Ripetizioni molto particolari - 11
di
Lokrost
genere
dominazione
per chi, in passato, avesse letto il racconto originale, da questo punto, noterà che tutto cambia.
spero questa volta di portarlo verso una conclusione più interessante.
per commenti, critiche o altro lokrost@mail.com
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Ho il cuore che batte all’impazzata. Non mi aspettavo volesse continuare realmente ciò che aveva solo detto.
Con la pioggia che scende senza sosta mi dirigo subito al bar del padre.
Per fortuna trovo parcheggio quasi di fronte all’entrata e con velocità mi ci butto all’interno in una corsa a perdifiato.
- Oh eccoti. - esclama l’uomo appena mi vede entrare.
- Ciao – rispondo con un certo imbarazzo e senza riuscire a guardarlo in viso.
Il bar a quest’ora è deserto e con la pioggia battente, sarà difficile che arriverà a breve qualche avventore.
- Vieni prego. Avvicinati – esclama con apparente buon umore e serenità.
Mi avvicino fino al bancone, dove con entrambe le mani mi poggio ad esso. L’uomo prepara un caffè senza smettere di guardarmi sorridendo e quando è pronto me lo porge.
- L’altro giorno ho parlato con i professori. Affermano che se oggi rispondeva bene all’orale, sarebbe stato sicuramente promosso. Così mi sono permesso con altri genitori di organizzare una bella vacanza di due settimane per loro. - sorride ma senza lasciarmi parola, prosegue subito
- In tutto questo, ho convinto anche mia moglie ad andare a trovare i suoi genitori che non vede da anni. Sai, vivono all’estero ed è sempre difficile raggiungerli, così lei starà via quasi un mese se ho ben capito. – ovviamente, non mi dà ancora il tempo di parlare e mentre finisco di sorseggiare il caffè, la botta finale arriva come un macigno.
- Se, quindi, Francesco sarà promosso, dal giorno che parte per le vacanze, ho in mente di approfondire con te l’argomento che abbiamo tirato fuori l’altra notte. Sai, anche tu avresti bisogno di vacanze e quindi potresti avvertire che te ne andrai in qualche bel posto per due settimane. In realtà, ovviamente, come tu stessa mi hai supplicato, sarai la mia puttana e visto che mi fai eccitare come un porco, ti farò fare di tutto! -
Credo di esser diventata di mille colori in pochi istanti. Per fortuna avevo già finito di sorseggiare il caffè, altrimenti mi sarebbe andato di traverso.
Poi, l’uomo prosegue ancora.
- Sono arrivato alla conclusione che se dovrai ancora frequentare mio figlio per qualche motivo, devo prima esser sicuro di che persona tu sia e devo quindi averti tra le mani tutto il tempo che voglio per poterti valutare. Quindi non ti spiace se ti nego di vederlo da ora in poi, fino a quando non ti reputo idonea? - domanda avvicinandosi al bancone per potermi fissare negli occhi.
- Si Si, va bene. - confermo rapidamente senza però sapere esattamente cosa dire o come comportarmi in questo caso.
- Ah quasi scordavo. - esclama estraendo dalla tasca una chiavetta usb.
- Tieni! Qui ci sono tutte le registrazioni delle tue maialate, come promesso. - sorride posandola sul bancone di fronte i miei occhi.
- Questa volta, come vedi, l’unico vincolo effettivo che ti lega ancora alle mie decisioni è Francesco. Se non te ne frega più nulla di lui, libera di andartene. Nessuno ti obbliga a fare nulla che tu non voglia. - afferma ancora sotto voce.
Prendo respiro e togliendo le mani dal bancone, mi decido a rispondere a tono.
- Ho fatto alcune promesse con lui. Vorrei essere di parola e comunque, non voglio tirarmi indietro - affermo a sguardo basso mentre scariche gelide invadono il mio corpo dal basso verso l’alto.
- Molto bene – afferma l’uomo passando dall’altra parte del bancone per dirigersi con sicurezza alla porta d’entrata del locale.
Fuori diluvia senza sosta mentre l’uomo fa scattare la serratura e appende il cartello “Torno subito”.
- Vieni, seguimi. - ordina dirigendosi dietro il bancone e poi verso i locali interni.
Giunti in cucina, lo vedo svuotare il grosso tavolo in acciaio posto al centro della stanza.
Con un panno lo pulisce con cura e dopo averlo asciugato, si volta verso di me.
- Togli tutto…. Spogliati…. Nuda…. Ora! - ordina con decisione.
Impallidisco ma non oso ribellarmi e mentre eseguo l’ordine, allungo ogni cosa che indosso a lui che li ripone su un piccolo ripiano.
- Gambe larghe. Prendi il telefono - ordina ancora porgendomi la borsetta, quando ormai sono totalmente nuda di fronte i suoi occhi.
Preso in mano il telefono, la borsetta mi viene requisita nuovamente. L’uomo si avvicina a me che lo fisso con il telefono tra le mani. La sua mano destra si abbassa tra le mie gambe e raggiunta la passera, la tocca senza esitazione.
