I misteri della montagna. Alpeggio: Cap: VIII°
di
Andrea10F09
genere
incesti
Incesto e mistero
Un refolo di vento increspava appena la superficie dei prati, formando piccole, verdi onde che si frangevano sui muri a secco del sentiero sterrato, trasportanti con loro scie luminose, riflessi di un cielo colmo di sfavillii. Dalle coppie avvinte erompeva un profumo di miele, di arnie dischiuse e di rosa canina. Erano abbracciati e stretti uno con il bacino sull’addome dell’altro; rivestiti e riparati da brulicami d’ali che arieggiavano scaldandoli, mentre dalle loro labbra pendevano tracce di creme giallino-fluorescenti indicanti che erano stati nutriti con alimenti segreti, … misteriosi. La notte li cullava con la musica delle pulsazioni degli insetti e quella dell’acqua del ruscello che sgorgava poco distante e questa, che si apriva la via, scavalcando massi e pietre con baldanza gioiosa, dissetava esseri, nel suo percorso verso valle, da tanti non visti.
- “Dalia, … Gigi, … Tonio, … siamo tutti affascinati, attratti da questi corpi rilassati, sereni, … stupendi. Noto che si sono ripresi, … che si stanno risvegliando, … e da quello che vediamo, … beh, non serve aggiungere altre parole. Le energie che abbiamo loro trasfuso hanno funzionato. Ora dobbiamo destarli, scuoterli dal torpore, dal sopore in cui sono incorsi per le attività a cui hanno partecipato. Penso che un vento un po’ più intenso e fresco, abbinato ad un leggero nevischio gli scopra dalle coperte alate in cui sono avvolti e con quella pioggerellina ghiacciata …”
“Ohh, non avete freddo voi? Qui nevica e … io ho freddo. Marghy, amore mio …”
“Sì, mamma … stavo bene tra le tue braccia, ma ora … Ops! Guarda quelli come … sembrano degli arieti da sfondamento, … da irruzione, demolizione …”
“Sì, ma tra poco con questo vento e neve gli vedrai calare le braghe.”
Per il freddo, avvoltisi nei propri indumenti e avvicinatisi l’uno all’altro per proteggersi e scaldarsi a vicenda, come sospinti da una forza inspiegabile e oscura, seguirono l’onda luminescente, oscillante, tremolante che gli precedeva. C’era chi, avendo un passo diverso, sopravanzava e chi, di conseguenza, rimaneva più attardato per trovarsi poi accostato a un nuovo partner. Ad un certo punto uno strano turbinio gli prese, sollevandoli per trasportarli scaraventandoli più avanti. Strillavano le loro paure; invocavano, … imploravano, … pregavano il Signore della Montagna di …; ma quello si divertiva tramite i suoi angioletti, le sue lucciole a infondere in loro stimoli, … necessità, … bisogni. … e quelli si prendevano in volo o si scontravano e allora si pigliavano, si afferravano tenendosi stretti per far resistenza a quella forza.
“Signor Ennio mi tenga, … ohh … perché questa burrasca … dove ci farà precipitare, ruzzolare, scendere … e signor Ennio … non so se … ma mi sarebbe piaciuto ricevere il suo seme; ora questo vento feroce, violento … chissà dove ci farà cadere e … se rimarremo vivi.”
“Beh, allora prendiamoci quei pochi attimi che ci restano, … viviamoli avvinghiati, stretti, attaccati uno all’altro come due libellule o due lucciole trascinate dal vento. Anche in volo possiamo gioire delle nostre caratteristiche. Ti sento umida, Lucia e … questo faciliterà la nostra unione. Sei fradicia; … la mia mano strofina le labbra gonfie della tua figa pelosa e bagnata; il mio pollice tormenta il tuo ibisco gonfio e duro come una pietra.” Lucia si abbandonò fra le braccia muscolose dell’uomo, … sentiva la topina pulsare e il calore del grosso membro premerle sull’addome. ... L'uomo se la strinse al petto baciandola tutta; ... l'odore della donna lo eccitava, lo faceva impazzire.
