Vite Parallele - 05 Baraonda
di
Fabfun
genere
sentimentali
“Sui monti di pietra può nascere un fiore
In me questa sera è nato l’amore per te”
(Gianni Morandi, Non son degno di te, 1964 Ed. Rca)
“Vi sembra l’ora di arrivare, questa? Eravamo preoccupate!”
“Mamma, che palle! C’erano i lavori e sulla statale si procedeva a corsia unica!”
“Almeno avvertire, no? Tua madre era in ansia!” interviene Carmen
“Nonna, se ci fossimo fermati a telefonarvi avremmo ritardato ancora di più!”
Sembra incredibile ma nella calda estate 1992 i telefoni cellulari non avevano ancora conosciuto la diffusione degli anni successivi e, paradossalmente, eravamo tutti più liberi.
“Comunque che non si ripeta!”
“Chiama l’Anas e fai interrompere i lavori, così stai tranquilla!”
“Su, su! In fondo non è successo niente: dai mangiamo ora, ho preparato la pasta alla norma!”
“Wow nonna, sei grande! È il mio piatto preferito!”
“Sto talmente agitata che quasi me ne scordavo, Alex! Poco fa ha telefonato Lavinia dice che le hanno anticipato l’orale oggi alle tre e mezza; era agitatissima e voleva chiederti se puoi andare a farle da supporto.”
Lavinia è la ragazza più bella del liceo: alta e magra con i lunghi capelli ramati e gli occhi di un verde cangiante, fa strage di cuori.
Più di un ragazzo, pare anche qualche universitario, ha perso la testa per lei, volubile e irrequieta.
Suo padre, top manager di un importante gruppo bancario, è un uomo influente, molto ben inserito negli ambienti giusti, che stravede per la sua primogenita un po' ribelle la quale, però, non gli regala molte soddisfazioni scolastiche.
Lavinia è nella nostra classe da qualche anno dopo essere stata espulsa per cattiva condotta da una prestigiosa scuola privata, ma solo nell’ultimo anno abbiamo legato un po' di più.
Siamo tanto diversi: lei regina di cuori e di tutte le feste che contano ed io il brutto anatroccolo schivo e studioso.
Incredibilmente però, quando alla fine dello scorso anno, è morto papà, Lavinia mi ha preso in un certo senso sotto la sua ala protettrice manifestando una sensibilità che mai avrei sospettato dietro la facciata seducente e festaiola.
Lavinia odia il classico che sta frequentando con sforzo immane solo perché costretta dal padre; avrebbe voluto fare l’artistico: infatti ama disegnare in particolare modelli di abiti femminili e il suo sogno sarebbe fuggire a Berlino per aprire lì un suo atelier.
“Sai, mi dice sempre, mentre noi ammuffiamo con queste cagate come Cicerone, Tacito, Euripide ecc. ecc. a Berlino succedono cose, ci sono un sacco di ragazzi da tutto il mondo che creano, inventano, amano e noi invece qui, in questo posto di merda, a fare la muffa! Che palle!”
“Guarda che noi oggi siamo quello che siamo anche grazie a quelle che tu definisci cagate: sono la base della nostra civiltà, quelli su cui si è costruito tutto e che, a saperli ascoltare, hanno messaggi universali anche per l’uomo e la donna di oggi” provo a farla riflettere.
Lavinia, siamo vicini di banco, sfila gli occhiali stilosi che porta per vezzo e, con sorriso feroce, di solito replica: “Alex! Sei proprio fuori dal tempo, tu!”
A pensarci bene sono in fondo le stesse cose che mi ha detto Alberto.
Comunque, per farla breve, da quando il professore di lettere ha sorprendentemente deciso di metterci vicino, siamo entrati in sintonia e sono diventato il suo confidente oltre che fido aiuto nei compiti umanistici.
Mi ha introdotto nel giro delle sue amiche, Roberta, Sonia e la famosa Niky e giorno per giorno abbiamo costruito un gruppetto molto complice.
Sono l’unico ragazzo e forse è proprio questa la cosa che mi piace: essere il loro punto di riferimento per gli affari scolastici.
Lavinia organizza pomeriggi di studio: finite le lezioni andiamo direttamente in villa dove la tata governante-tutto fare ci cucina sempre dei pianti fantastici che consumiamo guardando beautiful.
Non mi era mai accaduto prima, ma è bello essere parte di un gruppo soprattutto quando le ragazze salgono sulla mia Y e cantando a squarciagola andiamo da Lavinia.
Abbiamo anche iniziato ad uscire la sera: il debutto è stato a una festa di carnevale in discoteca: me la ricordo bene perché era la prima volta che bevevo una birra a me sconosciuta, la ceres: buonissima con il suo gusto vagamente fruttato e amarognolo, solo che ho esagerato fino a vomitare anche l’anima: fortuna che mamma non se n’è accorta.
Sono stati davvero mesi importanti, compresa la gita a Vienna dove ne abbiamo combinate di ogni ed è stato tutto molto leggero fino a quando non mi sono accorto che, tra le quattro amiche, Niky stava diventando un po' più speciale delle altre.
Non ho mai avuto una ragazza e questa cosa sta diventando un complesso.
Vorrei essere come tutti gli altri: forse a 18 anni è normale sentirsi confusi ma questa, altro che confusione, è un gran casino!
I due giorni con Alberto in casa sono stati elettrizzanti: debordo di vita come il torrente vicino casa che quando forte – capita spesso in valle – tuona e sparge spuma bianca in ogni dove, alimentando mille rigagnoli.
Tali considerazioni percorrono la mente in un lampo “E cosa aspettavi a dirmelo, eh mamma?” rispondo seccato.
“Ehi, signorino! E’ uscito pazzo il padrone! Ma che modi sono? Adesso sei arrivato e adesso te l’ho detto!”
“Hai ragione mamma scusa è solo che se l’esame è oggi alle tre e mezzo devo sbrigarmi: voglio assolutamente esserci all’orale di Lavinia!”
“Dovresti riposarti un po': siete stati in giro tutto la mattina e adesso voi già riuscire? La tua amica l’esame può farlo anche da sola, sicuramente il padre l’accompagnerà.”
“Avrò tempo per riposare quando sarò vecchio! Alberto perché non vieni con me?”
“Se si tratta di aiutare una fanciulla in difficoltà, specie se bella, il sottoscritto c’è e ci sarà sempre”
“Ha parlato il grande cavaliere dei mie stivali” commenta Carmen “Piuttosto cerca di non diventare puttaniere come tuo padre!”
Il buonumore contagia tutti.
Fa una certa impressione entrare con Alberto negli ambienti, quelli del liceo, in cui ho trascorso la quotidianità degli ultimi anni.
L’androne, di solito affollato di voci e persone, oggi è stranamente ovattato; gli orali si stanno svolgendo al piano terra, nella prima aula sulla destra del lungo corridoio su cui si affacciano anche le altre classi oggi vuote.
Il mio liceo pare uno stanco pachiderma di cemento da cui la vita si è ritirata, come retratta, limitandosi ad un solo arto.
