Ripetizioni molto particolari - 3
di
Lokrost
genere
dominazione
Quella settimana, la “tensione” fu molto alta.
Francesco era agitato e io ero preoccupata, volevo prendesse il massimo dei voti.
Ogni giorno, passavo più tempo del previsto a casa sua, leggendo, rileggendo, revisionando tutto assieme a lui, consigliando cos’era meglio ripassare ed infine, volevo sentire un breve riassunto orale.
Tutto era così “teso”, che per permettere la buona riuscita, vietai categoricamente qualunque contatto e visione del mio corpo privo di vestiti.
Prima di salutarlo per la pausa weekend, azzardai.
– Francesco, su questo foglietto ho scritto il mio numero di telefono. Se per caso sei troppo teso in questi due giorni, chiamami ok? – sorrido mentre porgo il bigliettino.
– Va bene. Grazie. Ma, posso chiamarti quando voglio? – mi domanda.
– Certo, altrimenti non te l’avrei dato. Ciaoo! – dissi allontanandomi.
Così me ne andai, sicura che il giorno seguente mi avrebbe già chiamato.
Ed infatti, così fu.
Sabato, verso le 4 del pomeriggio, un numero che non avevo in rubrica, mi chiama.
– Pronto? –
– Ciao, Giada. Sono Francesco, ti disturbo? –
– No, stavo per fare la doccia, dimmi. Tutto bene? –
– Beh, in realtà, no. Sono agitato, ho paura, come dire… ho paura di non riuscire e … non poter più fare quelle cose… –
– Maialino. Stai tranquillo. Ok? – rispondo sapendo dove vuole arrivare con quella frase.
– Ci possiamo vedere? Hai tempo qualche minuto? Non resisto. – mi dice quasi disperato.
Avevo capito perfettamente quale fosse il suo problema.
Ma volevo farlo impazzire.
Ero sicura che le verifiche sarebbero andate bene, quindi decisi di vietargli qualunque attività, anche individuale! Vediamo se avrebbe resistito! Ed anzi, avevo in mente qualcosa di ancora più interessante.
– Non ti deve passare nemmeno per la testa, di toccarti. –
Feci una pausa e sentendo silenzio dall’altro capo, continuai.
– Lunedì vedi di preparare la schiuma da barba e il rasoio. – ordinai con prepotenza
– Cosa ci devi fare? – mi chiede stupito.
– Lo vedrai, non ti preoccupare. – dissi prima di chiudere la chiamata senza aspettare risposta.
Lunedì iniziammo a studiare i programmi successivi, tutto andò per il meglio ed infine, quando concludemmo la lezione chiesi sottovoce :
– Dove hai messo la schiuma e il rasoio? –
– Sono qui sotto la scrivania. – dicendo così, calcia verso di me un piccolo sacchetto.
– Bene, io prendo questi e tu vai a prendere un asciugamano e una bottiglia d’acqua. –
– Ma cosa devi farci? – mi chiede sempre più sospettoso.
– Lo scoprirai, ti aspetto alla porta. – dico ridacchiando.
Per farlo impazzire ancora di più quel giorno indossai un vestitino unico, senza nemmeno le spalline. Iniziava da poco sopra al seno lasciando nude le braccia e le spalle e poi concludeva a circa metà coscia. In un sol gesto, non potendo indossare reggiseni sotto ad esso, levandolo, sarei rimasta con il solo perizoma.
In ascensore, mentre continuava a guardarmi in modo interrogativo, io ridevo divertita, poi, arrivati al piano interrato, le luci come al solito erano spente, segno che nelle cantine non c’era anima viva.
Al che mi venne una idea malsana.
– Fa caldo o sbaglio? – dico maliziosa.
Ancora prima di uscire dall’ascensore, con lui a pochi centimetri da me, lascio cadere il sacchetto in terra e con entrambe le mani, prendo il bordo superiore del vestito e con rapidi gesti, lo lascio cadere a terra, sui miei piedi fasciati da semplici sandali aperti.
Francesco mi guarda stupito mentre con calma, solo apparente, lasciando tutto in terra, mi avvio tra le cantine, accendendo la luce e percorrendo il corridoio sculetto vistosamente.
– Cosa fai li impalato? Raccogli le mie cose e vieni ad aprire. Oppure vuoi che qualcun altro mi veda mezza nuda? –
Penso che tra poco, si sarebbe messo a sbavare, se non l’avessi distratto.
In fretta e furia raccoglie il sacchetto e il mio vestitino, poi, una volta raggiunta la porta, fa girare la chiave nella toppa e finalmente siamo tutti e due dentro.
Un sospiro silenzioso esce dalla mia bocca, stavo impazzendo dalla paura di essere vista.
“Che figuraccia se qualcuno mi avesse visto mezza nuda.” pensai, mentre mi posso rasserenare chiusa tra le mura della cantina.
– Ora, appoggia tutto sul tavolino e togliti pantaloni e mutande, dobbiamo fare una cosa. – ordino.
– Giada, ma cosa vuoi fare? – mi domanda ancora.
– Se vuoi giocare con me, oggi dobbiamo toglierti un po’ di peli. – rispondo facendo la finta seria.
Al che, Francesco intuisce le mie intenzioni.
– Quindi, vorresti… de..depilarmi.. il… c…ca…zzo ? – mi chiede imbarazzato.
– Si hai indovinato, così sarà più bello. – rispondo leccandomi le labbra
– Sicura che non mi tagli con il rasoio? – mi domanda preoccupato
– No tranquillo, sono brava in queste cose. – affermo mentre mi avvicino a lui.
Lo fisso mentre si toglie prima i pantaloni e subito dopo i boxer dai quali salta fuori impennandosi il suo cazzo in piena erezione.
Continuo a fissarlo senza muovermi e lo vedo guardarmi in modo interrogativo.
– Se non togli anche la maglietta, rischiamo di bagnarla o peggio macchiarla. –
Arrossisce, sapendo che rimarrà così, nudo come un vermetto.
Intanto, facendo l’indifferente, vado al tavolino, preparando tutto il necessario.
– Io sono pronta. Tu? – Mi giro cercando la sua conferma e lo trovo a muovere la testa affermativamente ora totalmente privo di vestiti.
– Bene. – rispondo.
Prendo la bomboletta della schiuma e con decisione vado ad inginocchiarmi di fronte a lui.
– Apri le gambe. – mentre detto il comando, con la stessa decisione una mano va ad agguantare il cazzo duro e lo spingo leggermente verso il basso. Con l’altra mano invece, inizio a spruzzare la schiuma sul suo pube, dopodiché, quando ne ho messa una quantità a dir poco eccessiva, poso la bomboletta a terra e continuando a stringere il suo cazzo con una mano, con l’altra inizio a spargere la schiuma su tutto il suo pene, sulle palle, tra le gambe, fino al culo che trovo anch’esso leggermente peloso.
Faccio bene attenzione che senta il più possibile il mio tatto, poi, tornando davanti, riempio bene di schiuma l’asta improvvisando quasi una sega.
Una volta conclusa l’operazione, lascio il suo cazzo qualche secondo, giusto il tempo di prendere il rasoio e la bottiglia d’acqua.
– Ora stai fermo, non ti muovere o rischio di farti male e non voglio. –
Quindi, tornando ad impugnare il suo cazzo, inizio a passare la lama sul pube, con calma e precisione, passo tra le gambe, passo sul culo ed ogni tanto, risciacquo la lama con l’acqua della bottiglia.
Ma poi, appena inizio a passare la lama sulle sue palle, il cazzo perde vigore. Forse per la paura di essere tagliato, non so, ma così non va bene.
– Francesco ti prego, deve stare duro, altrimenti la pelle è molle ed è difficile rasarla. – dico con preoccupazione.
– Ma non riesco, ho paura. – mi dice altrettanto preoccupato.
L’unica parte del cazzo in cui non era presente schiuma, era la cappella.
A quel punto mi venne un’idea.
L’unica fattibile.
– Vediamo cosa riesco a fare. Ma sappi che è solo per farlo tornare duro. Per ora non te lo meriti ancora. –
Espresso il mio pensiero, mi avvicino con il viso al suo cazzo. La mano che lo impugna spinge la pelle verso il basso scappellandolo e poi, le mie labbra si vanno ad appoggiare su di esso.
Inizio a succhiarlo, a leccarlo e a massaggiarlo.
Faccio finta quasi che sia un ciupa-ciupa.
Ed ecco che in un baleno torna di marmo, ancora più duro di prima. Al che smetto, staccandomi dal suo cazzo sotto i suoi lamenti.
– Zitto altrimenti oggi ti vieto pure di segarti. – dico ridacchiando da vera stronza.
A quella minaccia, si azzittisce subito e finalmente riesco a finire il lavoro.
Adesso che è privo di peli, mi tocca solo più lavarlo.
Prendo ancora una volta la bottiglia dell’acqua e con calma inizio a lavarlo utilizzando anche la mano libera.
Massaggio tutto con cura, passo e ripasso più volte in molti punti. Non solo per rimuovere tutta la schiuma, ma anche per eccitarlo il maggiormente possibile.
Poi tocca al cazzo, ultima parte da lavare.
Faccio colare l’acqua dalla bottiglia direttamente sul suo cazzo, mentre con la mano, partendo dalle palle inizio a massaggiare tutto. Massaggio l’asta, la cappella, anche se non è stata toccata, torno sull’asta e poi ancora sulle palle.
Ora manca solo più asciugarlo.
Ormai il più grosso è fatto e con veloci passate, dopo essermi nuovamente inginocchiata davanti a lui, asciugo tutto, lasciando sempre il cazzo per ultimo.
Ed ecco che, una volta impugnato il cazzo, appena inizio a massaggiarlo tramite l’asciugamano, sento che si irrigidisce.
Il cazzo e le palle si contraggono ed io non ho il tempo di scansarmi.
– Aaaahhhh!!!! nooooo!!!! – quasi urla Francesco mentre lo sperma mi schizza direttamente in viso.
Ormai, avrei potuto scansarmi, ma attesi, senza nemmeno coprire la cappella con l’asciugamano che Francesco terminasse di eruttare tutta la sua eccitazione sul mio corpo.
– Ti prego, scusami Giada, io non volevo! Ho cercato di resistere ma non ci sono riuscito. – dice disperato.
