Il manganello di gomma dura, nero. 3
di
GiAnI
genere
sadomaso
Gian mi trovò un lavoro nella sua ditta che lavorava tettoie per terzi.
Quel lunedì avevo discusso duramente con uno degli operai,lo avevo insultato malamente e tirato addosso un pezzo di lastra tagliente.
Quella sera, a casa, la zia mi disse di prendere in bagno il balsamo per capelli e poi di ungere la frusta massaggiandola a lungo, in modo che potesse assorbire il fluido denso e diventare più malleabile. Iniziai subito a piangere in modo convulso implorando misericordia a Gian, ma non fui ascoltata.La prima volta che ammorbidii quella frusta da schiavi, che la sentii, dura, pesante e cattiva tra le mie mani piccole, non la scorderò mai. Ero una donna minuta come una piuma, sottilissima, e quella bestia che avevo tra le mani presto mi avrebbe punito la carne. Videro che ero terrorizzata, allora Gian decise di ficcarmelo in figa mentre zia mi sfregava con solerzia. Un piacere intenso e prepotente mi inondò e poi mi feci legare piangendo sommessamente. Il solito morso in bocca e legata a faccia in su. Non me l'aspettavo. Il primo colpo di quella frusta bestiale, mi colpì le cosce. Non sarei riuscita a a sopportare la fine della punizione, quella volta, ne ero sicura.
Si scagliò sulle cosce come un'indemoniata per poi salire sul ventre e poi su le costole e poi e poi... svenni. Mi ridestai con la mano della zia che mi frugava dentro e Gian che mi masturbava. Fui slegata e dovetti succhiare la figaccia brutta di zia, che mi fece la pipì addosso. In faccia, in bocca, ovunque.
Poi prese il manganello... "Oh no, per pietà, oggi basta". Ma sepevo che nessuna sessione si concludeva mai senza aver aver avuto almeno venti colpi di manganello. "Ti lascia dei segni in rilievo così belli", diceva la zia mostrando un insospettabile senso estetico, "certo non paragonabili alla frusta ma profondi e che ti dolgono a lungo. Mi colpì forte sui seni e la maledii in silenzio. Ancora e ancora sui seni. Poi, il ventre, calcando esattamente il segno della frusta. Fece lo stesso sulle cosce, che poi mi aprì assestandomi una manganellata in mezzo alla vulva. Voleva continuare ma Gian la spostò, ce l'aveva di marmo e me l'affondò in modo cruento, facendo avanti e indietro per un bel po'; aveva quasi finito quando zia mi morse la fighetta nel punto esatto dive mi aveva colpita e me la feci addosso.
Adesso riesco a controllare la rabbia molto meglio, sono cauta nei giudizi, e non discuto. Soprattutto, so che sarò punita per qualunque inezia e che il mio corpo è fatto per ricevere il mamganello e quella frusta terribile; la mia bocca per onorare l'ampia fessura della zia e il cazzo di Gian e la fighetta per essere penetrata, oltraggiata, dilatata, squarciata, dal cazzo vero, dai cazzi finti, dalle mani e dal... manganello nero di gomma dura, ovviamente.
Quel lunedì avevo discusso duramente con uno degli operai,lo avevo insultato malamente e tirato addosso un pezzo di lastra tagliente.
Quella sera, a casa, la zia mi disse di prendere in bagno il balsamo per capelli e poi di ungere la frusta massaggiandola a lungo, in modo che potesse assorbire il fluido denso e diventare più malleabile. Iniziai subito a piangere in modo convulso implorando misericordia a Gian, ma non fui ascoltata.La prima volta che ammorbidii quella frusta da schiavi, che la sentii, dura, pesante e cattiva tra le mie mani piccole, non la scorderò mai. Ero una donna minuta come una piuma, sottilissima, e quella bestia che avevo tra le mani presto mi avrebbe punito la carne. Videro che ero terrorizzata, allora Gian decise di ficcarmelo in figa mentre zia mi sfregava con solerzia. Un piacere intenso e prepotente mi inondò e poi mi feci legare piangendo sommessamente. Il solito morso in bocca e legata a faccia in su. Non me l'aspettavo. Il primo colpo di quella frusta bestiale, mi colpì le cosce. Non sarei riuscita a a sopportare la fine della punizione, quella volta, ne ero sicura.
Si scagliò sulle cosce come un'indemoniata per poi salire sul ventre e poi su le costole e poi e poi... svenni. Mi ridestai con la mano della zia che mi frugava dentro e Gian che mi masturbava. Fui slegata e dovetti succhiare la figaccia brutta di zia, che mi fece la pipì addosso. In faccia, in bocca, ovunque.
Poi prese il manganello... "Oh no, per pietà, oggi basta". Ma sepevo che nessuna sessione si concludeva mai senza aver aver avuto almeno venti colpi di manganello. "Ti lascia dei segni in rilievo così belli", diceva la zia mostrando un insospettabile senso estetico, "certo non paragonabili alla frusta ma profondi e che ti dolgono a lungo. Mi colpì forte sui seni e la maledii in silenzio. Ancora e ancora sui seni. Poi, il ventre, calcando esattamente il segno della frusta. Fece lo stesso sulle cosce, che poi mi aprì assestandomi una manganellata in mezzo alla vulva. Voleva continuare ma Gian la spostò, ce l'aveva di marmo e me l'affondò in modo cruento, facendo avanti e indietro per un bel po'; aveva quasi finito quando zia mi morse la fighetta nel punto esatto dive mi aveva colpita e me la feci addosso.
Adesso riesco a controllare la rabbia molto meglio, sono cauta nei giudizi, e non discuto. Soprattutto, so che sarò punita per qualunque inezia e che il mio corpo è fatto per ricevere il mamganello e quella frusta terribile; la mia bocca per onorare l'ampia fessura della zia e il cazzo di Gian e la fighetta per essere penetrata, oltraggiata, dilatata, squarciata, dal cazzo vero, dai cazzi finti, dalle mani e dal... manganello nero di gomma dura, ovviamente.
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