Samuel dall'istituto a ... Cap.: III Prime emozioni

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Prime emozioni

Al mattino era bagnato, … non aveva cambi
A testa china, con il lenzuolo a coprirgli il pube, seduto sul bordo del letto, si infilò i pantaloni sulle mutandine intrise e appiccicose, non curandosi di odori o profumi che emanavano. Dopo l’igiene superficiale corse subito al refettorio per la colazione che fece in disparte e lontano dagli altri per non manifestare disagio. Paura che si accorgessero di come stava o che vedessero in trasparenza il suo intimo impregnato, bagnato, fradicio. L’interrogazione andò male, non perché non avesse studiato, ma perché era completamente assente. L’attesa di andare da lui, … il desiderio di sentire quelle mani, … l’ansia e la trepidazione, … non timore. L’uomo non gli suscitava inquietudine, … anzi gli aveva trasmesso tranquillità. Gli aveva fatto comprendere che era normale avere dei sussulti o contrazioni che provocano languori e versamenti, e poi … lo deliziavano le mani sul suo corpo. Quelle mani …
Dopo il pranzo, messosi in fretta la divisa da gioco e preparato il plico dei libri da studiare, andò di corsa in palestra con la speranza di trovarlo o che lo raggiungesse da lì a poco. Stava eseguendo la croce alle corde …
“Hai un buon profumo. … È successo ancora?” … e intanto una mano era là, sul bozzolo evidenziato dalla tensione muscolare, a farsi sentire e riconoscere.
“Sì!” Rispose arrossendo, … e le mani si muovevano, premendo o graffiando, donando al ragazzino quelle sensazioni o emozioni che bramava.
“Ti piace?”, … indugiando sul rilievo mentre lo scrutava nella profondità degli occhi.
“Sì, … sì!”. … e tastava e stimolava. I suoi non erano massaggi, ma molto di più. Il professore sapeva che il toccare, palpare, lambire la fresca, delicata e seducente pelle di un adolescente è come penetrare con le dita nella sua anima e, lì, si sa che non ci sono problemi di indolenzimento; conosceva che, toccando a qualcuno certe vertebre, avrebbe suscitato il bisogno di aprirsi, di darsi, di corrispondere e le vertebre per simili manipolazioni siamo a conoscenza che sono soprattutto le lombari e le sacrali; inoltre se, allo struggimento provocato dagli strofinamenti, aggiungiamo l’aprirsi della primavera con i suoi tepori e i nostri bisogni di svestirci, noi avvertiamo il desiderio di essere amati e di amare. Samuel a quelle manipolazioni rispose tendendosi di più, … offrendo ciò che le mani cercavano, … aprendosi spontaneamente, senza invito. Solo le braccia ubbidivano all’esercizio, mentre lui con gli occhi chiusi attendeva ansioso quello che la pelle gli chiedeva, ossia di essere ghermito.
“Concludi, … con la cavallina… Ti aspetterò, poi, nel mio studio”. L’uomo lo aveva attratto e vinto.
Fece come gli era stato richiesto, lasciando la palestra prima della campanella. Con il cuore in gola, inquieto, bussò alla porta indicatagli con il materiale scolastico necessario.
“Vieni, … fatti una doccia! … Non riusciresti a riprendere i libri così affannato. Dai che ti aiuto; … e mentre tu, dopo che ti avrò svestito, sei sotto l’acqua, io vedrò in quale materia devi prepararti e recuperare.” … e senza attendere risposta e incurante della timidezza e del disagio, sapendo dell’eccitazione del giovinetto, dopo avergli fatto lasciare i libri sulla scrivania, presolo per un braccio, lo accompagnò nel vano bagno già preparato a riceverlo. Le mani dell’uomo circolavano su quella tenera, dolce, fresca e sensuale figura a volte energicamente o sostavano per trasmettere turbamento ed emozione e il piccolo lasciava, si abbandonava agli stimoli aprendosi. La guazza primaverile colava abbondante.
“Ahhhgf, … ahhfg.”
“Vedo il desiderio crescere, … tendersi e allungarsi.” Il ragazzino regalava e concedeva a quelle mani di girovagare, perlustrare, accarezzare il suo giovane corpo ansioso e voglioso di riprovare i piaceri ricevuti più volte nella palestra.
