Alpeggio. Cap.: I
di
Andrea10F09
genere
fantascienza
Prefazione ai
Ho preso spunto per dai racconti che da molto piccolo ascoltavo dagli anziani della Valcellina. Essi erano propedeutici all’educazione al rispetto dell’ambiente, per la montagna e i suoi pascoli, per l sue acque e per i suoi boschi e per i suoi sentieri e per gli esseri che là, stanziavano con le loro tane e i loro nidi. Queste novelle, aventi per tema la vita della montagna, mi erano state descritte dal nonno . Costui, dopo avermi squadrato per vedere se quello che indossavo era adatto a delle scarpinate per mulattiere e sentieri e fissatami sulle spalle una piccola gerla, fatta da lui per me, per riporvi piccole cose che potevano sorprendermi, mi prendeva per mano e a piccoli regolari passi mi guidava a conoscere quello che lui chiamava . Con lui ho imparato ad amare i silenzi e le voci; a conoscere piante, animali ed insetti; a tener pulito il bosco e i sentieri; a godere del guizzare e saltare di trote nei ruscelli; a prendere, da quello che vedevo, solo il necessario che poteva servirmi. Da queste storie ho tratto un racconto ad episodi per ricordare quegli anziani che le montagne le hanno veramente amate, anche se a noi del terzo millennio, fanno sorridere. Per loro non c’erano tabù, per loro c’era la vita con i suoi misteri, che al momento opportuno i giovani dovevano conoscere. Non amavano le voci provenienti dal fondo valle, perché solo interessate alle loro valli. Il Dio della Montagna era per loro l’Essere che governava le esistenze; a Lui offrivano le primizie, i ringraziamenti e mettevano sotto la sua protezione case, villaggi, raccolti. Per loro gli adulti erano quelli che per l’Essere Supremo erano pronti a fecondare o a ricevere, per cui ogni anno all’equinozio di primavera i giovani in età puberale venivano unti e consacrati a lui con il seme della vita, prelevato dalle mani di un’anziana vestale al capo villaggio.
Lo scritto-descrizione del rito, di cui venni a conoscenza, non è per questa storia, poiché andrebbe a nuocere la fantasia che su quei racconti orali ho costruito, ma lo pubblicherò in seguito, pregando certi lettori di non scandalizzarsi su come venivano iniziati alla vita i giovani.
Incesto
A fine anno scolastico aveva bisogno di un po’ di vacanza-relax; pertanto chiese alla madre il permesso di recarsi all’alpeggio dal nonno, al quale ero molto legato.
La malga, poco distante dal paese, era facilmente raggiungibile con alcune ore di marcia, per cui di buon mattino e lo zaino con un po’ di guardaroba sulle spalle si incamminò verso la montagna che lo aveva visto crescere e zampettare sin da piccolo. Lo entusiasmava il pensiero di riappropriarsi dei profumi dei prati, dell’erba falciata, delle stalle, della leggerezza e freschezza dell’aria, della musica dell’acqua rumoreggiante tra le crepe e i fori, scendente rapida, vicino all’insieme di casupole che accoglievano il bestiame nelle notti o nei giorni di pioggia. In un tornante del tragitto scorse una serpe raggomitolata sopra un masso a scaldarsi. Salutandola, proseguì felice. Quell’insieme di mura insisteva in un paesaggio spettacolare, magico rappresentato, composto di imponenti montagne con le loro grigie rossastre rocce, di cascatelle naturali con pini, larici, betulle e verso valle dei platani che stentavano a svilupparsi: il tutto avvolto da un’atmosfera di calma, di silenzio e tranquillità assoluta. Gli unici rumori che si sentivano in modo distinto erano il canto degli uccelli, il richiamo delle marmotte e il rilassante suono dell’acqua che cade e si fa spazio fra le rocce dei pendii. La natura incontaminata ed il clima hanno permesso la crescita di numerose piante alpine dai colori vivaci, dai profumi forti e … momenti particolari a chi vi abitava. Il manto erboso verde smeraldo dei prati è un tappeto morbido sul quale si riposa, … e che la Montagna offre a chi la ama e si concede in sua presenza con l’erba mossa pacatamente da lievi soffi di vento come baci del suo Spirito; … e come ultimo suo regalo fa sparire, al primo sole, la sfavillante, trasparente rugiada mattutina, depositatasi su arbusti e foglie.
Avrebbe trovato anche Tonio, zio di sua madre, di qualche anno più giovane del nonno, con il quale aveva avuto sempre da ridire e lui, per ripicca, lo aveva spesso punito con sculaccioni a sedere nudo; ma gli voleva bene, poiché, appena poteva, gli insegnava a fare alpinismo, a saltare o tenersi con le dita su schegge affioranti da una parete e poi a conoscere le erbe dei prati, … a vedere la natura contemplandola in tutti i suoi aspetti; mentre il nonno lo consigliava di ringraziare sempre il grande Spirito della Montagna
Quel pascolo estivo alpino era un luogo incantato, fatato, magico, stupendo … e poi con quei due … Li trovò che stavano falciando a mano un prato soprastante la baita; … e subito, al suo saluto, si fermarono per abbracciarlo, contemplandone la crescita, la figura, i lineamenti.
“Oh … Gigino, ti sei fatto grande e forse -indicando- … là sotto si è sviluppato qualcosa di importante. Hai una fidanzatina? Chissà quante mocciose ti correranno dietro per prendertelo e quante volte ti sarai bagnato; … ma a proposito con la scuola?”
“Bene. Sono stato promosso!”
“… se è così … sei stato bravissimo; ma penso che questo tuo sederino non sia ancora stato visitato, esaminato, testato, saggiato e … soprattutto erudito, istruito, esercitato a ricevere, conoscere, ad incontrare …. Beh, per questo, saremo noi i tuoi insegnanti; ma ora aiutaci con il rastrello e … non arare; mentre noi termineremo lo sfalcio dei bordi e attorno ai massi che tappezzano questo prato; … per il rimanente proseguiremo nel primo pomeriggio con il trattorino.”
“Oh finalmente posso respirare il profumo del fieno e godermi questi spazi. Nonno, zio … posso fermarmi un po’ di giorni?”
“Non ci sono problemi; però, per la formazione che ci siamo proposti di elargirti, ti ricordiamo che dovrai stare tra noi nel lettone.”
“Embè, … a me sta bene, non so a voi.”
“Va là, ragazzino! Non penserai che noi maturi si abbia timore di un moccioso come te e che non siamo adatti ad insegnarti a come avere e dare appagamento? Lavoriamo … e poi ci racconterai di te, di casa, dei tuoi compagni … e, prima di dividere il paglione, esamineremo il tuo culo.”
… e lui fissando lo sguardo in basso: “Mi lavo … sempre!”
“Più tardi verificheremo e … se necessiterà di brusca … Oh beh, lo arrosseremo un po’!” Gigio impensierito, ma anche contento della proposta, riposto lo zaino e preso l’attrezzo agricolo indicatogli, si mise a rastrellare, come da ricordi infantili. Che significava, però, verificare, conoscere … forse sculaccioni che aveva già provato in altri momenti; come quella volta che, da quanti ne prese, si pisciò sui pantaloncini o ricevere quelle attenzioni che aveva osservato che sì davano a vicenda? Mah, … sperava. Sarebbe stato bello essere baciati, accarezzati, massaggiati, morsi come li aveva visti fare tra loro e poi succhiati …, ma il suo, allora, era piccolo, mentre i loro erano enormi. Così rammentava e ora ne sentiva il bisogno.
Mangiarono, si riposarono e scherzarono, rievocando a vicenda giochi e stupidate vissute nelle belle stagioni precedenti. Dopo il lavoro pomeridiano con il trattorino e l’allargamento dell’erba per farla essiccare più in fretta, rientrarono alla baita, con le bestie guidate dai cani, per la mungitura.
“Gigi … vieni e prova anche tu a ungere prima e dopo a stringere, premere, strizzare e allentare per riprendere. Sentirai lo spruzzo del latte sbattere nel secchio, il profumo e il tiepido piacevole calore che il secchio trasmetterà alle tue cosce. … pensa e immagina a quello che ti faremo prendere e impugnare. Che hai, … non ricordi? Eppure ce l’hai visto e che uso ne facevamo. Ci hai visto godere, … urlare parolacce; hai visto i nostri culi colare liquidi lattiginosi … e i nostri volti appagati. Hai forse timore, … paura? Eri piccolo, ma ci osservavi attento, incuriosito, avvinto, appassionato e, se te lo avessimo chiesto, forse avresti partecipato a sfiorare, sfregare e a far colpire; ma … e poi quei fluidi te li abbiamo anche fatti gustare. Non ricordi?”
