Ripetizioni molto particolari

di
genere
dominazione

Primo capitolo di un racconto molto lungo.
Giada si trova a dare ripetizioni a un ragazzo poco piu giovane di lei. Ma questo la porterà a vivere tante altre vicende particolari.
Il racconto è abbastanza datato e lo pubblico dopo una breve rivisitazione.
Chiedo scusa per diversi errori che ho corretto solo in parte, di proposito, in quanto sono anche fase della mia crescita nel "provare" a scrivere qualcosa di "bello".
La rivisitazione sorge diversi anni fa, dopo aver ricevuto innumerevoli mail in cui mi veniva chiesto di modificare il finale troppo sbrigativo.
Spero, tu, non l'abbia letto!

Per commenti, critiche o altro : lokrost@mail.com oppure stevumatt@gmail.com

In questo caso la protagonista sei tu, donna, in prima persona.
Spero di essere stato abbastanza realistico.

Buona lettura

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Giada, questo il suo nome, cerca lavoro da 7 mesi.
Vani sono stati i suoi curriculum che spediva ogni settimana a fabbriche, uffici e negozi. Vani sono stati altrettanti i suoi sforzi per cercare lavoro tramite agenzie di impiego.
“Pare proprio che una laureata in scienze sociali, di questi tempi non trova lavoro manco a pagarlo” – pensò mentre andava nel primo, di una lunga serie di bar che aveva in programma di visitare.
– Salve. Mi scusi, potrei lasciare un piccolo annuncio da appendere?
– Non credo ci siano problemi, di cosa si tratta?
– Ma niente di particolare, offro ripetizioni a ragazze e ragazzi che hanno problemi a scuola o che stanno per diplomarsi.
– Molto interessante. Si me lo dia, lo appenderò volentieri, so già a chi potrebbe interessare.
In molti dei bar in cui andai, dicevano di conoscere chi era interessato, i figli dei figli, il figlio dell’amico, il figlio del cugino, ma poi?
Ma poi?
Gli interessati erano pochi e con la crisi, il prezzo da me proposto era alto.
Le prospettive ?
Peggioravano di giorno in giorno.
Nessuno in pratica voleva pagare, nessuno aveva soldi, tutti volevano sconti, volevano troppo e non ti davano niente.
Avevo quasi deciso di lasciar perdere anche con le ripetizioni, quando nell’ennesimo bar in cui andai, ormai svogliata, qualcosa mi ridiede vita. Anzi, qualcuno.
Era quasi sera, stavo andando a casa di una mia amica. Avrei cenato con lei e poi saremmo andate a ballare con altri amici.
Ero “tutta in tiro”, quando decisi che quel bar poteva andare bene per il mio volantino.

– Buona sera, desidera?
– Salve, sono venuta a chiedere se per caso, potrebbe appendere un mio annuncio di lavoro.
– Si certo, ma di cosa si tratta?
“Quest’uomo sembra ossessionato dalle mie tette” – pensai.
Poi mi ricordai dell’ampia scollatura che aveva il mio vestitino.
– Volevo appendere questo piccolo annuncio. Offro ripetizioni a ragazze e ragazzi che hanno problemi a scuola, oppure a quelli che devono diplomarsi.
– Molto interessante. Ma lei ha fatto l’università per caso?
– Si.
“Ecco un altro che mi fa mille domande e poi mi dice che mi troverà sicuramente qualcuno”
– Ottimo direi. In che giorni è libera?
A questa domanda mi insospettisco e divento più attenta alla conversazione.
– Beh, direi, tutti i giorni. Almeno per ora.
– Aspetti che chiamo un secondo mia moglie che è in cucina. - Francaaa! Vieniii! - iniziò a urlare mentre si dirigeva in un corridoio laterale.
“Chissà! che sia la volta buona? “
– Eccoci. Lei è Franca, mia moglie. – afferma, mentre continuava a fissare di sfuggita le mie tette.
La donna, dopo un breve sguardo al mio abbigliamento mi salutò e poi mi domandò:
– Mio figlio frequenta l’ultimo anno da elettrotecnico, ma il primo semestre è andato veramente male. Sembra si sia perso, la scuola non gli piace più, proprio ora che è all’ultimo anno. Dice che vuole ritirarsi ed andare a lavorare dal padre di un suo amico. Temo si sia montato la testa. Io voglio che finisca la scuola, così potrà trovare più facilmente lavoro. Mi capisce?