Una scossa mi arriva dritta al cervello mentre le sue dita impastano le grandi labbra.
- Cerca il numero di Francesco. - ordina mentre mi volta dando le spalle al grosso tavolo, ma senza mai smettere di massaggiarmi la figa.
- Trovato – esclamo mentre le sue dita si sono già fatte largo tra le grandi labbra per poter sprofondare maggiormente in me.
- Brava – esclama mostrandomi le dita bagnate dei miei umori.
- Ora siediti sul tavolo e spalanca bene le cosce. - ordina mentre lo vedo aprirsi i pantaloni.
Il tempo che eseguo gli ordini, lui mi è di fronte, con il cazzo duro che si avvicina sempre più alla mia passera.
L’uomo mi guarda, sputa più volte sulla sua mano e poi passa la saliva sulla cappella gonfia e umida.
Mi sorride e impugnato il cazzo, si posiziona tra le mie gambe.
Non parla, ma presto il cazzo giunge a contatto con la mia passera.
- Ora chiami Francesco e gli dici che questa settimana hai avuto un grosso problema e non riuscirete a vedervi. Lo aspetterai quando torna dalle vacanze. Tutto chiaro? - espone ancora mentre il cazzo è entrato tra le grandi labbra e inizia a strusciarlo su e giù.
- Si tutto chiaro – affermo premendo il tasto per comporre il numero.
L’uomo controlla cosa faccio e appena il telefono inizia a squillare, mentre ancora lo devo portare all’orecchio, con una spinta decisa mi penetra.
- AAAHHHHHHH – esclamo mentre il cazzo risale in me fino a quando il suo pube non è a contatto con il mio.
- Attenta ! Il telefono squilla ! - esclama l’uomo uscendo appena per poi riaffondare con ancora più forza in me.
Sbuffo e chiudendo gli occhi avvicino il telefono all’orecchio.
- Ciao Giada! - sento rispondere dall’altro capo.
Alla risposta dall’altro capo del telefono, l’uomo si spinge tutto dentro di me e si ferma.
- Ciao Fra. Guarda, ma…. ti devo avvertire che sta settimana mi è successo un casino…. Mi spiace, ma non possiamo vederci.. ma…. ti prego, porta pazienza fino a quando torni dalle vacanze. - lo dico tutto di un fiato con quel cazzo nella figa che pulsa e mi manda in tilt il cervello.
- Ma perché? Cos’è successo? Qualcosa non va? Io però, volevo vederti! – risponde agitato.
- Ma tranquillo Fra, è solo qualche settimana poi ci vediamo. Io….. - sbuffo il più silenziosamente possibile -…...ho delle cose da fare che mi portano via troppo tempo. Non lo sapevo prima, me lo ha ricordato mia madre…...Scusami – affretto a dire sperando termini presto la comunicazione.
- Va bene, come vuoi. Però ti posso chiamare ogni tanto? - domanda ancora.
- Si certo. Ma se vedi che non rispondo, aspetta che ti richiamo io….. ok? - domando sorridendo con il cazzo dell’uomo che inizia lentamente a uscire.
- Va bene. Allora ci sentiamo. - afferma per poi staccare la chiamata.
Guardo negli occhi l’uomo e appena poso il telefono sul tavolo, il cazzo con una prepotenza inaudita riaffonda fino a quando le palle non mi sbattono sul culo.
- AAAHHHH!!!!!! ODDIOO!!!! - urlo quasi senza ritegno.
L’uomo a questo punto mi sbatte di schiena sul freddo tavolo e avvolte con le sue grosse mani le mie cosce, inizia a fottermi con un ritmo davvero esagerato.
Le tette saltellano sul petto scosse dai suoi potenti affondi.
Con le mani cerco inutilmente di attaccarmi ai lati del tavolo mentre vengo violentemente sbattuta avanti e indietro. I colpi dati dal suo corpo a contatto con il mio, rimbombano nella stanza assieme ai continui gemiti e lamenti di entrambi. Mi manca il fiato, mi scoppia la testa e urlando, vengo spruzzando come in un’esplosione la mia voglia tra i nostri corpi.
- Che cagna da monta! Fantastica! - urla l’uomo senza smettere di fottermi.
- Prendi la pillola? – domanda ancora.
- Si, perché ? - domando a mia volta senza fiato.
- Perché da ora sei mia e io vengo in tutti i buchi della mia puttana. – esclama per poi grugnire.
I colpi sono ancora più forti, l’uomo urla e poi infilandosi più in profondità possibile, viene in me con un urlo liberatorio.
L’uomo non si toglie, rimane dentro e massaggiandomi pigramente le tette parla ancora.
- Preparati, tanto Federico sarà promosso sicuramente. Da lunedì e per tutti i giorni delle due settimane a seguire, l’unico tuo impegno sarò io. Chiaro? Per chi ti consce farai finta di andare in vacanza così non avrai impedimenti. - spiega mentre il cazzo inizia ad ammosciarsi ancora dentro la mia passera.
