Ripetizioni molto particolari - 12
di
Lokrost
genere
dominazione
per commenti, critiche o altro lokrost@mail.com
buona lettura
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In quella posizione, con il busto leggermente flesso e le cosce divaricate per poter rimanere in ginocchio, presto sento altra sborra colare fuori dalla passera. Mi sento in una situazione surreale, eppure questa sensazione mi dà lo stimolo per leccare con ancora più interesse.
Mi dedico prima alle palle che succhio con cura e poi risalgo lentamente lungo l’asta più volte.
Quando devo dedicarmi alla parte davanti, faccio per abbassarlo con una mano, ma l’uomo mi ferma.
- Solo la bocca – ordina ancora.
Con non poca fatica e strusciandolo praticamente con costanza in faccia, riesco a pulirlo interamente e quando sto per succhiare anche la cappella, l’uomo mi ferma.
- Anche il pube. - ordina ancora, spostando lui stesso il cazzo per poi spingermi per il capo a contatto con i suoi peli pubici.
Non ho scelta e appena apro la bocca per poter risucchiare i nostri sapori misti al suo sudore, appena il gusto forte fa capolino nella mia bocca, mi sento nuovamente eccitata a dismisura.
Ci vuole diverso tempo, ma appena conclusa anche questa mansione, la pelle sulla cappella viene tirata verso il basso.
Di fronte a me, il suo cazzo venoso e duro è un invito a cui non so rinunciare.
Appena preso in bocca, l’uomo rimuove la mano che lo teneva puntato verso di me ed anzi, posandola dietro il mio capo, ora detta lui il ritmo.
- Sono passati troppi anni dall’ultima volta che ho avuto una cagna come te. Non mi riesco ancora ad abituare e se non mi contengo, mi scoppia il cazzo prima di fine settimana. - afferma spingendomelo tutto in bocca fino a quando mi manca il fiato.
- Ti devo insegnare a prenderlo in gola. Così non mi piace. - esclama lasciandomi succhiare senza l’ausilio della sua mano, solo dopo aver provato ripetutamente a spingerlo tutto in gola senza successo.
Ci vuole tanto lavoro di labbra e di lingua, ma presto, ancora una volta, l’uomo torna ad ansimare.
Succhio senza sosta andando con la bocca su e giù lungo l’asta, fino a quando, mi ferma.
Con una mano prende possesso del mio capo per allontanarmi quel tanto che gli serve ad alzarsi dalla sedia. Con l’altra mano invece inizia a segarsi freneticamente puntando il cazzo dritto sulla mia faccia.
- Una bella maschera rigenerante mattutina ti farà bene. -
Ansima ancora e costringendomi a pochi centimetri dal suo cazzo, viene.
Tutta la sborra schizza a grossi fiotti sul mio volto fino a quando, spingendo la cappella tra le labbra, ancora qualche schizzo raggiunge anche il mio palato.
- Puliscilo. - ordina lasciando la mano dietro il capo per potermi spalmare la sua sborra sulla mia faccia.
Il sapore invade immediatamente la mia bocca e come un automa eseguo l’ordine impartitomi.
- Brava la mia puttana – esclama sfilandosi dalla mia bocca e dandomi uno schiaffetto sulla guancia sinistra.
- Torna a casa – ordina mentre si richiude i pantaloni e si avvicina alla porta di entrata.
Non ho il tempo di ribattere che devo correre al tavolino per riprendere il vestito. La serranda si alza mentre sono ancora nuda.
Per fortuna all’esterno non c’è nessuno mentre sto finendo di rimettere il vestito.
L’uomo apre la porta facendo scattare la serratura e una volta spalancata mi invita a uscire.
- Muoviti che tra 10 minuti arrivano i primi clienti. - ordina ancora, prima di lasciarmi sola fuori dal suo locale.
Non un ciao.
Non un grazie.
Non un commento ulteriore.
Solo, la sua puttana.
Fino alla sera, il cellulare non ha più suonato.
La notte, nemmeno.
La mattina rigirandomi nel letto, mi domando quando mi chiamerà mentre guardo costantemente l’ora.
È già passato l’orario a cui mi ha chiamato ieri.
Ormai saranno già arrivati i clienti.
Adesso non mi chiamerà più per diverse ore.
Al sorgere del sole decido quindi di andare a fare la spesa.
Come nulla fosse mai successo, mi dedico tutta la giornata alle mie faccende e fino a sera, sembro essere tornata alla vita di sempre.
Tornata a casa, dopo un aperitivo con amiche, mi torna in mente l’uomo.
Guardo il telefono.
Ancora nessuna chiamata.
La sera mentre guardo un film di guerra in televisione, decido che sia il caso di aumentare la suoneria al massimo, non vorrei mai che non senta quando mi chiamerà.
Mia madre è appena uscita per il turno di notte, quando decido che sia il caso di andare a dormire.
Tutta la notte è stata un inferno.
Sinceramente, non mi sono più toccata da quando mi ha scopato.
Adesso ancora, sono sazia.
Riapro gli occhi dopo un ennesimo incubo.
È giorno e quando guardo l’ora, sono già le 9 del mattino.
Non resisto più.
Voglio far finta che sia tutta una casualità.
Mi vesto con dei pantaloni in stile yoga, un top di colore bianco e le infradito.
Si, oggi ho messo l’intimo che è composto da un reggiseno a fascia e un tanga normalissimo.
Prese le chiavi dell’auto e la borsetta, scendo di casa diretta verso il suo locale.
Aveva detto che sarei stata la sua puttana personale.
Aveva detto che dovevo imparare a prenderlo in gola.
Aveva detto che mi chiamava.
Aveva detto che mi doveva fare tante foto da far vedere ai suoi amici.
Avevo detto che poteva farmi tutto quello che gli passava per la testa.
Adesso invece, non mi vuole più?
Sono arrivata davanti al suo locale.
- Cosa vuoi ? - domanda l’uomo appena entro nel locale che pare deserto.
Mi guardo intorno con calma per capire se veramente non ci sia nessuno e poi mi avvicino al bancone.