Mi accorgo solo ora che nonostante la sua oggettiva sgradevolezza estetica, è una struttura di inizio anni 80 in cemento armato con grandi vetrate e i pavimenti di linoleum nero, ha un suo fascino: come se le pareti spoglie avessero in un certo senso assorbito i sogni, i tormenti, le aspirazioni dei giovani che lo hanno abitato e vissuto.
Mi mancherà il mio liceo: avviato sulle frastagliate coste della vita adulta, appare oggi come un porto sicuro che di fatto sto vedendo per l’ultima volta.
Cos’è in fondo la vita se non un’infinita, continua serie di addii a cose, luoghi, persone finanche a noi stessi, a ciò che eravamo ieri e non saremo più?
Entriamo nella stanza d’esame: la commissione sta finendo col precedente candidato e Lavinia, seduta in prima fila con il padre al fianco, è talmente emozionata che quasi non si accorge del nostro ingresso.
Le sedie per il pubblico sono disposte su tre file e nell’ultima ci sono Niki, Sonia e Roberta: accomodandoci le salutiamo con un cenno della mano: le presentazioni avverranno dopo.
Oggi i capelli di Niki sono raccolti in una treccia; i suoi grandi occhi neri sono sgranati sul tavolo della commissione, le labbra carnose leggermente aperte lasciano intravedere piccoli denti bianchissimi e regolari.
La sua inseparabile amica, Sonia, è come sempre accanto: vistosamente annoiata, sbuffa con lo sguardo vispo, mentre con l’indice destra rotola e srotola il castano crine della frangetta. Delle quattro amiche è oggettivamente la meno bella, un po' sovrappeso com’è e con la guancia sinistra ancora segnata da un’acne giovanile che tenta di mascherare con quintali di fondotinta.
Sonia a me piace molto, non tanto e non solo perché in quanto “amica del cuore” il suo appoggio e indispensabile per avere una seppur minima speranza con Niki, ma anche perché e solare, simpatica e ci facciamo sempre delle gran risate imitando duetti famosi.
Durante la mitica gita a Vienna, ad esempio, ogni occasione era buona per imitare “Non amarmi” di Baldi & Alotta che sono stati la rivelazione dell’ultimo Sanremo oppure, ancora più divertente, scendere le scale della hall intonando, stonatissimi, “Ti lascerò”, canzone di qualche anno prima, della coppia Oxa & Leali.
Infine, cosa più importante, Sonia è una persona buona, semplice e vera.
Roberta ha, invece, un’aria da signora navigata, forse a causa della sua spiccata propensione per gli uomini maturi, molto più grandi di lei, che periodicamente cerca di sedurre in tutti i modi per immancabilmente lasciare dopo qualche mese.
La sua famiglia è molto agiata quindi non è che lo faccia per un secondo fine o un interesse economico, semplicemente perché per lei il gioco di seduzione è una sfida; tanto più questa è difficile, se non addirittura impossibile, tanto più lei vi si butta a capofitto, come se non ci fosse un domani.
Sarà il modo per affermare la sua femminilità? Chissà! Non l’ho mai capito e ho rinunciato a farlo.
Però! C’è un però!
La nostra Roberta recentemente fa ha conosciuto un imprenditore del settore edile, ometto tanto distinto come lo definisce lei, che ovviamente ha sedotto: sono circa due mesi che ogni sabato viene a prenderla a scuola con la sua mercedes fiammante esibendosi, proprio al centro del parcheggio, in presunte telefonate d’affari con un vistosissimo cellulare motorola, modello mattone, che suscita la curiosità e l’invidia di tutti.
Sebbene il tipo sia irrimediabilmente truzzo, sento che questa volta la mia amica si è presa una sbandata più forte delle altre.
Del resto tutti ci stiamo prendendo delle sbandate memorabili in questa calda estate.
“Bene, veniamo alla prossima candidata: Luzzi Lavinia, prego signorina si accomodi!”
La voce tonante del presidente interrompe il flusso dei miei pensieri.
Lavinia prima di sedersi davanti alla commissione ci guarda con gli occhi lucidi, le mani intrecciate davanti la pancia.
“Andrà tutto bene!” le dico col labiale stringendo i pugni.
“Bene signorina! Le sue prove scritte sono contrastanti: benino la versione e decisamente meno il tema. Vogliamo partire da questo? Ci dica: perché ha scelto il tema di attualità, invece di quello letterario, storico o specifico d’indirizzo che pure erano interessanti e pertinenti al suo percorso di studi?”
Cazzo! Penso tra me, questo è un bastardo: Lavinia deve assolutamente restare calma.
“Ecco, vede presidente: avrei voluto fare il tema letterario, ma la traccia risultava piuttosto ostica. Quindi ho, diciamo così, ripiegato sul tema d’attualità.”
“Signorina, il tema di attualità è sempre piuttosto rischioso, se non si hanno le idee chiare e una solida conoscenza dell’argomento, si rischia la banalità, o peggio l’ovvietà! E poi scusi, visto che lei all’orale porta storia di prima e greco di seconda e – mi creda – per compassione, non abbiamo voluto cambiarle la materia, perché non ha scelto il suffragio universale del 1913 o le biblioteche ellenistiche? Dopotutto erano tracce interessanti e pertinenti alla sua, definiamola così, pseudo-strategia d’esame!”
“Questo, oltre che bastardo, è anche sadico!” per fortuna che dopo gli scritti ho raccomandato alle ragazze di prepararsi anche sui contenuti delle altre tracce: se Lavinia resta lucida senza farsi travolgere dal panico, c’è ancora speranza.
“Non ho scelto la traccia storica perché l’argomento, ovvero il suffragio universale, mi sembrava troppo ampio per essere contenuto in un tema. Analogo ragionamento vale per il tema sulle biblioteche ellenistiche e sull’evoluzione dei rapporti tra rapporti tra messaggio scritto e orale. Quindi, ribadendo di essere rimasta spiazzata dalla traccia letteraria sulla quale confidavo, ho scelto l’attualità.” sorride seducente alla commissione.
“Un tema su un argomento che evidentemente mal conosceva visto che, oltre a confuse considerazioni su crisi energetiche e migrazioni, non ha nemmeno citato la conferenza di Rio, peraltro appena conclusa, di cui tutti i media hanno diffusamente parlato.”
“Forse la mie argomentazioni sembrano deboli eppure, le assicuro, sono certa che crisi energetiche e migrazioni, già oggi evidentemente collegate allo squilibrio ecologico, saranno i grandi temi dei prossimi decenni!”
“Oh bene, abbiamo una politologa preveggente quest’oggi tra noi!”
“Direi che possiamo magari passare alle materie d’orale” – suggerisce il membro interno che è il nostro professore di storia e filosofia, un ometto magro e un po' ingobbito.
“Bene signorina Luzzi, ci illumini sul suffragio universale del 1913 allora!”
