Vite parallele - 01 Notturno Estivo

di
genere
gay

“Rhytm is a dancer,
it’s a soul companion
you can feel in the air
oh-ok it’s a passion”
(Snap, Rhytm is a dancer, 1992, Arista Records)

“Alex? Stai già dormendo?”
“No! con questa caldo non riesco e tu?”
“Idem: ti va se parliamo un po’? così ci conosciamo meglio: in fondo l’ultima volta che ci siamo visti avevamo 9 o 10 anni”
“E ora ne abbiamo 18… siamo cresciuti!”
“Si vero, anche se non sempre crescere è una bella cosa! Ma, dimmi, com’è andato l’esame?”
“Per scaramanzia preferisco essere prudente: comunque ho risposto a tutte le domande e la commissione, soprattutto il membro esterno, sembrava soddisfatta”
“Si vede subito che sei un secchione; vedrai che prendi 60”
“Grazie per la fiducia Alberto, ma temo proprio resterai deluso! I due “60” della classe sono già decisi in partenza e non rientro tra essi purtroppo. Comunque non mi piace essere chiamato secchione”
“Non intendevo dirlo nel senso sfigato: si vede che sei uno studioso ma sveglio! Visto che secchione non ti piace, ti chiamerò cervellone, d’accordo? In ogni caso sono un po’ mago e certe cose le sento: prenderai 60! Ci scommetto quello che vuoi!”
“Va bene allora se andrà come dici ti offro un gelato!”
“Cosa? Non ti sembra di essere troppo tirchio?”
Esclama con tono di voce squillante alzandosi e percorrendo i pochi passi che separano i nostri letti.
Indossa una canottiera e uno slip bianco con piccoli quadrati e cerchietti azzurri stilizzati: magro e slanciato, il suo viso è un puzzle di lentiggini sormontato da corti capelli ricci che tendono al rosso.
Non sono abituato a condividere con qualcuno uno spazio così intimo come la camera da letto e istintivamente, mentre Albe, accesa la luce, si avvicina, tiro verso il mento il lenzuolino leggero.
Sono vagamente imbarazzato per il fatto di essere in pigiama estivo davanti ad uno che, sebbene nostro ospite, è sostanzialmente un estraneo.
Il mio compagno di stanza non mostra invece alcun imbarazzo ad incedere, scalzo, sul pavimento di mattonelle romboidali sfregandosi il mento tra pollice ed indice: “Vediamo, vediamo… un gelato non basta per festeggiare un 60!”
Segue un breve silenzio in cui resto quasi inebetito a guardarlo dal basso all’alto notando marginalmente la leggera peluria che gli copre le gambe.
“Trovato!” - dice sedendosi sul mio letto - “Mi offrirai una serata in disco con ingresso e doppia consumazione!”
Turbato non so bene da cosa, forse dalla situazione così inconsueta, cerco di riprendere il controllo della situazione: “Guarda che non sono mica milionario! Comunque visto che ci tieni tanto posso anche scommettere, tanto non vincerai! Piuttosto, dimmi di te: come vanno gli studi?”
“La mia situazione è un po' incasinata: dopo la morte di mamma, mio padre si è risposato e ci siamo trasferiti a Piacenza. All’inizio tutto bene, poi la situazione in casa è diventata pesante: hanno avuto il mio fratellastro e la seconda moglie mi odiava, dedicava tutte le attenzioni solo al figlio “nuovo” facendomi pesare ogni cosa… nemmeno i soldi per un panino mi dava la stronza!”
“E tuo padre?”
“E’ un coglione! Completamente succube di quella mentecatta. Così appena compiuti i 18, il giorno stesso, sono scappato”
“Che storia dickensiana! E dove sei andato? Cosa hai fatto? Non ti hanno cercato?”
“Figurati: erano solo contenti che mi ero tolto di mezzo così potevano rappresentare appieno la loro famiglia da mulino bianco”

