Maneggio traditore.

di
genere
zoofilia

Ero partito con Roberta per una settimana di vacanza in campagna, presso un agriturismo con maneggio in Toscana. Lì avremmo preso lezioni di equitazione e avremmo fatto qualche passeggiata a cavallo nei boschi. Il primo giorno era stato piuttosto faticoso e i proprietari erano stati ben felici di farsi dare una mano nelle stalle. Quella sera, piuttosto stanchi, mentre eravamo a letto, Roberta mi fa “ Certo che Birillo è proprio un bel cavallo! Oggi mentre lo spazzolavo si deve essere eccitato e gli è uscito il pisello di fuori! Era grosso come il tuo braccio! Ecco perché lo hanno chiamato così! Mmmmhhhh”. “Ah, sei stata a guardare il pisellone del cavallo, maialina? Non sapevo che avessi questa curiosità” le dissi “Nemmeno io, a dire il vero- rispose Roberta- solo che quando l’ho visto mi sono bagnata!” “Hai capito che porcella! E cosa gli avresti fatto se fossi stata sola con lui?” “Ahahah penso che lo avrei toccato” “Si e magari qualcosa di più! Raccontami un po’ allora, facciamo finta di stare nella stalla” “Perché fare finta, rispose lei con gli occhi che le brillavano, andiamoci subito nella stalla”. “ Ma che sei matta? Dici davvero?” “ Si, si dai, rispose lei eccitatissima, vestiamoci e prendiamo la torcia, lo voglio rivedere” Era mezzanotte passata e i proprietari probabilmente già dormivano da un’oretta. Furtivamente ci avvicinammo alla stalla ed entrammo. I cinque cavalli che stavano dentro i loro box, si girarono a guardarci incuriositi per quell’ora insolita. Roberta si avvicinò a Birillo che parve riconoscerla subito, in quanto un fremito scosse il suo mantello. Roberta cominciò ad accarezzarlo e si tolse la magliettina, mettendosi a petto nudo e cominciò a strofinarsi contro il suo fianco. Poco per volta la sua mano scese ad esplorare la pancia del cavallo e poi si avvicinò ai genitali. Era uno spettacolo vedere quanta sensualità mettesse in quel massaggio e in breve tempo il cazzo di Birillo cominciò a crescere fino a diventare enorme. Roberta sospirava e mugolava di piacere, mentre aveva afferrato in mano quell’enorme arnese e lo masturbava lentamente. Si tolse le mutandine e allargando le gambe, cominciò a strofinare la cappella sulla fichetta, ansimando intensamente. Mi chiese di avvicinarmi e stando in ginocchio continuò a masturbare il cavallo mentre mi faceva un pompino. Quando le venni in bocca disse “Chissà che sapore ha la sborra di Birillo” e scoppiò a ridere. Io non potevo credere ai miei occhi e alle mie orecchie, ma per quel momento bastò così e ci ritirammo in camera, dove, nonostante la stanchezza, entrambe molto eccitati, scopammo a lungo fantasticando su Birillo. La giornata successiva fu anch’essa piuttosto intensa, tra la lezione mattutina e la passeggiata pomeridiana. Roberta, che montava Birillo, mi guardava con aria sorniona e ogni tanto , senza farsi vedere dall’istruttore, faceva un cenno con la testa indicando il cavallo e poi si leccava le labbra. Dopo cena le chiesi se sarebbe ritornata volentieri nella stalla. Conoscevo perfettamente la risposta, infatti disse “si dai, mi ci porti anche stasera?” E fu così che passata la mezzanotte tornammo alla stalla. Questa volta non ci fu bisogno che Roberta lo accarezzasse. Come la vide, il cavallo sguainò il suo enorme cazzo. “Hai visto? Mi ha riconosciuta! Gli è piaciuta la sega al porcellino!” Si spogliò nuda e si avvicinò al giovane cavallo prendendo in mano la sua enorme asta. Vedere la sua nudità, alla luce della torcia, offerta a quell’animale fu sconvolgente. Ero eccitatissimo! “Che dici, lo faccio sborrare?” “Beh a questo punto direi di si” risposi io. “Ti da fastidio se me lo faccio sborrare sulle tette? Muoio dalla voglia!” “Vai pure- le risposi- a questo punto non ti posso negare nulla.” Iniziò anche stavolta una lenta masturbazione, mentre Birillo cominciava ad agitarsi un po’. “Cazzo, mi sto bagnando come una fontana- disse lei- questo pisellone è pazzesco!” A un certo punto la vidi cadere in ginocchio di lato al cavallo. Evidentemente si era accorta che la cappella cominciava a pulsare e stava per sborrare. Diresse la cappella verso le tette e una decina di fiotti abbondantissimi le si riversarono sul petto. Birillo emise un nitrito e sperai tanto che non svegliasse nessuno, mentre Roberta, totalmente fuori controllo, portò la cappella davanti alla bocca e leccò il seme che ancora ne usciva. “Che favola!- commentò Roberta- mi farei scopare da questo cavallo se non avessi paura di essere sfondata! Comunque, la sua sborra è proprio buona. Sa di selvatico.” “Sei proprio una zoccola, Roberta, ma sei meravigliosa! È stato lo spettacolo più eccitante della mia vita.”
