Ripetizioni molto particolari - 6
di
Lokrost
genere
dominazione
– Ti ho vista turbata… Cosa ti è successo? Qualcosa non va? – mi domanda Franca, preoccupata.
– Ma no figurati.. Solo vecchi ricordi che riaffiorano! – dico sorridendo e celando ancora una volta il mio nervosismo.
– Come vuoi, ma se poi decidi di dirmi la verità, tranquilla che non mordo! – ha capito che dico palle!
“Maledizione che nervoso!” penso tra me.
Finalmente arriviamo a casa e sempre stando dietro a Franca, per evitare imbarazzanti rivelazioni, salgo con lei, potendo anche io così, annunciare la buona notizia allo studentello!
– Franca. Ti spiace se sta sera te lo porto via? Avevo in mente un piccolo premio per lui.-
– Nessun problema, figurati. Ma prima, rimanete per cena. Tra poco arriva mio marito con il cibo.- si ferma, sorride e poi spiega.
– Sai, a volte i clienti a quest’ora non sono molti, così si destreggia in cucina preparando qualcosa di buono da portare poi a casa. – sorrido pensando a quando entrerà da quella porta e mi vedrà vestita così.
” Dalla padella alla brace? ” penso mentre vado in camera di Francesco.
Chiudo la porta alle mie spalle e Francesco mi viene subito incontro.
– Fermo dove sei! Dove credi di andare? – domando divertita.
– Volevo solo salutarti e ringraziarti – mi dice abbassando il capo.
Mi avvicino a lui e sta volta dico qualcosa, che forse potrebbe rendermi esposta.
– Io ringrazio te! Per tutte queste belle emozioni che mi fai provare ogni giorno. – così dicendo vado nei suoi pantaloni e superati i boxer tasto subito il suo cazzo duro e pronto alle mie attenzioni.
Vorrei proprio scoparmi questo ragazzo, vorrei farmelo infilare ovunque da lui…
Eppure devo resistere ancora, altrimenti il gioco finisce subito.
Durante la settimana avevo escogitato un piano pressoché “assurdo”. Eppure, tutt’ora è l’unico realizzabile per tranquillizzare un po’ gli animi.
Quindi decido di mettermi all’opera.
– Sta sera, mettiti jeans stretti, boxer attillati, camicia e nessuna maglietta sotto. – lo guardo seria e poi aggiungo.
– Mettiti anche fantasmini ai piedi e scarpe che si possano togliere facilmente – dopodiché mi allontano da lui e dopo avergli sorriso, sculetto verso l’uscita dalla camera.
Attendo che si prepari mentre parlo in salotto con la madre.
Sto sempre in piedi, per evitare che noti qualcosa di strano.
E poi… Eccolo..
Finalmente la sua entrata, trionfale..
Vorrei saltargli al collo, li sul posto, davanti alla madre e palparlo, strusciarmi e infine spogliarlo di nuovo.
– E tu? Che credi di fare vestito così ? Vorrai mica competere con Giada? – è Franca che domanda al figlio, ridacchiando.
Ridacchio anche io e lo invito a sedersi a tavola affianco a me.
Dopo pochi minuti che chiacchieriamo amabilmente, il citofono suona.
– Ecco finalmente è arrivato – annuncia Franca mentre apre la porta ed il marito entra con in mano due teglie fumanti.
– Ciao, finalmente sono riuscito a chiudere. – dice con il fiatone.
E poi, quando mi vede, quasi rimane imbambolato a fissarmi.
Distolgo subito lo sguardo e lo abbasso sul tavolo.
Lo sento che mi guarda, che mi fissa, che mi vuole.
– Ciao Giada. – riesce finalmente a dire mentre si dirige in cucina.
– C.. Ciao! – riesco a dire a fatica mentre ormai lui non c’è già più.
Francesco mi guarda con fare interrogativo.
– Niente, non ti preoccupare, è tutto ok! – dico posando una mano sulla sua coscia.
Poi finalmente, ecco le portate arrivare.
Una dopo l’altra a riempire i nostri stomaci desiderosi di cibo.
Ridiamo e scherziamo, riuscendo in parte ad affievolire l’imbarazzo tra me è il padre di Francesco, anche se alcune occhiate penetranti, le ho ricevute per tutta la durata della cena.
Alla conclusione poi, tutti aiutano a sparecchiare, a lavare, pulire e così anche io do il mio contributo.
Impegnata nel pensare a cosa fare, non mi rendo però più conto delle attenzioni dei due uomini della casa, soprattutto del più anziano dei due. Fino a quando, andando in cucina, dopo aver posato la pila di piatti sporchi, per aiutare Franca, raccolgo da terra alcune forchette appena cadute.
Lei ovviamente, di fronte a me, non si accorge di niente, mentre, il marito, alle mie spalle, si accorge di ben altro.
Non facendo alcuna attenzione, senza flettere minimamente le ginocchia, mi piego a raccogliere le forchette, rivelando così all’uomo, l’orlo delle mie calze, il reggicalze ed in parte la mia figa depilata e priva di mutandine.
Quando mi alzo, la donna è indaffarata a lavare le stoviglie e dopo averle consegnato le forchette, mi volto verso il salotto, trovandomi di fronte al marito, fermo immobile, con la bocca aperta e i bicchieri sporchi in mano.
Il mio viso avvampa di rossore, non so più che fare, né dove andare. Quando con un impeto di imbarazzo, gli vado incontro, chiedendogli permesso, per poter così scappare il più lontano possibile.
L’uomo non si sposta minimamente e continuando a fissarmi in volto, sono costretta a strusciarmi con tutto il corpo contro il suo fianco destro. Le mie tette strusciano con forza sul suo braccio mentre il resto del corpo, per pochi attimi è tutto a contatto con il suo che mi manda scariche elettriche fin nel cervello.
Finalmente raggiungo Francesco, con il quale inizio a chiacchierare sfatando il momento.
Poi, quando Franca e il marito finiscono di lavare tutto, io e Francesco decidiamo di congedarci, accompagnati dal marito fino all’uscita.
Francesco esce quasi con fretta e mentre scende già le scale, varco anche io la soglia di casa.
Una mano però, decisa e forte, afferra il mio avambraccio destro fermando la corsa.
La testa dell’uomo si avvicina quindi al mio orecchio e sussurra con voce calma:
– La prossima volta che fai la puttana con me, non la passi liscia. – lascia quindi la presa e alzata la gonna, palpa con prepotenza la mia chiappa nuda.
L’uomo però, non nota in me alcuna reazione, solo il mio sguardo spaesato che fissa il suo.
Questa situazione fa sì che prenda coraggio e con la mano libera mi stringe sotto il mento. Ruotato il capo nella sua direzione, mentre mi fissa negli occhi, sposta la mano sotto la gonna. In pochi istanti raggiunge la passera, la tocca, preme sulle grandi labbra, ci scava all’interno e infine mi penetra.
