Colpo di fulmine nero
di
bagno regio
genere
gay
Colpo di fulmine...nero
Passeggiavo sul lungofiume in direzione della risalita quando incrociai un uomo la cui sagoma fin da lontano aveva attirato la mia attenzione non so bene perchè.
L'andatura...., credo sia stata l'andatura e insieme la sagoma, come dotata di una strana eleganza e insieme ferinità, voglio dire un chè di selvaggio, ma trattenuto e imbrigliato.
La strana considerazione fece si che fissassi con intensità il suo avanzare ed il suo viso fino a quando fu all'altezza del mio sguardo. Anche lui mi fissava mentre mi oltrepassava e per un qualche istante ci specchiammo negli occhi l'uno dell'altro, mentre le nostre gambe ci portavano oltre. Poi come colpiti da una scarica elettrica e all'unisono ci voltammo e, con qualche imbarazzo, credo, balbettai qualcosa, poi fu lui, un giovane di colore, più disinvolto di me, a dire qualcosa come:
Sarebbe un peccato non conoscerci o, forse, non riconoscerci!
E la cosa più strana fu che sentii come una fitta e risposi.
Sarebbe stato inconcepibile non farlo!
Per me era la prima volta (c'è sempre una la prima volta): la prima volta che una attrazione omosessuale fatale, perchè quella fu la rivelazione, mi afferrava e si imponeva senza possibilità di scampo.
C'era una specie di anfratto del muraglione che sembrava offrire una specie di nascondiglio naturale, vi sprofondammo senza parlare e il desiderio fuse le nostre bocche in un bacio rovente.
Mentre le nostre lingue si cercavano anche le nostre mani scivolavano sul sesso e ne invocavano la soddisfazione. Una lascivia irresistibile mi spinse ad aprirgli la patta e ad estrarne il contenuto.
La pelle del suo pene era meravigliosamente vellutata e non resistetti oltre, mi piegai su un ginocchio e mi parve la cosa più naturale portarmelo alle labbra, liberarne i profumi e assaporarne gli afrori.
La mia lingua cominciò a lambire quella superfice stupefacente, di seta o velluto e lasciai che, oltrepassate le labbra, mi scivolasse in gola, e mi ritrovai senza respiro ad accoglierne gli affondi imperiosi ed insieme delicati.
Ricordo che mi staccai un momento per guardarlo e ammirarne la stupenda erezione e fu esattamente il momento in cui lui esplose nella frenesia dell'orgasmo.
Più schizzi meravigliosamente caldi e densi mi colpirono il mento e la gola. Subito mi riappropriai del suo fremente orgasmo e lo accolsi nuovamente in bocca succhiando, leccando e ingoiando il suo sperma, ansioso di non sprecare neanche uno dei filamentosi residui.
Il profumo di quel liquido denso e lattiginoso mi penetrava le narici e mi colava nel cervello, mentre in effetti mi ipiastricciava solo la barba, e muoveva le mie mani che lo carezzavano e lo masturbavano come farfalle irrequite.
Non so quanto durò lo stordimento del suo orgasmo e del mio sverginamento, ma ad un certo momento udii la sua voce come da una distanza incalcolabile:
Vieni andiamo a letto. Voglio scoparti per i prossimi due giorni, penso!
Mi rialzai insoddisfatto e cercai ancora la sua bocca, adesso sentivo la sua lingua sul mio viso ed era lui a leccare.
Veramente mi vuoi scopare?
A te va di essere scopato?
Non l'ho mai fatto, ma con te penso di aver bruciato i freni.
Vuoi guardare mio cazzo nero affondare fra i tuoi seni bianchi?
Mi piace pensare alle mie natiche come a due seni, se li avessi mi piacerebbe vedere il tuo cazzo nero affacciarvisi in mezzo!
Ma le tue chiappe andranno benissimo, e affondarci tutto dentro ancora meglio e fecondarti e mettertin cinta.
Sono sicuro che mi faresti sgravare di un piccolo semidio.
Adesso avevo il suo cazzo in mano ed eravamo già in macchina diretti a casa sua ed al suo letto, il suo tappeto o il suo cesso, per me sarebbe stato lo stesso. Rischiavo di venire ogni momento, pensando alla penetrazione profonda, al coito, all'accoppiamento blasfemo e al suo frutto caldo dentro le mie viscere, il mio intestino. Ero pronto ad accoglierlo, dopo un coscenzioso clistere e ad offrigli il fiore vergine del mio “bucho” tutto da leccare e sfondare.
