Fragolina II (il succo di Marco)
di
Fragolina Succosa
genere
trans
Per Giulio ormai era diventato un chiodo fisso, quel prepotente bozzo sulla tutta di Marco, assieme all'immagine della mano di lui infilata dentro e impegnata a carezzare e solleticare quel grosso pisello... la mano strisciava fra slip e tuta? Oppure era sotto alle mutande? E dalla punta del pene era uscito qualcosa, per via dell'eccitazione indotta da quei movimenti? E quel succo era leggermente trasparente o già bianco cremoso?
Giulio si sentiva così strano a perdersi in quei pensieri: se è vero che in qualche occasione aveva alternato il solito porno etero con qualcosa di più... dotato, anche mentre era fidanzato, ora si trattava proprio di sentire sempre quel bozzo premere contro il suo volto, immaginandone il profumo, magari la goccia di succo che filtrava dai boxer e dalla tuta, percepita contro la guancia. Come si poteva reagire a quei pensieri? Ormai non aveva più nemmeno bisogno di immagini o video per masturbarsi: non appena lasciava Marco, gli bastava infilarsi a letto e chiudere gli occhi tornando facilmente e spontaneamente a rivederlo davanti a sé, ma questa volta con i pantaloni calati. Come era quel grosso pisello? Dritto? Curvo? Era scappellato? Oppure coperto? Aveva dei nei? E lo scroto com'era? Bello grande? Peloso? Com'erano quelle due palle che facevano il buon succo? E di cosa sapeva quel succo?
Quante domande! E per ciascuna di esse, Giulio avrebbe dato qualunque cosa pur di conoscerne la risposta...e goderne. Certo, godeva anche di quella negazione forzata, costretto ad immaginare, senza mai poter toccare, ma c'erano momenti in cui davvero il cuore sembrava esplodergli nel petto tanto era l'agitazione e l'eccitazione. Più volte aveva provato a fare caso ai bozzi di altri ragazzi e uomini, sia in università, sia in altre occasioni, percependone sempre un forte trasporto, ma niente di paragonabile a ciò che provava mentre si trovava con Marco e questo senza che quello fosse poi particolarmente più attraente di molti altri ragazzi: alto, certo, un fisico tonico, ma non per questo un ragazzo da copertina... eppure lui e i suoi jeans incendiavano i pensieri di Giulio.
Un po' come adesso, nuovamente distesi a letto a bere una birra e ripetersi la lezione per l'esame a vicenda: Marco ora teneva la mano appoggiata sopra alla tuta, all'altezza del pene, muovendo piano pollice e indice come a tirarlo su e giù. Giulio stava impazzendo, difatti la testa rotolava da tutt'altra parte rispetto alla lezione e ogni volta che Marco gli faceva una domanda, lui rispondeva roma per toma. Lo sguardo era catalizzato su quel movimento leggero, continuo, che senza alcun dubbio aveva già fatto uscire un po di succo, mentre il cuore gli batteva fortissimo nel petto. Marco scosse il capo: "Oggi vedo che sei un po distratto", disse, uscendo dalla stanza per andare in bagno. Giulio non perse tempo, strisciandogli dietro quatto quatto con i suoi piedi scalzi e attendendo solo che l'altro chiudesse la porta, per poi accovacciarsi e scrutare attraverso il buco della fessura. Marco raggiunge il water, alzò la tavoletta e si tirò giù il bozzo della tuta, portando così alla luce quel miracolo della natura. Giulio lo aveva già spiato altre volte, sempre con questo stesso stratagemma, umettandosi vigorosamente le labbra con la lingua per l'eccitazione. Purtroppo la serratura non offriva certo una gran visuale, ma quel pisello era così grande e gonfio da svettare comunque mentre un potente fiotto di pipì scendeva verso il basso. Sembrava una cascata, Giulio immaginò di portare il volto accanto ad esso, usmando il profumo dell'orina e il caldo della sua pelle. Marco, Marco, Marco!... ma ora che faceva? Lo scroscio era finito, a questo punto di solito Marco si scrollava e rimetteva il suo bel bozzo dentro la tuta, invece ora si era voltato verso la porta, ancora con il suo pisellone di fuori, procedendo piano. Giulio ebbe un fremito: che voleva fare? Uscire con i pantaloni calati? E lui doveva andarsene di lì, che sarebbe successo? L'avrebbe trovato a spiarlo fuori dalla porta? Ma ecco che l'amico ora si fermava e si voltava di nuovo, dirigendo il suo pene verso il piatto della doccia che stava proprio a due passi dalla serratura. Giulio non poteva credere ai suoi occhi: era lì, a pochi centimetri da lui, enorme e totalmente scappellato. La punta era bella umida di urina e forse di un poco di succo.