– Stai tranquillo, ormai è successo. Ora però mi tocca lavarmi e lavarti ancora. –
E così feci, con un occhio chiuso per lo sperma posato su di esso. Per accrescere la sua eccitazione e frenare invece il suo imbarazzo, getto ancora acqua sul suo cazzo e lo risciacquo dallo sperma rimasto.
Lo asciugo ancora una volta e poi, dopo essermi alzata in piedi, rovescio quasi tutto il contenuto della bottiglia sul mio corpo, in particolare sul mio viso, facendo attenzione a non bagnarmi i capelli.
Prendo poi l’asciugamano e dopo averlo allungato verso Francesco, ordino :
– Almeno aiutami ad asciugarmi. –
Dovevo essere invitante, tutta bagnata, con l’acqua sul mio corpo riflessa dalla luce neon della cantina.
Chiusi qui dentro.
Entrambi nudi o quasi.
Appunto questo “quasi” è riferito al mio perizomino ormai diventato fradicio e praticamente trasparente.
Quell’asciugamano, nelle mani di Francesco vagava su tutto il mio corpo, sulle tette, sulle gambe, sul viso, sulla pancia ma non osava mai toccare il perizoma.
– Francesco, per favore, passa bene l’asciugamano sul mio perizoma, non vedi che è fradicio? –
In poche parole, lo invogliavo a massaggiarmi la figa che dentro quel triangolino era ridotta ad un lago.
– Massaggia bene, usa tutta la mano, schiaccia bene l’asciugamano, bravo, così.. si… ancora.. più forte… si.. ancora… più veloceee…. – supplicavo.
Immagino avesse capito che mi stavo eccitando e le mie continue suppliche fecero sì che Francesco iniziasse a massaggiare senza più l’ausilio dell’asciugamano, direttamente sul mio perizomino fradicio.
– Si ancora Francesco, si ancora, si così aaahhh.. siii…- non lo facevo fermare un secondo.
Con le mani mi sono retta alle sue spalle, stavo per venire, non resistevo più, non ce la facevo più
– Eccomiiiii.. siiiiiiii… aaaaaaahhhhhhh!!! – urlai tutto il mio godimento.
Le gambe mi cedettero, Francesco per tenermi su, fece forza sulla mia figa e l’altra mano passò sotto un braccio e finendo praticamente con la faccia sulle mie tette, strinse il braccio dietro la schiena, riuscendo a portarmi fino al tavolino dove finalmente mi lasciò riprendermi.
– ahhhh.. Grazie, sei stato un tesoro… – dissi mentre lo guardavo.
Poi, fissando meglio tra le sue gambe, il cazzo era tornato duro come il marmo.
Quasi in tono materno, dissi di avvicinarsi ancora, ed una volta vicino a me, allargai le gambe.
Il suo cazzo era vicinissimo alla mia figa coperta solo dal perizoma e le mie tette a pochi centimetri dal suo viso.
– Vienimi sul perizoma, te lo sei meritato. – dissi sottovoce
Fu breve, ci vollero pochi minuti, ed il cazzo di Francesco eruttò sul mio perizoma.
Mi pulii nuovamente e dopo aver pulito anche lui, ci rivestimmo e ci salutammo, dandoci appuntamento al giorno seguente.
“Si, ho esagerato ancora una volta. Ma non resistevo più” pensai sorridente mentre uscivo dal portone.
Una volta a casa, mi butto sotto la doccia per darmi una rinfrescata.
Quando esco, sul lavandino il cellulare è acceso.
Un messaggio.
Francesco :
- Ti adoro. -
” Anche io ti adoro. Porco maiale” lo penso solo, ma non gli rispondo.
Martedì, verso le 10 di mattina ricevetti un sms.
Francesco :
- Esami passati! Ho preso 10 in tutto! Ciao! -
Iniziai a saltare di gioia!
Ero riuscita a farlo studiare e gli esami della scorsa settimana erano andati tutti perfettamente!
Sapevo che ora stava aspettando il suo “premio”.
Così, per farlo impazzire ancora risposi :
- Bravissimo! Ci vediamo domani quando esci da scuola! -
Avrebbe sicuramente preferito quest’oggi, ma mi divertivo un sacco a farlo disperare.
Il giorno seguente, andai a casa sua come al solito, due ore prima del suo arrivo.
Preparai tutto come sempre, revisionai i compiti e controllai cosa c’era da studiare, ma poi, 15 minuti prima dell’arrivo di Francesco, mi venne un’idea.
Sapevo dove teneva le chiavi della cantina e a casa, in quel momento non c’era nessuno.
La madre, andata via mezzora fa, non tornerà prima di due ore per un importante impegno, ed il padre, prima di tarda sera, non chiuderà sicuramente il locale.
Così, dopo aver lasciato tutto sul tavolo, prendo le chiavi della cantina e mentre apro il telefono sui messaggi da comporre, chiudo la porta di casa e prendo l’ascensore.
Scrivo a Francesco :
- Vieni subito di sotto. -
“So che il maialino capirà cosa intendo” penso ridacchiando mentre le porte dell’ascensore si aprono al piano interrato.
Come sempre, le luci sono spente e da nessuna delle porte filtra luce che segni la presenza di qualcun altro.
Entrata nella cantina di Francesco, chiudo la porta dietro di me, ma non a chiave, poi, inizio a spogliarmi.
Mi tolgo tutto, ma proprio tutto.
Sono eccitata come non mai e voglio assolutamente venire.
Dopo aver posato tutti i miei vestiti sul tavolino, posiziono un piccolo sgabello dietro la porta ed aspetto che arrivi Francesco massaggiandomi pigramente il clitoride gonfio e duro.
Il silenzio invade la stanza e il corridoio. La mia voglia, dettata dai mille pensieri su quel ragazzo, mi mandano la voglia alle stelle.
Con un dito inizio dolcemente ad entrare e uscire dalla mia patatina, entro ed esco senza sosta, godendomi i rumori delle dita che mischiano i miei umori.
Poi finalmente, sento l’ascensore muoversi, dopo poco, le porte si aprono al piano interrato e dei passi decisi si avvicinano sempre più alla cantina dove aspetto nuda sditalinandomi la patata.
I passi si fermano in corrispondenza della mia porta e come un fulmine, pensieri e preoccupazioni mi fanno gelare il sangue.
Se non fosse Francesco?
Se fosse il padre?
O peggio, la madre?
“Però se fosse il padre” penso continuando il ditalino ” chissà che arnese che ha, chissà se quando mi vede, vorrà anche lui prendere qualche lezione da me”
Poi il sangue torna a gelare mentre la maniglia della porta comincia ad abbassarsi.
Piano piano si apre, ma nessuna voce esce da chi sta entrando.
L’avventore non mi può comunque vedere, sono dietro la porta che aprendosi fa da scudo tra noi due. Ma quando la richiuderà, si troverà me, sullo sgabello, nuda a gambe larghe, con due dita nella figa e la bocca aperta per la voglia che mi assale.
– Giada… Giada.. ma dove cazzo sei? Giada! – Sottovoce, vengo chiamata.
La voce è sicuramente quella di Francesco e finalmente riesco a calmarmi ma mai smettendo di sditalinarmi.
– Bravo, benvenuto. Ora spegni la luce, chiudi la porta e non ti muovere di un millimetro. – rispondo in tono di comando cercando di celare la mia eccitazione.
Non ha visto cosa si trova sul tavolino, non voglio sappia che sono completamente nuda, non voglio sappia che mi sto masturbando, voglio solo che conosca la mia bocca.
Finalmente la luce si spegne e dopo che la porta si chiude, il buio più completo riempie la stanza.
– Ora non ti muovere di un solo millimetro. Metti le mani dietro la schiena e non azzardarti a toccarmi. Chiaro? – domando con decisione.
– Si si tutto chiaro ma. Ho la cartella, posso…. – lo fermo subito.
– Zitto e fai quello che ho detto o vattene subito da qui dentro – dico senza ammettere repliche.
– Fatto – esce solo più dalla sua bocca, confermando di aver eseguito i miei ordini.
Così, finalmente al buio, inizio ad avvicinarmi.
Mi posiziono subito a quattro zampe, in modo che sia fuori dalla portata delle sue mani e poi, con le mie, cerco le sue gambe.
Finalmente le trovo, le agguanto e risalgo con lentezza esasperante fino alla sua patta.
Con altrettanta calma, apro i pantaloni e li abbasso fino alle caviglie, dopodiché torno verso l’alto, percorrendo con le sue gambe.
Quando finalmente incontro i suoi boxer, li tocco, struscio le mani sul culo e poi con garbo e delicatezza tocco il suo cazzo, attraverso il tessuto. Sempre attraverso il tessuto, vado a tastare le sue palle, gonfie, cariche di sperma.
Poi faccio qualcosa che non si aspetta di sicuro, qualcosa che deve intuire come “chi comanda sono io”.
Prendo dall’elastico il piccolo e leggero indumento e dopo aver fatto finta di abbassarlo, uso tutta la forza che ho in corpo e tirando, lo allargo fino a strapparlo.
Il piccolo indumento si lacera rumorosamente sotto i lamenti del ragazzo.
Non avendolo però rimosso del tutto, poso una mano sul bacino del ragazzo e con l’altra mano tiro ancora una volta con forza inaudita, strappandolo definitivamente e buttandolo infine a terra.
– Ma perché???? – mi domanda il ragazzo.
– Stai zitto – rispondo con finto tono seccato.
Senza aspettare oltre, con la stessa determinazione, agguanto il cazzo semi molle e con velocità me lo ficco in bocca iniziando a succhiarlo freneticamente.
Essendo ancora molle, raccolgo anche le palle nella mia bocca e succhio tutto roteando la lingua all’impazzata.
Finalmente, rendendosi conto della situazione, il cazzo inizia ad ingrossarsi velocemente. Riempie la mia bocca, inizia a puntare nella mia gola. Le palle saltano fuori non riuscendo più ad essere contenute ed il cazzo inizia ad occupare sempre più spazio.
La mia lingua intanto non si ferma un secondo e da continue succhiate, inizio come una pazza ad andare su e giù per quell’asta pompando freneticamente.
Francesco si lamenta rumorosamente, ansima, gode, dice frasi sconnesse, prega, chiede di non fermarmi.
Ed io non mi fermo, succhio, lecco e con una mano inizio a massaggiare le palle. Con quella libera, raggiungo l’asta e inizio una sega frenetica, mentre con la bocca, ora succhio la cappella come fosse un ciupa-ciupa.
