La bionda del primo piano
di
Kyr
genere
tradimenti
Camminava ancheggiando in modo accentuato, mettendo in risalto il suo sedere tondo e pieno, tutti gli uomini si fermavano a fissarla quando passava, la folta chioma bionda le dava un aria da snob e la rendeva ancora più affascinate.
Era sposata da poco, il marito tornava a casa solo nei week end, viveva al primo piano del palazzo di fronte a noi, a volte nei caldi pomeriggi d’estate si metteva in costume a prendere il sole distesa su uno sdraio.
Più di una volta ho sorpreso mio marito che la guardava dal nostro balcone, provavo gelosia e una morbosa eccitazione, nel pensare a quella bellissima bionda naturale tra le sue braccia.
Io e mio marito eravamo sposati da cinque anni, lui era un trentaquattrenne in perfetta forma fisica ed io avevo ventotto anni, castana con i capelli corti un viso regolare e nonostante avessi la sua stessa taglia, lei sembrava molto più fornita di me.
Ero innamoratissima di Enrico, facevamo sesso divinamente, lui era fermo e deciso un uomo autoritario vecchio stampo ed io la mogliettina sottomessa, si eravamo una coppia un po’ retrò lui l’uomo capo famiglia autoritario che la sera esce con gli amici, io la moglie che rimane a casa a stirarle le camicie.
Una sera d’estate stavamo bevendo una bibita sul nostro balcone era già buio tenevamo le luci spente per non attirare le zanzare, lei di fronte a noi girava per casa sua con un miniabito molto succinto, le sue finestre erano illuminate e vedevamo chiaramente le sue forme eleganti, era sensuale in ogni suo movimento.
Allungai la mano sul pene di mio marito, lo sentii duro come il marmo.
-Amore sei eccitato?
-Si e quella bionda della casa di fronte che me lo fa tirare. Mi rispose.
-Adesso ci penso io amore. Gli dissi
Mi sono alzata dalla sedia e mi sono inginocchiata davanti a lui, gli ho aperto i pantaloni e gli e l’ho preso in bocca e ho cominciato a succhiarglielo, Enrico aveva un pene molto lungo e per prenderglielo in bocca tutto dovevo fare uno sforzo notevole, ma ormai avevo esperienza e mi piaceva molto farli i pompini, i suoi gemiti mi riempivano di orgoglio, andai avanti e in dietro, guardandolo dal basso verso l’alto, mi piaceva stare cosi in quella posizione, dopo poco tempo sentii il suo orgasmo e il suo liquido arrivare e riempirmi.
Il giorno dopo sulla bancarella del mercato ho trovato un miniabito tal e quale a quello che indossava la bionda del primo piano che tanto eccitava mio marito, l’ho acquistato senza pensarci su due volte, e mentre lo pagavo, mi venne in mente un’idea.
Prima di rientrare a casa passai dalla mia parrucchiera, ci conoscevamo da quando frequentavamo le medie.
-Ciao Giusy, sto cercando una parrucca bionda, per fare uno scherzo a mio marito, gli ho detto che mi sarei tinta e lui non era d’accordo, voglio vedere che faccia fa se mi vede bionda.
-Aspetta ne ho proprio una qui in negozio, te la prendo.
Incredibile era perfetta, dello stesso colore e della stessa lunghezza di come portava i capelli, la bionda del primo piano.
La sera quando Enrico è rientrato dal lavoro, indossavo il miniabito e la parrucca bionda, lui rimase di stucco vedendomi cosi.
-Cosa dici le assomiglio? Gli ho chiesto.
-Sembri proprio lei, adesso girati subito che ti voglio prendere come piace a me.
Conoscendolo e sapendo le dimensioni del suo pene, gli dissi.
-Aspetta che vado a prendere l’olio di vaselina.
Lui mi afferrò.
-Sono troppo eccitato, non ho tempo da perdere.
Cominciò a spingere il suo pene dentro il mio sedere, un attimo dopo gemevo di dolore e di piacere, lui mi sconquassava penetrandomi con colpi decisi e spingeva fino al massimo che poteva entrare, mi teneva per i fianchi e aumentò il ritmo finché non l’ho sentito urlare mentre mi riempiva di sperma, io spingendo il bacino per accoglierlo tutto e urlai con lui il mio godimento.