“Sì Ennio.” Volteggiavano, ondeggiavano, fluttuavano uniti o distanziati, ma mai separati e lontani, poiché quelle scie luminose, che galleggiavano con loro, lo impedivano. Rollavano, ballavano, piroettavano sino a trovarsi nuovamente vicini, nuovamente avvinghiati, con i loro sessi a disposizione delle labbra e lingua dell’altro.
“La tua rosa purpurea, simile ad una Papa Meilland, mi attrae, … mi affascina ed invita a renderle omaggio, a salutarla anche con la lingua per asportarle quella rugiada che sgorga abbondante dal suo ovario. Ohh Lucia, devo lappare, leccare, lambire, ciucciare quel tuo nettare. Ohh femmina … hai trovato il tuo Phallus impudicus, … il tuo cactus torcia … Voglio sentire l’odore della tua figa, … imbrattarmi il volto delle tue essenze, … essere una serpe nel tuo anfratto, … per aggrovigliarmi, avvolgermi e gonfiarti per addolcire le tue linee con nuove sostanze.”
- “Dalia … a cosa stai anelando? … vedo che spasimi, ansi … e il tuo fisico si ritrae, si allunga e si illumina ad intermittenza
- “Papà, … prendimi! Non vedi come ti sto chiamando? Anche se la Montagna mi ha trasformato in una lucciola, non pensi che abbia bisogno che tu mi copra? Su, … ho bisogno che tu mi prenda. Salimi sopra e fottimi, fottimi, … riempimi. Non importa se la nostra vita sarà breve, … che significa, … che vuol dire: è importante che sia ricca, vissuta ed io … piena di te. Papà … lo so che dopo, … ma ti raggiungerò quasi subito dopo e vivremo ancora assieme e poi Lui non ci ama. Pizzicami, accarezzami, pungimi, … fammi aprire al tuo pungiglione.”
- “Oh figlia mia, non mi tocca, non mi importa nulla se, dopo che ti avrò coperta, … morirò. Ora desidero solamente fotterti, scoparti, trombarti, … possederti e lasciare in te i miei umori che feconderanno le tue microscopiche uova. Sento che sei calda, pronta, … la mia luce si travasa in te. Mi sento … capisco, … provo piacere e dolore assieme … provocati dalla tua ovaia che aspira, che risucchia i miei umori. Ohh … sììììììììììì, … estrai figlia mia, estrai, … sgraffigna, … svuotami.”
Una luce si era spenta. Reggevano e rimanevano con le altre lampiridi quelle di Tonio e di Luigi.
- “Zio, … nonno Tulio se n’è andato, … ci ha lasciati.”
- “Sì, … ma non piangere, … fai vibrare la tua luce e salutiamolo in questo dato modo.”
La burrasca era cessata e a terra, su un morbido tappeto verde, fluttuazioni, ondulazioni, abbassamenti e aumenti di luce davano risalto e segnalavano un’unione.
“Eccomi Ennio, … prendimi, conquistami, catturami. Sono tua, … sìììììì, … lo voglio; ma che fai, … perché non prosegui? Prima in volo hai aspirato, lappato come un cane tutto quello che potevi e ora ti fermi! Ho voglia di averlo dentro, … di sentirmi piena, sazia, ingolfata, paga. Il mio ingresso è bollente; … è il momento; … fammi impazzire di piacere. Oh torni a baciare là. Mi apro ancora per darti ogni centimetro di me. La tua bocca alterna baci a colpi di lingua; avvicenda il mio orgasmo al fuoco. Io impazzisco e tu sei furioso fra le mie cosce. So che mi leccherai finché non chiederò pietà, mi lambirai per migliaia di orgasmi di tuono per appoggiarti poi con la testa sulla mia pancia. Il mio respiro a pezzi barcollerà e il tuo respiro su di me scatenerà tempeste e uragani.”
