Manovre militari
di
Tiche
genere
etero
Per lavoro avrei dovuto frequentare per tre giorni un corso di formazione a Salerno. Mio zio Vincenzo, colonnello dell'esercito in pensione, abitava là e gli chiesi se poteva ospitarmi. Disse di sì e così andai da lui.
Arrivai la sera del giorno prima dell'inizio del corso e venne ad aprirmi una signora sui cinquantanni. Mia madre mi aveva avvertito che zio Vincenzo a settantanni suonati si era accompagnato con una donna più giovane. La cinquantenne non era niente male: capelli vaporosi neri, mani curate con unghie smaltate di rosso fuoco, un paio di tettone che sembravano esplodere dentro quella vestaglia da casa, occhi da gatta e un bel paio di labbra da pompino su un sorriso di denti bianchi ma un po' storti.
Zio Vincenzo mi strinse in un abbraccio caloroso e mi presentò Sonia che sorridendo e baciandomi sulle guance mi appoggiò per una frazione di secondo sul braccio le sue pesanti tette.
Mangiammo e zio Vincenzo parlò ininterrottamemte di aneddoti di vita militare che Sonia sembrava ascoltare rapita. Bevemmo e mangiammo parecchio.
Stanco del viaggio ed anche un po' sbronzo, decisi di andarmene a letto. Mi avevano preparato una camera accanto alla loro. Detti la buonanotte, mi infilai a letto e mi addormentai.
Intorno alle una di notte un rumore mi svegliò. Sentivo parlottare nela stanza accanto.
"Mi aggiorni sulla situazione, tenente." Mi sembrò che dicesse mio zio Vincenzo.
"Stiamo preparando il campo per l'artiglieria pesante, Colonnello. Il nemico non ci troverà impreparati." Sentii rispondere zia Sonia.
"Bene. L'artiglieria va ben oliata e pompata prima dell'utilizzo altrimenti fa cilecca. Bene, brava, continui così e non si dimentichi di armare anche le palle del cannone. Ecco così, così, bene." Diceva zio Vincenzo.
"Mmm... il cannone mmmmm.... sembra quasi mmmmm.... in posizione di lancio, colonnello. Mmmm.... mmmmm... e le palle sono mmmmm.... ben cariche."
"Ottimo tenente. Continui e vada più a fondo. Oggi sfonderemo il nemico" disse il colonnello.
"Mmm...mmm... con un cannone così non avranno scampo."
Sorpreso da questi strani discorsi, mi alzai dal letto e, piano piano, uscii in corridoio. Mi avvicinai alla porta della camera dei miei zii ed era aperta quel tanto che bastava per vedere dentro la stanza.
Mio zio Vincenzo, evidentemente ubriaco, era in piedi accanto al letto e portava una giacca militare con tanto di medaglie al petto, un elmetto della decima flottiglia mas ed aveva un frustino in mano. Non indossava i pantaloni. Inginocchiata davanti a lui, completamente nuda, ad eccezione di un cappello militare che portava calcato sulla nera massa di capeli corvini, mia zia Sonia si muoveva avanti ed indietro con un bel culone gonfio luccicante alla luce arancione dell'abatjour mentre spompinava di gusto. Aveva aggrappato la nerchia di mio zio con entrambe le mani e se la cacciava in gola con risucchi potenti.
"Attenzione tenente, che non parta un colpo prima del tempo. Si prepari alla manovra difensiva."
Mia zia si fermò di botto e, tirandosi fuori il cazzo dalla gola con la mano, esclamò:
"Concordo colonnello. Il cannone sembra al limite del pompaggio. Avvio immediatamente manovra difensiva come da ordini."
Al vedere questa scena bizzarra mi venne da piegarmi in due dalle risate e mancò poco che mi facessi scoprire. Nello stesso tempo mi stavo eccitando ed il cazzo mi si fece duro sporgendo dal pigiama. Mia zia aveva un corpo meraviglioso e spompinava alla grande.
Quando si alzò da terra, vidi che aveva infilato nel culo un oggetto metallico.
Si accostò al letto, si mise a pecora, si tolse con una mano dal culo quello strano inserto e disse:
"Manovra completamente riuscita, colonnello. Campo ben largo per avanzamento truppe. Attendo ordini."
