Ripetizioni molto particolari - 2
di
Lokrost
genere
dominazione
Nelle lezioni successive, non feci più alcun giochetto strano.
Semplicemente, al suo arrivo da scuola, mi facevo trovare senza pantaloni.
Ogni giorno però variavo tipo di mutandina, in modo che potesse gustarsi maggiore o minore vista, parti del mio pube maggiormente esaltate a volte e a volte meno e così via.
Poi però, un giorno, il campanello suonò.
Pensando avessero sbagliato porta, andai a rispondere sculettando vistosamente sotto lo sguardo attento di Francesco che non perdeva alcun movimento.
Ma quando risposi, il sangue mi gelò nelle vene.
– Ciao sono Franca. Ho dimenticato di perdere le chiavi questa mattina, mi puoi aprire cortesemente? -
– Sss…si! Certo ti apro subito! -
Mi volto verso Francesco.
– Presto!!! I miei jeans. Cazzo è tua madre! Sbrigatiii!!! -
A quel punto anche il volto di Francesco inizia a prendere strani coloriti e in fretta e furia mi porta i pantaloni.
Mentre li indosso, faccio cenno al ragazzo di iniziare ad aprire la serratura. Al secondo scatto della chiave nella toppa, i jeans stavano salendo al mio culo coprendolo rapidamente.
Quando Francesco fece forza verso il basso sulla maniglia, la mia zip saliva.
Quando la porta iniziò cigolando ad aprirsi, il bottone superiore era chiuso e la cintura stava correndo rapida nella fibbia.
– Eccomi, oggi sono un po’ in anticipo. -
Un piede, inguainato in scarpe grigie provviste di piccolo tacco poggia sul freddo pavimento, le borse fanno capolino da dietro la porta ed io finalmente abbasso la camicetta sistemandola sui pantaloni appena indossati.
“Giusto in tempo” è mancato un soffio che mi beccasse.
– Buona sera Franca. Oggi è in anticipo. –
– Ciao Giada. Si da ora, succederà sovente, credo. Nei prossimi mesi abbiamo impegni meno complessi da risolvere, quindi potrò finire anche prima del tempo! –
Deglutisco ”Cazzo, questo rovina tutti i miei programmi “
– Oh ma che bello. Almeno ha più tempo libero per andare in giro. – dico io.
– Ma ché! Passerò tutto il tempo libero a casa. Ho tante cose da sistemare. –
” Ecco, lo sapevo. Merda!” sono nervosa.
“Adesso devo escogitare qualche altro stratagemma.” mi confermo.
Fortunatamente però, la madre, dopo poco esce nuovamente di casa mentre noi avevamo ripreso la lezione.
– Cazzo, prima ci è mancato un pelo. Sei stata velocissima! Grande! – si sfoga Francesco facendo un respiro di sollievo.
– Si, per fortuna. Sennò avrebbe rovinato tutto il nostro programma. Però da ora dovremo apportare delle modifiche, ovviamente. –
Il suo modo di parlare, il suo interesse nella situazione erano una conferma stupenda per le mie orecchie! Aveva abboccato, era tutto mio e stava al mio gioco.
Con il suo modo di parlare ha espresso il suo voto!
Voleva continuare!
– Hai le chiavi della cantina? – domando a Francesco.
Spalanca gli occhi e mi guarda interrogativo :
– Cosa ci devi fare in cantina?? –
– Forse ho trovato come continuare il gioco. – rispondo sorridendo maliziosamente.
Iniziò così a sgattare nei cassetti e finalmente, dopo qualche minuto, trovò un piccolo mazzo di chiavi.
– Le ho trovate. Sono queste. –
– Va bene. Va bene. Per oggi la lezione finisce qui, ma per dopodomani devi sapere a memoria il resto oppure niente premio. – affermo mentre chiudo frettolosamente i libri e trascino il ragazzo alla porta di casa.
Mentre scendevamo in ascensore nel piano interrato, gli spiegai le modifiche al gioco.
– Ogni volta, alla fine della lezione, andiamo in cantina. Se ci sono i tuoi, gli dici che stiamo andando assieme a prendere un gelato. –
– E dentro la cantina cosa ci facciamo? – sorride.
– Tutte le porcate che vogliamo. – rispondo passandogli una mano sul pacco, già duro come il marmo e poi continuo :
– Perché tu sei un porcellino. Vero? – sorrido maliziosa.
Francesco avvampò ancora. Il rossore del viso era una conferma.
Rido malignamente mentre le porte dell’ascensore si aprono.
Mi faccio guidare alla sua cantina, apre la porta e una volta all’interno, mi faccio consegnare le chiavi e richiudo a doppia mandata.
– Vuoi continuare a giocare? Vuoi i tuoi premi? – parlo estraendo da una tasca il disegno da colorare.
– Si ti prego, voglio giocare, mi piace un sacco. –
– Allora continuiamo con le domande. – sorrido e così dicendo, mi slaccio i pantaloni e li tolgo ancora una volta.
– Cosa vuoi togliere per secondo ? – domando indicandomi gli indumenti.
Il suo braccio si alza, un dito punta verso di me, verso il basso ventre.
– Il tuo perizoma! – i suoi occhi sono pieni di libido.