L’appuntamento della mezzanotte diventò tappa fissa tutte le sere e Roberta si esibì in sborrate sul viso, sul culo e sulla fica. Nei mesi successivi, mi assillò affinché tornassimo in quel posto, “se no” mi disse “trovami un maneggio vicino casa, così almeno una volta al mese mi posso godere un bel cavallo.” E fu così che parlando con degli amici, venni a sapere di un posto, non lontano, il cui proprietario aveva già concesso i suoi cavalli a focose signore. Ci andai a parlare e mi disse che si poteva fare, ma che lui avrebbe avuto il permesso di assistere. Ne parlai a Roberta e lei accettò l’offerta con entusiasmo. Il sabato successivo ci mettemmo in macchina e in un’oretta raggiungemmo il maneggio. Il proprietario, Gianni, ci accolse con simpatia e si soffermò a lungo a squadrare Roberta, che si era presentata con un paio di pantaloncini corti e aderenti che le fasciavano il culo superbo. Se la mangiava con gli occhi. “Allora la signora preferisce le grosse taglie” disse sorridendo e ammiccando verso di me. Io ero piuttosto imbarazzato e risposi con un mezzo sorriso, senza sapere cosa dire. “Venga signora, venga pure che le presento i miei cavalli. Sa, ne ho sei, tre sono maschi, uno più focoso dell’altro e poi sono abituati ad avere a che fare con le signore porcelle.” Roberta tremava per l’eccitazione e quando entrammo nella stalla, notai che il suo respiro era parecchio accelerato. E avvicinandola al primo cavallo disse “ Ecco, questo si chiama Gastone, venga, si avvicini pure senza timore “ e per incoraggiarla, le diede una spintarella mettendole la mano sul culo. Avrei voluto protestare, ma Roberta lasciò fare e per non rovinarle il momento, lasciai correre. “Si tolga la camicetta, signora, è bianca e si sporcherà facilmente” disse Gianni e percepii che le sarebbe saltato addosso non appena Roberta la ebbe tolta, rimanendo a petto nudo. “A Gastone piacciono tanto i pompini e come può osservare ha già percepito i suoi ormoni di femmina eccitata. Guardi che cazzo imperiale ha sfoderato!” “Madonna mia, è enorme!” Esclamò Roberta. “Sì e non vede l’ora di sentire le sue labbra e la sua lingua, piccola troia!” Pensai che stesse esagerando, ma in fondo era la verità. Roberta si inginocchiò nel fieno e prese in mano quell’enorme arnese, cominciando a strofinarlo sulle tette ed emettendo mugolii di piacere. “Quanto è bello il cazzo di Gastone, lo adoro! “ Disse lei e cominciò a baciarlo per tutta la lunghezza. Gianni, intanto le si era messo accanto appoggiandosi col sesso su una spalla. A quel punto, spazientito, intervenni “Gianni, si era parlato di cavallo, cosa cazzo c’entri tu?” Mi guardò torvo, ma intervenne lei “ Dai non fare il geloso, sono eccitatissima! Non mi rovinare questo momento!” E ridendo diede un bacio al cazzo di Gianni attraverso i pantaloni. A quel punto incazzatissimo decisi di andarmene, ma lei aggiunse “E dai, non te la prendere, avvicinati anche tu.” Avevo perso il controllo della situazione. Gianni sapeva il fatto suo e si accorse di avere campo libero e a quel punto, tirò fuori il cazzo e cominciò a strofinarlo sulla guancia e su un orecchio di lei, che in estasi, con gli occhi socchiusi, si passava la cappella di Gastone sulle labbra. Roberta non capiva più niente e Gianni ne approfittò per sfilarle i pantaloncini e le mutande. Spostò davanti a lei una balla di fieno e la fece appoggiare sopra col petto. Roberta protestò dicendo che il fieno le pungeva le tette, ma Gianni ormai aveva perso la testa “Zoccola troia, succhia il cazzo al mio cavallo, che a te ci penso io” E mentre Roberta era persa nel piacere di leccare quell’enorme cappella, lui si abbassò i pantaloni e le mutande, le si posizionò dietro e penetrò nella fica. Tenendola per i fianchi, iniziò a sbatterla con tutta la forza , mentre lei lo scongiurava di fare piano. Io ero inebetito davanti a tutta quella foga ed ero rimasto paralizzato e