Il fiume
di
Blues
genere
poesie
Il fiume
Il sole era molto caldo e la ghiaia su cui ero disteso scottava. Il disagio era però mitigato da una leggera brezza di mare che soffiava fresca e increspava le onde. Mi alzai per sgranchirmi le ossa e quel leggero vento mi avvolse tutto. Mi guardai intorno e godetti della vista. Il fiume scendeva tranquillissimo, ma non entrava direttamente nel mare: si infossava in una muraglia di ghiaia e di sassi rotondi e scompariva all'improvviso senza lasciare traccia. Riappariva poi alcune decine di metri dopo, sbucando in mille rivoli in mezzo all'acqua del mare, che mescolava la sua, salata, con quella dolce del fiume, creando mulinelli ben visibili sotto la superficie. Tutt'attorno la natura era così selvaggia e lussureggiante da lasciare senza fiato. Si sentiva solo lo sciabordio dell'acqua e l'insistente frinire delle cicale nei cespugli e sugli alberi. Poche persone godevano di quel meraviglioso angolo di paradiso, alcune distese al sole e qualche altra in acqua a rinfrescarsi.
La mia compagna mi guardò e mi sorrise. L'avevo conosciuta qualche settimana prima e avevamo subito legato. Si stava bene insieme e ci piaceva scoprire gli angoli più nascosti e segreti del luogo, per gustare la solitudine e lasciarsi andare alle sensazioni più esaltanti.
- Vieni con me a fare una nuotata nel fiume? Potremmo trovare un angolino un po' riparato e più intimo, no? Ti va?
Avevo chiaramente afferrato il messaggio. Perchè non lasciarsi andare all'ebbrezza dei sensi? Sapevo che lei aveva qualche idea per la testa e sentivo già la pelle vibrare e tendersi in tutto il corpo. Lasciai a lei il piacere di prendere l'iniziativa.
Ci immergemmo nell'acqua bassa, avanzando verso il centro del fiume a lente bracciate. Lei mi precedeva e ogni tanto volgeva lo sguardo verso le sponde vicine, quasi per cercare un possibile approdo in mezzo al groviglio di piante e radici. Il silenzio era totale e l'atmosfera quasi surreale. Bastava fissare un punto sulla riva e non staccare lo sguardo per un po' per immaginarsi su una chiatta in uno sconosciuto e misterioso fiume dell'Africa, sotto la minaccia di qualche tribù ostile.
Vidi le sue braccia scomparire sotto il livello dell'acqua e riaffiorare qualche secondo dopo con reggiseno e mutandine in mano. Se li legò al polso dicendomi che aveva voglia di rimanere nuda per sentire l'acqua scorrere liberamente su tutto il corpo. Consigliò anche a me di fare altrettanto e si avvicinò rapidamente. Non me ne diede il tempo. Scivolò sott'acqua e con un gesto veloce mi sfilò lo slip, sfiorandomi il sesso con la mano, mentre passava in mezzo alle mie gambe aperte. Sentii il tocco dei capezzoli sulla pelle e mi resi conto di avere un'erezione poderosa che quasi mi imbarazzava. Riaffiorò qualche metro più in là e mi sorrise maliziosa, lanciando lo slip verso una piccola insenatura che a malapena si scorgeva sulla destra.
Ci avvicinammo piano e raccolsi lo slip che stava affondando. La riva era coperta di foglie e muschio e offriva un buon riparo alla vista. Lei fu la prima a toccare terra ed emerse dall'acqua, splendida nella sua nudità. Si stese sulla riva e appese il bikini ad un ramo di un cespuglio.
-Non salire subito, guardami prima, a lungo.
Riuscivo a toccare il fondo comodamente coi piedi e trovai una buona stabilità, mantenendomi in equilibrio sui sassi. Ero terribilmente eccitato e l'immersione delle parti nascoste mi consentiva un controllo maggiore delle mie reazioni. Mi sentivo prigioniero dell'acqua e dovevo impormi di resistere per il tempo che le occorreva, per sfruttare tutta la potenzialità erotica di quel momento.
Lei si sfiorava con le dita affusolate, partendo dal ginocchio e salendo pian piano sulle cosce verso il pube coperto da un folto ciuffo di peluria scura, che risaltava nettamente sulla pelle appena abbronzata.
