Vite parallele - 04 Relax

di
genere
gay

“Un mezzo angolo di cielo
Che è solo per gli eroi
Ma noi non siamo così
Dobbiamo vivere”
(Anna Oxa, Mezzo angolo di cielo, 1992 Ed. CBS)

Dopo l’interminabile bacio risaliamo, silenziosi, in auto.
A pochi chilometri di distanza c’è un distributore con annesso una sorta di bazar super fornito, meta privilegiata di frontalieri e turisti che vengono a comprare alcolici e sigarette visti i prezzi decisamente più convenienti rispetto a quelli di oltre confine.
Facciamo il pieno e, per una volta, pagando come le persone normali compriamo quanto ci occorre: costumi, cuffiette, infradito e due teli cavandocela con meno di 50.000 £.
Nel 1992 vigeva ancora la cara, vecchia lira e, anche se al tempo parevano esorbitanti per le cifre a tre zeri, i costi erano decisamente più accessibili di quanto non avvenga nel terzo millennio.
Ho scelto come costume un sobrio pantaloncino blu anche se ne avrei preferito uno modello slip: tuttavia essedo in uno stato continua e frenetica eccitazione, tale scelta mi pare più consona per ovvie ragioni.
Alberto invece si conferma più esuberante anche nella scelta degli accessori e ha acquistato uno slip rosso squillante con l’elastico giallo.
Non vedo l’ora di vederglielo addosso

Lasciata l’area di servizio imbocchiamo la provinciale tortuosa che, attraverso una serie di tornanti, attorniati dai boschi conduce sul pianoro a mezza costa in cui si trova il piccolo centro termale.
Il posto, nella sua semplicità, è incantevole: oltre alle piscine interne ce n’è, infatti, una all’aperto circondata su tre lati da un prato rasato. Stando a bordo piscina, nell’acqua piacevolmente calda, lo sguardo può spaziare sulle aspre montagne circostanti che, a poca distanza dalla conca, si ergono ripide con le rocce scoscese e scuri; gli anfratti verso le cime, quelli poco esposti al sole, contengono ancora residui di neve.
“Wow ma è pazzesco questo posto! Come lo conosci?”
“Ha aperto pochi mesi fa: ne ho letto casualmente sul giornale locale e ho sempre desiderato venirci, solo che non sapevo con chi.”
“Potevi chiederlo alla tua principessa, no?”
“Sarebbe una buona idea ma sai, non mi andava di mostrarmi in costume con lei.”
“Perché, cosa ti manca?”
“Nulla solo che mi sembrava una cosa troppo intima, magari Niky avrebbe rifiutato.”
“E con me non è intimo?”
“Si, ma è diverso: tu sei un uomo, c’è più confidenza.”
“Non penso sia questo il punto, sai Alex?”
“E quale sarebbe allora?”
“Il punto, caro amico, è che tu sei scisso. Non sai cosa vuoi: da un lato l’amore idealizzato, perfetto e romantico perché irreale, con la tua principessa e dall’altro la voglia pazza di godere come un porco!”
“Non possono stare insieme le due cose?”
“Si che possono: hai 18 anni e, forse un po' in ritardo, stai scoprendo i tuoi desideri, li stai sperimentando. Per ora va bene, ma sul lungo periodo, caro Alex, no! Le due cose non potranno stare insieme e dovrai decidere: ti piacciono le ragazze come ti racconti o gli uomini?”
“A te?”
“Modestia a parte, sono più sveglio! Sarà per carattere o, probabilmente, per le circostanze di vita, ma certi dubbi lo ho lasciati alle spalle.”
“Non hai risposto alla mia domanda!”
“Dopo quello che ho visto in casa, soprattutto con le seconde nozze di papà, non credo all’amore romantico, né alla famiglia. Voglio sperimentare: con te è stato divertente, ma sono attratto anche dalle donne. Anzi, a differenza di te, mi eccito guardando le modelle di postal market oppure “le ore”. Sai: le fantasie dicono molto sul vero orientamento di una persona!”
“Dici?”
“Si e dico anche che tu sei assolutamente finocchio!” e mi spruzza, dispettoso, con entrambe le mani.
“Bastardo!” cero di reagire ma Albe si rialza.
“Vado al bar a prendere qualcosa da bere, così ci godiamo il sole sorseggiando a bordo piscina da veri ricconi. Cosa ti porto?”
“Un’acqua tonica, grazie: dopo devo guidare.” rispondo mirandolo, ergersi nella sua virilità: il costumino rosso è aderente, accentuando maliziosamente il fisico; non posso non notare, sotto il tessuto, il suo pisellone disposto obliquamente.
“Acqua tonica? Sei davvero palloso! Vabbè, ho capito, come al solito faccio io!”