Lavinia che, su mia indicazione, ha approfondito bene questo argomento risponde sorridente e sicura: finalmente anche il nostro membro interno può rilassarsi sulla sedia troppo grande per lui.
“Debbo ricredermi Signorina, prego professoressa – fa cenno ad una collega dal naso aquilino e l’aria piuttosto arcigna – se vogliamo proseguire col greco.”
“Possa tu dormire,
così come fai dormire me davanti a questo gelido portico.
Così tu possa dormire, o ingiustissima, come fai dormire l’amante,
e non ottengo pietà neppure in sogno.
I vicini hanno compassione, invece tu neanche per sogno;
ma presto la chioma canuta ti farà ricordare di tutte queste cose.” Declama la professoressa per poi chiedere a Lavina “Signorina, di chi sono questi versi?”
Per una come Lavinia la domanda è oggettivamente non semplice, ma accipicchia che coincidenza! È proprio una delle poesie che recitavo a Niki la quale, sorridente, mi guarda col pollice alzato.
“Si tratta di Callimaco, professoressa, uno dei più importanti poeti di età ellenistica; se ben ricordo, è tratta dagli epigrammi che sono pervenuti fino a noi grazie all’antologia palatina redatta a Bisanzio nel X secolo.”
La professoressa che si aspettava di metterla in difficoltà è sorpresa, se non addirittura compiaciuta: da questo momento per Lavinia è tutto in discesa.
“Secondo lei signorina questi brevi versi sanno ancora parlare agli uomini e alle donne del XX secolo?”
“Assolutamente si perché trattano di temi universali che tutti, in quanto esseri umani, sperimentiamo: il desiderio, l’amore, il decadimento”
L’esame si conclude di lì a poco tra complimenti, sorrisi e strette di mano con il presidente che, visibilmente imbarazzato, non può far altro che abbozzare.
Lavinia abbraccia prima il padre e poi viene direttamente da me: “Sei un mito Alex, senza di te non ce l’avrei mai fatta!”
“Hai fatto tutto tu, io non ho fatto nulla!”
Interviene Niki “Non essere modesto come al solito Alex: è tutta farina del tuo sacco, tu hai letto e spiegato a me questo Calli coso ed io l’ho poi esposto a Lavinia nelle nostre lunghe telefonate serali”
“Proprio così!”
“Lavinia, scusa io devo tornare in studio, sono davvero contento. Ti lascio ai tuoi amici, immagino avrete voglia di festeggiare” e dopo una veloce stretta di mano a tutti, Alberto compreso, esce.
“Su ragazzi andiamo a festeggiare: mi sento così sollevata, mi sono tolta un peso tale che offro l’aperitivo a tutti!”
“Grazie Lavinia, lascia però che prima vi presenti il mio amico Alberto”
“Piacere, che bei capelli rossi! Da dove sbuchi fuori? Alex ti teneva nascosto nel cilindro?”
“Il piacere è tutto mio ragazze: no no Alex, non nasconde nulla! Solo che la mia è una storia un po' intricata: ci siamo riscoperti, da poco, diciamo così perché io e mia nonna siamo suoi ospiti”
“Ben detto! interviene Roberta, Alex ha bisogno di un amico invece di stare sempre sui libri!”
“Guarda, precisa Sonia dondolandosi su una gamba, che se non fosse stato per Alex, noi tutte probabilmente avremmo avuto difficoltà anche solo a farci ammettere all’esame. E poi, riconosciamolo, anche se studiare certi vecchiumi è la sua incomprensibile passione, a differenza di altri, è un ragazzo buono e generoso che aiuta tutti!”
“Basta, basta che mi commuovete!”
“Sonia ha ragione! Io i versi di Calli coso e di altri li ho memorizzati grazie a lui che me li leggeva, uno per uno in biblioteca, traducendoli e inquadrandoli nel contesto storico letterario”
Niki, nel dire queste parole, prende la mia mano e la spinge in alto insieme alla sua “Sei il nostro eroe, propongo di dedicare ad Alex il primo brindisi!”
Sentire la sua mano esile e fresca sulla mia è un’emozione intensa e bellissima.
Niki è più bassa di me: notando i suoi seni rotondi tendere il tessuto delle t-shirt aderente mentre, sollevandosi sulle punte delle superga, continua a tenere la mano in alto, sento la mia virilità svegliarsi turgida in un moto ove attrazione, emozione, affetto sono deliziosamente frammisti.
Sono come stordito.
Ci stiamo dirigendo verso il parcheggio quando si avvicinano due ragazzoni che, iscritti a un liceo parificato, devono sostenere le prove nella nostra sede.
Conosco solo i loro cognomi, Bosoni e Zorcandi, perché li ho letti negli elenchi dei convocati.
“Ehi Lavinia, abbiamo saputo della tua performance! Complimenti, sei stata brava!”
“Grazie ragazzi, comunque buona parte del merito è di Alex!”
“Ah si?” risponde Zorcandi con aria supponente
Questi due tipi a pelle non mi piacciono affatto: si capisce al volo che sono i classici figli di papà viziati e presuntuosi che, solo perché hanno i soldi, pensano di avere il mondo in mano e prono alle loro voglie.
“Dai perché non venite a festeggiare con noi?” sono profondamente infastidito da questa proposta di Lavinia, ma non sono certo nelle condizioni di mettere il veto su qualcuno.
Inoltre da come lei e lo Zorcardi si guardano intuisco che è scattato il feromone.
“Ehi Boss, che dici? Andiamo con le girls?”
“Volentieri Zor! - Tra loro evidentemente si chiamano Boss e Zor, patetici! – diamo un passaggio alle principesse? Ragazze? Chi viene con noi?”
“Io, io!” si affrettano a proporsi Lavinia e Roberta che seguono i due tizi verso la loro auto sportiva.
Sulla mia Y restiamo io, Alberto, Niki e Sonia.
Albe, esagerando in galanteria, fa il beau geste di dire a Niki. “Principessa, siedi tu davanti!”
Con Niki al fianco cerco di guidare in modo impeccabile sebbene sia teso: è come se una nuova di presentimenti torbidi abbia offuscato il pomeriggio radioso.
Sul divanetto posteriore Alberto e Sonia stanno facendo amicizia, mentre io e Niki stiamo in silenzio: non mi viene nulla da dire.
Ovviamente i due riccastri arrivano al “Baraonda” prima di noi e non si fanno certo scrupolo di parcheggiare in divieto di sosta proprio davanti al dehors.
“Scusa, non puoi lasciarla anche tu qui?”
“Albe! No, che non posso!”
“Questo è in fissa con le regole!” dandole di gomito, sussurra a Sonia che ne ride di gusto.
Sono ormai le 5 passate quando ci ritroviamo tutti seduti al tavolo: è un bel posto, la luce sta cambiando d’intensità e le ombre degli ippocastani iniziano a proiettarsi vicino la riva, mentre l’acqua del lago va assumendo una tonalità via via più scura.