Mi manca il fiato, spalanco la bocca in cerca di aria mentre le sue dita mi entrano in profondità. L’alta mano invece, da tenermi semplicemente il mento, si sposta alla bocca, con le dita ci entra all’interno e mentre preme sulla mia lingua, le dita nella passera entrano ed escono ripetutamente con arroganza, per poi fermarsi tutte spinte con forza in me.
Tutto si ferma per istanti che sembrano infiniti e poi, senza smettere di guardarmi negli occhi, l’uomo si ritrae.
Le sue dita sono totalmente bagnate dai miei umori e le altre dalla mia saliva.
Con sguardo di sfida, si passa con cura le dita di entrambe le mani nella sua bocca risucchiando ogni liquido.
- Se continui a fare la puttana, questo è solo l’antipasto.-
Non parlo, non ne ho il tempo, rimango imbambolata diversi attimi prima di riprendere lucidità mentre la porta di fronte a me è già stata chiusa.
Usciamo rapidamente dal condominio e puntiamo subito alla mia macchina.
Una volta saliti nell’abitacolo, accendo il motore e tirati giù i finestrini, comando a Francesco.
– Tira fuori il cazzo – dico quasi con fretta, cercando di scacciare immediatamente la scena di cosa mi sia capitato.
– Scusa ma… ma qui? Devo proprio? – mi domanda con palese imbarazzo.
– Dai muoviti o facciamo tardi, sono già le 11 ! – dico mentre inizio ad aprirgli i pantaloni.
Ma quando finalmente, abbasso i boxer, il cazzo si rivela moscio e privo di vigore.
– Ma che… Prima era duro… Cos’è? Non ti eccito più? – domando mentre tasto quel cazzo moscio e piccolo.
Rosso in volto e con notevole imbarazzo nel parlare mi confida :
– No in realtà, mi sono fatto una sega mentre aiutavi mamma.. Non volevo venire subito se ti andava di giocare con me – dice abbassando il capo mentre la mia mando lo massaggia ripetutamente.
– Ma che….. In realtà, ora pensavo di farti un pompino per lo stesso motivo per il quale hai fatto la sega. – finisco la frase mentre lui spalanca gli occhi per la sorpresa e poi, con un sorriso malefico continuo :
– Peccato. Peggio per te! Sta sera niente pompino allora! – affermo mentre alzo nuovamente i boxer e inizio a chiudere i suoi jeans.
Sbuffa irritato concludendo di richiudersi la cintura mentre metto la marcia e parto come un razzo.
– A quest’ora hanno già aperto. Speriamo di arrivare prima che ci sia troppa folla, altrimenti Giovanni non ha tempo per ascoltarmi. – dico mentre continuo a guidare come una pazza.
– Ma dove stiamo andando? Giada! Rallenta cazzo! Vai piano! – inizia a urlare Francesco in preda al terrore.
Io non contenta, in un rettilineo, accelero ancora di più, quando ecco che, una pattuglia della polizia accende i lampeggianti poco dietro di noi.
– Merda! – dico senza però far capire a Francesco la motivazione.
Poi, dopo una svolta improvvisa a destra e un passaggio con il rosso ed infine un vicolo a sinistra, riesco a scamparla e i lampeggianti sono scomparsi!
“Fortuna che il mio ex era pilota di rally e mi ha insegnato qualcosa” penso con spavalderia mentre ormai siamo vicini alla meta.
– Ma dove cazzo mi hai portato Giada? – mi domanda Francesco, quando la risposta la trova davanti ai suoi occhi.
– Proprio qui – rispondo ridacchiando.
Davanti a noi, l’insegna è inequivocabile : “Night Club” è scritto a caratteri enormi subito sotto il nome del locale.
All’entrata, saluto il buttafuori che conosco di vista e una volta all’interno, eccolo! Trovo subito Giovanni.
– Ciao Gio!!! Come stai???? – urlo a causa della musica alta.
– Ciao Giadina.. Ma che ci fai qui? Si tratta mica di quel vecchio favore per caso? – mi domanda fissando poi Francesco.
– Esatto! Quanto ti devo per questo favoruccio? – dico sorridente mentre estraggo il portafoglio.
– Beh, uno spettacolo in privè, con le due più belle del locale…e che facciano anche qualche extra… diciamo che non mi devi niente – mi sorride carezzandomi una guancia.
Dopodiché prosegue :
– Con questo favore siamo alla pari? – mi domanda
– Certo! Non siamo più parenti ! Ahahahah! – rido divertita, conscia del fatto che Giovanni ha capito che non mi deve più soldi per una vecchissima storiaccia che ha avuto e dalla quale, ho contribuito personalmente, a salvargli il culo.
– Va bene dai, allora ti chiamo subito le ragazze, così tu sei libera di bere qualcosa con me! Possiamo così brindare finalmente al fatto che sono riuscito a sdebitarmi! – ride divertito.
In effetti Giovanni, è un bravo ragazzo con il quale siamo sempre rimasti buoni amici e non so se sia per il fatto che vede ragazze nude tutti i giorni, ma è uno dei pochi che posso veramente ritenere un amico e che non ha mai fatto una piega anche vedendomi in perizoma e autoreggenti.
– Dalila e Christine alla cassa grazie. – dagli altoparlanti si sente nitidamente i due nomi chiamati dalla voce di Giovanni.
In breve, due ragazze veramente stupende, alte e formose, con veramente pochissimi indumenti addosso, si presentano alla cassa.
– Ragazze, vi prego di intrattenere il ragazzo per un’ora e siate voi a comandare il gioco…... ma ricordatevi che deve ricevere un trattamento speciale! – sorride e poi si rivolge a Francesco.
– Buona fortuna ragazzo. Sei in ottime mani! – dice sorridendo.
– Vai Frà, io ti aspetto fuori! Te lo meriti! – dico sorridendo anche se sono piena di gelosia per quelle due che tra poco lo spoglieranno tutto per farci chissà cosa!
Poi mi rivolgo nuovamente a Giovanni :
– Allora questa bella bevuta? Dove la facciamo? – dico sorridendo.
– Vai al bancone, tanto la strada la conosci e aspettami che tra poco sono da te. – dice mentre scompare dietro il separé.
Entro così nel locale vero e proprio e dirigendomi verso il bancone, non posso fare a meno di notare due culi maestosi, coperti da striminziti perizomi, che danzano senza sosta sul palco, attaccati allo stesso palo, sotto una musica dolce e rilassante.
” Che bei culi! Però il mio, anche se più piccolo, devo dire che è molto più sodo! ” penso sorridendo mentre mi avvicino agli alti sgabelli.
Vorrei tanto sederci sopra, ma il poggiapiedi è troppo alto, lo sgabello è troppo piccolo e sicuramente al primo movimento, tutti vedrebbero la mia passerina o il mio culo scoperti.
Preferisco quindi stare in piedi, anche se con queste dannate scarpe è una tortura.
Dopo breve, il barista si avvicina :
– Sei nuova vero? Come ti chiami? La tessera te l’hanno data quando eri nei camerini?- mi domanda con molta gentilezza.
– No scusa, guarda che sono un’amica di Giovanni. Io non lavoro qui – rispondo altrettanto cortesemente.
