Il destino di Martina
di
Tellina P
genere
dominazione
Martina ha finito per lavorare sotto copertura per la polizia, o meglio per Gianni. Si è infiltrata come puttana in quel centro massaggi cinese. Ha rischiato di essere venduta in qualche paese arabo. E’ riuscita alla fine a far arrestare quel bastardo del Felino, trafficante di cocaina e con loschi affari difficili da portare alla luce. E adesso? Il Felino è in carcere. Martina è sempre senza soldi e continua a lavorare come cameriera in un pub senza troppe pretese. Gianni è stato promesso in polizia e continua a essere il solito stronzo. Da qualche tempo frequenta una collega con cui condivide la passione per il lato oscuro e malato della professioni, poliziotti in divisa fuori, ricattatori dentro.
E’ martedì sera, il pub non è strapieno come il venerdì o il sabato, ma Martina ha lavorato il doppio, il turno lungo, questo significa lavorare a pranzo e la sera fino all’una e mezza. E’ stremata. I piedi le fanno male e sente un persistente ronzio nella testa. Ha sostituito una collega, un’universitaria che fra due giorni ha un esame. Questo significa qualche soldo in più che non compensa però la fatica. E’ vestita con una canottiera nera, scarpe da ginnastica quasi distrutte e un jeans slavato. E’ sudata e puzza da far schifo. Quando vede entrare Gianni quasi si vergogna di farsi vedere in questo stato. E’ con una donna, deve essere la collega che sta frequentando in questo periodo. Si vede che stanno bene insieme, le ha appena messo una mano intorno alla vita, con fare premuroso, e lei si gira e lo guarda con un sorriso affettuoso e complice. Si siedono in un tavolo abbastanza appartato. Il padrone del pub fa un gesto a Martina per dire di andare a occuparsi di loro. Si avvicina. Gianni sorride, la chiama muovendo la mano verso di sé.
- Sapevo di trovarti qua. Come va il lavoro?
- Come sempre. Tiro avanti.
- Ti sei proprio spenta ragazza. Quanti anni hai adesso, trenta?
- Ventinove.
- Ne dimostri qualcuno di più. Sarà che ti vedo proprio sbattuta, con quelle occhiaie e l’andatura stanca, sempre a testa bassa, stai peggio di quando passavi le giornate a scopare.
Martina ormai non si vergogna più di nulla, neppure della donna che la sta fissando con una punta di superiorità malcelata.
- Forse è proprio così. Non so manco che è il sesso, ormai.
- Conosci Lorenza?
- No, piacere.
- Ciao.
- Cosa vi porto?
- Due birre. E’ la mia donna.
- Che tipo?
- Avete quella sarda, come si chiama? Lorenza voleva conoscerti. Ti vorrebbe parlare.
- Ichnusa… Si, va molto di moda. Perché? Di cosa vuoi parlarmi?
Lorenza parla con una voce dal tono basso e deciso.
- Servici e poi ti spiego.
Martina va, prende le birre, le stappa velocemente, e torna con un vassoio, l’ordinazione, due bicchieri e uno scontrino tra le dita della mano libera.
- Eccole.
- Brava, dice Gianni, sorridendo.
Poi comincia Lorenza.
- Sono qui per offrirti un lavoro. E’ un venerdì sera, però. Non so se sei libera. Sono mille euro. Non è male.
- Di che si tratta?
- Un mio caro amico ha una villa fuori città, sulle colline. E’ uno molto ricco che investe e fa crescere start up in Italia, Brasile, Emirati Arabi e Stati Uniti.
- E io che c’entro.
- Stai buona. E’ anche un tipo che ama divertirsi e organizzare feste un po’ speciali. Invita amici e investitori stranieri e ha bisogno di ragazze immagine adatte al suo mondo.
- Cioè?
- Lui le chiama groupie per le rockstar di questi tempi. Non gente che canta o suona, ma che inventa, creativa, makers, startupper, influencer, youtuber, vecchi blogger, rimasugli di giornalisti. Gente così, insomma.
- Ok, ma io?
- Tu fai la groupie. Stai lì a questi eventi privati e riservati e entri in questo club molto esclusivo in un modo riconoscibile. Sia per come sarai vestita, sia per il tuo atteggiamento e per un tatuaggio.
- Un tatuaggio?
- Sì, se accetti dovrai farti un tatuaggio. La diciassettesima carta dei tarocchi: la stella. Una ragazza inginocchiata che prende l’acqua.
- Tutto qui? Pensavo qualcosa di peggio.
