2. Il nuovo cliente
di
Sofia80
genere
dominazione
Stamattina mi sono sveglia con un pensiero fisso nella testa: oggi lo vedrò..come mi vesto?
Il titolare mi ha avvisato ieri sera poco prima di uscire dal lavoro. " Matteo passa domani dopo pranzo ". E ho sorriso. Maledizione.Ho sorriso.
Credo di aver passato mezz'ora buona per decidere cosa indossare. Alla fine ho optato per il mio solito abbigliamento casual, jeans e maglioncino. Ma ho indossato un completino di pizzo nero e rosso, che tenevo li per qualche occasione speciale. Mi sento sciocca, parecchio sciocca,ma mi sento anche bene. Mi sento più...sensuale. Anche se nessuno lo vedrà. Mi eccita ecco...ho bisogno di essere eccitata oggi?
Quando sento suonare il campanello del portone quasi salto sullo sgabello. La mia collega mi guarda, ma io faccio finta di nulla e vado ad aprire cercando di respirare normalmente.
Devo andare ad accoglierlo io. Il titolare non è ancora tornato dal pranzo e il Signor Matteo è un pò in anticipo.
"Buongiorno Matteo! La faccio accomodare, Nicola sarà qui a momenti..."
Lui mi guarda e io mi impongo di pensare a qualcosa di brutto e atroce per non arrossire violentemente sotto quel suo sguardo. Ma invece i miei pensieri corrono alle immagini di me che mi masturbo pensando a lui.
"Non c'è problema, intanto prenderei un caffè volentieri " dice lui impassibile chiedendosi la porta alle spalle.
Io mi volto e gli rispondo senza guardarlo.
DEVO ESSERE PROFESSIONALE CAZZO!
DEVO SMETTERE DI PENSARE A QUANTO VORREI CHE INVECE DEL CAFFÈ PRENDESSE ME, SUL TAVOLINO DELLA SALETTA! BASTA! BASTA SOFIA ! SMETTILA!
"Come lo vuole il caffè?" gli dico continuando a non guardarlo direttamente.
"Espresso,amaro" risponde lui in tono asciutto.
Un imbarazzo assurdo riempie la stanza.
"Da quanto lavora qui?" mi chiede lui mentre gli porgo il caffè.
"Una vita" rispondo io abbozzando un sorriso "Saranno quindici anni".
"Ah si?" dice lui nel suo solito tono "Sembra una stagista per quanto è impacciata."
Lo guardo di traverso mentre è intento a mescolare il suo caffè.
Non esprime nessuna emozione. Non riesco a capire se voleva prendermi in giro o offendermi volontariamente.
E dannazione, non so cosa rispondergli. Mi escono delle parole di bocca che non so nemmeno come ho fatto a formulare.
"Mi...mi dispiace.. "
Lui si blocca per una frazione di secondo, solleva un sopracciglio in modo quasi impercettibile, e beve il caffè tutto d'un fiato.
"Perché ?"chiede lui porgendomi il bicchierino vuoto.
Guardo il bicchierino, poi guardo lui.
Sto per rispondere, quando Nicola entra nella saletta e ,inconsapevolmente, mi salva.
Scambiano due parole e poi si dirigono verso l'ufficio. Nicola mi fa segno di seguirli e vedo che mi guarda le mani con sguardo interrogativo.
Abbasso lo sguardo. Stringo ancora il bicchierino vuoto. E con la punta delle dita lo sto accarezzando.
Nelle due ore successive cerco di focalizzarmi sul lavoro. L'azienda del Signor Matteo ha un bel catalogo di prodotti. Sono specializzati in calzature da uomo e donna, ma fanno anche borse, cinture ,cappelli, sciarpe , guanti.
Sono su questi ultimi tre che noi dovremmo lavorare. Ci dice che è lui personalmente a decidere i modelli da mettere in collezione, colori, tessuti, e segue anche la produzione direttamente. Quindi per qualsiasi problema dobbiamo fare riferimento a lui per il momento.
" E tu Matteo" dice Nicola "fai riferimento a Sofia per qualsiasi cosa"
E via...un altro brivido che mi arriva fino all'inguine. Non va bene, non va bene.