Francesco si lamenta rumorosamente, ruggisce, si attacca ai miei capelli con le mani e spingendomi l’asta in gola, grugnisce ancora e si scarica in me.
Tutto il suo sperma cola direttamente nella mia gola, cola senza ostacoli, cola in abbondanza ed io deglutisco tutto golosamente.
Succhio ancora il suo cazzo fino a quando non ha concluso e poi succhio ancora, ripulendolo da eventuali tracce rimaste.
Una volta soddisfatto, toglie le mani dai miei capelli e sento il suo corpo e il suo respiro rilassarsi.
A peso morto si appoggia alla porta mentre io, finalmente stacco la mia bocca e le mie mani dal suo cazzo.
– Bravissimo. Il tuo premio era questo. Ora vai in casa e aspettami. –
Mentre però torno sullo sgabello, voglio veda una cosa.
– Prima di uscire, accendi la luce e guarda sul tavolino. Capirai così com’ero vestita mentre ti ho premiato. –
E così, dopo essermi seduta, la porta si riapre, coprendomi alla sua vista, la luce si accende e il suo commento è stato :
– Cazzo. Ma, sei nuda. –
– Bravo, ora vattene e non provare a guardarmi – rispondo comandando con durezza.
La porta finalmente si chiude, con lui all’esterno.
Finalmente, senza alzarmi, spalanco le gambe e due dita tornano a perforare freneticamente la mia figa rovente.
Non mi fermo un secondo, ansimando come una maiala vengo a più non posso, inondando il piccolo sgabello dei miei umori.
Ripreso fiato, mi alzo con calma dallo sgabello mentre ripenso ancora alle scene appena vissute.
La voglia non è assolutamente calata.
“Se mi facessi un altro ditalino, verrei ancora e non sarei comunque sazia” questo il mio pensiero mentre indosso il corto ed attillato vestitino nero.
Sotto ad esso però, non indosso niente.
Tubino attillato, sandali neri e quest’oggi, anche autoreggenti nere.
In effetti, questo vestitino è leggermente più lungo dei soliti indossati a casa di Francesco, ma ho proprio voglia di giocare con lui oggi.
Chiudo la porta della cantina e mi dirigo all’ascensore.
Nella mano destra, le chiavi e in quella sinistra, appallottolato nel mio palmo, il piccolo perizoma nero a rete larga.
Mentre con l’indice della mano sinistra premo il pulsante dell’ascensore, un lembo del piccolo indumento salta fuori.
Con imbarazzo torno ad impugnarlo meglio, rassicurandomi comunque che sono nel piano cantine.
Francesco è intento a leggere il libro che ho già preparato sul tavolo. Un braccio però è posto sul suo corpo, punta tra le sue gambe e si muove lentamente.
Sorrido e sculettando mi avvicino a lui :
– Ma cosa stai facendo, picc… – vengo subito fermata.
Il volto di Francesco diventa rosso fuoco e senza l’uso della voce, si alza frenetico dalla sedia e gesticola con agitazione nei mei confronti. Mi fa segno più volte di stare zitta.
Si avvicina a me quasi correndo, appoggia una mano sulla mia bocca e con la testa va al mio orecchio.
– Zitta ti prego, c’è mamma in bagno. Dobbiamo fare attenzione o ci scopre. -
Dopo quella frase divento paonazza e mi ricordo che non ho indossato niente sotto il vestitino attillato.
“Franca capirà subito che sono senza reggiseno e poi, se mi muovo troppo, capirà che sono in autoreggenti.” penso disperata.
“Maledizione, se mi chiede ancora aiuto a fare qualcosa in cucina, spero di non dovermi piegare, altrimenti chi le spiega che le mutandine le ho tolte per invogliare suo figlio a studiare??? “
– Senti, dobbiamo trovare un modo per andare a studiare in camera tua. Qui è pericoloso, soprattutto per me. – si è vero, soprattutto per me, sono io quella mezza nuda.
– Non ti preoccupare, ci penso io, anzi, andiamoci subito. Tu vai, sposta tutto dalla mia scrivania, ci penso io a portare tutto in camera. Almeno mamma non ti vede. Ok? Tranquilla. – mi ha detto tutto di un fiato. Con premura, preoccupato che qualcosa possa rovinare i miei piani, preoccupato che io sia in pericolo di essere “vista” e nel mentre che dice tutto questo, con una mano mi carezza dolcemente la spalla nuda.
“Quel tocco, tutta questa premura, questo interesse.” mi immergo nei pensieri mentre raggiungo camera di Francesco.
Sposto tutte le sue cose con attenzione su un piccolo scaffale poco distante ed infine mi siedo alla scrivania, accendo il suo pc e aspetto.
Frenetico porta tutti i libri, li dispone nello stesso modo in cui erano in sala e non sbaglia un posto, una pagina, tutto perfetto.
” Ha una buona memoria fotografica ” mi dico da sola.
La mia passerina torna a inumidirsi mentre penso quindi, si ricorderà alla perfezione il mio buchino del culo, visto di sfuggita una sola volta.
Vengo risvegliata dalla sua voce, mentre urla alla madre che sta ancora in bagno.
– Maaa!!! Ci siamo spostati in camera, così puoi passare l’aspirapolvere. –
Sento che Franca dice qualcosa, ma non capisco.
– No mamma. Era venuta ad aspettarmi sotto. Mi ha prestato 5 euro per farmi la ricarica dal giornalaio. –
“Mi protegge ed inventa pure le bugie per proteggermi. Temo che lo dovrò ringraziare.” dico tra me, mentre penso in che modo possa “ringraziarlo” .
Rientra quindi in camera e chiusa la porta alle sue spalle, viene verso la scrivania.
– Che tesoro che sei, inventi pure le bugie per non dire che ti stavi godendo il mio pompino. – sorrido maliziosa mentre appoggio le mie mutandine sul suo libro.
Mentre il mio braccio torna a posarsi sulla scrivania, Francesco accenna un movimento verso l’indumento.
– Fermo ! Chi ti ha detto di muoverti ? – comando mentre mi alzo in piedi.
Faccio il giro della scrivania e mentre mi avvicino a lui, riprendo possesso del piccolo indumento.
– Immagino tu voglia quello che ho in mano, giusto? – domando mentre le mie tette coperte dal vestitino, vanno a contatto con il suo petto.
I nostri volti sono a pochi millimetri l’uno dall’altro, accenna a muovere le mani, ma lo blocco nuovamente.
– Se lo vuoi, dovrai rispondere alle 10 domande – Dico mentre, allargati i suoi pantaloni, infilo il perizoma nei suoi boxer.
Faccio in modo che rimanga a contatto con il cazzo e le palle, in modo che lo senta bene e poi, tolta la mano, lo accompagno alla sedia.
– Ora ti siedi e non ti puoi assolutamente toccare il pisello. Chiaro? – domando mentre lo faccio sedere.
– Si, si. Capito. – Annuisce con l’eccitazione che sprizza dagli occhi.
A questo punto, anche io torno al mio posto, ma senza sedermi con una gamba vado ad appoggiarmi sulla sedia.
A quell’azione, il vestitino sale inesorabilmente ed a Francesco si mostrano così le mie autoreggenti con rifiniture in pizzo.
Spalanca gli occhi, ed io, non contenta, con una mano vado alla mia patata, appoggio il palmo su di essa ed una volta sicura di averla coperta alla vista, alzo il vestitino fino sopra le tette.
Il terrore che Franca possa entrare mi fa tremare, ma anche eccitare.
“Ora il maiale può vedere tutto di me.” penso
– Lo so che vorresti vedere di più, lo so che vorresti vedere anche cosa copre la mia mano. – dico mentre tolgo la gamba dalla sedia e una volta girata di spalle, allargo le gambe e piego il busto a novanta.
– Ti piacerebbe fottermi così, vero? – domando scuotendo il mio culo nudo.
– Ti prego Giada, sto impazzendo, te lo giuro. – mi dice disperato.
Ruoto verso di lui, con le tette a penzoloni, stringo le gambe tra loro e tolgo la mano sicura che non possa vedermi la patatina.
Lo fisso, è pieno di desiderio, eccitazione, ed io con le mani strizzo le tette mentre mi lecco le labbra da vera porca e poi, senza muovermi, riabbasso il vestitino coprendo tutto.
– Ora direi che possiamo iniziare con le domande. Non trovi? – dico, finalmente sedendomi.
Il terrore che la madre potesse entrare era troppo forte, non ho resistito oltre.
Ora, seduta, bagnata, eccitata e vogliosa posso iniziare con le domande.
“Cazzo ora deve sapere rispondere! Non resisto più!!! ” penso mentre desidero quasi con disperazione quel cazzo.
“Avrebbe potuto benissimo toccarmi, baciarmi, leccarmi, fottermi, e poi.. basta basta basta! Giada! Basta!” pensai mentre Francesco continuava a fissarmi ipnotizzato da cos’era appena capitato.
– Iniziamo con le domande? – chiedo mentre Francesco continua a fissarmi.
– Si si certo, inizia – risponde con desiderio.
Presi quindi il foglio con il disegno del mio corpo. Era ormai tutto colorato, mancava giusto quel piccolo triangolino tra le gambe.
Una volta posato sul tavolo, prendo la penna e poi inizio con le domande.
Erano veramente difficili e lunghe da esporre.
Era tutto calcolato, dovevano essere domande fondamentali che gli sarebbero servite per la riuscita dell’esame di stato.
Piano piano rispondeva correttamente a tutte, una dopo l’altra, con impegno e determinazione.
Mi stupivo di lui, mentre continuavo a colorare il piccolo triangolino.
Alla sesta domanda poi, lo fermai un secondo.
– Aspetta che devo sistemarmi. Tu non azzardare a sporgerti per vedere – comandai.
Quindi alzai impercettibilmente il culo, giusto per togliere peso dalla sedia e quindi feci scorrere il vestitino verso l’alto.
Lo alzai fino sotto alle tette, di modo che potesse vedere benissimo cosa avevo appena fatto, dopodiché, per il terrore che la madre potesse entrare, lo riabbassai fino alla vita.
Ricominciai con le domande ed alla ottava, allargai le gambe anche se lui non poteva vedere.
Per fargli capire però la mia disponibilità, con un piede, dopo aver tolto il sandalo, andai tra le sue gambe.
– Allarga le gambe –
Così si aprì la strada verso il suo cazzo. Andai subito con il piede a tastarlo. Era duro, veramente duro e si sentiva che il perizoma era ancora lì.