- Tutto qui. Solo che la carta è capovolta e indica che scegli un destino senza futuro, stagnante, di sottomissione. Loro sono l’innovazione, tu sei l’opposto.
Gianni interrompe Lorenza. “Così non ci capisce un cazzo. Non è tipa da tarocchi e filosofia. Martina tu ti fai il tatuaggio così tutti capiscono quello che sei in quell’ambiente. Stai lì per stare a loro servizio, in tutto. Tanto ci stai abituata e ti viene facile. Ti fai usare in ogni modo e tutti quelli che stanno lì sanno perché stai lì e cosa devi fare. Non ti pagano certo per la tua intelligenza”.
- Faccio la puttana.
- E’ quello che facevi con i cinesi e prima ancora con me. Solo che qui ti pagano meglio.
Martina abbassa la testa e si gratta l’interno del braccio per nervosismo. Lorenza la guarda e dice, rivolta anche a Gianni. “Si prostituisce, ma nessuno deve pensare che faccia la puttana. Qui si parla di groupie, di ragazze senza talento e intelligenza e cultura che accettano di servire quelli che sono superuomini o superdonne. Sta qui la differenza”. Gianni sorride sarcastico. “A questa qui basta che la pagano. Guarda come sta”.
- Ma è solo per questa festa?
- No, Martina – spiega con calma Lorenza – Se entri in questo giro ti faranno lavorare spesso, almeno due volte al mese e anche di più. Potresti anche lasciare il lavoro al pub con il tempo. Gianni mi ha parlato di te e mi sembri adatta per questo tipo di lavoro.
- La cosa mi intriga.
Gianni avvicina la mano e stringe una tetta di Martina, soppesandola. “C’è una condizione però. Siccome Lorenza fa da garante per te e pensa di farti guadagnare abbastanza da cambiare in qualche modo la tua vita ci devi dare qualcosa in cambio”.
- Una percentuale?
- No Martina. Torniamo all’accordo che avevi con me. Ma questa volta c’è anche Lorenza. Sarai a nostra disposizione per diciamo tre anni.
- La vostra schiava.
- Quello che facevi prima. Non serve chiamarti schiava.
- Alla faccia dei poliziotti.
- Non c’è nulla di illegale. Ma tutti e due sappiamo come farti passare i guai se non rispetti l’accordo.
Lorenza si fa un lungo sorso di birra. “Questo è il mio telefono. Se accetti chiamami entro domani. Mi sa che è ora che torni al lavoro”.
Martina prende il biglietto con su scritto il numero, lo guarda imbambolata per qualche attimo e pensa che non può continuare tutta la vita a lavorare per pochi euro in un pub e quei soldi le farebbero davvero comodo.
Martina chiamò Lorenza il giorno dopo. Qualche migliaia di euro da guadagnare in fretta e poi avrebbe smesso.
- Ciao. Ci ho pensato. Accetto, più o meno.
- Ciao Martina. Sono contenta di sentirti, ma che vuol dire più o meno?
- Che non voglio accettare l'accordo di Gianni. Non come dice lui, almeno. Non per tre anni. Sarò a vostra disposizione fino a quando partecipo alle serate del club, ma se decido di non fare più la groupie, come la chiami tu, allora mi libero pure da voi.
- Va bene. Si può fare. Avverto il mio amico per la serata di venerdì sera e per la mattina però devi farti il tatuaggio. Ok?
- Ci sto, mi faccio taroccare.
Martina accompagnò l'ultima frase con una grassa risata. tra lo stupido e il volgare. Avrebbe portato sulla pelle la carta dei tarocchi come segno di disponibilità e sottomissione all'aristocrazia del club.
Fu Lorenza ad accompagnarla da Alex Tatoo.
- E' una delle ragazze di Aldobrandi?
- E' una di quelle che ho scelto io, disse Lorenza.
- Ci vediamo questa sera in collina, disse il tatuatore rivolto a Martina. Spogliati e rilassati. Ci vorrà tempo. La carte delle Stelle occuperà buona parte della schiena e sarà capovolta. Intorno al braccio sinistro in corsivo ti scriverò Aldobrandi. E sulla scapola a destra ti disegno una G. E poco sopra il pelo pubico in piccolo scrivo il nome di chi ti ha reclutato: Lorenza. Sono famoso per la mia velocità, ma temo che ci passeremo la giornata.
- Purtroppo i marchi sono invasivi, disse Lorenza. Col tempo, se vorrai, potrai anche accettare di farti fare disegnare sulla pelle i loghi delle aziende affiliate al club. Verrai pagata, naturalmente.
