani superiori, logora con intarsi che ricordavano i filari più pregiati. Un tempo doveva essere bella. Un tempo. Non ricordava cosa l'ha attirato tanto, se quella luce dell’insegna che le ricordava momenti della sua infanzia o altro.
-Ciao, tu devi essere Greta!?- una testa ricciuta fece capolino da alcuni scaffali ai piani alti.
La ragazza si guardò intorno e solo dopo lo intravide dalla balaustra.
-Come conosci il mio nome? –
- Ti vedo spesso passare di qui!- disse la voce baritonale.
Greta avvertì una sensazione di freddo, prese a strofinare le braccia senza alcun risultato. Lì l'aria risultava essere gelata mentre fuori, fuori era primavera.
-Si, è vero, ma tu lavori qui?-
Ora la voce aveva un volto e corpo. Un giovane uomo alto nella media, magro e spalle larghe, una massa di capelli mossi e occhi verde intenso. Aveva un viso spigoloso, un naso aquilino e lo sguardo era, in un certo senso, ammaliante.
-Sono il custode- prese a scendere le scale. – Mio nonno lo era prima di me, ora morto. Questo… è diventato il mio regno- si avvicinò a lei, un breve inchino. -Sebastian Strauss- sorriso furbo e occhi accesi.
-Come mai una ragazza carina come te viene in un posto misero come questo?-
Greta fece spallucce, voltandosi nelle direzioni in cui Sebastian si portava, lui le aveva iniziato a girarle intorno come se fosse un qualsiasi animale predatore.
-Cerco un libro!- disse con sdegno ricordandosi il compleanno imminente di sua sorella e cosa le aveva accennato al riguardo.
Il ragazzo sorrise, - quale libro?-
-Non lo so.-
-Come non lo sai?-
Greta fece una smorfia.
-Come posso aiutarti?-
-Non lo so… mia sorella mi ha chiesto un libro per il suo compleanno, è una ragazza molto difficile.-
- Mh, ne avrei qualcuno che fa al caso tuo, ma dobbiamo trovarlo tra migliaia di libri! Sei disposta a farlo?-chiese lui.
- Si, sono disposta a fare molto di più per mia sorella.-
Gli occhi verdi di Sebastian si illuminarono, c'era qualcosa di particolare in quella figura, pensò Greta.
-Non credo che tu sia disposta a darmi ciò che voglio. Ci sono libri di un certo valore. Preziosi.-
-Per lei posso fare di tutto!-
-Non giocare con le parole hanno valore, un valore importante, piccola Greta. Davvero sei disposta?- richiede il giovane.
-Si.-
-Mhm…- Sebastian si toccò l’ accenno di barba sul mento con fare pensoso, - saresti disposta a spogliarti e toccarti per me?-
Greta rimase stupefatta, arrossì.
Sebastian era ammaliante e seducente, la giovane donna non seppe sottrarsi a quello sguardo.
-Si- affermò.
-Allora spogliati!-
-No, voglio prima il libro. Poi avrai ciò che cerchi.-

Libri, libri sparsi ovunque. Non sapeva per certo da quando tempo era lì , il viso di Sebastian presentava una barba cresciuta, la faceva pensare ma nella città gli orologi avevano smesso di battere, il tempo non esisteva più.
-Cosa mi dici di questo?- il custode si affacciò da dietro uno dei tanti scaffali, con in mano un tomo dalla copertina grottesca. La ragazza scosse il capo sbuffando, si accasciò a terra sentendo le forze mancare. Si chiese tante cose e, nel mentre lo faceva, il suo viso era rivolto al pavimento ricoperto da uno strato di polvere.
‐Uh… guarda che strano! Mio nonno custodiva questo ben di Dio!-
-C… co… cosa?-
-Guarda!-
Quando Greta posò lo sguardo su quel oggetto sentì le forze mancare. La copertina in cuoio aveva incastonata una pietra verde smeraldo.
-È questo ciò che cerchi?- lo agitò nell'aria.
-Si!-
Sebastian sorrise. -Lo sapevo!-
-E come?-
- Semplice: lo so è basta!-
-Dammi il libro!-
-No. Devi darmi prima ciò che mi spetta!-
Greta lo guardò.
-Dammi prima il libro…-

-I patti sono patti, non puoi tirarti indietro. Tu mi dai ciò che voglio e io, in cambio, ti do il libro che cerchi!-

Greta ci pensò.

Il vestito venne giù che una meraviglia. Corpo giovane, pelle di seta candida. Collo fine e spalle sottili a reggere un seno dalla forma abbondante, alto, rotondeggiante piccole areole color pesca e bottoncini turgidi piccolini. Le linee si stringevano alla vita per poi allargarsi sui fianchi. Intimo quasi inesistente che tirò giù mostrando la sua intimità con un folto vello di peli scuri sul monte di Venere. Aveva il viso arrossato quando Sebastian gli ordinò: - guardami e masturbati. –
Era assurdo.
Tutto era così assurdo.
Lui si avvicinò, si mise in ginocchio davanti a lei. Prese a armeggiare con i pantaloni mentre lei lo guardava con sconcerto, lo tirò fuori. Era duro, nodoso, largo con un glande rosso e prominente. Greta ne rimase rapita, si scoprì eccitata quando lui lo impugnò, la mano che andava su e giù a tirare la pelle e sfregare sul glande.
-Lo vuoi vero?! Vuoi il mio cazzo…-
-Si…-
-Dimmi che lo vuoi adesso… -
-Lo voglio adesso!-
-Come?-