Zio Vincenzo si avvicinò con la nerchia ben in tiro e con il frustino che aveva in mano cominciò a colpire il culone della zia.
"Ottimo tenente. Vedo che il campo è pronto."
Poi a voce alta e scandendo alla maniera militare disse:
"A-PRI-R CU-LO"
A tal comando mia zia si distese a culo alzato e con le mani dalle unghie rosso scarlatto si aprì le chiappe. Dal mio spiraglio della porta vidi il buco di culo che le si apriva.
"IN-DIE-TRO."
Mia zia avvicinò il culo al cazzo di zio Vincenzo.
"IN-CU-LAR."
Zio Vincenzo ficcò la nerchia nel culo di zia Sonia che gemette di piacere. Zio dette qualche ficcata. Poi con voce rotta e gemente disse:
"SBOR-RAR."
Al comando mia zia Sonia si divincolò e, girandosi di scatto, portò il viso accanto al cazzo in modo da farsi sborrare in faccia e sul cappello militare.
Lo schizzo la investì in pieno.
Poco dopo mio zio disse:
"Bene, tenente. Per stasera è tutto. Faccia suonare il silenzio. A dormire."
Mia zia con la faccia piena di sborra scese dal letto e, con una meravigliosa fica nera pelosa al vento, fece il saluto militare e si mise a canticchiare una fanfara militare mentre zio si coricava e dopo poco si addormentava.
Io stavo schiantando dalle risate, con un cazzo duro che mi esplodeva nei pantaloni del pigiama.
Anch'io ritornai svelto in camera e sentii poco dopo che zia usciva per andare in bagno e lavarsi.
Mi addormentai con difficoltà visto il pulsare del mio cazzo e con l'idea di provare qualcosa la mattina dopo con la zietta che si eccitava con la roba militare.
Alla fine mi addormentai.
Mi alzai presto e vidi che zia era già in cucina a preparare la colazione.
Vestiva la solita vestaglia a fiori di ieri ed era un po' scarmigliata.
"Buongiorno." Le dissi.
"Oh... Buongiorno caro, come stai? Come hai dormito? tuo zio Vincenzo dorme sempre e penso che si sveglierà tardi. Ieri si è molto stancato." Disse Sonia, rimettendosi ai fornelli.
Ero lì in piedi dietro di lei ed avevo in testa questa idea folle, indeciso se provarci con il rischio di rovinare i rapporti familiari con uno scandalo che sarebbe stato ricordato nella mia famiglia per secoli.
Poi la guardai e vidi il suo culo, i suoi capelli, le sue dita e quelle unghie da troia e mi feci coraggio.
Così mi buttai.
Drizzai la schiena, sbattei i tacchi, assunsi quanto meglio potevo un tono militare e con voce decisa dissi:
"Cosa è questo disordine, Tenente? Capelli in disordine e vestaglia non di ordinanza. Si provveda subito."
Vidi che Sonia ebbe una sorta di spasmo e lasciò cadere un bicchiere che si frantumò in terra. Le tremavano le mani. Si girò di scatto e vidi che mi fissava con occhi spalancati di stupore ma mi sembrarono anche occhi eccitati. Cominciò a respirare affannosamente ed il gran petto le andava su e giù. La bocca aperta ed il respiro che usciva a gemiti.
Aumentai la dose:
"Cambiarsi immediatamente, tenente."
Come una marionetta che si muove a scatti, mia zia Sonia, guardandomi fisso negli occhi, cominciò a sfilarsi la vestaglia. Rimase in mutande e reggipetto. Poi mormorò qualcosa come in una specie di sussurro:
"Si qualifichi...."
Ed allora, trattenendo a stento le risa per questa troia che si eccitava come una pazza per i militari, dissi:
"Generale Menichetti."
Quando le dissi che ero generale dette un sospiro di godimento profondo e notai allargarsi una macchia bagnata nelle sue mutandine.
Anch'io ora ero eccitato e dissi:
"Tenente provveda subito al pompaggio del cannone. Ho un corso di formazione tra mezzora e non posso aspettare tutto il giorno. Provveda."
"Agli ordini, mio generale." Disse zia Sonia e mi sparò un pompino che ancor oggi ricordo: nessuna fino allora era riuscita a prendermi in bocca anche le palle oltre alla nerchia. Zia Sonia ci riuscì.
