La Escort 3
di
Che.vitaccia
genere
etero
Ebbe nausea e mal di testa per un paio di giorni ma quando passarono i malesseri non tutto era ritornato a posto: non una goccia di sangue, non un dolore al ventre. Seduta sul letto, con una mano sulla fronte Victoria fissava il test di gravidanza poggiato sulle ginocchia. L’incubo più temuto era diventato realtà: era incinta e non poteva prendere la pillola per via di una reazione avversa. Le lacrime le bagnavano le gambe toniche.
Per tutto il giorno ebbe quasi ribrezzo a masturbarsi, figuriamoci a farsi scopare, e solo a sera inoltrata riuscì a farsi venire la forza di spogliarsi e farsi una doccia; non degnò di uno sguardo il dildo a ventosa attaccato sotto al rubinetto. Senza cena, con gli occhi spenti, si coricò nel letto, ignorando il telefono che reclamava la sua attenzione verso le numerose richieste di incontro che riceveva ogni sera.
La mattina dopo si sentiva più stanca della sera precedente, quasi arrabbiata e rassegnata. Chissà di chi era incinta... di quel signore abituale, calvo e simpatico? Del sedicente avvocato? Di quello che molto probabilmente era un ragazzo africano senza permesso di soggiorno? Sporse il culo fuori dal bordo del letto e si lasciò andare, spingendo fuori con quanta più forza avesse la pipì che tratteneva dalla notte, quasi a voler espellere anche lo sperma di cui non riusciva a ricordare la presenza dentro di sé. Mentre le ciabatte subivano il loro umido destino, tra le nuove chat di WhatsApp di richieste di incontri, l'occhio le cadde su una immagine profilo ben nota.
“Ora ne ho un paio mie che non devo restituire a nessuno!” recitava l'anteprima della chat. Dopo il messaggio scritto, la foto di un giovane ragazzo nudo, coperto solo da un paio di mutandine blu appese al cazzo. Victoria sorrise per la prima volta in due giorni e rispose.
“Quante volte le lavi al giorno?”
“Una soltanto... quasi mai due. E ormai il tuo profumo è sparito”
“Vorresti rimediare? Mi piace sapere che ti seghi per me”
Luca era l'unico 'cliente' con cui avesse mantenuto un rapporto quasi d'amicizia. Sapeva che si era invaghito di lei fin dal primo incontro e anche nel successivo lui aveva sperato in una sua risposta diversa; dal canto suo, a lei piaceva la sua presenza, tanto da 'offrirgli' il secondo incontro. Soffocava, d'istinto e senza rendersene conto, la sensazione che quel ragazzo le stimolasse anche il cuore.
Luca ci mise qualche minuto a rispondere. “Così potrebbe andare...? Come idea per profumarle bene?”
A Victoria mancò il respiro e un lampo le attraversò la mente. La ragazza nell'immagine ricevuta mostrava un paio di mutandine ben infilate nella figa.
[…]
Quando Luca ricevette il vocale dal tono allarmato stava rientrando dal supermercato. L'altoparlante della macchina trasmetteva all'unico passeggero la richiesta, urgente, di vedersi. Per il ragazzo era una novità ricevere un vocale dalla amica escort e se da un lato gli faceva molto piacere sentire la sua voce, dall'altro gli instillò una certa ansia. Arrivato a casa e scaricato le borse della spesa, rispose al vocale con un semplice messaggio.
“Sono stato convocato in questura per l'ultima foto che ti ho inviato?”
“No tranquillo, altrimenti ci sarebbe mezza città riunita là dentro. Raggiungimi qui, scrivimi quando parti”
Per nulla rassicurato, Luca sistemò in fretta la spesa e si rimise al volante, dopo aver avvisato Victoria della partenza. Arrivarono quasi in sincrono al luogo indicato, un vecchio distributore dismesso lungo la statale. Il ragazzo giunse per primo e spense la macchina nel parcheggio defilato, vicino a degli arbusti cresciuti nelle aiuole non più curate; pochi minuti dopo un'altra auto parcheggiò una decina di metri distante e una nota chioma di capelli biondi sbucò dall'abitacolo. Victoria gli venne incontro spedita, insultandolo.