Martina rimase ferma e nuda fino alla cinque e trentadue del pomeriggio. Sulla schiena aveva ora un lavoro che valeva come un'opera d'arte. E gli altri tatuaggi parlavano della sua appartenenza. Era pronta a rivestirsi, ma Lorenza la fermò. Alex stanco si era abbandonato su una poltrona dello studio, con la testa pelata reclinata e la barba che puntava in su.
Lorenza disse: "I tatuaggi sono a carico del club, li paghiamo noi, ma Alex ogni tanto approfitta di una mancia in natura. Inginocchiati davanti a lui e lavora con la tua bocca". Martina con la schiena curva prese il cazzo di Alex e cominciò a baciarlo. Non ci volle molto. Dopo poco ingoiò lo sperma e pulì con cura il glande.
- Ringrazia, disse Lorenza. Gianni ha proprio ragione su di te. Sei nata per essere usata.
Strada, rettilineo, salita, curva, rettilineo, curva a sinistra, salita, curva a gomito, rettilineo, curva a destra. Non si arriva mai. Martina è seduta dietro e ha lo stomaco che sembra un preservativo usato. Gianni guida nervoso, con arroganza, ridendo ai rimbrotti di Lorenza. La villa, che in realtà è un casolare ristrutturato, è alla fine di una sterrata. C'è anche un edificio più basso con quattro porte in legno, doveva essere una stalla. Gianni parcheggia lì davanti. Ci sono due ragazze che parlano con un uomo piuttosto tarchiato, in giacca e cravatta e una faccia tonda e gioviale. Lorenza lo abbraccia e lo bacia su una guancia. "Ciao grande Felix". Gianni lo saluta con una pacca sulla spalla. "Sei sempre più bella Lore e non è solo merito di Gianni. Rosalba e Francesca già le conoscete. Io invece non conosco lei".
"Si chiama Martina. È la nuova groupie di cui ti ho parlato, dice Lorenza, Martina lui è Felice, per te il dottor Mantica. È il segretario di Mario Aldobrandi ed è quello che ti farà lavorare e ti gira gli assegni. È un mio vecchio amico. È del mio paese, in Calabria. Compagni di classe dalle elementari al liceo".
"Bene Martina. Lorenza e Gianni mi hanno raccontato di te. So che sei stata protagonista di una specie di Grande Fratello clandestino. Ti sei fatta spiare per tutta la casa. So che hai fatto lavori sporchi per Gianni. So che non hai problemi a fare sesso con questo o con quello e se ti pagano è meglio. Su di te ho foto, racconti, storie, un vero dossier, e conosco anche i tuoi reati. Penso che ci siamo capiti. Quello che succede qui non deve uscire".
"Martina conosce le regole. Vero, zoccola?", dice duro Gianni.
Martina abbassa la testa e conferma facendo si con la testa. Non le importa più di farsi chiamare zoccola. È esattamente quello che è. Lo accetta. Ha capito che questo è quello che le viene meglio e le permette di vivere bene, senza più ansie e paure. Forse questo club di personaggi più o meno famosi a cui inchinarsi rende più facile tutto. Se rispetta le regole non ha più nulla da temere.
"Qui ci sono i vestiti per cambiarti. Devi prepararti per la serata. Seguimi con Rosalba e Francesca. Lorenza e Gianni so che ora hanno da fare con il dottor Aldobrandi per mettere a punto l'arrivo degli ospiti e la sicurezza".
La dependance è piuttosto grande. Ha due camere da letto, una cucina, una palestra, una sala relax e due bagni.
"Spogliatevi, dice Felice, qui ci sono quattro vestiti. Manca una ragazza, Charlotte, ma sta arrivando. Come vedete sono tutti uguali, tuniche scarlatte che vi lasciano le gambe scoperte da metà coscia e la schiena nuda""
"Ma dobbiamo indossarla subito? Ho il sudore appiccicato addosso e mi servirebbe una doccia".
"Niente doccia, Martina. Il tuo odore stasera si deve sentire. Te la farai domani quando ti svegli e per la prossima volta non depilarti sotto le ascelle. Vi vogliamo così, semplici, naturali e niente trucco. Come Francesca e Rosalba". Le due ragazze si stanno già spogliando e Martina riconosce gli stessi tatuaggi, la carta dei tarocchi dietro la schiena e l'unica differenza sono appunto le ascelle con il pelo.