Tremavo di desiderio e continuavo a tenergli una mano sul pene esposto a mostrarne la conquista a chiunque volesse sbirciare. Forse avevo perfino un filo di saliva che mi colava dagli angoli della bocca che ancora assaporavano il gusto del suo sperma. Mi sentivo una femmina svergognata e vorace ed esibizionista.
Mi parve un secolo, ma alla fine arrivammo. La prima cosa che gli chiesi nel modo più sfacciato possibile fu il clistere.
Certo, non sapevo come chiederti di farlo?
Oddio se è solo il primo passo!
Bene, spogliati, ti voglio vedere nudo e in ginocchio davanti al mio cazzo nero, sporco bianco...e di un bianco pulito e...sopra tutto mio schiavo!
Anche di più... legami, se vuoi, e frustami e...sopra tutto inculami e sporcami dentro.
Fummo entrambi nudi in pochi secondi e lui prese il clistere ed un cuscino col quale mi mollò un paio di ceffoni:
Vai in bagno e sbrigati!
Subito...Padrone!
Mi feci un bidet rapido ma accurato e tornai fresco e profumato del suo “sapone alle rose”. Ansioso di sentirmi ed esser reso completamente troia.
Uho spintone mi fece rotolare su lenzuola “tutte da sporcare”, pensai.
Mi trovai sdraiato e arrapato come una cagna in estro. Senza dire nulla mi alzò le gambe e mi saltò sopra come se volesse farmi una pompa, ma mi ritrovai invece con il suo cazzo in bocca e la sua lingua sul mio ano palpitante.
Ssssi chiavami anche con la lingua! - Biascicai con il suo cazzo sulla mia, di lingua.
Zitto e fammi entrare più dentro, rilassati e non stringere lo sfinterello che sa già di cazzo!
Era vero: il suo cazzo sapeva di cazzo e di sapone “alle rose” e... le due sfumature stavano per fondersi dentro di me.
Si girò all'improvviso, la sua lingua vorticò dentro la mia bocca e sentire con la mia lingua la sua . che un'istante prima era..., non feci in tempo a finire di pensarlo che già il suo glande umido della mia saliva cominciava a fottermi.
Cercai di aprirmi il culo con tutte e due le mani, ma non bastò ad impedire la fitta di dolore che il suo colpo di reni mi provocò. Vidi le stelle ma subito dopo fu il paradiso.
Una volta entrato, gustai la sosta e l'accelerazione: lo squarcio del piacere dopo quello del dolore, ma il piacere era come i cerchi di un sasso caduto in aqcua, che si allargavano a dismisura e mi mandavano in pappa il cervello.
Poi fu come la risacca, lo sentivo avanzare fino a toccare il fondo e poi ritrarsi a ritmo lento, ondeggiante, carezzando ogni minima asperità della gola profonda che andavo scoprendo nella mia cavità anale.
Sentivo lo splaff della sua fuoriuscita e lo sblopp del suo rientro, finchè non raggiunse il ritmo della sua ansia di godere e di farmi godere. Mi sollevavo, ogni tanto, per guardare il suo palo nero scomparire e riapparire nella nuvola viola del mio godomento e mi sentivo bagnato di tutti i liquidi che non sapevo di avere.
Il mio culo bianco sembrava un cuscino che perdeva le piume da un invisibile buco che tuttavia la mia fantasiva guardava da dentro.
“ Mi stò facendo inculare come una giumenta, una vacca, una scrofa...Il mio culo è la sua fica, tutta calda, tutta bagnata, che si lascia mettere in cinta dall'eruzione del suo sperma”
Vieni, piccola troia bianca che adesso ti sborro tutta. Ti fai fottere e non potrai più smettere, ormai sarai una troia che invoca il cazzo per strada, una porca di frocio che vuole essere sborrato da tutti e guardato da tutti mentre si fa inculare dentro una macchina o su un prato con le chiappe slabbrate e gocciolanti, da pulire con fazzolettini di carta, prima di ritirarsi su le mutande!
Si, si, metterò il sedere sopra ogni genere di cetriolo disposto ad esplorarmi dentro più al fondo possibile!
Il fiotto rovente della sua sbrodata mi raggiunse mentre il suo cazzo era al fondo del fondo: ora avevo due bocche, succhianti e sbavanti, ora volevo che finisse di sborrarmi sul ventre, sul petto, in bocca e non sapevo dove lo volevo di più.
Mi restò dentro e intanto mi slinguava ferocemente e mi mordeva il collo e un'orecchio e poi di nuovo in bocca, mentre il suo cazzo continuava a sbavarmi dentro, quasi immobile ormai ma con piccoli sighiozzi ancora caldi e colanti, cremosi, giù dal coccige, verso la schiena sollevata e le gambe avvinghiate al suo bacino per impedirgli di uscire da quel mio dentro allagato e ed ipossibilitato a desistere.