“Rammento i sapori … ma è che … Beh!”
“C’è sempre la prima volta e anche la seconda, ma ti posso assicurare che dopo lo vorrai sempre. Cercheremo di farti godere da subito, in modo che tu lo voglia ancora, … di crearti una necessità. Io con tuo nonno è da tempo che bramiamo averti tra noi per scaldarti, bagnarti, riempirti delle nostre essenze. Te lo sfonderemo, ma desideriamo anche farteli gustare, odorare, baciare e suscitare in te con le nostre lingue il desiderio di aprirti, di concederti, … urlando che si entri nel tuo pertugio nascosto.”
“… ma è piccolo e i vostri sono enormi, smisurati, … Come fanno?”
“Non preoccuparti; stenteranno la prima volta … e tu soffrirai, … perché il tuo forellino è stretto, ma nelle occasioni successive, quando si sarà svezzato e allenato a farsi penetrare, entreranno senza difficoltà, provocandoti con il loro lento scivolare un piacere paradisiaco. Guarda quel capezzolo, … carpiscine la lussuria di averlo unto, scivoloso, liscio tra le mani e sentine il profumo di latte che effonde; mirane il foro quando gonfio e turgido lo strizzi. Prova … su! Orch … ti sei bagnato il volto … ma sei bellissimo con quei rivoli di latte che ti colano giù per le gotte e sul collo. Ride anche il nonno per lo scherzo che ti ho riservato. Umhhhhhhhhhh!”
“Che vuoi dire zio?”
“… ohhh niente … caro! Il nonno ha terminato. Andiamo a lavarci!” e deposto il latte, Luigi seguì lo zio per il loro regolare quotidiano serale bagno pre-riposo.
“… ma, assieme?”
“Certo!”
“…!”
“Al mare l’acqua non viene riscaldata, eppure entri. Suvvia spogliati ed entra per toglierti polvere e sudore. Le lenzuola del paglione sono pulite … oh beh, con qualche macchia particolare, ma non sanno di stalla o sudore. Stenti … perché ci vedi nudi o perché devi scoprirti. Su entra che ti aiutiamo!” La vasca era un vecchio tino tagliato a metà utilizzato per vari scopi, tra cui il bagno serale nel periodo estivo dei mandriani, e la si riempiva con l’acqua proveniente da una condotta celata sotto il manto erboso dell’aia.
“Oh … sei ancora senza peluria. Hai le chiappe di una giovinetta! Il bischero … beh, deve ancora crescere, ma siamo sulla buona strada. Vieni, … faremo conoscere le nostre mazze alle tue mani, alle tue labbra e al tuo culo. Animo! Non agitarti, … un po’ di pazienza … che arriveremo ad aprirtelo; nel frattempo, mentre ti insapono la schiena, stringi fra il caldo del tuo didietro il mio perno. Tuo nonno vorrà conoscere la tua lingua. Partecipa … con una mano afferraglielo per percepirne il turgore, … la carnosità, … il gonfiore. Sarà tuo e ti penetrerà per primo. E’ tuo nonno, il padre di tua madre, … ha diritto ad entrare per primo nel tuo culetto vergine; … e da come ti dimeni e apri il fondo schiena alla mia mano o come sollevi una gamba per attorcigliarla su mio fratello … beh Tulio, qui … c’è tanto desiderio di essere aperti, di ricevere, di sentirsi pieni!”
“Ohhhhhhhh, … unngh, unnnnnnnnnngh, … zio! Oghhhhhh!" La lingua del nonno aveva invaso il cavo orale del nipote per asportare, estrarre succhi e divellere, … annullare energie; per scioglierlo, slegarlo, squagliarlo. In effetti il ragazzo, per un principio di struggente piacere provocato dai palmi rudi e decisi dello zio e dal bacio libidinoso e sensuale del nonno, si era aggrappato con la gamba sinistra alle natiche dell’anziano, con la mano destra al dorso, intanto che la mancina, imprigionata tra addome ed addome, stringeva un cazzo teso e pulsante, rugoso e possente.
Dal nonno riceveva baci ed effusioni, subiva ispezioni. Ogni centimetro della sua pelle tra il collo e le spalle era soggetto a perlustrazioni. Iniziava ad ansimare, a vibrare e a dischiudersi e a percepire nella mano, che stringeva, le prime stille di precum del nonno. Dai massaggi sulle ascelle, sul dorso, ai lombi, alle cosce avvertiva e provava un benessere sconosciuto sino ad allora. Le mani dello zio percorrevano impudiche e provocanti, furiose e decise sul suo corpo, dai fianchi alle natiche e in mezzo alle gambe; … e lui si lasciava coccolare, accarezzare, sfiorare e prendere da strane, sorprendenti, misteriose, fantastiche sensazioni di piacere. Ne ebbe conferma di lì a poco quando, mentre lo zio continuava a toccarlo eccitandolo, con sua enorme sorpresa sentì il suo membro pulsare, fremere, agitarsi per esplodere. Chiusi gli occhi per godere appieno di quelle incredibili, straordinarie meraviglie.
“Ehi … Gigi, qui tra i miei peli e sul mio bischero cola il tuo piacere. Hai provato le malizie della saponetta di mio fratello e ora …”
“Nooooooooooo, … il dito! Toglilo zio!”
“Tulio … è tanto stretto. E’ meglio che glielo allarghi un po’; che glielo sfibri e indebolisca, in modo che tu, dopo, lo possa penetrare agevolmente. Alzamelo un po’!” La punta della lingua dello zio seguiva il movimento del dito, punteggiava, … pennellava, dipingeva con salive i bordi inviolati dello sfintere del ragazzino; … e lui rispondeva irrigidendosi, contraendosi, balbettando monosillabi e dimenandosi come per liberarsi da quella celestiale, sublime tortura; e questo non faceva altro che rendere ancora più appetibile il suo sodo, bianco e implume culetto. Era da tanto che quei consanguinei desideravano averlo ospite per esaminarlo e conoscere quel suo sedere.
“Andiamo Tonio, … che ho voglia di prenderlo e lui, da come ha reagito al nostro desiderio, lo brama e lo vuole.” Lo rimisero giù per sciacquarlo e, assieme, risero dei bianchi girini serpentiformi che galleggiavano.
“Queste tracce sono tue!”
“Sì, ma questi sono vostri!” … e li scrutava mentre li serrava. Il vello di cui erano ricoperti gli facevano somigliare a degli orsi. Gli ultimi raggi solari trasformavano alberi ed arbusti in fantastiche creature luminescenti dorate. Era ammaliato, conquistato dai due; avvinto e incantato dalla mole e dalla magnificenza del loro membri.
Questo loro bel nipote dagli occhi grigio-verdi scintillanti e dai capelli biondi, dal corpo liscio e flessibile, timido, affabile e spontaneo, li stava prendendo. Fantasticavano, ma mai avrebbero immaginato che potesse accettare di fare o di essere partecipe a qualche cosa come strofinare delicatamente il pollice sulle teste sensibili e sulle fenditure dei loro membri. Questo atteggiamento evidenziava e rivelava il desiderio di concedersi e di donarsi alle loro richieste e che non avrebbero dovuto chiedergli o insegnargli; poiché notavano il lui le radici culturali della famiglia e l’influsso carismatico dello spirito della Montagna, del quale loro erano i sacerdoti.
“Avrei …”
“Sì, entriamo in casa e facciamo festa a nostro nipote!” Lasciarono i loro indumenti in un angolo dell’unica stanza e discinti si misero a cenare, a ricordarsi momenti passati di quando, bambino, stava sulle loro ginocchia, per essere coccolato o per essere sculacciato per le sue birichinate. Rammentarono che spesso, quando gli arrossavano i glutei, il suo pin-pin si irrigidiva inalberandosi. Beh, ora era un ragazzo, che ai sculaccioni avrebbe preferito veri, energici, impudichi massaggi; e lui, ora contemplava quelle magnifiche coltri di pelliccia scura, rese lucenti dalla fioca luce della lampada, da cui dondolavano due vivaci, accesi pistilli.
“… e quella volta che, dopo avermi issato sulle spalle, per bisogni impellenti alleviai la vescica del suo pieno, irrigandoti dal dorso sino alle caviglie, col nonno che disse -promette bene il piccolino! -?”
“… sì, ma poi, … beh, quello è un conto ancora in sospeso, che ora devi saldare.” … e agguantato lo studente, messoselo bocconi sulle ginocchia, “ecco per quella volta la mia risposta … e non fiatare, poiché te l’eri cercata!”. Una decisa ed energica sequela di percosse arrossò le natiche del villeggiante.
