Ripetizioni molto particolari - 5

di
genere
dominazione

– Ciao Giada! Ma, come siamo eleganti! – Mi accolse Franca mentre entravo in casa sua.
In effetti ci avevo impiegato molto a prepararmi.
Ero andata dalla parrucchiera a fare i capelli.
Sotto a una chioma ordinata e “boccolosa”, una collanina d’oro fasciava il collo scendendo fino all’inizio dell’incavo tra i miei seni, leggermente visibili grazie a qualche bottone aperto della camicetta a maniche corte bianca e righe verticali grigio chiaro.
Scendendo più in basso, un bottone lasciato “casualmente” aperto, mostrava un triangolino della mia pancia, in corrispondenza con l’inizio della gonna nera a pieghe terminante poco sopra metà coscia.
Nessuno però poteva sapere cosa ci fosse sotto questi vestiti.
Si potevano solo vedere le gambe fasciate in splendide calze tutte lavorate in pizzo e piedi fasciati in scarpe aperte con tacco alto e molto grosso, non di quelli sottili, non il classico tacco a spillo.
Sotto a questi indumenti però, nessuno immaginava un corpetto rosso che oltre a sorreggere magnificamente le tette, le copriva appena, terminando poco sopra il capezzolo.
Nessuno inoltre immaginava che quelle calze fossero sorrette da un reggicalze anch’esso rosso.
Per concludere, nessuno ancora, immaginava che sopra al reggicalze, pronto ad essere rimosso in qualunque momento, c’era uno striminzito e sottilissimo perizoma nero.
Quando mi vide Francesco, quasi perse l’equilibrio.
Lo salutai quasi di sfuggita mentre uscivo di casa con la madre.
Ma nella mia mente, già pensavo a quando sarei tornata a prenderlo.
Tanto lo sapevo che avrebbe passato tutto a pieni voti.
Volevo premiarlo.
Avevo bisogno di premiarlo…
Altrimenti sarei esplosa dalla voglia che mi logorava.

Mi dovetti sedere con calma e attenzione sul sedile passeggero della bmw di Franca.
Altrettanta attenzione dovetti tenerla tutto il viaggio, facendo in modo che la gonna non salisse incontrollata a rivelare qualcosa di “segreto”.
Già nel parcheggio dell’istituto, tutti gli sguardi erano puntati su di me, mentre uscivo dall’auto, mentre percorrevo il vialetto e mentre entravo nel corridoio principale.
– Devo ammettere che non passi inosservata tu! Praticamente tutti, si voltano a guardarti. Complimenti! Veramente! – ammette Franca con invidia e quasi fastidio per tutte queste attenzioni.
– Eheheh! Ma smettila, guardano anche te, figurati… Dovresti vedere quanti guardano il tuo bel fondoschiena.. – provo ad azzardare anche se in effetti il suo culo è davvero notevole e non mi dispiacerebbe alla sua età averne uno così.
– Ma smettila di prendermi per il … culo… – dice marcando l’ultima parola e iniziando subito dopo a ridere.
Ed ecco che mentre siamo entrambi intente a ridere, qualcosa mi fa azzittire subito, mi fa arrossire, anzi, impallidire quasi…
Una persona che pensavo ormai fosse in pensione, una persona che non ho mai più visto dopo essere uscita anche io da questa scuola.
Mi passa vicino, mi fissa con durezza e a pochi centimetri da me con tono deciso ma senza rallentare la sua camminata mi saluta con tono sicuro :
– Ciao, Giada.
Mi fermo e con le gambe quasi tremanti, balbetto quasi.
– S..sa..salve, professore….. F…Ferrandi –
Riprendo fiato.
Non mi giro a guardare se si sia fermato, mi vergogno terribilmente.
Riprendo a camminare..
Non mi accorgo però che davanti a me, Franca si era fermata a guardare la scena e sbatto contro di lei colpendo involontariamente a testa bassa il suo mento.
– Ahi! Ma che mi combini! – urla quasi, dopo che l’ho colpita.
– Oh! Ti prego, scusami, che scema che sono! – cerco di calmare la situazione mentre massaggio subito il suo mento appena colpito.
– Non ti preoccupare, sto bene… Ma… conosci il professore di Francesco? – mi domanda con molta curiosità, visto il mio atteggiamento.
– Ehhmm.. si.. Si! Lo conosco, era… era anche il… mio professore quando venivo a scuola qui – affermo cercando di togliermi di dosso tutto quest’imbarazzo.
– Ma perché non me l’hai detto subito che venivi anche tu qui?? ne avrei parlato con i professori, probabilmente ti avrebbero dato qualche consiglio in più per le ripetizioni di Francesco! – dice quasi preoccupata.
– Ma no figurati… Non si ricorderanno manco di me! – cerco di sorridere coprendo l’agitazione.
– Ma…. Qualcuno, mi sembra si ricordi più che bene di te – mi dice sorridendo.
Ricambio il sorriso cercando di celare il meglio possibile tutto il mio nervosismo.

