Il destino di Martina 2
di
Tellina P
genere
dominazione
Martina si è rimessa il vestito e gira scalza tra gli ospiti. Fatica ancora un po' a muoversi, cammina con un passo pesante, poggiando le piante dei piedi sul pavimento con una certa distanza tra loro, papereggia. E' indolenzita. Una donna con i capelli corti e grigi, magra e che sembra portare con orgoglio qualche ruga le fa cenno di avvicinarsi.
- Tu sei la nuova groupie. Ti sei fatta sentire da tutti. Qui ti hanno già soprannominata la vacca, in effetti sei un po' in carne. C'è a chi può piacere il genere. Io preferisco Francesca. Non so con te invece di cosa potrei mai parlare. Sei stata assoldata dalla poliziotta, giusto?
- Si, signora.
- Lorenza è una cara ragazza, giovane, decisa, ma non sempre approvo le sue scelte. Dice che qui le groupie sono troppo sofisticate e ne serviva una che parla poco e lavora molto. Una come te, insomma. Forse però sei buona per scaricare i nervi. Sai stasera ho incontrato una persona che mi ha infaastidito parecchio. E'uno scrittore di successo che scrive romanzi sdolcinati piuttosto volgari. Non posso però sfogarmi con lui. Toccherà a te cara. Sai che servi anche a questo?
Martina non ha capito bene cosa c'entra lei con questo scrittore, ma intuisce che dovrà scontare la rabbia al posto suo. "So che sto qui per essere usata in qualsiasi modo".
- Allora andiamo di là. C'è una stanza dove posso farmi passare il nervosismo.
E' l'ultima stanza al primo piano del casolare. C'è un parete con fissato al muro un anello di ferro da cui pendono un paio di manette di cuoio. In un'armadio a vetro ci sono alcune fruste. La donna, che si chiama Nadia e dirige una storica e raffinata casa editrice, prende una lunga e pesante bullwhip, la soppesa. "Non ti preoccupare. Non è per te. Tu sarai pure una vacca, ma questa almeno letteralmente è per i tori e io, d'altra parte non sono una mandriana e neppure Zorro o Indiana Jones". La rimette al suo posto e prende invece una frusta più corta, con un manico grezzo e due strisce di cuoio di pochi centimetri. "Per le vacche va bene anche questa. Una Cattle Drafter, si usa sempre per il bestiame, è più facile da usare e ti rovina di meno".
Martina si è dovuta legare da sola. Sente Nadia alle sue spalle che prova la frusta nel vuoto. Quando sente arrivare il primo colpo urla più per la sorpresa che per il dolore. "Potresti per favore non gridare troppo?". Il secondo colpo arriva più preciso e netto. "Non sopporto le ragazze come te. Sei banale e volgare. Non hai sogni. Non hai prospettive. Non hai mai letto un romanzo o un saggio in vita tua. Non hai passato. Non hai memoria". Ogni frase viene scandita da un colpo rabbioso.
- Ti piace il jazz? Rispondi.
- Non lo ascolto molto.
- Molto o mai?
- Mai, veramente. Mi annoia.
- Come fai a sapere se ti annoia se non lo ascolti?
Questa volta prima della frustata Martina sente due colpettini sulla spalla come un irridente rimprovero.
- Ahi. Non lo capisco.
- Hai mai sentito parlare di John Coltren?
- No, chi è?
Questa volta la frusta la sente tutta e le spacca la pelle.
- E Joni Mitchell?
Martina si sta ancora riprendendo dal dolore: "No, si forse si. Devo averla sentita qualche volta".
- E' una donna che ho amato molto. Era una pittrice?
Martina ci pensa e sussurra un no incerto. Ma sente un'altra sferzata sulla schiena.
- Sbagliato. E' una cantante ma anche una pittrice. Chi ha scritto il Barone Rampante?
In quel momento si sente la voce di una ragazzina con i capelli viola, seguita da due uomini. "Italo Calvino. Ma non riuscirai a insegnarle nulla a colpi di frusta. E' solo tempo perso e stai solo rovinando il suo tatuaggio. E questo è il vero peccato". Si avvicina al volto di Martina, le volta la testa e la bacia in bocca. "Sono Claudia e sono qui per prendermi cura di te". Martina riconosce Alex il tatuatore e si chiede chi sia l'altro uomo con i capelli lunghi e scuri e una faccia da indiano. "Scusami Nadia, mi dispiace interromperti, ma ho chiesto a mio zio di prestarmi la nuova groupie". Poi si rivolge direttamente a Martina. "So che oggi hai spompinato il mio ragazzo e la notte la finirai con me e lui, a casa mia. Mio zio Mario, naturalmente, è il dottor Aldobrandi. Il nome che hai tatuato sul braccio. Il presidente del club, quello che ti paga"
- Tu sei la nuova groupie. Ti sei fatta sentire da tutti. Qui ti hanno già soprannominata la vacca, in effetti sei un po' in carne. C'è a chi può piacere il genere. Io preferisco Francesca. Non so con te invece di cosa potrei mai parlare. Sei stata assoldata dalla poliziotta, giusto?