Con il medio si sfiorò ripetutamente il clitoride, che appariva turgido e sporgeve con evidenza dal suo riparo. Con l'altra mano si allargò la fessura e mostrò uno splendido cofanetto rosa nel quale affondò con rapidità alcune dita, ritirandole poi subito per portarsele alla bocca e succhiarne tutto il nettare. Io deglutivo estasiato da quello spettacolo: la pressione corporea era salita al massimo e vedevo attraverso la lente d'ingrandimento dell'acqua che il mio membro aveva raggiunto un enorme sviluppo.
-Adesso io entro nell'acqua e tu mi farai vedere quello che sai fare qui disteso. Non voglio che tu goda, però, capito? Abbiamo ancora tempo davanti a noi. Dovrai essere molto generoso con me, mi dovrai soddisfare a lungo prima di toccarmi con un dito e di penetrarmi fino in fondo, lo sai.
Non vedevo l'ora di prenderla con forza, ma mi piaceva indugiare in questi giochi sopraffini.
Venne verso di me e prese il mio posto senza neppure sfiorarmi e io raggiunsi la riva, inginocchiandomi sul muschio e stringendo la mia verga e accarezzandola con gesti lenti. La pelle saliva e scendeva mostrando ogni volta un turgido cappuccio, che pulsava ai battiti della pressione sanguigna. Sapevo che questi movimenti la facevano impazzire di piacere. Infatti mi guardava avidamente, mordendosi le labbra e sfiorandosi il seno. Più il mio ritmo cresceva e più lei si eccitava. Sentivo che la mia resistenza si stava affievolendo e volli farglielo sapere.
-Non resisto più, credo di venire!- le dissi con il cuore a mille
-Si, fallo pure, è troppo bello! Lasciamoci andare! Dai, non resisto neppure io!
Accelerai il movimento della mia mano e sentii un tremore che mi scendeva dalla nuca e arrivava fino alle gambe, sensibilizzando terribilmente ogni centimetro della mia pelle. Mi parve di svenire quando strinsi le natiche per aumentare la pressione del getto che stava per arrivare. Le pulsioni del mio membro diventarono regolari e ad ogni battito vidi uscire un fiotto di sperma che schizzava lontano.
-Siii, godo!! Che bello!! Vengo tutto!!
Quando alzai lo sguardo dalla mia mano bagnata di umore copioso vidi lei che agitava nervosamente la sua mano sotto il pelo dell'acqua, provocando uno sciaquio che ben lasciava intendere ciò che succedeva. Dal movimento rapido del braccio capii che anche lei si stava masturbando con ritmo forsennato e che non mancava molto al piacere ultimo. Avvicinai la mano alla bocca, bagnandomi le labbra del mio umore e leccandomi poi con la lingua.
-Scommetto che vorresti assaggiarne un po' anche tu, vero?
Questo la fece letteralmente impazzire.
-Si, amore, non farmi morire qui nell'acqua. Non ne posso piuuuù!!
Uscì veloce dal fiume bagnandomi di spruzzi e gettandosi sul mio sesso, che ingoiò avidamente quasi per intero, con mugugni di piacere. Gridavo dalla gioia mentre le stringevo la testa, accarezzandole i capelli. Mi girai rapidamente e affondai la bocca sul pube bagnato. La mia lingua scorreva veloce da ogni parte, soffermandosi ora qui fra le labbra, ora lì sul clitoride, ora sullo splendido orifizio dell'ano. Ogni volta che arrivavo lì lei alzava la testa dal mio pene e inarcava la schiena percorsa da brividi di piacere. Poi si scostò e salì a cavalcioni su di me, compiendo finalmemte quel gesto che desiderava da tanto, ma che aveva voluto prolungare fino allo spasimo. La penetrai facilmente, tanto era umida.
Urlò, urlò più volte, sentendosi spingere giù fino in fondo un membro che era solido acciaio. Si appoggiava sul mio petto dimenandosi con ritmo sempre più veloce e frequente. La vidi cavalcare rapida per molto tempo, finchè non esplose in un orgasmo lunghissimo che la stremò. Prima di staccarsi da me anch'io trovai il colmo del piacere una seconda volta, liberando ritmiche pulsazioni che la inondavano del mio umore, accasciandomi poi accanto a lei senza più forze.
Passammo alcuni altri giorni in quel luogo straordinario e ripetemmo ancora quel magico evento che ci aveva portato all'estasi totale. Immersi nella natura e liberi da ogni pudore e ondizionamento eravamo stati sopraffatti e storditi dai sensi. Avevamo vissuto un'esperienza unica e sconvolgente che avremmo ricordato a lungo. Adesso eravamo entrambe preparati a nuove avventure.