Pronuncia queste parole con lo sguardo in alto, fisso su un punto indefinito della parte opposta: solo un lieve fremito alla gola tradisce l’emozione (rabbia, dolore o tristezza non saprei dire) che lo sta attraversando.
Non so cosa dire
“Per fartela breve ho girovagato qua e là per un po’… però mi sentivo un po’ perso e così ho chiamato nonna (quella materna con la quale la stronza aveva fatto troncare i rapporti a mio padre) e sono venuto a Torino a stare da lei. Sono fortunato ad avere una nonna così cazzuta!”
“E la scuola?”
“Oh ma sei davvero in fissa con sta cazzo di scuola! Niente: quando è scoppiato il bubbone avevo appena iniziato la quarta ragioneria. Ho perso l’anno cioè in pratica due visto che devo rifare quarta e quinta! Così, anche se abbiamo la stessa età, io sono l’asino e tu l’universitario col vento in poppa”
“Non devi colpevolizzati: hai vissuto una situazione al limite, ammiro tanto il tuo coraggio”
“Credimi: c’è ben poco da ammirare! Cosa sceglierai all’università?”
“Pensavo di fare lettere classiche ma ultimamente sono un po’ incerto”
“Lettere classiche?? Ma è una cosa da matusalemme e cosa farai poi da adulto? Il topo da biblioteca o il professore sfigato?”
“A me sono sempre piaciuti greco e latino”
“Tu sei fuori!” – esclama alzandosi di scatto – “Cambiamo argomento che è meglio! Ce l’hai la ragazza?”

Formula la domanda con un tono sornione non scevro da un’aura di malizia dandomi le spalle mentre, a piedi nudi, torna a camminare in tondo nello spazio libero tra i rispettivi letti.
“Al momento no” rispondo imbarazzato
“Come mai?”
“Sai sono stato molto impegnato negli ultimi mesi: la scuola guida, lo studio ecc”
“Se lo studio non ti fa pensare al sesso, allora abbiamo un problema caro Alex”
Sentendomi avvampare replico: “E tu grand’uomo hai una tipa fissa?”
“No, sono libero ma visti i casini della mia vita direi che è più comprensibile”
“Questo è fuori dubbio: ma ad uno spigliato come te non saranno certo mancate le occasioni!”
“Si! Gli ultimi tempi che stavo a Piacenza frequentavo una di quinta: gran poppe, sai quelle belle sode che stanno su da sole con i capezzoli duri che si vedono da sotto la maglietta? E che culo: glielo avrei appoggiato davanti e dietro tutto il tempo mentre ci facevamo un limone!”

Ascoltare queste fantasie virili ha il potere di eccitarmi improvvisamente: non capisco se dipenda dal contenuto delle sue fanfaronate o dalla postura: ora si è seduto sul letto con i gomiti poggiati sopra le cosce leggermente divaricate e il viso tra le mani a coppa.
Sento un turgore languido salire dal pube e diffondersi prima verso l’alto e poi in tutto il corpo come una scarica elettrica.
Desidero che questa situazione continui e, come leggendomi nel pensiero, chiede “e tu hai almeno qualcuno che ti piace davvero?”
“Si: una mia compagna che mi piace molto. Era un po’ indietro col programma così abbiamo studiato insieme greco e mentre le traducevo alcune poesie di Saffo ho sentito che era bellissima!”
“Addirittura le poesie? Sei un uomo d’altri tempi caro Alex. Ma è bona o cessa? Come si chiama? Vi siete almeno slinguati?”
“Io sarò d’altri tempi, tu invece sei fin troppo materiale! E’ un’emozione pura: ovvio che non ci siamo slinguati! Altrettanto ovvio che è bella: grandi occhi da cerbiatto, capelli lunghi neri, labbra sinuoso con un piccolo neo, proprio minuscolo, sotto il naso. Si chiama Niky e siamo soprattutto e prima di tutto amici: non voglio rovinare un rapporto così speciale con un approccio machista!”
“Approccio machista o meno un uomo, specie alla nostra età, ha le sue esigenze! Sarai mica talmente romantico da negare che ti fai le seghe?” buttata la bomba si stende su un fianco con lo sguardo furbetto.

L’eccitazione va trasformandosi in una potente erezione che, grazie al pigiama e al lenzuolo stropicciato, provo a dissimulare dandogli le spalle. “Forse è meglio che dormiamo così domani, se non ci alziamo troppo tardi, ti porto a fare un giro in montagna!”
“No, no caro il mio romanticone! Non se ne parla neanche! Questa sera è tutta per noi, per conoscerci meglio come abbiamo detto all’inizio. Avremo tempo per fare le gite e magari mi farai conoscere anche i tuoi amici e le tue amiche compresa la principessa Niki: ma questa sera è per noi!”
“Ok però certi discorsi a me non piacciono, chiaro? Ho un senso del pudore molto alto io”
“Pudore o paura di quello che senti?”
“Basta, buonanotte!” grido spegnendo la luce
I raggi della luna piena che filtrano dalle persiane socchiuse formano strani giochi d’ombra sulla parete. Sento, non senza malinconia, di averla spuntata: stava diventando un gioco pericolo e il membro che ancora pulsa dentro lo slip è lì a confermarlo.
Il corpo non piò mentire.
Una parte di me vorrebbe sprofondare in un sonno salvifico, l’altra invece freme non sa bene per cosa.

