Antonio il mercataro
di
TATONE1
genere
gay
Amo indossare indumenti femminili, li adoro, sin da piccolo li rubavo di nascosto alle donne di casa.
L'eccitazione che provavo nel sentire il naylon delle calze sulle cosce, mi mandavano in bisibilio, accarezzarmi le gambe, toccare il pizzo degli slip, mi facevano sborrare senza quasi masturbarmi.
Però crescendo, sentivo il bisogno di possedere dell'intimo scelto da mè, che fosse mio, per gusto e misura, necessità, resa più forte dal fatto, che incontravo maschi come passiva.
Ero ormai avviata sulla strada della femminilizzazione, essere posseduta da un cazzo, duro, potente, da un maschio che mi stringeva per i fianchi, e mi sbatteva, era la cosa più importante per mè, e và da sè, che dovevo presentarmi in ordine, ben vestita, e con biancheria sempre diversa.
Ma non era facile allora entrare in un negogio e chiedere calze di naylon reggicalze slip, ecc, i vestiti poi, manco a dirlo, come per le scarpe, non c'era internet, o amiche per appoggirsi negli acquisti, se si sapeva che eri gay, o omosessuale, trav poi, cadeva il mondo.
Ma io non potevo più farne a meno, ero tanto decisa, che feci in modo, di trovare lavoro lontano dalla famiglia, e dalla mia città, così, nel mio piccolo appartamento, potevo vivere da femmina, e ospitare i miei maschi.
Fù proprio l'impellenza di trovare quanto mi mancava, a incontrare, quasi per caso, un mercataro, Antonio, un uomo sulla cinquantina, sposato con figli, che aveva alcune bancarelle nei mercati rionali, uno di scarpe, uno di biancheria intima, uno di vestiti, e una di cosmesi e cose varie.
Lo conobbi in trattoria, lui ci veniva due giorni settimana, quelli del mercato, e così, con la scusa che avrei volentiri comprato dell'intimo per una fantomatica fidanzata, mi recai dopo il suo invito al mercato.
Fù gentile, ci appartammo e mi mostrò varia merce, capiva che non era, per quei tempi, normale comperare biancheria per una donna, e così, potei scegliere con calma.
Feci vari acquisti nei mesi successivi, la scusa era la ragazza, la sorella, la mamma, ecc, e lui sempre gentile mi serviva nei vari banchi.
Poi un giorno, dovevo scegliere, dei vestiti, per la mamma, problema con la misura, parlando dissi che era più o meno della mia taglia, con il seno piccolo, e Antonio mi propose di indossarli per fare una prova, arrossii, ma dai Paolo, siamo trà maschi, e poi non sono mica per tè, e così, mi spogliai, non ricordandomi, che solitamente indosso mutandine da donna, non ne ho maschili, e Antonio lo notò.
Mi sistemai il vestitino, e lui mi aiutò, mi guardai allo specchio, era carino, e così lo sfilai e provai l'altro,e lì mi resi conto dell'errore, lo guardai imbarazzata, lui sorrise, mi aiutò a infilare l'altro, sfiorandomi il piccolo seno, e sistemò sulle coscie, il vestito cadeva a pennello.
Poi mi sentii stringere da dietro, Antonio mi stava abbracciando, mi baciò il collo, e con una mano, sotto il vestito afferrò il mio cazzzo, che divenne durissimo, lo immaginavo che erano per tè, sciocchina dovevi dirmelo subito, ti avrei aiutata diversamente, io mio cuore stava scoppiando, mi girai e lo baciai.
Mentre mi baciava, mi masturbava, schizza piccola, vieni sul vestito troietta, godi, e così spruzzai il mio sperma e imbrattai il vestitino.
Antonio, mi ricopose, e mi regalò il vestito, poi mi disse di ritornare la settimana dopo, con reggicalze e calze, ecc, così feci, mi aiutò ad indossare vari vestiti, camicette e gonne, aveva già preparato vari paia di scarpe dal decoltè, ai sandali, e così, mi trasformai per lui.