- Pensavo di essere una tua proprietà. - affermo a bassa voce.
- Infatti è così – risponde incrociando le braccia senza smettere di fissarmi.
- Non mi hai più chiamato. - affermo per poi prender fiato a pieni polmoni e guardarmi ancora una volta intorno.
- Sono venuta per sapere se devo fare qualcosa per te – concludo a capo chino, con un certo imbarazzo, per poi rimanere in silenzio.
L’uomo si appoggia al bancone e con il volto raggiunge il mio.
Ci dividono veramente pochi millimetri.
Sento il suo respiro sulle mie labbra.
- Sono io che decido quando mi servi. Non tu. Non ti è ancora chiara questa cosa? - domanda per poi fissarmi negli occhi.
- Si certo. Ma sono passati giorni. – affermo guardandolo pochi istanti prima di riabbassare lo sguardo.
- Adesso, finalmente inizio a capire chi sei veramente. Davvero! Non riesco a crederci, eppure, oltre ad essere così bella, sei anche una gran puttana! – afferma per poi allontanarsi.
- Sei andata di corpo sta mattina? - domanda tornando alle sue faccende.
- No, perché? - domando senza capire bene il motivo della domanda.
- Perché quando vieni da me, ti voglio sempre pulita, dentro e fuori. - esclama fissandomi negli occhi.
Rimango senza parole, non pensavo di arrivare fino a questo punto.
- Sei fortunata che mi sono già preparato all’evenienza. - afferma concludendo di lavare delle stoviglie per poi asciugarsi le mani.
- Ne devi fare almeno tre di questi bicchieri prima di poterti svuotare. Non tornare da me prima di aver finito. - mentre mi spiega cosa fare, estrae da un cassetto un sacchetto trasparente con all’interno una peretta e una specie di bicchiere di grandezza inusuale.
- Vai nel retro, in fondo alla cucina troverai il bagno – ordina ancora mentre prendo in mano il sacchetto.
Come ordinatomi, passo dietro il bancone sotto lo sguardo morboso dell’uomo e poi seguo le sue indicazioni. Ci è voluto parecchio tempo e soprattutto, al terzo bicchiere da svuotare, il mio intestino ha iniziato a fare i capricci con rumori e sensazioni strane.
Per fortuna avevo il telefono con me, perché raggiunto il momento di evacuare, ci ho impiegato davvero molto e così mi sono dedicata alla lettura di un articolo sui benefici del clistere e di come doveva esser fatto correttamente.
- Fatto – affermo tornando da lui restituendogli il sacchetto con il materiale.
Senza smettere di fissarmi, prende il sacchetto dalle mie mani e posato sul bancone, mi prende per un braccio.
- Ora controlliamo se hai fatto un buon lavoro – esclama trascinandomi in cucina senza nemmeno chiudere l’entrata del locale.
Non ho molto tempo per ragionare.
Con gesti affrettati mi porta dietro lo stipite della porta a cui mi appoggia spingendomi contro di faccia. Bastano pochi strattoni per liberare il mio culo dall’impedimento dei pantaloni, mentre il tanga viene semplicemente spostato sulla chiappa destra. Infine mi lascia libera dalle sue forti mani giusto il tempo per sentire i suoi pantaloni cadere in terra assieme i boxer.
Qualche sputo mi fa capire che si lubrifica nuovamente il cazzo e poi, dopo essersi appoggiato con una mano dietro il mio capo, mi spinge la faccia contro il muro.
Gli attimi che seguono sono indescrivibili.
Urlo!
Eccome se urlo!
Sono bastati pochi istanti per sentire il cazzo raggiungere le chiappe e infilarsi nel mezzo.
In pochi istanti ancora, con una spinta decisa me lo sbatte tutto dentro senza la minima pietà.
Il dolore dovuto all’intrusione tanto violenta che mi allarga così forte il buco posteriore è una fitta che arriva dritta al cervello. Il cazzo, ben lubrificato dalla saliva risale in me senza alcuna resistenza, ma nel contempo i muscoli del culo vengono allargati praticamente di colpo.
Senza fiato, l’urlo strozzato è di dolore.
L’uomo tira fuori la testa dalla cucina per guardare se ci sono avventori al bar e poi, tornando con cura alle mie spalle, esce totalmente, sputa ancora e riaffonda senza pietà facendomi gemere.
- AH!!! Non ho mai avuto una puttana come te. Non mi stancherò mai di dirtelo – lo afferma con affanno mentre ha iniziato a fottermi e i colpi del suo bacino contro il mio culo rimbombano nella cucina.
Io non riesco ancora a parlare mentre il culo brucia e la testa mi viene trattenuta schiacciata contro il muro.
- Hai un culo che parla da solo e fotterlo è come essere in paradiso. Ahhh!!! – esclama con fatica senza smettere un secondo di scoparmi.
Bastano ancora pochi affondi prima che l’uomo mi schiacci con tutto il suo peso a contatto con il muro.
- Ahhhh non resisto più – dice senza fiato con la bocca attaccata al mio orecchio.
Ancora due colpi dati con una forza a dir poco esagerata e il tutto si ferma.
Ho gli occhi e la bocca spalancati mentre sento il suo cazzo pulsare in me.
Ci vuole quasi un minuto prima che si allontani dopo aver finito di sborrarmi nel culo.
Mi sposto anche io e quando mi volto verso di lui, faccio per rivestirmi.
- Ferma – ordina con il fiato corto mentre si sta pulendo il cazzo con un fazzoletto.
- Adesso ti lavi ancora il culo, lo voglio pulito perché dopo ci voglio giocare. - ordina per poi riabbottonarsi i jeans e tornare dietro il bancone.
Mi avvicino alla porta da cui è uscito e guardando attorno, noto che per fortuna il locale è ancora deserto. Mi allunga nuovamente il sacchetto mentre sta ancora riprendendo fiato.
Basta pochi passi verso il bagno e mentre una sensazione di bagnato inizia a farsi sentire tra le chiappe, il culo mi lancia ancora qualche fitta di dolore mentre stringendo i muscoli sento che inizia a richiudersi.
