I dubbi di Sara
di
le due cantine
genere
corna
Questo racconto si strutturerà così:
1 Prologo
2 Sviluppo erotico
3 Epilogo
Spero vi piaccia...è una storia vera che ho intercettato molti anni dopo il suo svolgersi quando facevo l’obiettore nella stessa onlus di cui sotto.
Sono Sara, ho 35 anni, sono coordinatrice di una onlus che si occupa di aiutare donne, soprattutto straniere ad integrarsi nella nostra caotica società.
Sono donne sfruttate dalla prostituzione, dalla violenza e spesso senza speranza.
Essendo un avvocato cerco di mettere in campo le mie competenze per far trovare un futuro migliore a queste ragazze.
Sono sposata con Alessio, mio coetaneo, chirurgo apprezzato nel lavoro e nel desiderio, non sempre troppo celato, di molte donne.
Lui è affascinante, super sexy e fare sesso con lui mi ha aperto a sensazioni che pensavo inarrivabili.
Sposati da 7 anni, abbiamo un figlio di 5: un’opera d’arte, capelli ricci neri, occhi scuri, socievole sereno.
Economicamente non ci manca nulla: piccolo attico a Milano, casa al mare, chalet in montagna insomma a turbare questa meravigliosa favola c’è solo quel qualcosa che potrebbe distruggere tutto: la gelosia.
Devo dire che anch’io sono una bella donna capelli neri occhi verdi un corpo che ha tutto al suo posto, insomma quando cammino per strada, sebbene non mi piace essere al centro dell’attenzione, li sento gli sguardi degli uomini.
Ma soprattutto quelli di ragazzi, magari con dieci o quindici anni meno di me, che mi scrutano e mi spogliano creando in me un po’ di disagio ma anche una sensazione di calore al bassoventre che ogni tanto mi fa trovare la mia vagina pulsante e bagnata quando arrivo in ufficio..
Poi tutto torna su canali prescritti e mi riscopro stupida ad avere solo fatto quei pensieri.
La vigilia di natale, come consuetudine, facciamo un piccolo brindisi nella onlus con le ragazze ed i rispettivi compagni o mariti,
Un pomeriggio tranquillo tra un prosecco ed una fetta di pandoro.
Io e Alessio siamo arrivati un po’ tardi e c’era già molta gente, l’aria era quella che si respira prima delle meritate feste e una spruzzata di neve rendeva tutto molto natalizio. Alessio conosceva molti dei mariti o compagni delle mie colleghe, quindi mentre lui parlava con loro io chiacchieravo con le ragazze ad una decina di metri da lui.
Ad un certo punto mi si è avvicinata Josefa, un ragazza nigeriana di trentanni, bella come una statua di mogano una che se avesse avuto altre chance nella vita avrebbe fatto la modella.
Occhi neri, treccine, un viso dai tratti occidentali che il suo colore facevano sembrare una statua. Il suo corpo era meraviglioso ed anche attraverso quegli abiti da poco veniva fuori preponderante..
- Sara ti devo parlare un attimo - mi ha chiesto Josefa - è una cosa importante - Ci siamo appartate e lei ha cominciato – vedi quell’uomo con la cravatta rossa, è uno dei miei clienti della mia vita precedente, mi portava in hotel, mi pagava 250 euro ed io dovevo fare tutto per lui..ero la sua schiava -
Pensando ad uno scherzo -ma stai scherzando, quello è il mio migliore amico, non può essere – lei non era a conoscenza della mia vita e che lui fosse mio marito e padre di mio figlio, ma io volevo indagare oltre.
- Cosa ti costringeva a fare, in che hotel ti portava? - mi sembrava di avere un blocco respiratorio.
- A volte se non era ubriaco era bellissimo far l’amore con lui,.non lo facevo nemmeno pagare. Mi ero quasi innamorata della sua eleganza e diciamocelo del suo enorme...- mi sentivo paralizzata.
- ma sei proprio sicura che sia lui ?– lei ha guardato meglio e ha visto il suo Rolex Daytona sul suo polso e mi ha detto -e proprio lui quell’orologio è un ricordo di suo padre -
Non respiravo più, Le molecole di ossigeno svanivano nel mio cervello e non raggiungevano le mia gambe che tramavano.
