Fragolina I (il bozzo di Marco)
di
Fragolina Succosa
genere
trans
Una sera di ottobre, mentre Giulio era seduto sul letto accanto a Marco, improvvisamente il suo sguardo scivolò sul bozzo dell'amico: la tuta aveva un rigonfiamento proprio lì sotto, fra le gambe, a cui Giulio non aveva mai fatto caso. In quel momento cercava di non soffermare troppo gli occhi in quel punto, ma scoprì che tanto più faceva il possibile per dissimulare, tanto meno riusciva effettivamente a guardare da qualche altra parte.
Si conoscevano da tanto tempo, anni ormai, fino ad arrivare proprio a quel primo anno di università condiviso. Ciascuno dei due viveva ancora con i propri genitori, ma si incontravano praticamente ogni giorno, un po' a casa dell'uno o dell'altro, per studiare insieme, farsi una partita a qualche videogioco, magari chiacchierare semplicemente del più e del meno. In tutti quegli anni, Giulio non si era mai minimamente reso conto che Marco avesse un pene: grosso, bello gonfio, che premeva sulla superficie in cotone della tuta. Egli si ritrovò a domandarsi se fosse stato a riposo, o moscio, come si suol dire, o magari se invece fosse stato eccitato, considerando il fatto che un simile bozzo, da moscio, cosa poteva diventare con qualche sfregatina? A tutti e due piaceva portate tute, Marco era uno sportivo bello in forma, fuori e dentro dalla palestra e chiaramente gli donavano di più, mentre Giulio era grassottello e per lui la tuta era più che altro una comodità... e Marco aveva un pisello, molto grosso, bagnaticcio? Giulio iniziò a chiedersi se la cappella, sotto alla pelle la ricopriva, fosse magari umida, con quel profumo tipico di una piccola pre eiaculazione. Magari gli slip avevano la classica minuscola macchiolina in punta, odorosa di pipi'?
Se ne stavano lì sul letto, giocando alla consolle: Marco semisdraiato, Giulio accanto seduto, e ora il primo avvicinava la mano al bozzo, strofinandolo un attimo. Giulio non si perse un solo attimo di quello sfregamento, rischiando pure di vedersela brutta nel videogioco per quella sua distrazione. Ma il joipad richiedeva due mani, così poco dopo a Giulio venne un'idea e propose all'amico una partita a scacchi. Senza nemmeno farlo alzare, dispose la scacchiera a letto e iniziò ad ordinare i pezzi, mentre la mano di Marco, non più impegnata con il gioco, poteva ora scendere liberamente e strofinare ancora il rigonfiamento. Giulio fu colto da palpitazioni molto forti, al punto da disporre alfieri e torri al contrario. Immaginava il profumo di quel pene, la sua cappella umida, magari lo scuoto gonfio e rasato.
Dopo qualche minuto dall'inizio della partita, la mano di Marco scivolò dentro al pantalone, soffermandosi sul pene e lì rimase, muovendosi talvolta con impercettibili cenni. Giulio stringeva forte le gambe e cercava di darsi un contegno, ma il suo pisellino fremeva e sentiva anche come una sensazione strana, pruriginosa, ai capezzoli ed allo sfintere: mai prima di allora gli era mai capitata una situazione del genere. Certo, le foto dei ragazzi lo avevano sempre attirato, poiché si divertiva ad immaginarli di volta in volta come gli amanti della sua fidanzata di turno. Preferiva quello al godersi un vero e proprio video porno, magari esplicito, a lui bastava qualche foto di ragazzi belli tonici e mezzi nudi, immaginandoli assieme ad una delle sue ex. Gli piacevano atletici, ma non troppo muscolosi, poco vestiti, ma non del tutto nudi e provocatori, l'essenziale era che avessero dei bei piselli, grossi e sodi. Su quelle immagini era capace di masturbarsi anche tre volte al giorno, ma mai prima d'ora gli era capitato di soffermare lo sguardo su un pantalone vero, reale, di qualcuno che si trovava effettivamente accanto a lui.
Giocarono a lungo, erano appassionati entrambi di scacchi, l'uno accanto all'altro nel letto. Marco aveva quasi sempre la mano sotto al bordo della tuta, ogni tanto la tirava fuori solo per dare un'occhiata al suo telefono, mentre Giulio pensava alla prossima mossa. Il ragazzo osservava ormai la mano dell'amico, mentre questo a sua volta rifletteva sul gioco, senza ormai nessuna esitazione né accorgimento: teneva gli occhi fissi su quel rigonfiamento sempre più evidente, le labbra socchiuse, la mente che volava, sino a che l'altro non si decideva a muovere ed allora toccava spostare l'attenzione sulla scacchiera.