“Sei sicura?”
“Sì, oh sìììì!”
“Non hai paura?”
“No, non posso averne. Fottimi, amami. Il mio sesso è tuo, solo tuo; boccheggio … e attendo. Il cuore martella e continuerà finché non … Chiudo gli occhi, chiudo me stessa; divento muta e morta. Sento una mano che scivola, … la tua carne che striscia su di me. Sono gli ultimi millimetri, … questi. Sono tutta bagnata, le tue dita sono viscide. Tremo. Mi scivoli dentro. E’ fatta. Posso aprire gli occhi, … e non è colpa mia, se sono pieni di lacrime. Ti fai strada lentamente dentro di me, mentre stringi le mie mani. Non abbandonarmi. Ti guardo negli occhi, come dovrebbe fare una che attende. Aspetto che tu colpisca la mia cervice e mentre mi sussurri che mi ami … io mi avvinghio a te. Sento caldo, … freddo e … desidero piangere senza saperne il perché. Mi hai trapassato la pancia. E’ una sensazione strana, bizzarra. Tu sei immobile sopra di me, dentro di me. Se proverai a fare qualsiasi movimento di uscita, … io morirei, … andrei a pezzi. Ma se resterai … io starò salda. Non te ne andare. Prego. Ho paura e insieme non ne ho per niente, perché la Montagna lo vuole. Scivola dentro … fuori. Mi prendi e, inarcandomi con le gambe sulle tue spalle, lo affondi tutto, … sino in fondo. Randelli, pesti, colpisci, batti … forte; sembri un toro già avvezzo alla monta ed io mi apro a lui, … alla vita, abbandonandomi ai suoi fluidi. Sei un porco, … che grugnisce e morde … che mi copre e feconda, … che mi impregna. Lontani sento i tuoi insulti, … preghiere appena percepite, … che accetto, compiacendomi di essere, alle pendici della Montagna, la tua squaw.”
“Ecco cagna, … ohhhhhhhh, … il mio seme per te, … per fecondarti come una vacca! … ohh, … ancora e ancora; … ti sto ingravidando, … ti sto mettendo incinta … vacca, … troia, … scrofa! Ohhhhhhhhhh … sììììììììììì; sei mia, … sono tuo, … tuo; … e ancora per gonfiarti!”
“Ohhh sìììììììììììììì, … avverto i tuoi succhi sbattere, colpire, bussare alla porta della mia cervice. Ohhhhhhh sìììììììììììììì, … cosìììììììììììììì … porco, … porco, … porco! Ti voglio bene, … mio toro da monta! Ti amo. Sento che una parte di te è dentro di me. Ora, … ohhhhhhhhhh, … sìììììììììììììììììììììììì! … Ti avverto al mio fianco … già sdraiato. Mi tieni stretta e mi scaldi. Chiedo, … una tua mano fra le mie cosce ad accarezzare la peluria ricciuta, per accompagnarmi nel nirvana dei sensi. Mi piace. Sfiorami e … ammira e contempla il frutto del nostro coito. Unisco una mia mano alla tua. Non so … Mi sfioro, … mi sfiori. Non cerco niente, … voglio solo te, … giocare con te, … perdermi in te. Sono tua … fra le tue braccia, con le mie cosce aperte, … pazza, … innamorata, … legata a te.”
“Zio, … mamma, … quante lucciole, come noi, su di loro. Sembra che desiderino trovare degli anfratti umidi per deporre le loro uova; ma …”
“… e quelle che vedi sull’addome di Lucia, sono due loro piccole larve, già distinte sessualmente; danno l’impressione di volerci comunicare un qualcosa di straordinario, come se … La Montagna ha compiuto un altro prodigio, … ha fatto un’altra meraviglia. Mi sa che …”
Una copia di piccole lampiridi si muovevano lente, placide sull’addome di Lucia.