Al termine, non riuscimmo, a fare a meno di abbracciarci e baciarci, poi, mi inginocchiai, e iniziai a fargli una pompa, lo bagnai per bene, poi mi alzai, ero pronta, mi misi ben appoggiata agli scatolini, allargai le gambe, e attesi di essere penetrata.
Mi infilò il suo cazzo, con un solo colpo, chiusi gliocchi, e me godetti tutto, mi pompò per dieci minuti, e mi riempì di caldo sperma, e mi accasciai.
Poche settimane dopo, mipresentai come Paola, ben vestita truccata, rossetto, borsetta, era una bella ragazza, i miei venticinque anni mi aiutavano molto, non mi riconobbe, chiesi di visionare dei reggicalze, e calze, e poi di provari, andai nel solito vestibolo, e mi sfilai la gonna e rimasi in reggicalze, con in mostra il mio cazzo duro, poi chiesi, se poteva darmi un parere, Antonio scostò leggermente la tenda e rimase basito, mi guardò, e poi mi riconobbe, entrò, mi baciò, e mi fece un pompino veloce.
Una volta alla cassa mi propose di lavorare per lui, da trav ero stupenda, e poi avevo la voce femminile, e il portamento, e mi feci convincere.
Iniziai il mese dopo, che mi licenziai dal mio lavoro, e fù subito bellissimo, le donne impazzivano per i miei gusti, e le vendite, iniziarono a salire, poi, visto che frequentavo i pochi locali gay,, e alcune trans, iniziarono ad acquistare anche loro, e così, in pochi mesi, avevamo una clientela di tutti i gusti.
Antonio spesso veniva da mè, a casa mia, e ci amavamo come pazzi, lo iniziai al travestimento, e lo sverginai una sera, lo resi femmina, e visto che ci provava gusto, lo presentai ad alcuni maschietti che conoscevo, facendolo diventare Antonia.
Dopo cinque anni, mi decisi, e aprii un mio negozio di intimo, differenziandolo, misi un locale di intimo uomo, solo per dare la possibilità, a gente come mè, di poter entrare senza scuse, e poi sceglire cose femminili e provarle senza imbarazzo, appena capivo che il maschio che entrava era un trav in privato, lo servivo di persona, gli portavo slipmaschili, e femminili, e nel camerino li indossava.
Spesso li aiutavo nella scelata, il camerino che usavo per loro era nel magazzeno, lontano da sgurdi indiscreti, dove spesso per metterli a loro agio, rimanevo in tacchi e reggicalze, la vista del mio cazzo negli slip di pizzo li tranquillizzava e si lasciavo andare raccontandomi le loro vite e le loro esperienze, i loro sogni, la lo omosessualità nascosta, il mio ruolo diventava da confidente.
Avolte, mi capitavano delle lesbiche, o donne attratte da mè, nei camerini si mettevano nude, e mi chiedevano di entrare, mi toccavano, mi proponevano sesso, e allora io sfilavo quello che avevo e mostravo il mio cazzo duro, ne ho scopate di donne eccome, tutto per il bene del lavoro, anche se devo dire che non mi spiace succhiare cliti e tette.
Ora io e ANTONIA abbiamo una seri di negozi, che vanno benissimo, ci siamo messe insieme, e ci sposeremo a breve, mi sono innamorata di lei da subito, e tanto mi ha aiutata, è ormai passiva, la natura, ha fatto il suo corso, vuoi l'età, non tanto più giovane, vuoi, che ha preso nel culo kilometri di cazzi, è un'attempata donna di sett'antanni, si è fattafare un bellissimo seno della sesta, e me la succhio e scopo tutte le notti, anche se a volta ho biscogno di essere scopata, e allara invito a casa un bel maschio, e la mia fututa moglie si gode lo spettacolo seduta in prima fila.