turbato, non sapendo più cosa fare. A un certo punto il cavallo cominciò a sborrare sulla faccia e nella bocca di Roberta, mentre lei urlava il suo piacere incitando Gianni a sbatterla con più forza. “Bocchinara, ora ti servo io! Sputa la sborra nella mia mano!” e Roberta obbedì. Lui le infilò nel culo tutta la sborra che poteva con due dita e subito vi spostò il cazzo. Roberta, in preda a un orgasmo continuo urlò “Siiii scopami il culo, sono la tua troia, la tua cavalla! Sborrami dentro!” Lui si era messo in piedi per poterla sbattere con più forza. La sculacciava sonoramente, mentre le martellava il culo, dicendole che non aveva mai incontrato una troia più porca di lei e che l’avrebbe ricompensata con la sborra degli altri due cavalli. Al sentire questo, Roberta, guardandolo di sbieco, gli disse “Mentre succhierò i meravigliosi cazzoni dei cavalli, dovrai darmi ancora il tuo cazzo nel culo” e questa frase fece capitolare Gianni che in un attimo le sborrò dentro. Lo spettacolo del suo viso pieno di sperma del cavallo e del suo culo che gocciolava quello di Gianni e del cavallo stesso, fu la scena più eccitante che avessi mai visto e Roberta si girò verso di me e mi fece l’occhiolino con un sorriso malizioso. Mi fece cenno di avvicinarmi a lei e con pochi colpi di lingua, fece sborrare anche me. A quel punto Gianni ci invitò a pranzo, aggiungendo che le avrebbe fatto assaggiare gli altri cavalli nel pomeriggio. Roberta, quasi non fosse per nulla appagata, cinguettò con gioia che non vedeva l’ora di riprendere i giochi. Durante il pranzo Gianni ribadì che ne erano passate di troie dal suo maneggio, ma Roberta era sicuramente la numero uno e nel dire questo, come se lei oramai fosse una sua proprietà, consapevole di poter fare ciò che voleva, le metteva la mano a coppa sotto la camicetta e le pizzicava i capezzoli o le accarezzava le cosce. Era oramai chiaro che la mia presenza fosse del tutto irrilevante. Al momento del dolce, Gianni si rivolse a Roberta e mettendole una mano sulla fica, la ricattò, dicendole che se avesse voluto garantirsi l’incontro con gli altri due cavalli, avrebbe dovuto mangiare il dolce come voleva lui. E lei “non posso che dire di si, maiale che non sei altro. Pensa un po’ , oggi una cavallina è stata scopata da un porco” e scoppiò a ridere. Allora Gianni tirò fuori il cazzo e se lo cosparse con la crema al limone che era stata servita a Roberta. “La mangerai tutta da qui, maialina! Ora datti da fare con quella bella lingua e ripuliscimi il cazzo per benino!” Lei si inginocchiò davanti a lui, appoggiando le braccia sulle sue gambe e cominciò a leccare la sua asta per tutta la sua lunghezza, mentre lui continuava a spalmarvi sopra cucchiaiate di crema e non contento, usò anche la mia. “Ovviamente, cara Roberta- mentre lei gustava la crema con lunghe slinguate- sarai mia ospite in qualsiasi momento tu voglia tornare, da sola o col tuo amico. E puoi venire a stare qui anche per un’intera settimana.” “Davvero? Una settimana intera? Sai che goduria? Diventerei matta!” “Adesso andiamo, due cavalli ti aspettano e voglio gustarmi di nuovo il tuo bel culetto.” Roberta mi guardò sollevando le spalle, come per dire “che ci vuoi fare, sono fatta così” e si fece portare via da Gianni, che l’aveva afferrata per un polso. Li seguii nel maneggio, un po’ rassegnato e allo stesso tempo molto eccitato da quella situazione pazzesca. La scena si ripeté identica a prima. Pompino al cavallo e stavolta il cazzo di Gianni direttamente nel culo. Quei due sembravano impazziti per l’eccitazione e a quel punto lui disse che era venuto il momento per un’esperienza unica. “Adesso giovane troia ti farò scopare dal mio cavallo. Non ti preoccupare, terrò io in mano il suo cazzo e lo condurrò dentro di te, assicurandomi che non possa farti male”. Roberta era molto titubante, visibilmente desiderosa di quell’esperienza, ma allo stesso tempo molto