Il treno
di
Blues
genere
saffico
Il treno
Aspettava impaziente sotto la pensilina. I suoi bagagli erano accanto a lei e l'avrebbero accompagnata per il lungo viaggio fino a Londra. Il direttore del giornale aveva deciso, finalmente di affidarle un servizio sulle novità della moda giovane. La spingeva una grande voglia di fare bene, ma purtroppo aveva una paura matta di viaggiare in aereo e doveva quindi accontentarsi del treno. Aveva quindi prenotato una cuccetta sul Milano-Londra delle 21.15 e si preparava a una lunga notte di probabile veglia.
Si era comunque rifornita di qualche buon giallo, con cui trascorrere le ore insonni a cui era abituata. La stagione autunnale era calda, il ché le dava un certo sollievo perchè non avrebbe dovuto portare abiti pesanti: non li sopportava in viaggio. C'erano poche persone sul marciapiede e nessuno le dava l'impressione di essere diretto a Londra. Solo una bella signora sulla quarantina, ben vestita e con un paio di ampi occhiali neri, passeggiava su e giù in attesa del treno, accanto ad una Samsonite nera e a una valigetta dello stesso colore. Aveva prenotato una cuccetta ma non sapeva se lo scompartimento sarebbe stato interamente occupato. Si sarebbe accontentata di dividere i posti con qualche studente o con una famiglia in vacanza. Le interessava solo passare la notte il più tranquillamente possibile e scendere a Londra. All'improvviso un altoparlante annunciò un binario e un treno: riuscì a capire che si trattava del suo e si preparò a salire. Dopo pochi minuti il treno si fermò davanti a lei. L'addetto le indicò la cuccetta e con grande sorpresa vide che era vuota. Non ci poteva credere: fino a Londra da sola, che meraviglia. Sistemò le valigie e si sedette accanto al finestrino, dopo aver chiuso la porta. Gente saliva e scendeva ma non si fermava nel suo scompartimento. Forse sarebbe davvero rimasto vuoto. Sentì armeggiare alla porta che si aprì di scatto. Si affacciò l'addetto che indicò il posto accanto al suo.
-Si accomodi signora, starete proprio comode in due. Non ci sono altri postri riservati.
Si spostò per lasciar passare la signora che aveva notato sul marciapiede accanto a lei. La salutò e depositò la valigia sulla retina. Si sedette di fronte a lei agitandosi i capelli con un gesto elegante e si tolse gli occhiali. Aveva due occhi neri leggermente truccati e indossava una leggera giacchetta di cotone su di una camicetta bianca sbottonata che lasciava intravvedere uno splendido seno. Le sarebbe piaciuto molto essere così a quarant'anni, bella e attraente, magari libera e disponibile a godere interamente della vita. Non aveva mai voluto legarsi a una relazione troppo lunga con un uomo: le esperienze fatte l'avevano pienamente soddisfatta e si sentiva fiera della sua indipendenza. Non faceva ipoteche sul futuro ma era certa che questo modo di pensare l'avrebbe accompagnata ancora per molto.
-E' diretta a Londra anche lei, -le chiese la signora a bruciapelo.
-Si, per ragioni di lavoro- rispose la ragazza.
-Il viaggio sarà molto lungo e sembra che non avremo altra gente fra i piedi. Mi chiamo Rossella Prandi e lavoro in un'azienda pubblicitaria. Possiamo anche darci del tu, se vuole.
-Certamente, da buone compagne di viaggio. Sono Linda Corti e vado a Londra per un servizio giornalistico. Moda e costume insieme.