Ma poi, alla nona domanda azzeccata, fermai il massaggio sul suo cazzo e rimossa la gamba, tornai nuovamente a ricoprire la mia patatina riabbassando il vestitino fino sotto al mio culo.
– Vai a vedere dov’è tua madre –
– Ma così???? – mi domanda alzandosi in piedi e mostrandomi com’erano deformati i suoi pantaloni a causa della potente erezione.
– Si così, sei sordo o cosa? – gli dico ridendo malignamente.
Ed in quelle condizioni, esce dalla camera lasciando la porta aperta.
Non sento rumori, tutto è silenzioso.
– Maa.. Maa… dove sei? – silenzio.
– Maa… dove sei? – silenzio.
Sento rumore di porte che si aprono e si richiudono e poi finalmente torna in camera.
Chiude la porta e avvicinandosi parla sottovoce.
– Mamma sta dormendo in sala, la tv è accesa e quindi non sente niente se non facciamo casino – dice sorridendomi.
– Ottimo – dico io alzandomi.
Senza attendere oltre, tolgo anche l’altro sandalo e poi abbasso il mio vestitino fino alla vita.
Francesco è in estasi a quella vista ma io, ovviamente non contenta, alzo anche la parte bassa, fino a quando scopro il bordo delle autoreggenti.
– Ti piaccio in mini e autoreggenti? – domando massaggiandomi le tette e sporgendo il culo all’indietro.
In effetti il tubino, ora appallottolato in vita, aveva quasi le sembianze di una striminzita minigonna.
Il commento di Francesco, ovviamente non mancò e mi rese ancora più eccitata.
– Sei uno spettacolo. Ti mangerei tutta. – dice mentre non resiste a toccarsi il cazzo di sfuggita.
– Allora se è così, allontana la mia sedia dalla scrivania. – ordino io mentre non smetto di massaggiarmi le tette.
Una volta eseguito il mio ordine, mi guarda e mi domanda :
– Adesso cosa vuoi che faccia? – mi domanda.
– Niente, solo quello che voglio io – gli rispondo avvicinandomi a lui.
Gli slaccio i pantaloni e li abbasso.
Prendo poi anche i suoi boxer, deformati e bagnati dall’eccitazione e li abbasso anch’essi fino alle caviglie.
Il perizoma è appeso al suo cazzo eretto, lo prendo e lo appoggio sulla scrivania.
– Questo te lo regalo se rispondi anche all’ultima domanda. – affermo mentre spingo il ragazzo sulla sedia.
Mi guardo attorno, pensando a cosa fare, poi, vista una fascia elastica da mettere in testa per il sudore quando si fa sport, la prendo e la applico sui suoi occhi.
– Mi raccomando non sbirciare o rovini tutto – così dicendo mi metto a cavalcioni su di lui.
Sono rivolta verso di lui, quando alzo il corto vestitino rendendolo così un rotolo di stoffa all’altezza della vita.
Dopodiché, prendo la sua testa e sempre stando in piedi, a cavalcioni del suo corpo, la spingo a contatto con il mio pube.
Il suo naso va così a premere sul mio clitoride, la bocca sprofonda tra le labbra della mia patatina bagnata e la sua lingua esce subito in cerca di me.
Quella lingua magica, senza che l’abbia ordinato, inizia a saettare tra le mie labbra, inizia a penetrarmi, lecca tutti i miei umori. Quella bocca si muove da sola in me, succhia, bacia, lecca, morde.
Sono in estasi, ed ancora di più quando il suo viso si sposta e la bocca va a prendere possesso del mio clitoride.
Sto per urlare e venire, ma mi stacco con forza da lui, metto una mano davanti la sua bocca mentre prendo respiro e mi maledico per non essere venuta.
Se fosse stato così, avrei rovinato tutto e sicuramente, con le mie urla avrei svegliato la madre.
– Basta ti prego.- dico con affanno nella voce mentre mi stacco da lui.
– Ma.. – prova a dire
- Sta zitto! ora finiamo sto gioco altrimenti vado fuori di testa. - concludo senza fiato
Francesco non si muove, sta fermo ed io lo guardo.
Bendato, con le mani appoggiate sulle gambe nude, non si tocca nemmeno il cazzo che è duro come il marmo, sta fermo e aspetta.
Aspetta me.
Torno di nuovo a cavalcioni e sta volta mi siedo sulle sue gambe, bloccando le sue mani sotto le mie cosce.
Prendo poi possesso del suo cazzo e delle sue palle con le mie mani. La mia bocca e vicinissima alla sua, posso sentire il suo respiro e lui il mio.
– Ora rispondi all’ultima domanda – gli dico mentre appoggio il suo cazzo alla mia passera che gronda umori.
Finita la mia domanda, sposto il cazzo all’ingresso della mia patatina, pronta a riceverlo.
Francesco inizia a parlare, sicuro di sé mentre una mia mano sega quell’asta dura e magnifica.
Francesco espone, spiega e non sbaglia.
Non sbaglia niente.
Francesco ha risposto.
– Bravo. Hai risposto giusto –
Francesco mi ringrazia, sorride, aspetta.
So che cosa aspetta.
La mano rimane salda sul suo cazzo puntato all’ingresso della mia passera.
L’altra mano va a prendere il perizoma sulla scrivania e una volta appallottolato comando :
– Apri la bocca e succhia quello che ti metto dentro –
Così gli ficco il mio perizoma pieno di umori, tutto in bocca.
Fatto ciò, con quella mano, mi aggrappo alla sua spalla, mentre con l’altra, mentre alzo il bacino, continuo a tenere puntato il cazzo sulla mia patatina.
– Bravo Francesco. –
Così dicendo, mi lascio cadere sul suo cazzo che tutto di colpo sprofonda nella mia patata.
La bocca di Francesco è aperta, ansima, si lamenta anche se insonorizzato dal perizoma.
Il cazzo sprofonda in me fino alla radice, fino alle palle.
Tutto in me.
“Finalmente, dopo tutto sto tempo. ” affermo in estasi.
Ma poi , piantata su quel magnifico cazzo, mi ricordo che i suoi esami non sono ancora finiti.
Deve ancora fare l’esame di stato.
Deve ancora studiare tanto!
“Ma io voglio scopare !!!!!! ” mi rispondo mentre mi alzo leggermente per riaffondare su di lui.
“No, non posso, non posso !!! ” continuo a dirmi.
Così mi alzo, il cazzo esce inesorabilmente da me lasciandomi un senso di vuoto incolmabile.
Sono disperata.
“Cazzo Giada. Fattela almeno leccare” mi rispondo.
E così non me lo lascio ripetere due volte. Tolgo il perizoma dalla sua bocca e presa la sua testa tra le mie mani, gli ordino :
– Fammi venire brutto porco e dopo ti prometto che penso a te. Se vuoi puoi toccarmi il culo, ma la patata no! – ordino quasi seccata.
Francesco è un diavolo con quella lingua, mi perfora e mi lecca con desiderio, con voglia, quasi con ossessione, lecca tutto e più di una volta, la sua lingua arriva a toccare il mio buco posteriore.
Lo lascio fare, non dico niente, adoro quello che fa e non sono mai sazia.
Ma poi la mia patatina freme, scalpita, sento che sto per venire e stringo la sua testa contro ad essa mentre le sue mani mi strizzano con forza le chiappe.
– Bevi tutto o ti giuro che non ti faccio venire. – ordino perfida.
E così come un fiume vengo, vengo e mi mordo le labbra per non urlare, vengo e mordo la lingua per non esprimere quanto amo quella lingua.
Ho il fiato corto e una volta venuta, mi lascio cadere sulle sue gambe.
Riprendo fiato, ma non gli tolgo la fascia.
Le sue mani vagano sul mio corpo, una si ferma sulla mia figa, toccandola, massaggiandola, mentre l’altra prende possesso delle tette.
Il tempo che riprendo fiato e grazie ai suoi tocchi mi sento ancora una volta eccitata.
– Basta! – dico staccandomi velocemente da lui.
– Perchè?? dove ho sbagliato? Dimmi! Ti prego! – mi dice quasi disperato.
– Niente, non hai sbagliato niente. – dico carezzandogli il volto.
– E perchè non scopiamo? Perchè ti sei tolta? Non vado bene? Non sono abbastanza per te? – continua a domandarmi con tristezza.
– No ma che dici cretino. Sei speciale. Ma ricorda che non abbiamo ancora finito. Devi ancora passare l’esame di stato o sbaglio? – gli domando mentre continuo a carezzargli il volto.
– Si ma, io ti voglio. Che cazzo me ne frega di quell’esame! – sorrido sentendolo parlare con sincerità e ancora con gli occhi bendati.
– Sta zitto scemo. Ci sarà tempo anche per quello e …. per altro… – confermo mentre mi abbasso tra le sue gambe.
– Altro cosa? – mi domanda.
– Lo saprai a suo tempo – gli dico sorridendo, mentre prendo il cazzo tra le mani e lo scappello.
– Ora ho sete. – affermo prima di prendergli il cazzo in bocca.
Questa volta però dura veramente poco, sono bastate poche succhiate, poche leccate ed appena ho stretto le palle in una mano, è venuto come un fiume nella mia bocca.
Dopo avergli pulito accuratamente tutto il cazzo, mi rialzo, mi sistemo il vestito, tornando a coprire tutto e poi tolgo la fascia dai suoi occhi.
Mi guarda stupito, vedendomi nuovamente vestita.
– Ma non me l’hai fatta vedere! – mi dice lui.
– Ma l’hai potuta conoscere molto bene. Non trovi? – rispondo divertita.
– Sai che è depilata, sai che era bagnata, sai anche il suo sapore e pure il tuo cazzo sa com’è. Non ti basta? – Domando ridendo.
– Dai rivestiti che oggi andiamo a prendere il gelato per davvero. – sorrido aiutandolo a rivestirsi.
Così usciamo da casa senza far rumore, mentre la madre è ancora addormentata sul divano.
È carino e gentile con me, sembra quasi geloso della gente che mi guarda, mentre seduti, mangiamo il gelato all’aria aperta.
Sembra quasi che gli altri possano sapere che sotto non porto intimo.
Sembra quasi sia geloso di me.
Mi vuole.
Lo so.
Sorrido mentre mi allungo al suo gelato e gli do una leccata fissandolo negli occhi.