Resto da solo e mentre lo sguardo vaga sulle alture che, irraggiungibili, si specchiano nell’acqua diafana della piscina, rifletto su quello che ci siamo appena detti.
In nemmeno due giorni, Albero è stato il detonatore di questioni fondanti che avevo accuratamente celato sotto il livello della coscienza.
Fino a ieri non avevo avuto nessuna esperienza sessuale: Lui è stato il primo.
Fino a ieri era normale vivere, o meglio sognare, un amore romantico che nel tempo ha assunto diversi nomi: oggi Niky, prima vi erano state Simona, Lisa, Francy.
La lei di turno, come una dama dei romanzi cortesi che tanto amo, vola eterea nell’empireo dei sogni mentre, questo è vero, per le esigenze più concrete ricorro, comprandoli di nascosto e non senza ansie, a giornaletti particolari, tipo boys4boys.
La pubblicazione che più ha acceso le mie fantasie è stato un fumetto giapponese che ho trovato abbandonato in uno scompartimento vuoto quando sono andato a fare la visita militare. Mi ha eccitato in modo spropositato e lo considero a tal punto prezioso e da usare solo in rarissime occasioni che, ben imbardato in una busta di plastica per proteggerlo dall’umidità, lo conservo in cantina, dentro un vecchio baule chiuso col lucchetto la cui chiave custodisco gelosamente.
Fino a ieri comunque quelle attività onanistiche, con giornaletti o fumetto, erano una cosa vagamente sporca e del tutto priva di carica emotiva; qualcosa di ben distante dal vero Alex che è un figlio esemplare, uno scolaro modello e un giovane promettente.
Alberto, come un ciclone, ha travolto tutto.

“Ecco, a te amico mio!” immerso nei pensieri la sua voce tagliente mi fa sobbalzare
“Che gentile!” afferro il bicchierone sorridendo “Ehi, ma questa non è acqua tonica!”
“Ho fatto aggiungere un po' di gin, per tonificarti, ah, ah!”
“Ma se ti ho detto che devo guidare! E se ci fermano a un posto di blocco?”
“A noi non ci ferma nessuno, stai tranquillo! E poi vedrai che prima di andare via avrai smaltito tutto!” si spaparanza di fronte a me, immerso fino alla cintola, con il cocktail poggiato sul bordo piscina
“Allora ti piace qui?”
“Eccome! Questa sì che è vita! Sai io voglio diventare ricco, fare tanti, tanti soldi e godermela: alberghi 5 stelle, auto di lusso, festoni, ragazze, viaggi e tu? Cosa vuoi realizzare?”
“Sono meno ambizioso, ma un sogno ce l’ho anch’io.”
“Quale?”
“Non so se apprezzerai.”
“Prova a dirmelo: siamo tra amici!”
“Ecco io vorrei diventare un grande archeologo come Schliemann e magari, invece di Troia come ha fatto il mitico Heinrich, ritrovare, che ne so, Atlantide: ne parlerebbero tutti i giornali del mondo!”
“Certo che te hai proprio sbagliato secolo, a chi vuoi che gliene freghi di quattro pietre corrose dal tempo?”
“Non puoi capire e, comunque, è solo un sogno: forse Atlantide non è mai esistita o, chissà, esiste solo nel cuore di chi la cerca. A ogni modo per fare l’archeologo ai nostri giorni servono tanti, tanti soldi: anni di studio, campi di scavo all’estero, finanziamenti, permessi, attrezzature.”
“Che problema c’è? Faccio i soldi e ti finanzio, semplice no?”
La butta così, col suo sorriso spavaldo, mentre con una mano ingurgita una boccata di cocktail e con l’altra si ravana nello slip.
E’ dolce, fragile e bellissimo: vorrei abbracciarlo, ma so che si sottrarrebbe ai miei slanci.
“Allora la prendo come una promessa! Nel frattempo prenderò lettere classiche aiutandomi con le riparazioni per poi, pian piano, entrare di ruolo nella scuola, magari in qualche liceo.”
“Guarda che la grandezza di un uomo traspare dalle sue ambizioni: alla tua età hai il dovere di sognare in grande altrimenti la tua quotidianità di domani diventerà un incubo!”
“Allora brindiamo ai nostri sogni!”
Ci avviciniamo con i bicchieri alzati per un brindisi in centro piscina. “Vai, tutto d’un sorso!”
In vero stile cafonal, butta il bicchiere sul prato e, tuffatosi chiassosamente, si mette a nuotare con ampie bracciate.
I pochi avventori presenti nel centro si guardano perplessi, qualcuno sbuffa ed esprime, in una lingua che pare tedesco, un commento sprezzante: per fortuna che, data l’ora e il giorno feriale, i clienti sono pochi, altrimenti ci avrebbero buttato fuori.
Albe, nuotando sott’acqua, si porta verso la parte interna del complesso – le piscine interna ed esterna sono mirabilmente collegate – raccolgo il suo bicchiere e vuoto anche il mio che getto nel cestino per indi stendermi sulla sdraio a godermi il sole e l’aria fresca dell’estate alpina.
Guardo l’orologio. Cazzo! Il tempo è volato: si è fatta l’una e dobbiamo tornare a casa.
“Dobbiamo andare!” grido
“Precedimi negli spogliatoi: un’ultima bracciato e arrivo!”
Sto aprendo l’armadietto quando lo sento dietro.
“Ho bisogno di una doccia per togliermi il cloro!”
“Siamo in ritardo! Le vecchie s’incazzano, non puoi fartela a casa?”
“No, voglio farla ora e faresti bene ad imitarmi! Guarda come sei conciato, con questi capelli tutti arruffati. Ti ci vuole uno shampoo, poi il phon e una bella pettinata.” dice passandomi la mano in testa.
E’ intenso sentire la sua mano in testa, in un gesto brusco e premuroso insieme: forse è stato quel semplice gesto ad avermi perduto.
“Ok, però veloci!”
“Massimo undici minuti, promesso!”