La serata sta andando bene ed è di gran lusso. Ci sono almeno cinquanta e passa persone, più di un terzo sono donne, tutte accompagnate, e chiaramente ci sono invece uomini che hanno preferito venire da soli. Le groupie, con l'arrivo di Charlotte, nera e esotica, sono quattro. È proprio lei quella più cercata e la più bella. È una modella molto giovane e ha fatto capire alle altre tre che il suo compenso è di ben altro livello. Arriva alla doppia cifra. Francesca ha qualche anno meno di Martina e lavora come ufficio stampa in una casa discografica internazionale. È italiana ma vive a Londra. Rosalba è la veterana del gruppo. Ha quarantuno anni ma ne dimostra qualcuno di meno. È un'attrice di teatro che ormai non lavora più e sopravvive facendo corsi per l'impostazione della voce. È da anni nel giro dei locali Bdsm. Entrambe questa sera guadagneranno il triplo di Martina, l'unica che fa la cameriera in un pub. Alcuni ospiti hanno richiesto tra le groupie una che facesse il suo mestiere.
Charlotte ha un tatuaggio più astratto e di una carta dei tarocchi diversa, ricorda una sacerdotessa egizia e lei ha raccontato che si tratta della papessa. È molto meno pensate e invasivo rispetto a quello di Martina e delle altre due donne. Charlotte si lascia corteggiare ed è la sola che si apparta in camera quando si concede, scegliendo, agli ospiti. Rosalba sin dall'inizio ha occupato il salone con il camino e sta mettendo in scena una gang bang con un gruppo di fedelissimi. Francesca è la preferita delle signore e dei loro mariti. Il sesso si accompagna a una conversazione spazia dalla storia del rock alla letteratura. È la groupie di chi non si accontenta del piacere fisico ma cerca anche quello intellettuale. Martina invece non si riesce praticamente a spostare dall'atrio. Hanno cominciato mettendola in ginocchio e ha di fatto spompinato gran parte degli uomini, una decina le sono venuti in bocca, gli altri l'hanno usata solo come preliminare o esercizio di riscaldamento propedeutico alle altre ragazze. Ha leccato un po' di donne. Poi a un certo punto è cominciata una vera mattanza, l'hanno fatta appoggiare con le mani al muro e lasciata così a prenderlo da dietro, in tre le hanno riempito la fica stantuffandola per un quarto d'ora, venti minuti a testa, Il primo che le ha preso il culo ha preferito poi finire altrove, ma se lo è fatto prima pulire con cura, perché non voleva andare sporco da Charlotte. Il più pesante è quello che le sta spaccando lo sfintere adesso. È un uomo molto alto, magro, muscoloso, ma che deve aver superato i cinquant'anni e con un cazzo non lunghissimo ma massiccio e nodoso come l'asso di bastoni. È da quasi un'ora che sta usando il suo culo.
- Mi dispiace ma ci metto parecchio tempo a venire e Felice mi ha detto di venire da te, perché qui ormai c'è meno fila, Mi hai detto che ti chiami Martina, vero?
- Umpf si.
- Mi piaci, Sai di terra, sei soda, hai quest'aria da ragazza del popolo che mi fa impazzire e mi piace perfino che hai stia capelli da finta bionda e il tuo culo è accogliente. Te lo sto stantuffando da parecchio eh? Ma tu sembri una paziente. Non è così?
- Si, so una che do' mi mettono sto.
- Bello sto modo di dire. Ora però insultati che voglio venire. Dì che sei una rottainculo.
- Eh si sono una rottainculo,
- Stai qui perché hai un solo neurone nel cervello, Sei una cretina, una cogliona.
- Cazzo si sono una cogliona, una cretina.
- Sei una zozza.
- Sono una zozza,
- Dai si, sei una zoccola, dillo,
- Sono una zoccola.
- Più forte.
- UNA ZOCCOLA
- Urla ancora di più, devono sentirlo tutti.
Martina urlò a squarciagola, tanto che in parecchi si girarono,
- Sei una vacca. Dai che lo sento salire,
- Sono una vacca,
- Come fa la vacca?
- Muuuuu.
- Allora fai muuu. Muggisci.
-Muuuu, muuuuu, muuuu.
Martina fece muuuu a ogni affondo di cazzo nel culo. Muuuu. Muuuu. MUUUUUU.
- Sto venendo.
- Muuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuu.