Un refolo di vento increspava appena la superficie dei prati, formando piccole, verdi onde che si frangevano sui muri a secco del sentiero sterrato, trasportanti con loro scie luminose, riflessi di un cielo colmo di sfavillii. Dalle coppie avvinte erompeva un profumo di miele, di arnie dischiuse e di rosa canina. Erano abbracciati e stretti uno con il bacino sull’addome dell’altro; rivestiti e riparati da brulicami d’ali che arieggiavano scaldandoli, mentre dalle loro labbra pendevano tracce di creme giallino-fluorescenti indicanti che erano stati nutriti con alimenti segreti, … misteriosi. La notte li cullava con la musica delle pulsazioni degli insetti e quella dell’acqua del ruscello che sgorgava poco distante e questa, che si apriva la via, scavalcando massi e pietre con baldanza gioiosa, dissetava esseri, nel suo percorso verso valle, da tanti non visti.
- “Dalia, … Gigi, … Tonio, … siamo tutti affascinati, attratti da questi corpi rilassati, sereni, … stupendi. Noto che si sono ripresi, … che si stanno risvegliando, … e da quello che vediamo, … beh, non serve aggiungere altre parole. Le energie che abbiamo loro trasfuso hanno funzionato. Ora dobbiamo destarli, scuoterli dal torpore, dal sopore in cui sono incorsi per le attività a cui hanno partecipato. Penso che un vento un po’ più intenso e fresco, abbinato ad un leggero nevischio gli scopra dalle coperte alate in cui sono avvolti e con quella pioggerellina ghiacciata …”
“Ohh, non avete freddo voi? Qui nevica e … io ho freddo. Marghy, amore mio …”
“Sì, mamma … stavo bene tra le tue braccia, ma ora … Ops! Guarda quelli come … sembrano degli arieti da sfondamento, … da irruzione, demolizione …”
“Sì, ma tra poco con questo vento e neve gli vedrai calare le braghe.”
Per il freddo, avvoltisi nei propri indumenti e avvicinatisi l’uno all’altro per proteggersi e scaldarsi a vicenda, come sospinti da una forza inspiegabile e oscura, seguirono l’onda luminescente, oscillante, tremolante che gli precedeva. C’era chi, avendo un passo diverso, sopravanzava e chi, di conseguenza, rimaneva più attardato per trovarsi poi accostato a un nuovo partner. Ad un certo punto uno strano turbinio gli prese, sollevandoli per trasportarli scaraventandoli più avanti. Strillavano le loro paure; invocavano, … imploravano, … pregavano il Signore della Montagna di …; ma quello si divertiva tramite i suoi angioletti, le sue lucciole a infondere in loro stimoli, … necessità, … bisogni. … e quelli si prendevano in volo o si scontravano e allora si pigliavano, si afferravano tenendosi stretti per far resistenza a quella forza.
“Signor Ennio mi tenga, … ohh … perché questa burrasca … dove ci farà precipitare, ruzzolare, scendere … e signor Ennio … non so se … ma mi sarebbe piaciuto ricevere il suo seme; ora questo vento feroce, violento … chissà dove ci farà cadere e … se rimarremo vivi.”
“Beh, allora prendiamoci quei pochi attimi che ci restano, … viviamoli avvinghiati, stretti, attaccati uno all’altro come due libellule o due lucciole trascinate dal vento. Anche in volo possiamo gioire delle nostre caratteristiche. Ti sento umida, Lucia e … questo faciliterà la nostra unione. Sei fradicia; … la mia mano strofina le labbra gonfie della tua figa pelosa e bagnata; il mio pollice tormenta il tuo ibisco gonfio e duro come una pietra.” Lucia si abbandonò fra le braccia muscolose dell’uomo, … sentiva la topina pulsare e il calore del grosso membro premerle sull’addome. ... L'uomo se la strinse al petto baciandola tutta; ... l'odore della donna lo eccitava, lo faceva impazzire.