Francesco era agitato e io ero preoccupata, volevo prendesse il massimo dei voti.
Ogni giorno, passavo più tempo del previsto a casa sua, leggendo, rileggendo, revisionando tutto assieme a lui, consigliando cos’era meglio ripassare ed infine, volevo sentire un breve riassunto orale.
Tutto era così “teso”, che per permettere la buona riuscita, vietai categoricamente qualunque contatto e visione del mio corpo privo di vestiti.
Prima di salutarlo per la pausa weekend, azzardai.
– Francesco, su questo foglietto ho scritto il mio numero di telefono. Se per caso sei troppo teso in questi due giorni, chiamami ok? – sorrido mentre porgo il bigliettino.
– Va bene. Grazie. Ma, posso chiamarti quando voglio? – mi domanda.
– Certo, altrimenti non te l’avrei dato. Ciaoo! – dissi allontanandomi.
Così me ne andai, sicura che il giorno seguente mi avrebbe già chiamato.
Ed infatti, così fu.
Sabato, verso le 4 del pomeriggio, un numero che non avevo in rubrica, mi chiama.
– Pronto? –
– Ciao, Giada. Sono Francesco, ti disturbo? –
– No, stavo per fare la doccia, dimmi. Tutto bene? –
– Beh, in realtà, no. Sono agitato, ho paura, come dire… ho paura di non riuscire e … non poter più fare quelle cose… –
– Maialino. Stai tranquillo. Ok? – rispondo sapendo dove vuole arrivare con quella frase.
– Ci possiamo vedere? Hai tempo qualche minuto? Non resisto. – mi dice quasi disperato.
Avevo capito perfettamente quale fosse il suo problema.
Ma volevo farlo impazzire.
Ero sicura che le verifiche sarebbero andate bene, quindi decisi di vietargli qualunque attività, anche individuale! Vediamo se avrebbe resistito! Ed anzi, avevo in mente qualcosa di ancora più interessante.
– Non ti deve passare nemmeno per la testa, di toccarti. –
Feci una pausa e sentendo silenzio dall’altro capo, continuai.
– Lunedì vedi di preparare la schiuma da barba e il rasoio. – ordinai con prepotenza
– Cosa ci devi fare? – mi chiede stupito.
– Lo vedrai, non ti preoccupare. – dissi prima di chiudere la chiamata senza aspettare risposta.
Lunedì iniziammo a studiare i programmi successivi, tutto andò per il meglio ed infine, quando concludemmo la lezione chiesi sottovoce :
– Dove hai messo la schiuma e il rasoio? –
– Sono qui sotto la scrivania. – dicendo così, calcia verso di me un piccolo sacchetto.
– Bene, io prendo questi e tu vai a prendere un asciugamano e una bottiglia d’acqua. –
– Ma cosa devi farci? – mi chiede sempre più sospettoso.
– Lo scoprirai, ti aspetto alla porta. – dico ridacchiando.
Per farlo impazzire ancora di più quel giorno indossai un vestitino unico, senza nemmeno le spalline. Iniziava da poco sopra al seno lasciando nude le braccia e le spalle e poi concludeva a circa metà coscia. In un sol gesto, non potendo indossare reggiseni sotto ad esso, levandolo, sarei rimasta con il solo perizoma.
In ascensore, mentre continuava a guardarmi in modo interrogativo, io ridevo divertita, poi, arrivati al piano interrato, le luci come al solito erano spente, segno che nelle cantine non c’era anima viva.
Al che mi venne una idea malsana.
– Fa caldo o sbaglio? – dico maliziosa.
Ancora prima di uscire dall’ascensore, con lui a pochi centimetri da me, lascio cadere il sacchetto in terra e con entrambe le mani, prendo il bordo superiore del vestito e con rapidi gesti, lo lascio cadere a terra, sui miei piedi fasciati da semplici sandali aperti.
Francesco mi guarda stupito mentre con calma, solo apparente, lasciando tutto in terra, mi avvio tra le cantine, accendendo la luce e percorrendo il corridoio sculetto vistosamente.
– Cosa fai li impalato? Raccogli le mie cose e vieni ad aprire. Oppure vuoi che qualcun altro mi veda mezza nuda? –
Penso che tra poco, si sarebbe messo a sbavare, se non l’avessi distratto.
In fretta e furia raccoglie il sacchetto e il mio vestitino, poi, una volta raggiunta la porta, fa girare la chiave nella toppa e finalmente siamo tutti e due dentro.
Un sospiro silenzioso esce dalla mia bocca, stavo impazzendo dalla paura di essere vista.
“Che figuraccia se qualcuno mi avesse visto mezza nuda.” pensai, mentre mi posso rasserenare chiusa tra le mura della cantina.
– Ora, appoggia tutto sul tavolino e togliti pantaloni e mutande, dobbiamo fare una cosa. – ordino.
– Giada, ma cosa vuoi fare? – mi domanda ancora.
– Se vuoi giocare con me, oggi dobbiamo toglierti un po’ di peli. – rispondo facendo la finta seria.
Al che, Francesco intuisce le mie intenzioni.
– Quindi, vorresti… de..depilarmi.. il… c…ca…zzo ? – mi chiede imbarazzato.
– Si hai indovinato, così sarà più bello. – rispondo leccandomi le labbra
– Sicura che non mi tagli con il rasoio? – mi domanda preoccupato
– No tranquillo, sono brava in queste cose. – affermo mentre mi avvicino a lui.
Lo fisso mentre si toglie prima i pantaloni e subito dopo i boxer dai quali salta fuori impennandosi il suo cazzo in piena erezione.
Continuo a fissarlo senza muovermi e lo vedo guardarmi in modo interrogativo.
– Se non togli anche la maglietta, rischiamo di bagnarla o peggio macchiarla. –
Arrossisce, sapendo che rimarrà così, nudo come un vermetto.
Intanto, facendo l’indifferente, vado al tavolino, preparando tutto il necessario.
– Io sono pronta. Tu? – Mi giro cercando la sua conferma e lo trovo a muovere la testa affermativamente ora totalmente privo di vestiti.
– Bene. – rispondo.
Prendo la bomboletta della schiuma e con decisione vado ad inginocchiarmi di fronte a lui.
– Apri le gambe. – mentre detto il comando, con la stessa decisione una mano va ad agguantare il cazzo duro e lo spingo leggermente verso il basso. Con l’altra mano invece, inizio a spruzzare la schiuma sul suo pube, dopodiché, quando ne ho messa una quantità a dir poco eccessiva, poso la bomboletta a terra e continuando a stringere il suo cazzo con una mano, con l’altra inizio a spargere la schiuma su tutto il suo pene, sulle palle, tra le gambe, fino al culo che trovo anch’esso leggermente peloso.
Faccio bene attenzione che senta il più possibile il mio tatto, poi, tornando davanti, riempio bene di schiuma l’asta improvvisando quasi una sega.
Una volta conclusa l’operazione, lascio il suo cazzo qualche secondo, giusto il tempo di prendere il rasoio e la bottiglia d’acqua.
– Ora stai fermo, non ti muovere o rischio di farti male e non voglio. –
Quindi, tornando ad impugnare il suo cazzo, inizio a passare la lama sul pube, con calma e precisione, passo tra le gambe, passo sul culo ed ogni tanto, risciacquo la lama con l’acqua della bottiglia.
Ma poi, appena inizio a passare la lama sulle sue palle, il cazzo perde vigore. Forse per la paura di essere tagliato, non so, ma così non va bene.
– Francesco ti prego, deve stare duro, altrimenti la pelle è molle ed è difficile rasarla. – dico con preoccupazione.
– Ma non riesco, ho paura. – mi dice altrettanto preoccupato.
L’unica parte del cazzo in cui non era presente schiuma, era la cappella.
A quel punto mi venne un’idea.
L’unica fattibile.
– Vediamo cosa riesco a fare. Ma sappi che è solo per farlo tornare duro. Per ora non te lo meriti ancora. –
Espresso il mio pensiero, mi avvicino con il viso al suo cazzo. La mano che lo impugna spinge la pelle verso il basso scappellandolo e poi, le mie labbra si vanno ad appoggiare su di esso.
Inizio a succhiarlo, a leccarlo e a massaggiarlo.
Faccio finta quasi che sia un ciupa-ciupa.
Ed ecco che in un baleno torna di marmo, ancora più duro di prima. Al che smetto, staccandomi dal suo cazzo sotto i suoi lamenti.
– Zitto altrimenti oggi ti vieto pure di segarti. – dico ridacchiando da vera stronza.
A quella minaccia, si azzittisce subito e finalmente riesco a finire il lavoro.
Adesso che è privo di peli, mi tocca solo più lavarlo.
Prendo ancora una volta la bottiglia dell’acqua e con calma inizio a lavarlo utilizzando anche la mano libera.
Massaggio tutto con cura, passo e ripasso più volte in molti punti. Non solo per rimuovere tutta la schiuma, ma anche per eccitarlo il maggiormente possibile.
Poi tocca al cazzo, ultima parte da lavare.
Faccio colare l’acqua dalla bottiglia direttamente sul suo cazzo, mentre con la mano, partendo dalle palle inizio a massaggiare tutto. Massaggio l’asta, la cappella, anche se non è stata toccata, torno sull’asta e poi ancora sulle palle.
Ora manca solo più asciugarlo.
Ormai il più grosso è fatto e con veloci passate, dopo essermi nuovamente inginocchiata davanti a lui, asciugo tutto, lasciando sempre il cazzo per ultimo.
Ed ecco che, una volta impugnato il cazzo, appena inizio a massaggiarlo tramite l’asciugamano, sento che si irrigidisce.
Il cazzo e le palle si contraggono ed io non ho il tempo di scansarmi.
– Aaaahhhh!!!! nooooo!!!! – quasi urla Francesco mentre lo sperma mi schizza direttamente in viso.
Ormai, avrei potuto scansarmi, ma attesi, senza nemmeno coprire la cappella con l’asciugamano che Francesco terminasse di eruttare tutta la sua eccitazione sul mio corpo.
– Ti prego, scusami Giada, io non volevo! Ho cercato di resistere ma non ci sono riuscito. – dice disperato.
– Stai tranquillo, ormai è successo. Ora però mi tocca lavarmi e lavarti ancora. –
E così feci, con un occhio chiuso per lo sperma posato su di esso. Per accrescere la sua eccitazione e frenare invece il suo imbarazzo, getto ancora acqua sul suo cazzo e lo risciacquo dallo sperma rimasto.