Il breve silenzio di una notte che, so bene, si preannuncia insonne viene rotto dalla sua voce.
A dire il vero la stavo aspettando, anzi ci speravo.
“Alex?”
“Si?”
“Ho una proposta: facciamo che questa notte vale tutto e, qualunque cosa succederà nelle nostre vite, tutto quello che ascoltiamo, diciamo, facciamo resta solo tra noi, io e te, il nostro segreto?
Ho bisogno di contatto umano, di calore, di verità.
E sento che anche tu hai questo bisogno, sbaglio forse?”
La semplice intensità delle sue parole va a toccare qualcosa di molto profondo: “No, non sbagli”
“Perfetto! – risponde con un tono sbarazzino e completamente diverso da quello di un istante prima - avete degli alcolici in casa?”
“Forse abbiamo dello stock84: ma è in fondo al mobile della cucina e cosa dico alle nostre vecchie se mi vedono prenderlo?”
“E’ quasi mezzanotte ormai: saranno sicuramente a letto”
“Mia mamma è nottambula”
“Se ti vede le dici che sei andato a prendere una caraffa d’acqua con il ghiaccio (mi raccomando!) perché fa caldo e siamo disidratati dalla sete. E il ghiaccio ci serve per lo stock: se riesci a prendere anche due bicchieroni sarebbe il top: si vede che sei il classico tipo che si schifa a bere a canna”
“Sei davvero perspicace!”
“Sbrigati che la notte è giovane!”

La nostra camera occupa una sorta di dependance posta sul lato sinistro della casa: per raggiungere la cucina devo percorrere un ballatoio e poi muovermi furtivo tra tavolo, sedie e credenze per non svegliare nessuno. Ma, sarà l’adrenalina, questa notte ho un’agilità da ghepardo e tutto fila liscio: pochi istanti dopo ritorno con tutto il necessario.