“Sì Ennio.” Volteggiavano, ondeggiavano, fluttuavano uniti o distanziati, ma mai separati e lontani, poiché quelle scie luminose, che galleggiavano con loro, lo impedivano. Rollavano, ballavano, piroettavano sino a trovarsi nuovamente vicini, nuovamente avvinghiati, con i loro sessi a disposizione delle labbra e lingua dell’altro.
“La tua rosa purpurea, simile ad una Papa Meilland, mi attrae, … mi affascina ed invita a renderle omaggio, a salutarla anche con la lingua per asportarle quella rugiada che sgorga abbondante dal suo ovario. Ohh Lucia, devo lappare, leccare, lambire, ciucciare quel tuo nettare. Ohh femmina … hai trovato il tuo Phallus impudicus, … il tuo cactus torcia … Voglio sentire l’odore della tua figa, … imbrattarmi il volto delle tue essenze, … essere una serpe nel tuo anfratto, … per aggrovigliarmi, avvolgermi e gonfiarti per addolcire le tue linee con nuove sostanze.”
- “Dalia … a cosa stai anelando? … vedo che spasimi, ansi … e il tuo fisico si ritrae, si allunga e si illumina ad intermittenza
- “Papà, … prendimi! Non vedi come ti sto chiamando? Anche se la Montagna mi ha trasformato in una lucciola, non pensi che abbia bisogno che tu mi copra? Su, … ho bisogno che tu mi prenda. Salimi sopra e fottimi, fottimi, … riempimi. Non importa se la nostra vita sarà breve, … che significa, … che vuol dire: è importante che sia ricca, vissuta ed io … piena di te. Papà … lo so che dopo, … ma ti raggiungerò quasi subito dopo e vivremo ancora assieme e poi Lui non ci ama. Pizzicami, accarezzami, pungimi, … fammi aprire al tuo pungiglione.”
- “Oh figlia mia, non mi tocca, non mi importa nulla se, dopo che ti avrò coperta, … morirò. Ora desidero solamente fotterti, scoparti, trombarti, … possederti e lasciare in te i miei umori che feconderanno le tue microscopiche uova. Sento che sei calda, pronta, … la mia luce si travasa in te. Mi sento … capisco, … provo piacere e dolore assieme … provocati dalla tua ovaia che aspira, che risucchia i miei umori. Ohh … sììììììììììì, … estrai figlia mia, estrai, … sgraffigna, … svuotami.”
Una luce si era spenta. Reggevano e rimanevano con le altre lampiridi quelle di Tonio e di Luigi.
- “Zio, … nonno Tulio se n’è andato, … ci ha lasciati.”
- “Sì, … ma non piangere, … fai vibrare la tua luce e salutiamolo in questo dato modo.”
La burrasca era cessata e a terra, su un morbido tappeto verde, fluttuazioni, ondulazioni, abbassamenti e aumenti di luce davano risalto e segnalavano un’unione.
“Eccomi Ennio, … prendimi, conquistami, catturami. Sono tua, … sìììììì, … lo voglio; ma che fai, … perché non prosegui? Prima in volo hai aspirato, lappato come un cane tutto quello che potevi e ora ti fermi! Ho voglia di averlo dentro, … di sentirmi piena, sazia, ingolfata, paga. Il mio ingresso è bollente; … è il momento; … fammi impazzire di piacere. Oh torni a baciare là. Mi apro ancora per darti ogni centimetro di me. La tua bocca alterna baci a colpi di lingua; avvicenda il mio orgasmo al fuoco. Io impazzisco e tu sei furioso fra le mie cosce. So che mi leccherai finché non chiederò pietà, mi lambirai per migliaia di orgasmi di tuono per appoggiarti poi con la testa sulla mia pancia. Il mio respiro a pezzi barcollerà e il tuo respiro su di me scatenerà tempeste e uragani.”