- Va bene. - affermo.
Stavo per zittirmi, ma poi mi sono ricordata le clausole dell’accordo.
- Va bene…. Padrone. - ripeto ancora con un mezzo sorriso, totalmente sfinita dalla cavalcata.
- Brava. - sorride e quando ormai il cazzo è moscio esce da me allontanandosi con calma per riprendere fiato. Nel frattempo mi rimetto seduta sul tavolo, respiro ancora con affanno e mentre lo guardo, scendo dal tavolo.
- Dove pensi di andare? - domanda guardandomi negli occhi.
- Volevo andare a casa. Adesso vorrei rivestirmi. - rispondo a bassa voce.
- Va bene, per oggi può bastare. Ma tieni il telefono sempre acceso in modo che ti posso chiamare quando voglio. - conclude per poi uscire dalla cucina mentre si riallaccia i pantaloni.
Bastano però pochi attimi e mentre riprendo possesso dei miei vestiti, la sua sborra inizia a colare fuori dalla passera.
Cerco attorno a me un rotolo di carta, ma non trovandolo, chiedo all’uomo di raggiungermi.
- Scusa ma non trovo della carta. - esclamo appena mi raggiunge.
- A cosa ti serve ? - domanda guardandomi in modo interrogativo.
- Mi sta uscendo tutta. - affermo indicando lo sperma che lentamente inizia a colare lungo la gamba.
- Sinceramente non mi interessa. Dovrebbe per caso scoparti qualcuno oltre me? Devi fargli vedere la figa? - domanda stando fermo sul posto.
- No. - rispondo secca.
- Bene. Ora inizierai a capire cosa significa appartenere a qualcuno. Adesso vestiti e vai a casa. - ordina rimanendo fermo sullo stipite della porta.
Silenziosamente mi rivesto sotto lo sguardo attento dell’uomo.
Non mi pulisco e una volta concluso, l’uomo, soddisfatto, mi lascia uscire dalla cucina.
Mentre cammino verso l’auto la pioggia ha cessato di scendere con forza, il clima ora è più fresco e per fortuna, in strada non c’è nessuno, altrimenti vedrebbero sempre più chiaramente la chiazza che si sta formando tra le gambe.
La notte è stata pressoché infernale.
I sogni si susseguivano con costanza caratterizzati da scene surreali in cui la protagonista ero sempre io…….e lui.
Il telefono squilla.
Con il cuore in gola scatto in piedi con gli occhi ancora mezzi chiusi.
Raggiunta la scrivania vedo il suo nome scritto sul display e senza attendere oltre, rispondo.
- Si. Padrone. - rispondo con voce rauca e assonnata.
- Immaginavo che dormissi. Devi venire al mio locale. Adesso. - l’ordine arriva con arroganza
Senza darmi tempo di replicare, la chiamata viene interrotta.
Guardo l’ora.
04:10 del mattino.
- Non ci posso credere. Ma è prestissimo. - esclamo andando verso l’armadio.
Con la pioggia della sera precedente, immagino non faccia molto caldo e senza nemmeno sapere come l’uomo voglia che mi vesta senza che riceva punizioni, opto per un miniabito con le mezze maniche.
Il capo è decisamente attillato, però la stoffa è abbastanza spessa da non mostrare con troppa chiarezza le mie forme. Ha una generosa scollatura ma il pezzo forte è la sua lunghezza che termina poche dita sotto il culo.
A quest’ora della mattina non ho idea nemmeno se il locale sia aperto o chiuso, ma sicuramente, non ci sarà molta gente in giro e quindi aggiungo al vestito solo un paio di sandali.
04:35 del mattino.
Parcheggio la macchina di fronte il suo locale.
La serranda è chiusa e non sapendo cosa fare, lo chiamo al cellulare.
- Sei qui? - risponde appena aperta la chiamata.
- Si -
- Ti apro – afferma chiudendo la chiamata.
Mentre esco dall’auto, la serranda del locale si sta già alzando.
Il tempo di presentarmi alla porta e l’uomo mi lascia entrare.
La porta viene subito richiusa alle mie spalle mentre la serranda sta già scendendo nuovamente.
- Lascia il vestito sul tavolino – ordina indicando un tavolino posto a pochi passi da me.
Eseguo l’ordine ed una volta posato il vestito sul tavolino, quando mi volto verso l’uomo, lo trovo a bocca aperta.
- Da come ti stai comportando, mi fai capire che questa situazione sta piacendo anche a te. - afferma avvicinandosi per poter inspirare l’odore dei miei capelli.
- Tiramelo fuori – ordina ancora senza darmi tempo di ribattere.
In silenzio eseguo l’ordine trovando già una notevole bozza da sopra i jeans.