Sbraitava e si agitava, urlava ed implorava di smettere con il nonno che incoraggiava a proseguire e “… chi di spada colpisce, di spada gode! … basta Tonio!” … e preso per i capelli il nipote: “Guardalo, miralo, contemplalo; sentine il profumo; annusa … cibati!”
Il naso di Gigi, convogliato, schiacciato e guidato, si perse; … tracciò sentieri nuovi in quella trama corvina da cui scaturiva un caldo, sensuale odore di maschio.
“Lecca, ungi … anche sotto, … le radici, … dolcemente!”
Spontaneamente avvicinò il volto ritrovando l’odore forte, deciso dell’uomo. Leccò la punta percependola leggermente salata. Aprì un po' di più la bocca e accolse la cappella, liscia, dura. Sembrava fosse ispirato, stimolato, incitato. La punta della sua lingua cominciò a scivolare, picchiettare, lustrare, ungere di bave ogni centimetro di quella scultura di carne tentando di pennellare anche i cespugli di pelo che incontrava lungo il percorso. Con le mani appoggiate all’inguine dell’uomo baciò, patinò, lisciò anche il contenitore che pendeva per addentare uno alla volta i contenuti tirandoli delicatamente verso di se. Sentì il nonno respirare a fatica e compiacersi, mentre lo guidava, con l’incitarlo e consigliarlo.
“Guardalo. Staccati e torna ad osservarlo. Quelle palle dure e penzolanti, … quel ceppo che hai trasformato con i tuoi sfiori in un gingillo teso, luminoso e pulsante, sta davanti a te in tutta la sua maestosità. Veneralo e fissalo nel suo alzarsi ed abbassarsi in base agli stimoli che tu gli trasmetti. Avvicinati, irroralo e scaldalo con i tuoi soffi. Il desiderio deve prenderti e spingerti a imboccartelo. Trasuda gocce trasparenti, … leccale e gustale: sono ambrosia per il tuo palato. Sfiora e bagna tutto quel turgido rubino e il sottile frenulo che lo lega alla colonna di carne, finché non percepirai e bramerai di avere altro; succhia e retrocedi, … muoviti piano, avanti e indietro, … mentre le mani di tuo zio corrono sulla tua pelle vellutata e glabra per insinuarsi anche nelle tue scanalature più nascoste e forse … Toccami … non fermarti; gioca ancora un po’ con il mio scettro, mentre le mani callose dello zio si muovono per conoscere ogni centimetro del tuo fisico: ti palpeggiano i capezzoli per scivolare poi lungo i fianchi; stropicciano il tuo sesso, bagnato e appiccicoso, … le tue palle per farti avere una erezione difficile da piegare; si insinuano fra i glutei, … te li aprono e li chiudono come fossero un libro prezioso e raro, … per concludere ti ungeranno, con crema di latte ovino, quel forellino che noi, tuoi anziani familiari, tanto desideriamo stuzzicare, conoscere a fondo, … e tanto bramiamo penetrare.”
“Nnnzzzzioooo!”
“Sììì, chiudi quelle chiappe; impedisci alle dita di Tonio di penetrarti! E ’ incantevole vedere il tuo sederino chiudersi e tendersi: sembra quello di tua madre.” Un dito dello zio entrava ed usciva dall’ano con la stessa regolarità con cui il giovane cercava di controllare le contrazioni.
“Ohhhhhf, … tnzioooo … ohhhhhhhhhh!” Una stretta ai testicoli e tutto si attenuò. “Ohhhnf, … onfff, … heennhf, … stavo … enhhff!” Lo zio allora, presolo per la chioma, lo strappò al succhiotto del nonno per farlo avvicinare al suo.
“Prendilo in mano, … accarezzalo, … stringilo e fallo tremare. Ti piace? … ti risulterà morbido e liscio nel palmo della mano … e di un calore caratteristico. Strofina il pollice sul glande. Avvicina le tue labbra al suo orifizio e annusa il profumo che fuoriesce. Ti piace?” sollevandolo e guardandolo profondamente negli occhi.
“Mhmm…” Rispose Gigi con un sorriso. “È magnifico. Non immaginavo che ci fosse qualche cosa di così piacevole e bello!” Un piccolo rivolo di saliva scendeva da un angolo delle sue labbra, mentre il suo sederino inclinato veniva aperto e il suo sesso si mostrava alla vista del nonno. Ritornò a baciare, leccare e succhiare la nuova, gonfia, rossa prugna.
“Gusta quelle stille trasparenti, … cristalline!” L’asta dello zio si stagliava davanti ai suoi occhi. Il roseo candore di quel membro eretto, così lucido e voluminoso, contrastava nettamente con il vello bruno da cui nasceva.
Al gesto della mano si unì l’azione della lingua, cui si aggiunse la forza dello zio che se lo premeva contro l’addome. Era inebriato e preso dalle fragranze di maschio che l’uomo emanava. Godeva. Assomigliava ad un flautista: da un lato le sue labbra scorrevano armoniose sulla pelle setosa, dall’altra, con altrettanta grazia, Gigi muoveva la mano. Corse e ricorse con la lingua lungo l’asta, cercando di insalivarla a dovere per poi dedicarsi al prepuzio per addentarlo e tirarlo delicatamente verso di sé.
Un gemito, poi un sussulto.
Incoraggiato, dall’effetto che stava producendo sullo zio e da un impulso naturale, si spinse oltre, incuneando la lingua in quel lembo di pelle. L’apertura che aveva creato gli permise di insalivare senza sosta la parte a contatto con il glande e di girarci intorno fino al limite del frenulo.
Ancora gemiti e sussulti.
“Rimani immobile … voglio scoparti in bocca!” Poi lo zio iniziò a muovere i fianchi, spingendo e ritraendosi e, ogni volta che affondava, gli provocava brividi e la chiusura delle labbra. “E’ bello sentirsi dominato, provare la sensazione di un cazzo in bocca. Vero Gigi? Deliziati dell'odore di un uomo, … forte, deciso, … Non ti disgusta … e lo vuoi. Apri un po' di più la bocca e accogli la cappella, liscia, dura; … devi imparare ad amarlo. E’ un serpente … che cerca riparo e calore, come il rettile della Montagna. Fai con calma, centimetro dopo centimetro, … lascia che la bocca si abitui all'invasione.” Si divertiva e godeva nel sentir scorrere quel fungo rosso e lucente che gli riempiva il cavo orale; e quando le mani dello zio lo pressarono, facendogli ingoiare tutta l’asta, sino ai testicoli, avvertì che il nonno lo stava penetrando. Trattenuto, bloccato, serrato avvertiva un cuneo entrare, … invadere, forzare, dilatare il suo retto.
Dolori lancinanti, … contrazioni muscolari, … ondulazioni e inarcamenti per sottrarsi all’impalamento che stava subendo. Picchiava le mani sul torace dello zio, mentre le gotte si inumidivano di lacrime.
“Uhmmmmmm, … ahhhrgggg.” “Fa un po’ male! -proseguiva Tonio- Ma, quando ti sarai abituato, ti delizierà e conquisterà, te l’assicuro… A tutti piace sentirlo in culo, e tu non farai eccezione. Respira a fondo e rilassati, … abbandonati al nostro desiderio; … lasciati prendere dal nonno Tulio, … che … dopo … ti permetterò di respirare e di mugolare.” Altre spinte, … altri urti e il suo piccolo anello, vergine sino a pochi momenti prima, ora immolato e vinto, s’era concesso alla causa del piacere e della lussuria. “Come ti senti, Gigio?” scostandolo dal succhiotto per i capelli
“Fa male zio, … tanto male. Mi sembra che … ohh, la testa mi pulsa; sono pieno, … pieno. Toglilo nonno, …
togliloooooo!”
“Tra poco, … tra poco, … dopo che l’avrai accettato. Ecco …” … e il membro di Tulio lentamente abbandonava quel caldo, stretto, angusto nido.
“Ohhh, … la mia pancia sembra un palloncino, al quale si aspira l’aria; si sta …”
“Sì caro, ma ora il nonno ritornerà a riempirla e ripeterà, rinnoverà ancora i movimenti di entrata ed uscita, finché non sarai completamente fasciato, avvolto dal piacere e allora sarai tu ad andargli incontro, a spingerti contro quel perno che ora sta dilatando all’inverosimile le crespe del tuo culo. Verrai travolto dal godimento, … chiederai, implorerai di essere impalato, sodomizzato, riempito.” A quattro zampe, con il sesso dello zio che gli lambiva il volto ungendolo delle sue secrezioni e il suo che oscillava ad ogni spinta, cedeva e iniziava a tollerare, accettando e accogliendo interamente il suo primo membro. Urla, gemiti, ansimi di piacere: la sua lingua scorreva sulle sue labbra inumidendole. Le spinte del nonno si facevano più forti: penetravano e aprivano, sollevavano, … riempivano; e lui collaborava ormai andandogli incontro, alzando il sedere e flettendo la schiena. Chiedeva e voleva di più. Il suo pene si gonfiava; alzava la testa per uno spasmo inconscio; la bocca gli si spalancava per un grido muto, mentre il corpo si contraeva, … si irrigidiva. Un moto improvviso gli fece lanciare un grido, … aprire la bocca, … più di sorpresa che di altro.