impaurita. Gianni legò bene il cavallo in modo che non si potesse spostare in avanti, poi spostò la balla di fieno sotto l’animale e vi vece adagiare Roberta a pancia su, con la schiena appoggiata. “ Adesso spalanca le cosce, troia, stai per sperimentare il paradiso!” E preso il cazzo del cavallo, cominciò a strofinarlo sulla fica bagnata di Roberta. Lei mugolava di piacere e dopo un po’ “Siiii voglio questo cazzo! Mettimelo dentro, porco, fammi sfondareee!” E Gianni, aprendole le grandi labbra con due dita, glielo spinse dentro, controllando che non la sfondasse davvero. Roberta era disfatta da quella cappella di dimensioni mostruose e continuò a dimenarsi fino a che il cavallo, con un lungo nitrito, le venne dentro. Non avrei mai potuto immaginare che sarebbe potuta arrivare a questo. Quando il cazzo uscì, un fiume di sperma colò fuori e lei lo raccolse tutto per spalmarselo sul petto e leccarsi le mani. “Hai ricevuto il battesimo del cavallo, Roberta-disse Gianni- per quanto tu possa pensare di farne a meno, non sarà così. Oramai sarai condizionata a vita e senza il cazzo e lo sperma di un cavallo non ci potrai più stare. Ti faccio una proposta: potrai rimanere a vivere qui da me per quanto tempo vorrai ed avrai i cavalli tutti i giorni a tua disposizione, però sarai la mia schiava e ti userò a mio piacimento. Prendere o lasciare.” Roberta mi guardò totalmente confusa e smarrita. In fondo sapeva che quello che aveva detto Gianni era vero, ma la posta in gioco era davvero troppo alta e rivolgendosi a me “Non so cosa dire, portami via- e guardando Gianni- è stato tutto bellissimo ma mi hai chiesto troppo. Per ora non me la sento.” Durante il viaggio di ritorno mi confidò che non aveva mai goduto tanto e mi chiese di perdonarla se aveva perso completamente il controllo. “Ho scoperto una parte di me che non conoscevo e che mi fa anche un po’ paura, ma ho vissuto le sensazioni più forti della mia vita”. I giorni seguenti furono molto pesanti. Roberta era sempre di malumore e non ne voleva sentire parlare di sesso. Dopo una litigata le dissi di smetterla di nascondere le sue emozioni e dire esattamente perché stesse così male. “Mi manca ciò che ho vissuto sabato scorso! Questo mi sconvolge, perché mi chiedo come potrò mai venirne fuori. Ma quei momenti sono stati come una droga per me e non voglio pensare a quello che sarà di me, se torno lì. Ma ogni giorno sento sempre più forte l’esigenza di tornarci. Sono nata per essere una schiava sessuale e quel tipo, Gianni, è un vero maiale e non oso pensare a quello che mi farebbe tutto il giorno, avendomi come schiava. Però allo stesso tempo l’idea mi eccita da morire. Lascerò passare questa nottata e domattina deciderò. Perdonami se ti faccio questo, ma se lo deciderò sarà perché lo avrò voluto.” Al risveglio la trovai già in piedi. Stava preparando una valigia. ”Ho deciso di andare, perdonami! Ma non ti obbligo ad accompagnarmi.” Le dissi che l’avrei portata io e che non l’avrei lasciata sola in quell’avventura. Telefonai a Gianni e lo avvisai del nostro arrivo imminente. Trovammo Gianni in piedi davanti alla casa. Ci aveva sentito arrivare. Non disse una parola , ma fissando Roberta aspettò che parlasse e così lei, abbassando gli occhi, sussurrò “va bene, sarò la tua schiava.” “Mettiti in ginocchio davanti al tuo padrone!” e lei obbedì immediatamente. Gianni le diede un ceffone e le strappo’ la camicetta. “Starai sempre a petto nudo davanti a me, puttana! Adesso levati le scarpe e fila in casa! Non ti serviranno più, qui starai sempre scalza!“ E rivolgendosi ad Amal, lo stalliere marocchino che aveva assistito all’incontro, disse “E’ tua per un’ora, sfogati con lei, poi lavala e preparala per me”. Amal le mise un collare che era appoggiato alla staccionata assieme a un guinzaglio. Roberta non ebbe il coraggio di guardarmi, si voltò e seguì lo stalliere verso casa per la sua nuova vita.