– Guarda che sono dieci domande difficilissime. Sei sicuro di non voler provare altro? – indicandogli la mia camicetta chiusa.
– No voglio che togli quello. –
– Come vuoi. – Sorrido beffarda.
Apro il disegno e presa una penna, pronta per segnare se avesse indovinato inizio con una domanda di storia, praticamente impossibile da indovinare.
Riguardava la prima guerra mondiale, riguardava un particolare anno in cui successe un piccolo avvenimento che quasi nessuno prendeva in considerazione.
Ed infatti, come previsto, non seppe rispondere.
– Peccato. Io ti avevo avvertito. –
– La prossima volta la saprò! –
– Ok, vuoi provare con la camicetta? –
– Certo! – Mi confermò tutto felice.
Così gli feci una domanda, più semplice, di matematica.
A questa seppe rispondere.
– Altre 9! Continuo. –
Anche alla seconda domanda, anche se di altra materia, rispose correttamente.
Così per invogliarlo, iniziai ad aprire un bottone.
Rispose correttamente ad un’altra domanda, poi però decisi di essere cattiva e ne feci una più complessa.
– Peccato. Ora sei fermo. –
Nel mentre che annuncio la sua risposta errata, per provocarlo, apro la camicetta di un altro bottone.
Le tette iniziano ad intravedersi e i suoi occhi sembrano perdersi in quel piccolo spiraglio.
– La prossima settimana sarai più fortunato. – confermo.
– La prossima??? Ma come??? – sembra quasi disperato.
– Si, la prossima settimana continuerò le domande, ma solo se tu sarai bravo e studierai. – confermo sorridendo malignamente.
– Ma io te lo prometto, da ora studio. –
Scuoto la testa.
– No…No…Quando sarai bravo, ti premierò scendendo con te in cantina e lasciandoti guardare quello che ti sei guadagnato finora e ti potrai fare una sega davanti a me. Mentre quando sarai stato inconcludente, non verremo nemmeno qui sotto. – affermo seria.
– Ma è una tortura!!! – quasi sbatte i piedi a terra mentre fa quest’affermazione.
– Certo! Ti devo fare studiare !! – rispondo ridacchiando.
– Dai, ora sfogati. – dico sculettando davanti a lui e indicando con un dito tra le sue gambe.
Così, Francesco, si tira fuori il cazzo e davanti a me, inizia a segarsi.
Una volta eruttato il seme sul pavimento, la lezione, anche per oggi è terminata.
Da quel giorno, grazie anche un po’ per il problema causato dalla madre a casa in anticipo, Francesco cambia completamente.
Iniziato a studiare per davvero e tutti si stupiscono.
Prima di tutti, i professori, io per seconda e poi anche i genitori.
Un giorno in particolare, quando la madre era nuovamente tornata a casa in anticipo, ha deciso di parlare con me riguardo l’andamento del figlio.
Era molto seria, non si scomponeva mai e non prendeva mai più di troppa confidenza nei miei confronti. Forse per causa del suo lavoro molto delicato nel relazionarsi con le persone, oppure semplicemente per mantenere un “certo distacco” nei miei confronti.
– Ma cosa hai fatto a nostro figlio? Sembra si sia svegliato dal sonno e ora finalmente studia. – Sorrido, sapendo bene, per quale motivo vuole studiare!
– Non so, ma se continua così, sono sicura che riuscirà a passare le verifiche della prossima settimana. – affermo sorridente.
– Per questa settimana, potresti venire tutti i giorni ad aiutarlo? Se non hai altri impegni ovviamente. – mi chiede quasi pregandomi.
– Si certo! Non ci sono problemi. – affermo sorridente
– Sai, ci fidiamo maggiormente, se studia con te. – mi afferma con preoccupazione.
– Ne sono lieta. Come desiderate voi. – rispondo sorridendo ancora.
“Mi piace questa fiducia. Hahahaha! Poveri ignari.” penso ridacchiando.
“Non hanno idea di quale sia il metodo di studi che uso. Eppure, sono convinta che se il padre lo sapesse, vorrebbe anche lui qualche lezioncina ” trattengo la risata mentre la mia patatina fa sentire ancora una volta la sua presenza, sempre più contenta delle evoluzioni della situazione.
– Francesco, fino a quando non hai finito le verifiche, ci vedremo ogni giorno. Anche nel weekend. Chiaro? – confermo tornando a sedermi al tavolo.
– Si si chiaro. – mi risponde ad alta voce.
Poi, avvicinandomi al suo orecchio, a bassa voce, continuo :
– Bene, ora che abbiamo concluso, ti meriti la tua ricompensa. – così dicendo, mi alzo e prima di allontanarmi, facendo attenzione che la madre non fosse nei dintorni, struscio il mio culo praticamente sul suo volto.
Mi dirigo in cucina, trovando Franca intenta a lavare degli ortaggi.
– Io vado, torno domani alla solita ora. Adesso però ti rubo un momento tuo figlio, quando è bravo mi piace premiarlo. – sorrido con falsa disinvoltura.
– Oh ma che bello! Certo, fai pure! Ma riportamelo presto!! – risponde iniziando a “sciogliere” un poco quell’aura di “freddezza e distacco” che l’ha contraddistinta finora.