In che senso vorrà giocare con il mio culo?
Me lo domando mentre sto già facendo il primo clistere.
Anche adesso, una volta concluso, torno dall’uomo con in mano il sacchetto.
Questa volta a differenza di prima, è vicino la porta che dà nel locale ad aspettarmi e appena mi vede, gesticola ordinandomi di fare silenzio.
Preso il sacchetto, mi fa cenno di sedermi su una sedia poco distante e tornato dietro il bancone lo sento parlare probabilmente con un cliente.
Il tempo passa, gli avventori pare aumentino da un minuto all’altro.
Presto il vociferare dal locale inizia ad aumentare di volume e intensità.
Infine, dopo penso almeno mezzora, l’uomo rientra nella cucina trovandomi ancora seduta.
- Brava – afferma avvicinandosi con sicurezza.
Con altrettanta sicurezza, impugna il top dalla parte bassa e trascinandolo verso l’alto, dopo aver raggiunto anche il reggiseno a fascia, trascina anche questo.
In pochi attimi le mie tette vengono liberate da impedimenti mentre gli indumenti si fermano poco sopra esse. A questo punto estrae il cellulare dalla tasca e scatta rapidamente due foto.
- Rimani pure così – afferma ridendo per poi tornare dietro il bancone.
- Guarda Giorgio – esclama ad alta voce.
- Ieri un mio amico mi ha mandato questa foto! Dice che sono le più belle tette che abbia mai strizzato. Secondo me, c’è di meglio. Secondo te invece? - la frase finisce con la domanda che fa zittire tutto il locale.
Divento di tutti i colori.
Il sangue mi si gela nelle vene mentre il cuore pompa all’impazzata.
Sta facendo vedere le mie tette ad uno sconosciuto.
- Fantastiche – afferma un uomo.
- No ma, fammi vedere bene! – dice un altro.
- Anche io, aspetta! – un altro ancora.
- Anche io, anche io! – risponde un altro con affanno.
In pochi attimi penso tutto il locale abbia visto le mie tette.
- Fantastiche – ripete la prima delle voci sconosciute.
- Si, davvero. - risponde un altro.
Nel locale regna quasi il silenzio mentre inevitabilmente il telefono sta girando senza sosta tra i presenti.
- Saranno anche belle e tutte da strizzare, ma ora voglio vedere il resto. - esclama sempre la prima delle voci.
- Mi spiace Giorgio, mi ha mandato solo questa, però provo a chiedere. Forse ne ha fatte altre – esclama ridacchiando.
- Magari, deve essere una gran figa e poi dalla corporatura, credo sia anche giovane la ragazza – esclama facendomi sbiancare ancora una volta dall’imbarazzo.
L’uomo dopo poco, entra nuovamente dalla porta e una volta di fronte a me, sorride.
- Penso tu abbia sentito. Decidi tu. Le foto però, sappi che sono fatte in modo che non ti potrà mai riconoscere nessuno. - afferma per poi rimanere in attesa con il telefono tra le mani.
Stavo per rispondergli che non sono una puttana.
Poi però mi sono bloccata.
In realtà è ciò che mi ha chiesto di essere, anzi, non mi ha chiesto di essere una puttana qualunque, ma bensì la sua personale.
Io ho deciso di accettare, non mi ha costretto nessuno.
Silenziosamente mi alzo dalla sedia, mi volto di spalle e porto alle caviglie pantaloni e mutandine.
Sempre silenziosamente salgo in ginocchio sulla sedia, fletto il busto in avanti e posato il petto sullo schienale, con le mani raggiungo le mie cosce.
Chiudo gli occhi, prendo un grosso respiro e stringendo la presa, mi allargo in modo che entrambi i buchi siano ben aperti all’occhio della fotocamera.
Il telefono scatta altre due foto prima di sentire i passi dell’uomo allontanarsi ancora una volta.
Mentre mi sistemo seduta, senza nemmeno rivestirmi, sento i presenti zittirsi ancora una volta.
- Mio dio che roba. Non ci posso credere. Guarda che figa! Ma… Ma questa…. Guarda il culo, questa lo prende anche nel culo… guarda come è aperto!! - esclama ancora questo fantomatico Giorgio.
Il brusio diventa incontrollabile quando sento le parole dei presenti che invitano a far passare il telefono.
Il mio cuore non smette più di battere senza sosta e andando con una mano tra le cosce, trovo un vero e proprio lago.
- Una come questa, se ha così voglia, la chiudo in una stanza di casa e me la scopo tutto il giorno. – esclama sempre questo Giorgio.
- Passami le foto. Voglio farle vedere a dei miei amici! - quasi urla sempre lo stesso uomo.
- No mi spiace. Ho promesso di non mandarle a nessuno. - afferma poi il mio caro padrone.
- Dai, cosa ti costa. Tanto non lo verrà a sapere nessuno. – supplica ancora Giorgio.
- No. Mi spiace, io mantengo sempre le promesse. – afferma ancora senza possibilità di ribattere.
Mi sento più rilassata mentre le dita continuano a massaggiare pigramente la mia passera carica di umori.
Improvvisamente l’uomo torna con una certa fretta verso di me che lo guardo a bocca aperta, ancora presa dalle emozioni.
Mi sorride mentre con decisione si piega e raggiunge con una mano le mie cosce.
Diretto e senza mezze misure, raggiunge la passera, scosta la mia mano e mi penetra.
Stringo i denti, chiudo gli occhi e a fatica trattengo il mio lamento.
Lo sciacquettio che sento mi conferma il ditalino frenetico che mi somministra e mentre inizio ad inarcare la schiena, alzo il capo verso l’alto in cerca di maggiore aria.
Ma come ha iniziato, presto si stacca da me.
Lo guardo.
Lo fisso mentre si porta le mani pregne dei miei umori alla bocca.
Se le gusta assaporandole con calma senza smettere di guardarmi.
Come è arrivato, presto però se ne va, tornando al bancone.
- Secondo me, sarà qualche escort o robe simili – afferma l’uomo appena tornato di fronte i clienti mentre la mia mano invece torna tra le gambe.