“Aaaah...aaahhh, … mmhhhh!” Ansimava, chiedeva, batteva i palmi per un inarrestabile, pazzesco godimento.
“Ohhh, … che stretto, … ohhhhff … sono tutto dentro, … che caldo, … tanto!” Il fallo si faceva largo nella carne eccitata per accoglierlo con amore e partecipazione. “Sei così stretto e adorabile” -diceva il nonno- alzandolo e tirandolo per i capelli. “Così meravigliosamente caldo e concupiscente. Sono avido, amore, del tuo calore.”
“Ahhhh, … nonno … sìììììììì, … entra, … non uscire, … entra! Sìììììììì! Mi … piace ... mi piace ... Fa male ancora, ma mi piaceeee … tantooo; … sìììììììììììì nonnoooooooo, … è bellissimo.” A ogni spinta si apriva, si inebriava, saliva sempre più su, in alto, tra le nuvole.
“Sì troietta! … ora ti sbatto, … ti sfascio, … ti lacero il fondoschiena, come ho fatto con tua madre; … te lo rompo.” Con una spinta più potente affondò di più. Un grido si propagò nell'aria. Le mani dell’anziano gli strinsero i fianchi mentre iniziava l’andirivieni; all'inizio piano, con calma, come se avesse tutto il tempo del mondo, ma, a poco a poco, le spinte si intensificarono facendosi più profonde, finché fu tutto dentro.
“Sììììììììì!” Travolto dal placido, quieto orgasmo, … spompato, sfinito … si abbandonò, … si arrese al coito
“Lo senti? … è tutto tuo!” -commentava il nonno-. La voce dell’uomo era leggermente affannata, le mani di quello affondavano nei giovani, adolescenziali fianchi mentre continuava implacabile a impalarlo.
“Sto impazzendo; … sto cadendo; … stoo … volando; … forse … sto morendo. Ohhhhhhhhhhh, … sììììììììììììììì!” Devastante e terrificante orgasmo, … forse la sua anima si era staccata dal corpo; contemporaneamente accoglieva nelle viscere per la prima volta il seme bollente di un uomo.
Erano un corpo unico, singolare, … raro; come in un graffito erotico di un orgia sacrificale di un giovinetto allo spiedo, avente un fallo nel retto e un altro alle labbra. Quanta poesia, … quanta natura; dopo il vento della lussuria che apre e schiude … il caldo della passione, del desiderio, … dell’appagamento.
Il giovane devastato, prostrato, distrutto, stava bocconi sullo zio, … illanguidito e docile … a volte in piedi … tenuto accostato e unito per la chioma o supino con un fallo tra le labbra. Gorgogliava, farfugliava, tartagliava monosillabi sconnessi. Dal suo buchetto colavano bianche scie luminose, mentre con occhi lucidi, muto chiedeva, … prendeva, … andava incontro, sino ad essere spinto, indotto a sedersi, … a impalarsi su di lui, … per averne un altro in culo, … nel mentre il nonno se lo puliva sul suo volto, abbandonando e spalmandogli gli ultimi residui spermatici.
“Ti ho marcato, segnato … questo tuo bel sederino, … che ho violato e aperto per primo. Ora desidero che il mio odore ti resti impresso anche sul viso, … che queste tue dolci guance siano lustre, … luccicanti delle mie essenze; che, per le tue narici, il profumo dello sperma diventi un allucinogeno, un bisogno, … una medicina indispensabile; che ti rammenti in ogni momento della vita che appagare i sensi tuoi e di altri è un grande valore, … è un comportamento degno di lode.
Ora fatti penetrare completamente sino ad avvertire le palle; percepiscine il dolce, delizioso sfregamento sulle pareti del retto, movendoti lentamente badando a non perdere l’equilibrio che la precaria postura ti assicura. Guardami: - e sollevandogli il volto mentre si alzava e si calava- sei inebetito, … ti stai mordendo le labbra. Forse … Aspira l’odore acre e virile che emaniamo. Ohh, … ansimi, … sospiri, … grugnisci, … miagoli. Il perno dello zio ti sta impalando, sventrando, aprendo; … le pareti del tuo culo cedono, mentre quelle del colon si dilatano, … trasmettendoti sensazioni meravigliose di sazietà … di farcitura … di imbottitura … di … gonfiato all’inverosimile … da toglierti il respiro … per mandarti tra le nuvole del piacere.
Pensa a come è bello sentirlo dentro di te, … che si muove e ti riempie tutto, te lo immagini? Prova ad immaginarlo; … sentirlo entrare grosso e duro e poi scivolare sino in fondo. Ti piace, vero coniglietto mio? Muovi le anche … fallo entrare ancora, … dentro e fuori, fallo godere, risucchialo con i tuoi muscoli sfinterici come imparerai con la bocca, … senti come si ingrossa. E’ caldo e umido. Hai un cazzo grosso, tumido, bollente dentro il culo … lo senti come è felice?”
Lo zio, preso il controllo del coito, spingeva a fondo, tirando a sé il giovinetto per un bacio lascivo, ingordo, bramoso, rumoroso provocandogli vertigini; lo accarezzava dolcemente rallentando l’andirivieni per riprendere a stantuffare, … a pigiare, … scopandolo.
“Il tuo sguardo implora, chiede … ce l’hai tutto dentro, … prigioniero: strizzalo, … mungilo, … estraigli quei succhi che tanto ardi di avere. Senti, … incassi con struggimento le spinte … ami i colpi che si susseguono lenti … decisi, continui, imperterriti, inesorabili … e brami il loro fine corsa, rappresentato dai suoi enormi coglioni pelosi, bisognosi di svuotarsi completamente nelle tue viscere, che colpiscono le tue natiche. Ad ogni suo affondo, ti inarcherai leggermente reclinando il capo mentre ad ogni risalita cercherai un bacio o la lingua.
Tra poco, la fontana dello zio zampillerà dentro di te, mischiando i suoi umori con i miei, … crollerai, collasserai dal piacere. Ecco … tuo nonno ti è vicino per sostenerti. Ti sorreggerò e aiuterò quando il liquido viscoso colerà dal tuo buco imbrattando gli ispidi peli dello zio, mentre il tuo anello regolerà le contrazioni.
Ripuliscilo bene, … ingoia e gusta quelle stille bianche ferme nell’uretra. Suggella con un ultimo, bollente bacio di ringraziamento, il trattamento che ti abbiamo riservato.”
“Grazie nonno -ancora ansando e soffiando-, … grazie zio. Era da tanto che sognavo di provare quello che vi avevo visto fare tra voi tante volte da piccolo. Lo volevo e il desiderio di trascorrere un po’ di giorni con voi era … E’ stato bellissimo, … lo voglio ancora; il dormire fra voi e percepire la vostra umida, calda presenza è un’ossessione.”
“Siamo contenti del tuo desiderio, ma per deliziare un membro come il nostro devi imparare a venerarlo con l’amarlo violentandolo e come? … con il frizionare, il manipolare, il baciare, il leccare dalla punta sino ai testicoli, più volte, su e giù … e poi, preso in bocca, aspirandolo per succhiarlo e popparlo, mentre con una mano lo seghi e con l’altra gli accarezzi le palle; … e poi, pomparlo, muovendo la testa su e giù. Farai in modo che ad ogni affondo lui entri sempre più: schianterai di piacere e … scoprirai quanto è meraviglioso succhiare un bel cazzo duro che ti arriva in gola! Se poi vorrai veramente farci impazzire, mentre ci succhi, ficcaci un dito nel culo: ti sembrerà strano, ma noi, maschietti, andiamo pazzi nel sentire un dito nel condotto anale, mentre siamo spompinati … Godiamo come porci! … e quando avrai la percezione che staremo per sgorgare, serra le labbra, risucchiando, per gustarti la sborrata, ingoiandola, o togli la bocca e fatti coprire, … inzaccherare il volto. E’ tremendamente erotico sia per chi versa, il vedere il proprio sperma colare sul volto di chi lo ha spompinato e … per chi lo riceve, … l’avvertirne il tepore, il languore, il profumo. Sono emozioni, … meraviglie che non si dimenticheranno mai. Vieni e stenditi fra noi; riposa e dormi fra il profumo di maschi, … Imprègnàti, senza renderti conto, della sua grazia e della sua magia … Ricoperto del balsamo della Montagna.”