Un gemito, mentre la mano destra frizionava piano, mentre ecco che sotto gli occhi allibiti di Giulio, l'altro raccoglieva dal gancetto sopra il bidet l'asciugamano piccolo intimo, portandolo vicino al pene. Si sentiva quasi il suo sudore, il movimento lascivo e poderoso al tempo stesso. Lo scroto, dapprima lontano, ora appariva in tutta la sua superba tracotanza, mostrandosi leggermente peloso e bello taurino, gonfio, pieno di buon succo. Giulio finalmente trovò la forza di ficcarsi la mano dentro la sua tuta, scivolando sotto al pene e iniziando a sfregarsi leggermente fra ano e palline, come aveva visto fare su internet: la chiamavano fragolina ed era come la passerina dei maschi, dicevano che faceva godere dieci volte di più di quanto non facesse una masturbazione normale e Giulio aveva ormai imparato che era davvero così. Marco frizionava con forza il suo pisello, mentre Giulio sditalinava la fragolina, fino a che entrambi con un gemito non ebbero l'orgasmo più o meno nello stesso momento, o meglio, Giulio stava attendendo che Marco venisse per seguirlo e coprire i suoi ansimi con quelli dell'amico. Come sempre, poche gocce lambirono gli slip di Giulio, mentre con i suoi occhi vide il pisello di Marco eruttare una specie di fontana di succo cremosissimo bianco direttamente dentro l'asciugamano piccolo, riempiendolo sino all'ultima goccia. Qualche istante, durante il quale il pisello fu dovutamente ripulito di ogni goccia di succo, passandolo piano nell'asciugamano umido, che poi fu gettato nel cesto dei panni sporchi.
Giulio tremava, sentiva anche un forte pizzicore all'altezza dell'ano e delle palline svuotate, tanto che dovette pizzicarsi un capezzolo per riprendersi e correre in stanza. Un minuto dopo arrivo Marco, un po' rosso in volto, il bozzo leggermente umido per via di due macchioline. La sua domanda colpì Giulio come come una freccia al petto: "Tu non devi andare in bagno?". Giulio annuì piano, quindi si levò dando un'ultima occhiata al bozzo dell'amico, prima di entrare in bagno e chiudere la porta alle sue spalle: raccolse la chiave dalla lavatrice e la infilò nella toppa, ma poi ci ripensò e la rimise vicino alla cesta. L'asciugamano era lì, vicino a lui, doveva solo tendere la mano e sarebbe stato a contatto con esso. Il profumo del succo era fortissimo, intenso, assieme a quello di urina: Marco non aveva tirato l'acqua prima di uscire e il water era ancora bello pieno sul fondo della sua cascata paglierina. Giulio improvvisamente sentì il bisogno di inginocchiarsi proprio lì, davanti alla tazza, inspirando quel dolcissimo profumo con tutte le sue forze, poi con l'indice andò a saggiare alcune grosse gocce rimaste sul bordo, passandosele sulla lingua e assaporandole piano. Era totalmente in trance, non capiva più nulla, le palpebre socchiuse, la fragolina in fiamme e le palline che gli frizzavano eccitate. Ora calò la mano nel cesto dei panni sporchi, raccolse l'asciugamano e lo porto vicino al volto... il succo era bianco, cremosissimo, come jogurt... il suo profumo era intenso, inebriante, non perse tempo e avvicinò la lingua per assaporarlo subito. Un sapore pieno, un po' salato, i capezzoli gli si erano gonfiati e fremevano, mentre leccava tutto avidamente, non voleva lasciarne nemmeno una goccia!
Poco dopo la porta si riaprì, Giulio procedeva goffamente, le gambe tremanti, il volto talmente rosso da sembrare un pomodoro, il petto un po' gonfio per via dei capezzoli ancora gonfi sulle sue tettine. Marco lo osservò fissamente quando lo vide rientrare in camera.
