L’edicola di porta Santi quaranta e il professore

di
genere
gay

Buongiorno, mi può cedere quelle …” -indicando con la mano-
“Sì, … anche l’altra!” abbassando lo sguardo per il timore di essere riconosciuto e probabilmente per il disagio che provava.
“Non ti devi imbarazzare o arrossire. Sono passato anch’io per la tua età e so cosa significa non trovare qualcuno con cui sedersi, parlare e guardare. Bella quest’ultima, forse sarà quella che prediligerai e che sfoglierai di più. Sono delle due cinquemila lire, l’altra te la regalo io”
“Grazie, non …”
“Ah, … là – indicando- al secondo piano abita un mio amico, che ne ha di più avvincenti e audaci, con foto che mostrano delle mazze … Lo chiamo e in un attimo, se lo trovo, sarà qui. Non avere timore e non pensare che … È una persona discreta e poi, visto quello che vende, gli conviene farsi clienti che pagano bene e ringraziano. Aspetta.”
“Ma …”
“Sarà qui a momenti! Ah eccolo!”
“Salve Gianni! È questo il giovane che desidera delle riviste un po’ …?”
“Sì Professore! È un po’ a disagio, ma so che lei lo tranquillizzerà, calmerà e incoraggerà.”
“Vieni! Ti chiami?”
“Giuseppe!”
“Sei ancora un ragazzino e guidi già l’auto! Che lavoro fai?”
“Cameriere.”
“Hummmm per questo sei snello, slanciato e … Mi piaci, sai? Sei bello, ohm sììììì molto, molto bello! In questa edicola si fermano molti ragazzini per chiedere certi mensili e, allora, lui mi chiama per dar loro qualcosa di più audace ed eccitante. Sono queste le pubblicazioni? – e presegliele- Gianni, riprendi queste due, con quella o quelle che gli darò io … resterà non solo sorpreso, ma anche molto appagato e bagnato.”
“Grazie pro…!”
“Di niente, ragazzo! Tutti abbiamo il diritto di crescere e di aprire i nostri petali, affinché le api possano al primo sole entrare e prendere il nettare e il polline che desiderano. Sei un fiore come tanti altri ragazzi, che, se trovano una persona onesta ed assennata, si aprono con gioia. Vieni. Ti crucci o ti preoccupi?”
“No!”
“E’ quella la tua auto? Gianni ci vediamo dopo che avrai fatto la chiusura! Ragazzo è meglio se guido io: son tutti sensi unici e ti troveresti male nel percorrere le viuzze che portano al parcheggio e poi ti riaccompagnerò qui, da dove potrai proseguire per il tuo …”
“Castelfranco.”
“Ah! Ho degli amici lì. Te li farò conoscere o te li manderò dove lavori. Va bene?”
“Grazie!”
“Sai solo dire grazie?” … e sorridendo gli posò la destra sulla coscia.
“Mgghhhhhh!”
“Vedrai di quei paioli gonfi, con delle capocce e … tanta sborra! Ehh sì, quello che avvisterai ti sorprenderà affascinandoti, seducendoti, stregandoti. Son sicuro che faremo una conoscenza molto profonda, totale, intima, calda, viva per entrambi. Sarei felice di avere la tua amicizia.” La mano si muoveva piano piano spostandosi verso la congiunzione degli arti; a volte si faceva sentire pigiando dolcemente o stringendo, o a volte allentava per graffiare, provocando sbuffi, e per avvicinarsi con i polpastrelli a quello che, occultato dai tessuti, iniziava a frignare.
“Ti piace?”
“Mhhhhh!” Anche Alessandro aveva iniziato così, facendolo sussultare e ansimare, ma questo? L’amico era pingue, panciuto, flaccido, con un salsicciotto molto grosso che non riusciva ad entrare, timoroso ed esitante, poco amante dell’allegria e della spensieratezza, anche se aveva delle mani che sapevano tamburellare e percuotere le corde dei sensi, come quelle di un maestro di violino. La 500 era arrivata al parking dello stabile, ma il professore preferiva stare in auto per proseguire a tastare e a far domande.