Lo asciugo ancora una volta e poi, dopo essermi alzata in piedi, rovescio quasi tutto il contenuto della bottiglia sul mio corpo, in particolare sul mio viso, facendo attenzione a non bagnarmi i capelli.
Prendo poi l’asciugamano e dopo averlo allungato verso Francesco, ordino :
– Almeno aiutami ad asciugarmi. –
Dovevo essere invitante, tutta bagnata, con l’acqua sul mio corpo riflessa dalla luce neon della cantina.
Chiusi qui dentro.
Entrambi nudi o quasi.
Appunto questo “quasi” è riferito al mio perizomino ormai diventato fradicio e praticamente trasparente.
Quell’asciugamano, nelle mani di Francesco vagava su tutto il mio corpo, sulle tette, sulle gambe, sul viso, sulla pancia ma non osava mai toccare il perizoma.
– Francesco, per favore, passa bene l’asciugamano sul mio perizoma, non vedi che è fradicio? –
In poche parole, lo invogliavo a massaggiarmi la figa che dentro quel triangolino era ridotta ad un lago.
– Massaggia bene, usa tutta la mano, schiaccia bene l’asciugamano, bravo, così.. si… ancora.. più forte… si.. ancora… più veloceee…. – supplicavo.
Immagino avesse capito che mi stavo eccitando e le mie continue suppliche fecero sì che Francesco iniziasse a massaggiare senza più l’ausilio dell’asciugamano, direttamente sul mio perizomino fradicio.
– Si ancora Francesco, si ancora, si così aaahhh.. siii…- non lo facevo fermare un secondo.
Con le mani mi sono retta alle sue spalle, stavo per venire, non resistevo più, non ce la facevo più
– Eccomiiiii.. siiiiiiii… aaaaaaahhhhhhh!!! – urlai tutto il mio godimento.
Le gambe mi cedettero, Francesco per tenermi su, fece forza sulla mia figa e l’altra mano passò sotto un braccio e finendo praticamente con la faccia sulle mie tette, strinse il braccio dietro la schiena, riuscendo a portarmi fino al tavolino dove finalmente mi lasciò riprendermi.
– ahhhh.. Grazie, sei stato un tesoro… – dissi mentre lo guardavo.
Poi, fissando meglio tra le sue gambe, il cazzo era tornato duro come il marmo.
Quasi in tono materno, dissi di avvicinarsi ancora, ed una volta vicino a me, allargai le gambe.
Il suo cazzo era vicinissimo alla mia figa coperta solo dal perizoma e le mie tette a pochi centimetri dal suo viso.
– Vienimi sul perizoma, te lo sei meritato. – dissi sottovoce
Fu breve, ci vollero pochi minuti, ed il cazzo di Francesco eruttò sul mio perizoma.
Mi pulii nuovamente e dopo aver pulito anche lui, ci rivestimmo e ci salutammo, dandoci appuntamento al giorno seguente.
“Si, ho esagerato ancora una volta. Ma non resistevo più” pensai sorridente mentre uscivo dal portone.
Una volta a casa, mi butto sotto la doccia per darmi una rinfrescata.
Quando esco, sul lavandino il cellulare è acceso.
Un messaggio.
Francesco :
- Ti adoro. -
” Anche io ti adoro. Porco maiale” lo penso solo, ma non gli rispondo.
Martedì, verso le 10 di mattina ricevetti un sms.
Francesco :
- Esami passati! Ho preso 10 in tutto! Ciao! -
Iniziai a saltare di gioia!
Ero riuscita a farlo studiare e gli esami della scorsa settimana erano andati tutti perfettamente!
Sapevo che ora stava aspettando il suo “premio”.
Così, per farlo impazzire ancora risposi :
- Bravissimo! Ci vediamo domani quando esci da scuola! -
Avrebbe sicuramente preferito quest’oggi, ma mi divertivo un sacco a farlo disperare.
Il giorno seguente, andai a casa sua come al solito, due ore prima del suo arrivo.
Preparai tutto come sempre, revisionai i compiti e controllai cosa c’era da studiare, ma poi, 15 minuti prima dell’arrivo di Francesco, mi venne un’idea.
Sapevo dove teneva le chiavi della cantina e a casa, in quel momento non c’era nessuno.
La madre, andata via mezzora fa, non tornerà prima di due ore per un importante impegno, ed il padre, prima di tarda sera, non chiuderà sicuramente il locale.
Così, dopo aver lasciato tutto sul tavolo, prendo le chiavi della cantina e mentre apro il telefono sui messaggi da comporre, chiudo la porta di casa e prendo l’ascensore.
Scrivo a Francesco :
- Vieni subito di sotto. -
“So che il maialino capirà cosa intendo” penso ridacchiando mentre le porte dell’ascensore si aprono al piano interrato.
Come sempre, le luci sono spente e da nessuna delle porte filtra luce che segni la presenza di qualcun altro.
Entrata nella cantina di Francesco, chiudo la porta dietro di me, ma non a chiave, poi, inizio a spogliarmi.
Mi tolgo tutto, ma proprio tutto.
Sono eccitata come non mai e voglio assolutamente venire.
Dopo aver posato tutti i miei vestiti sul tavolino, posiziono un piccolo sgabello dietro la porta ed aspetto che arrivi Francesco massaggiandomi pigramente il clitoride gonfio e duro.
Il silenzio invade la stanza e il corridoio. La mia voglia, dettata dai mille pensieri su quel ragazzo, mi mandano la voglia alle stelle.
Con un dito inizio dolcemente ad entrare e uscire dalla mia patatina, entro ed esco senza sosta, godendomi i rumori delle dita che mischiano i miei umori.
Poi finalmente, sento l’ascensore muoversi, dopo poco, le porte si aprono al piano interrato e dei passi decisi si avvicinano sempre più alla cantina dove aspetto nuda sditalinandomi la patata.
I passi si fermano in corrispondenza della mia porta e come un fulmine, pensieri e preoccupazioni mi fanno gelare il sangue.
Se non fosse Francesco?
Se fosse il padre?
O peggio, la madre?
“Però se fosse il padre” penso continuando il ditalino ” chissà che arnese che ha, chissà se quando mi vede, vorrà anche lui prendere qualche lezione da me”
Poi il sangue torna a gelare mentre la maniglia della porta comincia ad abbassarsi.
Piano piano si apre, ma nessuna voce esce da chi sta entrando.
L’avventore non mi può comunque vedere, sono dietro la porta che aprendosi fa da scudo tra noi due. Ma quando la richiuderà, si troverà me, sullo sgabello, nuda a gambe larghe, con due dita nella figa e la bocca aperta per la voglia che mi assale.
– Giada… Giada.. ma dove cazzo sei? Giada! – Sottovoce, vengo chiamata.
La voce è sicuramente quella di Francesco e finalmente riesco a calmarmi ma mai smettendo di sditalinarmi.
– Bravo, benvenuto. Ora spegni la luce, chiudi la porta e non ti muovere di un millimetro. – rispondo in tono di comando cercando di celare la mia eccitazione.
Non ha visto cosa si trova sul tavolino, non voglio sappia che sono completamente nuda, non voglio sappia che mi sto masturbando, voglio solo che conosca la mia bocca.
Finalmente la luce si spegne e dopo che la porta si chiude, il buio più completo riempie la stanza.
– Ora non ti muovere di un solo millimetro. Metti le mani dietro la schiena e non azzardarti a toccarmi. Chiaro? – domando con decisione.
– Si si tutto chiaro ma. Ho la cartella, posso…. – lo fermo subito.
– Zitto e fai quello che ho detto o vattene subito da qui dentro – dico senza ammettere repliche.
– Fatto – esce solo più dalla sua bocca, confermando di aver eseguito i miei ordini.
Così, finalmente al buio, inizio ad avvicinarmi.
Mi posiziono subito a quattro zampe, in modo che sia fuori dalla portata delle sue mani e poi, con le mie, cerco le sue gambe.
Finalmente le trovo, le agguanto e risalgo con lentezza esasperante fino alla sua patta.
Con altrettanta calma, apro i pantaloni e li abbasso fino alle caviglie, dopodiché torno verso l’alto, percorrendo con le sue gambe.
Quando finalmente incontro i suoi boxer, li tocco, struscio le mani sul culo e poi con garbo e delicatezza tocco il suo cazzo, attraverso il tessuto. Sempre attraverso il tessuto, vado a tastare le sue palle, gonfie, cariche di sperma.
Poi faccio qualcosa che non si aspetta di sicuro, qualcosa che deve intuire come “chi comanda sono io”.
Prendo dall’elastico il piccolo e leggero indumento e dopo aver fatto finta di abbassarlo, uso tutta la forza che ho in corpo e tirando, lo allargo fino a strapparlo.
Il piccolo indumento si lacera rumorosamente sotto i lamenti del ragazzo.
Non avendolo però rimosso del tutto, poso una mano sul bacino del ragazzo e con l’altra mano tiro ancora una volta con forza inaudita, strappandolo definitivamente e buttandolo infine a terra.
– Ma perché???? – mi domanda il ragazzo.
– Stai zitto – rispondo con finto tono seccato.
Senza aspettare oltre, con la stessa determinazione, agguanto il cazzo semi molle e con velocità me lo ficco in bocca iniziando a succhiarlo freneticamente.
Essendo ancora molle, raccolgo anche le palle nella mia bocca e succhio tutto roteando la lingua all’impazzata.
Finalmente, rendendosi conto della situazione, il cazzo inizia ad ingrossarsi velocemente. Riempie la mia bocca, inizia a puntare nella mia gola. Le palle saltano fuori non riuscendo più ad essere contenute ed il cazzo inizia ad occupare sempre più spazio.
La mia lingua intanto non si ferma un secondo e da continue succhiate, inizio come una pazza ad andare su e giù per quell’asta pompando freneticamente.
Francesco si lamenta rumorosamente, ansima, gode, dice frasi sconnesse, prega, chiede di non fermarmi.
Ed io non mi fermo, succhio, lecco e con una mano inizio a massaggiare le palle. Con quella libera, raggiungo l’asta e inizio una sega frenetica, mentre con la bocca, ora succhio la cappella come fosse un ciupa-ciupa.
Francesco si lamenta rumorosamente, ruggisce, si attacca ai miei capelli con le mani e spingendomi l’asta in gola, grugnisce ancora e si scarica in me.