L’uomo godeva ed osservava soddisfatto ed estasiato quel piccolo dai lineamenti perfetti, ancora puerili, con un pene sotto la norma, però perfetto su di lui, appena sovrastato da un inizio di cespuglietto di pelo biondo. Che poi erano i soli peli che avesse oltre ai capelli, con un corpo flessuoso, scattante, agile, da piccolo acrobata ma assolutamente glabro e poi … quel sederino sodo, dolce, caldo che si offriva alle mani tremante per le leggere o decise coccole, dalle quali, piacevolmente, aveva appreso a desiderare, abbandonandosi.
“Lavati … anche – indicando - e poi … ti attendo in studio per provare, prima dei ripassi, l’abbigliamento da ginnasta che ti ho trovato.” … e, dopo avergli carpito un “sìììì” di estasi e di …, datogli un piccolo schiaffetto sul culetto, si allontanò.
Il docente, nel frattempo, svestitosi, come era solito fare tutte le volte che si fermava al collegio dopo gli impegni delle lezioni, aveva indossato una leggera vestaglia e attendeva Samuel seduto sul bordo del letto, al quale doveva insegnare, prima a conoscere il proprio fisico e poi ad aiutarlo nei compiti, poiché un corpo eccitato doveva essere placato e liberato delle tensioni istintive accumulate e in continuo germogliare.
“Sei più bello del pastorello offerto dalla madre a Marco!” … e con la mano aperta invitò e sollecitò l’adolescente ad avvicinarsi e presolo per un braccio lo forzò a sedergli sulle ginocchia. “Lasciati prendere dalla curiosità, … dal desiderio di conoscerti, … dalla lascivia, dalla libidine e dal piacere che da poco le mie mani ti hanno fatto percepire e provare. Lascia che dal tuo pisellino io faccia sgorgare la linfa. … Hai necessità per continuare in modo ottimale nello studio di essere iniziato e aperto all’amore, … alla carnalità e al sesso. Il tuo corpo lo richiede. Vuoi che ti aiuti a rimuovere l’ingorgo che ti impedisce di progredire nello studio? … Vuoi essere iniziato? … Hai timore, … paura?” … e mentre esponeva, fissandolo negli occhi, una mano scorreva sul tenero, giovane corpo, colmo di rugiada primaverile.
“Sì, lo voglio. … Non ho paura!” Boccheggiava sotto le sevizie libidinose che una mano adulta di un esperto gli procurava. “Ahhhggggs, … sììììhh, … è bello. Mi guidi!”
“Allora donati e consegnati al bacio che ti darò. Lasciati schiudere le labbra, … che la mia lingua, ambasciatrice del sole della passione, … dell’amore entri nella tua bocca e che l’istinto guidi la tua risposta.” … e, strettolo più a sé, lo distese sul letto avvinghiandolo in un primo confuso, esitante umido sfioro e poi, mentre la destra lo tratteneva, la sinistra girovagava pizzicando, rigando o scivolando leggera sul sodo addome e più giù. La lingua abile ed esperta entrò completamente nell’alveo orale del piccolo per raspare, rovistare, saggiare e infiammare sino a che anche la principiante non iniziò a rispondere. Le lingue si scontravano per intrecciarsi, risucchiarsi, … per aspirare e rubare all’altro le salive messaggere di passione, di concupiscenza.
È magnifico e straordinario conoscere la lingua di un uomo: è ruvida con striature irregolari. Quando entra in una bocca eccita come non mai. Ti apre e ti strappa qualsiasi difesa. Sei in sua balia. Cedi e poi rispondi istintivamente. La lussuria gli aveva presi e il piccolo, cedendo, rispondeva aprendosi e cercando.
“Stai assorbendo e apprendendo meravigliosamente. Sei diretto, come devi, sulla via che ti condurrà ad aprire la porta della conoscenza.”
“Che vuol dire, Professore?”
“Non importa ora che tu conosca il significato della mia espressione: ascolta la tua emotività e inclinazione e apprendi dal mio agire. Se non sarai preso da perplessità e timori scoprirai facilmente quello che la vita a te ha serbato. Devi aver pazienza e desiderio a farti guidare.” … e tornò a baciare e limare quel giovane bocciolo che stava aprendosi al primigenio sorgere della passione. Le lingue tornarono a colpirsi in serenità spinte dagli impulsi concupiscenti, … entravano nell’alveo di uno o dell’altro asportandone sapori, desiderose, ma consapevoli di portare l’altro alla soglia dell’incantesimo voluttuoso. Mentre le mani di uno, trovato quello che cercavano, agitavano in su e giù, strizzavano o scivolavano su un umidore sempre più accentuato; quelle dell’altro si muovevano appena, stupite da tanta grossezza e lunghezza e dal continuo gocciolio. Sussulti e lamenti con repentine tensioni muscolari accompagnavano il loro conoscersi.
