La mia famiglia

di
genere
incesti

Come tutte la mie storie pure questa è frutto esclusivo della mia fantasia per cui ogni riferimento a persone o cose realmente esistenti è puramente casuale.

Avevo conosciuto Sara al liceo: la classe era composta da banchi per due persone ed accanto a me era rimasto un posto libero. Prima dell’inizio delle lezioni vidi sopraggiungere per ultima quella ragazzina dall’aria spaurita che cercava un posto a sedere in quell’aula ormai colma.
L’insegnante, già presente, le indicò l’unico posto vuoto e, da quel momento, la ebbi sempre al mio fianco.
Era una ragazza molto semplice con alti principi religiosi inculcatile evidentemente dai genitori mentre io ero già, sin da allora, agnostico.
Nonostante questo non faticammo a stringere amicizia.
Lei era intelligente, simpatica e studiosa (io un po’ meno) e molte volte mi risolse dei problemi semplicemente mostrandomi, non casualmente, i suoi elaborati.
Logico che, dopo il primo giorno di reciproca conoscenza stringessimo una amicizia che si sarebbe protratta negli anni fino alla quinta quando, superata ogni remora, le domandai se avesse voluto essere la mia fidanzata.
Mi guardò come se fossi stato un marziano. Il viso le divenne di tutti i colori ed abbassò lo sguardo al suolo tanto che io ebbi paura di aver perso anche la sua amicizia.
-Si (mi rispose), anche tu mi piaci come ragazzo, ma mi fai paura! Tu non credi in Dio e non sono certa che la nostra unione per te sarebbe per sempre.
-Sara le mie idee religiose non c’entrano nulla. (ribattei) Io sono un uomo che ritiene di aver trovato la sua donna, l’altra sua metà che gli antichi dei greci dopo aver condannato l’uomo integro alla divisione maschio-femmina avevano disperso per il mondo condannandoli ad una perpetua ricerca.
Lei rispose abbracciandomi strettamente e da quel momento io ebbi una donna che, naturalmente, introdussi a casa presentandola come tale alla mia famiglia.
-Benvenuta tra noi cara! (l’accolse mia madre stringendola al seno) Già ti vedevo nuora quando venivi a studiare con Rino e pensavo che mi sarebbe tanto piaciuto che il mio bambino avesse una fidanzatina come te!
-Non esagerare Emma (intervenne mio padre) i due ragazzi si sono appena trovati: non spaventarli (ridacchiando) avranno tutto il tempo per metter su famiglia se lo vorranno!
Da quel giorno Sara entrò quindi a far parte della mia quotidianità anche extra scolastica.
A quel tempo avevo 19 anni ed ero ancora un ingenuotto nonostante le preoccupazioni di Sara.
Una sera in cui non riuscivo a dormire, forse per una cena esagerata, udii degli strani rumori provenire dalla camera dei miei genitori. Mi alzai per controllare cosa stesse succedendo. La luce della loro camera era accesa e la porta era stata dimenticata socchiusa.
I miei stavano scopando: li vedevo bene dalla fessura della porta, ma non si stavano accontentando della classica sveltina nella posizione del missionario: erano un vulcano in eruzione. Sospetto che il Kama Sutra sia andato a scuola da loro anziché il contrario. Ne fui contemporaneamente scioccato ed affascinato. Rimasi a lungo ad osservarli in religioso silenzio, Capii che mio padre era venuto riempiendo quel grembo non una volta ma due o tre. Dovevano avere una specie di loro codice perché vidi mia madre applicare la fellatio orale ma, al momento saliente, il pene usciva dalla bocca e terminava in vagina dove si scaricava.
Alla fine i due giacquero prostrati l’uno accanto all’altra abbracciandosi strettamente. Mia madre abbracciò strettamente il marito senza rivestirsi il quale, dal canto suo, abbracciandola con un braccio allungava l’altro verso l’interruttore della stanza-
Rimasto al buio cercai di tornare nella mia camera facendo il meno rumore possibile e, per fortuna, riuscendovi.
Il giorno dopo ne parlai con Sara che si mostrò tanto scandalizzata quanto comprensiva nei miei confronti.
Da quel giorno i suoi seni divennero di mia proprietà come pure il suo pube, sia pure attraverso i vestiti.