Avevano rotto il ghiaccio e questa situazione le stava piacendo: avrebbero avuto modo di passare il tempo spensieratamente a chiaccherare. Non osava sperare di meglio. Spaziarono dalla moda alla descrizione delle relative attività: Rossella aveva fatto i primi due anni di Economia e Commercio, ma poi aveva deciso di smettere per trovarsi un lavoro. Era passata attraverso diverse esperienze sentimantali che l'avevano spesso lasciata insoddisfatta. Le ragioni erano diverse, ma tutte avevano un elemento comune: la mancanza di un coinvolgimento emotivo forte, capace di renderle la vita pienamente felice. Nessuno, le disse, le aveva stimolato un erotismo allegro e malizioso, che lei si sentiva di avere in buona dose, ma che non riusciva ad esprimere appieno.
Questi discorsi di carattere personale tenevano Linda avvinta e interessata, tanto che si era creata un'atmosfera di intimità molto piacevole, accentuata anche dalle leggere oscillazioni del treno e dalla morbidezza della voce di Rossella, suadente e vellutata. Linda si sentiva coinvolta e un po' turbata dal fascino di questa donna che le raccontava con semplicità episodi molto personali, nei quali si riconosceva in parte anche lei.
Si stava instaurando una sorta di complicità emotiva che inconsciamente le avvicinava e le faceva sentire meno distanti. Era bello potersi finalmente aprire con qualcuno che stava dalla sua parte, capiva le sue insoddisfazioni e le offriva un aiuto sincero.
Si trovavano sole in uno scompartimento ferroviario a parlare della loro intimità, senza vergognarsene e senza sentirsi imbarazzate. Linda non poteva nascondere di provare un certo piacere a descriverle alcune delle sue avventure, perchè vedeva che si immedesimava e la ascoltava con totale attenzione e partecipazione.
Un'altra cosa comunque le accomunava: le loro storie (tranne qualche caso) non avevano niente di squallido, ma filavano sul binario dell'allegria e della disponibilità erotica, a cui mancava però quell'elemento portante di fantasia immaginativa, di cui sentivano grande bisogno.
-Ti dispiace se abbasso le luci? Cominciano ad infastidirmi -disse Rossella.
Linda scosse il capo e lei girò l'interruttore, diffondendo nell'ambiente una tenue luce azzurrognola.
Si era fatto caldo e Linda aveva sete, ma non aveva bevande con sè. Rossella estrasse dalla borsetta una fiaschetta d'argento nella quale, lei disse, c'era un cocktail di sua invenzione, che portava con sè nei viaggi per ristorarsi e prendere un po' di energia, dato che non sentiva lo stimolo di mangiare. Le offrì un bicchierino che accettò volentieri. Aveva un sapore dolce e leggermente alcoolico, con un giusto equilibrio fra gli ingredienti, fra cui non ne riconobbe alcuno.
-Ti piace, Linda? Ho impiegato un po' di tempo ad equilibrare gli ingredienti, ma mi sembra che il risultato sia soddisfacente. Mi rilassa e mi dà energia allo stesso tempo. La base me l'ha indicata una donna thailandese che ho conosciuto durante un viaggio di lavoro qualche anno fa.
L'effetto di quella bevanda era molto piacevole: sentiva dentro un bisogno di rilassarsi ancora di più, ma non aveva voglia di dormire. Era molto tardi, ma voleva protrarre ancora a lungo quelle dolci sensazioni che le pervadevano tutto il corpo.
-Ti dispiace se stendo le gambe, Rossella? Le sento un po' pesanti e dure. La mia estestista ha mani d'oro, che scacciano via tutta la fatica. Ma non è qui!
-Fai pure. Ogni volta che sono in viaggio cerco scompartimenti vuoti per potermi distendere, ma non ho molta fortuna. Vuoi che ti massaggi un po'?
Proprio in Estremo Oriente ho imparato una tecnica che ha sempre dato ottimi risultati. Se non vuoi non importa.
Questa offerta di Rossella le parve così opportuna che non la rifiutò. Non provava alcun imbarazzo nel consentirle di massaggiarla. Le sembrava quasi di averne voglia, la turbava la situazione, non voleva negarsi, l'idea la eccitava.
Sollevò la gonna e slacciò il reggicalze. Sfilò le calze e si sentì osservata come una spogliarellista al Crazy Horse.