Furono tre giorni di furiose manovre militari. Tornai da Salerno felice e ben addestrato.
Arrivai la sera del giorno prima dell'inizio del corso e venne ad aprirmi una signora sui cinquantanni. Mia madre mi aveva avvertito che zio Vincenzo a settantanni suonati si era accompagnato con una donna più giovane. La cinquantenne non era niente male: capelli vaporosi neri, mani curate con unghie smaltate di rosso fuoco, un paio di tettone che sembravano esplodere dentro quella vestaglia da casa, occhi da gatta e un bel paio di labbra da pompino su un sorriso di denti bianchi ma un po' storti.
Zio Vincenzo mi strinse in un abbraccio caloroso e mi presentò Sonia che sorridendo e baciandomi sulle guance mi appoggiò per una frazione di secondo sul braccio le sue pesanti tette.
Mangiammo e zio Vincenzo parlò ininterrottamemte di aneddoti di vita militare che Sonia sembrava ascoltare rapita. Bevemmo e mangiammo parecchio.
Stanco del viaggio ed anche un po' sbronzo, decisi di andarmene a letto. Mi avevano preparato una camera accanto alla loro. Detti la buonanotte, mi infilai a letto e mi addormentai.
Intorno alle una di notte un rumore mi svegliò. Sentivo parlottare nela stanza accanto.
"Mi aggiorni sulla situazione, tenente." Mi sembrò che dicesse mio zio Vincenzo.
"Stiamo preparando il campo per l'artiglieria pesante, Colonnello. Il nemico non ci troverà impreparati." Sentii rispondere zia Sonia.
"Bene. L'artiglieria va ben oliata e pompata prima dell'utilizzo altrimenti fa cilecca. Bene, brava, continui così e non si dimentichi di armare anche le palle del cannone. Ecco così, così, bene." Diceva zio Vincenzo.
"Mmm... il cannone mmmmm.... sembra quasi mmmmm.... in posizione di lancio, colonnello. Mmmm.... mmmmm... e le palle sono mmmmm.... ben cariche."
"Ottimo tenente. Continui e vada più a fondo. Oggi sfonderemo il nemico" disse il colonnello.
"Mmm...mmm... con un cannone così non avranno scampo."
Sorpreso da questi strani discorsi, mi alzai dal letto e, piano piano, uscii in corridoio. Mi avvicinai alla porta della camera dei miei zii ed era aperta quel tanto che bastava per vedere dentro la stanza.
Mio zio Vincenzo, evidentemente ubriaco, era in piedi accanto al letto e portava una giacca militare con tanto di medaglie al petto, un elmetto della decima flottiglia mas ed aveva un frustino in mano. Non indossava i pantaloni. Inginocchiata davanti a lui, completamente nuda, ad eccezione di un cappello militare che portava calcato sulla nera massa di capeli corvini, mia zia Sonia si muoveva avanti ed indietro con un bel culone gonfio luccicante alla luce arancione dell'abatjour mentre spompinava di gusto. Aveva aggrappato la nerchia di mio zio con entrambe le mani e se la cacciava in gola con risucchi potenti.
"Attenzione tenente, che non parta un colpo prima del tempo. Si prepari alla manovra difensiva."
Mia zia si fermò di botto e, tirandosi fuori il cazzo dalla gola con la mano, esclamò:
"Concordo colonnello. Il cannone sembra al limite del pompaggio. Avvio immediatamente manovra difensiva come da ordini."
Al vedere questa scena bizzarra mi venne da piegarmi in due dalle risate e mancò poco che mi facessi scoprire. Nello stesso tempo mi stavo eccitando ed il cazzo mi si fece duro sporgendo dal pigiama. Mia zia aveva un corpo meraviglioso e spompinava alla grande.
Quando si alzò da terra, vidi che aveva infilato nel culo un oggetto metallico.
Si accostò al letto, si mise a pecora, si tolse con una mano dal culo quello strano inserto e disse:
"Manovra completamente riuscita, colonnello. Campo ben largo per avanzamento truppe. Attendo ordini."
Zio Vincenzo si avvicinò con la nerchia ben in tiro e con il frustino che aveva in mano cominciò a colpire il culone della zia.