Spesso la incontravo dal salumiere o dal’ortolano sotto casa, cosi avevo attaccato discorso, si chiamava Patrizia e aveva ventitré anni, prima di sposarsi abitava in un'altra città, scambiava qualche parola ma non si fermava mai a lungo e non dava molta confidenza.
Un pomeriggio l’avevo incontrata dal salumiere, sembrava di buon umore e rilassata cosi l’ho invitata a prendere un caffè da me, lei accettò subito.
Ci siamo messe a chiacchierare, Patrizia si sciolse e mi racconto un po’ della sua vita, stando bene attenta a non farmi vedere presi dal armadietto una fiala del farmaco che usavo contro lo stress a base di benzodiazepina e la versai nel caffè che le offrii.
Patrizia non si accorse di nulla essendo la benzodiazepina insapore e in odore, dopo pochi minuti cominciò a manifestare i primi sintomi di sonnolenza e torpore, le offrii una bibita dove vi svuotai una seconda fialetta, lei la bevette e pochi minuti dopo crollò addormentata.
Quando si risvegliò era legata ed imbavagliata al nostro letto matrimoniale, completamente nuda, Enrico era rientrato da qualche minuto e stava contemplando il suo magnifico corpo, gli occhi di Patrizia erano pieni di terrore, io ero eccitata impazzente che mio marito cominciasse a possederla, invece se ne stava li in silenzio a guardarla e non faceva niente, sembrava ipnotizzato.
Camiciai a leccare Patrizia con avidità, dopo poco lei cominciò a gemere agitando la testa, io tra le sue cose dimenavo il sedere in modo che Enrico lo vedesse bene e si eccitasse, la vagina di Patrizia era pelosa calda e odorante, Enrico cominciò a pizzicare i capezzoli della stupende bionda, si accorse che erano gonfi e duri.
Presi in mano l’uccello di mio marito lo portai alla bocca e cominciai ad inumidirlo di saliva, poi ripresi a leccare Patrizia che ansimava e guardava con passione il grosso pene di io marito.
Enrico la penetrò fino in fondo con una sola spinta, la vagina di Patrizia lo accoglieva tutto addirittura sembrava lo aspirasse con forza, Enrico cominciò il suo va e vieni, io la guardavo negli occhi e la vedevo eccitata, ho capito quando a goduto, subito dopo mio marito è esploso di piacere dentro di lei emettendo un grugnito sordo.
Qualche minuto dopo prepari una bibita per Patrizia le versai dentro un'altra fiala del farmaco a base di benzodiazepina, la obbligai a berlo facendomi aiutare da Enrico che le teneva toppato il naso per fargli aprire la bocca, si addormentò subito.
-Cosa mi hai fatto fare, finiremo in galera tutti e due.
Mi disse Enrico con il volto sconvolto dalla paura.
-Ma no vedrai che quando si sveglia non si ricorda più niente è la terza fialetta che le do in due ore, adesso la rivestiamo la mettiamo sul divano e quando si sveglia le diciamo che ha avuto un malore, andrà tutto bene.
-Tu sei pazza, cosa mi hai fatto fare, sei pazza. Mi disse Enrico sempre più stravolto dal rimorso.
-L’ho fatto per tè, me lo hai detto tu che ti eccitava.
-Si ma io non immaginavo, non credevo insomma ti rendi conto.
Farfugliò quasi piangendo.
-Potevi rifiutarti slegarla lasciarla andare e denunciarmi, ma non lo hai fatto ne hai approfittato, adesso sei colpevole quanto me.
Enrico ebbe una crisi di pianto che durò qualche minuto poi si riprese, intanto io avevo già ricominciato a rivestire la nostra vittima, una volta rivestita mio marito mi aiutò a riportarla sul divano, si risvegliò dopo più di un ora quando cominciava a fare buio.
-Patrizia, finalmente ti sei ripresa, ti sei sentita male qui a casa mia ti ricordi? Forse un calo di zuccheri, adesso come stai?
Le dissi fingendomi in ansia e preoccupata per lei.
-Non mi ricordo niente. Mi rispose.
Io e mio marito ci dimostrammo amorevoli nei suoi confronti, preoccupati della sua salute, la riaccompagnammo a casa e usammo molte premure nei suoi confronti.
Per un paio di giorni non usci di casa, le telefonavo un paio di volte al giorno per chiederle come stava, le mi diceva che si stava riprendendo.
Un pomeriggio l’andai a trovare, ormai si era quasi ripresa del tutto.