-E ora come faccio!? Maiale...! Mi hai rovinata...!-
Luca la guardò allibito, si sarebbe aspettato di tutto meno che una situazione come quella. Victoria si sbottonò la gonna e la lasciò che la gravità facesse il lavoro per lei.
-Sono incinta, cazzo!- disse mentre si fregava il ventre con la mano. -Le tue cazzo di mutandine sborrate che mi sono infilata dentro una settimana fa...!-
Luca non sapeva cosa rispondere. -Ma... le avevo lavate!- e fece un passo indietro.
La ragazza riguadagnò il terreno con un passo avanti, mezza nuda. -È l'unica cosa che mi sono infilata in figa senza che fosse avvolta da un preservativo!-
-I preservativi non sono efficaci al cento per cento!-. Luca sentiva salire l'ansia e la preoccupazione, tremava e sentiva la fronte fredda. -Prendi la pillola, no...? Non puoi restare così!-
-Non posso, sono allergica a qualche sostanza che ha dentro.- Quando terminò la sentenza, vide il ragazzo di fronte a sé sbiancare. -Hai approfittato di me per vedere una cazzata come un paio di mutandine infila...-
D'istinto portò la mano sulla guancia dolente, ben presto raggiunta da due lacrime in rapida sequenza; impietrita e sorpresa, fissava Luca con occhi sbarrati, ricambiata però da uno sguardo iracondo. La mano del ragazzo pulsava e tremava.
-Io non mi sono mai permesso di offendere…- Parlava piano Luca con il cuore in gola. -Sei una troia che si vende tutti i giorni, come fai a sapere che è proprio colpa mia?-
All'udire quelle parole anche sulla guancia non colpita scesero le lacrime. Victoria prese a singhiozzare.
-Sarò anche un povero segaiolo,- Luca rincarò la dose -ma non sono così ipocrita da ridurmi a urlare mezza nuda in un parcheggio sul perché sono incinta se la do a mezza città!-.
Rimase a fissare Victoria per qualche secondo, riprendendo fiato. A Victoria invece mancava proprio il respiro, sia per la violenza di quelle parole, oltre che per lo schiaffo, sia perché il cuore disperatamente cercava di farle capire che quel ragazzo era una delle pochissime persone che conosceva che non la trattava unicamente come una prostituta. Gli occhi arrossati e velati di lacrime le sfocavano la vista e intravedeva appena che Luca le aveva voltato le spalle dirigendosi verso la macchina. Si inginocchiò sull'asfalto, con le lacrime che le scorrevano nelle mani, non avendo neanche la forza di raggiungere la sua macchina per nascondersi o coprirsi.
[…]
Il telefono segnava quasi le 11 della sera. Era ormai calato il sole da quasi due ore sulla statale illuminata solamente dalla luce riflessa dalla Luna. Durante tutto questo lasso di tempo Luca aveva fissato il tettuccio della propria auto, in silenzio, sdraiato sui sedili posteriori. Ogni pensiero che gli passava per la mente scivolava via senza essere analizzato; avrebbe voluto andarsene ma non aveva voglia di mettersi a guidare e, anzi, avrebbe addirittura passato la notte così sdraiato nell’auto se la sagoma nera di lei non gli avesse fatto ombra e ridestare.
-Ho voglia di scoparti-. La voce femminile era bassa ma sicura, senza tremori.
-Sparisci- fu la secca risposta.
-Allora portami a casa...- La voce si fece più soffocata.
-Mettiti al volante e guida, sei capace benissimo.-
-Non me la sento, lascio la macchina qui, verrò a riprenderla poi... ma portami a casa, ti supplico!-
Il ragazzo si tirò a sedere a fatica. Davanti a sé le ginocchia arrossate e rugose per il tempo passato a contatto con l'asfalto si spostarono per lasciarlo uscire dai sedili posteriori e aprire la portiera del guidatore. Aspettò che anche lei salisse in macchina e poi mise in moto.
Durante il tragitto si udiva solamente la voce meccanica di Victoria che spiegava la strada da percorrere. La luce dei primi lampioni in città iniziò ad illuminare ad intermittenza l'interno dell'abitacolo. Le lunghe e toniche gambe nude in un’altra occasione a Luca sarebbero sembrate quanto di più sexy potesse immaginare di lei ma ora quel pensiero quasi lo nauseava. Una decina di minuti più tardi fermò l'auto sotto il condominio dove lei abitava. E lavorava.