Ascoltavo i suoi discorsi e la sentivo parlarmi quasi da madre ad un’altra madre. In quel discorso, mi sentivo grande, mi sentivo importante.
Ma ancora più importante, secondo me era l’effetto delle mie tette sul marito. Non smetteva un secondo di fissarmele.

Concordammo il prezzo, concordammo un mese di prova ed infine le date.
La prima seduta era per il giorno successivo.
Non vedevo l’ora.
Ma a tutto questo, devo ammettere che devo dare un enorme ringraziamento al marito della donna, il quale si è impuntato dicendo che sicuramente ero quella giusta, che sicuramente ero meglio di una ex professoressa in pensione, che ero più alla portata del figlio, che mi avrebbe capito sicuramente.
“Oppure è un semplice modo per rivedere le mie tette tutte le volte che vuoi? Brutto porco” Questo, il mio pensiero dopo i suoi elogi.
Eppure, gli devo dire grazie.

Ed oggi, sono qui.
Di fronte al ragazzo, al tavolo del salone, sotto lo sguardo vigile dei genitori, a spiegare la parte di lezione che non aveva capito il giorno precedente.

Si, mi piaceva andare a scuola.
Ero una cosiddetta “secchiona” ed oltre a questo, ero piena di “ammiratori”. Si, perché erano tanti a sostenere che ero bella. La mia seconda di tette sode e sempre “scoperte” con ampie scollature e strettissimi push-up, a detta di alcune amiche, erano uno degli argomenti più discussi dai maschietti negli spogliatoi. Poi i pantaloni a vita bassa e quel mio culetto sporgente. Anche i professori si giravano a guardarlo.
L’ultimo anno di superiori, per un certo periodo, indossai anche qualche perizomino che sbucava inesorabilmente dai miei pantaloni ogni volta che mi sedevo o piegavo in avanti.
Ma poi, dovetti tornare in “riga”. Così mi disse un mio professore.
Mi ricordo ancora le sue parole.
– Giada! Sarò franco con te! Oltre a far prendere un infarto ai professori più anziani, stai dando una cattiva impressione a tutti con tutta questa provocazione nel tuo modo di vestirti. Io ti ammiro per quanto sei brava a scuola e sicuramente, da me avrai il massimo dei voti, ma se ti continui a presentare con mezzo culo scoperto e le tette così in vista, ti assicuro che ti bocciano! Fallo per te! Vestiti come si deve per qualche mese, poi potrai fare ciò che vuoi della tua vita! –

Ascoltai Ferrandi, eccome se lo ascoltai.
I miei voti, dopo il “voto di castità”, lievitarono.
Le distrazioni date dai miei “ammiratori” si affievolirono fino quasi a sparire e con non poca delusione, mi misi con ancor più concentrazione sui libri.
Grazie a quel professore capii che a volte, le mie tette potevano essere di aiuto, mentre in altri casi, era meglio evitare di mostrarle.

Così, il giorno che andai a ritirare il mio diploma, volli ringraziare il mio professore.
– Prooooff!!! Venga un secondo – urlai, sventolando una busta nella mia mano.
Una volta che fu di fronte a me, il mio viso avvampò quando porgendo la lettera gli dissi :
– Questo prof, è un ringraziamento personale per i suoi consigli e per il fatto che mi abbia sempre aiutato. La prego, la apra fuori da questa scuola. –
Ferrandi, ha uno sguardo interrogativo, penso non capisca.
Rossa in viso, mi giro salutandolo frettolosamente e scappo via.
Solo quando fu fuori da scuola nella sua auto, aprì quella busta.
C’era un sacchettino nero e una lettera.
– Caro prof, spero le piaccia il mio regalo. In tutti questi anni, mi ha sempre aiutato e penso di sapere perché. Addio.
Ps. Nel sacchettino troverà qualcosa che le piacerà sicuramente. L’ho tolto pochi minuti prima di consegnare la busta nelle sue mani. –
A Ferrandi prese quasi un infarto quando aprendo il sacchettino trovò il perizoma della ragazza.
Era profumato, era umido, sapeva sicuramente di lei, era tutto lavorato in pizzo, era veramente striminzito ed era stupendo per lui.