Finalmente arriviamo nel corridoio delle classi…
– Bene, vediamo di farci il giro di tutti quelli liberi.. poi facciamo i più importanti e penso che basti così –
Ed in effetti i primi 4 sono passati rapidamente, nessuna coda e nessun problema particolare di cui discutere. Francesco è molto preparato!
Poi le code sono diventate atroci, come atroce è il dolore che inizio a provare con queste maledette scarpe alte!
– Scusi. Mi scusi. Permesso. Scusi. – sono avvolta nei miei pensieri, mentre distrattamente ascolto questa voce sempre più vicina.
– Scusi. Eccoci! Giada, fammi passare. – sbianco mentre riconoscendo la voce, mi scanso, voltandomi lentamente verso quell’individuo che imbraccia un grosso scatolone pieno di libri.
– Mi scusi… Prof… – dico con voce tremante.
Passandomi davanti, data la quantità di folla che invade il piccolo corridoio e dato il grosso scatolone che porta, con un braccio, involontariamente struscia contro il mio seno provocandomi una scarica elettrica in tutto il corpo. Un mix di terrore e dubbio riguardo cosa possa aver pensato da quando ha ricevuto quella lettera, mi invade.
Finalmente mi sorpassa, finalmente inizio a riprendere fiato.
Ma proprio mentre sto riprendendo posto, proprio mentre è di fronte a Franca, si ferma.
Chiedendo scusa per l’ingombro, ruota a fatica in mezzo alla folla e fissandomi domanda :
– Ma tu, che ci fai qui? – domanda serio.
Ho quasi paura a parlare per tutto l’imbarazzo che provo.
– Lei è con me! – la mia salvatrice, salta quasi sui tacchi mentre pronuncia la frase.
“Si Franca! Grazie che mi salvi tu ” penso tra me.
– Ma lei è la madre di Francesco vero? – domanda ora rivolto verso la donna.
– Sisi… Lei è la ragazza che da ripetizioni a mio figlio. – risponde sicura e fiera.
Mi fissa senza parlare…
Tengo la testa bassa.
Vorrei scomparire, vorrei non essere mai venuta qui.
– Oh, ma bene! Giada, ti spiacerebbe venire a discutere alcune cose sul tuo metodo di studio? Vorrei sapere come hai fatto a migliorare così tanto Francesco, in così poco tempo! – mi dice voltandosi e tornando a camminare deciso tra la folla.
– Dai Giada, vieni sopra in libreria. Mentre ripongo questi libri ho molte domande da farti. – continua mentre si allontana da me.
– Giada! Dai! Che fai li impalata! Qualcosa non va ? – mi domanda Franca mentre mi vede ferma a testa bassa e con le mani strette tra loro.

