Laura - Terza parte
di
laurencedarabia
genere
trans
La ribaltai sul letto e mi alzai, la tirai verso di me per le gambe come fosse una bambola e con delicatezza le sfilai le autoreggenti appoggiandole sul mio servo muto. La guardai in tutta la sua nudità, era perfetta, a parte i segni delle strisce di silicone delle calze non aveva un segno.
“Sei un perfetto lavoro in pelle” le dissi con un sorriso.
“Mi consideri una replicante?”
“No sei un modello unico, non ho mai conosciuto nessuna come te”
Le porsi una mano e quando la afferrò la tirai verso di me costringendola a mettersi in piedi.
“Andiamo a fare la doccia, hai visto che ora è?” fece il broncio e guardò la mia sveglia sul comodino “ Eh le due e mezza, sarà dura svegliarsi per andare al mare”
Tenendola per mano la portai nel mio bagno dove il nonno mi aveva lasciato una doccia da nababbo lunga e larga come un bagno normale.
Rovistai in un cassetto e le passai una cuffia da doccia, la indossò e disse “diffidare sempre di un uomo con i capelli lunghi un centimetro che tiene cuffie da doccia nei cassetti…” risi e aprii l’acqua attendendo che venisse calda, entrai per primo e mi misi a regolare il miscelatore. Lei mi seguì e quando fu sotto il getto mi chiese di regolarlo più caldo. Iniziai a insaponarla dal collo e dietro le orecchie, lei si girò e mi disse che la faccia se la lavava da sola, io iniziai a insaponarle le tette, mi accorsi che mi piaceva così tanto che non avrei più smesso. Misi un'altra dose di sapone liquido sul palmo della mano e iniziai a scendere lungo quel pancino liscio, quando arrivai al cazzo moscio presi il prepuzio tra pollice e indice della sinistra, lo sollevai e con la destra insaponai tutto, anche le palle con delicatezza. Lei cercò di tirarsi indietro ma bastò il mio sguardo per farla desistere. Presi altro sapone e con la destra iniziai una lenta sega scappellandolo tutte le volte che scendevo. Gemette “così ricominciamo” con uno sguardo implorante. Lo lasciai andare e facendo forza sulle sue spalle la girai con la schiena verso di me, presi il guanto di iuta e dopo averlo insaponato lo passai sulla schiena , sui fianchi e sui glutei “mi stai strigliando come un cavallo” gemette, “non ho ancora finito, smetti di fare i capricci e abbassa la schiena” si piegò, con il guanto le strigliai le gambe partendo dalle cosce, non aveva un pelo neanche li. Come un cavallo le feci sollevare un piede per volta da dietro e li strigliai entrambi. “adesso hai finito?” dissentii con il capo, la feci appoggiare alla parete piastrellata del fondo con le mani, presi un altro po’ di sapone all’argan su indice e medio e con un solo gesto li infilai entrambi nel suo ano sino in fondo. Girò il capo indignata, incendiandomi con lo sguardo disse “nessuno ha mai osato farmi una cosa del genere, sei…sei uno stronzo!” oramai l’avevo capito che ero uno stronzo.
Con voce calma le risposi “adesso te l’ho fatto io e te lo farò tutte le volte che ne avrò voglia”. Le appoggiai il palmo della sinistra sulla schiena per tenerla piegata e continuai a fare su e giù con le mie dita unite nel suo retto. Premevo verso il basso e sentivo che toccavo una piccola pallina dura “se continui così mi farai venire ancora “sussurro contro il muro. Smisi, la volevo far venire con il mio cazzo appena svegli e non sapevo se continuando la mattina dopo avrebbe avuto la stessa reazione. Presi la doccia con il flessibile e iniziai a sciacquarla anche dove pensavo non fosse riuscita bene con l’acqua che cadeva dall’alto. Si girò verso di me, mi abbracciò e mi bacio languida, sembrava si sciogliesse tra le mie braccia.
La mia doccia fu molto meno sensuale, mi insaponai in 1 minuto in tutte le parti del corpo e impiegai due minuti a sciacquarmi con la doccia a telefono. Lei aveva indossato l’accappatoio che preferivo che viste le dimensioni le arrivava ai piedi e io adoperai quello che avevo preso per lei che mi arrivava alle ginocchia.
Pensai che doveva sul serio piacermi se le avevo permesso di usare una cosa esclusivamente mia…
“Non ho una camicia da notte e non volevo mi vedessi con il pigiama con i puffi” presi dalla cassettiera due t-shirt di cotone spesso e gliene infilai una dalla testa. Le arrivava quasi alle ginocchia e faceva bene la funzione. Indossai la mia e la spinsi sul letto, la spinsi a occupare il lato sinistro e mi distesi a destra, ci coprii con il lenzuolo e le coperte e la tirai verso di me, la bacia sulla bocca e le augurai buonanotte. Spensi la luce e rimasi fermo a godere il contatto dei nostri corpi immobili sino a che non la sentii che si rilassava. Mi rilassai anch’io e non ricordo quando mi addormentai.