Io le suggerii di chiedere a mia madre di quella strana notte (tra donne ci si intende senz’altro meglio) e lei, sia pur riottosa acconsentì:
-Mamma, (oramai il grado di intimità era divenuto elevatissimo) Rino ed io andiamo molto d’accordo: anzi credo proprio che molto presto entrerò a far parte della famiglia in modo ufficiale.
-Certo bambina, e ne sarò ben lieta (rispose). La mia prima nuora, unita in matrimonio al mio bambino! Credo che quel giorno mi scoppierà il cuore dalla felicità.
-Speriamo di no mamma, mi piace averti attorno e prima o poi dovrai occuparti anche dei tuoi nipoti. (e sorrise) Però debbo confessarti di aver paura! Forse perché sono ancora vergine, ma temo il momento in cui Rino mi si avvicinerà reclamando i suoi diritti coniugali. Come debbo comportarmi? Cosa devo fare? Queste sono domande che mi angosciamo di continuo
-Non temere, (rispose Emma) siete entrambi innamorati e l’amore è una panacea che rende qualsiasi problema trascurabile. Quanto a quello che devi fare …. (il resto del discorso è giusto rimanga confinato all’intimo di una suocera ben contenta e di una nuora felice. Altrimenti non sarebbe possibile chiamarli “segreti da donne”)
-Era comunque sopraggiunto anche Luca (il padre di Rino) che aveva assistito in silenzio all’ultima parte del discorso comprendendone però l’intera essenza.
-Non preoccuparti Sara (le disse benevolo), nella mia famiglia mi sono sempre battuto perché si adottassero pratiche naturali. Anche Rino è frutto di questa educazione e la prima notte di nozze capirai cosa vuole dire questo! Sei preoccupata? Rilassati. Tu pensa a sposarti e tutto andrà bene.
Una bella famiglia, serena con ampie speranze per il futuro. Peccato che mia madre non avrebbe mai conosciuto i suoi nipotini.
Una terribile mattina, uscendo colla busta della spesa dal supermercato a due passi da casa mia, ebbe un mancamento. Era sul bordo del marciapiedi e perse l’equilibrio cadendo, mentre si accasciava, tra le ruote di un bus che stava sopraggiungendo. Morta sul colpo: un incidente raccapricciante!
Mio padre era totalmente distrutto, non che io e mio fratello ce la passassimo molto meglio, ma lui aveva perso la compagna di una vita, la regina della sua casa, la sua padrona.
Quando Sara corse a porgere a tutti noi le sue condoglianze, mio padre, dopo averla trattenuta per un braccio mi chiamò:
-Rino, mamma se ne è andata. Non tornerà più.
-Lo so papà. (risposi piangendo)
-Ora siamo rimasti solo noi tre uomini ma una famiglia non può funzionare senza una donna. Noi però, pur nel dramma, abbiamo una fortuna. Si chiama Sara.
Si volse quindi alla mia fidanzata:
-Capisci cosa ti sto chiedendo cara? Avrebbe dovuto essere Luca a domandartelo ma, da capo famiglia te lo chiedo io. Vorresti sposare mio figlio e divenire padrona di questa casa? E tu Rino, non vorresti sposare Sara?
Mio padre mi stava domandando di divenire adulto: non potevo deluderlo
-Certamente papà; se Sara sarà d’accordo sarò ben lieto di prenderla in moglie. Ma come faremo con la scuola? Ne io ne lei lavoriamo ed abbiamo entrambi lunghi anni di università davanti a noi prima di poter lavorare.
-Tranquillizzati Rino, fortunatamente non abbiamo problemi economici. Io guadagno molto bene e posso mantenere ambedue agli studi. Il grosso del problema, però, riguarderà Sara che, allo studio già pesante di per se, si vedrà aggiungere l’intera responsabilità della nostra famiglia. (guardò nuovamente Sara negli occhi) Come vedi sono onesto bambina. Ti ho trattenuta perché già ti considero parte essenziale della nostra famiglia ed avevi diritto di essere consultata e di esprimerti.
-Non ho bisogno di riflettere papà, accetto con gioia. Dovrò lavorare un po’ di più ma non mi importa, Rino ed io non avremo più tempo per cinema e discoteca? Non fa nulla. Tutti dobbiamo maturare e divenire adulti. Questo è il momento in cui tocca a noi, d’accordo Rino?
Io naturalmente assentii e lei concluse:
-Va bene papà: accetto con gioia la tua investitura.