Ho preso spunto per dai racconti che da molto piccolo ascoltavo dagli anziani della Valcellina. Essi erano propedeutici all’educazione al rispetto dell’ambiente, per la montagna e i suoi pascoli, per l sue acque e per i suoi boschi e per i suoi sentieri e per gli esseri che là, stanziavano con le loro tane e i loro nidi. Queste novelle, aventi per tema la vita della montagna, mi erano state descritte dal nonno . Costui, dopo avermi squadrato per vedere se quello che indossavo era adatto a delle scarpinate per mulattiere e sentieri e fissatami sulle spalle una piccola gerla, fatta da lui per me, per riporvi piccole cose che potevano sorprendermi, mi prendeva per mano e a piccoli regolari passi mi guidava a conoscere quello che lui chiamava . Con lui ho imparato ad amare i silenzi e le voci; a conoscere piante, animali ed insetti; a tener pulito il bosco e i sentieri; a godere del guizzare e saltare di trote nei ruscelli; a prendere, da quello che vedevo, solo il necessario che poteva servirmi. Da queste storie ho tratto un racconto ad episodi per ricordare quegli anziani che le montagne le hanno veramente amate, anche se a noi del terzo millennio, fanno sorridere. Per loro non c’erano tabù, per loro c’era la vita con i suoi misteri, che al momento opportuno i giovani dovevano conoscere. Non amavano le voci provenienti dal fondo valle, perché solo interessate alle loro valli. Il Dio della Montagna era per loro l’Essere che governava le esistenze; a Lui offrivano le primizie, i ringraziamenti e mettevano sotto la sua protezione case, villaggi, raccolti. Per loro gli adulti erano quelli che per l’Essere Supremo erano pronti a fecondare o a ricevere, per cui ogni anno all’equinozio di primavera i giovani in età puberale venivano unti e consacrati a lui con il seme della vita, prelevato dalle mani di un’anziana vestale al capo villaggio.
Lo scritto-descrizione del rito, di cui venni a conoscenza, non è per questa storia, poiché andrebbe a nuocere la fantasia che su quei racconti orali ho costruito, ma lo pubblicherò in seguito, pregando certi lettori di non scandalizzarsi su come venivano iniziati alla vita i giovani.
Incesto
A fine anno scolastico aveva bisogno di un po’ di vacanza-relax; pertanto chiese alla madre il permesso di recarsi all’alpeggio dal nonno, al quale ero molto legato.
La malga, poco distante dal paese, era facilmente raggiungibile con alcune ore di marcia, per cui di buon mattino e lo zaino con un po’ di guardaroba sulle spalle si incamminò verso la montagna che lo aveva visto crescere e zampettare sin da piccolo. Lo entusiasmava il pensiero di riappropriarsi dei profumi dei prati, dell’erba falciata, delle stalle, della leggerezza e freschezza dell’aria, della musica dell’acqua rumoreggiante tra le crepe e i fori, scendente rapida, vicino all’insieme di casupole che accoglievano il bestiame nelle notti o nei giorni di pioggia. In un tornante del tragitto scorse una serpe raggomitolata sopra un masso a scaldarsi. Salutandola, proseguì felice. Quell’insieme di mura insisteva in un paesaggio spettacolare, magico rappresentato, composto di imponenti montagne con le loro grigie rossastre rocce, di cascatelle naturali con pini, larici, betulle e verso valle dei platani che stentavano a svilupparsi: il tutto avvolto da un’atmosfera di calma, di silenzio e tranquillità assoluta. Gli unici rumori che si sentivano in modo distinto erano il canto degli uccelli, il richiamo delle marmotte e il rilassante suono dell’acqua che cade e si fa spazio fra le rocce dei pendii. La natura incontaminata ed il clima hanno permesso la crescita di numerose piante alpine dai colori vivaci, dai profumi forti e … momenti particolari a chi vi abitava. Il manto erboso verde smeraldo dei prati è un tappeto morbido sul quale si riposa, … e che la Montagna offre a chi la ama e si concede in sua presenza con l’erba mossa pacatamente da lievi soffi di vento come baci del suo Spirito; … e come ultimo suo regalo fa sparire, al primo sole, la sfavillante, trasparente rugiada mattutina, depositatasi su arbusti e foglie.
Avrebbe trovato anche Tonio, zio di sua madre, di qualche anno più giovane del nonno, con il quale aveva avuto sempre da ridire e lui, per ripicca, lo aveva spesso punito con sculaccioni a sedere nudo; ma gli voleva bene, poiché, appena poteva, gli insegnava a fare alpinismo, a saltare o tenersi con le dita su schegge affioranti da una parete e poi a conoscere le erbe dei prati, … a vedere la natura contemplandola in tutti i suoi aspetti; mentre il nonno lo consigliava di ringraziare sempre il grande Spirito della Montagna
Quel pascolo estivo alpino era un luogo incantato, fatato, magico, stupendo … e poi con quei due … Li trovò che stavano falciando a mano un prato soprastante la baita; … e subito, al suo saluto, si fermarono per abbracciarlo, contemplandone la crescita, la figura, i lineamenti.
“Oh … Gigino, ti sei fatto grande e forse -indicando- … là sotto si è sviluppato qualcosa di importante. Hai una fidanzatina? Chissà quante mocciose ti correranno dietro per prendertelo e quante volte ti sarai bagnato; … ma a proposito con la scuola?”
“Bene. Sono stato promosso!”
“… se è così … sei stato bravissimo; ma penso che questo tuo sederino non sia ancora stato visitato, esaminato, testato, saggiato e … soprattutto erudito, istruito, esercitato a ricevere, conoscere, ad incontrare …. Beh, per questo, saremo noi i tuoi insegnanti; ma ora aiutaci con il rastrello e … non arare; mentre noi termineremo lo sfalcio dei bordi e attorno ai massi che tappezzano questo prato; … per il rimanente proseguiremo nel primo pomeriggio con il trattorino.”
“Oh finalmente posso respirare il profumo del fieno e godermi questi spazi. Nonno, zio … posso fermarmi un po’ di giorni?”
“Non ci sono problemi; però, per la formazione che ci siamo proposti di elargirti, ti ricordiamo che dovrai stare tra noi nel lettone.”
“Embè, … a me sta bene, non so a voi.”
“Va là, ragazzino! Non penserai che noi maturi si abbia timore di un moccioso come te e che non siamo adatti ad insegnarti a come avere e dare appagamento? Lavoriamo … e poi ci racconterai di te, di casa, dei tuoi compagni … e, prima di dividere il paglione, esamineremo il tuo culo.”
… e lui fissando lo sguardo in basso: “Mi lavo … sempre!”
“Più tardi verificheremo e … se necessiterà di brusca … Oh beh, lo arrosseremo un po’!” Gigio impensierito, ma anche contento della proposta, riposto lo zaino e preso l’attrezzo agricolo indicatogli, si mise a rastrellare, come da ricordi infantili. Che significava, però, verificare, conoscere … forse sculaccioni che aveva già provato in altri momenti; come quella volta che, da quanti ne prese, si pisciò sui pantaloncini o ricevere quelle attenzioni che aveva osservato che sì davano a vicenda? Mah, … sperava. Sarebbe stato bello essere baciati, accarezzati, massaggiati, morsi come li aveva visti fare tra loro e poi succhiati …, ma il suo, allora, era piccolo, mentre i loro erano enormi. Così rammentava e ora ne sentiva il bisogno.
Mangiarono, si riposarono e scherzarono, rievocando a vicenda giochi e stupidate vissute nelle belle stagioni precedenti. Dopo il lavoro pomeridiano con il trattorino e l’allargamento dell’erba per farla essiccare più in fretta, rientrarono alla baita, con le bestie guidate dai cani, per la mungitura.
“Gigi … vieni e prova anche tu a ungere prima e dopo a stringere, premere, strizzare e allentare per riprendere. Sentirai lo spruzzo del latte sbattere nel secchio, il profumo e il tiepido piacevole calore che il secchio trasmetterà alle tue cosce. … pensa e immagina a quello che ti faremo prendere e impugnare. Che hai, … non ricordi? Eppure ce l’hai visto e che uso ne facevamo. Ci hai visto godere, … urlare parolacce; hai visto i nostri culi colare liquidi lattiginosi … e i nostri volti appagati. Hai forse timore, … paura? Eri piccolo, ma ci osservavi attento, incuriosito, avvinto, appassionato e, se te lo avessimo chiesto, forse avresti partecipato a sfiorare, sfregare e a far colpire; ma … e poi quei fluidi te li abbiamo anche fatti gustare. Non ricordi?”
“Rammento i sapori … ma è che … Beh!”
