Madre e figlia schiave leccapiedi dell'amica parte 9
di
astroxman
genere
dominazione
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Padrona Nadia diventava sempre più crudele e sadica. Godeva immensamente nel vedere le due donne ridotte a carne umana che lei usava per infliggere loro i più atroci tormenti non solo umiliazioni. Vederle soffrire di dolore era motivo di suo grande godimento.
Quando usciva alla sera per le sue avventure sessuali, le schiave dovevano rimanere legate in ginocchio accanto alla porta di casa con anche il seno legato stretto e strizzato da farlo diventare viola. In bocca una gag ball per tormentarle e non dovevano dormire, comunque per il dolore che provavano non sarebbero riuscite a dormire.
Padrona Nadia tornava tardi, alle 3 o alle 4 del mattino e cominciava a sfogarsi sulle due troie. Le slegava si toglieva i vestiti tranne mutandine, calze di seta e stivali a punta le schiave si prostravano a terra in adorazione, poi comandava alla vecchia troia, quella con cui godeva di più a tormentarla, di alzarsi in piedi. Le si metteva di fronte con in mano una lunga frusta di intestino di vacca che faceva malissimo, e le ordinava di rimanere in piedi: se fosse caduta l’avrebbe frusta ta a sangue. Quindi cominciava a sferrargli calci violenti alla pancia e allo stomaco con la punta degli stivali. La cagna resisteva per un po’ poi ovviamente crollava a terra. Padrona Nadia si infuriava e cominciava a frustarla a sangue con violenza. La cagna non osava lamentarsi, prendeva ogni colpo con obbedienza e gratitudine avvicinandosi ai piedi della dea e baciandoli e leccandoli. Poi si rialzava e la padrona riprendeva a colpirla a calci in pancia. Andava avanti anche per un’ora riducendola in condizioni pietose.
Con Donatella aveva in mente un altro suo divertimento. La trascinava con il collare in bagno dove la dea aveva una grande vasca per idromassaggi, legava i polsi della schiava dietro la schiena la faceva sdraiare e le infilava un tubo di gomma nel culo, una canna per l’acqua. Lo infilava nello sfintere della cagna e poi collegava la canna al rubinetto e lo apriva al massimo. Litri di acqua gelida pompavano nel culo della schiava e le entravano in pancia e nello stomaco, litri e litri che el gonfiavano la pancia quasi fosse incinta. Il dolore che Donatella provava era fortissimo violento le sembrava che lo stomaco stesse per scoppiare ma sopportava tutto con devozione. Padrona Nadia si eccitava e si masturbava con un bel dildo guardando la sua michetta soffrire e impazzire di dolore. Poi dopo un bel po’ toglieva la canna spegneva il rubinetto e alla schiava uscivano litri d’acqua dal buco del culo e piscio copioso dalla vescica. La lasciava tutta la notte in quel liquido schifoso a cui raggiugneva anche il suo piscio.
Con la madre spesso si divertiva a inchiodare il seno con dei chiodi al tavolo della cucina, poi le allargava le gambe e la incollava a lungo con un belo strano largo lungo e massiccio. La povera donna era incondizionati penose ma doveva passare tutta la notte inchiodata al tavolo con il seno ridotto a un turgido pezzo di carne dolorante.
Padrona Nadia diventava sempre più crudele e sadica. Godeva immensamente nel vedere le due donne ridotte a carne umana che lei usava per infliggere loro i più atroci tormenti non solo umiliazioni. Vederle soffrire di dolore era motivo di suo grande godimento.
Quando usciva alla sera per le sue avventure sessuali, le schiave dovevano rimanere legate in ginocchio accanto alla porta di casa con anche il seno legato stretto e strizzato da farlo diventare viola. In bocca una gag ball per tormentarle e non dovevano dormire, comunque per il dolore che provavano non sarebbero riuscite a dormire.
Padrona Nadia tornava tardi, alle 3 o alle 4 del mattino e cominciava a sfogarsi sulle due troie. Le slegava si toglieva i vestiti tranne mutandine, calze di seta e stivali a punta le schiave si prostravano a terra in adorazione, poi comandava alla vecchia troia, quella con cui godeva di più a tormentarla, di alzarsi in piedi. Le si metteva di fronte con in mano una lunga frusta di intestino di vacca che faceva malissimo, e le ordinava di rimanere in piedi: se fosse caduta l’avrebbe frusta ta a sangue. Quindi cominciava a sferrargli calci violenti alla pancia e allo stomaco con la punta degli stivali. La cagna resisteva per un po’ poi ovviamente crollava a terra. Padrona Nadia si infuriava e cominciava a frustarla a sangue con violenza. La cagna non osava lamentarsi, prendeva ogni colpo con obbedienza e gratitudine avvicinandosi ai piedi della dea e baciandoli e leccandoli. Poi si rialzava e la padrona riprendeva a colpirla a calci in pancia. Andava avanti anche per un’ora riducendola in condizioni pietose.
Con Donatella aveva in mente un altro suo divertimento. La trascinava con il collare in bagno dove la dea aveva una grande vasca per idromassaggi, legava i polsi della schiava dietro la schiena la faceva sdraiare e le infilava un tubo di gomma nel culo, una canna per l’acqua. Lo infilava nello sfintere della cagna e poi collegava la canna al rubinetto e lo apriva al massimo. Litri di acqua gelida pompavano nel culo della schiava e le entravano in pancia e nello stomaco, litri e litri che el gonfiavano la pancia quasi fosse incinta. Il dolore che Donatella provava era fortissimo violento le sembrava che lo stomaco stesse per scoppiare ma sopportava tutto con devozione. Padrona Nadia si eccitava e si masturbava con un bel dildo guardando la sua michetta soffrire e impazzire di dolore. Poi dopo un bel po’ toglieva la canna spegneva il rubinetto e alla schiava uscivano litri d’acqua dal buco del culo e piscio copioso dalla vescica. La lasciava tutta la notte in quel liquido schifoso a cui raggiugneva anche il suo piscio.
Con la madre spesso si divertiva a inchiodare il seno con dei chiodi al tavolo della cucina, poi le allargava le gambe e la incollava a lungo con un belo strano largo lungo e massiccio. La povera donna era incondizionati penose ma doveva passare tutta la notte inchiodata al tavolo con il seno ridotto a un turgido pezzo di carne dolorante.
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