Il destino di Martina 5

di
genere
dominazione

Felice Mantica era stato chiaro: «I prossimi due giorni li passerai con il dottor Alibrandi. Non fare storie. Ti porterà al mare con i suoi amici. Non dovrai fare nulla di particolare. Cerca solo di essere carina».
«Cioè?».
«Non starai lì come groupie, ma come amica del dottor Alibrandi. Poi quello che succede, succede. Hanno solo voglia di passare due belle giornate in allegria».

La barca scintilla al sole come fosse lì solo per attirare sguardi invidiosi. Martina osserva le onde scorrere veloci, quasi a trascinarla lontano da quel circo di sorrisi esagerati, risate soffocate e abbronzature accuratamente artificiose.
«Martina, carissima!» inizia Alibrandi con una teatralità quasi da attore consumato. «Tu sei una bellezza autentica, diciamo… rustica! Ci voleva proprio una ragazza come te per portare un po’ di realtà in mezzo a tutto questo… lusso decadente!» La risata scrosciante dell’uomo si mischiava con quella dei suoi amici, che scuotevano la testa come a dire: “Oh, il nostro Alibrandi… sempre con queste battute!”
Martina sente un sorriso stiracchiarsi suo malgrado sulle labbra. Rustica, certo. In fondo aveva già sentito di peggio.
«Giusto, dottore. Io autentica e voi tutti raffinati,» risponde lei con un mezzo sorriso, mentre sistema la gonna un po’ troppo corta – il dottor Alibrandi le aveva raccomandato di “fare colpo”.

Il dottore sembra apprezzare. «Ecco, esattamente! La tua schiettezza è così… disarmante. Un vero respiro d’aria fresca!»
Un altro dei signori presenti, un tipo corpulento dal sorriso compiaciuto, si avvicina, alzando il calice verso Martina. «Quindi, Martina, lavori al ristorante del buon Felice… Ma dimmi, sapevi già che la cucina è la strada migliore per raggiungere l’anima degli uomini?»
Martina fa un cenno con la testa, tentando di sembrare educata. «Beh, io non arrivo proprio a… cucinare. Sono solo cameriera.»
Alibrandi ride. «Oh, ma sentite la modestia! Cameriera, dice lei. Come se servire fosse un’arte da poco! No, no, Martina. Tu sei un’artista del piatto che scivola sul tavolo, della bottiglia che si stappa con grazia!»
Martina sorride, fa un rapido calcolo mentale di quanto manca al rientro. La Toscana le piaceva da sempre, ma a quei signori probabilmente bastava gettare uno sguardo distratto al panorama e poi subito tornare a spettegolare.
Alibrandi si rivolge agli amici, indicandola con un gesto ampio. «Vedete, è questo il fascino delle ragazze come Martina. Non hanno bisogno di gioielli o vestiti firmati. Loro brillano… come dire… di luce propria!».
Martina prende coraggio. «Grazie, dottore. Certo che a volte un gioiello… non dispiace.» Tenta una risata nervosa.

Alibrandi finge sorpresa. «Ma senti, senti! La nostra cameriera si scopre ambiziosa!»
Un altro amico, allungando un bicchiere verso di lei, aggiunge: «Martina, cara, sei proprio un fiore selvatico. Sai, le donne di città spesso hanno un che di… artificioso. Ma tu…»
Martina alza il bicchiere, fingendo di brindare. «Ma io…?»
«Tu… sei schietta, proprio come la cucina casereccia! Sapori autentici, forse un po’… pesanti, ma certamente indimenticabili.»
Martina si fa largo tra i sorrisi e i calici per andare verso il bordo della barca. Da lì la costa toscana sembra quasi più vicina, il suo rifugio lontano dalle conversazioni fatte di parole vuote e risatine compiaciute.
Alibrandi, sempre attento, la segue con uno sguardo affilato. «Dove vai, cara? Non sarai mica stanca di noi?»
Martina scrolla le spalle, guardando lontano. «Mi piace il mare. Rilassa.»
«Vedi? Lo sapevo che eri una ragazza con gusti semplici. Il mare, il sole… e basta.» Sorride, rivolgendosi ai suoi amici come a voler dimostrare un punto.
Martina si volta. «Il mare è semplice, dottore? A me sembra profondo. E anche un po’ pericoloso.»
Alibrandi ride, stringendole una spalla. «Martina, Martina… una filosofa! Chi l’avrebbe mai detto?»
scritto il
2024-11-02
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