I misteri della montagna. Alpeggio: Cap: XII°

di
genere
incesti

Misteri, incesto e gay


“Io, quest’esperienza non l’ho fatta; forse se …”
“Ma hai vissuto intensamente i giorni che la Montagna ti aveva riservato.”
“Non so; ma mi avrebbe attirato e allettato essere offerto, come è stato per te, zio! Hanfffffff, … ma … Continua con i ricordi!”
“… prima vorrei passarti, … trasferirti, … donarti altresì tutta la conoscenza e l’esperienza della mia vita, in modo che tu, per il potere che ti è stato concesso dalla Montagna, lo possa inoculare con una carezza orale ai nascituri. La pianura sta distruggendo i nostri luoghi, le nostre credenze, le nostre tradizioni, i nostri paesaggi, … la nostra cultura, con la trasfusione che ti darò e che tu trasferirai, non andrà persa, anzi … le nuove generazioni, la riabiliteranno. Le future generazioni trasformeranno i nostri siti in luoghi di culto e di venerazione e noi diventeremo leggende, … miti. Sarà la rivincita della Verità, della Semplicità, della Naturalità e dell’Amore sull’invidia, sulla malvagità, sulla calunnia, sulla menzogna, sull’intolleranza.
Dopo ti donerò il resto della mia luce. Sarà ancora vivace, fresca, sensuale, tenera. Con il suo aiuto raggiungerai il luogo della nascita, del primo pianto, … dell’unzione sacra alla Montagna con sangue uterino … e, là, in seguito, appariranno e si schiuderanno i rossi fiori di Chaenomeles; curati, custoditi, … da lontano, dal sorriso delle nostre stelle alpine.
Gli anziani conoscono il momento, in cui i giovinetti percepiscono, … iniziano a vivere l’ansia della prima volta. Sono loro che preparano, addestrano, avvicinano al frangente in cui un ragazzino, maschio o femmina, avvertirà la necessità, … il bisogno di percepire il basso ventre stipato, sazio, riempito, ingombro di un qualcosa di caldo, umido che si muove, … si agita, dondola, colpisce, … sbatte e si ferma per irrorare, … imperlare il suo interno di sensuali, eccitanti, energetiche … vellutate, dolci creme.
In quel giorno, un venticello leggero, delicato, discontinuo aggrovigliava, arruffava il prato, induceva le persone ad aprire le braccia, a svestirsi per assaporare quegli aliti tiepidi, miti, che impertinenti, irriverenti, impudenti fasciano, avvolgono e salgono su per gli arti e frullando le vesti accarezzano la pelle, provocando brividi, tensioni, piacevoli ansi, … desideri.
Ero all’aperto. Ohh, … come godevo di quelle carezze, … come mi piaceva sulla pelle il frusciare dell’aria e … preso da quel piacere incantevole, mi lasciai cadere fra l’erba per percepire sul corpo i suoi ondeggianti, emozionanti fremiti. Con l’azzurro del cielo sugli occhi, le braccia aperte e le gambe divaricate ricevevo refoli che, inoltrantisi sotto i pantaloncini, eccitavano, esortavano, risvegliavano, … mi infiammavano, … accendevano e incitavano il mio corpo ad aprirsi. Il mio pisellino, già ben sviluppato, chiedeva, implorava, piangeva; mentre il mio anello a quei sfiori si apriva per chiudersi subito e riprendere a boccheggiare, scaldandosi, agitandosi, ungendosi di umori intestinali.
La nonna Assunta dalla porta di casa mi osservava, contenta in cuor suo di quello che manifestavo. Per lei, per il nonno ero pronto alla schiusa. Ero a conoscenza di cosa dovevo accogliere, essendo stato preparato da una lunga iniziazione fra i fratelli prima e i nonni dopo; e tutto il mio essere bramava, si struggeva ormai per essere consacrato alla Montagna, tramite mio fratello Tulio, che in casa, dopo la tragedia della guerra, aveva sostituito mio padre
Non c’era nessun rito particolare, ma come tutte le sere, nelle nostre alcove o pagliericci, si viveva i riti della vita, che per le nostre genti sono sacri; ma quella volta c’era un’atmosfera, una condizione, una mia situazione fisica particolare, speciale, straordinaria, … anche ascetica, incorporea … che tutti i componenti del nucleo familiare avvertivano; per cui … In un gruppo, se un suo elemento si trova in uno stato strano, gli altri se ne accorgono e se lo comunicano tramite segni, indecifrabili da estranei.