– Ci mancherebbe! Anche se.. mmm.. hahahaha! Torna presto, non ti preoccupare.. Ciaooo - rispondo allontanandomi.
Scherzavo nel pronunciare quelle parole, eppure dentro di me, si sono susseguite in un lampo, mille scene interessanti in cui potevo “godere” del suo rapimento.
” Basta pensare a tutte ste porcate. Sono proprio una zoccola” – rifletto mentre sculetto verso l’ascensore, seguita da Francesco.
Entrati in cantina, mentre torno a togliermi i pantaloni, gli annuncio qualcosa che gradirà sicuramente:
– Se la prossima settimana, farai bene i tuoi esami, ti farò un premio extra. –
– Davvero??? – risponde sorridente.
– Certo. Ma devi meritartelo. – affermo.
Mentre faccio una pausa, prendo il bigliettino con il mio corpo disegnato.
– Ora vogliamo continuare con il gioco? – parlo maliziosa.
– Si dai ti prego. – risponde quasi non stando nella pelle.
E così continuo con le domande relative alla mia camicetta.
” Sta migliorando, cazzo. Ma devo invogliarlo assolutamente.”
Quindi per farlo impazzire, faccio domande che conosce sicuramente, tutte cose studiate con il “nuovo metodo”.
Ed infatti, si ricorda tutto alla perfezione.
Man mano che risponde correttamente, davanti a lui, i bottoni della camicetta si aprono magicamente.
All’ultima domanda, ormai il mio seno coperto solo più dal reggiseno è ben visibile.
– Bravo. Ed anche l’ultima domanda è andata. Vieni a prendere il tuo premio. – affermo porgendomi in premio.
Finalmente, Francesco, entusiasta, con lentezza esasperante toglie la mia camicetta aggiungendo così un nuovo premio, alla sua collezione.
– Ora ti mancano solo più il reggiseno e le mutandine. – affermo ancora mostrando i due pezzi rimasti.
– Ma una volta che avrò tolto anche quelli cosa succede? – mi domanda.
– Che curiosone! Solo giocando lo potrai scoprire! Hahahaha! – rispondo strizzandomi le tette da sopra il reggiseno.
Dopodiché, ormai come fosse un rituale, si allontana e inizia ad aprirsi i pantaloni, per poter “sfogare” le sue voglie godendosi qualche istante il suo premio ambito.
– Fermati. – annuncio mentre mi avvicino.
Poi aggiungo mentre sono io stessa a slacciare quei jeans.
– Voglio che da oggi ti ricordi di impegnarti al massimo e di passare le verifiche. Se ci riuscirai, avrai più di quello che potresti immaginarti ora. – affermo.
Così dicendo, calati i pantaloni alle caviglie, il suo cazzo è in piena erezione, compresso nei suoi boxer attillati.
Con una mano mi avvicino a quella sagoma che deforma lo stretto indumento e due dita vanno ad appoggiarsi su di esso.
– Ahhh… – questo, il suo lamento di soddisfazione al mio tocco sul suo cazzo.
Ne percorro tutta la sagoma, tasto le palle, provo a stringerle tramite il tessuto dei boxer e poi, avvicino la mia bocca.
Con le labbra semi aperte, mi appoggio su quell’asta sempre più dura, sempre coperta da quel sottile strato di stoffa. Le mie labbra si induriscono e inizio a fargliele sentire su tutto l’arnese, inoltre il mio alito caldo aumenta ancora di più la sua libido ed infine, stringendo maggiormente all’altezza della sua cappella, cerco di tirare il membro verso di me, facendo forza sul tessuto che ora si tende maggiormente ed appena è possibile, sempre con i boxer come ultima barriera, affondo la mia bocca su quella cappella mentre una mano va a segare rapidamente l’asta.
In quell’istante sento l’agitazione di Francesco, l’eccitazione ed infine, quasi urlando si stacca da me portandosi le mani al membro sempre coperto dai boxer.
– O cazzo…. – annuncia con il respiro affannato e tutto di un colpo, i boxer iniziano a inumidirsi.
– Sei già venuto? ma… – gli domando un po’ delusa, sperando dentro di me, di poter godere ancora un poco con quel membro che inizia ad attrarmi.
– Si ma va bene, non ti preoccupare, tanto salgo a casa e mi vado a fare una doccia. Se vuoi vai pure, ormai devo andarmi a lavare, sono fradicio. – afferma rivestendosi frettolosamente.
” A chi lo dici ” penso. Ma senza dirlo.
Perché in effetti, nelle mie mutandine, sono un lago.
Quel cazzo di ragazzo quasi ventenne, mi attira, mi bagna.
Ma devo guadagnarmelo.
Non posso prendermelo così.
Devo riuscire a portare a termine le lezioni.
Se lui passa l’anno, quel cazzo è mio.
Se lui non lo passa?
” Merda, non ci voglio pensare ” ammetto delusa della possibile sconfitta.
Tutto andò per il meglio quella settimana.
Per stare più “tranquilli”, visti i continui rientri anticipati della donna, decidemmo di metterci in camera di Francesco per studiare.