Il sole era molto caldo e la ghiaia su cui ero disteso scottava. Il disagio era però mitigato da una leggera brezza di mare che soffiava fresca e increspava le onde. Mi alzai per sgranchirmi le ossa e quel leggero vento mi avvolse tutto. Mi guardai intorno e godetti della vista. Il fiume scendeva tranquillissimo, ma non entrava direttamente nel mare: si infossava in una muraglia di ghiaia e di sassi rotondi e scompariva all'improvviso senza lasciare traccia. Riappariva poi alcune decine di metri dopo, sbucando in mille rivoli in mezzo all'acqua del mare, che mescolava la sua, salata, con quella dolce del fiume, creando mulinelli ben visibili sotto la superficie. Tutt'attorno la natura era così selvaggia e lussureggiante da lasciare senza fiato. Si sentiva solo lo sciabordio dell'acqua e l'insistente frinire delle cicale nei cespugli e sugli alberi. Poche persone godevano di quel meraviglioso angolo di paradiso, alcune distese al sole e qualche altra in acqua a rinfrescarsi.
La mia compagna mi guardò e mi sorrise. L'avevo conosciuta qualche settimana prima e avevamo subito legato. Si stava bene insieme e ci piaceva scoprire gli angoli più nascosti e segreti del luogo, per gustare la solitudine e lasciarsi andare alle sensazioni più esaltanti.
- Vieni con me a fare una nuotata nel fiume? Potremmo trovare un angolino un po' riparato e più intimo, no? Ti va?
Avevo chiaramente afferrato il messaggio. Perchè non lasciarsi andare all'ebbrezza dei sensi? Sapevo che lei aveva qualche idea per la testa e sentivo già la pelle vibrare e tendersi in tutto il corpo. Lasciai a lei il piacere di prendere l'iniziativa.
Ci immergemmo nell'acqua bassa, avanzando verso il centro del fiume a lente bracciate. Lei mi precedeva e ogni tanto volgeva lo sguardo verso le sponde vicine, quasi per cercare un possibile approdo in mezzo al groviglio di piante e radici. Il silenzio era totale e l'atmosfera quasi surreale. Bastava fissare un punto sulla riva e non staccare lo sguardo per un po' per immaginarsi su una chiatta in uno sconosciuto e misterioso fiume dell'Africa, sotto la minaccia di qualche tribù ostile.
Vidi le sue braccia scomparire sotto il livello dell'acqua e riaffiorare qualche secondo dopo con reggiseno e mutandine in mano. Se li legò al polso dicendomi che aveva voglia di rimanere nuda per sentire l'acqua scorrere liberamente su tutto il corpo. Consigliò anche a me di fare altrettanto e si avvicinò rapidamente. Non me ne diede il tempo. Scivolò sott'acqua e con un gesto veloce mi sfilò lo slip, sfiorandomi il sesso con la mano, mentre passava in mezzo alle mie gambe aperte. Sentii il tocco dei capezzoli sulla pelle e mi resi conto di avere un'erezione poderosa che quasi mi imbarazzava. Riaffiorò qualche metro più in là e mi sorrise maliziosa, lanciando lo slip verso una piccola insenatura che a malapena si scorgeva sulla destra.
Ci avvicinammo piano e raccolsi lo slip che stava affondando. La riva era coperta di foglie e muschio e offriva un buon riparo alla vista. Lei fu la prima a toccare terra ed emerse dall'acqua, splendida nella sua nudità. Si stese sulla riva e appese il bikini ad un ramo di un cespuglio.
-Non salire subito, guardami prima, a lungo.
Riuscivo a toccare il fondo comodamente coi piedi e trovai una buona stabilità, mantenendomi in equilibrio sui sassi. Ero terribilmente eccitato e l'immersione delle parti nascoste mi consentiva un controllo maggiore delle mie reazioni. Mi sentivo prigioniero dell'acqua e dovevo impormi di resistere per il tempo che le occorreva, per sfruttare tutta la potenzialità erotica di quel momento.
Lei si sfiorava con le dita affusolate, partendo dal ginocchio e salendo pian piano sulle cosce verso il pube coperto da un folto ciuffo di peluria scura, che risaltava nettamente sulla pelle appena abbronzata.