Appena lo tiro fuori, l’odore di uomo si spande nell’aria. Il cazzo totalmente duro svetta tra noi con la cappella già umida e mezza scoperta.
Non riesco a parlare e mentre fisso il suo cazzo, i jeans cadono lentamente a terra.
- Sputa – ordina avvicinando la sua mano al mio volto.
Il palmo è posto verso l’alto e la mano è tenuta a forma di cucchiaio.
Sputo e sputo ancora quando vedo che non si ritrae. Infine, lo vedo scendere tra i nostri corpi, raggiungere il suo cazzo che viene scappellato totalmente dall’altra mano e poi, la mia saliva viene spalmata sulla cappella.
Si avvicina, posa le mani con decisione sulle mie chiappe e dopo avermi attratto a sé, si ferma.
- Mettilo dentro. - ordina con la bocca aperta in cerca di aria, a pochi millimetri dal mio volto.
Mi manca il fiato.
Con le mani raggiungo quel pezzo di carne rovente e impugnandolo, lo trascino verso il basso.
Affianco a me, una sedia è a portata della gamba e con pochi calci riesco a trascinarla vicino a noi per poterci posare un piede su di essa.
Lo guardo in volto mentre direziono il cazzo tra le grandi labbra.
Lo fisso negli occhi mentre lo porto all’entrata della mia figa.
- Sono pronta – affermo mentre muovendo leggermente il bacino, inizio a farlo sprofondare in me.
Non parla, respira profondamente, chiude gli occhi qualche istante e quando li riapre, inizia a risalire in me.
Mi manca il fiato, spalanco la bocca e gli occhi.
L’uomo sorride e risale in me fino a quando il bacino entra a contatto con il mio.
Sorride ancora mentre non riesco a muovermi. Approfittando della mia agitazione, mentre respiro a bocca aperta, mi sputa ripetutamente all’interno colpendo esattamente il palato per poi iniziare a fottermi con calma.
Non resisto, non ci riesco o forse non voglio.
Ansimo, godo, mi lamento ad alta voce mentre inghiotto la sua saliva.
Lo supplico di fottermi di più.
Ansimo, ed infine, esplodo ancora in un orgasmo senza ritorno.
L’uomo non smette, ma ansima anche lui.
I colpi si susseguono senza sosta fino a quando dopo svariati affondi, arriva al limite.
Rallenta, entra ed esce con lentezza e poi, infilandosi tutto in me, si ferma e viene.
Sento il cazzo pulsare mentre la sborra spruzza dentro.
L’uomo mi guarda, mi fissa negli occhi ansimando e ancora una volta rimane ben piantato in profondità.
- Oggi ti faccio tante belle foto – afferma carezzandomi i capelli e spostando una ciocca che copre il viso.
- Così quando finiscono queste due settimane mi posso continuare a segare guardandole. - continua carezzandomi ora una tetta.
- Poi però, le voglio fare vedere a dei miei amici – afferma con un mezzo sorriso mentre il suo cazzo sembra tornare nuovamente duro in me.
- Tranquilla, le vedranno solo, ma non le possono avere – afferma mentre il cazzo è effettivamente tornato duro tornando ad allargare la mia vagina.
- Voglio farti giocare anche con loro – continua mentre si muove lentamente con il cazzo ancora una volta tornato di marmo. La sborra intanto inizia a colare fuori a mano a mano che si muove.
Di fronte la sua sincerità e le frasi che mi sta dicendo, credo di esser diventata di ghiaccio e nell’imbarazzo e terrore più completo, mi viene a mancare anche la salivazione.
- Tranquilla. - afferma carezzandomi la testa appena nota il mio stato d’animo.
- Giochiamo tutti assieme, quindi ci sarò anche io. Non ti lascio sola con loro, non ti preoccupare. – afferma ridacchiando mentre torna nuovamente in me facendomelo sentire tutto.
- Non ti spiace vero? - domanda tornando a muoversi lentamente.
- No. Certamente. Puoi fare tutto ciò che vuoi. - affermo con il respiro corto dovuto a quel cazzo che sembra non doversi fermare mai.
- E tu ti lasceresti fare, tutto quello che mi passa per la testa? Veramente ? - domanda assestando un colpo di reni deciso.
- AHHH…...Si, certo. - affermo mentre inizio a sudare per tutte queste emozioni.
- Va bene – afferma staccandosi improvvisamente da me.
Toglie il mio piede da sopra la sedia e spostata nella sua direzione, ci si siede sopra.
Non si muove di molto ma presto spalanca completamente le gambe e mi incita ad avvicinarmi.
- In ginocchio allora. Adesso me lo lecchi e quando è tutto splendente, me lo succhi come si deve – ordina incrociando le mani dietro la sua testa.
Il suo cazzo, duro come il marmo è totalmente imbrattato di sborra e dei miei succhi.
Non oso ribellarmi, non ci riesco e una volta in ginocchio, poso le mani sulle sue gambe mentre con il viso vado subito alla base del cazzo.