Con la porta chiusa, i miei “attacchi” e i miei strusciamenti potevano così essere più soventi e tutta questa tecnica, ebbe i suoi effetti positivi. Infatti, tutti i giorni potevamo passare qualche piacevole minuto in cantina dopo le ore di lezione.
Io in reggiseno e mutandine, lui menandosi il cazzo mentre ammira ogni giorno i miei cambi di intimo, le mie mosse maliziose, le mie posizioni provocanti o le mie mani che vagano toccando quello che ancora è proibito, che non si può vedere e che non si può toccare.
Il lunedì seguente, dovevo continuare il gioco, ma ero combattuta a causa degli imminenti esami. Non volevo distrarlo troppo, altrimenti avrei rischiato il fallimento.
Ma Francesco non era stupido ed il lunedì, portandolo nuovamente in cantina e spogliandomi, mi chiese :
– Quali sono le altre domande? –
– Se io te le dico, tu prometti di passare le verifiche di questa settimana? – domandai preoccupata.
– Sisisi.. Passo tutti gli esami, ne sono sicuro. Ho studiato tutto. Mi hai detto tutto quello che dovevo sapere. – afferma sicuro di sé.
Sospirai, sperando mi dicesse la verità.
– Va bene. – risposi sospirando.
Così iniziai le domande difficili per rimuovere il mio reggiseno.
” Cazzo, questo è furbetto. Le sta indovinando tutte” pensai mentre a 5 domande risposte correttamente, dovetti iniziare a sganciare le spalline del reggiseno per poterlo invogliare ancora a proseguire.
Ma poi…
– Francesco. Ti ammetto che mi hai stupito, non so come tu faccia da un giorno all’altro a migliorare così. Vieni a prenderti il premio. – affermai stupita non solo di lui, ma anche di me e del mio metodo vincente.
Francesco aveva risposto correttamente, al primo colpo, a tutte e 10 le domande poste. Fisica, chimica, storia, matematica e altre ancora.
Grazie alle mie lezioni stava diventando un genio e mentre facevo questi ragionamenti, una leggera tensione sul retro del mio reggiseno, mi fece capire che i gancetti stavano per essere divisi.
Non lo trattiene nelle sue mani.
Lascia che il reggiseno, attratto dalla forza di gravità, cada a terra e con questo gesto le mie tette ora sono libere.
Lo vedo mentre con sguardo fisso sul mio petto, procede fino ad essermi di fronte.
Ammira estasiato quel premio tanto ambito, lo fissa quasi con bramosia.
– Sono stupende. – afferma il ragazzo.
Arrossisco vistosamente a questo commento, ma quello che mi preoccupa di più è la mia patatina sempre più umida.
Ogni giorno risulta essere un problema sempre più grosso, più acuto, più “irrefrenabile”.
Irrefrenabile, si.
La voglia di saltare al collo di quel ragazzo, prendere il suo cazzo e ficcarmelo nella patata che al solo pensiero sbrodola.
Ma anche questa giornata termina con la sua sega giornaliera.
Ma questa volta è tutto diverso.
Io rimango ferma, come in trance, guardo quel cazzo e con tutte le mie forze cerco di frenare la mia voglia, dettata da un prurito irrefrenabile al basso ventre.
Quando Francesco però si “scarica”, me ne accorgo e mi risveglio, perché posizionato troppo vicino a me, ha praticamente riversato tutto il suo seme sulle gambe.
– Oh Scusami, ti prego! Non.. non volevo…. – risponde imbarazzato.
– Fa niente, non ti preoccupare –mentre dico ciò mi guardo il seme colare dalle ginocchia, fino sui piedi.
Non resisto oltre. Senza rendermene conto, la mia mano va a raccogliere uno di quegli schizzi ed ancora senza rendermene conto, lo porto al naso. Quell’odore, mi manda in estasi e mentre fisso il suo cazzo, la mia mano, come un automa, entra nella mia bocca.
– Ma Giada. Ma cosa… Ma cosa fai?? – mi domanda Francesco ad occhi spalancati.
Mentre sento quelle parole, sto ingoiando il suo seme.
Quando sento quelle parole, mi sveglio.
– Cazzo…. Nnn.. No. Niente. Tutto bene. Rivestiamoci. Andiamo. – affermo e inizio a muovermi frettolosamente.
– Ma Giada sei tutta piena.. ma aspetta a vestirti.. i tuoi jeans. – troppo tardi, senza remore, metto i jeans spalmandomi tutto il suo seme sulle gambe.
Una volta rivestita, lo saluto e me ne vado lasciandolo ancora con il cazzo a penzoloni fuori dai pantaloni.
” Giada. Cazzo, sta volta hai esagerato ” mi sento una stupida, eppure…
Mi fermo un secondo, sul marciapiede, in mezzo alla gente che cammina ignara, alzo di poco il jeans sulla gamba destra.
” Si, ancora qualcosa è rimasto ” questo pensiero è associato ad una mia mano che va a raccogliere ancora qualche goccia.
Abbasso quindi il jeans e mentre torno a camminare, succhio quel dito come fosse un meraviglioso dolce. In mezzo alla gente ignara, tutto questo è eccitantissimo, è stupendo e la mia patatina rilascia a fiumi la sua voglia.