Lo seguo nel locale docce: è un ambiente rettangolare con quattro box per lato disposti parallelamente in modo sfasato, privi di porte, presentano, a mezza altezza, dei battenti azzurri che si aprono a spinta.
Cammino a piccoli passi facendo attenzione a non scivolare sul pavimento umido e mi accingo ad entrare nel box attiguo quando Albe esclama: “Credevo la facessimo insieme!”mi afferra la mano “dai vieni!”.
“Ma, se ci vede qualcuno?”
“Stiamo facendo la doccia nel locale doccia, dov’è il problema?” apre l’acqua che inizia a cadere copiosa e, all’inizio, fredda.
Rabbrividisco contraendo le spalle e dandogli la schiena, la faccia al muro.
Lo spazio è piccolo, c’è odore d’acqua e di corpi bagnati con le gocce che rimbalzano ovunque.
Sento un’eccitazione dolce e paralizzante al contempo, ad alto tasso erotico.
“Sai qual è il tuo principale problema Alex?” sussurra mentre, preso lo shampoo dal dispenser, inizia a massaggiarmi, con deciso movimento rotatorio, i capelli.
“No, dimmelo tu qual è?”
“Che sei sempre teso, sempre preoccupato per qualcosa. Non va bene così: devi imparare a rilassarti.”
Il mio membro è improvvisamente diventato durissimo: pulsa di vita propria dentro il pantaloncino.
“Adesso è il tuo momento Alex: goditelo tutto!” scende con le mani verso il collo che sfiora con un bacio per poi indugiare sulle spalle.
“Ecco vedi quanta tensione? Bisogna scioglierla tutta questa roba, lasciarla andare, capito?” Inizia a massaggiarmi con decisione sotto l’acqua battente.
E’ una sensazione bellissima.
“Bravo così Alex, così! E questo adesso lo liberiamo dalla sua gabbia, vero?” aderendo ai miei glutei, cala il pantaloncino.
Grossi goccioloni, cadono sulla mia cappella vogliosa.
“Ehi, ma cosa stai facendo? Se arriva qualcuno? Se ci vedono?”
“Se, se e poi ancora se! Silenzio: queste acque sono tutte nostre, non le senti?”
Indossa ancora il costume rosso ma la sua eccitazione poggiata tra le mie natiche la sento eccome. Deliziosa aspettativa.
Il rumore dell’acqua scrosciante copre i nostri respiri che si fanno affannosi.
Albe prende dall’altro dispenser del sapone, sa di lavanda; partendo dal petto inzia ad insaponarmi tutto con i consueti, sensuali movimenti rotatori.
I pettorali, poi scende verso la pancia sfiorando solo un attimo il pube.
Preme energico sui fianchi per risalire lungo la schiena.
Ogni cellula del mio essere sta vibrando di un piacere che va oltre il fisico.
“Ecco bravo, così ti voglio!”
Scende di nuovo, prima verso una gamba poi verso l’altra, picchiettandole sui lati delicatamente con le mani chiuse a pugno.
Sfiora i piedi con una pressione veloce e leggera; poi rialzandosi schiaccia nuovamente l’erogatore e m’insapona le palle.
Con la mano percorre il mio membro che sta letteralmente impazzendo.
“No Alex: non te la faccio adesso la sega: devi imparare ad essere paziente, godendo ogni sensazione!”
Appoggio i gomiti alla parete con piccole mattonelle multicolore abbandonandomi alle percezioni, straordinariamente intense, che sto provando.
Alberto inizia a massaggiarmi anche i glutei, sollevandoli, stringendoli, colpendoli con ripetuti, piccoli schiaffi.
“Wow, niente male questo culetto: tutto da mordere!”
Poi passa le punta delle dita insaponate, prima una poi l’altra, nella fessura tra le natiche: una, due, tre volte.
Fremo, inizio a gemere “Oh si!”
“Bravo: mi piace un culo pulito! Sono molto schizzinoso io, sai?”