-Scendi così?- chiese il ragazzo quando Victoria aprì la portiera e mise fuori le gambe. Non si era più rivestita dallo sfogo nel piazzale del benzinaio, la gonna lasciata cadere sull'asfalto era ora arrotolata tra le sue braccia.
Lei non rispose, chiuse la portiera dietro di sé e percorse il breve tratto di marciapiede fino al suo portone ed infine al suo appartamento al primo piano con la vita nuda: sotto le scarpe da ginnastica e sopra una felpa. Luca la seguì fino alla sua porta ma non entrò. Lei si girò a guardarlo.
-Non vieni...?- chiede con la voce che tradiva delusione.
-Sei a casa, quello che dovevo fare l'ho fatto.- rispose lui e fece mezzo giro su sé stesso per andarsene.
-A-aspetta!- Victoria tornò indietro sull'uscio. -Non voglio che te ne vai... ti prego, resta!- La voce era rotta dai singhiozzi.
Luca la guardava senza dire nulla. Lei riprese a parlare con il volto nuovamente rigato dalle lacrime.
-Sei l'unico amico che ho e non voglio rimanere sola a scopare sconosciuti ogni cazzo di giorno!-
-Abbassa la voce,- la ammonì Luca – e comunque dovevi pensarci prima di darmi del maiale.-
-Non volevo farlo, capiscimi! Sono sola e incinta per di più!- Gli si buttò tra le braccia. -Ho paura Luca, paura di non farcela...!-
Il ragazzo sentì nitidamente le lacrime bagnargli un lato del collo e istintivamente la abbracciò. Tremava e singhiozzava.
-Andiamo dentro, prima che arrivi qualcuno.-
L'appartamento in cui abitava Victoria era un modesto bilocale, arredato in maniera semplice e funzionale per la professione di escort; era evidente che era pre-arredato e che la ragazza si trasferiva di città in città.
Chiusa la porta alle spalle, Luca sì sentì spingere sul petto e dovette appoggiarsi con le spalle ad una parete per non cadere. Stringendogli la maglietta nelle mani la ragazza lo guardava spiritata, nonostante le lacrime.
-Ho voglia di scoparti una ultima volta...! Concedimelo!-
-Cosa? Ancora con questa storia?- Luca la guardava sorpreso ed incredulo.
-Non fare il verginello ora!- Victoria lo stringeva per la maglietta. -Se questa è l'ultima occasione che ho di vederti, beh voglio che sia meglio di una litigata in un parcheggio!-
-Non penserai davvero di poter sistemare questa faccenda scopando...!-
Ma Victoria faceva sul serio. -Ma davvero sei così ottuso da non capire?-
Luca alzò un sopracciglio.
-Come fai a non capire che ti voglio? Che sei l'unica persona che ho vicina?- La ragazza strattonò la maglietta ancora un paio di volte prima di essere definitivamente fermata.
-Che mi vuoi scopare l'ho capito, cazzo! Ma non ho voglia di farti da toyboy o da cagnolino da compagnia mentre sei incinta!-
-Ma non ci arrivi proprio che se ti dico di scoparmi intendo dirti che voglio stare con te?- La ragazza piangeva quasi disperata e serrò i pugni. -Vuoi che te lo dica proprio palese che ti amo, eh!? È più chiaro così?-
Luca la guardava con il respiro corto. Victoria si sfilò la felpa e rimase definitivamente nuda, poi proseguì.
-Sei un bel ragazzo, mi sei simpatico ma io sono una cazzo di troia che si vende ogni giorno... che valore ha il 'ti amo' detto da me?-
Luca balbettò qualcosa, la testa gli vorticava.