- Si, signora.
- Lorenza è una cara ragazza, giovane, decisa, ma non sempre approvo le sue scelte. Dice che qui le groupie sono troppo sofisticate e ne serviva una che parla poco e lavora molto. Una come te, insomma. Forse però sei buona per scaricare i nervi. Sai stasera ho incontrato una persona che mi ha infaastidito parecchio. E'uno scrittore di successo che scrive romanzi sdolcinati piuttosto volgari. Non posso però sfogarmi con lui. Toccherà a te cara. Sai che servi anche a questo?
Martina non ha capito bene cosa c'entra lei con questo scrittore, ma intuisce che dovrà scontare la rabbia al posto suo. "So che sto qui per essere usata in qualsiasi modo".
- Allora andiamo di là. C'è una stanza dove posso farmi passare il nervosismo.
E' l'ultima stanza al primo piano del casolare. C'è un parete con fissato al muro un anello di ferro da cui pendono un paio di manette di cuoio. In un'armadio a vetro ci sono alcune fruste. La donna, che si chiama Nadia e dirige una storica e raffinata casa editrice, prende una lunga e pesante bullwhip, la soppesa. "Non ti preoccupare. Non è per te. Tu sarai pure una vacca, ma questa almeno letteralmente è per i tori e io, d'altra parte non sono una mandriana e neppure Zorro o Indiana Jones". La rimette al suo posto e prende invece una frusta più corta, con un manico grezzo e due strisce di cuoio di pochi centimetri. "Per le vacche va bene anche questa. Una Cattle Drafter, si usa sempre per il bestiame, è più facile da usare e ti rovina di meno".
Martina si è dovuta legare da sola. Sente Nadia alle sue spalle che prova la frusta nel vuoto. Quando sente arrivare il primo colpo urla più per la sorpresa che per il dolore. "Potresti per favore non gridare troppo?". Il secondo colpo arriva più preciso e netto. "Non sopporto le ragazze come te. Sei banale e volgare. Non hai sogni. Non hai prospettive. Non hai mai letto un romanzo o un saggio in vita tua. Non hai passato. Non hai memoria". Ogni frase viene scandita da un colpo rabbioso.
- Ti piace il jazz? Rispondi.
- Non lo ascolto molto.
- Molto o mai?
- Mai, veramente. Mi annoia.
- Come fai a sapere se ti annoia se non lo ascolti?
Questa volta prima della frustata Martina sente due colpettini sulla spalla come un irridente rimprovero.
- Ahi. Non lo capisco.
- Hai mai sentito parlare di John Coltren?
- No, chi è?
Questa volta la frusta la sente tutta e le spacca la pelle.
- E Joni Mitchell?
Martina si sta ancora riprendendo dal dolore: "No, si forse si. Devo averla sentita qualche volta".
- E' una donna che ho amato molto. Era una pittrice?
Martina ci pensa e sussurra un no incerto. Ma sente un'altra sferzata sulla schiena.
- Sbagliato. E' una cantante ma anche una pittrice. Chi ha scritto il Barone Rampante?
In quel momento si sente la voce di una ragazzina con i capelli viola, seguita da due uomini. "Italo Calvino. Ma non riuscirai a insegnarle nulla a colpi di frusta. E' solo tempo perso e stai solo rovinando il suo tatuaggio. E questo è il vero peccato". Si avvicina al volto di Martina, le volta la testa e la bacia in bocca. "Sono Claudia e sono qui per prendermi cura di te". Martina riconosce Alex il tatuatore e si chiede chi sia l'altro uomo con i capelli lunghi e scuri e una faccia da indiano. "Scusami Nadia, mi dispiace interromperti, ma ho chiesto a mio zio di prestarmi la nuova groupie". Poi si rivolge direttamente a Martina. "So che oggi hai spompinato il mio ragazzo e la notte la finirai con me e lui, a casa mia. Mio zio Mario, naturalmente, è il dottor Aldobrandi. Il nome che hai tatuato sul braccio. Il presidente del club, quello che ti paga"
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