Tiro fuori la lingua e in pochi attimi, lo sento sospirare appena inizio il lavoro di bocca.
spero questa volta di portarlo verso una conclusione più interessante.
per commenti, critiche o altro lokrost@mail.com
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Ho il cuore che batte all’impazzata. Non mi aspettavo volesse continuare realmente ciò che aveva solo detto.
Con la pioggia che scende senza sosta mi dirigo subito al bar del padre.
Per fortuna trovo parcheggio quasi di fronte all’entrata e con velocità mi ci butto all’interno in una corsa a perdifiato.
- Oh eccoti. - esclama l’uomo appena mi vede entrare.
- Ciao – rispondo con un certo imbarazzo e senza riuscire a guardarlo in viso.
Il bar a quest’ora è deserto e con la pioggia battente, sarà difficile che arriverà a breve qualche avventore.
- Vieni prego. Avvicinati – esclama con apparente buon umore e serenità.
Mi avvicino fino al bancone, dove con entrambe le mani mi poggio ad esso. L’uomo prepara un caffè senza smettere di guardarmi sorridendo e quando è pronto me lo porge.
- L’altro giorno ho parlato con i professori. Affermano che se oggi rispondeva bene all’orale, sarebbe stato sicuramente promosso. Così mi sono permesso con altri genitori di organizzare una bella vacanza di due settimane per loro. - sorride ma senza lasciarmi parola, prosegue subito
- In tutto questo, ho convinto anche mia moglie ad andare a trovare i suoi genitori che non vede da anni. Sai, vivono all’estero ed è sempre difficile raggiungerli, così lei starà via quasi un mese se ho ben capito. – ovviamente, non mi dà ancora il tempo di parlare e mentre finisco di sorseggiare il caffè, la botta finale arriva come un macigno.
- Se, quindi, Francesco sarà promosso, dal giorno che parte per le vacanze, ho in mente di approfondire con te l’argomento che abbiamo tirato fuori l’altra notte. Sai, anche tu avresti bisogno di vacanze e quindi potresti avvertire che te ne andrai in qualche bel posto per due settimane. In realtà, ovviamente, come tu stessa mi hai supplicato, sarai la mia puttana e visto che mi fai eccitare come un porco, ti farò fare di tutto! -
Credo di esser diventata di mille colori in pochi istanti. Per fortuna avevo già finito di sorseggiare il caffè, altrimenti mi sarebbe andato di traverso.
Poi, l’uomo prosegue ancora.
- Sono arrivato alla conclusione che se dovrai ancora frequentare mio figlio per qualche motivo, devo prima esser sicuro di che persona tu sia e devo quindi averti tra le mani tutto il tempo che voglio per poterti valutare. Quindi non ti spiace se ti nego di vederlo da ora in poi, fino a quando non ti reputo idonea? - domanda avvicinandosi al bancone per potermi fissare negli occhi.
- Si Si, va bene. - confermo rapidamente senza però sapere esattamente cosa dire o come comportarmi in questo caso.
- Ah quasi scordavo. - esclama estraendo dalla tasca una chiavetta usb.
- Tieni! Qui ci sono tutte le registrazioni delle tue maialate, come promesso. - sorride posandola sul bancone di fronte i miei occhi.
- Questa volta, come vedi, l’unico vincolo effettivo che ti lega ancora alle mie decisioni è Francesco. Se non te ne frega più nulla di lui, libera di andartene. Nessuno ti obbliga a fare nulla che tu non voglia. - afferma ancora sotto voce.
Prendo respiro e togliendo le mani dal bancone, mi decido a rispondere a tono.
- Ho fatto alcune promesse con lui. Vorrei essere di parola e comunque, non voglio tirarmi indietro - affermo a sguardo basso mentre scariche gelide invadono il mio corpo dal basso verso l’alto.
- Molto bene – afferma l’uomo passando dall’altra parte del bancone per dirigersi con sicurezza alla porta d’entrata del locale.
Fuori diluvia senza sosta mentre l’uomo fa scattare la serratura e appende il cartello “Torno subito”.
- Vieni, seguimi. - ordina dirigendosi dietro il bancone e poi verso i locali interni.
Giunti in cucina, lo vedo svuotare il grosso tavolo in acciaio posto al centro della stanza.
Con un panno lo pulisce con cura e dopo averlo asciugato, si volta verso di me.
- Togli tutto…. Spogliati…. Nuda…. Ora! - ordina con decisione.
Impallidisco ma non oso ribellarmi e mentre eseguo l’ordine, allungo ogni cosa che indosso a lui che li ripone su un piccolo ripiano.
- Gambe larghe. Prendi il telefono - ordina ancora porgendomi la borsetta, quando ormai sono totalmente nuda di fronte i suoi occhi.
Preso in mano il telefono, la borsetta mi viene requisita nuovamente. L’uomo si avvicina a me che lo fisso con il telefono tra le mani. La sua mano destra si abbassa tra le mie gambe e raggiunta la passera, la tocca senza esitazione.