“C’è sempre la prima volta e anche la seconda, ma ti posso assicurare che dopo lo vorrai sempre. Cercheremo di farti godere da subito, in modo che tu lo voglia ancora, … di crearti una necessità. Io con tuo nonno è da tempo che bramiamo averti tra noi per scaldarti, bagnarti, riempirti delle nostre essenze. Te lo sfonderemo, ma desideriamo anche farteli gustare, odorare, baciare e suscitare in te con le nostre lingue il desiderio di aprirti, di concederti, … urlando che si entri nel tuo pertugio nascosto.”
“… ma è piccolo e i vostri sono enormi, smisurati, … Come fanno?”
“Non preoccuparti; stenteranno la prima volta … e tu soffrirai, … perché il tuo forellino è stretto, ma nelle occasioni successive, quando si sarà svezzato e allenato a farsi penetrare, entreranno senza difficoltà, provocandoti con il loro lento scivolare un piacere paradisiaco. Guarda quel capezzolo, … carpiscine la lussuria di averlo unto, scivoloso, liscio tra le mani e sentine il profumo di latte che effonde; mirane il foro quando gonfio e turgido lo strizzi. Prova … su! Orch … ti sei bagnato il volto … ma sei bellissimo con quei rivoli di latte che ti colano giù per le gotte e sul collo. Ride anche il nonno per lo scherzo che ti ho riservato. Umhhhhhhhhhh!”
“Che vuoi dire zio?”
“… ohhh niente … caro! Il nonno ha terminato. Andiamo a lavarci!” e deposto il latte, Luigi seguì lo zio per il loro regolare quotidiano serale bagno pre-riposo.
“… ma, assieme?”
“Certo!”
“…!”
“Al mare l’acqua non viene riscaldata, eppure entri. Suvvia spogliati ed entra per toglierti polvere e sudore. Le lenzuola del paglione sono pulite … oh beh, con qualche macchia particolare, ma non sanno di stalla o sudore. Stenti … perché ci vedi nudi o perché devi scoprirti. Su entra che ti aiutiamo!” La vasca era un vecchio tino tagliato a metà utilizzato per vari scopi, tra cui il bagno serale nel periodo estivo dei mandriani, e la si riempiva con l’acqua proveniente da una condotta celata sotto il manto erboso dell’aia.
“Oh … sei ancora senza peluria. Hai le chiappe di una giovinetta! Il bischero … beh, deve ancora crescere, ma siamo sulla buona strada. Vieni, … faremo conoscere le nostre mazze alle tue mani, alle tue labbra e al tuo culo. Animo! Non agitarti, … un po’ di pazienza … che arriveremo ad aprirtelo; nel frattempo, mentre ti insapono la schiena, stringi fra il caldo del tuo didietro il mio perno. Tuo nonno vorrà conoscere la tua lingua. Partecipa … con una mano afferraglielo per percepirne il turgore, … la carnosità, … il gonfiore. Sarà tuo e ti penetrerà per primo. E’ tuo nonno, il padre di tua madre, … ha diritto ad entrare per primo nel tuo culetto vergine; … e da come ti dimeni e apri il fondo schiena alla mia mano o come sollevi una gamba per attorcigliarla su mio fratello … beh Tulio, qui … c’è tanto desiderio di essere aperti, di ricevere, di sentirsi pieni!”
“Ohhhhhhhh, … unngh, unnnnnnnnnngh, … zio! Oghhhhhh!" La lingua del nonno aveva invaso il cavo orale del nipote per asportare, estrarre succhi e divellere, … annullare energie; per scioglierlo, slegarlo, squagliarlo. In effetti il ragazzo, per un principio di struggente piacere provocato dai palmi rudi e decisi dello zio e dal bacio libidinoso e sensuale del nonno, si era aggrappato con la gamba sinistra alle natiche dell’anziano, con la mano destra al dorso, intanto che la mancina, imprigionata tra addome ed addome, stringeva un cazzo teso e pulsante, rugoso e possente.
Dal nonno riceveva baci ed effusioni, subiva ispezioni. Ogni centimetro della sua pelle tra il collo e le spalle era soggetto a perlustrazioni. Iniziava ad ansimare, a vibrare e a dischiudersi e a percepire nella mano, che stringeva, le prime stille di precum del nonno. Dai massaggi sulle ascelle, sul dorso, ai lombi, alle cosce avvertiva e provava un benessere sconosciuto sino ad allora. Le mani dello zio percorrevano impudiche e provocanti, furiose e decise sul suo corpo, dai fianchi alle natiche e in mezzo alle gambe; … e lui si lasciava coccolare, accarezzare, sfiorare e prendere da strane, sorprendenti, misteriose, fantastiche sensazioni di piacere. Ne ebbe conferma di lì a poco quando, mentre lo zio continuava a toccarlo eccitandolo, con sua enorme sorpresa sentì il suo membro pulsare, fremere, agitarsi per esplodere. Chiusi gli occhi per godere appieno di quelle incredibili, straordinarie meraviglie.
“Ehi … Gigi, qui tra i miei peli e sul mio bischero cola il tuo piacere. Hai provato le malizie della saponetta di mio fratello e ora …”
“Nooooooooooo, … il dito! Toglilo zio!”
“Tulio … è tanto stretto. E’ meglio che glielo allarghi un po’; che glielo sfibri e indebolisca, in modo che tu, dopo, lo possa penetrare agevolmente. Alzamelo un po’!” La punta della lingua dello zio seguiva il movimento del dito, punteggiava, … pennellava, dipingeva con salive i bordi inviolati dello sfintere del ragazzino; … e lui rispondeva irrigidendosi, contraendosi, balbettando monosillabi e dimenandosi come per liberarsi da quella celestiale, sublime tortura; e questo non faceva altro che rendere ancora più appetibile il suo sodo, bianco e implume culetto. Era da tanto che quei consanguinei desideravano averlo ospite per esaminarlo e conoscere quel suo sedere.
“Andiamo Tonio, … che ho voglia di prenderlo e lui, da come ha reagito al nostro desiderio, lo brama e lo vuole.” Lo rimisero giù per sciacquarlo e, assieme, risero dei bianchi girini serpentiformi che galleggiavano.
“Queste tracce sono tue!”
“Sì, ma questi sono vostri!” … e li scrutava mentre li serrava. Il vello di cui erano ricoperti gli facevano somigliare a degli orsi. Gli ultimi raggi solari trasformavano alberi ed arbusti in fantastiche creature luminescenti dorate. Era ammaliato, conquistato dai due; avvinto e incantato dalla mole e dalla magnificenza del loro membri.
Questo loro bel nipote dagli occhi grigio-verdi scintillanti e dai capelli biondi, dal corpo liscio e flessibile, timido, affabile e spontaneo, li stava prendendo. Fantasticavano, ma mai avrebbero immaginato che potesse accettare di fare o di essere partecipe a qualche cosa come strofinare delicatamente il pollice sulle teste sensibili e sulle fenditure dei loro membri. Questo atteggiamento evidenziava e rivelava il desiderio di concedersi e di donarsi alle loro richieste e che non avrebbero dovuto chiedergli o insegnargli; poiché notavano il lui le radici culturali della famiglia e l’influsso carismatico dello spirito della Montagna, del quale loro erano i sacerdoti.
“Avrei …”
“Sì, entriamo in casa e facciamo festa a nostro nipote!” Lasciarono i loro indumenti in un angolo dell’unica stanza e discinti si misero a cenare, a ricordarsi momenti passati di quando, bambino, stava sulle loro ginocchia, per essere coccolato o per essere sculacciato per le sue birichinate. Rammentarono che spesso, quando gli arrossavano i glutei, il suo pin-pin si irrigidiva inalberandosi. Beh, ora era un ragazzo, che ai sculaccioni avrebbe preferito veri, energici, impudichi massaggi; e lui, ora contemplava quelle magnifiche coltri di pelliccia scura, rese lucenti dalla fioca luce della lampada, da cui dondolavano due vivaci, accesi pistilli.
“… e quella volta che, dopo avermi issato sulle spalle, per bisogni impellenti alleviai la vescica del suo pieno, irrigandoti dal dorso sino alle caviglie, col nonno che disse -promette bene il piccolino! -?”
“… sì, ma poi, … beh, quello è un conto ancora in sospeso, che ora devi saldare.” … e agguantato lo studente, messoselo bocconi sulle ginocchia, “ecco per quella volta la mia risposta … e non fiatare, poiché te l’eri cercata!”. Una decisa ed energica sequela di percosse arrossò le natiche del villeggiante.
Sbraitava e si agitava, urlava ed implorava di smettere con il nonno che incoraggiava a proseguire e “… chi di spada colpisce, di spada gode! … basta Tonio!” … e preso per i capelli il nipote: “Guardalo, miralo, contemplalo; sentine il profumo; annusa … cibati!”