- Vengo, vengo, vengo. Vaccaaaaaaaaaaaaaaa. Vaccaaaaa. Sei una vacca,
Martina sentì scendere la sborra nel culo. Le pareti erano pressoché anestetizzate. Stare in piedi con le mani attaccate al muro l'aveva fatta sudare e ora il tatuaggio sulla schiena luccicava. SI sentiva devastata, Abbassò la testa e muggì ancora,
- Vacca, disse l'uomo stappando il cazzo dal suo culo.
- muuuuuuuu.
E’ martedì sera, il pub non è strapieno come il venerdì o il sabato, ma Martina ha lavorato il doppio, il turno lungo, questo significa lavorare a pranzo e la sera fino all’una e mezza. E’ stremata. I piedi le fanno male e sente un persistente ronzio nella testa. Ha sostituito una collega, un’universitaria che fra due giorni ha un esame. Questo significa qualche soldo in più che non compensa però la fatica. E’ vestita con una canottiera nera, scarpe da ginnastica quasi distrutte e un jeans slavato. E’ sudata e puzza da far schifo. Quando vede entrare Gianni quasi si vergogna di farsi vedere in questo stato. E’ con una donna, deve essere la collega che sta frequentando in questo periodo. Si vede che stanno bene insieme, le ha appena messo una mano intorno alla vita, con fare premuroso, e lei si gira e lo guarda con un sorriso affettuoso e complice. Si siedono in un tavolo abbastanza appartato. Il padrone del pub fa un gesto a Martina per dire di andare a occuparsi di loro. Si avvicina. Gianni sorride, la chiama muovendo la mano verso di sé.
- Sapevo di trovarti qua. Come va il lavoro?
- Come sempre. Tiro avanti.
- Ti sei proprio spenta ragazza. Quanti anni hai adesso, trenta?
- Ventinove.
- Ne dimostri qualcuno di più. Sarà che ti vedo proprio sbattuta, con quelle occhiaie e l’andatura stanca, sempre a testa bassa, stai peggio di quando passavi le giornate a scopare.
Martina ormai non si vergogna più di nulla, neppure della donna che la sta fissando con una punta di superiorità malcelata.
- Forse è proprio così. Non so manco che è il sesso, ormai.
- Conosci Lorenza?
- No, piacere.
- Ciao.
- Cosa vi porto?
- Due birre. E’ la mia donna.
- Che tipo?
- Avete quella sarda, come si chiama? Lorenza voleva conoscerti. Ti vorrebbe parlare.
- Ichnusa… Si, va molto di moda. Perché? Di cosa vuoi parlarmi?
Lorenza parla con una voce dal tono basso e deciso.
- Servici e poi ti spiego.
Martina va, prende le birre, le stappa velocemente, e torna con un vassoio, l’ordinazione, due bicchieri e uno scontrino tra le dita della mano libera.
- Eccole.
- Brava, dice Gianni, sorridendo.
Poi comincia Lorenza.
- Sono qui per offrirti un lavoro. E’ un venerdì sera, però. Non so se sei libera. Sono mille euro. Non è male.
- Di che si tratta?
- Un mio caro amico ha una villa fuori città, sulle colline. E’ uno molto ricco che investe e fa crescere start up in Italia, Brasile, Emirati Arabi e Stati Uniti.
- E io che c’entro.
- Stai buona. E’ anche un tipo che ama divertirsi e organizzare feste un po’ speciali. Invita amici e investitori stranieri e ha bisogno di ragazze immagine adatte al suo mondo.
- Cioè?
- Lui le chiama groupie per le rockstar di questi tempi. Non gente che canta o suona, ma che inventa, creativa, makers, startupper, influencer, youtuber, vecchi blogger, rimasugli di giornalisti. Gente così, insomma.
- Ok, ma io?
- Tu fai la groupie. Stai lì a questi eventi privati e riservati e entri in questo club molto esclusivo in un modo riconoscibile. Sia per come sarai vestita, sia per il tuo atteggiamento e per un tatuaggio.
- Un tatuaggio?
- Sì, se accetti dovrai farti un tatuaggio. La diciassettesima carta dei tarocchi: la stella. Una ragazza inginocchiata che prende l’acqua.
- Tutto qui? Pensavo qualcosa di peggio.
- Tutto qui. Solo che la carta è capovolta e indica che scegli un destino senza futuro, stagnante, di sottomissione. Loro sono l’innovazione, tu sei l’opposto.