-Vieni vicino a me, sono più a mio agio.
Si alzò per sedere accanto a lei, ma forse per una scossa del treno, forse per il cocktail di prima, barcollò leggermente e le cadde vicino. Rossella la strinse fra le braccia, trasmettendole una intensa carica emotiva, che lei percepì chiaramente. Nell'appoggiarsi a lei le sfiorò la camicetta, sotto cui sentì i capezzoli rigidi, come quando si è molto eccitati.
-Scusa Rossella, ho perso l'equilibrio.
-Anch'io tante volte -sorrise lei maliziosamente- Stenditi pure, togliti la gonna, se non vuoi stropicciarla.
Fece quello che le ordinava e rimase con un paio di minuscoli slip neri. Linda non riusciva a vergognarsi di stare seminuda di fronte a una persona che fino a poche ore prima era una perfetta sconosciuta.
-Adesso facciamo rilassare la piccola Linda e togliamo la fatica da queste bellissime gambe.
Così dicendo le appoggiò le mani sulla pelle e la fece vibrare. Erano morbide e vellutate e scorrevano dolcemente su e giù provocandole meravigliose sensazioni. Questa situazione l'aveva coinvolta talmente da farla eccitare. Già prima si sentiva bagnata nell'intimo ma non voleva ammetterlo a se stessa. Era una novità assoluta, non le era mai capitata una cosa del genere. Adesso, sentendo le sue mani sfiorarla e massaggiarla stava dando libero sfogo alle sue fantasie erotiche, che galoppavano senza freni, irrorando il suo sesso di liquori dolcissimi.
Chiuse gli occhi e non riuscì ad immaginare altro che suoni melodiosi e colorate scene indistinte, nelle quali però non comparivano uomini. Rossella continuava a massaggiarle i polpacci, ma pian piano Linda sentiva che le sue mani si avvicinavano alle cosce, che erano da sempre il punto più sensibile del suo corpo.
Le accarezzò l'esterno e poi l'interno della coscia, facendola eccitare sempre di più. Non erano ormai più massaggi, ma pressioni, tocchi, carezze, che però lei sentiva di non poter respingere. Sempre con gli occhi chiusi cominciò a muovere il corpo e a toccarsi i seni: sentiva i capezzoli turgidi sotto la camicetta.
La sbottonò e infilò la mano dentro, prendendone uno fra le dita: non si ricordò di averlo mai sentito così duro. L'altra mano scivolò invece lentamente verso il pube e penetrò sotto le mutandine, stimolando la leggera peluria che aveva volutamente conservato dalla depilazione.
Le sembrava di ansimare, si sentiva calda e vogliosa, ma di cosa? Le mancava qualcosa, di cui sentiva la necessità e il bisogno. Rossella le accarezzava sempre più intensamente le cosce, arrivando a sfiorare anche gli slip. Col pollice urtava il sottile frammento di cotone che separava la sua mano dal suo pube, con colpi ritmati e leggeri, ma sempre più frequenti. Sentiva l’eccitazione, era completamente fuori di sè, non riusciva più a controllare le sue azioni, era stordita. La situazione sconvolgente, il caldo, la bevanda, ecco, si, la bevanda.
La mano che le massaggiava il ventre scese ancora e trovò l'apertura tanto umida da farvi scomparire rapidamente un dito. Era talmente bagnata che anche le mutandine erano fradice. Tolse la mano da quel scivoloso antro e cercò la sua. Era molto vicina e le loro dita si intrecciarono. Linda afferrò il medio e spostando con l'altra mano gli slip, lo avvicinò all'apertura.
-Ti prego Rossella penetrami, con forza. Sono tanto bagnata che non ne posso più. Entra, entra!!
-Si Linda, ecco, il mio dito è tutto tuo, prendilo pure e tienilo dentro fin che vuoi.