Grazie Antonio, grazie Antonia, mi hai aiutata a diventare una donna, ti AMO.
L'eccitazione che provavo nel sentire il naylon delle calze sulle cosce, mi mandavano in bisibilio, accarezzarmi le gambe, toccare il pizzo degli slip, mi facevano sborrare senza quasi masturbarmi.
Però crescendo, sentivo il bisogno di possedere dell'intimo scelto da mè, che fosse mio, per gusto e misura, necessità, resa più forte dal fatto, che incontravo maschi come passiva.
Ero ormai avviata sulla strada della femminilizzazione, essere posseduta da un cazzo, duro, potente, da un maschio che mi stringeva per i fianchi, e mi sbatteva, era la cosa più importante per mè, e và da sè, che dovevo presentarmi in ordine, ben vestita, e con biancheria sempre diversa.
Ma non era facile allora entrare in un negogio e chiedere calze di naylon reggicalze slip, ecc, i vestiti poi, manco a dirlo, come per le scarpe, non c'era internet, o amiche per appoggirsi negli acquisti, se si sapeva che eri gay, o omosessuale, trav poi, cadeva il mondo.
Ma io non potevo più farne a meno, ero tanto decisa, che feci in modo, di trovare lavoro lontano dalla famiglia, e dalla mia città, così, nel mio piccolo appartamento, potevo vivere da femmina, e ospitare i miei maschi.
Fù proprio l'impellenza di trovare quanto mi mancava, a incontrare, quasi per caso, un mercataro, Antonio, un uomo sulla cinquantina, sposato con figli, che aveva alcune bancarelle nei mercati rionali, uno di scarpe, uno di biancheria intima, uno di vestiti, e una di cosmesi e cose varie.
Lo conobbi in trattoria, lui ci veniva due giorni settimana, quelli del mercato, e così, con la scusa che avrei volentiri comprato dell'intimo per una fantomatica fidanzata, mi recai dopo il suo invito al mercato.
Fù gentile, ci appartammo e mi mostrò varia merce, capiva che non era, per quei tempi, normale comperare biancheria per una donna, e così, potei scegliere con calma.
Feci vari acquisti nei mesi successivi, la scusa era la ragazza, la sorella, la mamma, ecc, e lui sempre gentile mi serviva nei vari banchi.
Poi un giorno, dovevo scegliere, dei vestiti, per la mamma, problema con la misura, parlando dissi che era più o meno della mia taglia, con il seno piccolo, e Antonio mi propose di indossarli per fare una prova, arrossii, ma dai Paolo, siamo trà maschi, e poi non sono mica per tè, e così, mi spogliai, non ricordandomi, che solitamente indosso mutandine da donna, non ne ho maschili, e Antonio lo notò.
Mi sistemai il vestitino, e lui mi aiutò, mi guardai allo specchio, era carino, e così lo sfilai e provai l'altro,e lì mi resi conto dell'errore, lo guardai imbarazzata, lui sorrise, mi aiutò a infilare l'altro, sfiorandomi il piccolo seno, e sistemò sulle coscie, il vestito cadeva a pennello.
Poi mi sentii stringere da dietro, Antonio mi stava abbracciando, mi baciò il collo, e con una mano, sotto il vestito afferrò il mio cazzzo, che divenne durissimo, lo immaginavo che erano per tè, sciocchina dovevi dirmelo subito, ti avrei aiutata diversamente, io mio cuore stava scoppiando, mi girai e lo baciai.
Mentre mi baciava, mi masturbava, schizza piccola, vieni sul vestito troietta, godi, e così spruzzai il mio sperma e imbrattai il vestitino.
Antonio, mi ricopose, e mi regalò il vestito, poi mi disse di ritornare la settimana dopo, con reggicalze e calze, ecc, così feci, mi aiutò ad indossare vari vestiti, camicette e gonne, aveva già preparato vari paia di scarpe dal decoltè, ai sandali, e così, mi trasformai per lui.