Albe sta fumando in piedi vicino alla porta-finestra.
Ecco se c’è una cosa che proprio detestavo in quella calda estate del 1992 era il fumo: nessuno aveva mai fumato in famiglia, fatta eccezione per una zia piuttosto eccentrica, e i miei genitori, salutisti convinti, mi avevano veicolato tutta una serie di motivati pregiudizi contro il vizio del tabacco.
“Cosa stai facendo? Spegni immediatamente quella roba!”
“Si è arrivato lui! Ci metto tanto impegno per fregarle a nonna, una-due al giorno, che adesso la spreco per far contento una mezza sega come te”
“Esci allora: se proprio non puoi farne a meno fuma sul balcone!”
Il mio sdegno ottiene l’effetto contrario: aspira una lunga boccata e poi soffia il fumo in faccia.
Quando smetto di tossire e lì che mi guarda con una mano sul fianco e un sorriso impertinente: “Tieni, fare un tiro ti farebbe bene e soprattutto ti renderebbe meno isterico!”
“Dai tienimela un attimo mentre mi tolgo sta canotta che si è incollata addosso” insiste vedendo la mia esitazione.
Afferro il mozzicone mentre lui china leggermente la schiena per sfilarsi l’indumento; me lo ritrovo davanti a torso nudo: è completamente glabro con una muscolatura ben accennata a discapito della magrezza.
Sopra il capezzolo sinistro, leggermente spostato verso la clavicola, ha un neo in rilievo perfettamente tondo.
Porto la sigaretta alla bocca e alla prima aspirazione sono colto da un forte giramento di testa che quasi fa perdere l’equilibrio.
“Non dirmi che non hai mai fumato in vita tua! Dai siediti sul letto mentre preparo da bere! E togliti quel pigiama che ti fa sudare come un porco. Questa è una notte di libertà!”
Lo stordimento che provo in fondo è piacevole… abbandono ogni razionalità liberandomi del pigiama.
Sono leggero come una farfalla mentre lo osservo versare, con mano esperta, lo stock e aggiungere il ghiaccio.
“Ecco fatto! Certo non è il massimo ma se la casa offre questo bisogna accontentarsi. Domani andrà meglio! Su alzati che brindiamo a noi!”
Sto prendendo il bicchierone dal comodino quando ha un ripensamento come se avesse dimenticato qualcosa di fondamentale importanza.
“Stop! Fermi tutti! Prima del brindisi dobbiamo fare il giuramento”
“Giuramento? Tu sei matto!”
“Il giuramento di amicizia e fratellanza da oggi e per sempre”
Lestissimo estrae da sotto il letto il suo borsone e tira fuori una spilla
“Ora con questa spilla io pungerò te sull’indice e viceversa poi ciascuno poggerà il dito con la goccia di sangue sulle labbra dell’altro dicendo “amici & fratelli da oggi & per sempre!”
“Farà male?”
“Come una pic indolor! Vai, inizia tu”
Accade tutto molto velocemente lo pungo esitante e non appena compare la gocciolina preme il suo indice al centro della mia bocca: “amici & fratelli da oggi & per sempre”
Poi viene il mio turno e, anche se sono passati trentadue lunghi anni, mi sembra ancora di vederla la macchiolina sulle sue labbra sottili: ricorderò per sempre quel momento: un mix di sensualità, tenerezza, poesia.
“Bene, adesso possiamo brindare, alla tua!”
“Dai in fondo non è così male”
“Si vede che non capisci nulla di alcolici ma imparerai… “
“L’allievo supera sempre il maestro!”
“Piuttosto allievo dimmi un po’… quindi con questa Niki non ci hai fatto niente e, alla tua età, sei ancora vergine?”
“La verginità maschile non esiste”
“Al contrario, esiste eccome! Quindi, se capisco bene, vai di seghe?”
“Che palle ma cosa te ne frega di quello che faccio nella mia intimità?”
“Sono curioso”
“Allora parla prima tu” sarà lo stock ma sono molto più sciolto di prima
“Non ho nessun problema a riconoscere che ogni tanto la seghe me le faccio. E’ una cosa normale e direi anche sana secondo me!”
Non so dove voglia arrivare ma questo dialogo è molto eccitante.
Bevo un ulteriore, lungo sorso sedendo a terra con il bicchierone davanti al pacco nel vano tentativo di nascondere l’erezione che si è ripresentata più potente di prima.
“E lo fai spesso?”
“Dipende dai periodi ovvio che se hai qualcuno è più bello no? Però se è un periodo che sono solo si, posso farlo anche tre/quattro volte in una settimana. E tu?”
“Sono decisamente meno esuberante di te, più tranquillo diciamo”
“Questo è tutto da dimostrare!”
“Già”
Cala un silenzio imbarazzato da parte mia, mi sento come un topo nel gioco del gatto.
Un topo che vuole continuare questo gioco di seduzione.
Alberto e veloce a rabboccare i bicchieri non appena il livello di stock scende sotto la metà
“Per esempio adesso avrei voglia di petting; se penso alla tipa di Piacenza immagino di fare una spagnola oppure prenderla da dietro. Così vedi?” muovendosi verso il letto si mette a mimare le fantasie sessuali
Ormai completamente ubriaco lo guardo, estasiato e sempre più eccitato, stendendomi a pancia in giù sulle mattonelle fresche
Osservandolo vedo, al di là di ogni dubbio, che non sono il solo ad averlo duro
“E tu a cosa pensi quando ti dedichi a certe attività?”
“Non so, dipende: tendo a non pensare molto in certi momenti”
“Che noioso che sei! Ci stiamo facendo solo delle confidenze tra amici! Tu, per esempio, sei una che si accarezza prima o, invece, va giù deciso con il cazzo stretto in pugno?”