Così dicendo infilò il medio, che scivolò fino in fondo senza sforzo. Fu indescrivibile il piacere immenso che provò, nel sentire dentro la sua vagina un dito dimenarsi freneticamente, facendola letteralmente impazzire. Non riusciva più a trattenersi ed esplose in uno straordinario godimento mai sentito prima in vita sua.
Si stava crogiolando nel suo piacere quando sentì che Rossella mugugnava e diceva parole sconnesse. Dischiuse gli occhi e vide che lei aveva una mano sotto la gonna, e che la muoveva ritmicamente, lasciando capire chiaramente l'azione che stava svolgendo. Le ci volle poco per raggiungere l'orgasmo desiderato e liberatorio, che la fece accasciare accanto a lei.
-Grazie Rossella, è stato bellissimo e unico -mormorò Linda debolmente.
-Linda sei stata grande, grazie anche a te.
Stringendosi forte la mano si trasmisero l'ultima scarica vitale, prima di crollare esauste e soddisfatte per gli straordinari momenti vissuti in precedenza. Linda non riusciva a tenere aperti gli occhi e quindi lasciò che Morfeo la prendesse tra le sue braccia. In pochi attimi cadde in un sonno profondo.
Si risvegliò lentamente e guardò l'orologio: erano le sette della mattina e dopo un'ora sarebbero arrivate a Calais. Si alzò intontita e si guardò intorno. Rossella non c'era e nemmeno i suoi bagagli. Sulla sua poltrona c'era un foglietto con un numero di telefono e un "Ciao, non dimenticarmi". All'addetto Linda chiese se avesse visto la signora che era con lei nello scompartimento. Lui le disse che era scesa a Lille qualche ora prima. Mentre si avviava al ferry le passò come un lampo davanti agli occhi l'immagine di Rossella che si masturbava davanti a lei.
Formidabile! Che eccitazione! Mise il foglietto in tasca e si sedette comodamente.
-Beh, Rossella, non abiti poi troppo lontano!- bisbigliò fra sè e sè, respirando profondamente l'aria fresca e umida della mattina.
Aspettava impaziente sotto la pensilina. I suoi bagagli erano accanto a lei e l'avrebbero accompagnata per il lungo viaggio fino a Londra. Il direttore del giornale aveva deciso, finalmente di affidarle un servizio sulle novità della moda giovane. La spingeva una grande voglia di fare bene, ma purtroppo aveva una paura matta di viaggiare in aereo e doveva quindi accontentarsi del treno. Aveva quindi prenotato una cuccetta sul Milano-Londra delle 21.15 e si preparava a una lunga notte di probabile veglia.
Si era comunque rifornita di qualche buon giallo, con cui trascorrere le ore insonni a cui era abituata. La stagione autunnale era calda, il ché le dava un certo sollievo perchè non avrebbe dovuto portare abiti pesanti: non li sopportava in viaggio. C'erano poche persone sul marciapiede e nessuno le dava l'impressione di essere diretto a Londra. Solo una bella signora sulla quarantina, ben vestita e con un paio di ampi occhiali neri, passeggiava su e giù in attesa del treno, accanto ad una Samsonite nera e a una valigetta dello stesso colore. Aveva prenotato una cuccetta ma non sapeva se lo scompartimento sarebbe stato interamente occupato. Si sarebbe accontentata di dividere i posti con qualche studente o con una famiglia in vacanza. Le interessava solo passare la notte il più tranquillamente possibile e scendere a Londra. All'improvviso un altoparlante annunciò un binario e un treno: riuscì a capire che si trattava del suo e si preparò a salire. Dopo pochi minuti il treno si fermò davanti a lei. L'addetto le indicò la cuccetta e con grande sorpresa vide che era vuota. Non ci poteva credere: fino a Londra da sola, che meraviglia. Sistemò le valigie e si sedette accanto al finestrino, dopo aver chiuso la porta. Gente saliva e scendeva ma non si fermava nel suo scompartimento. Forse sarebbe davvero rimasto vuoto. Sentì armeggiare alla porta che si aprì di scatto. Si affacciò l'addetto che indicò il posto accanto al suo.
