Incontro con la mia vecchia professoressa di italiano

di
genere
etero

Avevo parcheggiato la macchina un po' lontano proprio per evitare che qualcuno mi vedesse entrare nel centro massaggi cinese. Tutti sapevano che dietro l'apparenza dei massaggi c'erano signorine disponibili a fare seghe a fine incontro e qualche amico sosteneva di essersi fatto fare anche un pompino. Non vedevo l'ora di rincontrare quella cinesina che mi aveva fatto impazzire l'ultima volta: lei era vestita da troia con una vestaglia trasparente e un perizoma nero ed io ero tutto nudo sul lettino a pancia sotto. Dopo un po' con quelle manine esperte mi aveva iniziato ad accarezzare l'interno coscia sfiorando con le dita culo e palle. L'uccello mi era diventato
enorme e lei continuava a toccarmelo con la punta delle dita mentre mi massaggiava le cosce.
Poi aveva chiesto di girarmi ed io avevo fatto ballonzolare il mio cazzo duro davanti a lei. Questa troia parlava pochissimo italiano o faceva finta di non capire mentre io le chiedevo un pompino. Le presi la mano e la posai sul mio cazzo. Mi segò ed io le sborrai in mano.
Insomma avevo rimediato un centone e me la volevo spassare ritornando da quella cinese ed ero già con la mano sulla porta quando mi sentii chiamare.
"Claudio!!!ciao!!!come stai?"
Era la mia vecchia professoressa di italiano del liceo, ora in pensione. Una sessantenne ben tenuta con qualche ruga sul collo. Biondina, tette grosse e cadenti, labbra fini, culo magro. Era fuori a far spese e portava una borsa.Mi ero sparato grosse seghe su di lei ai tempi del liceo immaginandomela in tutte le posizioni anche se la mia preferita restava quella di francese che per sbaglio una volta in cattedra aveva accavallato le gambe troppo aperte ed io che le ero davanti avevo visto una fica pelosa senza mutande.
Comunque anche su quella di italiajo mi ero tirato delle belle seghe ed avevo per lei una fantasia particolare, incoffessabile agli amici, che era quella di incularla e nel frattempo costringerla a recitare una poesia di Montale a memoria.
Ora me la trovo li davanti al centro massaggi cinese ed avevo gia la mano sulla maniglia. La saluto un poco imbarazzato e vedo che lei sposta lo sguardo sull'insegna del negozio e noto che il suo sguardo cambia: si è accorta che mi ha trovato mentre sto andando a puttane.
Vedo che è imbarazzata e lo sono anch'io.
"Vai a farti un massaggio?" Mi chiede.
"Si" rispondo e poi cerco di inventarmi una sorta di scusa "ho mal di schiena e so che qui fanno massaggi economici; non ci sono mai stato e voglio provare."
Lei mi guarda interdetta. Penso che ora voglia andare via, salutarmi e terminare quella situazione imbarazzante ma invece mi chiede una cosa che mi lascia sorpreso.
"Perché non vieni a casa mia e ti faccio io un massaggio? Lo facevo a mio marito prima del divorzio e mi diceva che sono molto brava. Cosi stiamo un poco insieme e parliamo. Ti va?"
"Certo." Balbettai. Che situazione bizzarra!!! Un massaggio a casa della prof!!! Il mio cazzo cominciava già a tirare.
"La porto in macchina."
Andammo alla macchina, le presi la spesa e la caricai nel bagagliaio, le
aprii la portiera e partimmo.
Durante il tragitto la prof continuava a parlare ed a malapena io riuscivo ad ascoltarla: il mio pensiero era quello che forse a casa sua l'avrei trombata e non riuscivo piu a nascondere una erezione enorme che mi gonfiava i pantaloni.
Eccoci a casa sua. Un vialetto con fiori, una casina tutta ben ordinata, libri ovunque.
"Accomodati" mi disse "ti faccio un caffè."