“La seconda che hai detto così mi sbrigo prima!”
“Per tornare al tuo latinorum? Non farmi ridere! Secondo me sei un represso un po’ perverso che usa i giornaletti, magari anche un po’ particolari, vero?”
“Senti da che pulpito! Ha parlato il seminarista!”
“Dai, dove sono i giornaletti? Scommetto nascosti in fondo all’ultimo cassetto dell’armadio! O magari in un cassetto con il doppio fondo costruito ad hoc!”
Ciò detto si alza deciso e si avvia proprio verso l’armadio.
Scatta l’allarme rosso anche perché, cazzo si!, sul fondo, nascosti sotto il piumino invernale, in effetti ci sono un paio di pubblicazioni particolari.
Deve avere davvero un sesto senso per certe cose il mio nuovo amico.
Deciso a fermarlo ad ogni costo per non essere sputtanato, scivolo alle sue spalle proprio mentre sta aprendo l’anta e cerco di farlo cadere.
Cominciamo a lottare; inizialmente sembro avere la meglio: grazie all’effetto sorpresa inciampa e ruzzoliamo sul pavimento.
Alberto però è più forte e veloce di me: con un colpo d’anca si rialza in piedi schiacciandomi lo sterno con il palmo del piede.
La situazione è piacevolmente fuori controllo.
Sguscio via di schiena riuscendo in qualche modo ad alzarmi, ma lui è un vero bastardo: prende dal comodino alcuni cubetti di ghiaccio e me li butta addosso.
Perdo l’equilibrio e, in un istante, mi spinge sul letto ove blocca in una morsa tenace entrambi i polsi, stringendo le caviglie con le ginocchia in modo da impedirmi di scalciare.
“Chi pensavi di fottere eh?”
Sono vinto, languidamente e assolutamente sconfitto.
Alberto è sopra di me: il tessuto teso dei suoi slip a quadretti e cerchietti azzurri proprio davanti alla mia faccia.
“Puoi accarezzarlo. So che lo desideri: si capisce da questo!” tendendo la mano sinistra indietro, tocca il mio cazzo che sta letteralmente esplodendo.
“Non avere paure: mi piace essere accarezzato”
Tremante tendo la mano verso l’alto e prima con un dito, poi con l’intero palmo percorro la deliziosa sagoma del suo membro esercitando una pressione vieppiù maggiore col passare dei secondi.
“Si, mi piace: libera l’uccellino dalla gabbia!”
Non me lo faccio ripetere due volte: il suo slip scivola inerte verso il basso.
E deliziosamente glabro anche lì e, perso ogni pudore, inizio a baciarlo, inebriato dal dolce odore di giovane maschio, percorrendone avidamente il membro con le labbra, dalle palle fino su alla cappella lubrificata e ben aperta, per scendere poi dall’altro lato arrivando fin quasi all’ano.
Albe, conquistata la sua preda, non ha più necessità di tenermi bloccato e si abbandona al piacere con le mani verticalmente appoggiate alla testata.
“Leccami!”
Estraggo la lingua alla massima espansione e comincio di nuovo dalle palle, sode e piene, per arrivare alla deliziosa umidità della punta.
La mi erezione è diventata talmente potente da essere quasi dolorosa: una sensazione mai provata prima.
Per alleggerire la pressione inizio a masturbarmi senza smettere di leccare il suo cono.
“Fermati, tu dopo!” ordina fermando la mia mano.
Col cazzo durissimo mi schiaffeggia su tutta la faccia: guance, fronte, poi sulla bocca aiutandosi con la mano
Sto impazzendo dal piacere.
Alberto si ferma proprio davanti alla bocca ancora chiusa. Inizia a forzare le labbra con la cappella umida. Uno, due, tre volte.
Poi apro e lascio che il suo membro, dritto e potente, entri, con decisione fino alla gola
“Stringi bene le labbra e non usare denti, solo lingua!”
Sono minuti di piacere puro: facendo forza sulla testiera entra ed esce ritmicamente mentre io, con gemiti soffocati, mi lascio scopare la bocca dal suo uccello dirompente, gustandone ogni millimetro.
Improvvisamente esce e, grazie a un ultimo colpo di mano, il suo fiotto caldo e odoroso ricopre, abbondante, labbra, mento, collo.
Esausto, ma ancora inappagato mi abbandono al cuscino.
Fortunatamente questa prima notte di delizie in cui finalmente ho conosciuto, per la prima volta nella vita, la passione travolgente dei sensi non è finita.
Anzi.
Albe afferra il mio cazzo durissimo e, al contempo, con le gambe divaricate scivola verso il basso. La prima impressione è quella di uno scontro tra due durezze inconciliabili e avverto una resistenza, ma poi il mio amico, esperto delle cose d’amore, si passa della saliva sedendosi lentamente sulla cappellona umida che, per la prima volta, entra nel luogo inimmaginabile delle delizie proibite.
Capisco d’istinto di essere dentro di lui, accolto in un luogo caldo e profondissimo
“Dai dei colpi di bacino”
Non avrebbe bisogno di dirlo perché la lingua dell’amore s’impara subito: mentre il suo volto assume le molteplici forme del godimento, spingo ritmicamente con tutta la forza e la dolcezza di cui sono capace.
Albe, dotato di un’energia davvero incredibile, si masturba ancora davanti alla mia faccia mentre io affondo sempre di più in lui, fino alla sintonica esplosione finale: sento un’energia pulsante passare da me a lui e, di nuovo, ecco il suo fiotto caldo e delizioso arrivare in pieno viso.

Fine 1° episodio
di
scritto il
2024-08-27
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