- No, questa non è una puttana. Te lo assicuro. Al massimo fa finta di esserlo ma solo perché ci gode - afferma ancora questo Giorgio facendomi andare in tilt il cervello.
Bastano pochi attimi perché i presenti, come nulla fosse cambino discorso.
Rimango così, imbambolata sulla sedia per un tempo che mi pare infinito.
I presenti iniziano a congedarsi.
Presto il locale pare vuoto mentre sento riempire rumorosamente la lavastoviglie.
- Fai venire il cazzo duro a tutti quelli che ti vedono – esclama ad un tratto l’uomo, mentre è ancora intento a pulire il bancone.
Non oso rispondere.
In realtà non so cosa dire.
Forse ha ragione, finché continuerò a comportarmi in questo modo.
L’uomo rientra in cucina e raggiunta la mia sedia, mi costringe per un braccio ad alzarmi e senza parlare mi porta al grosso tavolo in ferro dove mi ci costringe contro piegandomi a 90 gradi.
Sento la sedia strusciare in terra fino a posizionarsi esattamente dietro di me.
- Allarga le gambe – ordina ancora per poi sentirlo sedersi.
Con i pantaloni alle ginocchia assieme al tanga, presto le mani dell’uomo si posano sulle mie chiappe, le allargano e poi, quello che mai mi sarei aspettata.
La sua faccia affonda in me.
La sua lingua presto si fa sentire nel solco delle chiappe salendo e scendendo come un forsennato.
Lecca, succhia, bacia, respira con affanno e infine raggiunge il mio ano.
Sempre quella lingua, prima ci gira attorno diverse volte, poi lo lecca con voracità e alla fine, lo penetra facendomi ansimare.
Quella lingua è una tortura fantastica che mi lascia un emozione in corpo che non ha precedenti.
Mai nessuno prima di ora mi aveva leccato l’ano e questa emozione mi manda ancora una volta in tilt.
Dopo diversi minuti e miei continui lamenti di godimento, l’uomo si ferma improvvisamente.
Con la sedia si allontana e poi si alza.
- Ferma, non ti muovere che non ho finito. - ordina con il fiato corto.
Lo sento raggiungere il bancone e poi ancora camminare.
Sento la porta di ingresso del locale chiudersi e poi sento la serratura scattare.
Quasi di corsa, l’uomo torna da me e tornato a sedere è questione di attimi prima che affondi con ancor più forza tra le mie chiappe.
- AHHHH oddio che bello – esclamo sorridendo, con gli occhi chiusi e pieni di godimento mentre quella lingua mi penetra e lecca senza sosta.
Infine si ferma, si alza ancora dalla sedia e allontanandosi mi lancia l’ordine quasi senza fiato.
- Nuda sul tavolo -
Agitata, senza fiato a mia volta, con gli occhi spalancati alzo il busto dal tavolo e butto a terra tutti i miei indumenti. In pochi attimi salgo a gattoni sul tavolo e guardandolo aspetto nuovi ordini.
- Coricati di schiena e porta il culo qua vicino – ordina ancora tornando a sedere sulla sedia per poi avvicinarsi al tavolo su cui sono posizionata.
Eseguo l’ordine e quando sono coricata mi avvicino al suo volto che vedo tra le mie cosce. L’uomo mi agevola infine tirandomi lui stesso dalle cosce per poi spingerle in su e farmi posare i piedi sullo schienale della sua sedia.
- La mia puttana personale mi piace pulita dentro e fuori perché non voglio solo scoparla, ma anche mangiarla. Voglio sapere il sapore di ogni singolo millimetro del suo corpo. - afferma per poi non lasciarmi il tempo di ragionare, mentre affonda con prepotenza tra le labbra della mia passera.
La lingua scava subito tra le labbra, entra in esse mentre la bocca risucchia ogni liquido che rilascio.
Succhia le labbra, le mordicchia le lecca a lingua aperta e senza sosta.
Raggiunto il clitoride lo succhia e lecca ripetutamente facendomi quasi urlare dal godimento e poi, scendendo, la sua lingua infuocata mi penetra.
Lecca senza sosta scavandomi in profondità nella figa.
Mi manca il respiro mentre con le mani mi aggrappo ai suoi capelli per spingerlo ancora più in profondità. Non resisto, stringo le cosce attorno alla sua testa mentre la lingua impazzita non smette di leccarmi. Lo sento succhiare, lo sento ripetutamente bere ogni singola goccia che esce da me e quando torna al clitoride, lo morde.
- ODDIO – esclamo prima di perdere il fiato mentre spruzzo sul suo volto tutto il mio godimento contorcendomi sul freddo tavolo di ferro.
Come un pazzo torna a leccarmi fino dentro la figa, risucchia ogni liquido che ne esce e non smette fino a quando non ho smesso di contorcermi.
Solo allora, con calma mi ripulisce ogni singolo millimetro. Prima le labbra interne, poi quelle esterne e poi anche tutto il pube con una cura maniacale.
Anche l’ano riceve altre attenzioni, ma solo per essere ripulito totalmente.
Soddisfatto si alza dalla sedia mentre io, stremata, continuo a rimanere coricata sul tavolo.
- Quando ti sei ripresa, vestiti e puoi andartene. - ordina per poi tornare al locale.
Sento la serratura scattare e mentre la porta si apre, alcune persone lo salutano.
- Scusatemi ero incasinato, ho dovuto chiudere qualche minuto perché essendo da solo non riesco a fare tutto. - si scusa con gli avventori del locale.
- Tranquillo, tanto è solo per qualche settimana, poi quando tornerà tua moglie non dovrai più correre come un pazzo. - lo consola uno degli avventori.
- Credo però che la prossima settimana terrò chiuso qualche giorno. Devo sistemare alcune cose – afferma con voce da persona stanca.
Ripercorro mentalmente la frase e capisco immediatamente che ciò può solo significare che vorrà più tempo da passare con me.
Ho dovuto aspettare ancora diverso tempo prima che l’uomo tornasse in cucina per farmi uscire dalla porta posta sul retro del locale.