-Non mi vuoi più vedere? Va bene, sei libero di andartene ma non prima di avermi scopato!- Victoria si massaggiò il ventre, avvicinandosi a Luca a testa alta. -È chiaro che resterò incinta di te ma non voglio pensare che sia successo per essermi accoppiata con delle mutande sporche. Se stasera te ne vorrai andare non ti tratterrò, però in questo caso ti prendi la responsabilità di riempirmi per davvero la figa! Ormai è comunque tardi ma se decidi di sparire, mi lasci con almeno la soddisfazione di una scopata ben fatta!-
Fece poi qualche passo girata di spalle, prima di voltarsi e sorridere con le guance rosse ancora umide per concludere il discorso. -Hai due minuti per pensarci, il tempo che vado in bagno... poi voglio una risposta.-
Per tutto il giorno ebbe quasi ribrezzo a masturbarsi, figuriamoci a farsi scopare, e solo a sera inoltrata riuscì a farsi venire la forza di spogliarsi e farsi una doccia; non degnò di uno sguardo il dildo a ventosa attaccato sotto al rubinetto. Senza cena, con gli occhi spenti, si coricò nel letto, ignorando il telefono che reclamava la sua attenzione verso le numerose richieste di incontro che riceveva ogni sera.
La mattina dopo si sentiva più stanca della sera precedente, quasi arrabbiata e rassegnata. Chissà di chi era incinta... di quel signore abituale, calvo e simpatico? Del sedicente avvocato? Di quello che molto probabilmente era un ragazzo africano senza permesso di soggiorno? Sporse il culo fuori dal bordo del letto e si lasciò andare, spingendo fuori con quanta più forza avesse la pipì che tratteneva dalla notte, quasi a voler espellere anche lo sperma di cui non riusciva a ricordare la presenza dentro di sé. Mentre le ciabatte subivano il loro umido destino, tra le nuove chat di WhatsApp di richieste di incontri, l'occhio le cadde su una immagine profilo ben nota.
“Ora ne ho un paio mie che non devo restituire a nessuno!” recitava l'anteprima della chat. Dopo il messaggio scritto, la foto di un giovane ragazzo nudo, coperto solo da un paio di mutandine blu appese al cazzo. Victoria sorrise per la prima volta in due giorni e rispose.
“Quante volte le lavi al giorno?”
“Una soltanto... quasi mai due. E ormai il tuo profumo è sparito”
“Vorresti rimediare? Mi piace sapere che ti seghi per me”
Luca era l'unico 'cliente' con cui avesse mantenuto un rapporto quasi d'amicizia. Sapeva che si era invaghito di lei fin dal primo incontro e anche nel successivo lui aveva sperato in una sua risposta diversa; dal canto suo, a lei piaceva la sua presenza, tanto da 'offrirgli' il secondo incontro. Soffocava, d'istinto e senza rendersene conto, la sensazione che quel ragazzo le stimolasse anche il cuore.
Luca ci mise qualche minuto a rispondere. “Così potrebbe andare...? Come idea per profumarle bene?”
A Victoria mancò il respiro e un lampo le attraversò la mente. La ragazza nell'immagine ricevuta mostrava un paio di mutandine ben infilate nella figa.
[…]
Quando Luca ricevette il vocale dal tono allarmato stava rientrando dal supermercato. L'altoparlante della macchina trasmetteva all'unico passeggero la richiesta, urgente, di vedersi. Per il ragazzo era una novità ricevere un vocale dalla amica escort e se da un lato gli faceva molto piacere sentire la sua voce, dall'altro gli instillò una certa ansia. Arrivato a casa e scaricato le borse della spesa, rispose al vocale con un semplice messaggio.
“Sono stato convocato in questura per l'ultima foto che ti ho inviato?”
“No tranquillo, altrimenti ci sarebbe mezza città riunita là dentro. Raggiungimi qui, scrivimi quando parti”
Per nulla rassicurato, Luca sistemò in fretta la spesa e si rimise al volante, dopo aver avvisato Victoria della partenza. Arrivarono quasi in sincrono al luogo indicato, un vecchio distributore dismesso lungo la statale. Il ragazzo giunse per primo e spense la macchina nel parcheggio defilato, vicino a degli arbusti cresciuti nelle aiuole non più curate; pochi minuti dopo un'altra auto parcheggiò una decina di metri distante e una nota chioma di capelli biondi sbucò dall'abitacolo. Victoria gli venne incontro spedita, insultandolo.
-E ora come faccio!? Maiale...! Mi hai rovinata...!-
Luca la guardò allibito, si sarebbe aspettato di tutto meno che una situazione come quella. Victoria si sbottonò la gonna e la lasciò che la gravità facesse il lavoro per lei.