“Come mai eri a Treviso? Un cameriere giovane, ancora adolescente, che dimostra un’età da prima/seconda media, neopatentato, … non me la racconti bene! Va bene la scusa delle riviste per non far conoscere le tue inclinazioni sessuali, ma … ci deve essere dell’altro. Il servizio in un ristorante porta a conoscere persone: chi hai incontrato e oggi, sei stato da lui?”
“Sì, ma anche questa volta non è riuscito ad entrare. Ce l’ha troppo grosso e mi faceva terribilmente male. Io volevo, ma i dolori erano atroci e poi quel profumo di talco mi dava fastidio.”
“Mhhh, mi sa che non è così. Facilmente è un po’ pingue, grasso, senza vigore e flaccido. Gli piacerà svuotarti con la bocca, slinguarti il culo e giocare con le tue palline per bere la tua sborra, ma …”
“Sì!”
“… e poi cosa ti faceva?”
“Dapprima, dopo l’accoglienza con abbracci e baci, tastandosi a vicenda, mi suggeriva un clistere per pulirmi l’interno e per essere successivamente lavato da lui. Era meraviglioso, perché con le mani mi mandava in paradiso, ma poi quando mi offrivo, non riusciva e … così -tirando su le spalle- spesso, anche se passavo la notte con lui, me ne andavo senza riceverlo, come ho fatto oggi.” La mano dell’uomo aveva varcato il bordo delle mutande e stava raccogliendo copiose stille di precum.
“Quindi mi diresti che sei ancora vergine.”
“Sì!”
“… e …”
“Vorrei sentirmi pieno, ingolfato, congestionato, tappato, riempito e sommerso di sperma. Mi piacerebbe sentire quei liquidi lattiginosi, collosi erompere da dietro per fluire lentamente giù per le gambe; inebriarmi, vestirmi dei loro profumi. Forse … lui è un po’ vecchietto e … non so.” Il professore era quanto mai eccitato.
“Mi chiamo Alberto, per cui tralascia il titolo. Il mio lavoro consiste nel fare servizi fotografici per le riviste che ami sfogliare. Avrei una proposta, anzi due, da farti. Vieni da me per prendere quello che desideri, ma prima puliscimi la mano, leccala bene togliendole tutti i tuoi ricordi. Eccola, com’è unta e bagnata delle tue essenze. Fammi vedere che ti piace gustare anche le tue creme, e poi chiuditi i pantaloni che andiamo sopra, dove oltre alle riviste, ti spiegherò cosa desidero da te.”
“Henfff, ... hehhh, … mhggghhhja, … mhnggghja.”
“Succhia anche le dita. Bravo! Hai una forte inclinazione da troietta! … e ora, finisci di abbottonarti le braghe, inarca il bacino e posalo sulla sottostante mia mano.”
“Ma … c …”
“… e adesso voglio vedere se il tuo desiderio di essere inculato corrisponde a verità. Avanti: pisciati addosso! Ti desidero bagnato, inzuppato, fradicio delle tue orine. Fammi vedere e sentire quanto brami essere sodomizzato; riempito analmente e in bocca; ricoperto, lavato e profumato di succhi testicolari!”
“… ma impregnerò il sedile!”
“Hummmmmm …!” Vista l’inutilità della considerazione, Giuseppe iniziò a pisciarsi nei pantaloni come gli era stato richiesto con un di più, che dell’urina raccolta dall’altra mano dell’uomo, gli veniva riportata sopra per allargare la macchia e impregnarlo maggiormente.
“Ho visto! Seguimi!” Per fortuna nel fare le scale non incontrò nessuno per non confondersi e arrossire, anche perché non avrebbe saputo rispondere a delle osservazioni, visto che l’umidità scendeva copiosa giù per i gambali, effondendo odore di piscio.