Il naso di Gigi, convogliato, schiacciato e guidato, si perse; … tracciò sentieri nuovi in quella trama corvina da cui scaturiva un caldo, sensuale odore di maschio.
“Lecca, ungi … anche sotto, … le radici, … dolcemente!”
Spontaneamente avvicinò il volto ritrovando l’odore forte, deciso dell’uomo. Leccò la punta percependola leggermente salata. Aprì un po' di più la bocca e accolse la cappella, liscia, dura. Sembrava fosse ispirato, stimolato, incitato. La punta della sua lingua cominciò a scivolare, picchiettare, lustrare, ungere di bave ogni centimetro di quella scultura di carne tentando di pennellare anche i cespugli di pelo che incontrava lungo il percorso. Con le mani appoggiate all’inguine dell’uomo baciò, patinò, lisciò anche il contenitore che pendeva per addentare uno alla volta i contenuti tirandoli delicatamente verso di se. Sentì il nonno respirare a fatica e compiacersi, mentre lo guidava, con l’incitarlo e consigliarlo.
“Guardalo. Staccati e torna ad osservarlo. Quelle palle dure e penzolanti, … quel ceppo che hai trasformato con i tuoi sfiori in un gingillo teso, luminoso e pulsante, sta davanti a te in tutta la sua maestosità. Veneralo e fissalo nel suo alzarsi ed abbassarsi in base agli stimoli che tu gli trasmetti. Avvicinati, irroralo e scaldalo con i tuoi soffi. Il desiderio deve prenderti e spingerti a imboccartelo. Trasuda gocce trasparenti, … leccale e gustale: sono ambrosia per il tuo palato. Sfiora e bagna tutto quel turgido rubino e il sottile frenulo che lo lega alla colonna di carne, finché non percepirai e bramerai di avere altro; succhia e retrocedi, … muoviti piano, avanti e indietro, … mentre le mani di tuo zio corrono sulla tua pelle vellutata e glabra per insinuarsi anche nelle tue scanalature più nascoste e forse … Toccami … non fermarti; gioca ancora un po’ con il mio scettro, mentre le mani callose dello zio si muovono per conoscere ogni centimetro del tuo fisico: ti palpeggiano i capezzoli per scivolare poi lungo i fianchi; stropicciano il tuo sesso, bagnato e appiccicoso, … le tue palle per farti avere una erezione difficile da piegare; si insinuano fra i glutei, … te li aprono e li chiudono come fossero un libro prezioso e raro, … per concludere ti ungeranno, con crema di latte ovino, quel forellino che noi, tuoi anziani familiari, tanto desideriamo stuzzicare, conoscere a fondo, … e tanto bramiamo penetrare.”
“Nnnzzzzioooo!”
“Sììì, chiudi quelle chiappe; impedisci alle dita di Tonio di penetrarti! E ’ incantevole vedere il tuo sederino chiudersi e tendersi: sembra quello di tua madre.” Un dito dello zio entrava ed usciva dall’ano con la stessa regolarità con cui il giovane cercava di controllare le contrazioni.
“Ohhhhhf, … tnzioooo … ohhhhhhhhhh!” Una stretta ai testicoli e tutto si attenuò. “Ohhhnf, … onfff, … heennhf, … stavo … enhhff!” Lo zio allora, presolo per la chioma, lo strappò al succhiotto del nonno per farlo avvicinare al suo.
“Prendilo in mano, … accarezzalo, … stringilo e fallo tremare. Ti piace? … ti risulterà morbido e liscio nel palmo della mano … e di un calore caratteristico. Strofina il pollice sul glande. Avvicina le tue labbra al suo orifizio e annusa il profumo che fuoriesce. Ti piace?” sollevandolo e guardandolo profondamente negli occhi.
“Mhmm…” Rispose Gigi con un sorriso. “È magnifico. Non immaginavo che ci fosse qualche cosa di così piacevole e bello!” Un piccolo rivolo di saliva scendeva da un angolo delle sue labbra, mentre il suo sederino inclinato veniva aperto e il suo sesso si mostrava alla vista del nonno. Ritornò a baciare, leccare e succhiare la nuova, gonfia, rossa prugna.
“Gusta quelle stille trasparenti, … cristalline!” L’asta dello zio si stagliava davanti ai suoi occhi. Il roseo candore di quel membro eretto, così lucido e voluminoso, contrastava nettamente con il vello bruno da cui nasceva.
Al gesto della mano si unì l’azione della lingua, cui si aggiunse la forza dello zio che se lo premeva contro l’addome. Era inebriato e preso dalle fragranze di maschio che l’uomo emanava. Godeva. Assomigliava ad un flautista: da un lato le sue labbra scorrevano armoniose sulla pelle setosa, dall’altra, con altrettanta grazia, Gigi muoveva la mano. Corse e ricorse con la lingua lungo l’asta, cercando di insalivarla a dovere per poi dedicarsi al prepuzio per addentarlo e tirarlo delicatamente verso di sé.
Un gemito, poi un sussulto.
Incoraggiato, dall’effetto che stava producendo sullo zio e da un impulso naturale, si spinse oltre, incuneando la lingua in quel lembo di pelle. L’apertura che aveva creato gli permise di insalivare senza sosta la parte a contatto con il glande e di girarci intorno fino al limite del frenulo.
Ancora gemiti e sussulti.
“Rimani immobile … voglio scoparti in bocca!” Poi lo zio iniziò a muovere i fianchi, spingendo e ritraendosi e, ogni volta che affondava, gli provocava brividi e la chiusura delle labbra. “E’ bello sentirsi dominato, provare la sensazione di un cazzo in bocca. Vero Gigi? Deliziati dell'odore di un uomo, … forte, deciso, … Non ti disgusta … e lo vuoi. Apri un po' di più la bocca e accogli la cappella, liscia, dura; … devi imparare ad amarlo. E’ un serpente … che cerca riparo e calore, come il rettile della Montagna. Fai con calma, centimetro dopo centimetro, … lascia che la bocca si abitui all'invasione.” Si divertiva e godeva nel sentir scorrere quel fungo rosso e lucente che gli riempiva il cavo orale; e quando le mani dello zio lo pressarono, facendogli ingoiare tutta l’asta, sino ai testicoli, avvertì che il nonno lo stava penetrando. Trattenuto, bloccato, serrato avvertiva un cuneo entrare, … invadere, forzare, dilatare il suo retto.
Dolori lancinanti, … contrazioni muscolari, … ondulazioni e inarcamenti per sottrarsi all’impalamento che stava subendo. Picchiava le mani sul torace dello zio, mentre le gotte si inumidivano di lacrime.
“Uhmmmmmm, … ahhhrgggg.” “Fa un po’ male! -proseguiva Tonio- Ma, quando ti sarai abituato, ti delizierà e conquisterà, te l’assicuro… A tutti piace sentirlo in culo, e tu non farai eccezione. Respira a fondo e rilassati, … abbandonati al nostro desiderio; … lasciati prendere dal nonno Tulio, … che … dopo … ti permetterò di respirare e di mugolare.” Altre spinte, … altri urti e il suo piccolo anello, vergine sino a pochi momenti prima, ora immolato e vinto, s’era concesso alla causa del piacere e della lussuria. “Come ti senti, Gigio?” scostandolo dal succhiotto per i capelli
“Fa male zio, … tanto male. Mi sembra che … ohh, la testa mi pulsa; sono pieno, … pieno. Toglilo nonno, …
togliloooooo!”
“Tra poco, … tra poco, … dopo che l’avrai accettato. Ecco …” … e il membro di Tulio lentamente abbandonava quel caldo, stretto, angusto nido.
“Ohhh, … la mia pancia sembra un palloncino, al quale si aspira l’aria; si sta …”
“Sì caro, ma ora il nonno ritornerà a riempirla e ripeterà, rinnoverà ancora i movimenti di entrata ed uscita, finché non sarai completamente fasciato, avvolto dal piacere e allora sarai tu ad andargli incontro, a spingerti contro quel perno che ora sta dilatando all’inverosimile le crespe del tuo culo. Verrai travolto dal godimento, … chiederai, implorerai di essere impalato, sodomizzato, riempito.” A quattro zampe, con il sesso dello zio che gli lambiva il volto ungendolo delle sue secrezioni e il suo che oscillava ad ogni spinta, cedeva e iniziava a tollerare, accettando e accogliendo interamente il suo primo membro. Urla, gemiti, ansimi di piacere: la sua lingua scorreva sulle sue labbra inumidendole. Le spinte del nonno si facevano più forti: penetravano e aprivano, sollevavano, … riempivano; e lui collaborava ormai andandogli incontro, alzando il sedere e flettendo la schiena. Chiedeva e voleva di più. Il suo pene si gonfiava; alzava la testa per uno spasmo inconscio; la bocca gli si spalancava per un grido muto, mentre il corpo si contraeva, … si irrigidiva. Un moto improvviso gli fece lanciare un grido, … aprire la bocca, … più di sorpresa che di altro.