Stavo, come da tempo, fra i nonni. Gustavo il calore dei loro corpi, ma in quei momenti, che seguivano il pelo d’oca, provocato dal Foehn che, indiscreto e audace, mi aveva avvolto nelle sue soavi, piacevoli e inebrianti spire, le loro mani non cercavano di darsi piacere, insegnandomi; ma come piume, … aliti di vento o di musico su una tastiera di un piano, esse danzavano, oscillavano, scorrevano, scivolavano, sostavano, scomparivano per riapparire dandomi, elargendomi, trasmettendomi quelle sensazioni conosciute per la brezza tiepida, … voluttuosa che scendeva dai monti. Ero al centro, … il cuore di un vortice che girava sempre più in fretta, sempre più incalzante sulla mia pelle liscia, calda, palpitante, desiderosa di farsi leggere, … esaminare, … testare.
Sotto quelle mani crudeli, terribili, dolci ed esperte mi inarcavo, serpeggiavo, guizzavo, dibattevo. Era la prima volta che … mi aprivo o mi aprivano; … non so, … Mi ritrovai esausto, ansante, bagnato di salive tra le chiappette, profumato di sperma al viso ed inerme fra i miei fratelli emozionati, avvinti, affascinati, al posto della mia nipotina, Dalia, tua madre.
- “Mi vuoi, … lo vuoi?” -mostrandomelo-.
- “Sì … Tulio … sì!”
Osservavo quell’asta, … quell’obelisco di carne pulsante circondato da una fitta coltre di vello nero, che mio fratello mi porgeva, affinché lo venerassi come solo un adolescente desideroso, anelante, eccitato, stimolato, sa fare.
Da steso fra loro, cullato dalle mani di mia sorella, in trance, scrutavo con la vista quello che più volte vidi entrare nella vagina o nell’ano di Stella o negli anfratti dei nonni. Capivo che quell’organo genitale, in piena maturità, avrebbe violato, … sarebbe entrato finalmente nel mio culetto. Il mio fisico lo desiderava, … lo voleva tanto che il mio basso ventre doleva per l’attesa. Me lo accompagnavo sul volto, imbrattato del seme del nonno, sul collo; … alle narici per farmi lasciare le stille trasparenti, che sempre più abbondanti gli fuoriuscivano dall’uretra; agli occhi per detergermi la lacrime della muta passione; alle labbra per la venerazione che gli spettava e per ringraziarlo, già prima dell’evento, del dono che mi avrebbe fatto, stimolandolo, nel frattempo, ulteriormente per la mansione spettatagli.
Quello del nonno, il più delle volte che lo avevo ammirato, l’avevo trovato moscio, giù di tono, incappucciato. Lo dovevo prendere, stimolare, vellicare e prenderlo in bocca per sentirlo crescere, gonfiarsi, agitarsi nel lasciare le sue essenze, comunque sempre profumato di saponaria o di femmina dopo l’uso; mentre quello di Tulio era turgido, gagliardo, caldo, con una testa violacea, lucida, serica. Era da venerare, leccare, suggere, da scaldare fra le papille gustative, da subito; … da arrotare, lisciare, smerigliare con la lingua sino percepirlo vibrare, sussultare, fremere nello schizzare tra lingua e palato lo sperma: pratica che Tulio esercitò sovente, quando presi il posto di mia sorella, dopo la sua prematura scomparsa.
Oh desiderio di piacere, … di dolore, … di gioia nel farmi aprire finalmente il mio anello sfinterico, … di sentirmi posseduto, pieno, ingolfato; di avvertire la bocca del mio culetto gustare, assaporare la prima intrusione, mentre i miei occhi si sgranarono, si schiusero restando immoti, … il mio stesso respiro si fermò e i mei polmoni rimasero dilatati per …! Incanto, … meraviglia, … incantesimo, reso più grande dalle stesse mani di Stella, che guidarono, indirizzarono e accostarono quel fallo al mio orifizio e il vedere la mia stessa sorella far da chierichetto al sacerdote e i miei nonni osservare commossi al mio primo concedermi e Dalia, fra loro, battere felice le manine.