-Quanto tempo sono priva di conoscenza in casa tua? Mi chiese
-Non so, un quarto d’ora, massimo venti minuti. Risposi
-Perché non hai chiamato un ambulanza o un medico?
-Non mi è sembrato necessario, non sembrava niente di grave, un semplice svenimento, forse dovuto al caldo.
-Già. ripose con aria pensierosa.
Cambiai subito discorso, e lei si dimostro affabile anche più del solito.
Nei giorni seguenti ci frequentammo parecchio, andavamo a fare la spesa e al mercato il pomeriggio ci incontravamo sotto casa per mangiare un gelato, non parlammo più del suo “Malore.”
Enrico invece era sempre più strano, silenzioso e mi evitava, dopo il fatto facevamo l’amore sempre di meno con meno intensità e meno trasporto, sembrava staccarsi da me e la cosa mi faceva stare in pensiero.
Una mattina portandole il caffè a letto come sempre gli dissi.
-Hai visto che è andata bene, devi fidarti di me, oggi torna presto che lo rifacciamo.
Mi guardò con un aria smarrita impaurita.
-Si va bene.
Mi rispose ma nei suoi occhi non c’era eccitazione, il suo viso rimase impassibile imperscrutabile.
Invitai Patrizia a casa mia come la volta prima, per prendere il caffè, lei accettò. Mi ero già preparata le fiale e non fu difficile versale nel caffè senza farsi vedere, ancora una volta funzionò e Patrizia si addormento quasi subito, la legai al letto questa volta in modo più sofisticato con le gambe aperte totalmente offerta.
Sentii suonare il campanello. “Strano che Enrico non ha le chiavi” Pensai
Andai ad aprire e mi ritrovai davanti due poliziotti in divisa e uno in borghese.
-Ispettore Franco Carri, polizia ci faccia entrare.
Ancora prima di finire la frase si era già infilato in casa seguito dai due poliziotti in divisa, pochi secondi dopo era in camera davanti a Patrizia narcotizzata e legata.
-La dichiaro in arresto per sequestro di persona e stupro. Disse mentre mi infilava le manette.
Con lo sguardo affranto sulla porta di casa Enrico in lacrime, mentre mi portavano via mi disse.
-Amore, dovevo fermati, l’ho fatto per il tuo bene.
P.S. I miei racconti erotici sono pubblicati sul mio blog http://kyrracconta.blogspot.com/
Era sposata da poco, il marito tornava a casa solo nei week end, viveva al primo piano del palazzo di fronte a noi, a volte nei caldi pomeriggi d’estate si metteva in costume a prendere il sole distesa su uno sdraio.
Più di una volta ho sorpreso mio marito che la guardava dal nostro balcone, provavo gelosia e una morbosa eccitazione, nel pensare a quella bellissima bionda naturale tra le sue braccia.
Io e mio marito eravamo sposati da cinque anni, lui era un trentaquattrenne in perfetta forma fisica ed io avevo ventotto anni, castana con i capelli corti un viso regolare e nonostante avessi la sua stessa taglia, lei sembrava molto più fornita di me.
Ero innamoratissima di Enrico, facevamo sesso divinamente, lui era fermo e deciso un uomo autoritario vecchio stampo ed io la mogliettina sottomessa, si eravamo una coppia un po’ retrò lui l’uomo capo famiglia autoritario che la sera esce con gli amici, io la moglie che rimane a casa a stirarle le camicie.
Una sera d’estate stavamo bevendo una bibita sul nostro balcone era già buio tenevamo le luci spente per non attirare le zanzare, lei di fronte a noi girava per casa sua con un miniabito molto succinto, le sue finestre erano illuminate e vedevamo chiaramente le sue forme eleganti, era sensuale in ogni suo movimento.
Allungai la mano sul pene di mio marito, lo sentii duro come il marmo.
-Amore sei eccitato?
-Si e quella bionda della casa di fronte che me lo fa tirare. Mi rispose.
-Adesso ci penso io amore. Gli dissi
Mi sono alzata dalla sedia e mi sono inginocchiata davanti a lui, gli ho aperto i pantaloni e gli e l’ho preso in bocca e ho cominciato a succhiarglielo, Enrico aveva un pene molto lungo e per prenderglielo in bocca tutto dovevo fare uno sforzo notevole, ma ormai avevo esperienza e mi piaceva molto farli i pompini, i suoi gemiti mi riempivano di orgoglio, andai avanti e in dietro, guardandolo dal basso verso l’alto, mi piaceva stare cosi in quella posizione, dopo poco tempo sentii il suo orgasmo e il suo liquido arrivare e riempirmi.