Semplicemente, al suo arrivo da scuola, mi facevo trovare senza pantaloni.
Ogni giorno però variavo tipo di mutandina, in modo che potesse gustarsi maggiore o minore vista, parti del mio pube maggiormente esaltate a volte e a volte meno e così via.
Poi però, un giorno, il campanello suonò.
Pensando avessero sbagliato porta, andai a rispondere sculettando vistosamente sotto lo sguardo attento di Francesco che non perdeva alcun movimento.
Ma quando risposi, il sangue mi gelò nelle vene.
– Ciao sono Franca. Ho dimenticato di perdere le chiavi questa mattina, mi puoi aprire cortesemente? -
– Sss…si! Certo ti apro subito! -
Mi volto verso Francesco.
– Presto!!! I miei jeans. Cazzo è tua madre! Sbrigatiii!!! -
A quel punto anche il volto di Francesco inizia a prendere strani coloriti e in fretta e furia mi porta i pantaloni.
Mentre li indosso, faccio cenno al ragazzo di iniziare ad aprire la serratura. Al secondo scatto della chiave nella toppa, i jeans stavano salendo al mio culo coprendolo rapidamente.
Quando Francesco fece forza verso il basso sulla maniglia, la mia zip saliva.
Quando la porta iniziò cigolando ad aprirsi, il bottone superiore era chiuso e la cintura stava correndo rapida nella fibbia.
– Eccomi, oggi sono un po’ in anticipo. -
Un piede, inguainato in scarpe grigie provviste di piccolo tacco poggia sul freddo pavimento, le borse fanno capolino da dietro la porta ed io finalmente abbasso la camicetta sistemandola sui pantaloni appena indossati.
“Giusto in tempo” è mancato un soffio che mi beccasse.
– Buona sera Franca. Oggi è in anticipo. –
– Ciao Giada. Si da ora, succederà sovente, credo. Nei prossimi mesi abbiamo impegni meno complessi da risolvere, quindi potrò finire anche prima del tempo! –
Deglutisco ”Cazzo, questo rovina tutti i miei programmi “
– Oh ma che bello. Almeno ha più tempo libero per andare in giro. – dico io.
– Ma ché! Passerò tutto il tempo libero a casa. Ho tante cose da sistemare. –
” Ecco, lo sapevo. Merda!” sono nervosa.
“Adesso devo escogitare qualche altro stratagemma.” mi confermo.
Fortunatamente però, la madre, dopo poco esce nuovamente di casa mentre noi avevamo ripreso la lezione.
– Cazzo, prima ci è mancato un pelo. Sei stata velocissima! Grande! – si sfoga Francesco facendo un respiro di sollievo.
– Si, per fortuna. Sennò avrebbe rovinato tutto il nostro programma. Però da ora dovremo apportare delle modifiche, ovviamente. –
Il suo modo di parlare, il suo interesse nella situazione erano una conferma stupenda per le mie orecchie! Aveva abboccato, era tutto mio e stava al mio gioco.
Con il suo modo di parlare ha espresso il suo voto!
Voleva continuare!
– Hai le chiavi della cantina? – domando a Francesco.
Spalanca gli occhi e mi guarda interrogativo :
– Cosa ci devi fare in cantina?? –
– Forse ho trovato come continuare il gioco. – rispondo sorridendo maliziosamente.
Iniziò così a sgattare nei cassetti e finalmente, dopo qualche minuto, trovò un piccolo mazzo di chiavi.
– Le ho trovate. Sono queste. –
– Va bene. Va bene. Per oggi la lezione finisce qui, ma per dopodomani devi sapere a memoria il resto oppure niente premio. – affermo mentre chiudo frettolosamente i libri e trascino il ragazzo alla porta di casa.
Mentre scendevamo in ascensore nel piano interrato, gli spiegai le modifiche al gioco.
– Ogni volta, alla fine della lezione, andiamo in cantina. Se ci sono i tuoi, gli dici che stiamo andando assieme a prendere un gelato. –
– E dentro la cantina cosa ci facciamo? – sorride.
– Tutte le porcate che vogliamo. – rispondo passandogli una mano sul pacco, già duro come il marmo e poi continuo :
– Perché tu sei un porcellino. Vero? – sorrido maliziosa.
Francesco avvampò ancora. Il rossore del viso era una conferma.
Rido malignamente mentre le porte dell’ascensore si aprono.
Mi faccio guidare alla sua cantina, apre la porta e una volta all’interno, mi faccio consegnare le chiavi e richiudo a doppia mandata.
– Vuoi continuare a giocare? Vuoi i tuoi premi? – parlo estraendo da una tasca il disegno da colorare.
– Si ti prego, voglio giocare, mi piace un sacco. –
– Allora continuiamo con le domande. – sorrido e così dicendo, mi slaccio i pantaloni e li tolgo ancora una volta.
– Cosa vuoi togliere per secondo ? – domando indicandomi gli indumenti.
Il suo braccio si alza, un dito punta verso di me, verso il basso ventre.
– Il tuo perizoma! – i suoi occhi sono pieni di libido.