Così, al mio primo incontro con Francesco, mi mostrai in “versione suora” avendo un ottimo impatto con la donna e praticamente nessun interesse da parte dei “maschietti” della famiglia.
Tutto andò liscio ed il primo mese, andò alla grande.
I risultati c’erano, Francesco migliorava, i genitori mi rinnovarono l’offerta fino a quando il figlio non avesse concluso gli esami di maturità ed io fui entusiasta di avere finalmente un lavoro!

Tutto andava per il meglio e grazie al mio lavoretto, iniziavo a diventare “indipendente”.
Finalmente potevo permettermi qualche vestitino più carino, potevo finalmente uscire di casa senza chiedere sempre soldi ai miei genitori, ed anche loro, finalmente, erano contenti che avessi trovato un piccolo impiego.

Francesco era un bravo ragazzo ma era veramente svogliato.
Man mano che passavano le settimane, iniziava a “perdere colpi”, iniziava a distrarsi, dovevo ripetere anche tre volte le stesse cose.
Un giorno mi chiese l’amicizia su Facebook.
Avevo voglia di ignorarla, ma con rabbia l’accettai solo perché se lavoravo, era grazie a lui.

Infine, la botta arrivò come un macigno.
Matematica 4, Italiano 5, Inglese 3.
Le ultime tre verifiche erano state veramente un disastro!

I genitori di Francesco si arrabbiarono prima con lui e poi passarono a dirmene di tutti i colori.
Cercai di giustificarmi, promisi di trovare una soluzione se solo mi avessero dato ancora qualche settimana.
Dovevano fidarsi di me e cercai di far capire questo concetto in tutti i modi.
…….In tutti i modi…….
Andai in bagno, mentre marito e moglie si erano divisi dopo la discussione.
Mi aprii tre bottoni della camicetta, presi l’asciugamano e lo buttai nel cesto della roba sporca facendo attenzione a nasconderlo sotto alcuni indumenti presenti all’interno. Poi, dopo aver sistemato meglio le tette, dopo averle estratte leggermente e spinte verso l’alto, mi lavo il viso.
Ci butto abbondante acqua e poi, con viso e mani bagnate, esco dal bagno.
Vado verso la cucina, dove so di per certo che troverò il marito.
– Scusami, ma non trovo l’asciugamano. Volevo solo darmi una rinfrescata.
Dovevo essere uno spettacolo per i suoi occhi.
Il viso ed il collo, risplendevano sotto la luce del tramonto che filtrava dalla finestra aperta.
L’acqua, adagio, scorreva verso il basso, verso l’incavo dei miei seni, dove veniva inghiottita.
L’ho visto quando ha deglutito a fatica il suo succo di frutta e ho visto quanto tempo è stato fermo a fissare le mie tette scoperte prima di riuscire a rispondermi.
Ma ho fatto finta di niente.
– Cavolo mi spiace! Aspetta che te ne porto un altro. -
In pochi secondi era tornato con un asciugamano nuovo.
Mi asciugai davanti a lui, facendo finta di non accorgermi dei suoi sguardi sul mio corpo, sulle mie tette e vedendolo così preso dalla scena, azzardai ancora.
Asciugato il viso, scesi al collo, massaggiandolo bene, muovendo il più possibile le braccia e quindi aprendo la camicetta maggiormente.
Poi decisi di farlo impazzire.
Sempre con l’asciugamano tra le mani, scesi asciugando la scia dell’acqua colata lungo il mio petto, scesi fino ai miei seni e poi scesi ancora, infilandomi tra essi, allargando l’incavo tra essi e quindi pressandoli ancora sul reggiseno già stretto.
Pensavo che se non fossero esplosi, si sarebbe rotto il reggiseno. Ed invece, quando tornai verso il mio collo, mi trovai a fissare l’uomo a bocca aperta che si era perso a gustarsi la scena.
– Grazie mille. Sei stato gentilissimo. -
Annunciai mentre consegnavo l’asciugamano nelle sue mani.
Dopodiché, lo lasciai alla sua contemplazione e mentre tornavo da Francesco, mi richiusi la camicetta.