– Ah Scusami! Ti offro da bere allora, mi spiace di averti scambiato per una di loro, ma sei tanto bella per essere in un posto così ! – mi risponde con un discreto rossore in viso.
– Va bene, se proprio insisti un coca-rum lo accetto molto volentieri! – rispondo sorridendo.
– E così sia! – risponde afferrando un bicchiere vuoto e affondandolo nel ghiaccio.
E così dopo neanche un minuto inizio a bere il mio cocktail gustandomi il balletto che viene proposto sul palco.
Nel mentre il mio pensiero va a Francesco che, nemmeno entrato, già è finito in un privé con le due ragazze più belle del locale.
– Hai già trovato un ammiratore a quanto vedo? Quel cocktail chi te l’ha offerto? – mi sento domandare dall’altra parte del bancone.
Quando mi volto verso quella voce, trovo il volto sorridente di Giovanni che attende la mia risposta.
– In realtà è stato il barista. Tutto perché mi aveva scambiato per una ragazza nuova del locale! – rispondo ridacchiando.
– Se non fossi stata tu! Avrei fatto una figura di merda grazie al mio barista! – risponde con un filo di nervosismo.
– No ma va ! Che dici! È normale! Non tutti i giorni capita di trovare ragazze che vengono in questi posti! – rispondo cercando di riappacificare gli animi.
– Dai lasciamo perdere. Piuttosto. Cosa stai bevendo? – mi domanda annusando il cocktail che ho in mano.
– Un coca-rum! – rispondo sorridente.
– Dai ti faccio compagnia con uno shot di whisky! Poi devo andare. Potrai mai perdonarmi? – domanda dopo essersi versato un po’ di whisky nel bicchierino.
Senza aspettare risposta, Giovanni fa un veloce brindisi con me e dopo aver bevuto il bicchierino “all’asse”, fugge ancora una volta dietro le quinte, lasciandomi così da sola.
Il dolore ai miei piedi è particolarmente forte, tanto che per rilassarmi un po’, decido di appoggiarmi con i gomiti al bancone e inarcando la schiena e sporgendo il culo all’indietro, riesco finalmente a scaricare un il peso, non solo dalle scarpe, ma anche dalla mia schiena dolente.
Mantengo questa posizione per non so quanto tempo, avvolta nei miei pensieri, fino a quando, una mano si appoggia con prepotenza sulla coscia, per poi salire decisa.
Sale oltre l’orlo delle calze e sale ancora alzandomi la gonna al suo passaggio.
Sale fino a bloccarsi a contatto con la mia patatina scoperta.
I miei riflessi, data la quantità di alcool, sono molto rallentati e solo quando mi accorgo che la mano inizia a scavare tra le labbra, riesco a scansarmi a fatica.
– Ma che fai? Ora a non si portano più le mutandine? Sei nuova vero? Quanto vuoi per un privé in due? Dai che ho il cazzo duro. Lo vuoi sentire? –
Il ragazzo che mi parla, avvicinandosi sempre di più, è giovane, molto più giovane di me e non ci sono dubbi sul fatto che mi abbia scambiato per una ragazza del locale.
– Ehi stai calmo e non toccarmi. Guarda che hai capito male. Io non sono del locale.. Io sono un’amica del proprietario! – dico ad alta voce, sperando che qualcun altro mi senta.
Ma purtroppo per me, nei paraggi non c’è nessuno. Tutti sono ai tavolini, ed il barista è intento a chiacchierare con un cliente dall’altra parte del bancone.
– Palle! Dimmi la verità! Sei nuova e non hai il coraggio? – mi dice in preda all’eccitazione ed all’alcool che invade il suo corpo.
La sua mano torna nuovamente tra le mie gambe e con sicurezza si insinua sotto la gonna andando subito a tastare la mia patata.
Con l’altra invece tasta con violenza il mio seno da sopra i vestiti.
Colpita nell’orgoglio e sentendomi in pericolo, schiaffeggio violentemente il viso del ragazzo per poi dirigermi ai privé in cerca di riparo e per vedere come se la cava il mio Francesco.
Quando però entro in quel lungo corridoio, mi rendo conto di non sapere assolutamente in quale camera andare a controllare.
Quelle occupate sono molteplici e quelle libere hanno semplicemente la tenda aperta.
Quando ecco che, mentre mi volto per uscire, sbatto sul petto di qualcuno.
Qualcuno che quando metto a fuoco riconosco.
– Oh Merda! – esclamo mentre vedo il ragazzo di poco fa ridere a pochi centimetri dal mio viso.
Affianco a lui, adesso compare anche un altro ragazzo, più robusto, più muscoloso e sicuramente con qualche anno in più.
– Adesso troietta vieni con noi. Stavi spiando le tue amiche per caso? –
mi domanda mentre il suo amico più robusto, dopo avermi preso per i capelli, mi trascina nella prima camera libera.
– No dai ragazzi. Ragionate. Io non sono di questo locale. Sono solo una loro amica ma non lavoro qui! Lasciatemi uscire vi prego. – cerco di dire con calma prima di adottare le maniere forti.
Ma ancora prima che possa reagire, il ragazzo più giovane, nonché il più ubriaco, afferra la scollatura della mia camicetta e con un colpo deciso fa saltare tutti i bottoni aprendola così di netto e rivelando ai due, il mio corpetto rosso.
– Ma cosa abbiamo qui! E questo bel corpetto? – mi dice sempre quello giovane tastandomi ora le tette da sopra il tessuto.
Cerco di spingerlo via, continuando a ripetere di lasciarmi stare, quando ecco che il secondo ragazzo si avvicina silenziosamente ed arrivato alle mie spalle, con uno strattone deciso, strappa di netto la mia gonna, provocando un leggero dolore a livello vita.
Finalmente anche l’altro ragazzo parla :
– Ma che troia. Allora non portavi veramente le mutandine. Guarda che figa.- risponde toccandomi rudemente il culo.
In poco, tra le mie ribellioni e lamenti, riescono a posizionarmi a 90° sul lettino che c’è in centro alla camera.
Mentre uno si posiziona davanti la mia bocca, sento l’altro posizionarsi invece dietro di me.
Il primo a entrare è quello nella mia bocca, che dopo qualche spinta, accolgo con fatica tra le mie labbra.
Il secondo invece è nella mia passera.
Dopo essersi sputato sul cazzo, punta deciso su di essa e con due spinte entra in me accompagnato dai miei lamenti.
Dopo poco però mi rendo conto che lo spavento maggiore è dato dalla situazione, mentre il dolore che potrei provare, non lo sento.
La mia passera è un lago e questa penetrazione violenta, alla fine non ha dato alcun effetto negativo su di me, ed anzi. Ora inizio a trarne un certo godimento.
Proprio sul più bello, mentre finalmente godevo di una doppia montata, proprio quando finalmente stavo per avere il mio primo orgasmo.
Ecco una voce fuori campo. Una voce che in precedenza avrei voluto sentire volentieri, ma che ora, preferivo non sentire più e che questa cavalcata arrivasse al termine.