Il prosecco è eccellente al pari di pizzette, affettati, formaggi ed altre golosità che ci vengono portati, a cadenza regolare, abilmente disposti su un ampio piatto rotondo disposto al centro. Del resto il “Baraonda” è un’istituzione in città: esiste dal primo dopoguerra ed è sempre stato gestito dalla stessa famiglia le cui generazioni si sono alternate nella conduzione del locale.
Affacciato sul lungolago è il posto dove tutti, turisti e residenti, prima o poi passano o si ritrovano fosse anche solo per un caffè o un goccetto a fine turno.
Aperto h 24 sette giorni su sette con l’immancabile chiusura novembrina, a seconda degli orari, vi s’incontra un pubblico assai vario: dai turnisti, alle signore annoiate, ai gruppi di ragazzi e, alle ore piccole, i nottambuli del post discoteca.
I proprietari accettano tutti, senza distinzione fedeli al moto “tanti soldini, zero casini” che da sempre ispira la loro attività: al Baraonda puoi fare tutto, basta che paghi – rigorosamente al momento dell’ordinazione – e rispetti gli altri.
Grazie a tale lungimirante politica non hanno mai avuto problemi nemmeno nei tempi cupi dei primi anni ‘’80 quando l’eroina era una piaga sociale e tante attività sono state chiuse perché coinvolte, come si soleva dire, in un brutto giro.
Infine, cose che non guasta dal punto di vista dei titolari e serve a mantenere l’ordine, al baraonda fanno tappa fissa le pattuglie di tutte le forze dell’ordine ai quali la proprietà non ha mai fatto pagare un caffè.
L’atmosfera tra noi ragazzi è strabiliante: in fondo cosa ci manca?
Abbiamo 18 anni la maturità appena finita o, per i più sfigati, in via di conclusione e, tutti, ci attende l’estate più lunga e memorabile della vita.
Nel 1992 infatti i corsi universitari erano ancora annuali e quasi in tutte le facoltà le lezioni sarebbero iniziate ai primi di novembre: ciò significava aver davanti la prospettiva di quattro, dico quattro, lunghissimi, fantastici mesi di languida indolenza.
Dopo la terza bicchierata di prosecchi con relativi brindisi, arriva il momento delle proposte: in questo Lavinia è una vera leader.
“Allora amici, domani tutti alla “Macchia” a scatenarci con le danze?”
L’idea viene accolta con un boato di applausi ma, con mia piacevole sorpresa, Boss parlando anche a nome dell’amico declina “Mi spiace ma noi abbiamo l’orale lunedì. Se usciamo sabato i nostri vecchi ci chiudono in camera e buttano via la chiave!”
Niki, su di giri a causa del prosecco, insiste: “Dai! Non fate i pallosi; arrivate all’apertura e all’una, massimo le due andate a casa!”
Sinceramente ci resto di merda.
Boss che, devo ammetterlo, è oggettivamente un bel ragazzo, biondino, braccia e gambe muscolose al punto giusto, filo di barba finto trasandato, la squadra un attimo, con gli occhi vagamente a mandorla un filo socchiusi, “Per un rischio così, deve valerne la pena!”
Niki tace; è invece Lavinia con lo sguardo seducente a rispondere sfiorando con un dito il braccio di Zor al suo fianco “Ovvio che ne vale la pena, ci siamo tutte!”
“Vorrà dire che valuteremo!” continua Boss
“Noi invece ci andiamo sicuro, non posso lasciar sole delle ragazze indifese!” interviene Alberto che, con tutta evidenza, nei contesti sociale è di gran lunga più spigliato di me.
“Grande Albe! Sei un mito!” rispondono all’unisono le girls
Noto dinamiche che non mi piacciono: ho colto chiaramente come Boss ha fissato NiKi la quale, tutt’altro che indifferente, ha mostrato una esuberanza relazionale che di solito non manifesta.
Sento in modo netto montare dentro una gelosia sorda; Boss non va bene per lei: si vede lontano un miglio che è un’opportunista; la userebbe per i suoi sporchi fini per scaricarla dopo pochi giorni.
“Comunque, propone Roberta, perché non facciamo una vacanza tutti insieme ad agosto, magari in Grecia: stiamo un giorno, massimo due, ad Atene a vedere l’acropoli e tutti le anticaglie che abbiamo subito in questi anni e poi una settimana-dieci giorni in qualche isola?”
Su questa idea viaggio il gruppo si dive subito tra i ricchi (oltre, ovviamente a Roberta, Lavinia e i due pariolini) e il ceto medio/povero; è Sonia a rispondere a nome del secondo gruppo: “Bellissima idea, ma in autunno devo trovarmi casa per l’università, pagare l’iscrizione, i libri ecc; mi dispiace io non posso”
“Fermi tutti!” parla Lavinia al quarto prosecco, la voce simpaticamente alterata “mio padre ha comprato una villa a Mesalco, in montagna a meno di un’ora da qui. E’ in un comprensorio nuovo, con parco, piscina eccetera. Non ci va mai perché lavora sempre e poi mamma preferisce la villa al mare. Ora che mi sono maturata, non oserà dirmi di no se gliela chiedo e possiamo farci a costo quasi zero un dieci/quindici giorni tutti insieme. Che ne dite?”
“Sei un mito!” gridano tutti abbracciandola.
Resto in silenzio perché, visto che praticamente l’ha conosciuto oggi, non oso proporre anche Alberto, né tantomeno di lasciarlo da solo a casa, pur avendo però una voglia pazzesca di partecipare a questa vacanza full immersion giovanile in quota.
Lavinia quasi leggendomi nella mente, come spesso accade, precisa guardando entrambi: “L’invito è esteso ovviamente anche ad Alberto: gli amici di Alex sono i miei amici!”
Sono al settimo cielo per la gioia, è veramente una giornata magica.
Alberto anche lui alticcio s’inginocchia, con movenze plateali, ai piedi di Lavinia e storpiando un noto brano degli anni 60 intona “Non son degno di te, ti ringrazio di più (…) me ne vengo con te (…) sui monti si, può nascere un fiore e in me questa sera è nato l’Amore per te”
Travolti dal generale buonumore aiutato dall’ormai abbondante alcool in corpo ci mettiamo a cantare sguaiati tutti insieme.
Noto Lavinia che raggiante dice al mio amore “Che delizioso sciocco che sei: su offrimi una sigaretta!” poi fumano abbracciati nell’incipiente crepuscolo mentre Alberto le porge un piccolo bacio proprio sotto l’orecchio.
Regina compiaciuta del desiderio gli dice “Basta stupido! Ma cosa fai? Ora dobbiamo andare se faccio tardi mio padre sarebbe capace di mettermi in punizione anche oggi! Allora ragazzi sabato alla macchia puntuali, mi raccomando!”
L’immagine del momento resta impressa nella memoria come una fotografia che nessuno scatterà mai: Zor fissa Albe che, col pollice alzato, mi sta sorridendo; Boss osserva le altre ragazze per un istante fino a quando Niki non distoglie lo sguardo; Roberta sussurra qualcosa al mio orecchio e rido con lei di non ricordo più cosa, forse di me.