Gianni interrompe Lorenza. “Così non ci capisce un cazzo. Non è tipa da tarocchi e filosofia. Martina tu ti fai il tatuaggio così tutti capiscono quello che sei in quell’ambiente. Stai lì per stare a loro servizio, in tutto. Tanto ci stai abituata e ti viene facile. Ti fai usare in ogni modo e tutti quelli che stanno lì sanno perché stai lì e cosa devi fare. Non ti pagano certo per la tua intelligenza”.
- Faccio la puttana.
- E’ quello che facevi con i cinesi e prima ancora con me. Solo che qui ti pagano meglio.
Martina abbassa la testa e si gratta l’interno del braccio per nervosismo. Lorenza la guarda e dice, rivolta anche a Gianni. “Si prostituisce, ma nessuno deve pensare che faccia la puttana. Qui si parla di groupie, di ragazze senza talento e intelligenza e cultura che accettano di servire quelli che sono superuomini o superdonne. Sta qui la differenza”. Gianni sorride sarcastico. “A questa qui basta che la pagano. Guarda come sta”.
- Ma è solo per questa festa?
- No, Martina – spiega con calma Lorenza – Se entri in questo giro ti faranno lavorare spesso, almeno due volte al mese e anche di più. Potresti anche lasciare il lavoro al pub con il tempo. Gianni mi ha parlato di te e mi sembri adatta per questo tipo di lavoro.
- La cosa mi intriga.
Gianni avvicina la mano e stringe una tetta di Martina, soppesandola. “C’è una condizione però. Siccome Lorenza fa da garante per te e pensa di farti guadagnare abbastanza da cambiare in qualche modo la tua vita ci devi dare qualcosa in cambio”.
- Una percentuale?
- No Martina. Torniamo all’accordo che avevi con me. Ma questa volta c’è anche Lorenza. Sarai a nostra disposizione per diciamo tre anni.
- La vostra schiava.
- Quello che facevi prima. Non serve chiamarti schiava.
- Alla faccia dei poliziotti.
- Non c’è nulla di illegale. Ma tutti e due sappiamo come farti passare i guai se non rispetti l’accordo.
Lorenza si fa un lungo sorso di birra. “Questo è il mio telefono. Se accetti chiamami entro domani. Mi sa che è ora che torni al lavoro”.
Martina prende il biglietto con su scritto il numero, lo guarda imbambolata per qualche attimo e pensa che non può continuare tutta la vita a lavorare per pochi euro in un pub e quei soldi le farebbero davvero comodo.
Martina chiamò Lorenza il giorno dopo. Qualche migliaia di euro da guadagnare in fretta e poi avrebbe smesso.
- Ciao. Ci ho pensato. Accetto, più o meno.
- Ciao Martina. Sono contenta di sentirti, ma che vuol dire più o meno?
- Che non voglio accettare l'accordo di Gianni. Non come dice lui, almeno. Non per tre anni. Sarò a vostra disposizione fino a quando partecipo alle serate del club, ma se decido di non fare più la groupie, come la chiami tu, allora mi libero pure da voi.
- Va bene. Si può fare. Avverto il mio amico per la serata di venerdì sera e per la mattina però devi farti il tatuaggio. Ok?
- Ci sto, mi faccio taroccare.
Martina accompagnò l'ultima frase con una grassa risata. tra lo stupido e il volgare. Avrebbe portato sulla pelle la carta dei tarocchi come segno di disponibilità e sottomissione all'aristocrazia del club.
Fu Lorenza ad accompagnarla da Alex Tatoo.
- E' una delle ragazze di Aldobrandi?
- E' una di quelle che ho scelto io, disse Lorenza.
- Ci vediamo questa sera in collina, disse il tatuatore rivolto a Martina. Spogliati e rilassati. Ci vorrà tempo. La carte delle Stelle occuperà buona parte della schiena e sarà capovolta. Intorno al braccio sinistro in corsivo ti scriverò Aldobrandi. E sulla scapola a destra ti disegno una G. E poco sopra il pelo pubico in piccolo scrivo il nome di chi ti ha reclutato: Lorenza. Sono famoso per la mia velocità, ma temo che ci passeremo la giornata.
- Purtroppo i marchi sono invasivi, disse Lorenza. Col tempo, se vorrai, potrai anche accettare di farti fare disegnare sulla pelle i loghi delle aziende affiliate al club. Verrai pagata, naturalmente.
Martina rimase ferma e nuda fino alla cinque e trentadue del pomeriggio. Sulla schiena aveva ora un lavoro che valeva come un'opera d'arte. E gli altri tatuaggi parlavano della sua appartenenza. Era pronta a rivestirsi, ma Lorenza la fermò. Alex stanco si era abbandonato su una poltrona dello studio, con la testa pelata reclinata e la barba che puntava in su.