Fu il primo pomeriggio dell'intera vita di Giulio, come una sorta di brusco deragliamento di tutto il suo essere, niente da quel momento in poi fu più lo stesso, ma chiaramente non si trattava di nulla di realmente nuovo: semplicemente, per motivi che sarebbero emersi nei giorni successivi, la sua mente aveva deciso di chiudere con i freni inibitori trattenuti per anni...
[Continua]
Si conoscevano da tanto tempo, anni ormai, fino ad arrivare proprio a quel primo anno di università condiviso. Ciascuno dei due viveva ancora con i propri genitori, ma si incontravano praticamente ogni giorno, un po' a casa dell'uno o dell'altro, per studiare insieme, farsi una partita a qualche videogioco, magari chiacchierare semplicemente del più e del meno. In tutti quegli anni, Giulio non si era mai minimamente reso conto che Marco avesse un pene: grosso, bello gonfio, che premeva sulla superficie in cotone della tuta. Egli si ritrovò a domandarsi se fosse stato a riposo, o moscio, come si suol dire, o magari se invece fosse stato eccitato, considerando il fatto che un simile bozzo, da moscio, cosa poteva diventare con qualche sfregatina? A tutti e due piaceva portate tute, Marco era uno sportivo bello in forma, fuori e dentro dalla palestra e chiaramente gli donavano di più, mentre Giulio era grassottello e per lui la tuta era più che altro una comodità... e Marco aveva un pisello, molto grosso, bagnaticcio? Giulio iniziò a chiedersi se la cappella, sotto alla pelle la ricopriva, fosse magari umida, con quel profumo tipico di una piccola pre eiaculazione. Magari gli slip avevano la classica minuscola macchiolina in punta, odorosa di pipi'?
Se ne stavano lì sul letto, giocando alla consolle: Marco semisdraiato, Giulio accanto seduto, e ora il primo avvicinava la mano al bozzo, strofinandolo un attimo. Giulio non si perse un solo attimo di quello sfregamento, rischiando pure di vedersela brutta nel videogioco per quella sua distrazione. Ma il joipad richiedeva due mani, così poco dopo a Giulio venne un'idea e propose all'amico una partita a scacchi. Senza nemmeno farlo alzare, dispose la scacchiera a letto e iniziò ad ordinare i pezzi, mentre la mano di Marco, non più impegnata con il gioco, poteva ora scendere liberamente e strofinare ancora il rigonfiamento. Giulio fu colto da palpitazioni molto forti, al punto da disporre alfieri e torri al contrario. Immaginava il profumo di quel pene, la sua cappella umida, magari lo scuoto gonfio e rasato.
Dopo qualche minuto dall'inizio della partita, la mano di Marco scivolò dentro al pantalone, soffermandosi sul pene e lì rimase, muovendosi talvolta con impercettibili cenni. Giulio stringeva forte le gambe e cercava di darsi un contegno, ma il suo pisellino fremeva e sentiva anche come una sensazione strana, pruriginosa, ai capezzoli ed allo sfintere: mai prima di allora gli era mai capitata una situazione del genere. Certo, le foto dei ragazzi lo avevano sempre attirato, poiché si divertiva ad immaginarli di volta in volta come gli amanti della sua fidanzata di turno. Preferiva quello al godersi un vero e proprio video porno, magari esplicito, a lui bastava qualche foto di ragazzi belli tonici e mezzi nudi, immaginandoli assieme ad una delle sue ex. Gli piacevano atletici, ma non troppo muscolosi, poco vestiti, ma non del tutto nudi e provocatori, l'essenziale era che avessero dei bei piselli, grossi e sodi. Su quelle immagini era capace di masturbarsi anche tre volte al giorno, ma mai prima d'ora gli era capitato di soffermare lo sguardo su un pantalone vero, reale, di qualcuno che si trovava effettivamente accanto a lui.
Giocarono a lungo, erano appassionati entrambi di scacchi, l'uno accanto all'altro nel letto. Marco aveva quasi sempre la mano sotto al bordo della tuta, ogni tanto la tirava fuori solo per dare un'occhiata al suo telefono, mentre Giulio pensava alla prossima mossa. Il ragazzo osservava ormai la mano dell'amico, mentre questo a sua volta rifletteva sul gioco, senza ormai nessuna esitazione né accorgimento: teneva gli occhi fissi su quel rigonfiamento sempre più evidente, le labbra socchiuse, la mente che volava, sino a che l'altro non si decideva a muovere ed allora toccava spostare l'attenzione sulla scacchiera.
Fu il primo pomeriggio dell'intera vita di Giulio, come una sorta di brusco deragliamento di tutto il suo essere, niente da quel momento in poi fu più lo stesso, ma chiaramente non si trattava di nulla di realmente nuovo: semplicemente, per motivi che sarebbero emersi nei giorni successivi, la sua mente aveva deciso di chiudere con i freni inibitori trattenuti per anni...
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