Dominato nel bosco- Seconda parte

di
genere
dominazione

Tre giorni dopo ero lì, eccitatissimo e pronto a seguire le indicazioni del messaggio: benda sugli occhi, nudo, alla pecorina sul materasso, col culo alzato verso la porta, dopo averlo riempito con un plug anale e tenuto spalancato con le mani. Dopo qualche minuto, sentii dei passi, poi la porta che si apriva “Ma bravo, ti stai comportando da vero schiavo sessuale. Oggi verrai venduto a un po’ di gente, per cui verrai preparato come si deve.” “Come, venduto?” dissi e lui “si, venduto, sei il nostro schiavo e facciamo di te quello che ci pare.” Sentii che mi mettevano sulle gambe delle strisce appiccicose e intuii quello che stavano per farmi. Li implorai di fermarsi, ma ne guadagnai solo alcune cinghiate sul culo. Il primo strappo mi fece lacrimare e a questo ne seguirono molti altri su tutto il corpo, fino a che mi depilarono completamente. I più dolorosi all’inguine e sulle palle. Dopo questa tortura mi fecero un abbondante clistere, mi misero del rossetto sulle labbra, sui capezzoli e attorno all’ano, una parrucca in testa e un paio di autoreggenti a rete. Di lì a qualche minuto qualcuno bussò alla porta e lo fecero entrare. Li sentii parlare a bassa voce e poi “bene, ora comincia con un bel pompino”. Venni afferrato per i capelli e un cazzo si appoggiò alla mia bocca, lo lasciai entrare e cominciai a pomparlo. Sborrò dentro dopo poco e sentii che il padrone si faceva dare 20 euro. Ne arrivò un altro e poi un altro ancora. Terza bevuta. Durante una breve pausa mi presero a cinghiate, dicendo che dovevo comportarmi come una troia, parlando in falsetto, pregando i clienti di usarmi a loro piacimento e facendo apprezzamenti sui loro cazzi. E così dovetti fare. Invitai il successivo dicendo che ero la sua troia e che bocca e culo erano suoi. Scelse il culo e sentii che venivo venduto a 30 euro. Poi bocca e culo insieme per tre volte. Breve pausa e poi tanti altri. Non ce la facevo più a ingoiare sborra ed anche il culo era pieno e ne colava fuori una grande quantità, nei rari momenti in cui non era occupato dai cazzi. Sentirli scivolare dentro nella sborra degli altri mi stava facendo impazzire di piacere. Non riuscivo più nemmeno a stare in ginocchio e a un certo punto, non entrò più nessuno e mi addormentai su quel materasso zuppo di sperma. Quando mi svegliai avevo sperma essiccato dappertutto. Mi toccai l’ano e sentii che era del tutto slabbrato. Mi avevano buttato addosso una copertaccia ruvida, di quelle militari. Sul tavolo il solito foglio col prossimo appuntamento: tre giorni dopo. Mi avviai a fatica verso casa, con un rivolo perenne di sperma che mi colò lungo le gambe durante tutta la camminata. Dormii un sonno profondo e lunghissimo e sognai di essere stato venduto come schiavo a una carovana di zingari che girava per l’Europa. Ero adibito alle mansioni più umili ed usato tutto il giorno come schiavo sessuale per chiunque nella carovana volesse sfogare i suoi istinti sessuali. Al risveglio ero piuttosto turbato dalla direzione che avevano preso i miei sogni, ma non avrei mai potuto immaginare cosa mi sarebbe successo di lì a poco. Venni venduto e sfondato per il mese successivo due volte a settimana. Tornavo a casa ubriaco di sborra, ma più ne ricevevo più ne volevo. Una sera, alla fine delle mie prestazioni, però, mi dissero che mi avrebbero portato in un posto a conoscere dei loro amici. Chiesi di potermi fare una doccia, dato che avevo sperma su tutto il corpo. Ma loro risposero che andavo bene così. Mi fecero vestire e mi fecero salire in macchina, sempre bendato. I vestiti mi si appiccicavano addosso per quanto sperma avevo sulla pelle. Il viaggio durò non più di mezz’ora. Mi raccomandarono di comportarmi bene e obbedire a tutto quello che mi avrebbero chiesto. Rappresentavo un buon affare e non volevano perderlo per colpa di qualche mia cazzata. Li implorai di non vendermi e di tenermi, perché avrei continuato a servirli come meglio volevano, ma non ci fu niente da fare. Mi fecero scendere, dopo avermi messo un collare e mi condussero tirandomi con una corda o un guinzaglio, fino a farmi salire due gradini. Capii che doveva essere un camper. La persona che era dentro ad aspettarci mi disse di spogliarmi nudo e poi mi si avvicinò. Fece degli apprezzamenti sulle strisce violacee delle frustate che oramai erano fisse sulla mia pelle e mi palpeggiò il culo. Poi senza alcun preavviso mi infilò due dita in bocca, provocandomi un conato e poi le infilò nel mio culo, rigirandole per bene e facendole penetrare del tutto. Emise un grugnito di soddisfazione. Poi disse che voleva provare come facevo i pompini e mi spinse a inginocchiarmi. L’odore di piscia e di smegma era nauseante, tuttavia dovetti obbedire e ricevetti quel cazzo in bocca, fino portare a termine il pompino ed ingoiare la sborrata. “Succhia bene e sembra ben sottomesso. Si, possiamo concludere l’affare, però dovete scendere un po’ di prezzo.” Confabularono ancora un po’ e infine trovarono l’accordo. Ero stato venduto come schiavo!
MisterM
scritto il
2024-07-07
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