Mi risveglio quasi di colpo mentre la mano di Franca va a scuotermi la spalla destra.
– Ah, si si! Vado vado! – mi faccio forza e sempre celando il mio nervosismo, prendo a farmi largo tra la folla, riprendendo a passo svelto il professore.
Sentendo i miei tacchi raggiungerlo rumorosamente, torna a parlare con me continuando a non degnarmi di sguardo alcuno.
– Bene, saprai sicuramente spiegarmi come fai a sintetizzare quasi tre anni di lezioni in pochi mesi di ripetizioni e farle oltretutto assimilare a questo ragazzo in tempi più che da record! – afferma mentre aprendo una porta di servizio, ci troviamo di fronte ad una rampa di scale.
Trattiene la porta aperta con un piede e lo scatolone in mano attendendo che varchi la soglia anche io.
Passandogli affianco, sento ulteriori scariche elettriche. Le mie mani iniziano a tremare quando mi fermo a testa bassa davanti alla rampa di scale.
La porta si richiude rumorosamente alle nostre spalle e poi i passi del prof li sento sempre più vicini, anzi vicinissimi.
Il suo fiato è sul mio collo, con un soffio sposta i miei capelli e poi sento le sue labbra appoggiarsi impercettibilmente sul mio orecchio sinistro.
– Aiutami ad aprire le porte, tanto la strada la conosci… vero? – mi sussurra all’orecchio… e quel modo di chiedermi conferma, sta a significare che le scappatelle con il ragazzo di turno, non erano poi così inosservate.
Significa che mi ha vista sgattaiolare in libreria e poi mi avrà anche vista mentre abbassavo le mutandine piegata a novanta su qualche bancone?
Mi avrà anche vista mentre usavo la mia bocca in modi inusuali?
Mi avrà vista anche mentre ho pianto per il dolore? Quando Carlo, durante una scopata furiosa, per sbaglio, entrando e uscendo dalla mia patatina, sbagliò buco, conficcandosi nel mio culetto vergine?
E poi, quante altre ne avrà viste?
Quando venivo legata e scopata dai gemelli?
“Basta!!! Basta Giada!!!” mi dico impugnando il corrimano e appoggiando il piede sul primo scalino.
– Ti sei decisa finalmente? Dai che non abbiamo tanto tempo – dice spingendomi con lo scatolone che trattiene in mano.
Così inizio lentamente a salire verso il piano superiore.
Quando ecco, che dopo pochi scalini, mi fermo nuovamente, spiazzata e imbarazzata dal commento del prof.
– Pensavo indossassi autoreggenti, invece, hai anche il reggicalze. Complimenti! – mi dice con una certa curiosità che traspare dal tono di voce.
Non sapendo cosa rispondere e rossa come un peperone, riprendo a salire le scale più velocemente, sperando così la tortura finisca prima.
Lo sento alle mie spalle, sento come mi guarda le gambe, come cerca di vedere più su di quanto la gonna non lasci già scoperto. Non oso immaginare cosa capiterà tra poco, ora che credo di avere intuito le sue intenzioni.
Così, sotto lo sguardo attento di Ferrandi, completo le due rampe di scale nell’imbarazzo più completo. Arrivata poi alla porta che ci divide dal corridoio, tra un cigolio e l’altro, la apro con fatica. Attendo quindi che il professore entri per primo, dopodiché lascio che la porta si richiuda rumorosamente alle nostre spalle.
Accendo le luci del corridoio e ci rendiamo conto di essere ormai soli su questo piano.
Al fondo del corridoio, all’ultima porta, si trova la libreria e così, sicura di me, cercando di celare l’imbarazzo, a grandi falcate cerco di raggiungere il prima possibile quella stanza.
– Fermati. Dove pensi di andare così ? – mi raggela il comando di Ferrandi dopo aver fatto non più di tre passi.
Non mi volto, abbasso la testa e provo a dire qualcosa, ma vengo nuovamente bloccata.
– Taci! Non voglio più sentirti parlare! Ora la gonna te la devo togliere io, oppure pensi di riuscirci da sola ? – mi dice tutto di un fiato, notando una certa difficoltà nel dire l’ultima parte della frase.
Penso di svenire, la mia vista per pochi attimi quasi si offusca e poco dopo, avvampa il caldo sulle mie guance ed un forte formicolio invade le mie gambe facendomi quasi cedere le ginocchia.
Mi appoggio al muro, con il sangue che pompa forte nelle vene e domando, quasi sussurro :
– Devo ? Prof…? – rimango con le labbra socchiuse e sempre a testa bassa ad attendere la sua risposta.
Una risposta che però non arriva.
Sento lo scatolone posarsi a terra rumorosamente e poi passi rapidi raggiungermi.
Altrettanto rapidamente, una mano raggiunge i miei capelli, impugnandoli e tirandoli verso l’uomo alle mie spalle. L’altra mano invece, raggiunge la mia gonna, scorre lungo il bordo superiore di essa in cerca dell’apertura. Una volta trovata, il bottone viene aperto senza remore, ed altrettanto rapidamente anche la zip scende, iniziando così a mostrare una piccola parte del mio reggicalze.
Poco dopo però, all’uomo si mostra molto di più, quando con quella mano, strattona la gonna verso il basso e dopo aver mollato la presa dai miei capelli, mi ordina di alzare un piede alla volta, per rimuovere quell’indumento che ora è di troppo.
– Noto con piacere dei notevoli miglioramenti. Che dire Giada. Ormai sei diventata una donna a tutti gli effetti. E che donna… – lascia la frase in sospeso e dopo aver sentito la gonna cadere sullo scatolone dei libri, una mano si poggia decisa sulla mia chiappa destra.
Non so cosa dire, nemmeno cosa fare.
Un tempo, quest’uomo mi attirava quasi, ma dopo il mio gesto di addio, non avevo preventivato alcun secondo incontro, mentre invece… Eccomi qui, con una sua mano che massaggia la mia chiappa e con l’altra che chissà cosa starà facendo!