Con il medio si sfiorò ripetutamente il clitoride, che appariva turgido e sporgeve con evidenza dal suo riparo. Con l'altra mano si allargò la fessura e mostrò uno splendido cofanetto rosa nel quale affondò con rapidità alcune dita, ritirandole poi subito per portarsele alla bocca e succhiarne tutto il nettare. Io deglutivo estasiato da quello spettacolo: la pressione corporea era salita al massimo e vedevo attraverso la lente d'ingrandimento dell'acqua che il mio membro aveva raggiunto un enorme sviluppo.
-Adesso io entro nell'acqua e tu mi farai vedere quello che sai fare qui disteso. Non voglio che tu goda, però, capito? Abbiamo ancora tempo davanti a noi. Dovrai essere molto generoso con me, mi dovrai soddisfare a lungo prima di toccarmi con un dito e di penetrarmi fino in fondo, lo sai.
Non vedevo l'ora di prenderla con forza, ma mi piaceva indugiare in questi giochi sopraffini.
Venne verso di me e prese il mio posto senza neppure sfiorarmi e io raggiunsi la riva, inginocchiandomi sul muschio e stringendo la mia verga e accarezzandola con gesti lenti. La pelle saliva e scendeva mostrando ogni volta un turgido cappuccio, che pulsava ai battiti della pressione sanguigna. Sapevo che questi movimenti la facevano impazzire di piacere. Infatti mi guardava avidamente, mordendosi le labbra e sfiorandosi il seno. Più il mio ritmo cresceva e più lei si eccitava. Sentivo che la mia resistenza si stava affievolendo e volli farglielo sapere.
-Non resisto più, credo di venire!- le dissi con il cuore a mille
-Si, fallo pure, è troppo bello! Lasciamoci andare! Dai, non resisto neppure io!
Accelerai il movimento della mia mano e sentii un tremore che mi scendeva dalla nuca e arrivava fino alle gambe, sensibilizzando terribilmente ogni centimetro della mia pelle. Mi parve di svenire quando strinsi le natiche per aumentare la pressione del getto che stava per arrivare. Le pulsioni del mio membro diventarono regolari e ad ogni battito vidi uscire un fiotto di sperma che schizzava lontano.
-Siii, godo!! Che bello!! Vengo tutto!!
Quando alzai lo sguardo dalla mia mano bagnata di umore copioso vidi lei che agitava nervosamente la sua mano sotto il pelo dell'acqua, provocando uno sciaquio che ben lasciava intendere ciò che succedeva. Dal movimento rapido del braccio capii che anche lei si stava masturbando con ritmo forsennato e che non mancava molto al piacere ultimo. Avvicinai la mano alla bocca, bagnandomi le labbra del mio umore e leccandomi poi con la lingua.
-Scommetto che vorresti assaggiarne un po' anche tu, vero?
Questo la fece letteralmente impazzire.
-Si, amore, non farmi morire qui nell'acqua. Non ne posso piuuuù!!
Uscì veloce dal fiume bagnandomi di spruzzi e gettandosi sul mio sesso, che ingoiò avidamente quasi per intero, con mugugni di piacere. Gridavo dalla gioia mentre le stringevo la testa, accarezzandole i capelli. Mi girai rapidamente e affondai la bocca sul pube bagnato. La mia lingua scorreva veloce da ogni parte, soffermandosi ora qui fra le labbra, ora lì sul clitoride, ora sullo splendido orifizio dell'ano. Ogni volta che arrivavo lì lei alzava la testa dal mio pene e inarcava la schiena percorsa da brividi di piacere. Poi si scostò e salì a cavalcioni su di me, compiendo finalmemte quel gesto che desiderava da tanto, ma che aveva voluto prolungare fino allo spasimo. La penetrai facilmente, tanto era umida.
Urlò, urlò più volte, sentendosi spingere giù fino in fondo un membro che era solido acciaio. Si appoggiava sul mio petto dimenandosi con ritmo sempre più veloce e frequente. La vidi cavalcare rapida per molto tempo, finchè non esplose in un orgasmo lunghissimo che la stremò. Prima di staccarsi da me anch'io trovai il colmo del piacere una seconda volta, liberando ritmiche pulsazioni che la inondavano del mio umore, accasciandomi poi accanto a lei senza più forze.
Passammo alcuni altri giorni in quel luogo straordinario e ripetemmo ancora quel magico evento che ci aveva portato all'estasi totale. Immersi nella natura e liberi da ogni pudore e ondizionamento eravamo stati sopraffatti e storditi dai sensi. Avevamo vissuto un'esperienza unica e sconvolgente che avremmo ricordato a lungo. Adesso eravamo entrambe preparati a nuove avventure.
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