“Si, sono tutto quello che vuoi!”
“Incontentabile sono!” esclama infilando l’indide dispettoso nel buchetto mia violato prima.
“Oh si! Fallo ancora!”
Lo sento liberarsi del costume che dopo un istante vedo a terra accanto al mio.
“Eccoci!” dice
Scivolo un po' più in basso lungo la parete bagnata.
Alberto mi stringe con un braccio e spinge: la sua cappellona preme sul buchetto vergine dove insiste con ripetuti slanci.
“Rilassati, lasciati andare: vedrai che ti piacerà!” Sussurra nell’orecchio, mordendone lascivo il lobo per poi discendere, con le labbra avide, sul collo che bacia, talvolta afferrandolo con piccoli morsi che mi fanno emettere mugolii di piacere.
Sto perdendo il controllo anche se ho paura di questa inebriante sensazione che è un mix inestricabile di dolore e piacere.
Il suo respiro è denso, la voce rotta mentre, con sempre maggior foga, tempesta il collo di baci e morsi: “Adesso ti scopo!”
“Oh si, prendimi!”
“Sei mio tu?”
“Oh si! Si!”
La sua stretta si fa ancora più forte e poi, all’improvviso, quel dolore, quella pressione che sentivo dietro sparisce come se non fosse mai esistita.
Alberto è dentro di me, siamo uniti non solo e non tanto da quei venti centimetri pulsanti, ma da qualcosa di più grande: diventa una parte di me ed io sono, in un certo senso, lui.
Assaporo ogni suo colpo mentre, prima lento e poi sempre più veloce, affonda e si ritrae dalle mie viscere.
“Lo sai che sei bravo? Dai: fammi una sega col culo!”
Un godimento simile rischia di farmi impazzire. Anzi, sono già pazzo, pazzo di lui, del suo membro dentro di me, di quello che sto sentendo.
“Oh si! Ancora, ti prego, ancora!” urlo fuori di me
“Sss!” Poggia una mano sulla bocca, gli addento il polpastrello dell’indice che poi lui mi lascia gustare
“Lo vorresti eh? Uno anche in bocca? Sei un pompinaro, una vera puttana, ti piace il mio cazzo, dillo!”
Lo sproloquio ha il potere di eccitarmi, se possibile, ancora di più: “Si, tutto mi piace! Tutto quello che vuoi!”
Accelera ancora e, simultaneamente, con energia davvero incredibile m’incula duro, prendendo finalmente in mano il mio cazzo che sta esplodendo.
Lo stringe stretto, dolorosamente quasi.
Gemo. Urlo. Piango
Con una manata chiude l’acqua: l’angusto ambiente del box doccia si riempie ora dei nostri respiri, degli inebrianti mugolii di due corpi nudi che si amano uno nell’altro.
Sono completamente suo mentre è lì che mi scopa, che mi possiede masturbandomi simultaneamente con ferocia animale.
Il mondo si ferma, estasi carnale d’impermanenza.
Percepisco un’esitazione nella sua mano poi come un fremito ed infine, un’ultima sospirante spinta, sento il fiotto caldo invadere lo spazio, nel medesimo istante in cui uno schizzo furioso erutta dal mio pene straziato.
Lentamente esce.
Ne sento già la mancanza, quando, esausto, mi abbandono sul pavimento.
“Post coitum mestitiam!”
“Anche adesso il latino? Eh no! Tu sei proprio matto!”
Ride, sfiancato al mio fianco, il mio Alberto, si china a baciarmi e riapre l’acqua che, fresca, rinvigorisce i nostri corpi accaldati.
La felicità in fondo è così semplice e tanto effimera

Fine 4° episodio
Attenzione: la prossima puntata "Vite parallele - 05 Baraonda" sarà pubblicata sabato 5 ottobre 2024 NELLA SEZIONE "SENTIMENTALI" perché non contiene scene erotiche @fabfun
di
scritto il
2024-09-19
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