I funerali furono pressoché immediati ma anche le pubblicazioni, la prenotazione della chiesa e tutti i preparativi per il matrimonio furono impegni che, sommati quelli che già avevamo resero impegnativi i giorni successivi.
Non avevamo grossi problemi economici ma ci rendemmo conto, io e la mia futura sposa, che i soldi a nostra disposizione non erano infiniti, quindi decidemmo di rinviare a tempi migliori il viaggio di nozze.
Questo il motivo per cui, al termine della cerimonia tornammo a quella che era divenuta la nostra casa comune.
Qui, con pochissimi invitati, facemmo il pranzo nuziale e sempre qui, tra lazzi e scherzi, tirammo sera.
“Rino sei servito”, “Ora basta con le altre donne”. “Adesso dovrai essere sempre assolutamente fedele!” e così via.
Alla sera, congedati i pochi invitati, ci preparammo per la notte.
-Vieni Sara! (invitai) Questa sarà la nostra notte, il letto ci attende
.Dove intendi portarla? (domandò Luca)
-Che domande papà, ma in camera mia naturalmente (risposi)
-No Rino . Lei ora è la padrona di casa, e la padrona dorme nel lettone grande.-Ma papà li ci dormi tu! Cosa vorresti fare, trasferirti forse?
-Proprio no Rino. Io sono e rimango il padrone. Sara ha accettato tutte le responsabilità della padrona di casa e tra queste c’è pure l’obbligo di dormire accanto al padrone e, se si volesse procedere in tal senso, di dargli dei figli.
-Ma papà, cosa stai dicendo Sara è mia moglie!
-Certo e come tale dovrai rispettarla ed esserle fedele, ma ora è la padrona di casa. Lei voleva sapere cosa si deve fare a letto con un uomo, ora glielo spiegherò io. Non credere che non ti abbia notato dietro la porta una certa sera in cui sei rimasto a spiare me e tua madre in una certa notte felice. È un caso che il giorno dopo Sara sia venuta a chiedere informazioni alla mamma? Io dico di no. Quindi ora, visto che la moglie è tua, potrai ammirarla mentre l’addestro. Lasceremo la porta aperta e tu potrai mettere una poltroncina subito fuori. O preferisci sfidarmi per il ruolo di capo famiglia?
Sara abbassò gli occhi al suolo:- Va bene papà, io ho preso l’impegno ed intendo mantenerlo. Andrò a letto con Rino quando sarà lui il capofamiglia. Nel frattempo sono a tua disposizione.
A questo punto mi sentii completamente sconfitto: anche Sara aveva ceduto ed io non avevo i mezzi per poterla convincere del contrario.
Avrei dovuto accettare la situazione.
Dovevo ridurmi a cercare di ottenere incontri clandestini con Sara vincendo la sua riottosità e mendicare amore da chi, solo poche ore prima me lo aveva giurato eterno.
Senza parlare andai in camera mia col cuscino sopra la testa per cercare di ignorare quei mugolii che mio padre, colle sue lezioni, faceva emettere a mia moglie.

Fine ?

Come sempre mi succede mendico critiche motivate (anche negative) e pareri, indispensabili per migliorarsi

scritto il
2023-07-27
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