Il giorno dopo sulla bancarella del mercato ho trovato un miniabito tal e quale a quello che indossava la bionda del primo piano che tanto eccitava mio marito, l’ho acquistato senza pensarci su due volte, e mentre lo pagavo, mi venne in mente un’idea.
Prima di rientrare a casa passai dalla mia parrucchiera, ci conoscevamo da quando frequentavamo le medie.
-Ciao Giusy, sto cercando una parrucca bionda, per fare uno scherzo a mio marito, gli ho detto che mi sarei tinta e lui non era d’accordo, voglio vedere che faccia fa se mi vede bionda.
-Aspetta ne ho proprio una qui in negozio, te la prendo.
Incredibile era perfetta, dello stesso colore e della stessa lunghezza di come portava i capelli, la bionda del primo piano.
La sera quando Enrico è rientrato dal lavoro, indossavo il miniabito e la parrucca bionda, lui rimase di stucco vedendomi cosi.
-Cosa dici le assomiglio? Gli ho chiesto.
-Sembri proprio lei, adesso girati subito che ti voglio prendere come piace a me.
Conoscendolo e sapendo le dimensioni del suo pene, gli dissi.
-Aspetta che vado a prendere l’olio di vaselina.
Lui mi afferrò.
-Sono troppo eccitato, non ho tempo da perdere.
Cominciò a spingere il suo pene dentro il mio sedere, un attimo dopo gemevo di dolore e di piacere, lui mi sconquassava penetrandomi con colpi decisi e spingeva fino al massimo che poteva entrare, mi teneva per i fianchi e aumentò il ritmo finché non l’ho sentito urlare mentre mi riempiva di sperma, io spingendo il bacino per accoglierlo tutto e urlai con lui il mio godimento.
Spesso la incontravo dal salumiere o dal’ortolano sotto casa, cosi avevo attaccato discorso, si chiamava Patrizia e aveva ventitré anni, prima di sposarsi abitava in un'altra città, scambiava qualche parola ma non si fermava mai a lungo e non dava molta confidenza.
Un pomeriggio l’avevo incontrata dal salumiere, sembrava di buon umore e rilassata cosi l’ho invitata a prendere un caffè da me, lei accettò subito.
Ci siamo messe a chiacchierare, Patrizia si sciolse e mi racconto un po’ della sua vita, stando bene attenta a non farmi vedere presi dal armadietto una fiala del farmaco che usavo contro lo stress a base di benzodiazepina e la versai nel caffè che le offrii.
Patrizia non si accorse di nulla essendo la benzodiazepina insapore e in odore, dopo pochi minuti cominciò a manifestare i primi sintomi di sonnolenza e torpore, le offrii una bibita dove vi svuotai una seconda fialetta, lei la bevette e pochi minuti dopo crollò addormentata.
Quando si risvegliò era legata ed imbavagliata al nostro letto matrimoniale, completamente nuda, Enrico era rientrato da qualche minuto e stava contemplando il suo magnifico corpo, gli occhi di Patrizia erano pieni di terrore, io ero eccitata impazzente che mio marito cominciasse a possederla, invece se ne stava li in silenzio a guardarla e non faceva niente, sembrava ipnotizzato.
Camiciai a leccare Patrizia con avidità, dopo poco lei cominciò a gemere agitando la testa, io tra le sue cose dimenavo il sedere in modo che Enrico lo vedesse bene e si eccitasse, la vagina di Patrizia era pelosa calda e odorante, Enrico cominciò a pizzicare i capezzoli della stupende bionda, si accorse che erano gonfi e duri.
Presi in mano l’uccello di mio marito lo portai alla bocca e cominciai ad inumidirlo di saliva, poi ripresi a leccare Patrizia che ansimava e guardava con passione il grosso pene di io marito.
Enrico la penetrò fino in fondo con una sola spinta, la vagina di Patrizia lo accoglieva tutto addirittura sembrava lo aspirasse con forza, Enrico cominciò il suo va e vieni, io la guardavo negli occhi e la vedevo eccitata, ho capito quando a goduto, subito dopo mio marito è esploso di piacere dentro di lei emettendo un grugnito sordo.
