La sfida

di
genere
incesti


Quando scrivo scrivo per me. Di base sono egoista. Sto scoprendo come buttare giù le fantasie in questo modo mi alimenta come nulla ha mai fatto, e mi aggrada ricevere complimenti, anche se, se fossi un'uomo, probabilmente non riceverei.
Ma non è questo il punto. Siamo qui, scendiamo verso l'abisso, accompagnatemi mentre cadiamo verso un qualcosa di irreale reso ancor più irreale, spero di creare questo strano clima deviato, dove una mamma vede una figlia con strani atteggiamenti e si sente minacciata, dove papà è più un pezzo di carne da contendere che altro e dove il sesso è solo una manifestazione del potere.
Welcome nell'abisso.

Era da quando stavo crescendo che notai come mio padre iniziasse a notarmi. La cosa mi riempiva di piacere, sono fermamente convinta che lui sia il mio destino, che debba essere mio e che io debba essere sua.
L'unico ostacolo è però sempre stata mamma... maledetta che lo vuole tutto per sé.. la capisco eh, ma ora sto crescendo anch'io, posso giocarmela questa partita.
Crebbi vedendoli tante volte in intimità. Papà girava spesso in slip e mamma non si faceva problemi a portarlo, prendendolo dal cazzo, in camera per spompinarlo. Era naturale a casa, così come parlarne. Papà di tanto in tanto mi faceva qualche complimento su come stessi crescendo bene, anni di nuoto mi avevano dato un fisico asciutto, non ho il suo seno abbondante come mamma ma ho un culo che lei si sogna e ho sempre pensato che da questo devo partire, questo è il mio biglietto da visita per papà.
Come valorizzarlo però? Indossando intimo girando per casa come mamma? Che appoggia quelle tettone sulla faccia del mio sogno per tenerlo buono? No, devo essere migliore, non devo andare da lui, lui deve venire da me, deve vedere me e mamma nude e deve dedicarsi solo al meglio, solo a me.
Sapevo che non era facile... Erano inutili gli abbracci, i baci, le strusciate, mamma sa il fatto suo, sa come tenerlo buono. Una sera eravamo sul divano, abbracciati, io poggiata su di lui, che lo riempivo di baci sul collo, stavo arrivando, lo sentivo, le sue mani mi accarezzavano le gambe, i fianchi, sentivo che stavano per entrare sotto il pigiama, che stavano per sfiorare i miei capezzoli, ma la stronza arrivò ed uscì l'artiglieria. Non era con le tette al vento perché indossava una maglietta, ma era una maglietta a rete dalle quali si intravedeva intravedevano i capezzoli. Stupida tettona. Mi guardò mentre papà era immerso nel suo seno, leccando la punta dei suoi capezzoli.
'Non osare mai piu' mi disse non emettendo suono. Stronza maledetta.
Decisi di indossare una maschera, quella della fanatica della palestra, male non avrebbe fatto, a furia di squat avrei accresciuto la mia luce.
Ci vollero un po di settimane prima di poter entrare in azione realmente, la primavera mi creò la scusa.
Se prima era 'Papi, io vado in palestra, mi cambio li' ora era un 'papi vado in palestra'
La notate la differenza? Ero già a casa con gli 'abiti' da palestra
Un top e degli sport estremamente 'stretti'
Finalmente capitò.
Mi ero già vestita da palestra, avevo fatto un po di riscaldamento in casa e prima di andare in palestra andai in cucina a farmi un caffè. Accesi la macchinetta, mi misi appoggiata sul tavolo evidenziando il mio culo magico.
'Mi faccio anch'io un caffè' disse il mio destino.
Si avvicinò e mi diede una pacca sul culo, ma non era solo una pacca, no, era di più. Era mirata, era una palpata, era qualcosa di più
'Bella la mia bimba'
Sorrisi.
Si prese il caffè e andò via
Mamma allibita, furiosa, venne verso di me
'Che stai facendo signorina?'
'Mi prendo quello che voglio'


scritto il
2024-01-12
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