Una scossa mi arriva dritta al cervello mentre le sue dita impastano le grandi labbra.
- Cerca il numero di Francesco. - ordina mentre mi volta dando le spalle al grosso tavolo, ma senza mai smettere di massaggiarmi la figa.
- Trovato – esclamo mentre le sue dita si sono già fatte largo tra le grandi labbra per poter sprofondare maggiormente in me.
- Brava – esclama mostrandomi le dita bagnate dei miei umori.
- Ora siediti sul tavolo e spalanca bene le cosce. - ordina mentre lo vedo aprirsi i pantaloni.
Il tempo che eseguo gli ordini, lui mi è di fronte, con il cazzo duro che si avvicina sempre più alla mia passera.
L’uomo mi guarda, sputa più volte sulla sua mano e poi passa la saliva sulla cappella gonfia e umida.
Mi sorride e impugnato il cazzo, si posiziona tra le mie gambe.
Non parla, ma presto il cazzo giunge a contatto con la mia passera.
- Ora chiami Francesco e gli dici che questa settimana hai avuto un grosso problema e non riuscirete a vedervi. Lo aspetterai quando torna dalle vacanze. Tutto chiaro? - espone ancora mentre il cazzo è entrato tra le grandi labbra e inizia a strusciarlo su e giù.
- Si tutto chiaro – affermo premendo il tasto per comporre il numero.
L’uomo controlla cosa faccio e appena il telefono inizia a squillare, mentre ancora lo devo portare all’orecchio, con una spinta decisa mi penetra.
- AAAHHHHHHH – esclamo mentre il cazzo risale in me fino a quando il suo pube non è a contatto con il mio.
- Attenta ! Il telefono squilla ! - esclama l’uomo uscendo appena per poi riaffondare con ancora più forza in me.
Sbuffo e chiudendo gli occhi avvicino il telefono all’orecchio.
- Ciao Giada! - sento rispondere dall’altro capo.
Alla risposta dall’altro capo del telefono, l’uomo si spinge tutto dentro di me e si ferma.
- Ciao Fra. Guarda, ma…. ti devo avvertire che sta settimana mi è successo un casino…. Mi spiace, ma non possiamo vederci.. ma…. ti prego, porta pazienza fino a quando torni dalle vacanze. - lo dico tutto di un fiato con quel cazzo nella figa che pulsa e mi manda in tilt il cervello.
- Ma perché? Cos’è successo? Qualcosa non va? Io però, volevo vederti! – risponde agitato.
- Ma tranquillo Fra, è solo qualche settimana poi ci vediamo. Io….. - sbuffo il più silenziosamente possibile -…...ho delle cose da fare che mi portano via troppo tempo. Non lo sapevo prima, me lo ha ricordato mia madre…...Scusami – affretto a dire sperando termini presto la comunicazione.
- Va bene, come vuoi. Però ti posso chiamare ogni tanto? - domanda ancora.
- Si certo. Ma se vedi che non rispondo, aspetta che ti richiamo io….. ok? - domando sorridendo con il cazzo dell’uomo che inizia lentamente a uscire.
- Va bene. Allora ci sentiamo. - afferma per poi staccare la chiamata.
Guardo negli occhi l’uomo e appena poso il telefono sul tavolo, il cazzo con una prepotenza inaudita riaffonda fino a quando le palle non mi sbattono sul culo.
- AAAHHHH!!!!!! ODDIOO!!!! - urlo quasi senza ritegno.
L’uomo a questo punto mi sbatte di schiena sul freddo tavolo e avvolte con le sue grosse mani le mie cosce, inizia a fottermi con un ritmo davvero esagerato.
Le tette saltellano sul petto scosse dai suoi potenti affondi.
Con le mani cerco inutilmente di attaccarmi ai lati del tavolo mentre vengo violentemente sbattuta avanti e indietro. I colpi dati dal suo corpo a contatto con il mio, rimbombano nella stanza assieme ai continui gemiti e lamenti di entrambi. Mi manca il fiato, mi scoppia la testa e urlando, vengo spruzzando come in un’esplosione la mia voglia tra i nostri corpi.
- Che cagna da monta! Fantastica! - urla l’uomo senza smettere di fottermi.
- Prendi la pillola? – domanda ancora.
- Si, perché ? - domando a mia volta senza fiato.
- Perché da ora sei mia e io vengo in tutti i buchi della mia puttana. – esclama per poi grugnire.
I colpi sono ancora più forti, l’uomo urla e poi infilandosi più in profondità possibile, viene in me con un urlo liberatorio.
L’uomo non si toglie, rimane dentro e massaggiandomi pigramente le tette parla ancora.
- Preparati, tanto Federico sarà promosso sicuramente. Da lunedì e per tutti i giorni delle due settimane a seguire, l’unico tuo impegno sarò io. Chiaro? Per chi ti consce farai finta di andare in vacanza così non avrai impedimenti. - spiega mentre il cazzo inizia ad ammosciarsi ancora dentro la mia passera.