-Sono incinta, cazzo!- disse mentre si fregava il ventre con la mano. -Le tue cazzo di mutandine sborrate che mi sono infilata dentro una settimana fa...!-
Luca non sapeva cosa rispondere. -Ma... le avevo lavate!- e fece un passo indietro.
La ragazza riguadagnò il terreno con un passo avanti, mezza nuda. -È l'unica cosa che mi sono infilata in figa senza che fosse avvolta da un preservativo!-
-I preservativi non sono efficaci al cento per cento!-. Luca sentiva salire l'ansia e la preoccupazione, tremava e sentiva la fronte fredda. -Prendi la pillola, no...? Non puoi restare così!-
-Non posso, sono allergica a qualche sostanza che ha dentro.- Quando terminò la sentenza, vide il ragazzo di fronte a sé sbiancare. -Hai approfittato di me per vedere una cazzata come un paio di mutandine infila...-
D'istinto portò la mano sulla guancia dolente, ben presto raggiunta da due lacrime in rapida sequenza; impietrita e sorpresa, fissava Luca con occhi sbarrati, ricambiata però da uno sguardo iracondo. La mano del ragazzo pulsava e tremava.
-Io non mi sono mai permesso di offendere…- Parlava piano Luca con il cuore in gola. -Sei una troia che si vende tutti i giorni, come fai a sapere che è proprio colpa mia?-
All'udire quelle parole anche sulla guancia non colpita scesero le lacrime. Victoria prese a singhiozzare.
-Sarò anche un povero segaiolo,- Luca rincarò la dose -ma non sono così ipocrita da ridurmi a urlare mezza nuda in un parcheggio sul perché sono incinta se la do a mezza città!-.
Rimase a fissare Victoria per qualche secondo, riprendendo fiato. A Victoria invece mancava proprio il respiro, sia per la violenza di quelle parole, oltre che per lo schiaffo, sia perché il cuore disperatamente cercava di farle capire che quel ragazzo era una delle pochissime persone che conosceva che non la trattava unicamente come una prostituta. Gli occhi arrossati e velati di lacrime le sfocavano la vista e intravedeva appena che Luca le aveva voltato le spalle dirigendosi verso la macchina. Si inginocchiò sull'asfalto, con le lacrime che le scorrevano nelle mani, non avendo neanche la forza di raggiungere la sua macchina per nascondersi o coprirsi.
[…]
Il telefono segnava quasi le 11 della sera. Era ormai calato il sole da quasi due ore sulla statale illuminata solamente dalla luce riflessa dalla Luna. Durante tutto questo lasso di tempo Luca aveva fissato il tettuccio della propria auto, in silenzio, sdraiato sui sedili posteriori. Ogni pensiero che gli passava per la mente scivolava via senza essere analizzato; avrebbe voluto andarsene ma non aveva voglia di mettersi a guidare e, anzi, avrebbe addirittura passato la notte così sdraiato nell’auto se la sagoma nera di lei non gli avesse fatto ombra e ridestare.
-Ho voglia di scoparti-. La voce femminile era bassa ma sicura, senza tremori.
-Sparisci- fu la secca risposta.
-Allora portami a casa...- La voce si fece più soffocata.
-Mettiti al volante e guida, sei capace benissimo.-
-Non me la sento, lascio la macchina qui, verrò a riprenderla poi... ma portami a casa, ti supplico!-
Il ragazzo si tirò a sedere a fatica. Davanti a sé le ginocchia arrossate e rugose per il tempo passato a contatto con l'asfalto si spostarono per lasciarlo uscire dai sedili posteriori e aprire la portiera del guidatore. Aspettò che anche lei salisse in macchina e poi mise in moto.
Durante il tragitto si udiva solamente la voce meccanica di Victoria che spiegava la strada da percorrere. La luce dei primi lampioni in città iniziò ad illuminare ad intermittenza l'interno dell'abitacolo. Le lunghe e toniche gambe nude in un’altra occasione a Luca sarebbero sembrate quanto di più sexy potesse immaginare di lei ma ora quel pensiero quasi lo nauseava. Una decina di minuti più tardi fermò l'auto sotto il condominio dove lei abitava. E lavorava.
-Scendi così?- chiese il ragazzo quando Victoria aprì la portiera e mise fuori le gambe. Non si era più rivestita dallo sfogo nel piazzale del benzinaio, la gonna lasciata cadere sull'asfalto era ora arrotolata tra le sue braccia.