“Ti soddisfa e ti avvince quello che ti sto facendo? … Vuoi che continui?”
“Ohhh, … sìììì, … grazie! È meraviglioso quello che provo. Sìììììììììììì, … continui. Lo voglio.”
“Desideri prima guardare attentamente il mio … esaminarlo, scrutarlo per raccontarmi poi cosa provi?”
“Ohhhhhhhhhh, … sììììììììììì!” … e postosi seduto, leggermente posato col busto su quello dell’adulto, ammirando, contemplò quel massiccio, conturbante membro, molto più grande del suo. Era la prima volta che ne vedeva uno, ma quello non era da paragonare minimamente al proprio. Il magnifico glande luccicava quasi emanando bagliori di fuoco. Turgido, di un rosso cupo e spendente con il fusto teso allo spasimo. La superficie al tatto sembrava di seta. Le pareti erano istoriate da vene ingrossate che gli davano lucentezza ed elasticità. Stille di rugiada scendevano dalla piccola apertura apicale rendendo ancora più lucente la sua superficie; mentre il suo, gocciolante umori cristallini, assomigliava al pollice di un adulto.
“Tra qualche anno anche il tuo sarà come il mio, ma nel frattempo ammira il presente che ti prende e ti attira, affascina e ti induce a fare altro. Toccalo, annusalo, fagli le carezze come ho fatto con il tuo. Stringilo e vai a conoscere anche la sua base, quella sacca … riserva di profumi, di umori.” … e prendendo la destra del ragazzino, accompagnatala sul suo membro, glielo fece afferrare. “Muovi la mano su e giù, … guardalo come reagisce, fatti guidare dall’istinto e dal sogno. Sorridigli e salutalo come fai con gli amici più stretti. Avvicinati con le labbra, … non temere … non ti aggredisce, … vuole solo la tua amicizia, … desidera donarti quello che la sua dispensa contiene per dirti che ti brama e ti vuole bene. Bravo, … avanti, … sii ardito e gentile. Aspira a pieni polmoni il profumo che emana, poiché ti inebrierà … ti manderà in estasi, … ti rapirà. Vuole che ti doni a lui. Insisti … lui sta per manifestare la gioia per averti incontrato, … per aver conosciuto la tua mano. Ohhhhhhhhhh, … gli piace, … vuole ringraziarti. … Aspetta, … fermo. Proseguo io, poiché lui brama marchiare la tua pelle, lasciarti la sua riserva come crema energetica per eccitarti e far nascere in te il desiderio di concederti e di proseguire sulla strada della iniziazione e della conoscenza.” … e coricato il giovinetto, dopo essersi sistemato inginocchiato a cavallo del suo pube, iniziò un vigoroso solitario. Se lo smanettava con calma stringendo di più quando arrivava alla sommità del violaceo nero glande.
“Sfiorami e palpami i testicoli, … dai, … siii, … così: Bravo, … ecco, … ohhhhhhhhhhhh, … sììììììììì, … sììììììììììììì!” A un primo fiotto lungo, cremoso, bianco-latte, di un profumo particolare, eccitante finito sul corpo del ragazzino ne seguirono altri che poi colavano lentamente su quel fisico con scintillii stupefacenti e indescrivibili.