– Guarda che sono dieci domande difficilissime. Sei sicuro di non voler provare altro? – indicandogli la mia camicetta chiusa.
– No voglio che togli quello. –
– Come vuoi. – Sorrido beffarda.
Apro il disegno e presa una penna, pronta per segnare se avesse indovinato inizio con una domanda di storia, praticamente impossibile da indovinare.
Riguardava la prima guerra mondiale, riguardava un particolare anno in cui successe un piccolo avvenimento che quasi nessuno prendeva in considerazione.
Ed infatti, come previsto, non seppe rispondere.
– Peccato. Io ti avevo avvertito. –
– La prossima volta la saprò! –
– Ok, vuoi provare con la camicetta? –
– Certo! – Mi confermò tutto felice.
Così gli feci una domanda, più semplice, di matematica.
A questa seppe rispondere.
– Altre 9! Continuo. –
Anche alla seconda domanda, anche se di altra materia, rispose correttamente.
Così per invogliarlo, iniziai ad aprire un bottone.
Rispose correttamente ad un’altra domanda, poi però decisi di essere cattiva e ne feci una più complessa.
– Peccato. Ora sei fermo. –
Nel mentre che annuncio la sua risposta errata, per provocarlo, apro la camicetta di un altro bottone.
Le tette iniziano ad intravedersi e i suoi occhi sembrano perdersi in quel piccolo spiraglio.
– La prossima settimana sarai più fortunato. – confermo.
– La prossima??? Ma come??? – sembra quasi disperato.
– Si, la prossima settimana continuerò le domande, ma solo se tu sarai bravo e studierai. – confermo sorridendo malignamente.
– Ma io te lo prometto, da ora studio. –
Scuoto la testa.
– No…No…Quando sarai bravo, ti premierò scendendo con te in cantina e lasciandoti guardare quello che ti sei guadagnato finora e ti potrai fare una sega davanti a me. Mentre quando sarai stato inconcludente, non verremo nemmeno qui sotto. – affermo seria.
– Ma è una tortura!!! – quasi sbatte i piedi a terra mentre fa quest’affermazione.
– Certo! Ti devo fare studiare !! – rispondo ridacchiando.
– Dai, ora sfogati. – dico sculettando davanti a lui e indicando con un dito tra le sue gambe.
Così, Francesco, si tira fuori il cazzo e davanti a me, inizia a segarsi.
Una volta eruttato il seme sul pavimento, la lezione, anche per oggi è terminata.
Da quel giorno, grazie anche un po’ per il problema causato dalla madre a casa in anticipo, Francesco cambia completamente.
Iniziato a studiare per davvero e tutti si stupiscono.
Prima di tutti, i professori, io per seconda e poi anche i genitori.
Un giorno in particolare, quando la madre era nuovamente tornata a casa in anticipo, ha deciso di parlare con me riguardo l’andamento del figlio.
Era molto seria, non si scomponeva mai e non prendeva mai più di troppa confidenza nei miei confronti. Forse per causa del suo lavoro molto delicato nel relazionarsi con le persone, oppure semplicemente per mantenere un “certo distacco” nei miei confronti.
– Ma cosa hai fatto a nostro figlio? Sembra si sia svegliato dal sonno e ora finalmente studia. – Sorrido, sapendo bene, per quale motivo vuole studiare!
– Non so, ma se continua così, sono sicura che riuscirà a passare le verifiche della prossima settimana. – affermo sorridente.
– Per questa settimana, potresti venire tutti i giorni ad aiutarlo? Se non hai altri impegni ovviamente. – mi chiede quasi pregandomi.
– Si certo! Non ci sono problemi. – affermo sorridente
– Sai, ci fidiamo maggiormente, se studia con te. – mi afferma con preoccupazione.
– Ne sono lieta. Come desiderate voi. – rispondo sorridendo ancora.
“Mi piace questa fiducia. Hahahaha! Poveri ignari.” penso ridacchiando.
“Non hanno idea di quale sia il metodo di studi che uso. Eppure, sono convinta che se il padre lo sapesse, vorrebbe anche lui qualche lezioncina ” trattengo la risata mentre la mia patatina fa sentire ancora una volta la sua presenza, sempre più contenta delle evoluzioni della situazione.
– Francesco, fino a quando non hai finito le verifiche, ci vedremo ogni giorno. Anche nel weekend. Chiaro? – confermo tornando a sedermi al tavolo.
– Si si chiaro. – mi risponde ad alta voce.
Poi, avvicinandomi al suo orecchio, a bassa voce, continuo :
– Bene, ora che abbiamo concluso, ti meriti la tua ricompensa. – così dicendo, mi alzo e prima di allontanarmi, facendo attenzione che la madre non fosse nei dintorni, struscio il mio culo praticamente sul suo volto.
Mi dirigo in cucina, trovando Franca intenta a lavare degli ortaggi.
– Io vado, torno domani alla solita ora. Adesso però ti rubo un momento tuo figlio, quando è bravo mi piace premiarlo. – sorrido con falsa disinvoltura.
– Oh ma che bello! Certo, fai pure! Ma riportamelo presto!! – risponde iniziando a “sciogliere” un poco quell’aura di “freddezza e distacco” che l’ha contraddistinta finora.