La sera stessa, prima di andarmene, Franca mi chiama.
– Senti, abbiamo deciso di provare ancora una volta. Mio marito, prima di uscire a correre, mi ha raccomandato di dirti che puoi stare tranquilla, nessuno ti manda via. Quindi ti aspettiamo per la prossima settimana. -
Mi sorrise e poi estrasse un mazzo di chiavi dalla tasca sinistra.
– Queste sono le chiavi di casa nostra. Ci fidiamo di te e vorremmo tu venga un’ora prima che Francesco sia a casa, così puoi vedere i suoi compiti dei giorni precedenti e le lezioni che ha fatto, di modo che sei pronta a correggere gli errori con lui. -

Fatta una pausa, respira e guardandomi con serietà mi domanda:
– Va bene? Te la senti? -
Scuoto con agitazione la testa in senso di affermazione e prese le chiavi dalla sua mano rispondo :
– Va bene. Va bene. Farò come mi dite. Si, è la cosa migliore. Ne sono sicura. -
La settimana successiva, iniziai a venire con due ore di anticipo rispetto al solito.
Apportai alcune modifiche al mio modo di spiegare, al programma da seguire ed infine, anche a me.
Negli ultimi giorni avevo ripensato alla scena dell’asciugamano che si era gustata il padre e all’effetto che aveva portato nelle decisioni di quella persona.
Sull’orma di quello, decisi allora di provare con una maglietta soffice di cotone con ampia scollatura ed un pantalone a vita bassa che mostrasse parte del mio tanga.

Andai quindi a casa di Francesco e attesi il suo arrivo controllando tutti i compiti fatti.
Era un disastro, non si ricordava niente di tutto quello che gli avevo spiegato.
Ero nervosa, anzi, ero incazzata nera. Così, non solo avrebbe rifatto l’anno, ma io mi sarei presa una brutta fama fallimentare e nessuno mi avrebbe più chiesto ripetizioni.

Doveva cambiare questa situazione! Assolutamente!

Mi alzai dalla sedia e mi spostai su quella in cui avrei dato la schiena a chi fosse entrato dalla porta.
Prima di sedermi però, cambiai qualcosa ancora.
In quel momento, pregai che nessuno, ma proprio nessuno, entrasse prima di Francesco.
Pregai con tutto il cuore che ciò non accadesse……
Poi… dopo aver allentato la fibbia della cintura, con le mani prendo i pantaloni da sotto il culo e poi… con uno strattone deciso li mando verso il basso.
Quando mi siedo, sento i pantaloni scendere ulteriormente, scendere fino a scoprire almeno per metà le mie chiappe, per metà il mio perizoma, per la metà posteriore essere perfettamente provocante.
Ora mancava un tocco al “davanti”.
Come avevo fatto in precedenza con il padre, anche questa volta estraggo poco le tette dal reggiseno, a differenza di prima però, chiudo il reggiseno di un altro gancetto, rischiando così di romperlo al primo respiro.
Finita questa procedura, manca il tocco finale.
Prendo la maglietta sotto le tette ed anche a essa, dopo uno strattone verso il basso, mi ritrovo a darmi della troia per quanto sono provocante.

Pochi minuti di correzioni e finalmente la serratura scatta.
La porta si apre, poi… nessun rumore.

Tremo, ho il terrore che sia la madre, peggio, il padre, perché questo mi violenta, lo so!
Ma poi una voce :
– Ciao. s…s..sono arrivato. -
Respiro a pieni polmoni rischiando di far scoppiare il reggiseno, riprendo fiato e riprendo la calma.
Francesco, è lui.
– Ciao Fra, vai a prepararti che iniziamo subito. -
– Cavolo, ma io ho fame. Mi lasci mangiare qualcosa prima di iniziare? -
– Ok come vuoi. Ma fai veloce. -
Così lo lascio mangiare in pace.
Si fa per dire.
Lo so che mi sta guardando il culo dalla cucina.

Dopo aver finito di mangiare però, dopo essersi seduto di fronte a me, è qualcos’altro che guarda ora.
Ho fatto colpo! Ci sono riuscita! Ora avrò la sua attenzione finalmente!