– Voi tre!! Che cazzo fate !! Questo non è un bordello! –
Sento i due staccarsi da me, lasciandomi un senso strano di vuoto dentro.
Il terrore però ora colma i miei attimi.
Il buttafuori, prende con forza i due ragazzi sbattendoli fuori dalla camera.
– E tu! Se vuoi lavorare qui vedi di fare il contratto come tutte le altre! – mi urla quasi in faccia.
Poi quando finalmente esce, cerco la mia gonna, anche se rotta, per provare a coprirmi.
Cerco a lungo, ma niente.
– Quei due stronzi mi hanno rubato la gonna. – dico ad alta voce.
Dopodiché esco dalla camera e vado in cerca di Francesco.
“Basta ora voglio uscire da qui” – mi riprometto mentre vago tra i camerini con la patata al vento e la camicia senza più nemmeno un bottone.
Nel primo camerino che apro, trovo un vecchio intento a incularsi una giovane ragazza formosa.
Nel secondo, un ragazzo più o meno dell’età di Francesco è tutto estasiato mentre due ragazze ballano nude su di lui, strusciandosi sul suo corpo anch’esso nudo.
Nel terzo poi, aprendo, trovo il volto di una ragazza, pieno di sperma che impugna un cazzo gonfio e rosso fuoco. Le sue mani sono anch’esse piene di sperma, eppure non si ferma e continua a pompare quel cazzo che non sembra stanco di eruttare.
Dietro di lei poi, seduta presumibilmente sul volto dell’uomo, un’altra ragazza sembra godere di quella bocca che ha sotto di lui. Premuta sulla sua passerina, con la lingua che sicuramente leccherà ogni millimetro di essa.
Ma poi, guardando meglio.
” Cazzo ma sono le due ragazze che ha chiamato Giovanni per andare in privé con Francesco!!”
– Ma.. Francesco??!?!?!?!?! – quasi urlo avvicinandomi al lettino.
– Ehhiii cosa faii.. Vai fuori… L’ora non è ancora finita – mi dicono quasi in coro le due ragazze irritate dalla mia entrata.
Spingo via la ragazza che sta sulla sua faccia, rivelando finalmente il viso estasiato di Francesco.
– Che cazzo stai facendo??? Non ti ho mandato qui per farti scopare da tutte! Brutto porco! Ora andiamo a casa! Basta! – dico mentre lo trascino giù dal lettino.
– Voi andate fuori! Avete finito con lui! – dico rivolgendomi alle due ragazze.
Ecco che poi aiuto Francesco a rivestirsi e una volta pronto, lo trascino verso l’uscita dai privé.
Ma poi ecco che si ferma e mi fa la domanda fatidica, per la quale non so cosa rispondere.
– Ma la tua gonna? Ma le tue mutandine? Dove sono? Perché non le hai? – mi domanda mentre divento di tutti i colori.
– Non so come risponderti ora. È una lunga storia che sicuramente ti racconterò fuori da qui – rispondo tagliando per il sottile.
Quando però arrivo alla cassa è Giovanni a svelare il tutto a Francesco, domandandomi il perché di questa mia disponibilità eccessiva.
Quando poi riesco con calma a spiegare tutto, è lo stesso Giovanni a chiedere scusa a me e poi, visto il mio problema della gonna, mi promette di trovare subito qualcosa che possa indossare per uscire da qui.
Mentre attendo intanto, la camicia, per non rimanere con il solo corpetto, decido di arrotolarne la parte inferiore e poi legarla davanti.
Una volta che completo l’operazione, una ragazza in perizoma e reggiseno si presenta a me con un pezzo di stoffa nero nella mano.
– Giovanni mi ha detto che ti serviva una gonna. Questo è tutto quello che ho. Tieni, te lo regalo. Ciao! – mi cede il piccolo indumento e come è venuta, se ne va.
Guardandolo, però, noto che non è altro che una sottile fascia elastica nera.
– Ma che diavolo. – dico mentre indosso quell’indumento tanto striminzito e stretto.
Per riuscire a coprire la mia patata, quel piccolo indumento copre solamente il centro delle mie chiappe. L’incavo alto rimane scoperto, come anche la fine di esse, una piccola parte di quelle mezze lune compare dal basso di quella fascia così stretta che copre ma mostra tutto allo stesso tempo.
Il reggicalze rimane praticamente tutto esposto e come se non bastasse, la fascia non arriva nemmeno a coprire il bordo delle calze.
Francesco mi guarda incantato da tale spettacolo, mentre io mi maledico di aver lasciato fare tutto quello che voleva Ferrandi!
Se solo avessero sentito che sotto la gonna c’erano le mutandine, non si sarebbero sicuramente comportati così, quei due maiali!
Ed ecco che , finalmente, dopo qualche saluto rapido seguito ancora dalle scuse di Giovanni. Torniamo alla macchina e ci rimettiamo in viaggio verso casa.
Francesco continuava a raccontarmi di com’era stato fantastico con quelle due ragazze, di come l’avessi reso felice e di come era venuto più e più volte.
Dal canto mio, mi sentivo nervosa per tutte le porcate subite finora e per di più, gelosa per quelle due donne che tanto l’avevano fatto godere.
– Quindi ti hanno fatto godere più di quanto io abbia fatto in passato vero? Quindi io non valgo quanto loro? – dico nervosa.
– Ma no che dici, tu sei perfetta.. Mi piaci un sacco. Ma anche queste due ci sapevano fare.. – mi dice per confermare che non ero da meno.
– Cercherai mica di consolarmi? – dico ancora nervosamente
– Ma nooo!! Giada, io ti adoro, io non potrei avere di meglio! – mi dice trattenendo qualche altra cosa che forse avrebbe voluto dirmi.
A questo punto capisco le sue intenzioni e capisco la sua eccitazione del momento.
– Va bene. Ma per oggi basta così, tornatene a casa che io ho bisogno di un bagno, sono distrutta – dico con voce provata.
– Ok ti capisco. Mi spiace – così dicendo mi saluta con un bacio sulla guancia e subito dopo esce dall’abitacolo.
Sorrido, riuscendo finalmente a calmarmi e ripartendo quasi sgommando vado verso casa.
Non faccio nemmeno 150 metri che ecco una paletta che compare a lato strada.
Lampeggianti blu che prima non avevo notato compaiono da dietro un cespuglio.
Mi fermo.
– Favorisca documenti e libretto. – mi dice l’agente fissando la notevole scollatura del mio corpetto.
Una volta consegnati, si sposta davanti all’auto. Guarda l’assicurazione e poi, la targa.
Qualcosa lo innervosisce, anzi forse lo stupisce.
Di corsa torna verso di me e inserita una mano nell’abitacolo spegne il mezzo e rimuove le chiavi.
– Noi abbiamo molto da dire vero? Come mai, prima correvi tanto ? Almeno ti sei resa conto che ti stavamo inseguendo? – mi domanda ora scrutando le mie gambe scoperte oltre l’orlo delle calze, mostrando così sia sopra che sotto il mio reggicalze rosso.