– Ci mancherebbe! Anche se.. mmm.. hahahaha! Torna presto, non ti preoccupare.. Ciaooo - rispondo allontanandomi.
Scherzavo nel pronunciare quelle parole, eppure dentro di me, si sono susseguite in un lampo, mille scene interessanti in cui potevo “godere” del suo rapimento.
” Basta pensare a tutte ste porcate. Sono proprio una zoccola” – rifletto mentre sculetto verso l’ascensore, seguita da Francesco.
Entrati in cantina, mentre torno a togliermi i pantaloni, gli annuncio qualcosa che gradirà sicuramente:
– Se la prossima settimana, farai bene i tuoi esami, ti farò un premio extra. –
– Davvero??? – risponde sorridente.
– Certo. Ma devi meritartelo. – affermo.
Mentre faccio una pausa, prendo il bigliettino con il mio corpo disegnato.
– Ora vogliamo continuare con il gioco? – parlo maliziosa.
– Si dai ti prego. – risponde quasi non stando nella pelle.
E così continuo con le domande relative alla mia camicetta.
” Sta migliorando, cazzo. Ma devo invogliarlo assolutamente.”
Quindi per farlo impazzire, faccio domande che conosce sicuramente, tutte cose studiate con il “nuovo metodo”.
Ed infatti, si ricorda tutto alla perfezione.
Man mano che risponde correttamente, davanti a lui, i bottoni della camicetta si aprono magicamente.
All’ultima domanda, ormai il mio seno coperto solo più dal reggiseno è ben visibile.
– Bravo. Ed anche l’ultima domanda è andata. Vieni a prendere il tuo premio. – affermo porgendomi in premio.
Finalmente, Francesco, entusiasta, con lentezza esasperante toglie la mia camicetta aggiungendo così un nuovo premio, alla sua collezione.
– Ora ti mancano solo più il reggiseno e le mutandine. – affermo ancora mostrando i due pezzi rimasti.
– Ma una volta che avrò tolto anche quelli cosa succede? – mi domanda.
– Che curiosone! Solo giocando lo potrai scoprire! Hahahaha! – rispondo strizzandomi le tette da sopra il reggiseno.
Dopodiché, ormai come fosse un rituale, si allontana e inizia ad aprirsi i pantaloni, per poter “sfogare” le sue voglie godendosi qualche istante il suo premio ambito.
– Fermati. – annuncio mentre mi avvicino.
Poi aggiungo mentre sono io stessa a slacciare quei jeans.
– Voglio che da oggi ti ricordi di impegnarti al massimo e di passare le verifiche. Se ci riuscirai, avrai più di quello che potresti immaginarti ora. – affermo.
Così dicendo, calati i pantaloni alle caviglie, il suo cazzo è in piena erezione, compresso nei suoi boxer attillati.
Con una mano mi avvicino a quella sagoma che deforma lo stretto indumento e due dita vanno ad appoggiarsi su di esso.
– Ahhh… – questo, il suo lamento di soddisfazione al mio tocco sul suo cazzo.
Ne percorro tutta la sagoma, tasto le palle, provo a stringerle tramite il tessuto dei boxer e poi, avvicino la mia bocca.
Con le labbra semi aperte, mi appoggio su quell’asta sempre più dura, sempre coperta da quel sottile strato di stoffa. Le mie labbra si induriscono e inizio a fargliele sentire su tutto l’arnese, inoltre il mio alito caldo aumenta ancora di più la sua libido ed infine, stringendo maggiormente all’altezza della sua cappella, cerco di tirare il membro verso di me, facendo forza sul tessuto che ora si tende maggiormente ed appena è possibile, sempre con i boxer come ultima barriera, affondo la mia bocca su quella cappella mentre una mano va a segare rapidamente l’asta.
In quell’istante sento l’agitazione di Francesco, l’eccitazione ed infine, quasi urlando si stacca da me portandosi le mani al membro sempre coperto dai boxer.
– O cazzo…. – annuncia con il respiro affannato e tutto di un colpo, i boxer iniziano a inumidirsi.
– Sei già venuto? ma… – gli domando un po’ delusa, sperando dentro di me, di poter godere ancora un poco con quel membro che inizia ad attrarmi.
– Si ma va bene, non ti preoccupare, tanto salgo a casa e mi vado a fare una doccia. Se vuoi vai pure, ormai devo andarmi a lavare, sono fradicio. – afferma rivestendosi frettolosamente.
” A chi lo dici ” penso. Ma senza dirlo.
Perché in effetti, nelle mie mutandine, sono un lago.
Quel cazzo di ragazzo quasi ventenne, mi attira, mi bagna.
Ma devo guadagnarmelo.
Non posso prendermelo così.
Devo riuscire a portare a termine le lezioni.
Se lui passa l’anno, quel cazzo è mio.
Se lui non lo passa?
” Merda, non ci voglio pensare ” ammetto delusa della possibile sconfitta.
Tutto andò per il meglio quella settimana.
Per stare più “tranquilli”, visti i continui rientri anticipati della donna, decidemmo di metterci in camera di Francesco per studiare.