Lorenza disse: "I tatuaggi sono a carico del club, li paghiamo noi, ma Alex ogni tanto approfitta di una mancia in natura. Inginocchiati davanti a lui e lavora con la tua bocca". Martina con la schiena curva prese il cazzo di Alex e cominciò a baciarlo. Non ci volle molto. Dopo poco ingoiò lo sperma e pulì con cura il glande.
- Ringrazia, disse Lorenza. Gianni ha proprio ragione su di te. Sei nata per essere usata.
Strada, rettilineo, salita, curva, rettilineo, curva a sinistra, salita, curva a gomito, rettilineo, curva a destra. Non si arriva mai. Martina è seduta dietro e ha lo stomaco che sembra un preservativo usato. Gianni guida nervoso, con arroganza, ridendo ai rimbrotti di Lorenza. La villa, che in realtà è un casolare ristrutturato, è alla fine di una sterrata. C'è anche un edificio più basso con quattro porte in legno, doveva essere una stalla. Gianni parcheggia lì davanti. Ci sono due ragazze che parlano con un uomo piuttosto tarchiato, in giacca e cravatta e una faccia tonda e gioviale. Lorenza lo abbraccia e lo bacia su una guancia. "Ciao grande Felix". Gianni lo saluta con una pacca sulla spalla. "Sei sempre più bella Lore e non è solo merito di Gianni. Rosalba e Francesca già le conoscete. Io invece non conosco lei".
"Si chiama Martina. È la nuova groupie di cui ti ho parlato, dice Lorenza, Martina lui è Felice, per te il dottor Mantica. È il segretario di Mario Aldobrandi ed è quello che ti farà lavorare e ti gira gli assegni. È un mio vecchio amico. È del mio paese, in Calabria. Compagni di classe dalle elementari al liceo".
"Bene Martina. Lorenza e Gianni mi hanno raccontato di te. So che sei stata protagonista di una specie di Grande Fratello clandestino. Ti sei fatta spiare per tutta la casa. So che hai fatto lavori sporchi per Gianni. So che non hai problemi a fare sesso con questo o con quello e se ti pagano è meglio. Su di te ho foto, racconti, storie, un vero dossier, e conosco anche i tuoi reati. Penso che ci siamo capiti. Quello che succede qui non deve uscire".
"Martina conosce le regole. Vero, zoccola?", dice duro Gianni.
Martina abbassa la testa e conferma facendo si con la testa. Non le importa più di farsi chiamare zoccola. È esattamente quello che è. Lo accetta. Ha capito che questo è quello che le viene meglio e le permette di vivere bene, senza più ansie e paure. Forse questo club di personaggi più o meno famosi a cui inchinarsi rende più facile tutto. Se rispetta le regole non ha più nulla da temere.
"Qui ci sono i vestiti per cambiarti. Devi prepararti per la serata. Seguimi con Rosalba e Francesca. Lorenza e Gianni so che ora hanno da fare con il dottor Aldobrandi per mettere a punto l'arrivo degli ospiti e la sicurezza".
La dependance è piuttosto grande. Ha due camere da letto, una cucina, una palestra, una sala relax e due bagni.
"Spogliatevi, dice Felice, qui ci sono quattro vestiti. Manca una ragazza, Charlotte, ma sta arrivando. Come vedete sono tutti uguali, tuniche scarlatte che vi lasciano le gambe scoperte da metà coscia e la schiena nuda""
"Ma dobbiamo indossarla subito? Ho il sudore appiccicato addosso e mi servirebbe una doccia".
"Niente doccia, Martina. Il tuo odore stasera si deve sentire. Te la farai domani quando ti svegli e per la prossima volta non depilarti sotto le ascelle. Vi vogliamo così, semplici, naturali e niente trucco. Come Francesca e Rosalba". Le due ragazze si stanno già spogliando e Martina riconosce gli stessi tatuaggi, la carta dei tarocchi dietro la schiena e l'unica differenza sono appunto le ascelle con il pelo.