– Ma agente. In realtà io. –
– Ma no figurati.. Solo vecchi ricordi che riaffiorano! – dico sorridendo e celando ancora una volta il mio nervosismo.
– Come vuoi, ma se poi decidi di dirmi la verità, tranquilla che non mordo! – ha capito che dico palle!
“Maledizione che nervoso!” penso tra me.
Finalmente arriviamo a casa e sempre stando dietro a Franca, per evitare imbarazzanti rivelazioni, salgo con lei, potendo anche io così, annunciare la buona notizia allo studentello!
– Franca. Ti spiace se sta sera te lo porto via? Avevo in mente un piccolo premio per lui.-
– Nessun problema, figurati. Ma prima, rimanete per cena. Tra poco arriva mio marito con il cibo.- si ferma, sorride e poi spiega.
– Sai, a volte i clienti a quest’ora non sono molti, così si destreggia in cucina preparando qualcosa di buono da portare poi a casa. – sorrido pensando a quando entrerà da quella porta e mi vedrà vestita così.
” Dalla padella alla brace? ” penso mentre vado in camera di Francesco.
Chiudo la porta alle mie spalle e Francesco mi viene subito incontro.
– Fermo dove sei! Dove credi di andare? – domando divertita.
– Volevo solo salutarti e ringraziarti – mi dice abbassando il capo.
Mi avvicino a lui e sta volta dico qualcosa, che forse potrebbe rendermi esposta.
– Io ringrazio te! Per tutte queste belle emozioni che mi fai provare ogni giorno. – così dicendo vado nei suoi pantaloni e superati i boxer tasto subito il suo cazzo duro e pronto alle mie attenzioni.
Vorrei proprio scoparmi questo ragazzo, vorrei farmelo infilare ovunque da lui…
Eppure devo resistere ancora, altrimenti il gioco finisce subito.
Durante la settimana avevo escogitato un piano pressoché “assurdo”. Eppure, tutt’ora è l’unico realizzabile per tranquillizzare un po’ gli animi.
Quindi decido di mettermi all’opera.
– Sta sera, mettiti jeans stretti, boxer attillati, camicia e nessuna maglietta sotto. – lo guardo seria e poi aggiungo.
– Mettiti anche fantasmini ai piedi e scarpe che si possano togliere facilmente – dopodiché mi allontano da lui e dopo avergli sorriso, sculetto verso l’uscita dalla camera.
Attendo che si prepari mentre parlo in salotto con la madre.
Sto sempre in piedi, per evitare che noti qualcosa di strano.
E poi… Eccolo..
Finalmente la sua entrata, trionfale..
Vorrei saltargli al collo, li sul posto, davanti alla madre e palparlo, strusciarmi e infine spogliarlo di nuovo.
– E tu? Che credi di fare vestito così ? Vorrai mica competere con Giada? – è Franca che domanda al figlio, ridacchiando.
Ridacchio anche io e lo invito a sedersi a tavola affianco a me.
Dopo pochi minuti che chiacchieriamo amabilmente, il citofono suona.
– Ecco finalmente è arrivato – annuncia Franca mentre apre la porta ed il marito entra con in mano due teglie fumanti.
– Ciao, finalmente sono riuscito a chiudere. – dice con il fiatone.
E poi, quando mi vede, quasi rimane imbambolato a fissarmi.
Distolgo subito lo sguardo e lo abbasso sul tavolo.
Lo sento che mi guarda, che mi fissa, che mi vuole.
– Ciao Giada. – riesce finalmente a dire mentre si dirige in cucina.
– C.. Ciao! – riesco a dire a fatica mentre ormai lui non c’è già più.
Francesco mi guarda con fare interrogativo.
– Niente, non ti preoccupare, è tutto ok! – dico posando una mano sulla sua coscia.
Poi finalmente, ecco le portate arrivare.
Una dopo l’altra a riempire i nostri stomaci desiderosi di cibo.
Ridiamo e scherziamo, riuscendo in parte ad affievolire l’imbarazzo tra me è il padre di Francesco, anche se alcune occhiate penetranti, le ho ricevute per tutta la durata della cena.
Alla conclusione poi, tutti aiutano a sparecchiare, a lavare, pulire e così anche io do il mio contributo.
Impegnata nel pensare a cosa fare, non mi rendo però più conto delle attenzioni dei due uomini della casa, soprattutto del più anziano dei due. Fino a quando, andando in cucina, dopo aver posato la pila di piatti sporchi, per aiutare Franca, raccolgo da terra alcune forchette appena cadute.
Lei ovviamente, di fronte a me, non si accorge di niente, mentre, il marito, alle mie spalle, si accorge di ben altro.
Non facendo alcuna attenzione, senza flettere minimamente le ginocchia, mi piego a raccogliere le forchette, rivelando così all’uomo, l’orlo delle mie calze, il reggicalze ed in parte la mia figa depilata e priva di mutandine.
Quando mi alzo, la donna è indaffarata a lavare le stoviglie e dopo averle consegnato le forchette, mi volto verso il salotto, trovandomi di fronte al marito, fermo immobile, con la bocca aperta e i bicchieri sporchi in mano.
Il mio viso avvampa di rossore, non so più che fare, né dove andare. Quando con un impeto di imbarazzo, gli vado incontro, chiedendogli permesso, per poter così scappare il più lontano possibile.
L’uomo non si sposta minimamente e continuando a fissarmi in volto, sono costretta a strusciarmi con tutto il corpo contro il suo fianco destro. Le mie tette strusciano con forza sul suo braccio mentre il resto del corpo, per pochi attimi è tutto a contatto con il suo che mi manda scariche elettriche fin nel cervello.
Finalmente raggiungo Francesco, con il quale inizio a chiacchierare sfatando il momento.
Poi, quando Franca e il marito finiscono di lavare tutto, io e Francesco decidiamo di congedarci, accompagnati dal marito fino all’uscita.
Francesco esce quasi con fretta e mentre scende già le scale, varco anche io la soglia di casa.
Una mano però, decisa e forte, afferra il mio avambraccio destro fermando la corsa.
La testa dell’uomo si avvicina quindi al mio orecchio e sussurra con voce calma:
– La prossima volta che fai la puttana con me, non la passi liscia. – lascia quindi la presa e alzata la gonna, palpa con prepotenza la mia chiappa nuda.
L’uomo però, non nota in me alcuna reazione, solo il mio sguardo spaesato che fissa il suo.
Questa situazione fa sì che prenda coraggio e con la mano libera mi stringe sotto il mento. Ruotato il capo nella sua direzione, mentre mi fissa negli occhi, sposta la mano sotto la gonna. In pochi istanti raggiunge la passera, la tocca, preme sulle grandi labbra, ci scava all’interno e infine mi penetra.
Mi manca il fiato, spalanco la bocca in cerca di aria mentre le sue dita mi entrano in profondità. L’alta mano invece, da tenermi semplicemente il mento, si sposta alla bocca, con le dita ci entra all’interno e mentre preme sulla mia lingua, le dita nella passera entrano ed escono ripetutamente con arroganza, per poi fermarsi tutte spinte con forza in me.