Fine 5° episodio
In me questa sera è nato l’amore per te”
(Gianni Morandi, Non son degno di te, 1964 Ed. Rca)
“Vi sembra l’ora di arrivare, questa? Eravamo preoccupate!”
“Mamma, che palle! C’erano i lavori e sulla statale si procedeva a corsia unica!”
“Almeno avvertire, no? Tua madre era in ansia!” interviene Carmen
“Nonna, se ci fossimo fermati a telefonarvi avremmo ritardato ancora di più!”
Sembra incredibile ma nella calda estate 1992 i telefoni cellulari non avevano ancora conosciuto la diffusione degli anni successivi e, paradossalmente, eravamo tutti più liberi.
“Comunque che non si ripeta!”
“Chiama l’Anas e fai interrompere i lavori, così stai tranquilla!”
“Su, su! In fondo non è successo niente: dai mangiamo ora, ho preparato la pasta alla norma!”
“Wow nonna, sei grande! È il mio piatto preferito!”
“Sto talmente agitata che quasi me ne scordavo, Alex! Poco fa ha telefonato Lavinia dice che le hanno anticipato l’orale oggi alle tre e mezza; era agitatissima e voleva chiederti se puoi andare a farle da supporto.”
Lavinia è la ragazza più bella del liceo: alta e magra con i lunghi capelli ramati e gli occhi di un verde cangiante, fa strage di cuori.
Più di un ragazzo, pare anche qualche universitario, ha perso la testa per lei, volubile e irrequieta.
Suo padre, top manager di un importante gruppo bancario, è un uomo influente, molto ben inserito negli ambienti giusti, che stravede per la sua primogenita un po' ribelle la quale, però, non gli regala molte soddisfazioni scolastiche.
Lavinia è nella nostra classe da qualche anno dopo essere stata espulsa per cattiva condotta da una prestigiosa scuola privata, ma solo nell’ultimo anno abbiamo legato un po' di più.
Siamo tanto diversi: lei regina di cuori e di tutte le feste che contano ed io il brutto anatroccolo schivo e studioso.
Incredibilmente però, quando alla fine dello scorso anno, è morto papà, Lavinia mi ha preso in un certo senso sotto la sua ala protettrice manifestando una sensibilità che mai avrei sospettato dietro la facciata seducente e festaiola.
Lavinia odia il classico che sta frequentando con sforzo immane solo perché costretta dal padre; avrebbe voluto fare l’artistico: infatti ama disegnare in particolare modelli di abiti femminili e il suo sogno sarebbe fuggire a Berlino per aprire lì un suo atelier.
“Sai, mi dice sempre, mentre noi ammuffiamo con queste cagate come Cicerone, Tacito, Euripide ecc. ecc. a Berlino succedono cose, ci sono un sacco di ragazzi da tutto il mondo che creano, inventano, amano e noi invece qui, in questo posto di merda, a fare la muffa! Che palle!”
“Guarda che noi oggi siamo quello che siamo anche grazie a quelle che tu definisci cagate: sono la base della nostra civiltà, quelli su cui si è costruito tutto e che, a saperli ascoltare, hanno messaggi universali anche per l’uomo e la donna di oggi” provo a farla riflettere.
Lavinia, siamo vicini di banco, sfila gli occhiali stilosi che porta per vezzo e, con sorriso feroce, di solito replica: “Alex! Sei proprio fuori dal tempo, tu!”
A pensarci bene sono in fondo le stesse cose che mi ha detto Alberto.
Comunque, per farla breve, da quando il professore di lettere ha sorprendentemente deciso di metterci vicino, siamo entrati in sintonia e sono diventato il suo confidente oltre che fido aiuto nei compiti umanistici.
Mi ha introdotto nel giro delle sue amiche, Roberta, Sonia e la famosa Niky e giorno per giorno abbiamo costruito un gruppetto molto complice.
Sono l’unico ragazzo e forse è proprio questa la cosa che mi piace: essere il loro punto di riferimento per gli affari scolastici.
Lavinia organizza pomeriggi di studio: finite le lezioni andiamo direttamente in villa dove la tata governante-tutto fare ci cucina sempre dei pianti fantastici che consumiamo guardando beautiful.
Non mi era mai accaduto prima, ma è bello essere parte di un gruppo soprattutto quando le ragazze salgono sulla mia Y e cantando a squarciagola andiamo da Lavinia.
Abbiamo anche iniziato ad uscire la sera: il debutto è stato a una festa di carnevale in discoteca: me la ricordo bene perché era la prima volta che bevevo una birra a me sconosciuta, la ceres: buonissima con il suo gusto vagamente fruttato e amarognolo, solo che ho esagerato fino a vomitare anche l’anima: fortuna che mamma non se n’è accorta.
Sono stati davvero mesi importanti, compresa la gita a Vienna dove ne abbiamo combinate di ogni ed è stato tutto molto leggero fino a quando non mi sono accorto che, tra le quattro amiche, Niky stava diventando un po' più speciale delle altre.
Non ho mai avuto una ragazza e questa cosa sta diventando un complesso.
Vorrei essere come tutti gli altri: forse a 18 anni è normale sentirsi confusi ma questa, altro che confusione, è un gran casino!
I due giorni con Alberto in casa sono stati elettrizzanti: debordo di vita come il torrente vicino casa che quando forte – capita spesso in valle – tuona e sparge spuma bianca in ogni dove, alimentando mille rigagnoli.
Tali considerazioni percorrono la mente in un lampo “E cosa aspettavi a dirmelo, eh mamma?” rispondo seccato.
“Ehi, signorino! E’ uscito pazzo il padrone! Ma che modi sono? Adesso sei arrivato e adesso te l’ho detto!”
“Hai ragione mamma scusa è solo che se l’esame è oggi alle tre e mezzo devo sbrigarmi: voglio assolutamente esserci all’orale di Lavinia!”
“Dovresti riposarti un po': siete stati in giro tutto la mattina e adesso voi già riuscire? La tua amica l’esame può farlo anche da sola, sicuramente il padre l’accompagnerà.”
“Avrò tempo per riposare quando sarò vecchio! Alberto perché non vieni con me?”
“Se si tratta di aiutare una fanciulla in difficoltà, specie se bella, il sottoscritto c’è e ci sarà sempre”
“Ha parlato il grande cavaliere dei mie stivali” commenta Carmen “Piuttosto cerca di non diventare puttaniere come tuo padre!”
Il buonumore contagia tutti.
Fa una certa impressione entrare con Alberto negli ambienti, quelli del liceo, in cui ho trascorso la quotidianità degli ultimi anni.
L’androne, di solito affollato di voci e persone, oggi è stranamente ovattato; gli orali si stanno svolgendo al piano terra, nella prima aula sulla destra del lungo corridoio su cui si affacciano anche le altre classi oggi vuote.
Il mio liceo pare uno stanco pachiderma di cemento da cui la vita si è ritirata, come retratta, limitandosi ad un solo arto.