“Sei un perfetto lavoro in pelle” le dissi con un sorriso.
“Mi consideri una replicante?”
“No sei un modello unico, non ho mai conosciuto nessuna come te”
Le porsi una mano e quando la afferrò la tirai verso di me costringendola a mettersi in piedi.
“Andiamo a fare la doccia, hai visto che ora è?” fece il broncio e guardò la mia sveglia sul comodino “ Eh le due e mezza, sarà dura svegliarsi per andare al mare”
Tenendola per mano la portai nel mio bagno dove il nonno mi aveva lasciato una doccia da nababbo lunga e larga come un bagno normale.
Rovistai in un cassetto e le passai una cuffia da doccia, la indossò e disse “diffidare sempre di un uomo con i capelli lunghi un centimetro che tiene cuffie da doccia nei cassetti…” risi e aprii l’acqua attendendo che venisse calda, entrai per primo e mi misi a regolare il miscelatore. Lei mi seguì e quando fu sotto il getto mi chiese di regolarlo più caldo. Iniziai a insaponarla dal collo e dietro le orecchie, lei si girò e mi disse che la faccia se la lavava da sola, io iniziai a insaponarle le tette, mi accorsi che mi piaceva così tanto che non avrei più smesso. Misi un'altra dose di sapone liquido sul palmo della mano e iniziai a scendere lungo quel pancino liscio, quando arrivai al cazzo moscio presi il prepuzio tra pollice e indice della sinistra, lo sollevai e con la destra insaponai tutto, anche le palle con delicatezza. Lei cercò di tirarsi indietro ma bastò il mio sguardo per farla desistere. Presi altro sapone e con la destra iniziai una lenta sega scappellandolo tutte le volte che scendevo. Gemette “così ricominciamo” con uno sguardo implorante. Lo lasciai andare e facendo forza sulle sue spalle la girai con la schiena verso di me, presi il guanto di iuta e dopo averlo insaponato lo passai sulla schiena , sui fianchi e sui glutei “mi stai strigliando come un cavallo” gemette, “non ho ancora finito, smetti di fare i capricci e abbassa la schiena” si piegò, con il guanto le strigliai le gambe partendo dalle cosce, non aveva un pelo neanche li. Come un cavallo le feci sollevare un piede per volta da dietro e li strigliai entrambi. “adesso hai finito?” dissentii con il capo, la feci appoggiare alla parete piastrellata del fondo con le mani, presi un altro po’ di sapone all’argan su indice e medio e con un solo gesto li infilai entrambi nel suo ano sino in fondo. Girò il capo indignata, incendiandomi con lo sguardo disse “nessuno ha mai osato farmi una cosa del genere, sei…sei uno stronzo!” oramai l’avevo capito che ero uno stronzo.
Con voce calma le risposi “adesso te l’ho fatto io e te lo farò tutte le volte che ne avrò voglia”. Le appoggiai il palmo della sinistra sulla schiena per tenerla piegata e continuai a fare su e giù con le mie dita unite nel suo retto. Premevo verso il basso e sentivo che toccavo una piccola pallina dura “se continui così mi farai venire ancora “sussurro contro il muro. Smisi, la volevo far venire con il mio cazzo appena svegli e non sapevo se continuando la mattina dopo avrebbe avuto la stessa reazione. Presi la doccia con il flessibile e iniziai a sciacquarla anche dove pensavo non fosse riuscita bene con l’acqua che cadeva dall’alto. Si girò verso di me, mi abbracciò e mi bacio languida, sembrava si sciogliesse tra le mie braccia.
La mia doccia fu molto meno sensuale, mi insaponai in 1 minuto in tutte le parti del corpo e impiegai due minuti a sciacquarmi con la doccia a telefono. Lei aveva indossato l’accappatoio che preferivo che viste le dimensioni le arrivava ai piedi e io adoperai quello che avevo preso per lei che mi arrivava alle ginocchia.
Pensai che doveva sul serio piacermi se le avevo permesso di usare una cosa esclusivamente mia…
“Non ho una camicia da notte e non volevo mi vedessi con il pigiama con i puffi” presi dalla cassettiera due t-shirt di cotone spesso e gliene infilai una dalla testa. Le arrivava quasi alle ginocchia e faceva bene la funzione. Indossai la mia e la spinsi sul letto, la spinsi a occupare il lato sinistro e mi distesi a destra, ci coprii con il lenzuolo e le coperte e la tirai verso di me, la bacia sulla bocca e le augurai buonanotte. Spensi la luce e rimasi fermo a godere il contatto dei nostri corpi immobili sino a che non la sentii che si rilassava. Mi rilassai anch’io e non ricordo quando mi addormentai.
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