Tutto il suo sperma cola direttamente nella mia gola, cola senza ostacoli, cola in abbondanza ed io deglutisco tutto golosamente.
Succhio ancora il suo cazzo fino a quando non ha concluso e poi succhio ancora, ripulendolo da eventuali tracce rimaste.
Una volta soddisfatto, toglie le mani dai miei capelli e sento il suo corpo e il suo respiro rilassarsi.
A peso morto si appoggia alla porta mentre io, finalmente stacco la mia bocca e le mie mani dal suo cazzo.
– Bravissimo. Il tuo premio era questo. Ora vai in casa e aspettami. –
Mentre però torno sullo sgabello, voglio veda una cosa.
– Prima di uscire, accendi la luce e guarda sul tavolino. Capirai così com’ero vestita mentre ti ho premiato. –
E così, dopo essermi seduta, la porta si riapre, coprendomi alla sua vista, la luce si accende e il suo commento è stato :
– Cazzo. Ma, sei nuda. –
– Bravo, ora vattene e non provare a guardarmi – rispondo comandando con durezza.
La porta finalmente si chiude, con lui all’esterno.
Finalmente, senza alzarmi, spalanco le gambe e due dita tornano a perforare freneticamente la mia figa rovente.
Non mi fermo un secondo, ansimando come una maiala vengo a più non posso, inondando il piccolo sgabello dei miei umori.
Ripreso fiato, mi alzo con calma dallo sgabello mentre ripenso ancora alle scene appena vissute.
La voglia non è assolutamente calata.
“Se mi facessi un altro ditalino, verrei ancora e non sarei comunque sazia” questo il mio pensiero mentre indosso il corto ed attillato vestitino nero.
Sotto ad esso però, non indosso niente.
Tubino attillato, sandali neri e quest’oggi, anche autoreggenti nere.
In effetti, questo vestitino è leggermente più lungo dei soliti indossati a casa di Francesco, ma ho proprio voglia di giocare con lui oggi.
Chiudo la porta della cantina e mi dirigo all’ascensore.
Nella mano destra, le chiavi e in quella sinistra, appallottolato nel mio palmo, il piccolo perizoma nero a rete larga.
Mentre con l’indice della mano sinistra premo il pulsante dell’ascensore, un lembo del piccolo indumento salta fuori.
Con imbarazzo torno ad impugnarlo meglio, rassicurandomi comunque che sono nel piano cantine.
Francesco è intento a leggere il libro che ho già preparato sul tavolo. Un braccio però è posto sul suo corpo, punta tra le sue gambe e si muove lentamente.
Sorrido e sculettando mi avvicino a lui :
– Ma cosa stai facendo, picc… – vengo subito fermata.
Il volto di Francesco diventa rosso fuoco e senza l’uso della voce, si alza frenetico dalla sedia e gesticola con agitazione nei mei confronti. Mi fa segno più volte di stare zitta.
Si avvicina a me quasi correndo, appoggia una mano sulla mia bocca e con la testa va al mio orecchio.
– Zitta ti prego, c’è mamma in bagno. Dobbiamo fare attenzione o ci scopre. -
Dopo quella frase divento paonazza e mi ricordo che non ho indossato niente sotto il vestitino attillato.
“Franca capirà subito che sono senza reggiseno e poi, se mi muovo troppo, capirà che sono in autoreggenti.” penso disperata.
“Maledizione, se mi chiede ancora aiuto a fare qualcosa in cucina, spero di non dovermi piegare, altrimenti chi le spiega che le mutandine le ho tolte per invogliare suo figlio a studiare??? “
– Senti, dobbiamo trovare un modo per andare a studiare in camera tua. Qui è pericoloso, soprattutto per me. – si è vero, soprattutto per me, sono io quella mezza nuda.
– Non ti preoccupare, ci penso io, anzi, andiamoci subito. Tu vai, sposta tutto dalla mia scrivania, ci penso io a portare tutto in camera. Almeno mamma non ti vede. Ok? Tranquilla. – mi ha detto tutto di un fiato. Con premura, preoccupato che qualcosa possa rovinare i miei piani, preoccupato che io sia in pericolo di essere “vista” e nel mentre che dice tutto questo, con una mano mi carezza dolcemente la spalla nuda.
“Quel tocco, tutta questa premura, questo interesse.” mi immergo nei pensieri mentre raggiungo camera di Francesco.
Sposto tutte le sue cose con attenzione su un piccolo scaffale poco distante ed infine mi siedo alla scrivania, accendo il suo pc e aspetto.
Frenetico porta tutti i libri, li dispone nello stesso modo in cui erano in sala e non sbaglia un posto, una pagina, tutto perfetto.
” Ha una buona memoria fotografica ” mi dico da sola.
La mia passerina torna a inumidirsi mentre penso quindi, si ricorderà alla perfezione il mio buchino del culo, visto di sfuggita una sola volta.
Vengo risvegliata dalla sua voce, mentre urla alla madre che sta ancora in bagno.
– Maaa!!! Ci siamo spostati in camera, così puoi passare l’aspirapolvere. –
Sento che Franca dice qualcosa, ma non capisco.
– No mamma. Era venuta ad aspettarmi sotto. Mi ha prestato 5 euro per farmi la ricarica dal giornalaio. –
“Mi protegge ed inventa pure le bugie per proteggermi. Temo che lo dovrò ringraziare.” dico tra me, mentre penso in che modo possa “ringraziarlo” .
Rientra quindi in camera e chiusa la porta alle sue spalle, viene verso la scrivania.
– Che tesoro che sei, inventi pure le bugie per non dire che ti stavi godendo il mio pompino. – sorrido maliziosa mentre appoggio le mie mutandine sul suo libro.
Mentre il mio braccio torna a posarsi sulla scrivania, Francesco accenna un movimento verso l’indumento.
– Fermo ! Chi ti ha detto di muoverti ? – comando mentre mi alzo in piedi.
Faccio il giro della scrivania e mentre mi avvicino a lui, riprendo possesso del piccolo indumento.
– Immagino tu voglia quello che ho in mano, giusto? – domando mentre le mie tette coperte dal vestitino, vanno a contatto con il suo petto.
I nostri volti sono a pochi millimetri l’uno dall’altro, accenna a muovere le mani, ma lo blocco nuovamente.
– Se lo vuoi, dovrai rispondere alle 10 domande – Dico mentre, allargati i suoi pantaloni, infilo il perizoma nei suoi boxer.
Faccio in modo che rimanga a contatto con il cazzo e le palle, in modo che lo senta bene e poi, tolta la mano, lo accompagno alla sedia.
– Ora ti siedi e non ti puoi assolutamente toccare il pisello. Chiaro? – domando mentre lo faccio sedere.
– Si, si. Capito. – Annuisce con l’eccitazione che sprizza dagli occhi.
A questo punto, anche io torno al mio posto, ma senza sedermi con una gamba vado ad appoggiarmi sulla sedia.
A quell’azione, il vestitino sale inesorabilmente ed a Francesco si mostrano così le mie autoreggenti con rifiniture in pizzo.
Spalanca gli occhi, ed io, non contenta, con una mano vado alla mia patata, appoggio il palmo su di essa ed una volta sicura di averla coperta alla vista, alzo il vestitino fino sopra le tette.
Il terrore che Franca possa entrare mi fa tremare, ma anche eccitare.
“Ora il maiale può vedere tutto di me.” penso
– Lo so che vorresti vedere di più, lo so che vorresti vedere anche cosa copre la mia mano. – dico mentre tolgo la gamba dalla sedia e una volta girata di spalle, allargo le gambe e piego il busto a novanta.
– Ti piacerebbe fottermi così, vero? – domando scuotendo il mio culo nudo.
– Ti prego Giada, sto impazzendo, te lo giuro. – mi dice disperato.
Ruoto verso di lui, con le tette a penzoloni, stringo le gambe tra loro e tolgo la mano sicura che non possa vedermi la patatina.
Lo fisso, è pieno di desiderio, eccitazione, ed io con le mani strizzo le tette mentre mi lecco le labbra da vera porca e poi, senza muovermi, riabbasso il vestitino coprendo tutto.
– Ora direi che possiamo iniziare con le domande. Non trovi? – dico, finalmente sedendomi.
Il terrore che la madre potesse entrare era troppo forte, non ho resistito oltre.
Ora, seduta, bagnata, eccitata e vogliosa posso iniziare con le domande.
“Cazzo ora deve sapere rispondere! Non resisto più!!! ” penso mentre desidero quasi con disperazione quel cazzo.
“Avrebbe potuto benissimo toccarmi, baciarmi, leccarmi, fottermi, e poi.. basta basta basta! Giada! Basta!” pensai mentre Francesco continuava a fissarmi ipnotizzato da cos’era appena capitato.
– Iniziamo con le domande? – chiedo mentre Francesco continua a fissarmi.
– Si si certo, inizia – risponde con desiderio.
Presi quindi il foglio con il disegno del mio corpo. Era ormai tutto colorato, mancava giusto quel piccolo triangolino tra le gambe.
Una volta posato sul tavolo, prendo la penna e poi inizio con le domande.
Erano veramente difficili e lunghe da esporre.
Era tutto calcolato, dovevano essere domande fondamentali che gli sarebbero servite per la riuscita dell’esame di stato.
Piano piano rispondeva correttamente a tutte, una dopo l’altra, con impegno e determinazione.
Mi stupivo di lui, mentre continuavo a colorare il piccolo triangolino.
Alla sesta domanda poi, lo fermai un secondo.
– Aspetta che devo sistemarmi. Tu non azzardare a sporgerti per vedere – comandai.
Quindi alzai impercettibilmente il culo, giusto per togliere peso dalla sedia e quindi feci scorrere il vestitino verso l’alto.
Lo alzai fino sotto alle tette, di modo che potesse vedere benissimo cosa avevo appena fatto, dopodiché, per il terrore che la madre potesse entrare, lo riabbassai fino alla vita.
Ricominciai con le domande ed alla ottava, allargai le gambe anche se lui non poteva vedere.
Per fargli capire però la mia disponibilità, con un piede, dopo aver tolto il sandalo, andai tra le sue gambe.
– Allarga le gambe –
Così si aprì la strada verso il suo cazzo. Andai subito con il piede a tastarlo. Era duro, veramente duro e si sentiva che il perizoma era ancora lì.
Ma poi, alla nona domanda azzeccata, fermai il massaggio sul suo cazzo e rimossa la gamba, tornai nuovamente a ricoprire la mia patatina riabbassando il vestitino fino sotto al mio culo.