“Sei sicura?”
“Sì, oh sìììì!”
“Non hai paura?”
“No, non posso averne. Fottimi, amami. Il mio sesso è tuo, solo tuo; boccheggio … e attendo. Il cuore martella e continuerà finché non … Chiudo gli occhi, chiudo me stessa; divento muta e morta. Sento una mano che scivola, … la tua carne che striscia su di me. Sono gli ultimi millimetri, … questi. Sono tutta bagnata, le tue dita sono viscide. Tremo. Mi scivoli dentro. E’ fatta. Posso aprire gli occhi, … e non è colpa mia, se sono pieni di lacrime. Ti fai strada lentamente dentro di me, mentre stringi le mie mani. Non abbandonarmi. Ti guardo negli occhi, come dovrebbe fare una che attende. Aspetto che tu colpisca la mia cervice e mentre mi sussurri che mi ami … io mi avvinghio a te. Sento caldo, … freddo e … desidero piangere senza saperne il perché. Mi hai trapassato la pancia. E’ una sensazione strana, bizzarra. Tu sei immobile sopra di me, dentro di me. Se proverai a fare qualsiasi movimento di uscita, … io morirei, … andrei a pezzi. Ma se resterai … io starò salda. Non te ne andare. Prego. Ho paura e insieme non ne ho per niente, perché la Montagna lo vuole. Scivola dentro … fuori. Mi prendi e, inarcandomi con le gambe sulle tue spalle, lo affondi tutto, … sino in fondo. Randelli, pesti, colpisci, batti … forte; sembri un toro già avvezzo alla monta ed io mi apro a lui, … alla vita, abbandonandomi ai suoi fluidi. Sei un porco, … che grugnisce e morde … che mi copre e feconda, … che mi impregna. Lontani sento i tuoi insulti, … preghiere appena percepite, … che accetto, compiacendomi di essere, alle pendici della Montagna, la tua squaw.”
“Ecco cagna, … ohhhhhhhh, … il mio seme per te, … per fecondarti come una vacca! … ohh, … ancora e ancora; … ti sto ingravidando, … ti sto mettendo incinta … vacca, … troia, … scrofa! Ohhhhhhhhhh … sììììììììììì; sei mia, … sono tuo, … tuo; … e ancora per gonfiarti!”
“Ohhh sìììììììììììììì, … avverto i tuoi succhi sbattere, colpire, bussare alla porta della mia cervice. Ohhhhhhh sìììììììììììììì, … cosìììììììììììììì … porco, … porco, … porco! Ti voglio bene, … mio toro da monta! Ti amo. Sento che una parte di te è dentro di me. Ora, … ohhhhhhhhhh, … sìììììììììììììììììììììììì! … Ti avverto al mio fianco … già sdraiato. Mi tieni stretta e mi scaldi. Chiedo, … una tua mano fra le mie cosce ad accarezzare la peluria ricciuta, per accompagnarmi nel nirvana dei sensi. Mi piace. Sfiorami e … ammira e contempla il frutto del nostro coito. Unisco una mia mano alla tua. Non so … Mi sfioro, … mi sfiori. Non cerco niente, … voglio solo te, … giocare con te, … perdermi in te. Sono tua … fra le tue braccia, con le mie cosce aperte, … pazza, … innamorata, … legata a te.”
“Zio, … mamma, … quante lucciole, come noi, su di loro. Sembra che desiderino trovare degli anfratti umidi per deporre le loro uova; ma …”
“… e quelle che vedi sull’addome di Lucia, sono due loro piccole larve, già distinte sessualmente; danno l’impressione di volerci comunicare un qualcosa di straordinario, come se … La Montagna ha compiuto un altro prodigio, … ha fatto un’altra meraviglia. Mi sa che …”
Una copia di piccole lampiridi si muovevano lente, placide sull’addome di Lucia.
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