Mi accorgo solo ora che nonostante la sua oggettiva sgradevolezza estetica, è una struttura di inizio anni 80 in cemento armato con grandi vetrate e i pavimenti di linoleum nero, ha un suo fascino: come se le pareti spoglie avessero in un certo senso assorbito i sogni, i tormenti, le aspirazioni dei giovani che lo hanno abitato e vissuto.
Mi mancherà il mio liceo: avviato sulle frastagliate coste della vita adulta, appare oggi come un porto sicuro che di fatto sto vedendo per l’ultima volta.
Cos’è in fondo la vita se non un’infinita, continua serie di addii a cose, luoghi, persone finanche a noi stessi, a ciò che eravamo ieri e non saremo più?
Entriamo nella stanza d’esame: la commissione sta finendo col precedente candidato e Lavinia, seduta in prima fila con il padre al fianco, è talmente emozionata che quasi non si accorge del nostro ingresso.
Le sedie per il pubblico sono disposte su tre file e nell’ultima ci sono Niki, Sonia e Roberta: accomodandoci le salutiamo con un cenno della mano: le presentazioni avverranno dopo.
Oggi i capelli di Niki sono raccolti in una treccia; i suoi grandi occhi neri sono sgranati sul tavolo della commissione, le labbra carnose leggermente aperte lasciano intravedere piccoli denti bianchissimi e regolari.
La sua inseparabile amica, Sonia, è come sempre accanto: vistosamente annoiata, sbuffa con lo sguardo vispo, mentre con l’indice destra rotola e srotola il castano crine della frangetta. Delle quattro amiche è oggettivamente la meno bella, un po' sovrappeso com’è e con la guancia sinistra ancora segnata da un’acne giovanile che tenta di mascherare con quintali di fondotinta.
Sonia a me piace molto, non tanto e non solo perché in quanto “amica del cuore” il suo appoggio e indispensabile per avere una seppur minima speranza con Niki, ma anche perché e solare, simpatica e ci facciamo sempre delle gran risate imitando duetti famosi.
Durante la mitica gita a Vienna, ad esempio, ogni occasione era buona per imitare “Non amarmi” di Baldi & Alotta che sono stati la rivelazione dell’ultimo Sanremo oppure, ancora più divertente, scendere le scale della hall intonando, stonatissimi, “Ti lascerò”, canzone di qualche anno prima, della coppia Oxa & Leali.
Infine, cosa più importante, Sonia è una persona buona, semplice e vera.
Roberta ha, invece, un’aria da signora navigata, forse a causa della sua spiccata propensione per gli uomini maturi, molto più grandi di lei, che periodicamente cerca di sedurre in tutti i modi per immancabilmente lasciare dopo qualche mese.
La sua famiglia è molto agiata quindi non è che lo faccia per un secondo fine o un interesse economico, semplicemente perché per lei il gioco di seduzione è una sfida; tanto più questa è difficile, se non addirittura impossibile, tanto più lei vi si butta a capofitto, come se non ci fosse un domani.
Sarà il modo per affermare la sua femminilità? Chissà! Non l’ho mai capito e ho rinunciato a farlo.
Però! C’è un però!
La nostra Roberta recentemente fa ha conosciuto un imprenditore del settore edile, ometto tanto distinto come lo definisce lei, che ovviamente ha sedotto: sono circa due mesi che ogni sabato viene a prenderla a scuola con la sua mercedes fiammante esibendosi, proprio al centro del parcheggio, in presunte telefonate d’affari con un vistosissimo cellulare motorola, modello mattone, che suscita la curiosità e l’invidia di tutti.
Sebbene il tipo sia irrimediabilmente truzzo, sento che questa volta la mia amica si è presa una sbandata più forte delle altre.
Del resto tutti ci stiamo prendendo delle sbandate memorabili in questa calda estate.
“Bene, veniamo alla prossima candidata: Luzzi Lavinia, prego signorina si accomodi!”
La voce tonante del presidente interrompe il flusso dei miei pensieri.
Lavinia prima di sedersi davanti alla commissione ci guarda con gli occhi lucidi, le mani intrecciate davanti la pancia.
“Andrà tutto bene!” le dico col labiale stringendo i pugni.
“Bene signorina! Le sue prove scritte sono contrastanti: benino la versione e decisamente meno il tema. Vogliamo partire da questo? Ci dica: perché ha scelto il tema di attualità, invece di quello letterario, storico o specifico d’indirizzo che pure erano interessanti e pertinenti al suo percorso di studi?”
Cazzo! Penso tra me, questo è un bastardo: Lavinia deve assolutamente restare calma.
“Ecco, vede presidente: avrei voluto fare il tema letterario, ma la traccia risultava piuttosto ostica. Quindi ho, diciamo così, ripiegato sul tema d’attualità.”
“Signorina, il tema di attualità è sempre piuttosto rischioso, se non si hanno le idee chiare e una solida conoscenza dell’argomento, si rischia la banalità, o peggio l’ovvietà! E poi scusi, visto che lei all’orale porta storia di prima e greco di seconda e – mi creda – per compassione, non abbiamo voluto cambiarle la materia, perché non ha scelto il suffragio universale del 1913 o le biblioteche ellenistiche? Dopotutto erano tracce interessanti e pertinenti alla sua, definiamola così, pseudo-strategia d’esame!”
“Questo, oltre che bastardo, è anche sadico!” per fortuna che dopo gli scritti ho raccomandato alle ragazze di prepararsi anche sui contenuti delle altre tracce: se Lavinia resta lucida senza farsi travolgere dal panico, c’è ancora speranza.
“Non ho scelto la traccia storica perché l’argomento, ovvero il suffragio universale, mi sembrava troppo ampio per essere contenuto in un tema. Analogo ragionamento vale per il tema sulle biblioteche ellenistiche e sull’evoluzione dei rapporti tra rapporti tra messaggio scritto e orale. Quindi, ribadendo di essere rimasta spiazzata dalla traccia letteraria sulla quale confidavo, ho scelto l’attualità.” sorride seducente alla commissione.
“Un tema su un argomento che evidentemente mal conosceva visto che, oltre a confuse considerazioni su crisi energetiche e migrazioni, non ha nemmeno citato la conferenza di Rio, peraltro appena conclusa, di cui tutti i media hanno diffusamente parlato.”
“Forse la mie argomentazioni sembrano deboli eppure, le assicuro, sono certa che crisi energetiche e migrazioni, già oggi evidentemente collegate allo squilibrio ecologico, saranno i grandi temi dei prossimi decenni!”
“Oh bene, abbiamo una politologa preveggente quest’oggi tra noi!”
“Direi che possiamo magari passare alle materie d’orale” – suggerisce il membro interno che è il nostro professore di storia e filosofia, un ometto magro e un po' ingobbito.
“Bene signorina Luzzi, ci illumini sul suffragio universale del 1913 allora!”
Lavinia che, su mia indicazione, ha approfondito bene questo argomento risponde sorridente e sicura: finalmente anche il nostro membro interno può rilassarsi sulla sedia troppo grande per lui.