"Ottimo tenente. Vedo che il campo è pronto."
Poi a voce alta e scandendo alla maniera militare disse:
"A-PRI-R CU-LO"
A tal comando mia zia si distese a culo alzato e con le mani dalle unghie rosso scarlatto si aprì le chiappe. Dal mio spiraglio della porta vidi il buco di culo che le si apriva.
"IN-DIE-TRO."
Mia zia avvicinò il culo al cazzo di zio Vincenzo.
"IN-CU-LAR."
Zio Vincenzo ficcò la nerchia nel culo di zia Sonia che gemette di piacere. Zio dette qualche ficcata. Poi con voce rotta e gemente disse:
"SBOR-RAR."
Al comando mia zia Sonia si divincolò e, girandosi di scatto, portò il viso accanto al cazzo in modo da farsi sborrare in faccia e sul cappello militare.
Lo schizzo la investì in pieno.
Poco dopo mio zio disse:
"Bene, tenente. Per stasera è tutto. Faccia suonare il silenzio. A dormire."
Mia zia con la faccia piena di sborra scese dal letto e, con una meravigliosa fica nera pelosa al vento, fece il saluto militare e si mise a canticchiare una fanfara militare mentre zio si coricava e dopo poco si addormentava.
Io stavo schiantando dalle risate, con un cazzo duro che mi esplodeva nei pantaloni del pigiama.
Anch'io ritornai svelto in camera e sentii poco dopo che zia usciva per andare in bagno e lavarsi.
Mi addormentai con difficoltà visto il pulsare del mio cazzo e con l'idea di provare qualcosa la mattina dopo con la zietta che si eccitava con la roba militare.
Alla fine mi addormentai.
Mi alzai presto e vidi che zia era già in cucina a preparare la colazione.
Vestiva la solita vestaglia a fiori di ieri ed era un po' scarmigliata.
"Buongiorno." Le dissi.
"Oh... Buongiorno caro, come stai? Come hai dormito? tuo zio Vincenzo dorme sempre e penso che si sveglierà tardi. Ieri si è molto stancato." Disse Sonia, rimettendosi ai fornelli.
Ero lì in piedi dietro di lei ed avevo in testa questa idea folle, indeciso se provarci con il rischio di rovinare i rapporti familiari con uno scandalo che sarebbe stato ricordato nella mia famiglia per secoli.
Poi la guardai e vidi il suo culo, i suoi capelli, le sue dita e quelle unghie da troia e mi feci coraggio.
Così mi buttai.
Drizzai la schiena, sbattei i tacchi, assunsi quanto meglio potevo un tono militare e con voce decisa dissi:
"Cosa è questo disordine, Tenente? Capelli in disordine e vestaglia non di ordinanza. Si provveda subito."
Vidi che Sonia ebbe una sorta di spasmo e lasciò cadere un bicchiere che si frantumò in terra. Le tremavano le mani. Si girò di scatto e vidi che mi fissava con occhi spalancati di stupore ma mi sembrarono anche occhi eccitati. Cominciò a respirare affannosamente ed il gran petto le andava su e giù. La bocca aperta ed il respiro che usciva a gemiti.
Aumentai la dose:
"Cambiarsi immediatamente, tenente."
Come una marionetta che si muove a scatti, mia zia Sonia, guardandomi fisso negli occhi, cominciò a sfilarsi la vestaglia. Rimase in mutande e reggipetto. Poi mormorò qualcosa come in una specie di sussurro:
"Si qualifichi...."
Ed allora, trattenendo a stento le risa per questa troia che si eccitava come una pazza per i militari, dissi:
"Generale Menichetti."
Quando le dissi che ero generale dette un sospiro di godimento profondo e notai allargarsi una macchia bagnata nelle sue mutandine.
Anch'io ora ero eccitato e dissi:
"Tenente provveda subito al pompaggio del cannone. Ho un corso di formazione tra mezzora e non posso aspettare tutto il giorno. Provveda."
"Agli ordini, mio generale." Disse zia Sonia e mi sparò un pompino che ancor oggi ricordo: nessuna fino allora era riuscita a prendermi in bocca anche le palle oltre alla nerchia. Zia Sonia ci riuscì.
Furono tre giorni di furiose manovre militari. Tornai da Salerno felice e ben addestrato.
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