“Entra, chiudi e togliti tutto, compresi i calzini. Voglio vederti integralmente, interamente, osservare il tuo culo per controllare la veridicità di quello che mi hai riferito.” I capi di abbigliamento, uno per volta, lasciarono quel fisico e lui era, ora, sotto lo sguardo dell’uomo. “Tu avresti diciott’anni, ma a chi la dai da bere? Non hai un pelo sul fisico, se non sopra lo stecchino che ti ritrovi, … va beh probabilmente deriverà dall’avere un culetto da ragazzina, … neanche sotto le ascelle. Il ciuffo che hai assomiglia a quello di una piccola, imberbe, giovanissima micetta; … e che profumo da …”
“Il mio!” Era nudo per le mani e gli occhi dell’uomo, che lo accarezzava dal collo all’area lombare. Agitazione, inquietudine, trepidazione, desiderio, voglia, … i suoi sogni si sarebbero realizzati? Avrebbe finalmente provato le sensazioni di pienezza, di forte languore e di commozione, come quelli avuti dall’aver letto e riletto dei racconti?
“Eh sì, lo so che è il tuo: è una fragranza che droga, stordisce, eccita, fa diventare bestia chi lo fiuta. Sei di una bellezza, di una sensualità, di una concupiscenza straordinaria; hai un desiderio di lussuria non comune; sembri puro, innocente, pudico e invece sei già preso nei vortici della carnalità e della libidine. Fremi e trasalisci al tocco della mia destra, … non poni resistenza, anzi permetti il transito alle mie mani dall’area del coccige a quella dello scroto e la sosta sulla tua palpitante aureola increspata, già umida di desiderio. Noto che hai un planisfero sodo, felpato, caldo … è un piccolo gioiello. Ma come hai fatto a stare, o come fai a dormire con uno, a cui interessa solo bere i tuoi succhi o pastrugnare i tuoi muscoli, eccitarsi snervando la tua lingua per poi lasciar cadere qualche goccia bianca sui tuoi lombi? Per conto mio hai conosciuto un sozzo, lardoso, bavoso, turpe vecchio, con un qualcosa di flaccido, molliccio, moscio e quindi inadeguato e inidoneo a saziare la tua fame e sete anale. L’avrai pure succhiato, pompato, venerato, onorato delle tue salive, ma non sarà mai stato pronto e capace a sodomizzarti, a scassarti, a sfasciare e dissodare il tuo culetto. Giuseppe mio, devi sapere che nessun didietro potrà resistere ad una vera, reale mazza come quelle che vedrai ed esaminerai tra poco. Dure, granitiche, massicce, da re, che ti riempiranno gli occhi, le mani e non solo; che ti apriranno e sfonderanno, che ti faranno diventare una piccola troietta, sempre affamata di cazzi.
Attendimi, torno subito!” … e rapido ritornò con in mano una bacinella.
“Poni qui dentro le mutandine, i pantaloni e poi sali e accovacciati sopra il tavolo … appoggiandoti sui gomiti con il popò in alto per un clisma evacuativo, detergente e lenitivo. Distanzia le ginocchia per darmi modo di porre il bacile sotto di te. Giuseppe, avrei un invito e un progetto da esporti.” Mentre i liquidi fluivano lenti o rapidi nel suo intestino a seconda dell’eccitazione del Prof, dalla sua bocca uscivano bassi e distinti mugolii di piacere. Quel corpo candido e fragile, affamato, era un brivido unico e continuo, un fremito di vita e di lussuria nelle mani dell’adulto. “Tra non molto sarai visto in questa posa dall’edicolante e da un’altra persona, che con me godranno di te. Oggi farai il pieno di carne, davanti e didietro e potrai entrare nella mia scuderia di ragazzini che si prestano per servizi fotografici particolari o per far compagnia a qualcuno. I servizi ti saranno ben retribuiti. Va bene?”