Siamo andate a sederci e poi ha detto – Quando era ubriaco mi stuprava, mi legava, mi faceva di quelle cose che se ci ripenso – ha quasi le lacrime agli occhi – ma io lo amavo, ci siamo visti per cinque anni almeno per una o due notti a settimana, io speravo..-
Annaspavo, cercavo di cancellare tutte le parole dette, poi cercavo di ragionare.
Era possibile che tra turni notturni e reperibilità davvero suo marito avesse visto Josefa? Era possibile che lui avesse procurato orrore e sofferenza proprio dove lei cercava di aiutare quelle stesse persone?
- Mi stuprava analmente, mi sputava addosso quando era ubriaco era il diavolo..La mattina quando la sbornia era passata si portava via anche la sua violenza e la sua rabbia quando mi alzavo facendo fatica a camminare con fitte e bruciori in tutte le parti intime trovavo 500 euro sul cassetto ed un biglietto con le sue scuse – cosa dovevo, cosa potevo fare? Credere a quelle parole che inchiodavano suo marito e la loro invidiabile vita? Il colpo di grazia era stato quando dalla sua borsa Josefa ha tirato fuori il portafoglio ed ha estratto un bigliettino. L’ho aperto “Scusa ieri notte ti ho mancato di rispetto ero fuori di me, perdonami,,,lo sai che ti amo ma a volte non riesco a controllarmi. Ciao “
La scrittura poteva sembrare la sua, l’orologio era un regalo del padre ma lui era una persona dolce fare sesso con lui era meraviglioso dolce e vigoroso come piaceva a me, i dubbi mi paralizzavano. Possibile che per 5 lunghi anni non mi sia accorta di nulla?
La sua serenità nella strada del ritorno mandava in tilt i miei pensieri.
Josefa era andata via subito dopo aver parlato con me dicendomi – Il tuo amico è il demonio dimenticatelo – e non sono mai incrociati in quella vigilia con Milano innevata e i pacchi da scartare sotto l’albero la notte stessa...
1 Prologo
2 Sviluppo erotico
3 Epilogo
Spero vi piaccia...è una storia vera che ho intercettato molti anni dopo il suo svolgersi quando facevo l’obiettore nella stessa onlus di cui sotto.
Sono Sara, ho 35 anni, sono coordinatrice di una onlus che si occupa di aiutare donne, soprattutto straniere ad integrarsi nella nostra caotica società.
Sono donne sfruttate dalla prostituzione, dalla violenza e spesso senza speranza.
Essendo un avvocato cerco di mettere in campo le mie competenze per far trovare un futuro migliore a queste ragazze.
Sono sposata con Alessio, mio coetaneo, chirurgo apprezzato nel lavoro e nel desiderio, non sempre troppo celato, di molte donne.
Lui è affascinante, super sexy e fare sesso con lui mi ha aperto a sensazioni che pensavo inarrivabili.
Sposati da 7 anni, abbiamo un figlio di 5: un’opera d’arte, capelli ricci neri, occhi scuri, socievole sereno.
Economicamente non ci manca nulla: piccolo attico a Milano, casa al mare, chalet in montagna insomma a turbare questa meravigliosa favola c’è solo quel qualcosa che potrebbe distruggere tutto: la gelosia.
Devo dire che anch’io sono una bella donna capelli neri occhi verdi un corpo che ha tutto al suo posto, insomma quando cammino per strada, sebbene non mi piace essere al centro dell’attenzione, li sento gli sguardi degli uomini.
Ma soprattutto quelli di ragazzi, magari con dieci o quindici anni meno di me, che mi scrutano e mi spogliano creando in me un po’ di disagio ma anche una sensazione di calore al bassoventre che ogni tanto mi fa trovare la mia vagina pulsante e bagnata quando arrivo in ufficio..
Poi tutto torna su canali prescritti e mi riscopro stupida ad avere solo fatto quei pensieri.
La vigilia di natale, come consuetudine, facciamo un piccolo brindisi nella onlus con le ragazze ed i rispettivi compagni o mariti,
Un pomeriggio tranquillo tra un prosecco ed una fetta di pandoro.