E' necessario dire altro?
Passeggiavo sul lungofiume in direzione della risalita quando incrociai un uomo la cui sagoma fin da lontano aveva attirato la mia attenzione non so bene perchè.
L'andatura...., credo sia stata l'andatura e insieme la sagoma, come dotata di una strana eleganza e insieme ferinità, voglio dire un chè di selvaggio, ma trattenuto e imbrigliato.
La strana considerazione fece si che fissassi con intensità il suo avanzare ed il suo viso fino a quando fu all'altezza del mio sguardo. Anche lui mi fissava mentre mi oltrepassava e per un qualche istante ci specchiammo negli occhi l'uno dell'altro, mentre le nostre gambe ci portavano oltre. Poi come colpiti da una scarica elettrica e all'unisono ci voltammo e, con qualche imbarazzo, credo, balbettai qualcosa, poi fu lui, un giovane di colore, più disinvolto di me, a dire qualcosa come:
Sarebbe un peccato non conoscerci o, forse, non riconoscerci!
E la cosa più strana fu che sentii come una fitta e risposi.
Sarebbe stato inconcepibile non farlo!
Per me era la prima volta (c'è sempre una la prima volta): la prima volta che una attrazione omosessuale fatale, perchè quella fu la rivelazione, mi afferrava e si imponeva senza possibilità di scampo.
C'era una specie di anfratto del muraglione che sembrava offrire una specie di nascondiglio naturale, vi sprofondammo senza parlare e il desiderio fuse le nostre bocche in un bacio rovente.
Mentre le nostre lingue si cercavano anche le nostre mani scivolavano sul sesso e ne invocavano la soddisfazione. Una lascivia irresistibile mi spinse ad aprirgli la patta e ad estrarne il contenuto.
La pelle del suo pene era meravigliosamente vellutata e non resistetti oltre, mi piegai su un ginocchio e mi parve la cosa più naturale portarmelo alle labbra, liberarne i profumi e assaporarne gli afrori.
La mia lingua cominciò a lambire quella superfice stupefacente, di seta o velluto e lasciai che, oltrepassate le labbra, mi scivolasse in gola, e mi ritrovai senza respiro ad accoglierne gli affondi imperiosi ed insieme delicati.
Ricordo che mi staccai un momento per guardarlo e ammirarne la stupenda erezione e fu esattamente il momento in cui lui esplose nella frenesia dell'orgasmo.
Più schizzi meravigliosamente caldi e densi mi colpirono il mento e la gola. Subito mi riappropriai del suo fremente orgasmo e lo accolsi nuovamente in bocca succhiando, leccando e ingoiando il suo sperma, ansioso di non sprecare neanche uno dei filamentosi residui.
Il profumo di quel liquido denso e lattiginoso mi penetrava le narici e mi colava nel cervello, mentre in effetti mi ipiastricciava solo la barba, e muoveva le mie mani che lo carezzavano e lo masturbavano come farfalle irrequite.
Non so quanto durò lo stordimento del suo orgasmo e del mio sverginamento, ma ad un certo momento udii la sua voce come da una distanza incalcolabile:
Vieni andiamo a letto. Voglio scoparti per i prossimi due giorni, penso!
Mi rialzai insoddisfatto e cercai ancora la sua bocca, adesso sentivo la sua lingua sul mio viso ed era lui a leccare.
Veramente mi vuoi scopare?
A te va di essere scopato?
Non l'ho mai fatto, ma con te penso di aver bruciato i freni.
Vuoi guardare mio cazzo nero affondare fra i tuoi seni bianchi?
Mi piace pensare alle mie natiche come a due seni, se li avessi mi piacerebbe vedere il tuo cazzo nero affacciarvisi in mezzo!
Ma le tue chiappe andranno benissimo, e affondarci tutto dentro ancora meglio e fecondarti e mettertin cinta.
Sono sicuro che mi faresti sgravare di un piccolo semidio.
Adesso avevo il suo cazzo in mano ed eravamo già in macchina diretti a casa sua ed al suo letto, il suo tappeto o il suo cesso, per me sarebbe stato lo stesso. Rischiavo di venire ogni momento, pensando alla penetrazione profonda, al coito, all'accoppiamento blasfemo e al suo frutto caldo dentro le mie viscere, il mio intestino. Ero pronto ad accoglierlo, dopo un coscenzioso clistere e ad offrigli il fiore vergine del mio “bucho” tutto da leccare e sfondare.
Tremavo di desiderio e continuavo a tenergli una mano sul pene esposto a mostrarne la conquista a chiunque volesse sbirciare. Forse avevo perfino un filo di saliva che mi colava dagli angoli della bocca che ancora assaporavano il gusto del suo sperma. Mi sentivo una femmina svergognata e vorace ed esibizionista.