Con la porta chiusa, i miei “attacchi” e i miei strusciamenti potevano così essere più soventi e tutta questa tecnica, ebbe i suoi effetti positivi. Infatti, tutti i giorni potevamo passare qualche piacevole minuto in cantina dopo le ore di lezione.
Io in reggiseno e mutandine, lui menandosi il cazzo mentre ammira ogni giorno i miei cambi di intimo, le mie mosse maliziose, le mie posizioni provocanti o le mie mani che vagano toccando quello che ancora è proibito, che non si può vedere e che non si può toccare.
Il lunedì seguente, dovevo continuare il gioco, ma ero combattuta a causa degli imminenti esami. Non volevo distrarlo troppo, altrimenti avrei rischiato il fallimento.
Ma Francesco non era stupido ed il lunedì, portandolo nuovamente in cantina e spogliandomi, mi chiese :
– Quali sono le altre domande? –
– Se io te le dico, tu prometti di passare le verifiche di questa settimana? – domandai preoccupata.
– Sisisi.. Passo tutti gli esami, ne sono sicuro. Ho studiato tutto. Mi hai detto tutto quello che dovevo sapere. – afferma sicuro di sé.
Sospirai, sperando mi dicesse la verità.
– Va bene. – risposi sospirando.
Così iniziai le domande difficili per rimuovere il mio reggiseno.
” Cazzo, questo è furbetto. Le sta indovinando tutte” pensai mentre a 5 domande risposte correttamente, dovetti iniziare a sganciare le spalline del reggiseno per poterlo invogliare ancora a proseguire.
Ma poi…
– Francesco. Ti ammetto che mi hai stupito, non so come tu faccia da un giorno all’altro a migliorare così. Vieni a prenderti il premio. – affermai stupita non solo di lui, ma anche di me e del mio metodo vincente.
Francesco aveva risposto correttamente, al primo colpo, a tutte e 10 le domande poste. Fisica, chimica, storia, matematica e altre ancora.
Grazie alle mie lezioni stava diventando un genio e mentre facevo questi ragionamenti, una leggera tensione sul retro del mio reggiseno, mi fece capire che i gancetti stavano per essere divisi.
Non lo trattiene nelle sue mani.
Lascia che il reggiseno, attratto dalla forza di gravità, cada a terra e con questo gesto le mie tette ora sono libere.
Lo vedo mentre con sguardo fisso sul mio petto, procede fino ad essermi di fronte.
Ammira estasiato quel premio tanto ambito, lo fissa quasi con bramosia.
– Sono stupende. – afferma il ragazzo.
Arrossisco vistosamente a questo commento, ma quello che mi preoccupa di più è la mia patatina sempre più umida.
Ogni giorno risulta essere un problema sempre più grosso, più acuto, più “irrefrenabile”.
Irrefrenabile, si.
La voglia di saltare al collo di quel ragazzo, prendere il suo cazzo e ficcarmelo nella patata che al solo pensiero sbrodola.
Ma anche questa giornata termina con la sua sega giornaliera.
Ma questa volta è tutto diverso.
Io rimango ferma, come in trance, guardo quel cazzo e con tutte le mie forze cerco di frenare la mia voglia, dettata da un prurito irrefrenabile al basso ventre.
Quando Francesco però si “scarica”, me ne accorgo e mi risveglio, perché posizionato troppo vicino a me, ha praticamente riversato tutto il suo seme sulle gambe.
– Oh Scusami, ti prego! Non.. non volevo…. – risponde imbarazzato.
– Fa niente, non ti preoccupare –mentre dico ciò mi guardo il seme colare dalle ginocchia, fino sui piedi.
Non resisto oltre. Senza rendermene conto, la mia mano va a raccogliere uno di quegli schizzi ed ancora senza rendermene conto, lo porto al naso. Quell’odore, mi manda in estasi e mentre fisso il suo cazzo, la mia mano, come un automa, entra nella mia bocca.
– Ma Giada. Ma cosa… Ma cosa fai?? – mi domanda Francesco ad occhi spalancati.
Mentre sento quelle parole, sto ingoiando il suo seme.
Quando sento quelle parole, mi sveglio.
– Cazzo…. Nnn.. No. Niente. Tutto bene. Rivestiamoci. Andiamo. – affermo e inizio a muovermi frettolosamente.
– Ma Giada sei tutta piena.. ma aspetta a vestirti.. i tuoi jeans. – troppo tardi, senza remore, metto i jeans spalmandomi tutto il suo seme sulle gambe.
Una volta rivestita, lo saluto e me ne vado lasciandolo ancora con il cazzo a penzoloni fuori dai pantaloni.
” Giada. Cazzo, sta volta hai esagerato ” mi sento una stupida, eppure…
Mi fermo un secondo, sul marciapiede, in mezzo alla gente che cammina ignara, alzo di poco il jeans sulla gamba destra.
” Si, ancora qualcosa è rimasto ” questo pensiero è associato ad una mia mano che va a raccogliere ancora qualche goccia.
Abbasso quindi il jeans e mentre torno a camminare, succhio quel dito come fosse un meraviglioso dolce. In mezzo alla gente ignara, tutto questo è eccitantissimo, è stupendo e la mia patatina rilascia a fiumi la sua voglia.
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