“… e ora, mentre contemplo il tuo volto sereno, esegui su di te quello che ho terminato su di me, in modo da unire le tue ambrosie alle mie. Il bacio e questa azione masturbatoria sono altri passi verso la consapevolezza. Vai avanti con tranquillità e fiducia. Continua, … bravo. Da come ansimi noto che vorrai continuare il percorso, ma per fartelo fare devi non solo recuperare nelle materie scolastiche in cui sei deficiente, ma eccellere, come stai facendo ora davanti a me in questa lezione alla scoperta del tuo fisico. Ti lamenti e questo è bello, ma vorrei che mi permettessi di entrare con un dito nel tuo culetto, in modo che gli schizzi siano più violenti e vadano a colpire anche il tuo volto. Il tuo orifizio mi stringe il dito, mentre ti stai inarcando nello spasimo del piacere che sgorgherà. Urla i tuoi “siiiiiiii” … i tuoi “bellissimo”, … i tuoi “bellooo”, i tuoi “ohhhhhhhhhh”, … continua il tuo ansimare. Lascia che contempli il tuo volto imperlato della tua fresca, bianca, profumata rugiada e che …, mentre ti venero, io pulisca con la lingua la mano con cui ti sei masturbato. Il nettare che hai emesso è l’energetico più potente e afrodisiaco che la natura ci fornisce; … e, te lo posso tranquillamente dire, è anche molto buono. Dovrai imparare ad assaggiarlo, a gustarlo e a berlo. … Sei bellissimo e incantevole nella tua appagata passionalità e concupiscenza. Mentre riprendi la tua quiete, io ti massaggio il corpo con i nostri umori, in modo che al nostro prossimo incontro io possa ricordare questo momento respirandone gli afrori e tu, accettando di ritornare senza esserti lavato, confermerai di voler proseguire nel percorso verso la conoscenza.”
“Ohhhh, … agffffffhhhhhhhhhhhhh, … siiiiiiiiiiiiii!”
“Che c’è mio piccolo rarissimo bene? Ti delizia il dito che frulla il tuo culetto, … che rotea o va su e giù. Noto che il tuo pisellino s’è di nuovo inalberato. Oh, diletto, tenero e delizioso ragazzino, … baciamoci ancora. Che cosa magnifica sentirti attivo.” … e il ragazzino memore degli insegnamenti ora compartecipava all’amplesso. Il suo sederino fluttuava, sussultava su quel dito. Carezze, sfiori, impastamenti, leccamenti, morsi al naso o alle labbra, al collo o ai capezzolini, all’ombelico o più giù, erano i gesti di una lotta amorosa tra un ragazzino alla sua prima esperienza e il suo educatore o maestro-iniziatore al sesso.
“Ohhhh, … che fa professore? … No, in bocca no! Professore, … noooooooo. … Mi fa ve … ahhhhhhhhhhhhhhh, … sìììììììììììììììììì, … sììììììììììììììììììììììììì!” Boccheggiava Samuel, appagato per quello che aveva goduto con la spillata ricevuta. Ora il suo organo vitale riposava moscio, spossato, sfinito; mentre il suo precettore, felice, ingeriva soddisfatto la spremuta raccolta. Il piccolo, nudo, appagato, a contatto del calore dell’adulto, stremato fisicamente per ciò che aveva provato, gustato e visto, si stava calmando.
“Squisita la crema che mi hai donato, dopo stimoli e contrazioni fisiche indescrivibili. Il tuo culetto si era irrigidito all’inverosimile, mentre offrivi inarcandoti i tuoi succhi vitali al mio palato. Quel momento di libidine e passione lo puoi solo vivere, ma non è descrivibile per chi lo prova e per chi riceve il dono che uno gli fa. Vestiti con questi indumenti che ti ho procurato, poiché dopo il tempo dei libri e una sobria cenetta qui con me, andrai in palestra, che farai sempre dopo i nostri incontri. Tra meno di due mesi dovrai esibirti per i mecenati dell’Istituto nel ricevimento di fine anno scolastico.”
Con l’aiuto didattico Samuel non impiegò molto tempo per riprendersi e tornare a primeggiare, come ad eccellere anche nello sport che aveva scelto, perché scevro da insistenze, da ossessioni, urli, trivialità come spesso accade nei giochi sociali. Il suo mentore lo seguiva, proponendogli un sottofondo musicale sempre diverso, ma adatto agli allenamenti. Era come una libellula che danzava o volteggiava sulle travi, alle corde o agli anelli e tutti ne parlavano con ammirazione e grande apprezzamento, anche per il motivo che approfittava di ogni minimo momento libero per progredire nello studio e nell’apprendimento. Imparò ad avere fiducia totale nel docente, poiché non faceva domande, non rimproverava, ma capiva dove altri avrebbero riso di lui. La deferenza verso il suo mentore divenne velocemente accettazione alle richieste, devozione o meglio venerazione o infatuazione affettuosa.
scritto il
2024-12-19
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