Da quel momento non mi ha più chiamata.
Anche il weekend è passato.
buona lettura
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In quella posizione, con il busto leggermente flesso e le cosce divaricate per poter rimanere in ginocchio, presto sento altra sborra colare fuori dalla passera. Mi sento in una situazione surreale, eppure questa sensazione mi dà lo stimolo per leccare con ancora più interesse.
Mi dedico prima alle palle che succhio con cura e poi risalgo lentamente lungo l’asta più volte.
Quando devo dedicarmi alla parte davanti, faccio per abbassarlo con una mano, ma l’uomo mi ferma.
- Solo la bocca – ordina ancora.
Con non poca fatica e strusciandolo praticamente con costanza in faccia, riesco a pulirlo interamente e quando sto per succhiare anche la cappella, l’uomo mi ferma.
- Anche il pube. - ordina ancora, spostando lui stesso il cazzo per poi spingermi per il capo a contatto con i suoi peli pubici.
Non ho scelta e appena apro la bocca per poter risucchiare i nostri sapori misti al suo sudore, appena il gusto forte fa capolino nella mia bocca, mi sento nuovamente eccitata a dismisura.
Ci vuole diverso tempo, ma appena conclusa anche questa mansione, la pelle sulla cappella viene tirata verso il basso.
Di fronte a me, il suo cazzo venoso e duro è un invito a cui non so rinunciare.
Appena preso in bocca, l’uomo rimuove la mano che lo teneva puntato verso di me ed anzi, posandola dietro il mio capo, ora detta lui il ritmo.
- Sono passati troppi anni dall’ultima volta che ho avuto una cagna come te. Non mi riesco ancora ad abituare e se non mi contengo, mi scoppia il cazzo prima di fine settimana. - afferma spingendomelo tutto in bocca fino a quando mi manca il fiato.
- Ti devo insegnare a prenderlo in gola. Così non mi piace. - esclama lasciandomi succhiare senza l’ausilio della sua mano, solo dopo aver provato ripetutamente a spingerlo tutto in gola senza successo.
Ci vuole tanto lavoro di labbra e di lingua, ma presto, ancora una volta, l’uomo torna ad ansimare.
Succhio senza sosta andando con la bocca su e giù lungo l’asta, fino a quando, mi ferma.
Con una mano prende possesso del mio capo per allontanarmi quel tanto che gli serve ad alzarsi dalla sedia. Con l’altra mano invece inizia a segarsi freneticamente puntando il cazzo dritto sulla mia faccia.
- Una bella maschera rigenerante mattutina ti farà bene. -
Ansima ancora e costringendomi a pochi centimetri dal suo cazzo, viene.
Tutta la sborra schizza a grossi fiotti sul mio volto fino a quando, spingendo la cappella tra le labbra, ancora qualche schizzo raggiunge anche il mio palato.
- Puliscilo. - ordina lasciando la mano dietro il capo per potermi spalmare la sua sborra sulla mia faccia.
Il sapore invade immediatamente la mia bocca e come un automa eseguo l’ordine impartitomi.
- Brava la mia puttana – esclama sfilandosi dalla mia bocca e dandomi uno schiaffetto sulla guancia sinistra.
- Torna a casa – ordina mentre si richiude i pantaloni e si avvicina alla porta di entrata.
Non ho il tempo di ribattere che devo correre al tavolino per riprendere il vestito. La serranda si alza mentre sono ancora nuda.
Per fortuna all’esterno non c’è nessuno mentre sto finendo di rimettere il vestito.
L’uomo apre la porta facendo scattare la serratura e una volta spalancata mi invita a uscire.
- Muoviti che tra 10 minuti arrivano i primi clienti. - ordina ancora, prima di lasciarmi sola fuori dal suo locale.
Non un ciao.
Non un grazie.
Non un commento ulteriore.
Solo, la sua puttana.
Fino alla sera, il cellulare non ha più suonato.
La notte, nemmeno.
La mattina rigirandomi nel letto, mi domando quando mi chiamerà mentre guardo costantemente l’ora.
È già passato l’orario a cui mi ha chiamato ieri.
Ormai saranno già arrivati i clienti.
Adesso non mi chiamerà più per diverse ore.
Al sorgere del sole decido quindi di andare a fare la spesa.
Come nulla fosse mai successo, mi dedico tutta la giornata alle mie faccende e fino a sera, sembro essere tornata alla vita di sempre.
Tornata a casa, dopo un aperitivo con amiche, mi torna in mente l’uomo.
Guardo il telefono.
Ancora nessuna chiamata.
La sera mentre guardo un film di guerra in televisione, decido che sia il caso di aumentare la suoneria al massimo, non vorrei mai che non senta quando mi chiamerà.
Mia madre è appena uscita per il turno di notte, quando decido che sia il caso di andare a dormire.
Tutta la notte è stata un inferno.
Sinceramente, non mi sono più toccata da quando mi ha scopato.
Adesso ancora, sono sazia.
Riapro gli occhi dopo un ennesimo incubo.
È giorno e quando guardo l’ora, sono già le 9 del mattino.
Non resisto più.
Voglio far finta che sia tutta una casualità.
Mi vesto con dei pantaloni in stile yoga, un top di colore bianco e le infradito.
Si, oggi ho messo l’intimo che è composto da un reggiseno a fascia e un tanga normalissimo.
Prese le chiavi dell’auto e la borsetta, scendo di casa diretta verso il suo locale.
Aveva detto che sarei stata la sua puttana personale.
Aveva detto che dovevo imparare a prenderlo in gola.
Aveva detto che mi chiamava.
Aveva detto che mi doveva fare tante foto da far vedere ai suoi amici.
Avevo detto che poteva farmi tutto quello che gli passava per la testa.
Adesso invece, non mi vuole più?
Sono arrivata davanti al suo locale.
- Cosa vuoi ? - domanda l’uomo appena entro nel locale che pare deserto.
Mi guardo intorno con calma per capire se veramente non ci sia nessuno e poi mi avvicino al bancone.
- Pensavo di essere una tua proprietà. - affermo a bassa voce.