"Tutto bene?" gli chiese, la mano dentro alla tuta.
"Oh sì, benissimo" sussurrò Giulio, strizzando forte le cosce chiuse prima di rimettersi sdraiato a letto
Giulio si sentiva così strano a perdersi in quei pensieri: se è vero che in qualche occasione aveva alternato il solito porno etero con qualcosa di più... dotato, anche mentre era fidanzato, ora si trattava proprio di sentire sempre quel bozzo premere contro il suo volto, immaginandone il profumo, magari la goccia di succo che filtrava dai boxer e dalla tuta, percepita contro la guancia. Come si poteva reagire a quei pensieri? Ormai non aveva più nemmeno bisogno di immagini o video per masturbarsi: non appena lasciava Marco, gli bastava infilarsi a letto e chiudere gli occhi tornando facilmente e spontaneamente a rivederlo davanti a sé, ma questa volta con i pantaloni calati. Come era quel grosso pisello? Dritto? Curvo? Era scappellato? Oppure coperto? Aveva dei nei? E lo scroto com'era? Bello grande? Peloso? Com'erano quelle due palle che facevano il buon succo? E di cosa sapeva quel succo?
Quante domande! E per ciascuna di esse, Giulio avrebbe dato qualunque cosa pur di conoscerne la risposta...e goderne. Certo, godeva anche di quella negazione forzata, costretto ad immaginare, senza mai poter toccare, ma c'erano momenti in cui davvero il cuore sembrava esplodergli nel petto tanto era l'agitazione e l'eccitazione. Più volte aveva provato a fare caso ai bozzi di altri ragazzi e uomini, sia in università, sia in altre occasioni, percependone sempre un forte trasporto, ma niente di paragonabile a ciò che provava mentre si trovava con Marco e questo senza che quello fosse poi particolarmente più attraente di molti altri ragazzi: alto, certo, un fisico tonico, ma non per questo un ragazzo da copertina... eppure lui e i suoi jeans incendiavano i pensieri di Giulio.
Un po' come adesso, nuovamente distesi a letto a bere una birra e ripetersi la lezione per l'esame a vicenda: Marco ora teneva la mano appoggiata sopra alla tuta, all'altezza del pene, muovendo piano pollice e indice come a tirarlo su e giù. Giulio stava impazzendo, difatti la testa rotolava da tutt'altra parte rispetto alla lezione e ogni volta che Marco gli faceva una domanda, lui rispondeva roma per toma. Lo sguardo era catalizzato su quel movimento leggero, continuo, che senza alcun dubbio aveva già fatto uscire un po di succo, mentre il cuore gli batteva fortissimo nel petto. Marco scosse il capo: "Oggi vedo che sei un po distratto", disse, uscendo dalla stanza per andare in bagno. Giulio non perse tempo, strisciandogli dietro quatto quatto con i suoi piedi scalzi e attendendo solo che l'altro chiudesse la porta, per poi accovacciarsi e scrutare attraverso il buco della fessura. Marco raggiunge il water, alzò la tavoletta e si tirò giù il bozzo della tuta, portando così alla luce quel miracolo della natura. Giulio lo aveva già spiato altre volte, sempre con questo stesso stratagemma, umettandosi vigorosamente le labbra con la lingua per l'eccitazione. Purtroppo la serratura non offriva certo una gran visuale, ma quel pisello era così grande e gonfio da svettare comunque mentre un potente fiotto di pipì scendeva verso il basso. Sembrava una cascata, Giulio immaginò di portare il volto accanto ad esso, usmando il profumo dell'orina e il caldo della sua pelle. Marco, Marco, Marco!... ma ora che faceva? Lo scroscio era finito, a questo punto di solito Marco si scrollava e rimetteva il suo bel bozzo dentro la tuta, invece ora si era voltato verso la porta, ancora con il suo pisellone di fuori, procedendo piano. Giulio ebbe un fremito: che voleva fare? Uscire con i pantaloni calati? E lui doveva andarsene di lì, che sarebbe successo? L'avrebbe trovato a spiarlo fuori dalla porta? Ma ecco che l'amico ora si fermava e si voltava di nuovo, dirigendo il suo pene verso il piatto della doccia che stava proprio a due passi dalla serratura. Giulio non poteva credere ai suoi occhi: era lì, a pochi centimetri da lui, enorme e totalmente scappellato. La punta era bella umida di urina e forse di un poco di succo.