Preparò la moka, prendemmo il caffè e poi mi disse:"voglio farti un massaggio come quel centro massaggi cinese, vedrai come sono brava. Vieni andiamo in camera. Tu spogliati ed anche io vado un attimo di là a cambiarmi". Ed uscì.
Rimasi solo in camera da letto e con il cuore a mille iniziai a spogliarmi. Rimasi in mutande ed il cazzo durissimo. Non sapevo se togliermi le mutande o tenermele. Forse mi ero sbagliato? Forse davvero voleva farmi solo un massaggio innocente per il mio mal di schiena? Indeciso su cosa fare, mi convinsi che era una occasione troppo particolare per non provarci e tolsi le mutande. Non sentivo neppure il freddo di novembre. Cominciai a camminare per la stanza con il cazzo duro che ballava qua e la.
Poi la vidi arrivare.
La vecchia professoressa di italiano indossava solo un body trasparente e l'areole enormi delle sue tettone erano bellissime a guardarsi; non portava mutande ed una fica nera pelosa si stagliava in tutto il suo splendore.
"Eccomi qua" disse sorridendomi appena entrata e notai che spostò subito il suo sguardo sul mio cazzo.
"Che bel uccello!!! Mamma mia!"
Io ero senza parole.
Lei si piegò in avanti e con il viso vicino al cazzo mi chiese:"posso toccarlo?"
Mugolai un si e lei mi agguantò l'uccello.
"Come è duro e caldo!!!"
La sua mano si muoveva segandomi bene. Io godevo ed ansimavo.
Poi le presi la testa spingendola giù e le dissi:"Mi faccia un pompino, prof."
Lei ridacchiò e me lo prese in bocca. Rimasi stupefatto: ingoiava l'intera nerchia senza battere ciglio. Andava su e giù con risucchi potenti e la lingua che scendeva sulle palle mentre aveva in gola tutta l'asta.
"Che troia che sei!!!" Le dissi. "quanti cazzi hai ciucciato per essere cosi brava!!!"
"Non essere volgare!!!" Mi disse ed iniziò a leccarmi la cappella.
"Scusi, prof." Le dissi e presi la sua testa con due mani e le ficcai il cazzo fino in fondo alla gola. Quello era un po' troppo e lei cominciò a tossire soffocandomi sul cazzo. Glielo tirai fuori.
"Se lei permette, vorrei incularla." Le dissi sorridendo.
Lei rise tra i colpi di tosse.
"Non ti pare un po' troppo per un primo incontro? Mi fermerei al pompino e ricorda che è sempre meglio della sega che ti saresti fatto fare in quel centro massaggi." Mi strizzò l'occhio.
Risi anch'io.
"Si è vero" le dissi "ma vorrei raccontarle una cosa." E così le raccontai della mia fantasia che avevo ai tempi del liceo di incularla mentre leggeva un libro di poesie.
Lei cominciò a ridere di gusto, un po' stupita ed un po' lusingata della cosa e poi guardando il mio cazzo uscì senza dir niente dalla stanza con quelle gran tettone ballonzolanti.
Io rimasi un po' stupito. Dove era andata?
"Prof!!!" Chiamai.
"Arrivo." Mi rispose.
Ritornò subito e tra le mani teneva un libro di poesie di Montale. Salì sul letto e si mise a pecora a culo aperto. Notai che si era unta il buco del culo con qualcosa che doveva essere vaselina.
Aprì il libro, si girò verso di me, mi sorrise e mi disse "sfondami il culo" e poi iniziò a leggere ad alta voce ossi di seppia di Montale.
Io la inculai forte, sbattendole il cazzo cosi dentro da impalarla e dopo poco, mentre ancora lei leggeva con grande affanno e molti mugolii, le sborrai sul viso. Notai con piacere che qualche schizzo di sborra aveva macchiato il libro.
di
scritto il
2024-11-02
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