Qualche minuto dopo prepari una bibita per Patrizia le versai dentro un'altra fiala del farmaco a base di benzodiazepina, la obbligai a berlo facendomi aiutare da Enrico che le teneva toppato il naso per fargli aprire la bocca, si addormentò subito.
-Cosa mi hai fatto fare, finiremo in galera tutti e due.
Mi disse Enrico con il volto sconvolto dalla paura.
-Ma no vedrai che quando si sveglia non si ricorda più niente è la terza fialetta che le do in due ore, adesso la rivestiamo la mettiamo sul divano e quando si sveglia le diciamo che ha avuto un malore, andrà tutto bene.
-Tu sei pazza, cosa mi hai fatto fare, sei pazza. Mi disse Enrico sempre più stravolto dal rimorso.
-L’ho fatto per tè, me lo hai detto tu che ti eccitava.
-Si ma io non immaginavo, non credevo insomma ti rendi conto.
Farfugliò quasi piangendo.
-Potevi rifiutarti slegarla lasciarla andare e denunciarmi, ma non lo hai fatto ne hai approfittato, adesso sei colpevole quanto me.
Enrico ebbe una crisi di pianto che durò qualche minuto poi si riprese, intanto io avevo già ricominciato a rivestire la nostra vittima, una volta rivestita mio marito mi aiutò a riportarla sul divano, si risvegliò dopo più di un ora quando cominciava a fare buio.
-Patrizia, finalmente ti sei ripresa, ti sei sentita male qui a casa mia ti ricordi? Forse un calo di zuccheri, adesso come stai?
Le dissi fingendomi in ansia e preoccupata per lei.
-Non mi ricordo niente. Mi rispose.
Io e mio marito ci dimostrammo amorevoli nei suoi confronti, preoccupati della sua salute, la riaccompagnammo a casa e usammo molte premure nei suoi confronti.
Per un paio di giorni non usci di casa, le telefonavo un paio di volte al giorno per chiederle come stava, le mi diceva che si stava riprendendo.
Un pomeriggio l’andai a trovare, ormai si era quasi ripresa del tutto.
-Quanto tempo sono priva di conoscenza in casa tua? Mi chiese
-Non so, un quarto d’ora, massimo venti minuti. Risposi
-Perché non hai chiamato un ambulanza o un medico?
-Non mi è sembrato necessario, non sembrava niente di grave, un semplice svenimento, forse dovuto al caldo.
-Già. ripose con aria pensierosa.
Cambiai subito discorso, e lei si dimostro affabile anche più del solito.
Nei giorni seguenti ci frequentammo parecchio, andavamo a fare la spesa e al mercato il pomeriggio ci incontravamo sotto casa per mangiare un gelato, non parlammo più del suo “Malore.”
Enrico invece era sempre più strano, silenzioso e mi evitava, dopo il fatto facevamo l’amore sempre di meno con meno intensità e meno trasporto, sembrava staccarsi da me e la cosa mi faceva stare in pensiero.
Una mattina portandole il caffè a letto come sempre gli dissi.
-Hai visto che è andata bene, devi fidarti di me, oggi torna presto che lo rifacciamo.
Mi guardò con un aria smarrita impaurita.
-Si va bene.
Mi rispose ma nei suoi occhi non c’era eccitazione, il suo viso rimase impassibile imperscrutabile.
Invitai Patrizia a casa mia come la volta prima, per prendere il caffè, lei accettò. Mi ero già preparata le fiale e non fu difficile versale nel caffè senza farsi vedere, ancora una volta funzionò e Patrizia si addormento quasi subito, la legai al letto questa volta in modo più sofisticato con le gambe aperte totalmente offerta.
Sentii suonare il campanello. “Strano che Enrico non ha le chiavi” Pensai
Andai ad aprire e mi ritrovai davanti due poliziotti in divisa e uno in borghese.
-Ispettore Franco Carri, polizia ci faccia entrare.
Ancora prima di finire la frase si era già infilato in casa seguito dai due poliziotti in divisa, pochi secondi dopo era in camera davanti a Patrizia narcotizzata e legata.
-La dichiaro in arresto per sequestro di persona e stupro. Disse mentre mi infilava le manette.
Con lo sguardo affranto sulla porta di casa Enrico in lacrime, mentre mi portavano via mi disse.
-Amore, dovevo fermati, l’ho fatto per il tuo bene.
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