“Debbo ricredermi Signorina, prego professoressa – fa cenno ad una collega dal naso aquilino e l’aria piuttosto arcigna – se vogliamo proseguire col greco.”
“Possa tu dormire,
così come fai dormire me davanti a questo gelido portico.
Così tu possa dormire, o ingiustissima, come fai dormire l’amante,
e non ottengo pietà neppure in sogno.
I vicini hanno compassione, invece tu neanche per sogno;
ma presto la chioma canuta ti farà ricordare di tutte queste cose.” Declama la professoressa per poi chiedere a Lavina “Signorina, di chi sono questi versi?”
Per una come Lavinia la domanda è oggettivamente non semplice, ma accipicchia che coincidenza! È proprio una delle poesie che recitavo a Niki la quale, sorridente, mi guarda col pollice alzato.
“Si tratta di Callimaco, professoressa, uno dei più importanti poeti di età ellenistica; se ben ricordo, è tratta dagli epigrammi che sono pervenuti fino a noi grazie all’antologia palatina redatta a Bisanzio nel X secolo.”
La professoressa che si aspettava di metterla in difficoltà è sorpresa, se non addirittura compiaciuta: da questo momento per Lavinia è tutto in discesa.
“Secondo lei signorina questi brevi versi sanno ancora parlare agli uomini e alle donne del XX secolo?”
“Assolutamente si perché trattano di temi universali che tutti, in quanto esseri umani, sperimentiamo: il desiderio, l’amore, il decadimento”
L’esame si conclude di lì a poco tra complimenti, sorrisi e strette di mano con il presidente che, visibilmente imbarazzato, non può far altro che abbozzare.
Lavinia abbraccia prima il padre e poi viene direttamente da me: “Sei un mito Alex, senza di te non ce l’avrei mai fatta!”
“Hai fatto tutto tu, io non ho fatto nulla!”
Interviene Niki “Non essere modesto come al solito Alex: è tutta farina del tuo sacco, tu hai letto e spiegato a me questo Calli coso ed io l’ho poi esposto a Lavinia nelle nostre lunghe telefonate serali”
“Proprio così!”
“Lavinia, scusa io devo tornare in studio, sono davvero contento. Ti lascio ai tuoi amici, immagino avrete voglia di festeggiare” e dopo una veloce stretta di mano a tutti, Alberto compreso, esce.
“Su ragazzi andiamo a festeggiare: mi sento così sollevata, mi sono tolta un peso tale che offro l’aperitivo a tutti!”
“Grazie Lavinia, lascia però che prima vi presenti il mio amico Alberto”
“Piacere, che bei capelli rossi! Da dove sbuchi fuori? Alex ti teneva nascosto nel cilindro?”
“Il piacere è tutto mio ragazze: no no Alex, non nasconde nulla! Solo che la mia è una storia un po' intricata: ci siamo riscoperti, da poco, diciamo così perché io e mia nonna siamo suoi ospiti”
“Ben detto! interviene Roberta, Alex ha bisogno di un amico invece di stare sempre sui libri!”
“Guarda, precisa Sonia dondolandosi su una gamba, che se non fosse stato per Alex, noi tutte probabilmente avremmo avuto difficoltà anche solo a farci ammettere all’esame. E poi, riconosciamolo, anche se studiare certi vecchiumi è la sua incomprensibile passione, a differenza di altri, è un ragazzo buono e generoso che aiuta tutti!”
“Basta, basta che mi commuovete!”
“Sonia ha ragione! Io i versi di Calli coso e di altri li ho memorizzati grazie a lui che me li leggeva, uno per uno in biblioteca, traducendoli e inquadrandoli nel contesto storico letterario”
Niki, nel dire queste parole, prende la mia mano e la spinge in alto insieme alla sua “Sei il nostro eroe, propongo di dedicare ad Alex il primo brindisi!”
Sentire la sua mano esile e fresca sulla mia è un’emozione intensa e bellissima.
Niki è più bassa di me: notando i suoi seni rotondi tendere il tessuto delle t-shirt aderente mentre, sollevandosi sulle punte delle superga, continua a tenere la mano in alto, sento la mia virilità svegliarsi turgida in un moto ove attrazione, emozione, affetto sono deliziosamente frammisti.
Sono come stordito.
Ci stiamo dirigendo verso il parcheggio quando si avvicinano due ragazzoni che, iscritti a un liceo parificato, devono sostenere le prove nella nostra sede.
Conosco solo i loro cognomi, Bosoni e Zorcandi, perché li ho letti negli elenchi dei convocati.
“Ehi Lavinia, abbiamo saputo della tua performance! Complimenti, sei stata brava!”
“Grazie ragazzi, comunque buona parte del merito è di Alex!”
“Ah si?” risponde Zorcandi con aria supponente
Questi due tipi a pelle non mi piacciono affatto: si capisce al volo che sono i classici figli di papà viziati e presuntuosi che, solo perché hanno i soldi, pensano di avere il mondo in mano e prono alle loro voglie.
“Dai perché non venite a festeggiare con noi?” sono profondamente infastidito da questa proposta di Lavinia, ma non sono certo nelle condizioni di mettere il veto su qualcuno.
Inoltre da come lei e lo Zorcardi si guardano intuisco che è scattato il feromone.
“Ehi Boss, che dici? Andiamo con le girls?”
“Volentieri Zor! - Tra loro evidentemente si chiamano Boss e Zor, patetici! – diamo un passaggio alle principesse? Ragazze? Chi viene con noi?”
“Io, io!” si affrettano a proporsi Lavinia e Roberta che seguono i due tizi verso la loro auto sportiva.
Sulla mia Y restiamo io, Alberto, Niki e Sonia.
Albe, esagerando in galanteria, fa il beau geste di dire a Niki. “Principessa, siedi tu davanti!”
Con Niki al fianco cerco di guidare in modo impeccabile sebbene sia teso: è come se una nuova di presentimenti torbidi abbia offuscato il pomeriggio radioso.
Sul divanetto posteriore Alberto e Sonia stanno facendo amicizia, mentre io e Niki stiamo in silenzio: non mi viene nulla da dire.
Ovviamente i due riccastri arrivano al “Baraonda” prima di noi e non si fanno certo scrupolo di parcheggiare in divieto di sosta proprio davanti al dehors.
“Scusa, non puoi lasciarla anche tu qui?”
“Albe! No, che non posso!”
“Questo è in fissa con le regole!” dandole di gomito, sussurra a Sonia che ne ride di gusto.
Sono ormai le 5 passate quando ci ritroviamo tutti seduti al tavolo: è un bel posto, la luce sta cambiando d’intensità e le ombre degli ippocastani iniziano a proiettarsi vicino la riva, mentre l’acqua del lago va assumendo una tonalità via via più scura.