- Va bene. - affermo.
Stavo per zittirmi, ma poi mi sono ricordata le clausole dell’accordo.
- Va bene…. Padrone. - ripeto ancora con un mezzo sorriso, totalmente sfinita dalla cavalcata.
- Brava. - sorride e quando ormai il cazzo è moscio esce da me allontanandosi con calma per riprendere fiato. Nel frattempo mi rimetto seduta sul tavolo, respiro ancora con affanno e mentre lo guardo, scendo dal tavolo.
- Dove pensi di andare? - domanda guardandomi negli occhi.
- Volevo andare a casa. Adesso vorrei rivestirmi. - rispondo a bassa voce.
- Va bene, per oggi può bastare. Ma tieni il telefono sempre acceso in modo che ti posso chiamare quando voglio. - conclude per poi uscire dalla cucina mentre si riallaccia i pantaloni.
Bastano però pochi attimi e mentre riprendo possesso dei miei vestiti, la sua sborra inizia a colare fuori dalla passera.
Cerco attorno a me un rotolo di carta, ma non trovandolo, chiedo all’uomo di raggiungermi.
- Scusa ma non trovo della carta. - esclamo appena mi raggiunge.
- A cosa ti serve ? - domanda guardandomi in modo interrogativo.
- Mi sta uscendo tutta. - affermo indicando lo sperma che lentamente inizia a colare lungo la gamba.
- Sinceramente non mi interessa. Dovrebbe per caso scoparti qualcuno oltre me? Devi fargli vedere la figa? - domanda stando fermo sul posto.
- No. - rispondo secca.
- Bene. Ora inizierai a capire cosa significa appartenere a qualcuno. Adesso vestiti e vai a casa. - ordina rimanendo fermo sullo stipite della porta.
Silenziosamente mi rivesto sotto lo sguardo attento dell’uomo.
Non mi pulisco e una volta concluso, l’uomo, soddisfatto, mi lascia uscire dalla cucina.
Mentre cammino verso l’auto la pioggia ha cessato di scendere con forza, il clima ora è più fresco e per fortuna, in strada non c’è nessuno, altrimenti vedrebbero sempre più chiaramente la chiazza che si sta formando tra le gambe.
La notte è stata pressoché infernale.
I sogni si susseguivano con costanza caratterizzati da scene surreali in cui la protagonista ero sempre io…….e lui.
Il telefono squilla.
Con il cuore in gola scatto in piedi con gli occhi ancora mezzi chiusi.
Raggiunta la scrivania vedo il suo nome scritto sul display e senza attendere oltre, rispondo.
- Si. Padrone. - rispondo con voce rauca e assonnata.
- Immaginavo che dormissi. Devi venire al mio locale. Adesso. - l’ordine arriva con arroganza
Senza darmi tempo di replicare, la chiamata viene interrotta.
Guardo l’ora.
04:10 del mattino.
- Non ci posso credere. Ma è prestissimo. - esclamo andando verso l’armadio.
Con la pioggia della sera precedente, immagino non faccia molto caldo e senza nemmeno sapere come l’uomo voglia che mi vesta senza che riceva punizioni, opto per un miniabito con le mezze maniche.
Il capo è decisamente attillato, però la stoffa è abbastanza spessa da non mostrare con troppa chiarezza le mie forme. Ha una generosa scollatura ma il pezzo forte è la sua lunghezza che termina poche dita sotto il culo.
A quest’ora della mattina non ho idea nemmeno se il locale sia aperto o chiuso, ma sicuramente, non ci sarà molta gente in giro e quindi aggiungo al vestito solo un paio di sandali.
04:35 del mattino.
Parcheggio la macchina di fronte il suo locale.
La serranda è chiusa e non sapendo cosa fare, lo chiamo al cellulare.
- Sei qui? - risponde appena aperta la chiamata.
- Si -
- Ti apro – afferma chiudendo la chiamata.
Mentre esco dall’auto, la serranda del locale si sta già alzando.
Il tempo di presentarmi alla porta e l’uomo mi lascia entrare.
La porta viene subito richiusa alle mie spalle mentre la serranda sta già scendendo nuovamente.
- Lascia il vestito sul tavolino – ordina indicando un tavolino posto a pochi passi da me.
Eseguo l’ordine ed una volta posato il vestito sul tavolino, quando mi volto verso l’uomo, lo trovo a bocca aperta.
- Da come ti stai comportando, mi fai capire che questa situazione sta piacendo anche a te. - afferma avvicinandosi per poter inspirare l’odore dei miei capelli.
- Tiramelo fuori – ordina ancora senza darmi tempo di ribattere.
In silenzio eseguo l’ordine trovando già una notevole bozza da sopra i jeans.
Appena lo tiro fuori, l’odore di uomo si spande nell’aria. Il cazzo totalmente duro svetta tra noi con la cappella già umida e mezza scoperta.