-Si accomodi signora, starete proprio comode in due. Non ci sono altri postri riservati.
Si spostò per lasciar passare la signora che aveva notato sul marciapiede accanto a lei. La salutò e depositò la valigia sulla retina. Si sedette di fronte a lei agitandosi i capelli con un gesto elegante e si tolse gli occhiali. Aveva due occhi neri leggermente truccati e indossava una leggera giacchetta di cotone su di una camicetta bianca sbottonata che lasciava intravvedere uno splendido seno. Le sarebbe piaciuto molto essere così a quarant'anni, bella e attraente, magari libera e disponibile a godere interamente della vita. Non aveva mai voluto legarsi a una relazione troppo lunga con un uomo: le esperienze fatte l'avevano pienamente soddisfatta e si sentiva fiera della sua indipendenza. Non faceva ipoteche sul futuro ma era certa che questo modo di pensare l'avrebbe accompagnata ancora per molto.
-E' diretta a Londra anche lei, -le chiese la signora a bruciapelo.
-Si, per ragioni di lavoro- rispose la ragazza.
-Il viaggio sarà molto lungo e sembra che non avremo altra gente fra i piedi. Mi chiamo Rossella Prandi e lavoro in un'azienda pubblicitaria. Possiamo anche darci del tu, se vuole.
-Certamente, da buone compagne di viaggio. Sono Linda Corti e vado a Londra per un servizio giornalistico. Moda e costume insieme.
Avevano rotto il ghiaccio e questa situazione le stava piacendo: avrebbero avuto modo di passare il tempo spensieratamente a chiaccherare. Non osava sperare di meglio. Spaziarono dalla moda alla descrizione delle relative attività: Rossella aveva fatto i primi due anni di Economia e Commercio, ma poi aveva deciso di smettere per trovarsi un lavoro. Era passata attraverso diverse esperienze sentimantali che l'avevano spesso lasciata insoddisfatta. Le ragioni erano diverse, ma tutte avevano un elemento comune: la mancanza di un coinvolgimento emotivo forte, capace di renderle la vita pienamente felice. Nessuno, le disse, le aveva stimolato un erotismo allegro e malizioso, che lei si sentiva di avere in buona dose, ma che non riusciva ad esprimere appieno.
Questi discorsi di carattere personale tenevano Linda avvinta e interessata, tanto che si era creata un'atmosfera di intimità molto piacevole, accentuata anche dalle leggere oscillazioni del treno e dalla morbidezza della voce di Rossella, suadente e vellutata. Linda si sentiva coinvolta e un po' turbata dal fascino di questa donna che le raccontava con semplicità episodi molto personali, nei quali si riconosceva in parte anche lei.
Si stava instaurando una sorta di complicità emotiva che inconsciamente le avvicinava e le faceva sentire meno distanti. Era bello potersi finalmente aprire con qualcuno che stava dalla sua parte, capiva le sue insoddisfazioni e le offriva un aiuto sincero.
Si trovavano sole in uno scompartimento ferroviario a parlare della loro intimità, senza vergognarsene e senza sentirsi imbarazzate. Linda non poteva nascondere di provare un certo piacere a descriverle alcune delle sue avventure, perchè vedeva che si immedesimava e la ascoltava con totale attenzione e partecipazione.
Un'altra cosa comunque le accomunava: le loro storie (tranne qualche caso) non avevano niente di squallido, ma filavano sul binario dell'allegria e della disponibilità erotica, a cui mancava però quell'elemento portante di fantasia immaginativa, di cui sentivano grande bisogno.
-Ti dispiace se abbasso le luci? Cominciano ad infastidirmi -disse Rossella.
Linda scosse il capo e lei girò l'interruttore, diffondendo nell'ambiente una tenue luce azzurrognola.