Ovviamente il Signor Matteo resta impassibile dopo quella affermazione. Mi pare di coglierlo mentre mi guarda con la coda dell'occhio,ma forse sta solo aspettando che mi allontani per chiedere a Nicola se è sicuro che dovrei essere io a seguirlo.
No, credo proprio di non piacergli. E questo mi rattrista più di quanto vorrei.
Dopo che se ne è andato, vado in bagno e mi sciacquo il viso, dimenticandomi del trucco. Si, mi sono anche truccata più del solito stamattina. Quanto sono cretina?
Mi sto comportando come una ragazzina stupida e...e impacciata.
Due giorni dopo, mentre sto controllando un ordine di filato, mi squilla il telefono aziendale e rispondo senza neanche guardare chi è.
"Sofia sono Matteo"
cazzo!
"Buongiorno Signore..mi dica"
"Sto arrivando da voi, ho i campioni da fare e ho bisogno di qualcuno che mi aiuti a scaricare "
"Certo,le mando giù qualcuno appena suona.."
"Venga giù lei" mi dice secco e riaggancia.
Sentirlo al telefono senza vederlo mi fa cambiare modo di vederlo..e dio se è stronzo!
Ma faccio come mi dice...e vado giù ad aspettarlo.
Arriva dopo pochi minuti, parcheggia e mi fa cenno di avvicinarmi.
Mi piazza delle scatole,non troppo pesanti, tra le braccia .
"Vada avanti, la seguo"
Lo so, non so come ma lo so, lo sento. Posso sentire il suo sguardo sul mio culo mentre salgo le scale con lui dietro.
E non trovo niente di meglio da fare che ancheggiare di più.
Poggio le scatole sul tavolo e sento la sua presenza dietro di me. Mi sfiora appena, del tutto involontariamente, ed ecco di nuovo quella scarica lungo la schiena. Ed eccola che si gonfia di nuovo.
Sono al suo fianco, mentre tira fuori le varie schede e i campioni. Il suo odore mi riempie la testa. Un leggero sentore di agrumi, tabacco e...maschio.
Porta una camicia bianca leggermente aperta sul petto, pelle liscia, senza un pelo. E i pantaloni hanno un taglio aderente che mi fanno notare la curva del suo sedere. Piccolo, ma sembra sodo.
"Sofia?"
Alzo lo sguardo e mi rituffo in quei dannati occhi neri che mi guardano severi.
"si?" rispondo come una ragazzina colta sul fatto mentre copia durante il compito in classe.
"Le ho chiesto se può farmi delle fotocopie.." dice lui porgendomi dei fogli.
"Certo..certo ..mi scusi.."
Sono così imbarazzata. Che mi prende?
Bhe,lo so perfettamente cosa mi prende. È troppo tempo che non mi faccio una sana scopata, ecco cos'è.
Per il resto del tempo mi impongo di restare concentrata sul lavoro. Non voglio sbagliare qualcosa, non voglio che il Signor Matteo vada a lamentarsi da Nicola , non voglio deluderlo più di quanto sembra io stia già facendo.
Sta per andarsene, quando mi guarda fisso e mi dice:
"Domani sarò qui di nuovo. Di solito aspetterei un giorno,due prima di ripassare, ma l'ho vista un pò con la testa tra le nuvole oggi e non credo abbia capito tutto ciò che le ho detto. E pensare che Nicola mi aveva parlato così bene di lei. "
Detto ciò, gira sui tacchi e se ne va.
Brutto stronzo del cazzo!
Giro sui tacchi pure io e mi fiondo in bagno e, per la miseria, scoppio a piangere. Perché ha ragione. Ha dannatamente ragione!
Vaffanculo Signor Matteo!
Tu e io tuoi occhi neri, e il tuo odore, e la tua pelle, e come mi fai sentire.
Entro nel gabinetto, chiudo la porta, mi slaccio i pantaloni e infilo una mano negli slip. E mi masturbo, appoggiata al muro del gabinetto al lavoro. Mi masturbo tormentandomi il clitoride così violentemente da farmi quasi male.
Le mie dita scivolano, la mia figa pulsa, sento il liquido colarmi tra le cosce. E accelero, mi fa male, ma accelero. Mi ha umiliata e offesa, ma non riesco a non masturbarmi pensando a lui.
Vengo così,tra il dolore , il piacere e le lacrime. Mi accuccio sul pavimento, mi lecco le dita. I miei umori oggi hanno lo stesso sapore della mie lacrime.