Non riesco a parlare e mentre fisso il suo cazzo, i jeans cadono lentamente a terra.
- Sputa – ordina avvicinando la sua mano al mio volto.
Il palmo è posto verso l’alto e la mano è tenuta a forma di cucchiaio.
Sputo e sputo ancora quando vedo che non si ritrae. Infine, lo vedo scendere tra i nostri corpi, raggiungere il suo cazzo che viene scappellato totalmente dall’altra mano e poi, la mia saliva viene spalmata sulla cappella.
Si avvicina, posa le mani con decisione sulle mie chiappe e dopo avermi attratto a sé, si ferma.
- Mettilo dentro. - ordina con la bocca aperta in cerca di aria, a pochi millimetri dal mio volto.
Mi manca il fiato.
Con le mani raggiungo quel pezzo di carne rovente e impugnandolo, lo trascino verso il basso.
Affianco a me, una sedia è a portata della gamba e con pochi calci riesco a trascinarla vicino a noi per poterci posare un piede su di essa.
Lo guardo in volto mentre direziono il cazzo tra le grandi labbra.
Lo fisso negli occhi mentre lo porto all’entrata della mia figa.
- Sono pronta – affermo mentre muovendo leggermente il bacino, inizio a farlo sprofondare in me.
Non parla, respira profondamente, chiude gli occhi qualche istante e quando li riapre, inizia a risalire in me.
Mi manca il fiato, spalanco la bocca e gli occhi.
L’uomo sorride e risale in me fino a quando il bacino entra a contatto con il mio.
Sorride ancora mentre non riesco a muovermi. Approfittando della mia agitazione, mentre respiro a bocca aperta, mi sputa ripetutamente all’interno colpendo esattamente il palato per poi iniziare a fottermi con calma.
Non resisto, non ci riesco o forse non voglio.
Ansimo, godo, mi lamento ad alta voce mentre inghiotto la sua saliva.
Lo supplico di fottermi di più.
Ansimo, ed infine, esplodo ancora in un orgasmo senza ritorno.
L’uomo non smette, ma ansima anche lui.
I colpi si susseguono senza sosta fino a quando dopo svariati affondi, arriva al limite.
Rallenta, entra ed esce con lentezza e poi, infilandosi tutto in me, si ferma e viene.
Sento il cazzo pulsare mentre la sborra spruzza dentro.
L’uomo mi guarda, mi fissa negli occhi ansimando e ancora una volta rimane ben piantato in profondità.
- Oggi ti faccio tante belle foto – afferma carezzandomi i capelli e spostando una ciocca che copre il viso.
- Così quando finiscono queste due settimane mi posso continuare a segare guardandole. - continua carezzandomi ora una tetta.
- Poi però, le voglio fare vedere a dei miei amici – afferma con un mezzo sorriso mentre il suo cazzo sembra tornare nuovamente duro in me.
- Tranquilla, le vedranno solo, ma non le possono avere – afferma mentre il cazzo è effettivamente tornato duro tornando ad allargare la mia vagina.
- Voglio farti giocare anche con loro – continua mentre si muove lentamente con il cazzo ancora una volta tornato di marmo. La sborra intanto inizia a colare fuori a mano a mano che si muove.
Di fronte la sua sincerità e le frasi che mi sta dicendo, credo di esser diventata di ghiaccio e nell’imbarazzo e terrore più completo, mi viene a mancare anche la salivazione.
- Tranquilla. - afferma carezzandomi la testa appena nota il mio stato d’animo.
- Giochiamo tutti assieme, quindi ci sarò anche io. Non ti lascio sola con loro, non ti preoccupare. – afferma ridacchiando mentre torna nuovamente in me facendomelo sentire tutto.
- Non ti spiace vero? - domanda tornando a muoversi lentamente.
- No. Certamente. Puoi fare tutto ciò che vuoi. - affermo con il respiro corto dovuto a quel cazzo che sembra non doversi fermare mai.
- E tu ti lasceresti fare, tutto quello che mi passa per la testa? Veramente ? - domanda assestando un colpo di reni deciso.
- AHHH…...Si, certo. - affermo mentre inizio a sudare per tutte queste emozioni.
- Va bene – afferma staccandosi improvvisamente da me.
Toglie il mio piede da sopra la sedia e spostata nella sua direzione, ci si siede sopra.
Non si muove di molto ma presto spalanca completamente le gambe e mi incita ad avvicinarmi.
- In ginocchio allora. Adesso me lo lecchi e quando è tutto splendente, me lo succhi come si deve – ordina incrociando le mani dietro la sua testa.
Il suo cazzo, duro come il marmo è totalmente imbrattato di sborra e dei miei succhi.
Non oso ribellarmi, non ci riesco e una volta in ginocchio, poso le mani sulle sue gambe mentre con il viso vado subito alla base del cazzo.
Tiro fuori la lingua e in pochi attimi, lo sento sospirare appena inizio il lavoro di bocca.
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