Tutto si ferma per istanti che sembrano infiniti e poi, senza smettere di guardarmi negli occhi, l’uomo si ritrae.
Le sue dita sono totalmente bagnate dai miei umori e le altre dalla mia saliva.
Con sguardo di sfida, si passa con cura le dita di entrambe le mani nella sua bocca risucchiando ogni liquido.
- Se continui a fare la puttana, questo è solo l’antipasto.-
Non parlo, non ne ho il tempo, rimango imbambolata diversi attimi prima di riprendere lucidità mentre la porta di fronte a me è già stata chiusa.
Usciamo rapidamente dal condominio e puntiamo subito alla mia macchina.
Una volta saliti nell’abitacolo, accendo il motore e tirati giù i finestrini, comando a Francesco.
– Tira fuori il cazzo – dico quasi con fretta, cercando di scacciare immediatamente la scena di cosa mi sia capitato.
– Scusa ma… ma qui? Devo proprio? – mi domanda con palese imbarazzo.
– Dai muoviti o facciamo tardi, sono già le 11 ! – dico mentre inizio ad aprirgli i pantaloni.
Ma quando finalmente, abbasso i boxer, il cazzo si rivela moscio e privo di vigore.
– Ma che… Prima era duro… Cos’è? Non ti eccito più? – domando mentre tasto quel cazzo moscio e piccolo.
Rosso in volto e con notevole imbarazzo nel parlare mi confida :
– No in realtà, mi sono fatto una sega mentre aiutavi mamma.. Non volevo venire subito se ti andava di giocare con me – dice abbassando il capo mentre la mia mando lo massaggia ripetutamente.
– Ma che….. In realtà, ora pensavo di farti un pompino per lo stesso motivo per il quale hai fatto la sega. – finisco la frase mentre lui spalanca gli occhi per la sorpresa e poi, con un sorriso malefico continuo :
– Peccato. Peggio per te! Sta sera niente pompino allora! – affermo mentre alzo nuovamente i boxer e inizio a chiudere i suoi jeans.
Sbuffa irritato concludendo di richiudersi la cintura mentre metto la marcia e parto come un razzo.
– A quest’ora hanno già aperto. Speriamo di arrivare prima che ci sia troppa folla, altrimenti Giovanni non ha tempo per ascoltarmi. – dico mentre continuo a guidare come una pazza.
– Ma dove stiamo andando? Giada! Rallenta cazzo! Vai piano! – inizia a urlare Francesco in preda al terrore.
Io non contenta, in un rettilineo, accelero ancora di più, quando ecco che, una pattuglia della polizia accende i lampeggianti poco dietro di noi.
– Merda! – dico senza però far capire a Francesco la motivazione.
Poi, dopo una svolta improvvisa a destra e un passaggio con il rosso ed infine un vicolo a sinistra, riesco a scamparla e i lampeggianti sono scomparsi!
“Fortuna che il mio ex era pilota di rally e mi ha insegnato qualcosa” penso con spavalderia mentre ormai siamo vicini alla meta.
– Ma dove cazzo mi hai portato Giada? – mi domanda Francesco, quando la risposta la trova davanti ai suoi occhi.
– Proprio qui – rispondo ridacchiando.
Davanti a noi, l’insegna è inequivocabile : “Night Club” è scritto a caratteri enormi subito sotto il nome del locale.
All’entrata, saluto il buttafuori che conosco di vista e una volta all’interno, eccolo! Trovo subito Giovanni.
– Ciao Gio!!! Come stai???? – urlo a causa della musica alta.
– Ciao Giadina.. Ma che ci fai qui? Si tratta mica di quel vecchio favore per caso? – mi domanda fissando poi Francesco.
– Esatto! Quanto ti devo per questo favoruccio? – dico sorridente mentre estraggo il portafoglio.
– Beh, uno spettacolo in privè, con le due più belle del locale…e che facciano anche qualche extra… diciamo che non mi devi niente – mi sorride carezzandomi una guancia.
Dopodiché prosegue :
– Con questo favore siamo alla pari? – mi domanda
– Certo! Non siamo più parenti ! Ahahahah! – rido divertita, conscia del fatto che Giovanni ha capito che non mi deve più soldi per una vecchissima storiaccia che ha avuto e dalla quale, ho contribuito personalmente, a salvargli il culo.
– Va bene dai, allora ti chiamo subito le ragazze, così tu sei libera di bere qualcosa con me! Possiamo così brindare finalmente al fatto che sono riuscito a sdebitarmi! – ride divertito.
In effetti Giovanni, è un bravo ragazzo con il quale siamo sempre rimasti buoni amici e non so se sia per il fatto che vede ragazze nude tutti i giorni, ma è uno dei pochi che posso veramente ritenere un amico e che non ha mai fatto una piega anche vedendomi in perizoma e autoreggenti.
– Dalila e Christine alla cassa grazie. – dagli altoparlanti si sente nitidamente i due nomi chiamati dalla voce di Giovanni.
In breve, due ragazze veramente stupende, alte e formose, con veramente pochissimi indumenti addosso, si presentano alla cassa.
– Ragazze, vi prego di intrattenere il ragazzo per un’ora e siate voi a comandare il gioco…... ma ricordatevi che deve ricevere un trattamento speciale! – sorride e poi si rivolge a Francesco.
– Buona fortuna ragazzo. Sei in ottime mani! – dice sorridendo.
– Vai Frà, io ti aspetto fuori! Te lo meriti! – dico sorridendo anche se sono piena di gelosia per quelle due che tra poco lo spoglieranno tutto per farci chissà cosa!
Poi mi rivolgo nuovamente a Giovanni :
– Allora questa bella bevuta? Dove la facciamo? – dico sorridendo.
– Vai al bancone, tanto la strada la conosci e aspettami che tra poco sono da te. – dice mentre scompare dietro il separé.
Entro così nel locale vero e proprio e dirigendomi verso il bancone, non posso fare a meno di notare due culi maestosi, coperti da striminziti perizomi, che danzano senza sosta sul palco, attaccati allo stesso palo, sotto una musica dolce e rilassante.
” Che bei culi! Però il mio, anche se più piccolo, devo dire che è molto più sodo! ” penso sorridendo mentre mi avvicino agli alti sgabelli.
Vorrei tanto sederci sopra, ma il poggiapiedi è troppo alto, lo sgabello è troppo piccolo e sicuramente al primo movimento, tutti vedrebbero la mia passerina o il mio culo scoperti.
Preferisco quindi stare in piedi, anche se con queste dannate scarpe è una tortura.
Dopo breve, il barista si avvicina :
– Sei nuova vero? Come ti chiami? La tessera te l’hanno data quando eri nei camerini?- mi domanda con molta gentilezza.
– No scusa, guarda che sono un’amica di Giovanni. Io non lavoro qui – rispondo altrettanto cortesemente.
