Roma, trovare la propria prospettiva

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interviste

Dopo la mia esperienza col ragazzo a Cesena mi sentivo pronta la passo successivo. Volevo provare a trasformare in realtà le mie fantasie. Volevo superare le mie inibizioni, le mie paure. Volevo sentirmi viva, e profondamente troia. Troia non per la quantità di uomini avuti, ma troia nell'animo, con la capacità di tradurre in realtà quello che normalmente si fantastica.
Avevo una riunione di lavoro a Roma a metà aprile. Iniziai a selezionare le persone con cui chattavo, e trovai quello disposto a venire a Roma, in albergo da me, per fottermi.
Gli diedi indirizzo e nome dell'albergo, e quando arrivai gli feci avere il numero di stanza.
Ero in fibrillazione, per tutto il viaggio non feci che fantasticare sul come, ma avrei infranto il mio più grande tabù: passare una notte con uno sconosciuto a cui avrei concesso tutto ciò che voleva.
Quando sentii bussare alla porta avevo tutti i sensi accesi, tremavo quasi fra paura e eccitazione. Mi trocai davanti un ometto, sicuramente oltre la sessantina /mi aveva detto di avere cinquant'anni), non alto, mingherlino.
Ero delusa, la prima volta ero stata più fortunata, ma ero in ballo e non mi sarei tirata indietro. Indossavo un kaftano trasparente e sotto ero nuda.
Il tempo di sorridergli ed invitarlo ad entrare che eravamo già stesi sul letto.
Sembrava una sfida per lui, per dimostrarmi quanto era bravo. Non so se vi è mai capitato. Tutto fatto bene, tanti orgasmi sotto i colpi della lingua e del cazzo, ma nessuna spontaneità. Stava svolgendo il compitino per dimostrare quanto era bravo nonostante l'età.
Decisi di godere del buono che c'era, ormai non c'erano tante vie di fuga.
Fui la sua puttana per quella notte. Nonostante l'età era ancora prestante, riusciva a tenere l'orgasmo, e si interrompeva per leccarmi e scoparmi con le dita.
Ho goduto con lui, che si è limitato ad usare figa e bocca.
L'ho fatto godere, il suo sperma era dentro me da sopra e da sotto.
Ho fatto la brava puttana, l'ho esaltato e incoraggiato, facendogli complimenti per le sue prestazioni, innalzando il suo livello di autostima-
Ho fato sesso ma soprattutto gli ho concesso di fare sesso.
Esperienza strana. Non il massimo, ma tutto è una scommessa.
Qualche settimana dopo mi dovevo ritrovare a Roma. Avevo un altro contatto. Questo mi aveva chieso di procurarmi un dildo di dimensioni modeste e di attenderlo in albergo. Alla sua telefonata dovevo scendere, lui mi avrebbe aspettata in auto. Dovevo avere il cappotto, e sotto solo gli slip e dentro il dildo.
Mi intrigava, mi faceva sorridere, ma ad ogni minuto mi cresceva il brivido dell'eccitazione.
Quando salìì in auto trovai un uomo di mezza età, con i capelli bianchi, grosso. Aveva un sorriso contagioso. "sei pronta a giocare?" mi chiese. Io assentii col capo.
Inizioò a chiacchierare mentre si districava nel traffico serale di Roma. Mi chiese di aprire il cappotto e commentò favorevolmente la dimensione delle mie tette. Me la massagiava con la mano libera. Mi accorsi che cercava i semafori e rallentava se poteva prendere il rosso. Gli piaceva esibirmi agli occhi degli altri automobilisti e de i camionisti. Quando eravamo fermi a fianco di altri, mi esponeva totalmente.
Ero francamente un pò spaventata, ma innegabilmente eccitata. Parcheggiò lungo dei portici, scendemmo dall'auto e mi prese per mano. Quando qualcuno si avvicinava mi spingeva contro una colonna e aprendo il cappotto mi palpava ovunque, mentre limonava. Diversi ragazzi e uomini sono passati, qualcuno sghignazzando, altri lo incitavano a sbattermi.
Ero di fuoco.
Risalimmo in auto ed arrivammo alla sua stanza in un residence. Aveva già preparato tutto.
Su una sedia, in mezzo alla stanza, c'era un dildo nero e grosso come una lattina di coca. Mi fece spogliare, mi infilò le dita in figa, ed estrasse il piccolo dildo, ormai fradicio. Si sedette sul letto e mi chiese di impalarmi.
Mi misi sopra la sedia, appoggiai la punta del dildo alle piccole labbra ed iniziai a tentare di farlo entrare.
Ci volle un pò. Lui era paziente, mi incitava. Mi mise due piccole mollette sui capezzoli e mi sussurrava di aprire la mia figa al suo giocattolino. MI diceva che il bello delle troie come me è che hanno sempre risorse e sapeva che non lo avrei deluso.
Quando, pensando di aprirmi a metà riuscii ad inglobarlo tutto dentro me, mi sentii sfinità. Lui mi chiese di scopare con la sedia ed il dildo. "Cavalca, dai cavalca" mi incitava.
Mi scopai da sola, con un coso enorme per me. provai un orgasmo galattico. Quando fu soddisfatto mi fece scendere e mi fece stendere sul letto.
Mi mise il suo cazzo in bocca e mentre lo sbocchinavo lui mi scopava con le dita.
Godetti ancora, fino a che mi esplose in bocca. Mi chiese di ingoiare tutto e lofeci.
Mi addormentai con lui.
La mattina successiva fu molto gentile, mi fece i complimenti per essere stata al suo gioco, e mi riaccompagnò al mio albergo.
Non ci siamo più rivisti. Lui ci ha provato, ed io ero disponibile, ma per una serie di contrattempi non è più accaduto.
Qualche mese dopo, tocccava ad un romano, a casa sua. Era sempre un contatto in chat. Lui mi aveva affascinato perchè stava scrivendo un libro. Ci siamo visti 4 o 5 volte, uomo semplice, senza fronzoli, con un sesso molto tradizionale, ma con un arnese davvero over.
Averlo dentro era croce e delizia. Il sesso con lui mi sfiniva, mi lasciava totalmente appagata, perchè lo sentivo in ogni cm quadrato della mia figa. Quando veniva sentivo la sua esplosione, e quando mi scopava io venivo e venivo e venivo.
Ho ingoiato tanta di quella sborra da indigestione, ma di lui non avevo mai abbastanza.
Il problema era un marito da cui tornare ed i suoi problemi con una separazione in atto e un lavoro precario.
Avrei potuto innamorarmi di lui, ma non c'è stato futuro. Però di lui ricordo lo sguardo, il nome, e naturalmente il cazzo, che mi ha fatto sognare Roma in chiave romantica.
Degli altri, francamente , non ricordo il volto o il nome, sono stati episodi di piacere fini a loro stessi. Ma confermo, Roma è la città ideale per gli amanti.
scritto il
2024-03-30
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