Il prosecco è eccellente al pari di pizzette, affettati, formaggi ed altre golosità che ci vengono portati, a cadenza regolare, abilmente disposti su un ampio piatto rotondo disposto al centro. Del resto il “Baraonda” è un’istituzione in città: esiste dal primo dopoguerra ed è sempre stato gestito dalla stessa famiglia le cui generazioni si sono alternate nella conduzione del locale.
Affacciato sul lungolago è il posto dove tutti, turisti e residenti, prima o poi passano o si ritrovano fosse anche solo per un caffè o un goccetto a fine turno.
Aperto h 24 sette giorni su sette con l’immancabile chiusura novembrina, a seconda degli orari, vi s’incontra un pubblico assai vario: dai turnisti, alle signore annoiate, ai gruppi di ragazzi e, alle ore piccole, i nottambuli del post discoteca.
I proprietari accettano tutti, senza distinzione fedeli al moto “tanti soldini, zero casini” che da sempre ispira la loro attività: al Baraonda puoi fare tutto, basta che paghi – rigorosamente al momento dell’ordinazione – e rispetti gli altri.
Grazie a tale lungimirante politica non hanno mai avuto problemi nemmeno nei tempi cupi dei primi anni ‘’80 quando l’eroina era una piaga sociale e tante attività sono state chiuse perché coinvolte, come si soleva dire, in un brutto giro.
Infine, cose che non guasta dal punto di vista dei titolari e serve a mantenere l’ordine, al baraonda fanno tappa fissa le pattuglie di tutte le forze dell’ordine ai quali la proprietà non ha mai fatto pagare un caffè.
L’atmosfera tra noi ragazzi è strabiliante: in fondo cosa ci manca?
Abbiamo 18 anni la maturità appena finita o, per i più sfigati, in via di conclusione e, tutti, ci attende l’estate più lunga e memorabile della vita.
Nel 1992 infatti i corsi universitari erano ancora annuali e quasi in tutte le facoltà le lezioni sarebbero iniziate ai primi di novembre: ciò significava aver davanti la prospettiva di quattro, dico quattro, lunghissimi, fantastici mesi di languida indolenza.
Dopo la terza bicchierata di prosecchi con relativi brindisi, arriva il momento delle proposte: in questo Lavinia è una vera leader.
“Allora amici, domani tutti alla “Macchia” a scatenarci con le danze?”
L’idea viene accolta con un boato di applausi ma, con mia piacevole sorpresa, Boss parlando anche a nome dell’amico declina “Mi spiace ma noi abbiamo l’orale lunedì. Se usciamo sabato i nostri vecchi ci chiudono in camera e buttano via la chiave!”
Niki, su di giri a causa del prosecco, insiste: “Dai! Non fate i pallosi; arrivate all’apertura e all’una, massimo le due andate a casa!”
Sinceramente ci resto di merda.
Boss che, devo ammetterlo, è oggettivamente un bel ragazzo, biondino, braccia e gambe muscolose al punto giusto, filo di barba finto trasandato, la squadra un attimo, con gli occhi vagamente a mandorla un filo socchiusi, “Per un rischio così, deve valerne la pena!”
Niki tace; è invece Lavinia con lo sguardo seducente a rispondere sfiorando con un dito il braccio di Zor al suo fianco “Ovvio che ne vale la pena, ci siamo tutte!”
“Vorrà dire che valuteremo!” continua Boss
“Noi invece ci andiamo sicuro, non posso lasciar sole delle ragazze indifese!” interviene Alberto che, con tutta evidenza, nei contesti sociale è di gran lunga più spigliato di me.
“Grande Albe! Sei un mito!” rispondono all’unisono le girls
Noto dinamiche che non mi piacciono: ho colto chiaramente come Boss ha fissato NiKi la quale, tutt’altro che indifferente, ha mostrato una esuberanza relazionale che di solito non manifesta.
Sento in modo netto montare dentro una gelosia sorda; Boss non va bene per lei: si vede lontano un miglio che è un’opportunista; la userebbe per i suoi sporchi fini per scaricarla dopo pochi giorni.
“Comunque, propone Roberta, perché non facciamo una vacanza tutti insieme ad agosto, magari in Grecia: stiamo un giorno, massimo due, ad Atene a vedere l’acropoli e tutti le anticaglie che abbiamo subito in questi anni e poi una settimana-dieci giorni in qualche isola?”
Su questa idea viaggio il gruppo si dive subito tra i ricchi (oltre, ovviamente a Roberta, Lavinia e i due pariolini) e il ceto medio/povero; è Sonia a rispondere a nome del secondo gruppo: “Bellissima idea, ma in autunno devo trovarmi casa per l’università, pagare l’iscrizione, i libri ecc; mi dispiace io non posso”
“Fermi tutti!” parla Lavinia al quarto prosecco, la voce simpaticamente alterata “mio padre ha comprato una villa a Mesalco, in montagna a meno di un’ora da qui. E’ in un comprensorio nuovo, con parco, piscina eccetera. Non ci va mai perché lavora sempre e poi mamma preferisce la villa al mare. Ora che mi sono maturata, non oserà dirmi di no se gliela chiedo e possiamo farci a costo quasi zero un dieci/quindici giorni tutti insieme. Che ne dite?”
“Sei un mito!” gridano tutti abbracciandola.
Resto in silenzio perché, visto che praticamente l’ha conosciuto oggi, non oso proporre anche Alberto, né tantomeno di lasciarlo da solo a casa, pur avendo però una voglia pazzesca di partecipare a questa vacanza full immersion giovanile in quota.
Lavinia quasi leggendomi nella mente, come spesso accade, precisa guardando entrambi: “L’invito è esteso ovviamente anche ad Alberto: gli amici di Alex sono i miei amici!”
Sono al settimo cielo per la gioia, è veramente una giornata magica.
Alberto anche lui alticcio s’inginocchia, con movenze plateali, ai piedi di Lavinia e storpiando un noto brano degli anni 60 intona “Non son degno di te, ti ringrazio di più (…) me ne vengo con te (…) sui monti si, può nascere un fiore e in me questa sera è nato l’Amore per te”
Travolti dal generale buonumore aiutato dall’ormai abbondante alcool in corpo ci mettiamo a cantare sguaiati tutti insieme.
Noto Lavinia che raggiante dice al mio amore “Che delizioso sciocco che sei: su offrimi una sigaretta!” poi fumano abbracciati nell’incipiente crepuscolo mentre Alberto le porge un piccolo bacio proprio sotto l’orecchio.
Regina compiaciuta del desiderio gli dice “Basta stupido! Ma cosa fai? Ora dobbiamo andare se faccio tardi mio padre sarebbe capace di mettermi in punizione anche oggi! Allora ragazzi sabato alla macchia puntuali, mi raccomando!”
L’immagine del momento resta impressa nella memoria come una fotografia che nessuno scatterà mai: Zor fissa Albe che, col pollice alzato, mi sta sorridendo; Boss osserva le altre ragazze per un istante fino a quando Niki non distoglie lo sguardo; Roberta sussurra qualcosa al mio orecchio e rido con lei di non ricordo più cosa, forse di me.
Fine 5° episodio
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