La terza donna 3

di
genere
incesti

Passano gli anni, molti anni. Tutti invecchiamo comprese le zie e la Teodora.
Io nonostante un sacco di storie, due matrimoni e tante zoccole mantengo il mio feeling con le zie.
Gallina vecchia fa buon brodo!
Resta il ricordo di Teodora che riaffiora ogni tanto quanto abbordo (e mi porto a letto) donne mature e grassocce che in qualche modo me la ricordano.
Quando sborro mentre le monto a pecorina penso “si Teodora godi vaccona” e poi gli faccio il pieno… A volte anche nel culo (se lo concedono).
Nella realtà la incrocio una tantum quando vado a trovare le zie. Apprezzo che si vesta sempre scollacciata e senza reggiseno e agiti le bocce come nulla fosse. Insomma troia era e troia è rimasta anche con una quindicina d’anni in più.
Poi però nulla.
Uno perché visto che me la intendo con le ziette e la segretezza è essenziale sbarriamo cancelli e finestre meglio che possiamo e non la sentiamo come lei non sente noi. Due perché la zia Viola è stata molto chiara una volta che ha notato come mi studiavo la Teodora “con lei no”.
Ci sono un po’ rimasto male ma col tempo ho capito. Teodora è una donna acida, pettegola, vile e ricattatrice. Tempo fa la batteva a un panettiere, sicuramente gliel’ha anche data e poi questo povero Cristo ha continuato per anni a portarle a casa il pane gratis ogni mattina.
Insomma la fa annusare a tutti ma poi chi raccoglie deve pagarne il prezzo.
Capisco le ragioni della zia preoccupata che questa mignotta vada in giro a raccontare che me la sono fatta. Questa è anche capace di dire che l’ho presa a forza. E se poi magari ricattasse mia zia? No, meglio non pensarci. Meglio lasciare la vacca nel settore “seghe”.
In fondo la gnocca non mi manca.