Il titolare mi ha avvisato ieri sera poco prima di uscire dal lavoro. " Matteo passa domani dopo pranzo ". E ho sorriso. Maledizione.Ho sorriso.
Credo di aver passato mezz'ora buona per decidere cosa indossare. Alla fine ho optato per il mio solito abbigliamento casual, jeans e maglioncino. Ma ho indossato un completino di pizzo nero e rosso, che tenevo li per qualche occasione speciale. Mi sento sciocca, parecchio sciocca,ma mi sento anche bene. Mi sento più...sensuale. Anche se nessuno lo vedrà. Mi eccita ecco...ho bisogno di essere eccitata oggi?
Quando sento suonare il campanello del portone quasi salto sullo sgabello. La mia collega mi guarda, ma io faccio finta di nulla e vado ad aprire cercando di respirare normalmente.
Devo andare ad accoglierlo io. Il titolare non è ancora tornato dal pranzo e il Signor Matteo è un pò in anticipo.
"Buongiorno Matteo! La faccio accomodare, Nicola sarà qui a momenti..."
Lui mi guarda e io mi impongo di pensare a qualcosa di brutto e atroce per non arrossire violentemente sotto quel suo sguardo. Ma invece i miei pensieri corrono alle immagini di me che mi masturbo pensando a lui.
"Non c'è problema, intanto prenderei un caffè volentieri " dice lui impassibile chiedendosi la porta alle spalle.
Io mi volto e gli rispondo senza guardarlo.
DEVO ESSERE PROFESSIONALE CAZZO!
DEVO SMETTERE DI PENSARE A QUANTO VORREI CHE INVECE DEL CAFFÈ PRENDESSE ME, SUL TAVOLINO DELLA SALETTA! BASTA! BASTA SOFIA ! SMETTILA!
"Come lo vuole il caffè?" gli dico continuando a non guardarlo direttamente.
"Espresso,amaro" risponde lui in tono asciutto.
Un imbarazzo assurdo riempie la stanza.
"Da quanto lavora qui?" mi chiede lui mentre gli porgo il caffè.
"Una vita" rispondo io abbozzando un sorriso "Saranno quindici anni".
"Ah si?" dice lui nel suo solito tono "Sembra una stagista per quanto è impacciata."
Lo guardo di traverso mentre è intento a mescolare il suo caffè.
Non esprime nessuna emozione. Non riesco a capire se voleva prendermi in giro o offendermi volontariamente.
E dannazione, non so cosa rispondergli. Mi escono delle parole di bocca che non so nemmeno come ho fatto a formulare.
"Mi...mi dispiace.. "
Lui si blocca per una frazione di secondo, solleva un sopracciglio in modo quasi impercettibile, e beve il caffè tutto d'un fiato.
"Perché ?"chiede lui porgendomi il bicchierino vuoto.
Guardo il bicchierino, poi guardo lui.
Sto per rispondere, quando Nicola entra nella saletta e ,inconsapevolmente, mi salva.
Scambiano due parole e poi si dirigono verso l'ufficio. Nicola mi fa segno di seguirli e vedo che mi guarda le mani con sguardo interrogativo.
Abbasso lo sguardo. Stringo ancora il bicchierino vuoto. E con la punta delle dita lo sto accarezzando.
Nelle due ore successive cerco di focalizzarmi sul lavoro. L'azienda del Signor Matteo ha un bel catalogo di prodotti. Sono specializzati in calzature da uomo e donna, ma fanno anche borse, cinture ,cappelli, sciarpe , guanti.
Sono su questi ultimi tre che noi dovremmo lavorare. Ci dice che è lui personalmente a decidere i modelli da mettere in collezione, colori, tessuti, e segue anche la produzione direttamente. Quindi per qualsiasi problema dobbiamo fare riferimento a lui per il momento.
" E tu Matteo" dice Nicola "fai riferimento a Sofia per qualsiasi cosa"
E via...un altro brivido che mi arriva fino all'inguine. Non va bene, non va bene.
Ovviamente il Signor Matteo resta impassibile dopo quella affermazione. Mi pare di coglierlo mentre mi guarda con la coda dell'occhio,ma forse sta solo aspettando che mi allontani per chiedere a Nicola se è sicuro che dovrei essere io a seguirlo.
