Madre e figlia schiave leccapiedi dell’amica parte 10

di
genere
dominazione

per contatti cicciopelliccio2@yahoo.com

Perversione… depravazione… chi stabilisce cosa è bene o cosa è male? Quali sono i confini? Non ci sono in realtà. Ognuno risponde agli stimoli e agli impulsi che sente dentro di sé. Il sottomesso/a è qualcuno che desidera affidarsi totalmente a un’altra persona perché ha paura della realtà, delle responsabilità, vuole qualcuno che decida per lui ogni cosa che gli dica cosa fare o non fare. Quando ti lasci andare sprofondi in un oceano di piacere assoluto, perdi il controllo di te stesso, sei oggettificato e godi ad adorare quell’essere superiore che ha preso in mano la tua vita, che ti costringe a subire ogni sorta di umiliazione di punizione di sofferenza anche quando non le meriti. Sparisce la tua sofferenza e sei in paradiso. Paradiso o inferno? Per ognuno è diverso. Chi invece gode a dominare e a disporre di un altro essere umano è un essere superiore che ha schifo di tutti e di tutto, che si sente bella/o e perfetto, a cui gli altri devono solo obbedienza e rispetto. Da lì allora comincerà a infliggere le sue più perverse depravazioni che non pensava nemmeno di avere dentro di sè. In una parola, il sottomesso e il dominatore sono adesso due persone completamente libere, libere veramente.

Quella mattina padrona Nadia si era svegliata furiosa perché uno dei suoi tanti amanti che doveva vedere quella sera le aveva dato buca. Come sipermetteva? E poi aveva troppa voglia di godere, di scoparlo e farsi scopare come piaceva a lei.
Non le restò che sfogare la sua rabbia e la sua libidine sulle due troie che l’aspettavano prostrate fronte a terra n in sala. Prese la vecchia e con qualche buona dose di frustate le ordinò di pulire tutto il pavimento della sala e del cesso con la lingua. Per buona misura sputò grossi grumi di salvia in giro sul pavimento per umiliarla ancora di più. A Donatella decise quel mattino un trattamento di riguardo. Sapeva che la cagnetta l’amava moltissimo e ultimamente l’aveva un po’ trascurata. Tanto amore meritava una buona umiliazione.
Uscì a piedi nudi sul balcone sporco e lercio e ci camminò a lungo, sulla polvere, sulla cenere di sigarette, sulle merde dei piccioni. Le piante dei suoi piedi diventarono lerce e schifose.
Tornò dentro e chiamò la schiava ordinandole di leccarle i piedi fino a quando non fossero tornati puliti.
A Donatella batteva forte il cuore per il privilegio concessole, ma prima la padrona le passò i piedi sporchi sul viso rendendo la sua faccia una maschera di lerciume assortito. Poi Donatella cominciò a leccare concentrandosi sui talloni, dalla pianta con dense lappate sue e giù, sulle dita die piedi. Sentiva il saporire schifoso dello sporco ma allo stesso tempo godeva per essere in contatto con la sua lingua sui piedi della divina padrona, la lunga massaggia di lingua distese un po’ i nervi infuriati di padrona Nadia.
Le ordinò di mostrarle la lingua: era grigia e nera della sporcizia che stava leccando, allora le passò piedi umidi e bagnati della saliva della schiava sul viso sporcandola in maniera indegna ancora di più. La vecchia intanto aveva anche lei la lingua lercia a forza di leccare i pavimenti, soprattutto quello del bagno, ma non osava interrompersi neanche un scondo. A quattro zampe come la cagna che era leccava avidamente tutto lo sporco.
Dopo aver infilato i suoi grossi piedi (un bel 40) in fondo alla gola di Donatella e dopo un’ora abbondante di leccatura, vedendola che si strozzava e quasi vomitava, padrona Nadia ebbe un’altra idea. Chiamò la vecchia troia, che si mise davanti a lei fronte a terra, le alzò il viso coni piedi e le infilò una mano in bocca, tutte le dita, spingendo a fondo. La vecchia faceva fatica a respirare e ovviamente aveva conati di vomito. Nadia insistette più volte infilando tutta la mano fino al polso, e la vecchia sbavava saliva e grugniva, fino a quando esplose in un conato di vomito che sporcò tutto il pavimento.
Padrona Nadia schioccò le dita e immediatamente Donatella corse a quattro zampe a leccare il vomito della madre, mentre Nadia spingeva la testa della vecchia sul vomito strisciandola e ordinando anche a lei di leccare.
Quando il pavimento fu di nuovo lucido e le due schiave erano piegate in due per lo schifo che avevano ingoiato, padrona Nadia si mise in ginocchio sul divano e ordinò alle due puttane di leccarle bene a fondo il culo. Era il modo migliore per distendere i nervi finalmente e le due schiave si adoperarono bene spingendo le lingue a fondo del buco del culo della divina padrona che sapeva leggermente di cacca. Nadia pensò che forse era giunto il momento di nutrire le due puttane con la sua merda in bocca e in gola. . Inutile dire che Donatela era bagnata per almeno due orgasmi per tutto quel piacere concessogli.
A quel punto Nadia si vestì e andò a fare shopping, lasciando le cagne al solito posto, legate con una corta catena al collo al calorifero. Appena uscita Donatella insaziabile si gettò a infilare la lingua in gola alla madre, mentre la vecchia si lasciòo abusare per amore della figlia, quella ninfomane depravata incestuosa. Si leccarono al lungo le fiche provando grandi orgasmi e piaceri. Come le due cagne che ormai erano diventate.
scritto il
2024-11-29
2 K
visite
1 1
voti
valutazione
3.7
il tuo voto

Continua a leggere racconti dello stesso autore

Segnala abuso in questo racconto erotico

Commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.