- Infatti è così – risponde incrociando le braccia senza smettere di fissarmi.
- Non mi hai più chiamato. - affermo per poi prender fiato a pieni polmoni e guardarmi ancora una volta intorno.
- Sono venuta per sapere se devo fare qualcosa per te – concludo a capo chino, con un certo imbarazzo, per poi rimanere in silenzio.
L’uomo si appoggia al bancone e con il volto raggiunge il mio.
Ci dividono veramente pochi millimetri.
Sento il suo respiro sulle mie labbra.
- Sono io che decido quando mi servi. Non tu. Non ti è ancora chiara questa cosa? - domanda per poi fissarmi negli occhi.
- Si certo. Ma sono passati giorni. – affermo guardandolo pochi istanti prima di riabbassare lo sguardo.
- Adesso, finalmente inizio a capire chi sei veramente. Davvero! Non riesco a crederci, eppure, oltre ad essere così bella, sei anche una gran puttana! – afferma per poi allontanarsi.
- Sei andata di corpo sta mattina? - domanda tornando alle sue faccende.
- No, perché? - domando senza capire bene il motivo della domanda.
- Perché quando vieni da me, ti voglio sempre pulita, dentro e fuori. - esclama fissandomi negli occhi.
Rimango senza parole, non pensavo di arrivare fino a questo punto.
- Sei fortunata che mi sono già preparato all’evenienza. - afferma concludendo di lavare delle stoviglie per poi asciugarsi le mani.
- Ne devi fare almeno tre di questi bicchieri prima di poterti svuotare. Non tornare da me prima di aver finito. - mentre mi spiega cosa fare, estrae da un cassetto un sacchetto trasparente con all’interno una peretta e una specie di bicchiere di grandezza inusuale.
- Vai nel retro, in fondo alla cucina troverai il bagno – ordina ancora mentre prendo in mano il sacchetto.
Come ordinatomi, passo dietro il bancone sotto lo sguardo morboso dell’uomo e poi seguo le sue indicazioni. Ci è voluto parecchio tempo e soprattutto, al terzo bicchiere da svuotare, il mio intestino ha iniziato a fare i capricci con rumori e sensazioni strane.
Per fortuna avevo il telefono con me, perché raggiunto il momento di evacuare, ci ho impiegato davvero molto e così mi sono dedicata alla lettura di un articolo sui benefici del clistere e di come doveva esser fatto correttamente.
- Fatto – affermo tornando da lui restituendogli il sacchetto con il materiale.
Senza smettere di fissarmi, prende il sacchetto dalle mie mani e posato sul bancone, mi prende per un braccio.
- Ora controlliamo se hai fatto un buon lavoro – esclama trascinandomi in cucina senza nemmeno chiudere l’entrata del locale.
Non ho molto tempo per ragionare.
Con gesti affrettati mi porta dietro lo stipite della porta a cui mi appoggia spingendomi contro di faccia. Bastano pochi strattoni per liberare il mio culo dall’impedimento dei pantaloni, mentre il tanga viene semplicemente spostato sulla chiappa destra. Infine mi lascia libera dalle sue forti mani giusto il tempo per sentire i suoi pantaloni cadere in terra assieme i boxer.
Qualche sputo mi fa capire che si lubrifica nuovamente il cazzo e poi, dopo essersi appoggiato con una mano dietro il mio capo, mi spinge la faccia contro il muro.
Gli attimi che seguono sono indescrivibili.
Urlo!
Eccome se urlo!
Sono bastati pochi istanti per sentire il cazzo raggiungere le chiappe e infilarsi nel mezzo.
In pochi istanti ancora, con una spinta decisa me lo sbatte tutto dentro senza la minima pietà.
Il dolore dovuto all’intrusione tanto violenta che mi allarga così forte il buco posteriore è una fitta che arriva dritta al cervello. Il cazzo, ben lubrificato dalla saliva risale in me senza alcuna resistenza, ma nel contempo i muscoli del culo vengono allargati praticamente di colpo.
Senza fiato, l’urlo strozzato è di dolore.
L’uomo tira fuori la testa dalla cucina per guardare se ci sono avventori al bar e poi, tornando con cura alle mie spalle, esce totalmente, sputa ancora e riaffonda senza pietà facendomi gemere.
- AH!!! Non ho mai avuto una puttana come te. Non mi stancherò mai di dirtelo – lo afferma con affanno mentre ha iniziato a fottermi e i colpi del suo bacino contro il mio culo rimbombano nella cucina.
Io non riesco ancora a parlare mentre il culo brucia e la testa mi viene trattenuta schiacciata contro il muro.
- Hai un culo che parla da solo e fotterlo è come essere in paradiso. Ahhh!!! – esclama con fatica senza smettere un secondo di scoparmi.
Bastano ancora pochi affondi prima che l’uomo mi schiacci con tutto il suo peso a contatto con il muro.
- Ahhhh non resisto più – dice senza fiato con la bocca attaccata al mio orecchio.
Ancora due colpi dati con una forza a dir poco esagerata e il tutto si ferma.
Ho gli occhi e la bocca spalancati mentre sento il suo cazzo pulsare in me.
Ci vuole quasi un minuto prima che si allontani dopo aver finito di sborrarmi nel culo.
Mi sposto anche io e quando mi volto verso di lui, faccio per rivestirmi.
- Ferma – ordina con il fiato corto mentre si sta pulendo il cazzo con un fazzoletto.
- Adesso ti lavi ancora il culo, lo voglio pulito perché dopo ci voglio giocare. - ordina per poi riabbottonarsi i jeans e tornare dietro il bancone.
Mi avvicino alla porta da cui è uscito e guardando attorno, noto che per fortuna il locale è ancora deserto. Mi allunga nuovamente il sacchetto mentre sta ancora riprendendo fiato.
Basta pochi passi verso il bagno e mentre una sensazione di bagnato inizia a farsi sentire tra le chiappe, il culo mi lancia ancora qualche fitta di dolore mentre stringendo i muscoli sento che inizia a richiudersi.
In che senso vorrà giocare con il mio culo?