Io e Alessio siamo arrivati un po’ tardi e c’era già molta gente, l’aria era quella che si respira prima delle meritate feste e una spruzzata di neve rendeva tutto molto natalizio. Alessio conosceva molti dei mariti o compagni delle mie colleghe, quindi mentre lui parlava con loro io chiacchieravo con le ragazze ad una decina di metri da lui.
Ad un certo punto mi si è avvicinata Josefa, un ragazza nigeriana di trentanni, bella come una statua di mogano una che se avesse avuto altre chance nella vita avrebbe fatto la modella.
Occhi neri, treccine, un viso dai tratti occidentali che il suo colore facevano sembrare una statua. Il suo corpo era meraviglioso ed anche attraverso quegli abiti da poco veniva fuori preponderante..
- Sara ti devo parlare un attimo - mi ha chiesto Josefa - è una cosa importante - Ci siamo appartate e lei ha cominciato – vedi quell’uomo con la cravatta rossa, è uno dei miei clienti della mia vita precedente, mi portava in hotel, mi pagava 250 euro ed io dovevo fare tutto per lui..ero la sua schiava -
Pensando ad uno scherzo -ma stai scherzando, quello è il mio migliore amico, non può essere – lei non era a conoscenza della mia vita e che lui fosse mio marito e padre di mio figlio, ma io volevo indagare oltre.
- Cosa ti costringeva a fare, in che hotel ti portava? - mi sembrava di avere un blocco respiratorio.
- A volte se non era ubriaco era bellissimo far l’amore con lui,.non lo facevo nemmeno pagare. Mi ero quasi innamorata della sua eleganza e diciamocelo del suo enorme...- mi sentivo paralizzata.
- ma sei proprio sicura che sia lui ?– lei ha guardato meglio e ha visto il suo Rolex Daytona sul suo polso e mi ha detto -e proprio lui quell’orologio è un ricordo di suo padre -
Non respiravo più, Le molecole di ossigeno svanivano nel mio cervello e non raggiungevano le mia gambe che tramavano.
Siamo andate a sederci e poi ha detto – Quando era ubriaco mi stuprava, mi legava, mi faceva di quelle cose che se ci ripenso – ha quasi le lacrime agli occhi – ma io lo amavo, ci siamo visti per cinque anni almeno per una o due notti a settimana, io speravo..-
Annaspavo, cercavo di cancellare tutte le parole dette, poi cercavo di ragionare.
Era possibile che tra turni notturni e reperibilità davvero suo marito avesse visto Josefa? Era possibile che lui avesse procurato orrore e sofferenza proprio dove lei cercava di aiutare quelle stesse persone?
- Mi stuprava analmente, mi sputava addosso quando era ubriaco era il diavolo..La mattina quando la sbornia era passata si portava via anche la sua violenza e la sua rabbia quando mi alzavo facendo fatica a camminare con fitte e bruciori in tutte le parti intime trovavo 500 euro sul cassetto ed un biglietto con le sue scuse – cosa dovevo, cosa potevo fare? Credere a quelle parole che inchiodavano suo marito e la loro invidiabile vita? Il colpo di grazia era stato quando dalla sua borsa Josefa ha tirato fuori il portafoglio ed ha estratto un bigliettino. L’ho aperto “Scusa ieri notte ti ho mancato di rispetto ero fuori di me, perdonami,,,lo sai che ti amo ma a volte non riesco a controllarmi. Ciao “
La scrittura poteva sembrare la sua, l’orologio era un regalo del padre ma lui era una persona dolce fare sesso con lui era meraviglioso dolce e vigoroso come piaceva a me, i dubbi mi paralizzavano. Possibile che per 5 lunghi anni non mi sia accorta di nulla?
La sua serenità nella strada del ritorno mandava in tilt i miei pensieri.
Josefa era andata via subito dopo aver parlato con me dicendomi – Il tuo amico è il demonio dimenticatelo – e non sono mai incrociati in quella vigilia con Milano innevata e i pacchi da scartare sotto l’albero la notte stessa...
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