No, credo proprio di non piacergli. E questo mi rattrista più di quanto vorrei.
Dopo che se ne è andato, vado in bagno e mi sciacquo il viso, dimenticandomi del trucco. Si, mi sono anche truccata più del solito stamattina. Quanto sono cretina?
Mi sto comportando come una ragazzina stupida e...e impacciata.
Due giorni dopo, mentre sto controllando un ordine di filato, mi squilla il telefono aziendale e rispondo senza neanche guardare chi è.
"Sofia sono Matteo"
cazzo!
"Buongiorno Signore..mi dica"
"Sto arrivando da voi, ho i campioni da fare e ho bisogno di qualcuno che mi aiuti a scaricare "
"Certo,le mando giù qualcuno appena suona.."
"Venga giù lei" mi dice secco e riaggancia.
Sentirlo al telefono senza vederlo mi fa cambiare modo di vederlo..e dio se è stronzo!
Ma faccio come mi dice...e vado giù ad aspettarlo.
Arriva dopo pochi minuti, parcheggia e mi fa cenno di avvicinarmi.
Mi piazza delle scatole,non troppo pesanti, tra le braccia .
"Vada avanti, la seguo"
Lo so, non so come ma lo so, lo sento. Posso sentire il suo sguardo sul mio culo mentre salgo le scale con lui dietro.
E non trovo niente di meglio da fare che ancheggiare di più.
Poggio le scatole sul tavolo e sento la sua presenza dietro di me. Mi sfiora appena, del tutto involontariamente, ed ecco di nuovo quella scarica lungo la schiena. Ed eccola che si gonfia di nuovo.
Sono al suo fianco, mentre tira fuori le varie schede e i campioni. Il suo odore mi riempie la testa. Un leggero sentore di agrumi, tabacco e...maschio.
Porta una camicia bianca leggermente aperta sul petto, pelle liscia, senza un pelo. E i pantaloni hanno un taglio aderente che mi fanno notare la curva del suo sedere. Piccolo, ma sembra sodo.
"Sofia?"
Alzo lo sguardo e mi rituffo in quei dannati occhi neri che mi guardano severi.
"si?" rispondo come una ragazzina colta sul fatto mentre copia durante il compito in classe.
"Le ho chiesto se può farmi delle fotocopie.." dice lui porgendomi dei fogli.
"Certo..certo ..mi scusi.."
Sono così imbarazzata. Che mi prende?
Bhe,lo so perfettamente cosa mi prende. È troppo tempo che non mi faccio una sana scopata, ecco cos'è.
Per il resto del tempo mi impongo di restare concentrata sul lavoro. Non voglio sbagliare qualcosa, non voglio che il Signor Matteo vada a lamentarsi da Nicola , non voglio deluderlo più di quanto sembra io stia già facendo.
Sta per andarsene, quando mi guarda fisso e mi dice:
"Domani sarò qui di nuovo. Di solito aspetterei un giorno,due prima di ripassare, ma l'ho vista un pò con la testa tra le nuvole oggi e non credo abbia capito tutto ciò che le ho detto. E pensare che Nicola mi aveva parlato così bene di lei. "
Detto ciò, gira sui tacchi e se ne va.
Brutto stronzo del cazzo!
Giro sui tacchi pure io e mi fiondo in bagno e, per la miseria, scoppio a piangere. Perché ha ragione. Ha dannatamente ragione!
Vaffanculo Signor Matteo!
Tu e io tuoi occhi neri, e il tuo odore, e la tua pelle, e come mi fai sentire.
Entro nel gabinetto, chiudo la porta, mi slaccio i pantaloni e infilo una mano negli slip. E mi masturbo, appoggiata al muro del gabinetto al lavoro. Mi masturbo tormentandomi il clitoride così violentemente da farmi quasi male.
Le mie dita scivolano, la mia figa pulsa, sento il liquido colarmi tra le cosce. E accelero, mi fa male, ma accelero. Mi ha umiliata e offesa, ma non riesco a non masturbarmi pensando a lui.
Vengo così,tra il dolore , il piacere e le lacrime. Mi accuccio sul pavimento, mi lecco le dita. I miei umori oggi hanno lo stesso sapore della mie lacrime.
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