Dalla a alla zeta fase quattro
di
giovanotto
genere
dominazione
Non avevo mai visto in faccia una fica e men che meno l'avevo scopata. Secondo il mio padrone questo era un problema perché mi voleva più uomo. Il suo ragionamento non faceva una grinza. Non gli bastava un culattone ossequiente al cazzo ma pretendeva che il suo schiavo fosse pratico anche di femmine in modo che quando lo fotteva poteva umiliarlo e farlo fuori e mortificarlo con maggior gusto non da semplice passivo ma da etero. Anche per questo motivo ha richiamato in servizio la sua schiava che aveva tenuto distante in convalescenza perché dopo la grande quantità delle sue chiavate sul dritto e sul rovescio ne era uscita deformata con vulva e ano orrendamente dilatati fino al punto da renderla quasi inservibile e incapace di dargli piacere. La convalescenza le aveva fatto bene e l'aveva rigenerata. I suoi buchi erano ridiventati perfettamente tonici come quelli di una verginella. È entrata in casa, si è denudata e ha subito indossato il collare di ordinanza. Sono rimasto senza fiato. Era di una bellezza senza pari, uno schianto, una vera dea patatosa che mi ha subito stregato. Il padrone esercitava su di lei un potere totale e mi ha comandato di fare esattamente le stesse cose che faceva lui e dunque gli ho ubbidito. L'ha fatta stendere supina sul letto alzandole un braccio a fare presa sulla testiera dove l'ha ammanettata. Io ho fatto l'eguale con l'altro braccio. Poi le ha allargato una gamba e io l'altra. Era aperta a spalanco e si offriva a noi tutta piena dei suoi umori caldi. Il padrone ha cominciato ad accarezzarla dal collo del piede lungo tutto la gamba fino all'inguine e io uguale sull'altra gamba e insieme le abbiamo accarezzato le labbra e il clitoride Poi l'ha pizzicata sui fianchi e io ho fatto l'uguale. Si dimenava e sospirava e la sua fica era rossa fra peli scuri e ricci che sembravano alghe intorno a un frutto di mare che fluttuava nell'aria già travolto da tante piccole spinte di una eccitazione che aumentava mentre il padrone le palpava a coppa un seno e io l'altro e le torceva e tirava un capezzolo e io l'altro, da farla gemere e supplicare la grazia di essere posseduta. Eravamo tutti e due a cazzo sparato. Il padrone è salito su di lei e l'ha inforcata con un primo solo colpo e poi ne è uscito. Mi sono fatto avanti e le ho dato un identico unico colpo. Ci siamo alternati aumentando i nostri fendenti a due, poi a tre, poi a quattro, poi a cinque a testa. Il padrone mi spiegava che per godere delle sua dea non bastava lasciarsi andare agli istinti più animali come presto sarebbe successo ma serviva usare disciplina per portarla all'esasperazione e per spremere dal suo fragolone il massimo della voglia e del desiderio. Si è avventato su di lei e ha dato corso a una scopata lunghissima e sofferta con grida e urla e contorcimenti e spasmi fino a che non l'ha fecondata alla grande. Ne è uscito e si è fatto pulire da me intanto che lei si calmava un po'. “Tocca a te: diventa uomo”. Avevo gli occhi fuori dalle orbite, ero semplicemente incantato dalla bellezza e dalla sconcezza della dea e dal fiore spaventosamente profumato che le sbocciava fra le gambe e trasudava rugiade. Le sono saltato sopra, ho cacciato dentro il suo ventre un cazzo che sembrava quello di un diavolo e con la stessa furia del padrone l'ho posseduta e fecondata fermandomi solo dopo averle fatto dono dei fiotti del mio seme. Se il padrone l'aveva scaldata e portata verso i cento gradi centigradi del piacere io l'ho fatta bollire ed evaporare. Continuava a sobbalzare e a guaire, io latravo e lei ululava. Eravamo bestie. Le ho donato il mio orgasmo e lei mi ha ricambiato a specchio con il suo. Non riuscivo più a staccarmi da lei. Il padrone mi ha fatto uscire e mi ha messo subito in riga a culo ben esposto per una bella razione di frusta che ho accettato volentieri. Si era preso tutto della splendida fica della sua dea e l'aveva condivisa con me ed era più che giusto che ora dovessi pagare un qualche pedaggio. Subito dopo infatti mi ha inculato da ometto. Non ero più solo un recchione passivo ma ero diventato un etero servitore della sua verga che gli offriva il culo in un modo del tutto nuovo. Ha fecondato anche me stuprandomi davanti a lei. Abbiamo slegato la schiava che ci ha preparato e servito il caffè. Il padrone la toccava come e dove gli garbava e io anche. Le ha cacciato un dito nel culo per tastare se era veramente tornato tonico intanto che io le palpavo con gusto una tetta che era fatta di purissima gelatina. L'abbiamo capovolta e montata tra le natiche in ano rifacendo le stesse mosse di avvicinamento a gradini di prima sul davanti. Eravamo sconvolti, formavamo un groviglio, sudavamo, tra gemiti e sputi, uno addosso all'altro e sopra di lei. Al termine di tutto questo la dea e io ci siamo inginocchiati davanti al nostro padrone e gli abbiamo baciato i piedi ringraziandolo per tutto quello che aveva disposto e orchestrato. Siamo rimasti nudi per tutto il pomeriggio e io giravo gli occhi un po' verso il padrone e tanto verso la sua schiava che era diventata un po' anche mia e che mi aveva regalato i primi brividi della mia intera esistenza alle prese con una bellezza femminile da svenimento e senza confronti che spandeva ad ogni passo dal suo vongolone fino alle zinne e al volto d'incanto ma da porca le voglie colossali che ci facevano tremare e stare ininterrottamente ritti e dolorosamente in continua erezione fino a quando per nostra fortuna non si è spesa a lavorarceli ancora nei tuffi delle sue pompe facendoci versare nella sua boccuccia maiala le ultime gocce di sperma che ci erano rimaste. Dopo di che ci siamo completamente afflosciati e ci siamo rifugiati in un vorticoso bacio a tre appassionato e indiavolato che ha fatto risorgere ancora una volta i nostri cazzi esausti mentre continuavamo a palpare quel punto dove la sua eccitazione sembrava inesauribile e dove era sempre bagnata e gocciolante. Che femmina! È rimasta con noi e l'abbiamo trombata giorno e notte a volontà a guizzo e sguazzo. Il padrone esercitava un ovvio diritto di precedenza ma ci teneva sempre che ne godessi anch'io. Se i mie antichi compagni di sesso sempre attenti alla loro mascolinità e così altezzosi nei miei confronti avessero potuto vedermi in azione davanti al paradiso della nostra dea avrebbero di sicuro schiumato di invidia e si sarebbero smanettati in sega perpetua.
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