Il massaggio dura però pochi attimi, dopo i quali, l’uomo si scosta da me.
- Prendi lo scatolone e precedimi verso la libreria.
Inghiotto quasi a fatica la poca saliva che ho in bocca e senza guardarlo, anzi, facendo attenzione che ciò non accada, raggiungo lo scatolone e piegando le ginocchia, scendo per raccoglierlo.
– Ferma. Fallo senza piegare le ginocchia. – dice quasi ridacchiando.
Ritorno in posizione eretta e sapendo di dare le spalle inizio a piegare il busto verso il basso.
A Ferrandi si apre così la vista più completa del mio culetto, con le chiappe che piano piano si allargano, mostrando sempre più di quel perizoma striminzito che scompare tra le mie chiappe.
Arrivando finalmente allo scatolone, con non poca fatica e dovendo allargare non poco le gambe per aiutarmi a non cadere, riesco prima a prendere e poi sollevare il pesante fardello.
La scenetta improvvisata, deve essere stata al quanto eccitante per il mio spettatore. Tutto è andato come prevedeva ed ora, si trova una ragazza giovane e bella, che sculetta vistosamente davanti a lui, dato il notevole peso che ha tra le mani.
Il corridoio sembra infinito, come infinito sembra l’imbarazzo che provo a sentirmi il culo osservato così maniacalmente.
A riempire tutto questo vuoto, solo il ticchettio dei miei tacchi che rimbombando nel vuoto corridoio, detta un tempo, un tempo che sembra non finire mai, come quella porta della libreria che sembra essere ogni passo più lontana da me.
Finalmente raggiungo però, la raggiungo ed allargando leggermente le gambe per tenermi in equilibrio, attendo che la porta venga aperta iniziando ad accusare tutto questo peso che porto tra le mani.
Lo spettacolo che offro deve essere notevole, visto che l’uomo rimane a fissarmi a lungo prima di decidersi ad aprire la porta.
Accese le luci, ci troviamo finalmente in libreria.

Entro e mi dirigo verso il primo tavolo libero, decisa a posare il prima possibile questo scatolone.
Finalmente raggiungo il tavolo e quasi con foga, lascio scivolare rumorosamente sul piano di legno il pesante scatolone.
Provata dalla fatica, piego leggermente il busto in avanti, poggiandomi con entrambe le mani sullo scatolone.
Involontariamente, durante quel gesto, allargo anche le gambe, mostrandomi così al professore in una posizione al quanto provocante.
Sento ora i suoi passi diretti verso di me. Faccio quindi per alzarmi, ma la sua voce mi blocca ancora.
– Cosa vuoi fare. Stai li ferma! Anzi, spostati affianco allo scatolone e poggia mani e gomiti sul tavolo tenendo le gambe molto larghe! – ordina con durezza senza fermare la sua camminata.
Nell’imbarazzo più completo, sentendo strani formicolii nella mia passera, mi sposto leggermente, posizionandomi quindi come richiesto.
“Non ho idea del perché non stia fuggendo urlando.
Non ho idea del perché non mi ribelli a quel porco del mio ex professore.
Non ho idea del perché accetti silenziosamente ogni suo ordine.
Saranno sensi di colpa per il perizomino che gli avevo regalato?
Saranno sensi di colpa per quello che ho scritto nella letterina?
Che cos’è tutto sto formicolio che sento nella mia passera?
Diavolo!”