Si era fatto caldo e Linda aveva sete, ma non aveva bevande con sè. Rossella estrasse dalla borsetta una fiaschetta d'argento nella quale, lei disse, c'era un cocktail di sua invenzione, che portava con sè nei viaggi per ristorarsi e prendere un po' di energia, dato che non sentiva lo stimolo di mangiare. Le offrì un bicchierino che accettò volentieri. Aveva un sapore dolce e leggermente alcoolico, con un giusto equilibrio fra gli ingredienti, fra cui non ne riconobbe alcuno.
-Ti piace, Linda? Ho impiegato un po' di tempo ad equilibrare gli ingredienti, ma mi sembra che il risultato sia soddisfacente. Mi rilassa e mi dà energia allo stesso tempo. La base me l'ha indicata una donna thailandese che ho conosciuto durante un viaggio di lavoro qualche anno fa.
L'effetto di quella bevanda era molto piacevole: sentiva dentro un bisogno di rilassarsi ancora di più, ma non aveva voglia di dormire. Era molto tardi, ma voleva protrarre ancora a lungo quelle dolci sensazioni che le pervadevano tutto il corpo.
-Ti dispiace se stendo le gambe, Rossella? Le sento un po' pesanti e dure. La mia estestista ha mani d'oro, che scacciano via tutta la fatica. Ma non è qui!
-Fai pure. Ogni volta che sono in viaggio cerco scompartimenti vuoti per potermi distendere, ma non ho molta fortuna. Vuoi che ti massaggi un po'?
Proprio in Estremo Oriente ho imparato una tecnica che ha sempre dato ottimi risultati. Se non vuoi non importa.
Questa offerta di Rossella le parve così opportuna che non la rifiutò. Non provava alcun imbarazzo nel consentirle di massaggiarla. Le sembrava quasi di averne voglia, la turbava la situazione, non voleva negarsi, l'idea la eccitava.
Sollevò la gonna e slacciò il reggicalze. Sfilò le calze e si sentì osservata come una spogliarellista al Crazy Horse.
-Vieni vicino a me, sono più a mio agio.
Si alzò per sedere accanto a lei, ma forse per una scossa del treno, forse per il cocktail di prima, barcollò leggermente e le cadde vicino. Rossella la strinse fra le braccia, trasmettendole una intensa carica emotiva, che lei percepì chiaramente. Nell'appoggiarsi a lei le sfiorò la camicetta, sotto cui sentì i capezzoli rigidi, come quando si è molto eccitati.
-Scusa Rossella, ho perso l'equilibrio.
-Anch'io tante volte -sorrise lei maliziosamente- Stenditi pure, togliti la gonna, se non vuoi stropicciarla.
Fece quello che le ordinava e rimase con un paio di minuscoli slip neri. Linda non riusciva a vergognarsi di stare seminuda di fronte a una persona che fino a poche ore prima era una perfetta sconosciuta.
-Adesso facciamo rilassare la piccola Linda e togliamo la fatica da queste bellissime gambe.
Così dicendo le appoggiò le mani sulla pelle e la fece vibrare. Erano morbide e vellutate e scorrevano dolcemente su e giù provocandole meravigliose sensazioni. Questa situazione l'aveva coinvolta talmente da farla eccitare. Già prima si sentiva bagnata nell'intimo ma non voleva ammetterlo a se stessa. Era una novità assoluta, non le era mai capitata una cosa del genere. Adesso, sentendo le sue mani sfiorarla e massaggiarla stava dando libero sfogo alle sue fantasie erotiche, che galoppavano senza freni, irrorando il suo sesso di liquori dolcissimi.
Chiuse gli occhi e non riuscì ad immaginare altro che suoni melodiosi e colorate scene indistinte, nelle quali però non comparivano uomini. Rossella continuava a massaggiarle i polpacci, ma pian piano Linda sentiva che le sue mani si avvicinavano alle cosce, che erano da sempre il punto più sensibile del suo corpo.