La serata sta andando bene ed è di gran lusso. Ci sono almeno cinquanta e passa persone, più di un terzo sono donne, tutte accompagnate, e chiaramente ci sono invece uomini che hanno preferito venire da soli. Le groupie, con l'arrivo di Charlotte, nera e esotica, sono quattro. È proprio lei quella più cercata e la più bella. È una modella molto giovane e ha fatto capire alle altre tre che il suo compenso è di ben altro livello. Arriva alla doppia cifra. Francesca ha qualche anno meno di Martina e lavora come ufficio stampa in una casa discografica internazionale. È italiana ma vive a Londra. Rosalba è la veterana del gruppo. Ha quarantuno anni ma ne dimostra qualcuno di meno. È un'attrice di teatro che ormai non lavora più e sopravvive facendo corsi per l'impostazione della voce. È da anni nel giro dei locali Bdsm. Entrambe questa sera guadagneranno il triplo di Martina, l'unica che fa la cameriera in un pub. Alcuni ospiti hanno richiesto tra le groupie una che facesse il suo mestiere.
Charlotte ha un tatuaggio più astratto e di una carta dei tarocchi diversa, ricorda una sacerdotessa egizia e lei ha raccontato che si tratta della papessa. È molto meno pensate e invasivo rispetto a quello di Martina e delle altre due donne. Charlotte si lascia corteggiare ed è la sola che si apparta in camera quando si concede, scegliendo, agli ospiti. Rosalba sin dall'inizio ha occupato il salone con il camino e sta mettendo in scena una gang bang con un gruppo di fedelissimi. Francesca è la preferita delle signore e dei loro mariti. Il sesso si accompagna a una conversazione spazia dalla storia del rock alla letteratura. È la groupie di chi non si accontenta del piacere fisico ma cerca anche quello intellettuale. Martina invece non si riesce praticamente a spostare dall'atrio. Hanno cominciato mettendola in ginocchio e ha di fatto spompinato gran parte degli uomini, una decina le sono venuti in bocca, gli altri l'hanno usata solo come preliminare o esercizio di riscaldamento propedeutico alle altre ragazze. Ha leccato un po' di donne. Poi a un certo punto è cominciata una vera mattanza, l'hanno fatta appoggiare con le mani al muro e lasciata così a prenderlo da dietro, in tre le hanno riempito la fica stantuffandola per un quarto d'ora, venti minuti a testa, Il primo che le ha preso il culo ha preferito poi finire altrove, ma se lo è fatto prima pulire con cura, perché non voleva andare sporco da Charlotte. Il più pesante è quello che le sta spaccando lo sfintere adesso. È un uomo molto alto, magro, muscoloso, ma che deve aver superato i cinquant'anni e con un cazzo non lunghissimo ma massiccio e nodoso come l'asso di bastoni. È da quasi un'ora che sta usando il suo culo.
- Mi dispiace ma ci metto parecchio tempo a venire e Felice mi ha detto di venire da te, perché qui ormai c'è meno fila, Mi hai detto che ti chiami Martina, vero?
- Umpf si.
- Mi piaci, Sai di terra, sei soda, hai quest'aria da ragazza del popolo che mi fa impazzire e mi piace perfino che hai stia capelli da finta bionda e il tuo culo è accogliente. Te lo sto stantuffando da parecchio eh? Ma tu sembri una paziente. Non è così?
- Si, so una che do' mi mettono sto.
- Bello sto modo di dire. Ora però insultati che voglio venire. Dì che sei una rottainculo.
- Eh si sono una rottainculo,
- Stai qui perché hai un solo neurone nel cervello, Sei una cretina, una cogliona.
- Cazzo si sono una cogliona, una cretina.
- Sei una zozza.
- Sono una zozza,
- Dai si, sei una zoccola, dillo,
- Sono una zoccola.
- Più forte.
- UNA ZOCCOLA
- Urla ancora di più, devono sentirlo tutti.
Martina urlò a squarciagola, tanto che in parecchi si girarono,
- Sei una vacca. Dai che lo sento salire,
- Sono una vacca,
- Come fa la vacca?
- Muuuuu.
- Allora fai muuu. Muggisci.
-Muuuu, muuuuu, muuuu.
Martina fece muuuu a ogni affondo di cazzo nel culo. Muuuu. Muuuu. MUUUUUU.
- Sto venendo.
- Muuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuu.
- Vengo, vengo, vengo. Vaccaaaaaaaaaaaaaaa. Vaccaaaaa. Sei una vacca,
Martina sentì scendere la sborra nel culo. Le pareti erano pressoché anestetizzate. Stare in piedi con le mani attaccate al muro l'aveva fatta sudare e ora il tatuaggio sulla schiena luccicava. SI sentiva devastata, Abbassò la testa e muggì ancora,
- Vacca, disse l'uomo stappando il cazzo dal suo culo.
- muuuuuuuu.
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