Intanto il rumore dei suoi passi si è fermato a pochi centimetri da me.
Lo sento alle mie spalle, sento i suoi movimenti e poi….
Come due pizzicotti, sento i suoi pollici e gli indici di entrambe le mani, andare a pinzare il sottile filo del mio perizoma da entrambi i lati.
Sento quindi il tessuto tendersi, aprirsi e poi, con lentezza esasperante, essere tirato verso il basso.
Così, quel sottile tessuto, scorre lungo le mia pelle vellutata, la carezza mentre scende verso il basso, con se, anche il filino che piano piano viene sfilato dall’incavo delle mie chiappe, produce strani effetti su di me.
La pelle d’oca si propaga sul mio corpo, mentre quel pezzettino di stoffa arriva a scoprire anche la mia passera. Quel triangolino di stoffa ormai stropicciato inizia la discesa oltre il reggicalze e si ferma all’inizio delle mie calze.
Le dita quindi, dal semplice pinzare il piccolo indumento, ora si piegano ad uncino, infilandosi da entrambi i lati e poi…
… uno strattone deciso…
Il rumore che si sente è di stoffa lacerata.
Un urletto quasi impercettibile mi scappa dalla bocca, mentre il perizoma mi viene strappato di dosso.
– Urla pure quanto vuoi, tanto qui, non ci sente nessuno. – ridacchia il prof.
– Questo ovviamente, me lo tengo come ricordo. – continua mettendosi in tasca il perizoma strappato.
Ho quasi timore delle sue reazioni, vista la violenza che ha appena subito il mio perizoma. Ma purtroppo, il tempo di pensare e poco e cercando appiglio sul grosso tavolo, aprendo la bocca per lo stupore e facendo forza sulle gambe per non cadere rovinosamente a terra, trattengo a stento l’urlo dovuto all’impatto violento della sua mano su una mia chiappa.
– AAAAhhhhh!!!!!! – urlo quasi, per il potente sculaccione appena ricevuto.
La mia chiappa destra inizia subito ad arrossarsi.
Sto quasi per domandare perché, quando un secondo sculaccione mi sbatte violentemente nell’altra direzione facendomi quasi perdere l’equilibrio.
– Ma prooofff!!! Che male!!! – esclamo ancora, cercando di far smettere questa tortura.
– Zitta maiala! Questo è ciò che ti meriti per tutta la provocazione che hai dato negli anni passati! – esclama con foga.
Poi le sue mani, si scagliano ancora una volta sul mio culetto nudo spostandomi violentemente da una parte all’altra.
Mi viene quasi da piangere per il male, ma devo trattenermi per non sciupare il trucco.
– La prego prof! – replico a fatica.
– La prego? Per cosa? – mi domanda mentre lo sento succhiare qualcosa.
Il mio udito si fa più attento, cercando di capire cosa stia facendo.
Sento succhiare e poi sputare ripetutamente.
– Ma che cos…. Aaaaaaahhhhhh!!!!!! – urlo senza avere il tempo di finire la frase.
Il suo pollice, senza la minima premura, mi viene conficcato con forza nel culetto.
Grazie agli innumerevoli sputi, la saliva non provoca praticamente alcun attrito durante l’entrata, ma lo spavento, misto all’allargamento improvviso e forzato del muscolo del mio buchino, mi provocano non poco dolore.
– Zitta troia, che qui dentro ti ho vista prendere un cazzo per buco e tutti in una volta sola! – mi dice con tono duro e poi prosegue
– Se i tuoi vedessero i video che ho fatto, ti farebbero altro che la pelle! Huhahahaha! – dice ridendo e senza togliere il pollice dal mio culo.
– Sai, mi provochi! Mi hai sempre provocato e non sai quanto ti ho pensata! Non hai idea di quante volte avrei voluto scoparti! E poi quel perizoma! Per quasi un anno, tutti i giorni, quel perizoma era sempre con me! Per un anno, ho pure avuto problemi con mia moglie, solo per causa tua ! – mi dice tutto di un fiato prima di riprendere a sculacciarmi tenendo il pollice nel mio ano.
I colpi ora sono più leggeri, ma continui come continua è la pressione esercitata da quel pollice, per restare conficcato nel mio sedere.
Mi fa male è vero!
Però tutto questo, dopo un po’, misto ai continui sculaccioni che arrossano ad ogni colpo il mio culetto, mi iniziano a provocare sensazioni strane al basso ventre.
Mi trovo ad essere bagnata, mentre quella mano si avventa con violenza sul mio culetto e quell’altra invece, è conficcata con prepotenza in me.
Inutili sono i miei lamenti, inutili sono le mie preghiere perché si fermi.
Qualunque cosa dica, il prof non mi ascolta nemmeno.
Ma poi, finalmente si ferma.
Continuando a rimanere nel mio sederino con quel maledetto e oramai doloroso pollice, sento la fibbia dei suoi pantaloni.
Sento la zip e poi sento i pantaloni cadere a terra.
” Ecco che ora mi scopa ” penso tra me, mentre sento la patatina sempre più umida.
Quasi me l’aspettavo, quasi lo desideravo.
Anzi, forse l’ho sempre voluto.
Ma poi… Il rumore che sento è di sfregamento, frenetico, continuo, mentre la mano tra le mie chiappe mi trasmette vibrazioni a intermittenza.