Poi un giorno, in una chiacchierata viene fuori che il figlio Tommy se la monta.
Io non me ne stupisco più di tanto visto ciò che abbiamo fatto da ragazzi ma la storia, raccontata da una amica di mia zia, ammetto che me lo ha fatto venire duro.
“…e niente passavo dal vialetto dietro casa sua. Sapete il viottolo che è comunale anche se quella baldracca dice che è suo. Una volta ha anche messo delle assi così non passava nessuno.
Arrivo lì al mattino che vado a prendere il pane e niente ci sono ste cavolo di assi. Insomma mi sono dovuta fare tutto il giro da fuori, dalla piazzetta che non è mica poco.
Allora sono andata dalla panettiera ma poi ho messo dentro la testa in comune. Non c’era il sindaco ma c’era il vice e gliel’ho detto. Gliel’ho detto che quella è comunale e che paghiamo tutti quando gli mandiamo a tagliare l’erba, a darle il diserbante sulle pietre e d’inverno chi è che va con la pala a tirare su la neve? Mica lei, mica quel scemo del figlio. È no, va il comune perché è passaggio comunale mica casa sua. E allora se ho il diritto mi fate togliere le assi…
Giusto un ora è andato su il Mario (il vigile del paese) e le ha fatto togliere tutto” ride.
Io annuisco però fremo “vai alla scopata cazzo” penso.
“Da allora cosa fa? Quando passo mi urla da dentro: passa la contessa, la contessina della mia ciornia. E non ti dico il resto. Robe da denuncia: la contessa con la fica secca…robe così”
Va detto che l’amica di mia zia, Celeste, contessa lo era davvero perché il bis nonno del marito pare fosse un mezzo Conte. Una cazzata che non valeva un picco in denaro però in paese si sapeva e tanti la chiamavano contessa sia in tono educato ma anche in tono canzonatorio.
“Allora ho iniziato a passare a delle ore diverse. Al mattino passo presto, alle sette, che quella lì ronfa che è un piacere e invece al pomeriggio verso le tre quando tutto tace, però a volte passo alle quattro così non mi aspetta mai e quando passo non mi vede”.
Madonna mia che piani elaborati penso fra me e me.
“E passo che erano le quattro e un quarto. Tutto tace perché quel scemo di figlio di solito lo vedo che passeggia per il paese e lei mi sa che dorme della grossa. Passo piano piano e poi sento tipo anf, anf, anf sai come uno che ha l’asma… era lei, conoscevo la voce.
Poi sento tipo uno schiaffo e di nuovo anf, anf. Io non è che sono curiosa (come no!) ma sai ho anche pensato che stava male. Sai una che respira così mica sai: un colpo, un mancamento”
La zia ed io annuiamo. Facciamo finta di credere che non è curiosa dai.
“Li sai che ha il portone di ferro. Quello che non apre mai perché sarà tutto arrugginito da tanto che non gli guarda addosso. Pieno di buchi e non gli da neanche una passata di colore quel figlio ritardato e fannullone. Mi chino, c’è il buco della toppa anche se non avranno più la chiave e chissà quando la hanno persa, ma l’occhio passa.
Guardò e me la vedo lì in mezzo al cortile piegata in avanti poggiata su quel mezzo lavatoio di pietra che ha nella corte sapete no?”.
Si lo sappiamo che nel cortile ha un vecchio lavatoio di pietra che avrà mille anni ma vai oltre cazzo.
“Piantata li sul lavatoio, chinata in avanti tutta nuda e dietro il figlio nudo anche lui che glielo spingeva dentro”.
“Cazzz” mormoro a mezza voce.
La signora Celeste sorride e annuisce. Mi concede l’esclamazione. Io intanto la fisso e per un attimo mi figuro la contessa che si ficca una mano sotto la gonna e si sollazza guardando la scena.
“Per forza che quel figlio le è venuto scemo a fargli fare delle cose così” aggiunge.
Bisogna dire che Tommy già da ragazzo non è che fosse una lince ma crescendo è diventato sempre peggio. Probabilmente il colpo i grazia lo ha avuto a 17 anni quando l’hanno beccato che cercava di rubare un motorino. Per farla breve è finito in una “casa del fanciullo” una specie di galera per minorenni dove ti trattano malissimo e dove i più grandi ti menano ogni giorno e, siccome “i fanciulli” sono tutti maschi ogni tanto ti inculano anche cosa che pare abbiano fatto a Tommy ripetutamente.
In sostanza a diciotto anni è tornato a casa un povero disadattato, grasso, lento, senza voglia di fare un cazzo che vive di sussidi statali e misura a passi il paese venti volte al giorno.
Lo scemo del paese insomma.
“Io non so se l’ha presa a forza, sai quello è mezzo matto. Sai anche io a volte lo vedo per strada e ho paura, sai sono sola io e sono una donna… Un attimo ho davvero pensato che l’aveva presa a forza, che la violentava e quasi quasi, ho pensato, era meglio chiamare i carabinieri”.
“E li hai chiamati?” chiedo con un misto di curiosità e preoccupazione visto che anche zia e io facciamo incesto da un bel po’.
“Ma va. Mica ho chiamato perché a un certo punto, e scusate il linguaggio, quella maiala fa: basta farmi il culo mettimelo nella fessa. Scusate il linguaggio ma quello ha detto. Ha detto che se lo faceva mettere nel sedere pensa te!”.
“Incredibile” esclama mia zia Viola secca e telegrafica.
Mi lancia una occhiata, io la lancio complice a lei. Entrambi sappiamo quanto sia bello è appagante il sesso incestuoso e anale.
Chissà se lo sapesse la Celeste penso…
Abilissima mia zia si mette a dirle che le sono cresciuti i gerani “pensa te con sto freddo e invece sono già alti così”.
“Ma dai…”.
“Ma credici, te li faccio vedere” insiste la zia e vanno sopra a vedere i gerani sul balcone.
Io (penso sia ovvio) vado in bagno a farmi una sega pensando alla Teodora che lo prende nel culo…dal figlio.
scritto il
2024-08-10
5 . 2 K
visite
2 7
voti
valutazione
6.2
il tuo voto
Segnala abuso in questo racconto erotico

commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.