Ebbene sì, l’attenzione era su di me, ma non come immaginavo io.
Tutta la lezione la passò a fissarmi senza ritegno, quasi ipnotizzato.
Andai apposta al bagno più volte, per vedere la sua reazione. Andai anche in cucina a bere dell’acqua, raccolsi una penna caduta affianco a lui mostrandogli ancora di più le mie tette.
Ed infine, mentre lo aiutavo a riportare i libri in camera, uno mi cadde “involontariamente” a terra e per riprenderlo non piegai le ginocchia e mi piegai il più possibile. Credo a quel punto, si potesse anche intravedere il buco del culo per quanto fosse esposto. Così tanto che quando mi alzai, per non perdere i pantaloni, dovetti tirarli su con la mano, altrimenti mi sarebbero caduti a terra.
Forse esagerai.
Prima di andare via, salutandolo, vidi che era rosso in faccia e guardando di sfuggita la sua patta dei jeans, mi sembrò di vedere una chiazza più scura proprio in quel punto.
“Non credevo di riuscire a fare venire un ragazzo solamente con un po’ di provocazione” – pensai ridendo mentre tornavo a casa.

Andai avanti così per qualche tempo.
I suoi risultati non miglioravano, ma la sua attenzione era sempre maggiore nei miei confronti, sulle mie tette, sul mio culo e su ogni parte del corpo che potesse essere interessante da guardare.

Infine, ci fu un giorno che cambiò radicalmente tutto.
Quel giorno arrivai prima del tempo.
” Dovevo escogitare un piano per farlo studiare, dovevo trovare una soluzione per farlo concentrare sui libri, dovevo vedere i suoi compiti, i suoi quaderni, i suoi…. ma aspetta…. la donna delle pulizie so che viene la mattina… perché tutta sta sporcizia sul tavolo? Pasta avanzata, cioccolata sparsa, del succo rovesciato… ma.. c’è un rumore… un ticchettio… ci sarà qualcuno? “
Il rumore che sentivo era simile ad un ticchettio, ma non capivo cosa fosse e da dove arrivasse.
Andai in cerca del suono, cauta, per capire cosa fosse e chi fosse.
Proveniva dalla zona notte, dalle camere, da quella porta, ne sono sicura.
Il ticchettio proveniva dalla porta della camera di Francesco.
Era rimasto a casa da scuola?

Non so perché lo feci.
Con una lentezza esasperante per evitare cigolii, spinsi la maniglia verso il basso, dopodiché, con la stessa lentezza scostai la porta.

A mano a mano che la porta si apre, si mostra a me una scena che in parte mi potevo aspettare, ma mai in quel modo.
Francesco si stava segando freneticamente con il cazzo a pochi centimetri dal monitor del suo computer. Su di esso, in rapida frequenza scorrevano delle foto, delle foto di ragazza, di una in particolare.
” Cazzo si sta segando sulle mie foto profilo” – pensai vedendomi riflessa in quelle foto che scorrevano rapide come rapida andava la mano su quel cazzo di modeste dimensioni.
Volevo quasi ucciderlo a primo impatto.
“Se questo mi ha presa per una troia lo ammazzo”
Poi ripensai alla scena della settimana scorsa ed alla scena che da quel momento si presentò a lui ogni giorno.
” In effetti non ha tutti i torti, poveretto, lo sto provocando alla follia “
Poi, dopo aver riflettuto qualche istante, apro il cellulare ed inizio a registrare il video :
” Ci sono! Ho trovato come fare! ” – pensai mentre il video continuava.

E così non ci penso due volte. Forse ho trovato come obbligarlo ad impegnarsi.
Prendo fiato. Entro in punta di piedi nella stanza e poi faccio sentire la mia voce:
– E tra poco cosa avresti fatto? Mi avresti sborrato in faccia? È questo che volevi fare? –
Un urlo di spavento esce dalla sua bocca, quasi cade a terra e dopo essersi rintanato in un angolo della stanza, mi guarda con terrore.
Le mani vanno al suo volto ed il cazzo si ammoscia rapido, mentre io con ampie falcate lo raggiungo.
Lo fisso e non dico niente. Aspetto si calmi mentre abbassa le braccia mostrandomi il viso rosso fuoco, gli occhi sono pieni di lacrime e il corpo trema.
– Poverino, guarda come tremi. Calmati calmati. –
Ora uso una dolcezza disarmante nel parlare. Voglio che si calmi. Che si rilassi. Stoppo finalmente la registrazione.
– Stai calmo ti prego. Ormai è passata dai.-
Finalmente inizia a calmarsi, il respiro si regolarizza, non trema più e la faccia torna di un colore quasi normale.
“Ora è il momento di passare al piano”
“Si è ora ” – dico tra me e me.