Ferrandi, piuttosto che tradire sua moglie, piuttosto che rovinare così un matrimonio, tenendo un dito ben piantato nel mio culetto, preferisce sfogarsi con una sega di fronte alla ragazzina che da 15 anni a sta parte, ha riempito tutti i suoi desideri più segreti, tutte le sue perversioni, tutte le sue voglie.
E così, dopo ben pochi minuti di questa sega frenetica, il respiro si fa più affannato, la presa nel mio culo si fa più dolorosa dopo aver piegato il pollice ad uncino e aver iniziato a muoverlo all’interno e poi….
– Ahhhh.. Zoccola… Ahhh… – dice sfogando tutto il suo piacere.
Sento gli schizzi cadere a terra rumorosamente, sento la sua voglia scemare piano piano.
Come è entrato, ora quel dito esce dolorosamente dal mio culo, lasciandomi qualche secondo a bocca aperta.
Poi purtroppo, la parola che non aspettavo ancora.
– Rivestiti e vattene – mi dice mentre mi giro e lo vedo intento a pulirsi.
– Ma prof… – dico senza sapere come proseguire la frase.
– Prof un cazzo… Vedi di andartene e non farti vedere mai più. Riguardo a Francesco poi, stai tranquilla che farò in modo che abbia ottimi voti – dice mentre richiude nei pantaloni il cazzo ormai moscio.


L’incontro con Ferrandi sembrò durare un’eternità, quando in realtà avevamo passato assieme poco più di 30 minuti.
Il corridoio come anche le scale, le faccio quasi volando, per scappare via da quell’incubo tanto eccitante e imbarazzante.
In pochi attimi mi trovo proiettata nuovamente tra la folla, in pochi attimi mi domando cosa penserà di me quella gente che mi vede sbucare da questa porta.
Come se tutti sapessero che il mio culetto, sotto questa corta gonna è rosso come un peperone e poi….
Mai come ora mi sono sentita nuda…
Senza mutandine, in mezzo a mamme e papà, che potrebbero anche essere i miei.
Poi il peggio, i bambini che corrono ovunque. Se mai dovessero passarmi affianco e alzarmi la gonna, sarebbe un disastro.

– Eccoti. Ma hai fatto veloce! Dai che tocca a noi, vieni così sentiamo cosa ci deve dire il prof di italiano. –
Franca mi dice questa frase tutto di un fiato, mentre passandomi un braccio dietro le spalle, mi obbliga quasi ad avanzare, in direzione dell’aula in cui si terrà il colloquio.
Di Ferrandi, non ho notato manco più l’ombra. Non si è più visto né sentito.
Finiamo così i colloqui con il terrore persistente di rincontrarlo.
Poi, finalmente, saliamo con mio sollievo sulla bmw dirette nuovamente verso casa.
scritto il
2024-10-31
4 . 3 K
visite
2 9
voti
valutazione
7.2
il tuo voto

Continua a leggere racconti dello stesso autore

Segnala abuso in questo racconto erotico

Commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.