La ragazza non rispose ma si capì quanta voglia avesse di sentirlo tra le mani, nella bocca, dentro di sé.
Era un desiderio impellente, ruvido che grattava contro le pareti della testa. Si infilò due dita dentro, era bagnata, calda, vogliosa di lui. L'avrebbe preso. Avrebbe gridato, avrebbe goduto…
La testa le girava, tutto intorno a se girava… Sebastian godeva, lei godeva… tutto girava.
Tonfi alla porta.
-Aprite.-
-Polizia. Aprite!-
Greta si destò tra la polvere e i libri caduti sul pavimento, abbracciato a se aveva quel che cercava. La luce filtrava tra i vetri scrostati.
I tonfi alla porta erano persistenti. Si alzò barcollante mettendo il libro nella sua borsa. Andò alla porta ..
-Signorina Whig? ... sono l'agente Sorro e questo e il mio collega Tito. Deve seguirci in centrale.-

… La centrale di polizia era il luogo più decadente di tutta la città, situata in una zona di confine, dove il varcarlo era già un pericolo. La strada serpeggiava deserta davanti la volante, marciapiedi sporchi, strade sporche, ratti e tanto altro in quel luogo abbandonato al mondo. Greta era sulle spine, ansiosa di tirarsi fuori dai guai. Ma come ci era finita? La faccia dei due poliziotti era indecifrabile per lei, di tanto gli lanciavano occhiate sbieche che la facevano sussultare. L'edificio davanti loro si apriva come ali di pipistrello, grigio, una recinzione invalicabile e, davanti le poche finestre, sbarre di ferro. Il cancello si aprì e la macchina fece il suo ingresso. Al interno rispecchiava lo stesso: telefoni squillavano a vuoto, panche di legno scricchiolanti dove individui loschi sedevano aspettando il turno mentre una guardia faceva da piantone. Quando la porta si aprì e Greta entrò scortata dai due poliziotti, quelle fecce umane la guardarono intensamente e fecero ghigni perversi, qualcuno audace fece un suo commento guadagnandosi una manganellata dalla guardia. La ragazza trattenne il respiro fin quando entrarono nello studio del commissario. Una stanza anonima, caratterizzata da una grande scrivania e un armadietto di ferro con piccoli scomparti. Il commissario Ramirez sedeva alla poltroncina girevole. Messicano, occhi piccoli taglienti e pochi capelli ancora scuri in testa. Basso e tarchiato fumava sigari maleodoranti e puzzava di rum e chissà cos altro. Fece cenno a Greta di sedersi alla sedia di fronte.

-Signorina Whig non mi dilungo a presentazioni o altro, andrò dritto al punto e voglio che lei sia sincera.- Gli occhi di Ramirez non ammettevano repliche perfino la voce rauca trasudava sicurezza e determinazione, era un asso negli interrogatori capace di stanare un assassino perfino da ubriaco, ma le piccole debolezze di quest’uomo non l'hanno portato a crescere, non più in là della città decadente.

- Cosa ci faceva alla Dreamer's?-

-Cercavo un libro.-

-Cercava un libro proprio lì, perché mai, la città è piena di librerie signorina! Non serve andare in una chiusa.-

-Come chiusa?-

Il commissario assottigliò lo sguardo, diede un tiro a quel mozzicone di sigaro che tratteneva tra i denti. Il fumo nauseante colpì il visetto di Greta facendola tossire.

-Non faccia la finta tonta. Si è chiusa per tre giorni in quella libreria, il vicinato ha dato l'allarme perché sentiva delle urla e rumori.-

La guardò truce.

-Abbiamo testimoni.-

-Ma c'era il custode con me, Sebastian… Sebastian Strauss.-

Ramirez la guardò seccato, trascinandosi sulla sedia aprì uno dei scomparti dove c'erano cartelle impolverate, ci passò il dito sopra sfogliando una a una per poi prendere quella desiderata. -Ecco!- la cartella fece un tonfo sulla superficie legnosa, Greta sobbalzò.

-Guardi lei stessa!-

"Sebastian Strauss nato nel : 1840 deceduto nel : 1870. Trovato suicida per impiccagione nella Dreamer's. Il ragazzo era stato accusato di diversi omicidi tra cui due nobildonne che aveva circuito e seppellite nella libreria, perfino il nonno aveva trovato lo stesso destino dopo aver scoperto dove giacevano i corpi femminei. Sebastian, alla fine, si era chiuso nella libreria sostenendo di essere perseguitato dai fantasmi."

-Allora Signorina Whing, cosa ci faceva alla Dreamer’s?-

"La stiamo perdendo... Libera..."
scritto il
2023-07-20
1 . 2 K
visite
0
voti
valutazione
0
il tuo voto

Continua a leggere racconti dello stesso autore

racconto precedente

Dentro di Te.
Segnala abuso in questo racconto erotico

Commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.