“Aaaah...aaahhh, … mmhhhh!” Ansimava, chiedeva, batteva i palmi per un inarrestabile, pazzesco godimento.
“Ohhh, … che stretto, … ohhhhff … sono tutto dentro, … che caldo, … tanto!” Il fallo si faceva largo nella carne eccitata per accoglierlo con amore e partecipazione. “Sei così stretto e adorabile” -diceva il nonno- alzandolo e tirandolo per i capelli. “Così meravigliosamente caldo e concupiscente. Sono avido, amore, del tuo calore.”
“Ahhhh, … nonno … sìììììììì, … entra, … non uscire, … entra! Sìììììììì! Mi … piace ... mi piace ... Fa male ancora, ma mi piaceeee … tantooo; … sìììììììììììì nonnoooooooo, … è bellissimo.” A ogni spinta si apriva, si inebriava, saliva sempre più su, in alto, tra le nuvole.
“Sì troietta! … ora ti sbatto, … ti sfascio, … ti lacero il fondoschiena, come ho fatto con tua madre; … te lo rompo.” Con una spinta più potente affondò di più. Un grido si propagò nell'aria. Le mani dell’anziano gli strinsero i fianchi mentre iniziava l’andirivieni; all'inizio piano, con calma, come se avesse tutto il tempo del mondo, ma, a poco a poco, le spinte si intensificarono facendosi più profonde, finché fu tutto dentro.
“Sììììììììì!” Travolto dal placido, quieto orgasmo, … spompato, sfinito … si abbandonò, … si arrese al coito
“Lo senti? … è tutto tuo!” -commentava il nonno-. La voce dell’uomo era leggermente affannata, le mani di quello affondavano nei giovani, adolescenziali fianchi mentre continuava implacabile a impalarlo.
“Sto impazzendo; … sto cadendo; … stoo … volando; … forse … sto morendo. Ohhhhhhhhhhh, … sììììììììììììììì!” Devastante e terrificante orgasmo, … forse la sua anima si era staccata dal corpo; contemporaneamente accoglieva nelle viscere per la prima volta il seme bollente di un uomo.
Erano un corpo unico, singolare, … raro; come in un graffito erotico di un orgia sacrificale di un giovinetto allo spiedo, avente un fallo nel retto e un altro alle labbra. Quanta poesia, … quanta natura; dopo il vento della lussuria che apre e schiude … il caldo della passione, del desiderio, … dell’appagamento.
Il giovane devastato, prostrato, distrutto, stava bocconi sullo zio, … illanguidito e docile … a volte in piedi … tenuto accostato e unito per la chioma o supino con un fallo tra le labbra. Gorgogliava, farfugliava, tartagliava monosillabi sconnessi. Dal suo buchetto colavano bianche scie luminose, mentre con occhi lucidi, muto chiedeva, … prendeva, … andava incontro, sino ad essere spinto, indotto a sedersi, … a impalarsi su di lui, … per averne un altro in culo, … nel mentre il nonno se lo puliva sul suo volto, abbandonando e spalmandogli gli ultimi residui spermatici.
“Ti ho marcato, segnato … questo tuo bel sederino, … che ho violato e aperto per primo. Ora desidero che il mio odore ti resti impresso anche sul viso, … che queste tue dolci guance siano lustre, … luccicanti delle mie essenze; che, per le tue narici, il profumo dello sperma diventi un allucinogeno, un bisogno, … una medicina indispensabile; che ti rammenti in ogni momento della vita che appagare i sensi tuoi e di altri è un grande valore, … è un comportamento degno di lode.
Ora fatti penetrare completamente sino ad avvertire le palle; percepiscine il dolce, delizioso sfregamento sulle pareti del retto, movendoti lentamente badando a non perdere l’equilibrio che la precaria postura ti assicura. Guardami: - e sollevandogli il volto mentre si alzava e si calava- sei inebetito, … ti stai mordendo le labbra. Forse … Aspira l’odore acre e virile che emaniamo. Ohh, … ansimi, … sospiri, … grugnisci, … miagoli. Il perno dello zio ti sta impalando, sventrando, aprendo; … le pareti del tuo culo cedono, mentre quelle del colon si dilatano, … trasmettendoti sensazioni meravigliose di sazietà … di farcitura … di imbottitura … di … gonfiato all’inverosimile … da toglierti il respiro … per mandarti tra le nuvole del piacere.
Pensa a come è bello sentirlo dentro di te, … che si muove e ti riempie tutto, te lo immagini? Prova ad immaginarlo; … sentirlo entrare grosso e duro e poi scivolare sino in fondo. Ti piace, vero coniglietto mio? Muovi le anche … fallo entrare ancora, … dentro e fuori, fallo godere, risucchialo con i tuoi muscoli sfinterici come imparerai con la bocca, … senti come si ingrossa. E’ caldo e umido. Hai un cazzo grosso, tumido, bollente dentro il culo … lo senti come è felice?”
Lo zio, preso il controllo del coito, spingeva a fondo, tirando a sé il giovinetto per un bacio lascivo, ingordo, bramoso, rumoroso provocandogli vertigini; lo accarezzava dolcemente rallentando l’andirivieni per riprendere a stantuffare, … a pigiare, … scopandolo.
“Il tuo sguardo implora, chiede … ce l’hai tutto dentro, … prigioniero: strizzalo, … mungilo, … estraigli quei succhi che tanto ardi di avere. Senti, … incassi con struggimento le spinte … ami i colpi che si susseguono lenti … decisi, continui, imperterriti, inesorabili … e brami il loro fine corsa, rappresentato dai suoi enormi coglioni pelosi, bisognosi di svuotarsi completamente nelle tue viscere, che colpiscono le tue natiche. Ad ogni suo affondo, ti inarcherai leggermente reclinando il capo mentre ad ogni risalita cercherai un bacio o la lingua.
Tra poco, la fontana dello zio zampillerà dentro di te, mischiando i suoi umori con i miei, … crollerai, collasserai dal piacere. Ecco … tuo nonno ti è vicino per sostenerti. Ti sorreggerò e aiuterò quando il liquido viscoso colerà dal tuo buco imbrattando gli ispidi peli dello zio, mentre il tuo anello regolerà le contrazioni.
Ripuliscilo bene, … ingoia e gusta quelle stille bianche ferme nell’uretra. Suggella con un ultimo, bollente bacio di ringraziamento, il trattamento che ti abbiamo riservato.”
“Grazie nonno -ancora ansando e soffiando-, … grazie zio. Era da tanto che sognavo di provare quello che vi avevo visto fare tra voi tante volte da piccolo. Lo volevo e il desiderio di trascorrere un po’ di giorni con voi era … E’ stato bellissimo, … lo voglio ancora; il dormire fra voi e percepire la vostra umida, calda presenza è un’ossessione.”
“Siamo contenti del tuo desiderio, ma per deliziare un membro come il nostro devi imparare a venerarlo con l’amarlo violentandolo e come? … con il frizionare, il manipolare, il baciare, il leccare dalla punta sino ai testicoli, più volte, su e giù … e poi, preso in bocca, aspirandolo per succhiarlo e popparlo, mentre con una mano lo seghi e con l’altra gli accarezzi le palle; … e poi, pomparlo, muovendo la testa su e giù. Farai in modo che ad ogni affondo lui entri sempre più: schianterai di piacere e … scoprirai quanto è meraviglioso succhiare un bel cazzo duro che ti arriva in gola! Se poi vorrai veramente farci impazzire, mentre ci succhi, ficcaci un dito nel culo: ti sembrerà strano, ma noi, maschietti, andiamo pazzi nel sentire un dito nel condotto anale, mentre siamo spompinati … Godiamo come porci! … e quando avrai la percezione che staremo per sgorgare, serra le labbra, risucchiando, per gustarti la sborrata, ingoiandola, o togli la bocca e fatti coprire, … inzaccherare il volto. E’ tremendamente erotico sia per chi versa, il vedere il proprio sperma colare sul volto di chi lo ha spompinato e … per chi lo riceve, … l’avvertirne il tepore, il languore, il profumo. Sono emozioni, … meraviglie che non si dimenticheranno mai. Vieni e stenditi fra noi; riposa e dormi fra il profumo di maschi, … Imprègnàti, senza renderti conto, della sua grazia e della sua magia … Ricoperto del balsamo della Montagna.”
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