Me lo domando mentre sto già facendo il primo clistere.
Anche adesso, una volta concluso, torno dall’uomo con in mano il sacchetto.
Questa volta a differenza di prima, è vicino la porta che dà nel locale ad aspettarmi e appena mi vede, gesticola ordinandomi di fare silenzio.
Preso il sacchetto, mi fa cenno di sedermi su una sedia poco distante e tornato dietro il bancone lo sento parlare probabilmente con un cliente.
Il tempo passa, gli avventori pare aumentino da un minuto all’altro.
Presto il vociferare dal locale inizia ad aumentare di volume e intensità.
Infine, dopo penso almeno mezzora, l’uomo rientra nella cucina trovandomi ancora seduta.
- Brava – afferma avvicinandosi con sicurezza.
Con altrettanta sicurezza, impugna il top dalla parte bassa e trascinandolo verso l’alto, dopo aver raggiunto anche il reggiseno a fascia, trascina anche questo.
In pochi attimi le mie tette vengono liberate da impedimenti mentre gli indumenti si fermano poco sopra esse. A questo punto estrae il cellulare dalla tasca e scatta rapidamente due foto.
- Rimani pure così – afferma ridendo per poi tornare dietro il bancone.
- Guarda Giorgio – esclama ad alta voce.
- Ieri un mio amico mi ha mandato questa foto! Dice che sono le più belle tette che abbia mai strizzato. Secondo me, c’è di meglio. Secondo te invece? - la frase finisce con la domanda che fa zittire tutto il locale.
Divento di tutti i colori.
Il sangue mi si gela nelle vene mentre il cuore pompa all’impazzata.
Sta facendo vedere le mie tette ad uno sconosciuto.
- Fantastiche – afferma un uomo.
- No ma, fammi vedere bene! – dice un altro.
- Anche io, aspetta! – un altro ancora.
- Anche io, anche io! – risponde un altro con affanno.
In pochi attimi penso tutto il locale abbia visto le mie tette.
- Fantastiche – ripete la prima delle voci sconosciute.
- Si, davvero. - risponde un altro.
Nel locale regna quasi il silenzio mentre inevitabilmente il telefono sta girando senza sosta tra i presenti.
- Saranno anche belle e tutte da strizzare, ma ora voglio vedere il resto. - esclama sempre la prima delle voci.
- Mi spiace Giorgio, mi ha mandato solo questa, però provo a chiedere. Forse ne ha fatte altre – esclama ridacchiando.
- Magari, deve essere una gran figa e poi dalla corporatura, credo sia anche giovane la ragazza – esclama facendomi sbiancare ancora una volta dall’imbarazzo.
L’uomo dopo poco, entra nuovamente dalla porta e una volta di fronte a me, sorride.
- Penso tu abbia sentito. Decidi tu. Le foto però, sappi che sono fatte in modo che non ti potrà mai riconoscere nessuno. - afferma per poi rimanere in attesa con il telefono tra le mani.
Stavo per rispondergli che non sono una puttana.
Poi però mi sono bloccata.
In realtà è ciò che mi ha chiesto di essere, anzi, non mi ha chiesto di essere una puttana qualunque, ma bensì la sua personale.
Io ho deciso di accettare, non mi ha costretto nessuno.
Silenziosamente mi alzo dalla sedia, mi volto di spalle e porto alle caviglie pantaloni e mutandine.
Sempre silenziosamente salgo in ginocchio sulla sedia, fletto il busto in avanti e posato il petto sullo schienale, con le mani raggiungo le mie cosce.
Chiudo gli occhi, prendo un grosso respiro e stringendo la presa, mi allargo in modo che entrambi i buchi siano ben aperti all’occhio della fotocamera.
Il telefono scatta altre due foto prima di sentire i passi dell’uomo allontanarsi ancora una volta.
Mentre mi sistemo seduta, senza nemmeno rivestirmi, sento i presenti zittirsi ancora una volta.
- Mio dio che roba. Non ci posso credere. Guarda che figa! Ma… Ma questa…. Guarda il culo, questa lo prende anche nel culo… guarda come è aperto!! - esclama ancora questo fantomatico Giorgio.
Il brusio diventa incontrollabile quando sento le parole dei presenti che invitano a far passare il telefono.
Il mio cuore non smette più di battere senza sosta e andando con una mano tra le cosce, trovo un vero e proprio lago.
- Una come questa, se ha così voglia, la chiudo in una stanza di casa e me la scopo tutto il giorno. – esclama sempre questo Giorgio.
- Passami le foto. Voglio farle vedere a dei miei amici! - quasi urla sempre lo stesso uomo.
- No mi spiace. Ho promesso di non mandarle a nessuno. - afferma poi il mio caro padrone.
- Dai, cosa ti costa. Tanto non lo verrà a sapere nessuno. – supplica ancora Giorgio.
- No. Mi spiace, io mantengo sempre le promesse. – afferma ancora senza possibilità di ribattere.
Mi sento più rilassata mentre le dita continuano a massaggiare pigramente la mia passera carica di umori.
Improvvisamente l’uomo torna con una certa fretta verso di me che lo guardo a bocca aperta, ancora presa dalle emozioni.
Mi sorride mentre con decisione si piega e raggiunge con una mano le mie cosce.
Diretto e senza mezze misure, raggiunge la passera, scosta la mia mano e mi penetra.
Stringo i denti, chiudo gli occhi e a fatica trattengo il mio lamento.
Lo sciacquettio che sento mi conferma il ditalino frenetico che mi somministra e mentre inizio ad inarcare la schiena, alzo il capo verso l’alto in cerca di maggiore aria.
Ma come ha iniziato, presto si stacca da me.
Lo guardo.
Lo fisso mentre si porta le mani pregne dei miei umori alla bocca.
Se le gusta assaporandole con calma senza smettere di guardarmi.
Come è arrivato, presto però se ne va, tornando al bancone.
- Secondo me, sarà qualche escort o robe simili – afferma l’uomo appena tornato di fronte i clienti mentre la mia mano invece torna tra le gambe.