“Ehhhnff, … mhhhhhhhh, … thsììììììììììì!”
“Percepisco il sangue scorrerti nelle vene, come fosse l’acqua ingrossata di un fiume che sta per strabordare. Tra poco abbiamo terminato. Dal tuo chiodino colano continue stille trasparenti e il tuo respiro è sempre più affannoso. Tra poco riprenderai colore e ritornerai a sorridere. Allora? - fissandolo negli occhi, con i testicoli stretti e compressi nella sinistra. - Ci stai, verrai ad ogni turno di riposo per farti fotografare o riprendere mentre succhi, slingui o lo prendi in culo, come hanno fatto e lo fanno ancora i giovinetti che vedi in foto sulle pareti? Prenderai, guadagnerai più che a fare il cameriere, a meno che tu non voglia fare il valletto in camera d’albergo? - e proseguiva a stringere per avere un’ulteriore conferma-
“Gsììì, … nsìììììììì, fa male … devo … non riesco più a trattenere!”
“Rialzati, … accosciati sulla bacinella per svuotarti!”
“Ma …!”
“Ebbene! Son già intrisi della tua urina, per cui … Per far ritorno a casa faremo in tempo a lavarteli!”
“hoghhhh, … nhhhh, … nahhhhn.”
“Sei una piccola troia, … affamata di cazzi. Sei un fiore appena sbocciato ai primi tepori del sole, … sei pieno, zuppo di rorida, fresca guazza, … che brama farsi rubare il nettare di cui è pregno, di essere penetrato, invaso, farcito, ricoperto di unguenti maschili. Ma come hai fatto a stare con quello! Guardami! Hai visto? Questo è un randello che non riuscirai a respingere, a rifiutare. Oggi non potrai sottrarti ai vomeri che ti scasseranno, rivolteranno, sfasceranno e il tuo culo prenderà quello che da tempo agogna. Vieni in doccia!”
“Sì!” La carezza dolce dell’acqua diviene eccitante come il tocco delle mani, seducente come la schiuma che lo ricopre, magica come quel membro dritto e turgido che stringe fra le natiche, come il getto d’acqua sapientemente indirizzato sul suo pisellino. Fremiti, sibili, boccheggi, massaggi sempre più decisi e sensuali, il suo corpo cede ai leggeri, arditi tocchi schiumosi al ventre, alle cosce, al perineo. Le gambe si aprono, un sospiro gli sfugge quando le mani scivolano dove la carne si fa più delicata e sensibile. Qualcosa pressa, poi sente i palmi scendere verso un ginocchio, lungo il polpaccio sino al piede per risalire, lentissimi; infine arrivano là, dove palpita, freme, si schiude, sbava. Gli sfugge un gemito; non capisce cosa succede. Il rumore e il calore dell’acqua sono la risposta alle sue perplessità, al suo desiderio. Alberto lo sta sciacquando con cura e dolcezza. L’acqua cessa e un comando perentorio lo obbliga a star giù, ad osservare un fallo più gonfio che mai. Delle mani lo attirano e lui le segue docile, mite, ubbidiente, sottomesso. Finalmente i suoi sogni di assaggiare, di godere di un tubero violaceo, lucido, caldo, odoroso di papavero, che da tempo cercava, ce l’ha là. Lo sente scivolare fra le labbra assaporandone il mistero e il turgore. Lo massaggia e lo masturba con la lingua come l’istinto gli suggerisce.
“Fermo! Non ora: non è ancora il momento che ti ricopra della mia calda e densa sborra. Torniamo nella sala, in cui eravamo. Ti benderò, ti coprirò la vista in modo che tu non possa vedere quale affare, quale organo ti romperà il culo. Portami la bacinella! Inginocchiati e fissalo, mentre ti cingerò il capo e ti coprirò la vista con i tuoi pantaloni!”