– Ah Scusami! Ti offro da bere allora, mi spiace di averti scambiato per una di loro, ma sei tanto bella per essere in un posto così ! – mi risponde con un discreto rossore in viso.
– Va bene, se proprio insisti un coca-rum lo accetto molto volentieri! – rispondo sorridendo.
– E così sia! – risponde afferrando un bicchiere vuoto e affondandolo nel ghiaccio.
E così dopo neanche un minuto inizio a bere il mio cocktail gustandomi il balletto che viene proposto sul palco.
Nel mentre il mio pensiero va a Francesco che, nemmeno entrato, già è finito in un privé con le due ragazze più belle del locale.
– Hai già trovato un ammiratore a quanto vedo? Quel cocktail chi te l’ha offerto? – mi sento domandare dall’altra parte del bancone.
Quando mi volto verso quella voce, trovo il volto sorridente di Giovanni che attende la mia risposta.
– In realtà è stato il barista. Tutto perché mi aveva scambiato per una ragazza nuova del locale! – rispondo ridacchiando.
– Se non fossi stata tu! Avrei fatto una figura di merda grazie al mio barista! – risponde con un filo di nervosismo.
– No ma va ! Che dici! È normale! Non tutti i giorni capita di trovare ragazze che vengono in questi posti! – rispondo cercando di riappacificare gli animi.
– Dai lasciamo perdere. Piuttosto. Cosa stai bevendo? – mi domanda annusando il cocktail che ho in mano.
– Un coca-rum! – rispondo sorridente.
– Dai ti faccio compagnia con uno shot di whisky! Poi devo andare. Potrai mai perdonarmi? – domanda dopo essersi versato un po’ di whisky nel bicchierino.
Senza aspettare risposta, Giovanni fa un veloce brindisi con me e dopo aver bevuto il bicchierino “all’asse”, fugge ancora una volta dietro le quinte, lasciandomi così da sola.
Il dolore ai miei piedi è particolarmente forte, tanto che per rilassarmi un po’, decido di appoggiarmi con i gomiti al bancone e inarcando la schiena e sporgendo il culo all’indietro, riesco finalmente a scaricare un il peso, non solo dalle scarpe, ma anche dalla mia schiena dolente.
Mantengo questa posizione per non so quanto tempo, avvolta nei miei pensieri, fino a quando, una mano si appoggia con prepotenza sulla coscia, per poi salire decisa.
Sale oltre l’orlo delle calze e sale ancora alzandomi la gonna al suo passaggio.
Sale fino a bloccarsi a contatto con la mia patatina scoperta.
I miei riflessi, data la quantità di alcool, sono molto rallentati e solo quando mi accorgo che la mano inizia a scavare tra le labbra, riesco a scansarmi a fatica.
– Ma che fai? Ora a non si portano più le mutandine? Sei nuova vero? Quanto vuoi per un privé in due? Dai che ho il cazzo duro. Lo vuoi sentire? –
Il ragazzo che mi parla, avvicinandosi sempre di più, è giovane, molto più giovane di me e non ci sono dubbi sul fatto che mi abbia scambiato per una ragazza del locale.
– Ehi stai calmo e non toccarmi. Guarda che hai capito male. Io non sono del locale.. Io sono un’amica del proprietario! – dico ad alta voce, sperando che qualcun altro mi senta.
Ma purtroppo per me, nei paraggi non c’è nessuno. Tutti sono ai tavolini, ed il barista è intento a chiacchierare con un cliente dall’altra parte del bancone.
– Palle! Dimmi la verità! Sei nuova e non hai il coraggio? – mi dice in preda all’eccitazione ed all’alcool che invade il suo corpo.
La sua mano torna nuovamente tra le mie gambe e con sicurezza si insinua sotto la gonna andando subito a tastare la mia patata.
Con l’altra invece tasta con violenza il mio seno da sopra i vestiti.
Colpita nell’orgoglio e sentendomi in pericolo, schiaffeggio violentemente il viso del ragazzo per poi dirigermi ai privé in cerca di riparo e per vedere come se la cava il mio Francesco.
Quando però entro in quel lungo corridoio, mi rendo conto di non sapere assolutamente in quale camera andare a controllare.
Quelle occupate sono molteplici e quelle libere hanno semplicemente la tenda aperta.
Quando ecco che, mentre mi volto per uscire, sbatto sul petto di qualcuno.
Qualcuno che quando metto a fuoco riconosco.
– Oh Merda! – esclamo mentre vedo il ragazzo di poco fa ridere a pochi centimetri dal mio viso.
Affianco a lui, adesso compare anche un altro ragazzo, più robusto, più muscoloso e sicuramente con qualche anno in più.
– Adesso troietta vieni con noi. Stavi spiando le tue amiche per caso? –
mi domanda mentre il suo amico più robusto, dopo avermi preso per i capelli, mi trascina nella prima camera libera.
– No dai ragazzi. Ragionate. Io non sono di questo locale. Sono solo una loro amica ma non lavoro qui! Lasciatemi uscire vi prego. – cerco di dire con calma prima di adottare le maniere forti.
Ma ancora prima che possa reagire, il ragazzo più giovane, nonché il più ubriaco, afferra la scollatura della mia camicetta e con un colpo deciso fa saltare tutti i bottoni aprendola così di netto e rivelando ai due, il mio corpetto rosso.
– Ma cosa abbiamo qui! E questo bel corpetto? – mi dice sempre quello giovane tastandomi ora le tette da sopra il tessuto.
Cerco di spingerlo via, continuando a ripetere di lasciarmi stare, quando ecco che il secondo ragazzo si avvicina silenziosamente ed arrivato alle mie spalle, con uno strattone deciso, strappa di netto la mia gonna, provocando un leggero dolore a livello vita.
Finalmente anche l’altro ragazzo parla :
– Ma che troia. Allora non portavi veramente le mutandine. Guarda che figa.- risponde toccandomi rudemente il culo.
In poco, tra le mie ribellioni e lamenti, riescono a posizionarmi a 90° sul lettino che c’è in centro alla camera.
Mentre uno si posiziona davanti la mia bocca, sento l’altro posizionarsi invece dietro di me.
Il primo a entrare è quello nella mia bocca, che dopo qualche spinta, accolgo con fatica tra le mie labbra.
Il secondo invece è nella mia passera.
Dopo essersi sputato sul cazzo, punta deciso su di essa e con due spinte entra in me accompagnato dai miei lamenti.
Dopo poco però mi rendo conto che lo spavento maggiore è dato dalla situazione, mentre il dolore che potrei provare, non lo sento.
La mia passera è un lago e questa penetrazione violenta, alla fine non ha dato alcun effetto negativo su di me, ed anzi. Ora inizio a trarne un certo godimento.
Proprio sul più bello, mentre finalmente godevo di una doppia montata, proprio quando finalmente stavo per avere il mio primo orgasmo.
Ecco una voce fuori campo. Una voce che in precedenza avrei voluto sentire volentieri, ma che ora, preferivo non sentire più e che questa cavalcata arrivasse al termine.