- No, questa non è una puttana. Te lo assicuro. Al massimo fa finta di esserlo ma solo perché ci gode - afferma ancora questo Giorgio facendomi andare in tilt il cervello.
Bastano pochi attimi perché i presenti, come nulla fosse cambino discorso.
Rimango così, imbambolata sulla sedia per un tempo che mi pare infinito.
I presenti iniziano a congedarsi.
Presto il locale pare vuoto mentre sento riempire rumorosamente la lavastoviglie.
- Fai venire il cazzo duro a tutti quelli che ti vedono – esclama ad un tratto l’uomo, mentre è ancora intento a pulire il bancone.
Non oso rispondere.
In realtà non so cosa dire.
Forse ha ragione, finché continuerò a comportarmi in questo modo.
L’uomo rientra in cucina e raggiunta la mia sedia, mi costringe per un braccio ad alzarmi e senza parlare mi porta al grosso tavolo in ferro dove mi ci costringe contro piegandomi a 90 gradi.
Sento la sedia strusciare in terra fino a posizionarsi esattamente dietro di me.
- Allarga le gambe – ordina ancora per poi sentirlo sedersi.
Con i pantaloni alle ginocchia assieme al tanga, presto le mani dell’uomo si posano sulle mie chiappe, le allargano e poi, quello che mai mi sarei aspettata.
La sua faccia affonda in me.
La sua lingua presto si fa sentire nel solco delle chiappe salendo e scendendo come un forsennato.
Lecca, succhia, bacia, respira con affanno e infine raggiunge il mio ano.
Sempre quella lingua, prima ci gira attorno diverse volte, poi lo lecca con voracità e alla fine, lo penetra facendomi ansimare.
Quella lingua è una tortura fantastica che mi lascia un emozione in corpo che non ha precedenti.
Mai nessuno prima di ora mi aveva leccato l’ano e questa emozione mi manda ancora una volta in tilt.
Dopo diversi minuti e miei continui lamenti di godimento, l’uomo si ferma improvvisamente.
Con la sedia si allontana e poi si alza.
- Ferma, non ti muovere che non ho finito. - ordina con il fiato corto.
Lo sento raggiungere il bancone e poi ancora camminare.
Sento la porta di ingresso del locale chiudersi e poi sento la serratura scattare.
Quasi di corsa, l’uomo torna da me e tornato a sedere è questione di attimi prima che affondi con ancor più forza tra le mie chiappe.
- AHHHH oddio che bello – esclamo sorridendo, con gli occhi chiusi e pieni di godimento mentre quella lingua mi penetra e lecca senza sosta.
Infine si ferma, si alza ancora dalla sedia e allontanandosi mi lancia l’ordine quasi senza fiato.
- Nuda sul tavolo -
Agitata, senza fiato a mia volta, con gli occhi spalancati alzo il busto dal tavolo e butto a terra tutti i miei indumenti. In pochi attimi salgo a gattoni sul tavolo e guardandolo aspetto nuovi ordini.
- Coricati di schiena e porta il culo qua vicino – ordina ancora tornando a sedere sulla sedia per poi avvicinarsi al tavolo su cui sono posizionata.
Eseguo l’ordine e quando sono coricata mi avvicino al suo volto che vedo tra le mie cosce. L’uomo mi agevola infine tirandomi lui stesso dalle cosce per poi spingerle in su e farmi posare i piedi sullo schienale della sua sedia.
- La mia puttana personale mi piace pulita dentro e fuori perché non voglio solo scoparla, ma anche mangiarla. Voglio sapere il sapore di ogni singolo millimetro del suo corpo. - afferma per poi non lasciarmi il tempo di ragionare, mentre affonda con prepotenza tra le labbra della mia passera.
La lingua scava subito tra le labbra, entra in esse mentre la bocca risucchia ogni liquido che rilascio.
Succhia le labbra, le mordicchia le lecca a lingua aperta e senza sosta.
Raggiunto il clitoride lo succhia e lecca ripetutamente facendomi quasi urlare dal godimento e poi, scendendo, la sua lingua infuocata mi penetra.
Lecca senza sosta scavandomi in profondità nella figa.
Mi manca il respiro mentre con le mani mi aggrappo ai suoi capelli per spingerlo ancora più in profondità. Non resisto, stringo le cosce attorno alla sua testa mentre la lingua impazzita non smette di leccarmi. Lo sento succhiare, lo sento ripetutamente bere ogni singola goccia che esce da me e quando torna al clitoride, lo morde.
- ODDIO – esclamo prima di perdere il fiato mentre spruzzo sul suo volto tutto il mio godimento contorcendomi sul freddo tavolo di ferro.
Come un pazzo torna a leccarmi fino dentro la figa, risucchia ogni liquido che ne esce e non smette fino a quando non ho smesso di contorcermi.
Solo allora, con calma mi ripulisce ogni singolo millimetro. Prima le labbra interne, poi quelle esterne e poi anche tutto il pube con una cura maniacale.
Anche l’ano riceve altre attenzioni, ma solo per essere ripulito totalmente.
Soddisfatto si alza dalla sedia mentre io, stremata, continuo a rimanere coricata sul tavolo.
- Quando ti sei ripresa, vestiti e puoi andartene. - ordina per poi tornare al locale.
Sento la serratura scattare e mentre la porta si apre, alcune persone lo salutano.
- Scusatemi ero incasinato, ho dovuto chiudere qualche minuto perché essendo da solo non riesco a fare tutto. - si scusa con gli avventori del locale.
- Tranquillo, tanto è solo per qualche settimana, poi quando tornerà tua moglie non dovrai più correre come un pazzo. - lo consola uno degli avventori.
- Credo però che la prossima settimana terrò chiuso qualche giorno. Devo sistemare alcune cose – afferma con voce da persona stanca.
Ripercorro mentalmente la frase e capisco immediatamente che ciò può solo significare che vorrà più tempo da passare con me.
Ho dovuto aspettare ancora diverso tempo prima che l’uomo tornasse in cucina per farmi uscire dalla porta posta sul retro del locale.
Da quel momento non mi ha più chiamata.
Anche il weekend è passato.
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