Un gemito, mentre la mano destra frizionava piano, mentre ecco che sotto gli occhi allibiti di Giulio, l'altro raccoglieva dal gancetto sopra il bidet l'asciugamano piccolo intimo, portandolo vicino al pene. Si sentiva quasi il suo sudore, il movimento lascivo e poderoso al tempo stesso. Lo scroto, dapprima lontano, ora appariva in tutta la sua superba tracotanza, mostrandosi leggermente peloso e bello taurino, gonfio, pieno di buon succo. Giulio finalmente trovò la forza di ficcarsi la mano dentro la sua tuta, scivolando sotto al pene e iniziando a sfregarsi leggermente fra ano e palline, come aveva visto fare su internet: la chiamavano fragolina ed era come la passerina dei maschi, dicevano che faceva godere dieci volte di più di quanto non facesse una masturbazione normale e Giulio aveva ormai imparato che era davvero così. Marco frizionava con forza il suo pisello, mentre Giulio sditalinava la fragolina, fino a che entrambi con un gemito non ebbero l'orgasmo più o meno nello stesso momento, o meglio, Giulio stava attendendo che Marco venisse per seguirlo e coprire i suoi ansimi con quelli dell'amico. Come sempre, poche gocce lambirono gli slip di Giulio, mentre con i suoi occhi vide il pisello di Marco eruttare una specie di fontana di succo cremosissimo bianco direttamente dentro l'asciugamano piccolo, riempiendolo sino all'ultima goccia. Qualche istante, durante il quale il pisello fu dovutamente ripulito di ogni goccia di succo, passandolo piano nell'asciugamano umido, che poi fu gettato nel cesto dei panni sporchi.
Giulio tremava, sentiva anche un forte pizzicore all'altezza dell'ano e delle palline svuotate, tanto che dovette pizzicarsi un capezzolo per riprendersi e correre in stanza. Un minuto dopo arrivo Marco, un po' rosso in volto, il bozzo leggermente umido per via di due macchioline. La sua domanda colpì Giulio come come una freccia al petto: "Tu non devi andare in bagno?". Giulio annuì piano, quindi si levò dando un'ultima occhiata al bozzo dell'amico, prima di entrare in bagno e chiudere la porta alle sue spalle: raccolse la chiave dalla lavatrice e la infilò nella toppa, ma poi ci ripensò e la rimise vicino alla cesta. L'asciugamano era lì, vicino a lui, doveva solo tendere la mano e sarebbe stato a contatto con esso. Il profumo del succo era fortissimo, intenso, assieme a quello di urina: Marco non aveva tirato l'acqua prima di uscire e il water era ancora bello pieno sul fondo della sua cascata paglierina. Giulio improvvisamente sentì il bisogno di inginocchiarsi proprio lì, davanti alla tazza, inspirando quel dolcissimo profumo con tutte le sue forze, poi con l'indice andò a saggiare alcune grosse gocce rimaste sul bordo, passandosele sulla lingua e assaporandole piano. Era totalmente in trance, non capiva più nulla, le palpebre socchiuse, la fragolina in fiamme e le palline che gli frizzavano eccitate. Ora calò la mano nel cesto dei panni sporchi, raccolse l'asciugamano e lo porto vicino al volto... il succo era bianco, cremosissimo, come jogurt... il suo profumo era intenso, inebriante, non perse tempo e avvicinò la lingua per assaporarlo subito. Un sapore pieno, un po' salato, i capezzoli gli si erano gonfiati e fremevano, mentre leccava tutto avidamente, non voleva lasciarne nemmeno una goccia!
Poco dopo la porta si riaprì, Giulio procedeva goffamente, le gambe tremanti, il volto talmente rosso da sembrare un pomodoro, il petto un po' gonfio per via dei capezzoli ancora gonfi sulle sue tettine. Marco lo osservò fissamente quando lo vide rientrare in camera.
"Tutto bene?" gli chiese, la mano dentro alla tuta.
"Oh sì, benissimo" sussurrò Giulio, strizzando forte le cosce chiuse prima di rimettersi sdraiato a letto
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