Le accarezzò l'esterno e poi l'interno della coscia, facendola eccitare sempre di più. Non erano ormai più massaggi, ma pressioni, tocchi, carezze, che però lei sentiva di non poter respingere. Sempre con gli occhi chiusi cominciò a muovere il corpo e a toccarsi i seni: sentiva i capezzoli turgidi sotto la camicetta.
La sbottonò e infilò la mano dentro, prendendone uno fra le dita: non si ricordò di averlo mai sentito così duro. L'altra mano scivolò invece lentamente verso il pube e penetrò sotto le mutandine, stimolando la leggera peluria che aveva volutamente conservato dalla depilazione.
Le sembrava di ansimare, si sentiva calda e vogliosa, ma di cosa? Le mancava qualcosa, di cui sentiva la necessità e il bisogno. Rossella le accarezzava sempre più intensamente le cosce, arrivando a sfiorare anche gli slip. Col pollice urtava il sottile frammento di cotone che separava la sua mano dal suo pube, con colpi ritmati e leggeri, ma sempre più frequenti. Sentiva l’eccitazione, era completamente fuori di sè, non riusciva più a controllare le sue azioni, era stordita. La situazione sconvolgente, il caldo, la bevanda, ecco, si, la bevanda.
La mano che le massaggiava il ventre scese ancora e trovò l'apertura tanto umida da farvi scomparire rapidamente un dito. Era talmente bagnata che anche le mutandine erano fradice. Tolse la mano da quel scivoloso antro e cercò la sua. Era molto vicina e le loro dita si intrecciarono. Linda afferrò il medio e spostando con l'altra mano gli slip, lo avvicinò all'apertura.
-Ti prego Rossella penetrami, con forza. Sono tanto bagnata che non ne posso più. Entra, entra!!
-Si Linda, ecco, il mio dito è tutto tuo, prendilo pure e tienilo dentro fin che vuoi.
Così dicendo infilò il medio, che scivolò fino in fondo senza sforzo. Fu indescrivibile il piacere immenso che provò, nel sentire dentro la sua vagina un dito dimenarsi freneticamente, facendola letteralmente impazzire. Non riusciva più a trattenersi ed esplose in uno straordinario godimento mai sentito prima in vita sua.
Si stava crogiolando nel suo piacere quando sentì che Rossella mugugnava e diceva parole sconnesse. Dischiuse gli occhi e vide che lei aveva una mano sotto la gonna, e che la muoveva ritmicamente, lasciando capire chiaramente l'azione che stava svolgendo. Le ci volle poco per raggiungere l'orgasmo desiderato e liberatorio, che la fece accasciare accanto a lei.
-Grazie Rossella, è stato bellissimo e unico -mormorò Linda debolmente.
-Linda sei stata grande, grazie anche a te.
Stringendosi forte la mano si trasmisero l'ultima scarica vitale, prima di crollare esauste e soddisfatte per gli straordinari momenti vissuti in precedenza. Linda non riusciva a tenere aperti gli occhi e quindi lasciò che Morfeo la prendesse tra le sue braccia. In pochi attimi cadde in un sonno profondo.
Si risvegliò lentamente e guardò l'orologio: erano le sette della mattina e dopo un'ora sarebbero arrivate a Calais. Si alzò intontita e si guardò intorno. Rossella non c'era e nemmeno i suoi bagagli. Sulla sua poltrona c'era un foglietto con un numero di telefono e un "Ciao, non dimenticarmi". All'addetto Linda chiese se avesse visto la signora che era con lei nello scompartimento. Lui le disse che era scesa a Lille qualche ora prima. Mentre si avviava al ferry le passò come un lampo davanti agli occhi l'immagine di Rossella che si masturbava davanti a lei.
Formidabile! Che eccitazione! Mise il foglietto in tasca e si sedette comodamente.
-Beh, Rossella, non abiti poi troppo lontano!- bisbigliò fra sè e sè, respirando profondamente l'aria fresca e umida della mattina.
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