Poi Gianni si rivolse a me “la tua amica o donna, non so cosa sia, ha fatto la sua scelta e tu non puoi farci niente. Ho visto però che sei un maiale anche tu e ti piace tanto guardare. Bene, ti farò assistere a quello che il marocchino farà alla tua Roberta. Seguimi! Mi fece entrare in casa. Roberta era in ginocchio e stava succhiando il cazzo dello stalliere, che se pure non paragonabile a quello del cavallo, aveva poco da invidiargli. Teneva Roberta per i capelli e la penetrava fino in gola, mentre lei lacrimando strabuzzava gli occhi e sputava saliva in gran quantità, cercando di riprendere aria. Nel frattempo, con la mano libera lui la riempiva di ceffoni sul viso. “Amal non ci va tanto per il sottile, specie quando trova una troia come Roberta” disse Gianni e ci accomodammo sul divano a guardare. Non era un normale pompino. Amal scopava letteralmente la bocca e la gola di Roberta come se fossero una figa e la trattava come una vera schiava. Le sborrò in gola tenendole la testa e facendo aderire il pube alla bocca. Gran parte dello sperma le uscì dal naso. Poi la lasciò cadere a terra e sfilatosi la cinta di cuoio, la colpì ripetutamente sulle cosce e sul culo. “A quattro zampe schiava! Sei una vacca e come una vacca ti scoperò!” Roberta obbedì immediatamente e il marocchino cominciò a sbatterla nella fica con colpi poderosi. “Dimmi chi sei, puttana!” Roberta aveva capito che doveva assecondare del tutto quell’uomo. “Sono la tua vacca e voglio essere riempita ancora dalla tua sborra bollente!” Amal continuò a martellarla con un ritmo forsennato e una violenza mai vista, mentre le frustava la schiena e il culo con la cintura: era un animale fuori controllo. Urlando le sborrò dentro di nuovo e poi uscì per un solo istante; il tempo di cambiare buco. Il suo cazzo rimaneva rigido come l’acciaio e in un attimo lo spinse tutto dentro il culo di Roberta. Lei emise un urlo di dolore, ma lui prese a sbatterla sempre più forte , mentre lei gemendo di piacere, poco dopo lo implorò dicendo “Ancora, ancora, scopami il culo padrone, scopa la tua vacca, la tua troia, sfondami con la tua mazza di ferro!” Gianni rideva “non ci posso credere, non ho mai incontrato una troia del genere! Mi divertirò molto con lei! E tu lo sapevi di avere accanto un tale concentrato di porcaggine?” Io ero ammutolito, anche se, lo devo ammettere, ero appena venuto nelle mutande. Amal concluse di lì a poco e riversò il terzo carico di sborra nel culo di Roberta. Lei cadde a terra su un fianco. Era esausta, ma non era finita lì. Amal si mise in piedi accanto a lei e cominciò a pisciarle addosso, obbligandola poi persino ad aprire la bocca e bere la sua urina. “Ora lecca per terra tutta la mia piscia fino a che non sarà pulito” disse. E Roberta sotto i colpi della sua micidiale cinta obbedì anche a questo.
“Bene, mi disse Gianni, adesso te ne puoi andare. Quello che farò con la tua troia, anzi la tua ex troia, non ti interessa. Ma per esserti riconoscente di averla portata qui, potrai venire a trovarci un giorno al mese per renderti conto dei progressi della schiava”.
scritto il
2024-06-09
9 . 8 K
visite
7 5
voti
valutazione
5.5
il tuo voto
Segnala abuso in questo racconto erotico

commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.