Al termine, non riuscimmo, a fare a meno di abbracciarci e baciarci, poi, mi inginocchiai, e iniziai a fargli una pompa, lo bagnai per bene, poi mi alzai, ero pronta, mi misi ben appoggiata agli scatolini, allargai le gambe, e attesi di essere penetrata.
Mi infilò il suo cazzo, con un solo colpo, chiusi gliocchi, e me godetti tutto, mi pompò per dieci minuti, e mi riempì di caldo sperma, e mi accasciai.
Poche settimane dopo, mipresentai come Paola, ben vestita truccata, rossetto, borsetta, era una bella ragazza, i miei venticinque anni mi aiutavano molto, non mi riconobbe, chiesi di visionare dei reggicalze, e calze, e poi di provari, andai nel solito vestibolo, e mi sfilai la gonna e rimasi in reggicalze, con in mostra il mio cazzo duro, poi chiesi, se poteva darmi un parere, Antonio scostò leggermente la tenda e rimase basito, mi guardò, e poi mi riconobbe, entrò, mi baciò, e mi fece un pompino veloce.
Una volta alla cassa mi propose di lavorare per lui, da trav ero stupenda, e poi avevo la voce femminile, e il portamento, e mi feci convincere.
Iniziai il mese dopo, che mi licenziai dal mio lavoro, e fù subito bellissimo, le donne impazzivano per i miei gusti, e le vendite, iniziarono a salire, poi, visto che frequentavo i pochi locali gay,, e alcune trans, iniziarono ad acquistare anche loro, e così, in pochi mesi, avevamo una clientela di tutti i gusti.
Antonio spesso veniva da mè, a casa mia, e ci amavamo come pazzi, lo iniziai al travestimento, e lo sverginai una sera, lo resi femmina, e visto che ci provava gusto, lo presentai ad alcuni maschietti che conoscevo, facendolo diventare Antonia.
Dopo cinque anni, mi decisi, e aprii un mio negozio di intimo, differenziandolo, misi un locale di intimo uomo, solo per dare la possibilità, a gente come mè, di poter entrare senza scuse, e poi sceglire cose femminili e provarle senza imbarazzo, appena capivo che il maschio che entrava era un trav in privato, lo servivo di persona, gli portavo slipmaschili, e femminili, e nel camerino li indossava.
Spesso li aiutavo nella scelata, il camerino che usavo per loro era nel magazzeno, lontano da sgurdi indiscreti, dove spesso per metterli a loro agio, rimanevo in tacchi e reggicalze, la vista del mio cazzo negli slip di pizzo li tranquillizzava e si lasciavo andare raccontandomi le loro vite e le loro esperienze, i loro sogni, la lo omosessualità nascosta, il mio ruolo diventava da confidente.
Avolte, mi capitavano delle lesbiche, o donne attratte da mè, nei camerini si mettevano nude, e mi chiedevano di entrare, mi toccavano, mi proponevano sesso, e allora io sfilavo quello che avevo e mostravo il mio cazzo duro, ne ho scopate di donne eccome, tutto per il bene del lavoro, anche se devo dire che non mi spiace succhiare cliti e tette.
Ora io e ANTONIA abbiamo una seri di negozi, che vanno benissimo, ci siamo messe insieme, e ci sposeremo a breve, mi sono innamorata di lei da subito, e tanto mi ha aiutata, è ormai passiva, la natura, ha fatto il suo corso, vuoi l'età, non tanto più giovane, vuoi, che ha preso nel culo kilometri di cazzi, è un'attempata donna di sett'antanni, si è fattafare un bellissimo seno della sesta, e me la succhio e scopo tutte le notti, anche se a volta ho biscogno di essere scopata, e allara invito a casa un bel maschio, e la mia fututa moglie si gode lo spettacolo seduta in prima fila.
Grazie Antonio, grazie Antonia, mi hai aiutata a diventare una donna, ti AMO.
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