Oh felicità dolorosa, … oh fremiti! Che bisogno, … avere, avvertire le sue mani che aprono, … e, lì, ti sfuggono gemiti più forti di quelli che hai già avuto. E’ dolore e piacere allo stesso tempo: che sensazione sublime!
Tulio delicatamente allontana la mano della sorella. Inarcato, con le ginocchia sul mio volto lucido per le secrezioni del nonno, sarò suo. Ho gli occhi arrossati, il respiro affannoso.
Mi allarga le cosce.
Il mio riccio è in attesa, si scuote, pulsa, si apre, mostra tutto il suo desiderio di essere conquistato. Un soffio, un alito di brezza leggera lo prende.
Tulio con studiata lentezza mi alza le gambe con le mani sui glutei, me le allarga ancora un po’ e inizia a spingere per penetrare. Il suo pene è gonfio di sangue come un torrente in piena.
Oh che sensazioni! Ogni volta che sollevavo il bacino per sentire la penetrazione, il membro di mio fratello era risucchiato dallo stretto tratto intestinale, come la cannula del clistere e poi, quando mi rilassavo, coglievo beato, estasiato, … irresistibilmente il suo scivolare sulla mia morbida membrana intestinale.
Che… Il mio stretto orifizio glielo stringeva; il glande si faceva strada in una mucosa soffice e bagnata.
Penetrava, affondava ... entrava tutto, accompagnato da mie urla strozzate.
Lo sentivo ora in profondità, lo sentivo in pancia, lo sentivo ... Lo stringevo mentre lui usciva. Gli portai le mani sui fianchi per assecondare le sue entrate, per averlo più dentro, più in profondità, fino a percepirlo su un punto. Mio fratello sospirava profondamente, … e gemiti gli sfuggivano dalle labbra strette per il piacere.
Un'altra spinta, lenta. Il mio culo era piccolo, ma … scivoloso, caldo e tanto desideroso di sentirsi intasato, pieno, … sazio.
-Aaaaahhhhhhhhh ...- gemevo ad ogni spinta. Le sue dita mi afferrarono, mi serrarono; … un'altra spinta, poi ancora un'altra, più forte, più veloce.
Stavo per venire. Volevo trattenere quel membro dentro di me.
Pigiato da quella dolce, malleabile, incantevole mungitura, Tulio incrementò il ritmo e quando il restringimento si fece scorrevole, scivoloso, … quando smisi di respirare per uno spasmo più intenso dei precedenti, con la testa girata, gli occhi serrati, … quando un gemito più lungo e strozzato emerse dalle profondità del mio corpo, … quando mi spinsi sul pene per quel piacere incantevole, magico, delizioso, … allora … solo allora … scaturì, fluì dolcemente da me, senza contrazione, senza difficoltà un fiotto di sperma. Un urlo e poi … quel liquido caldo sul volto, … un fiotto, un altro fiotto, … le gambe strette attorno a lui come per tenerlo avvinto, dentro di me per l'eternità.
… e dopo, di sorpresa, in pochi secondi mi ritrovai tutto il grosso baccello fra le labbra. Vi distinsi un sapore selvatico, ferino, sconvolgente … e la sensazione tattile di quell'affare vivo, fermo che scivolò sulla lingua …
Che impareggiabile esperienza sentirlo vibrare in bocca ad ogni ondata di godimento… Istintivamente lo leccavo e lo succhiavo, lo ripulivo come mi aveva insegnato la nonna.
Completamente travolto da quella nuova esperienza, da quegli odori, da quel sapore, da quel fuoco che ardeva terribile, inesorabile dentro di me, sentii il piacere di Tulio fra le labbra, … e i suoi affondi nella gola, … nella bocca la sua tiepida … lattiginosa crema. Non seppi definirne il gusto, … ma era un insieme di dolce e salato, … diverso da quello del nonno Celeste, … forse più effervescente, … più fresco.
Riposai tra loro, tra Stella e Tulio, nel successivo deliquio e torpore del piacere che avvampa i corpi. La mia bocca si unì, cercò la sua lingua mentre mia sorella mi abbracciava, aderendo con il suo addome al mio culetto arrossato, madido, … non più vergine.


scritto il
2024-10-28
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