Mi avvicino ulteriormente a lui, vicino al suo orecchio.
– Ti stavi segando pensando a me. Ti ho visto! Le mie foto sono ancora lì che scorrono. Ora, se non vuoi che in giro si sappia quello che facevi, devi fare quello che voglio io. Chiaro? –

Dalla bocca di Francesco però non esce parola.
Abbassando la testa vedo il suo cazzo e le sue palle sbucare dai pantaloni aperti.
Mi viene un’idea.
Con la mano raggiungo velocemente il cazzo di Francesco, lo stringo con forza nel palmo e poi lo tiro come a volerlo strappare.
– CHIARO?? – quasi urlo nel suo orecchio.
– Aaaaahhh!!! sisisisi!!! chiaro chiaro chiaro!!! faccio tutto quello che vuoi!
Al ché mollo la presa dal suo pisello che nel frattempo, grazie a quel tocco, torna a prendere vigore.

– Ora io e te facciamo un patto. Io ti insegno le cose, tu le impari e ad ogni miglioramento, io ti do un premio. Va bene? –
“Ne sono certa, in questo modo studia sicuramente ed io mi riesco anche a divertire!”
Si perché l’intento è di unire “l’utile al dilettevole”.
In pratica la propongo così:
– Da questo momento in poi, tu studi e io quando vedo i risultati ti premio. -
Ancora con il cazzo fuori dai pantaloni e piantato nell’angolo della sua camera, mi stava ad ascoltare annuendo solamente.
Sono andata alla sua scrivania, ho fatto apposta a non bloccare le mie foto per rendere tutto più imbarazzante e poi, prendo un foglio e inizio a disegnare i contorni di una ragazza vestita. In pratica i disegni da colorare che si fanno ai bambini.
– Vieni qui vicino a me e non rimetterti il pisello nelle mutande! –
Diventa ancora una volta di tutti i colori e poi, con il cazzo completamente eretto, si avvicina a me.
– Vedi questo disegno? Sono i miei vestiti. –
– Si lo vedo, ma cosa significa. – mi domanda dubbioso.
– Ogni vestito equivale ad un certo numero di risposte corrette. In pratica .. –
Iniziai a spiegare il “gioco”.
Tra due settimane iniziavano le verifiche di metà quadrimestre e io volevo che le passasse tutte a pieni voti.
In pratica, quel disegno sul foglio, era un modo per invogliarlo a studiare. Se rispondeva esattamente ad un certo numero di domande, io mi dovevo togliere quell’indumento e da quella giornata in poi, ogni volta che ci vedevamo, dovevo toglierlo nuovamente facendogli le domande dei successivi indumenti.
– Quello che ti sto dicendo, Francesco. È che se tu studi e riesci a rispondere a tutte le domande per tutti quanti i miei indumenti, ti ritrovi me, completamente nuda. Ma è ovvio invece, che se tu provi a dire qualcosa a qualcuno, io faccio vedere il filmato ai tuoi amici. -

Deglutisce vistosamente quando finisco la frase e poi annuisce.