– Voi tre!! Che cazzo fate !! Questo non è un bordello! –
Sento i due staccarsi da me, lasciandomi un senso strano di vuoto dentro.
Il terrore però ora colma i miei attimi.
Il buttafuori, prende con forza i due ragazzi sbattendoli fuori dalla camera.
– E tu! Se vuoi lavorare qui vedi di fare il contratto come tutte le altre! – mi urla quasi in faccia.
Poi quando finalmente esce, cerco la mia gonna, anche se rotta, per provare a coprirmi.
Cerco a lungo, ma niente.
– Quei due stronzi mi hanno rubato la gonna. – dico ad alta voce.
Dopodiché esco dalla camera e vado in cerca di Francesco.
“Basta ora voglio uscire da qui” – mi riprometto mentre vago tra i camerini con la patata al vento e la camicia senza più nemmeno un bottone.
Nel primo camerino che apro, trovo un vecchio intento a incularsi una giovane ragazza formosa.
Nel secondo, un ragazzo più o meno dell’età di Francesco è tutto estasiato mentre due ragazze ballano nude su di lui, strusciandosi sul suo corpo anch’esso nudo.
Nel terzo poi, aprendo, trovo il volto di una ragazza, pieno di sperma che impugna un cazzo gonfio e rosso fuoco. Le sue mani sono anch’esse piene di sperma, eppure non si ferma e continua a pompare quel cazzo che non sembra stanco di eruttare.
Dietro di lei poi, seduta presumibilmente sul volto dell’uomo, un’altra ragazza sembra godere di quella bocca che ha sotto di lui. Premuta sulla sua passerina, con la lingua che sicuramente leccherà ogni millimetro di essa.
Ma poi, guardando meglio.
” Cazzo ma sono le due ragazze che ha chiamato Giovanni per andare in privé con Francesco!!”
– Ma.. Francesco??!?!?!?!?! – quasi urlo avvicinandomi al lettino.
– Ehhiii cosa faii.. Vai fuori… L’ora non è ancora finita – mi dicono quasi in coro le due ragazze irritate dalla mia entrata.
Spingo via la ragazza che sta sulla sua faccia, rivelando finalmente il viso estasiato di Francesco.
– Che cazzo stai facendo??? Non ti ho mandato qui per farti scopare da tutte! Brutto porco! Ora andiamo a casa! Basta! – dico mentre lo trascino giù dal lettino.
– Voi andate fuori! Avete finito con lui! – dico rivolgendomi alle due ragazze.
Ecco che poi aiuto Francesco a rivestirsi e una volta pronto, lo trascino verso l’uscita dai privé.
Ma poi ecco che si ferma e mi fa la domanda fatidica, per la quale non so cosa rispondere.
– Ma la tua gonna? Ma le tue mutandine? Dove sono? Perché non le hai? – mi domanda mentre divento di tutti i colori.
– Non so come risponderti ora. È una lunga storia che sicuramente ti racconterò fuori da qui – rispondo tagliando per il sottile.
Quando però arrivo alla cassa è Giovanni a svelare il tutto a Francesco, domandandomi il perché di questa mia disponibilità eccessiva.
Quando poi riesco con calma a spiegare tutto, è lo stesso Giovanni a chiedere scusa a me e poi, visto il mio problema della gonna, mi promette di trovare subito qualcosa che possa indossare per uscire da qui.
Mentre attendo intanto, la camicia, per non rimanere con il solo corpetto, decido di arrotolarne la parte inferiore e poi legarla davanti.
Una volta che completo l’operazione, una ragazza in perizoma e reggiseno si presenta a me con un pezzo di stoffa nero nella mano.
– Giovanni mi ha detto che ti serviva una gonna. Questo è tutto quello che ho. Tieni, te lo regalo. Ciao! – mi cede il piccolo indumento e come è venuta, se ne va.
Guardandolo, però, noto che non è altro che una sottile fascia elastica nera.
– Ma che diavolo. – dico mentre indosso quell’indumento tanto striminzito e stretto.
Per riuscire a coprire la mia patata, quel piccolo indumento copre solamente il centro delle mie chiappe. L’incavo alto rimane scoperto, come anche la fine di esse, una piccola parte di quelle mezze lune compare dal basso di quella fascia così stretta che copre ma mostra tutto allo stesso tempo.
Il reggicalze rimane praticamente tutto esposto e come se non bastasse, la fascia non arriva nemmeno a coprire il bordo delle calze.
Francesco mi guarda incantato da tale spettacolo, mentre io mi maledico di aver lasciato fare tutto quello che voleva Ferrandi!
Se solo avessero sentito che sotto la gonna c’erano le mutandine, non si sarebbero sicuramente comportati così, quei due maiali!
Ed ecco che , finalmente, dopo qualche saluto rapido seguito ancora dalle scuse di Giovanni. Torniamo alla macchina e ci rimettiamo in viaggio verso casa.
Francesco continuava a raccontarmi di com’era stato fantastico con quelle due ragazze, di come l’avessi reso felice e di come era venuto più e più volte.
Dal canto mio, mi sentivo nervosa per tutte le porcate subite finora e per di più, gelosa per quelle due donne che tanto l’avevano fatto godere.
– Quindi ti hanno fatto godere più di quanto io abbia fatto in passato vero? Quindi io non valgo quanto loro? – dico nervosa.
– Ma no che dici, tu sei perfetta.. Mi piaci un sacco. Ma anche queste due ci sapevano fare.. – mi dice per confermare che non ero da meno.
– Cercherai mica di consolarmi? – dico ancora nervosamente
– Ma nooo!! Giada, io ti adoro, io non potrei avere di meglio! – mi dice trattenendo qualche altra cosa che forse avrebbe voluto dirmi.
A questo punto capisco le sue intenzioni e capisco la sua eccitazione del momento.
– Va bene. Ma per oggi basta così, tornatene a casa che io ho bisogno di un bagno, sono distrutta – dico con voce provata.
– Ok ti capisco. Mi spiace – così dicendo mi saluta con un bacio sulla guancia e subito dopo esce dall’abitacolo.
Sorrido, riuscendo finalmente a calmarmi e ripartendo quasi sgommando vado verso casa.
Non faccio nemmeno 150 metri che ecco una paletta che compare a lato strada.
Lampeggianti blu che prima non avevo notato compaiono da dietro un cespuglio.
Mi fermo.
– Favorisca documenti e libretto. – mi dice l’agente fissando la notevole scollatura del mio corpetto.
Una volta consegnati, si sposta davanti all’auto. Guarda l’assicurazione e poi, la targa.
Qualcosa lo innervosisce, anzi forse lo stupisce.
Di corsa torna verso di me e inserita una mano nell’abitacolo spegne il mezzo e rimuove le chiavi.
– Noi abbiamo molto da dire vero? Come mai, prima correvi tanto ? Almeno ti sei resa conto che ti stavamo inseguendo? – mi domanda ora scrutando le mie gambe scoperte oltre l’orlo delle calze, mostrando così sia sopra che sotto il mio reggicalze rosso.
– Ma agente. In realtà io. –
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