– Vai a vedere dov’è tua madre –
– Ma così???? – mi domanda alzandosi in piedi e mostrandomi com’erano deformati i suoi pantaloni a causa della potente erezione.
– Si così, sei sordo o cosa? – gli dico ridendo malignamente.
Ed in quelle condizioni, esce dalla camera lasciando la porta aperta.
Non sento rumori, tutto è silenzioso.
– Maa.. Maa… dove sei? – silenzio.
– Maa… dove sei? – silenzio.
Sento rumore di porte che si aprono e si richiudono e poi finalmente torna in camera.
Chiude la porta e avvicinandosi parla sottovoce.
– Mamma sta dormendo in sala, la tv è accesa e quindi non sente niente se non facciamo casino – dice sorridendomi.
– Ottimo – dico io alzandomi.
Senza attendere oltre, tolgo anche l’altro sandalo e poi abbasso il mio vestitino fino alla vita.
Francesco è in estasi a quella vista ma io, ovviamente non contenta, alzo anche la parte bassa, fino a quando scopro il bordo delle autoreggenti.
– Ti piaccio in mini e autoreggenti? – domando massaggiandomi le tette e sporgendo il culo all’indietro.
In effetti il tubino, ora appallottolato in vita, aveva quasi le sembianze di una striminzita minigonna.
Il commento di Francesco, ovviamente non mancò e mi rese ancora più eccitata.
– Sei uno spettacolo. Ti mangerei tutta. – dice mentre non resiste a toccarsi il cazzo di sfuggita.
– Allora se è così, allontana la mia sedia dalla scrivania. – ordino io mentre non smetto di massaggiarmi le tette.
Una volta eseguito il mio ordine, mi guarda e mi domanda :
– Adesso cosa vuoi che faccia? – mi domanda.
– Niente, solo quello che voglio io – gli rispondo avvicinandomi a lui.
Gli slaccio i pantaloni e li abbasso.
Prendo poi anche i suoi boxer, deformati e bagnati dall’eccitazione e li abbasso anch’essi fino alle caviglie.
Il perizoma è appeso al suo cazzo eretto, lo prendo e lo appoggio sulla scrivania.
– Questo te lo regalo se rispondi anche all’ultima domanda. – affermo mentre spingo il ragazzo sulla sedia.
Mi guardo attorno, pensando a cosa fare, poi, vista una fascia elastica da mettere in testa per il sudore quando si fa sport, la prendo e la applico sui suoi occhi.
– Mi raccomando non sbirciare o rovini tutto – così dicendo mi metto a cavalcioni su di lui.
Sono rivolta verso di lui, quando alzo il corto vestitino rendendolo così un rotolo di stoffa all’altezza della vita.
Dopodiché, prendo la sua testa e sempre stando in piedi, a cavalcioni del suo corpo, la spingo a contatto con il mio pube.
Il suo naso va così a premere sul mio clitoride, la bocca sprofonda tra le labbra della mia patatina bagnata e la sua lingua esce subito in cerca di me.
Quella lingua magica, senza che l’abbia ordinato, inizia a saettare tra le mie labbra, inizia a penetrarmi, lecca tutti i miei umori. Quella bocca si muove da sola in me, succhia, bacia, lecca, morde.
Sono in estasi, ed ancora di più quando il suo viso si sposta e la bocca va a prendere possesso del mio clitoride.
Sto per urlare e venire, ma mi stacco con forza da lui, metto una mano davanti la sua bocca mentre prendo respiro e mi maledico per non essere venuta.
Se fosse stato così, avrei rovinato tutto e sicuramente, con le mie urla avrei svegliato la madre.
– Basta ti prego.- dico con affanno nella voce mentre mi stacco da lui.
– Ma.. – prova a dire
- Sta zitto! ora finiamo sto gioco altrimenti vado fuori di testa. - concludo senza fiato
Francesco non si muove, sta fermo ed io lo guardo.
Bendato, con le mani appoggiate sulle gambe nude, non si tocca nemmeno il cazzo che è duro come il marmo, sta fermo e aspetta.
Aspetta me.
Torno di nuovo a cavalcioni e sta volta mi siedo sulle sue gambe, bloccando le sue mani sotto le mie cosce.
Prendo poi possesso del suo cazzo e delle sue palle con le mie mani. La mia bocca e vicinissima alla sua, posso sentire il suo respiro e lui il mio.
– Ora rispondi all’ultima domanda – gli dico mentre appoggio il suo cazzo alla mia passera che gronda umori.
Finita la mia domanda, sposto il cazzo all’ingresso della mia patatina, pronta a riceverlo.
Francesco inizia a parlare, sicuro di sé mentre una mia mano sega quell’asta dura e magnifica.
Francesco espone, spiega e non sbaglia.
Non sbaglia niente.
Francesco ha risposto.
– Bravo. Hai risposto giusto –
Francesco mi ringrazia, sorride, aspetta.
So che cosa aspetta.
La mano rimane salda sul suo cazzo puntato all’ingresso della mia passera.
L’altra mano va a prendere il perizoma sulla scrivania e una volta appallottolato comando :
– Apri la bocca e succhia quello che ti metto dentro –
Così gli ficco il mio perizoma pieno di umori, tutto in bocca.
Fatto ciò, con quella mano, mi aggrappo alla sua spalla, mentre con l’altra, mentre alzo il bacino, continuo a tenere puntato il cazzo sulla mia patatina.
– Bravo Francesco. –
Così dicendo, mi lascio cadere sul suo cazzo che tutto di colpo sprofonda nella mia patata.
La bocca di Francesco è aperta, ansima, si lamenta anche se insonorizzato dal perizoma.
Il cazzo sprofonda in me fino alla radice, fino alle palle.
Tutto in me.
“Finalmente, dopo tutto sto tempo. ” affermo in estasi.
Ma poi , piantata su quel magnifico cazzo, mi ricordo che i suoi esami non sono ancora finiti.
Deve ancora fare l’esame di stato.
Deve ancora studiare tanto!
“Ma io voglio scopare !!!!!! ” mi rispondo mentre mi alzo leggermente per riaffondare su di lui.
“No, non posso, non posso !!! ” continuo a dirmi.
Così mi alzo, il cazzo esce inesorabilmente da me lasciandomi un senso di vuoto incolmabile.
Sono disperata.
“Cazzo Giada. Fattela almeno leccare” mi rispondo.
E così non me lo lascio ripetere due volte. Tolgo il perizoma dalla sua bocca e presa la sua testa tra le mie mani, gli ordino :
– Fammi venire brutto porco e dopo ti prometto che penso a te. Se vuoi puoi toccarmi il culo, ma la patata no! – ordino quasi seccata.
Francesco è un diavolo con quella lingua, mi perfora e mi lecca con desiderio, con voglia, quasi con ossessione, lecca tutto e più di una volta, la sua lingua arriva a toccare il mio buco posteriore.
Lo lascio fare, non dico niente, adoro quello che fa e non sono mai sazia.
Ma poi la mia patatina freme, scalpita, sento che sto per venire e stringo la sua testa contro ad essa mentre le sue mani mi strizzano con forza le chiappe.
– Bevi tutto o ti giuro che non ti faccio venire. – ordino perfida.
E così come un fiume vengo, vengo e mi mordo le labbra per non urlare, vengo e mordo la lingua per non esprimere quanto amo quella lingua.
Ho il fiato corto e una volta venuta, mi lascio cadere sulle sue gambe.
Riprendo fiato, ma non gli tolgo la fascia.
Le sue mani vagano sul mio corpo, una si ferma sulla mia figa, toccandola, massaggiandola, mentre l’altra prende possesso delle tette.
Il tempo che riprendo fiato e grazie ai suoi tocchi mi sento ancora una volta eccitata.
– Basta! – dico staccandomi velocemente da lui.
– Perchè?? dove ho sbagliato? Dimmi! Ti prego! – mi dice quasi disperato.
– Niente, non hai sbagliato niente. – dico carezzandogli il volto.
– E perchè non scopiamo? Perchè ti sei tolta? Non vado bene? Non sono abbastanza per te? – continua a domandarmi con tristezza.
– No ma che dici cretino. Sei speciale. Ma ricorda che non abbiamo ancora finito. Devi ancora passare l’esame di stato o sbaglio? – gli domando mentre continuo a carezzargli il volto.
– Si ma, io ti voglio. Che cazzo me ne frega di quell’esame! – sorrido sentendolo parlare con sincerità e ancora con gli occhi bendati.
– Sta zitto scemo. Ci sarà tempo anche per quello e …. per altro… – confermo mentre mi abbasso tra le sue gambe.
– Altro cosa? – mi domanda.
– Lo saprai a suo tempo – gli dico sorridendo, mentre prendo il cazzo tra le mani e lo scappello.
– Ora ho sete. – affermo prima di prendergli il cazzo in bocca.
Questa volta però dura veramente poco, sono bastate poche succhiate, poche leccate ed appena ho stretto le palle in una mano, è venuto come un fiume nella mia bocca.
Dopo avergli pulito accuratamente tutto il cazzo, mi rialzo, mi sistemo il vestito, tornando a coprire tutto e poi tolgo la fascia dai suoi occhi.
Mi guarda stupito, vedendomi nuovamente vestita.
– Ma non me l’hai fatta vedere! – mi dice lui.
– Ma l’hai potuta conoscere molto bene. Non trovi? – rispondo divertita.
– Sai che è depilata, sai che era bagnata, sai anche il suo sapore e pure il tuo cazzo sa com’è. Non ti basta? – Domando ridendo.
– Dai rivestiti che oggi andiamo a prendere il gelato per davvero. – sorrido aiutandolo a rivestirsi.
Così usciamo da casa senza far rumore, mentre la madre è ancora addormentata sul divano.
È carino e gentile con me, sembra quasi geloso della gente che mi guarda, mentre seduti, mangiamo il gelato all’aria aperta.
Sembra quasi che gli altri possano sapere che sotto non porto intimo.
Sembra quasi sia geloso di me.
Mi vuole.
Lo so.
Sorrido mentre mi allungo al suo gelato e gli do una leccata fissandolo negli occhi.
4
5
voti
voti
valutazione
7.1
7.1
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto precedente
Ripetizioni molto particolari - 2racconto sucessivo
Ripetizioni molto particolari - 4
Commenti dei lettori al racconto erotico