Mi parve un secolo, ma alla fine arrivammo. La prima cosa che gli chiesi nel modo più sfacciato possibile fu il clistere.
Certo, non sapevo come chiederti di farlo?
Oddio se è solo il primo passo!
Bene, spogliati, ti voglio vedere nudo e in ginocchio davanti al mio cazzo nero, sporco bianco...e di un bianco pulito e...sopra tutto mio schiavo!
Anche di più... legami, se vuoi, e frustami e...sopra tutto inculami e sporcami dentro.
Fummo entrambi nudi in pochi secondi e lui prese il clistere ed un cuscino col quale mi mollò un paio di ceffoni:
Vai in bagno e sbrigati!
Subito...Padrone!
Mi feci un bidet rapido ma accurato e tornai fresco e profumato del suo “sapone alle rose”. Ansioso di sentirmi ed esser reso completamente troia.
Uho spintone mi fece rotolare su lenzuola “tutte da sporcare”, pensai.
Mi trovai sdraiato e arrapato come una cagna in estro. Senza dire nulla mi alzò le gambe e mi saltò sopra come se volesse farmi una pompa, ma mi ritrovai invece con il suo cazzo in bocca e la sua lingua sul mio ano palpitante.
Ssssi chiavami anche con la lingua! - Biascicai con il suo cazzo sulla mia, di lingua.
Zitto e fammi entrare più dentro, rilassati e non stringere lo sfinterello che sa già di cazzo!
Era vero: il suo cazzo sapeva di cazzo e di sapone “alle rose” e... le due sfumature stavano per fondersi dentro di me.
Si girò all'improvviso, la sua lingua vorticò dentro la mia bocca e sentire con la mia lingua la sua . che un'istante prima era..., non feci in tempo a finire di pensarlo che già il suo glande umido della mia saliva cominciava a fottermi.
Cercai di aprirmi il culo con tutte e due le mani, ma non bastò ad impedire la fitta di dolore che il suo colpo di reni mi provocò. Vidi le stelle ma subito dopo fu il paradiso.
Una volta entrato, gustai la sosta e l'accelerazione: lo squarcio del piacere dopo quello del dolore, ma il piacere era come i cerchi di un sasso caduto in aqcua, che si allargavano a dismisura e mi mandavano in pappa il cervello.
Poi fu come la risacca, lo sentivo avanzare fino a toccare il fondo e poi ritrarsi a ritmo lento, ondeggiante, carezzando ogni minima asperità della gola profonda che andavo scoprendo nella mia cavità anale.
Sentivo lo splaff della sua fuoriuscita e lo sblopp del suo rientro, finchè non raggiunse il ritmo della sua ansia di godere e di farmi godere. Mi sollevavo, ogni tanto, per guardare il suo palo nero scomparire e riapparire nella nuvola viola del mio godomento e mi sentivo bagnato di tutti i liquidi che non sapevo di avere.
Il mio culo bianco sembrava un cuscino che perdeva le piume da un invisibile buco che tuttavia la mia fantasiva guardava da dentro.
“ Mi stò facendo inculare come una giumenta, una vacca, una scrofa...Il mio culo è la sua fica, tutta calda, tutta bagnata, che si lascia mettere in cinta dall'eruzione del suo sperma”
Vieni, piccola troia bianca che adesso ti sborro tutta. Ti fai fottere e non potrai più smettere, ormai sarai una troia che invoca il cazzo per strada, una porca di frocio che vuole essere sborrato da tutti e guardato da tutti mentre si fa inculare dentro una macchina o su un prato con le chiappe slabbrate e gocciolanti, da pulire con fazzolettini di carta, prima di ritirarsi su le mutande!
Si, si, metterò il sedere sopra ogni genere di cetriolo disposto ad esplorarmi dentro più al fondo possibile!
Il fiotto rovente della sua sbrodata mi raggiunse mentre il suo cazzo era al fondo del fondo: ora avevo due bocche, succhianti e sbavanti, ora volevo che finisse di sborrarmi sul ventre, sul petto, in bocca e non sapevo dove lo volevo di più.
Mi restò dentro e intanto mi slinguava ferocemente e mi mordeva il collo e un'orecchio e poi di nuovo in bocca, mentre il suo cazzo continuava a sbavarmi dentro, quasi immobile ormai ma con piccoli sighiozzi ancora caldi e colanti, cremosi, giù dal coccige, verso la schiena sollevata e le gambe avvinghiate al suo bacino per impedirgli di uscire da quel mio dentro allagato e ed ipossibilitato a desistere.
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