Lei non rispose, chiuse la portiera dietro di sé e percorse il breve tratto di marciapiede fino al suo portone ed infine al suo appartamento al primo piano con la vita nuda: sotto le scarpe da ginnastica e sopra una felpa. Luca la seguì fino alla sua porta ma non entrò. Lei si girò a guardarlo.
-Non vieni...?- chiede con la voce che tradiva delusione.
-Sei a casa, quello che dovevo fare l'ho fatto.- rispose lui e fece mezzo giro su sé stesso per andarsene.
-A-aspetta!- Victoria tornò indietro sull'uscio. -Non voglio che te ne vai... ti prego, resta!- La voce era rotta dai singhiozzi.
Luca la guardava senza dire nulla. Lei riprese a parlare con il volto nuovamente rigato dalle lacrime.
-Sei l'unico amico che ho e non voglio rimanere sola a scopare sconosciuti ogni cazzo di giorno!-
-Abbassa la voce,- la ammonì Luca – e comunque dovevi pensarci prima di darmi del maiale.-
-Non volevo farlo, capiscimi! Sono sola e incinta per di più!- Gli si buttò tra le braccia. -Ho paura Luca, paura di non farcela...!-
Il ragazzo sentì nitidamente le lacrime bagnargli un lato del collo e istintivamente la abbracciò. Tremava e singhiozzava.
-Andiamo dentro, prima che arrivi qualcuno.-
L'appartamento in cui abitava Victoria era un modesto bilocale, arredato in maniera semplice e funzionale per la professione di escort; era evidente che era pre-arredato e che la ragazza si trasferiva di città in città.
Chiusa la porta alle spalle, Luca sì sentì spingere sul petto e dovette appoggiarsi con le spalle ad una parete per non cadere. Stringendogli la maglietta nelle mani la ragazza lo guardava spiritata, nonostante le lacrime.
-Ho voglia di scoparti una ultima volta...! Concedimelo!-
-Cosa? Ancora con questa storia?- Luca la guardava sorpreso ed incredulo.
-Non fare il verginello ora!- Victoria lo stringeva per la maglietta. -Se questa è l'ultima occasione che ho di vederti, beh voglio che sia meglio di una litigata in un parcheggio!-
-Non penserai davvero di poter sistemare questa faccenda scopando...!-
Ma Victoria faceva sul serio. -Ma davvero sei così ottuso da non capire?-
Luca alzò un sopracciglio.
-Come fai a non capire che ti voglio? Che sei l'unica persona che ho vicina?- La ragazza strattonò la maglietta ancora un paio di volte prima di essere definitivamente fermata.
-Che mi vuoi scopare l'ho capito, cazzo! Ma non ho voglia di farti da toyboy o da cagnolino da compagnia mentre sei incinta!-
-Ma non ci arrivi proprio che se ti dico di scoparmi intendo dirti che voglio stare con te?- La ragazza piangeva quasi disperata e serrò i pugni. -Vuoi che te lo dica proprio palese che ti amo, eh!? È più chiaro così?-
Luca la guardava con il respiro corto. Victoria si sfilò la felpa e rimase definitivamente nuda, poi proseguì.
-Sei un bel ragazzo, mi sei simpatico ma io sono una cazzo di troia che si vende ogni giorno... che valore ha il 'ti amo' detto da me?-
Luca balbettò qualcosa, la testa gli vorticava.
-Non mi vuoi più vedere? Va bene, sei libero di andartene ma non prima di avermi scopato!- Victoria si massaggiò il ventre, avvicinandosi a Luca a testa alta. -È chiaro che resterò incinta di te ma non voglio pensare che sia successo per essermi accoppiata con delle mutande sporche. Se stasera te ne vorrai andare non ti tratterrò, però in questo caso ti prendi la responsabilità di riempirmi per davvero la figa! Ormai è comunque tardi ma se decidi di sparire, mi lasci con almeno la soddisfazione di una scopata ben fatta!-
Fece poi qualche passo girata di spalle, prima di voltarsi e sorridere con le guance rosse ancora umide per concludere il discorso. -Hai due minuti per pensarci, il tempo che vado in bagno... poi voglio una risposta.-
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