– Ora calmati ed iniziamo con una prova. –
“Voglio invogliarlo facendomi togliere qualcosa facilmente, così poi si impegna” – Penso nella mia testa.
– Iniziamo con i miei pantaloni. Sono 10 domande per ogni indumento. –
Le domande fatte, sono state banalissime, tabelline. Eppure la tabellina del 4 non se la ricordava.
Ma questa volta si è messo d’impegno. Me le ha dette tutte ed io piano piano coloravo un pezzo in più dei miei pantaloni, ma mancava sempre la tabellina del 4.
– Vabbè sarà per un’altra volta. – dico io.
– No..no!no! Aspetta. Me la ricordo. Allora, faceva.. allora.. –
Ci ha ragionato, sono sicura. Ha fatto i calcoli e me l’ha detta tutta. Dal 4 fino al 40…
– Bravo. Forse ho trovato come farti studiare. Prego, la prima volta sei tu a togliere l’indumento. -
Così, Francesco, con il cazzo quasi gocciolante dall’eccitazione, si avvicina e con calma ed il viso quasi paonazzo, mi apre prima e poi abbassa i pantaloni, alzo prima una gamba e poi l’altra e finalmente i pantaloni sono nelle sue mani. A questo punto, faccio una piroetta molto lenta su me stessa di modo che possa vedere con attenzione cosa ho da offrirgli.
La mia passerina depilata, coperta da quel piccolo triangolino nero, due cosce toniche ed infine, il dietro, un culetto sodo formato da due mezzelune perfette in cui si perde un filino microscopico facente parte del perizoma.
Quando mi rigiro è fermo a bocca aperta, i miei pantaloni sono in terra, una mano è sul suo cazzo, lenta che lo tocca, lo stringe e l’altra sostiene le palle grosse e gonfie di seme. Seme per me.

Ma ora, voglio togliermi una soddisfazione.
– Ora voglio che finisci quello che stavi facendo prima che arrivassi. -
Francesco sbianca nuovamente.
Non vuole, mi prega di non farlo, mi prega di andare a studiare e che non dice niente a nessuno ma io non lo ascolto e lo trascino in bagno.
Mentre nell’altro bagno c’è la doccia, in questo c’è la vasca.
Lo posiziono davanti ad essa, rivolto con il cazzo al suo interno, poi mi siedo in un angolo, con le gambe larghe di modo che abbia buona visuale e poi riceve il mio comando :
– Ora ti seghi per me. Visto che prima lo facevi con le mie foto. Ora mi guardi e ti seghi. Sappi che se non ti vedo sborrare non vengo più a fare lezione ed il mio corpo te lo sogni solo più con le mie foto del mare sui social. –
Lo vedo agitarsi e dire no con la testa.
– No no no… adesso vengo sisisi.. vengo vengo.. –
e così dicendo, continuando a guardarmi, si sega freneticamente, con violenza, con la bocca aperta, la lingua quasi di fuori e facendo smorfie strane sbuffa e respira con affanno..
Si sega a lungo ma credo che l’imbarazzo sia così forte da bloccargli l’eiaculazione.
Così decido di provocarlo di più, mi alzo, mi avvicino fissandogli il cazzo e leccandomi le labbra da vera porca e poi mi giro di spalle, alzo un po’ la camicetta e sporgendo il culo inizio a scuoterlo.
Poi però qualcosa in me si risveglia, la mia patatina inizia stranamente a risentirne, inizia a bagnarsi ed inizia a farmi osare di più.
Vado quindi poco più distante, vado al cesso, lo chiudo abbassando la tavolozza e con le ginocchia salgo su di esso.
Lo vedo, Francesco si sega come un indemoniato facendo smorfie a non finire.
“Ma ora lo farò venire sicuramente.” – penso io.
Una volta inginocchiata, sporgo il culo, abbasso il più possibile il busto andando con un braccio ad appoggiarmi alla cassetta dell’acqua. Così facendo, le mie chiappe si aprono leggermente e poi…
… e poi con a mano libera prendo il perizomino da dietro, prendo il filino che passa tra le chiappe, ora ben visibile grazie alla posizione e con lentezza lo sposto su una chiappa rivelando così agli occhi del ragazzo, il mio secondo buchino, stretto e invitante.

A quella vista, Francesco non resiste oltre e dopo qualche lamento, viene, viene e viene ancora. Sento lo sperma cadere nella vasca rumorosamente, sento il suo respiro, sento i suoi lamenti e poi finalmente tutto cessa.
Mi rialzo dal cesso senza aggiustarmi il perizoma e con noncuranza passo affianco al ragazzo senza degnarlo di sguardo, prendo i miei pantaloni e mi dirigo in sala.
– Lavati il cazzo e dopo esserti sistemato vieni che dobbiamo studiare. -

Ora ne sono sicura.
Studierà.
Eccome se studierà.
La mia patatina non vede l’ora di divertirsi!
scritto il
2024-10-28
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