“Ma …”
“Che significa la perplessità che manifesti? Forse hai incertezza o nausea della tua urina e delle tue feci? Uno come te non deve aver esitazioni o perplessità. Afferralo e trattienilo per venerarlo; carezzarlo e puliscilo con la lingua e con il volto. Confidami e mostrami tutta la tua sete e fame di sesso, mentre ti copro la vista.”
È caldissimo!” … stringendo e limando, … “…sa di pipì e di altro.”
“Humf! Brami di essere posseduto, riempito, otturato, sbattuto, sbatacchiato, … sei una cucciola vogliosa, una giovane ninfetta, … una piccola troia desiderosa di essere rotta, usata ed abusata … di essere presa, posseduta, sventrata. Oh, suonano alla porta: sono loro. Ecco per te altri falli, pronti a scassare, ad arare, a sfasciare, a scardinare questo tuo bel culo. Sono arrivati per riempirti, coprirti e dissetarti di sperma. Ohhhhhhhh, … che culetto che hai, … come merita di essere limato, leccato, morso, sculacciato, arrossato. Quando lo sfioro sussulta, … sorride, … piange, … si apre e tu, piccola serpe, spasimi … ti inarchi, … ti protendi, … mi vuoi dentro, … per sentire il languore del pieno, per percepire il dilatarsi delle viscere al passaggio di quello che stimoli con le mani, che ungi con la lingua, le labbra e le guance. Di questo sederino, prima di stuprarlo e penetrarlo, voglio riempirmi gli occhi, … sfiorarlo con il naso, … … lisciarlo e rasparlo con la lingua, … morderlo con i denti, … arrossarlo con le mani, … seviziarlo con le dita per vederlo vibrare e oscillare, … e poi a vezzeggiarlo, leccandolo per farlo fremere, sussultare, sfinire. Guardatelo! Mirate con cosa l’ho bendato e come ha gradito. Docile, sereno, ubbidiente, … mhhhh, … Vieni, piegati a 90° sul tavolo per darmi modo di tastare con le mani le tue carni, affinché possa rendermi conto anche con il tatto della tua freschezza, della tua spontaneità, dello splendore del tuo didietro, … della magia che quello effonde. Scrigno raro, preziosissimo, raffinato, sensuale, morbido, vellutato, … che prende e stringe il mio indice come nessuno mai l’ha fatto: sembra quello di una ragazzina vogliosa, bramosa di avere quello che il suo istinto le suggerisce ed imbocca.
Gianni, Tom, fatevi conoscere e presentategli la virilità, la maestosità, la forza del vostro escavatore, del vostro aratro poiché deve cancellare, rimuovere delle esperienze insoddisfacenti, deludenti, sterili. È stato, poco fa, con un depravato, libidinoso vecchio impotente che cercava solo il profumo della sua carne, senza dargli il piacere sottile del languore nel sentirsi gonfio, saturo, sazio. Mi ha raccontato che quello, del vecchio pingue e obeso, era tanto grosso da non riuscire a penetrarlo, ma son convinto che fosse solo di un bavoso incapace. Esamina e valuta, caro Giuseppe, gli esemplari che stai controllando e se le mie perplessità sono ed erano fondate.”
“Ho terrore del male, ma questi mi dopano, mi narcotizzano con richiesta-preghiera di riceverli, di ospitarli, di dare loro alloggio. Ho paura, ma … Sono turgidi, gonfi, erti e lisci, vellutati, caldi, forti, massicci, … ho paura, ma … henf … desidero essere riempito, saturato, imbottito. La mia gola, la mia lingua, le mie labbra ardono di desiderio e il mio nascosto recesso palpita e piange liquidi viscosi e il mio ventre si contrae, si irrigidisce per spasmi. Ohhh, …”
“Allora giovane Giuseppe, lasciati stendere supino con il fondo schiena alzato e gambe flesse sul tuo volto. Ecco, mio dolce e bellissimo cameriere, vuoi veramente conoscere lo stupro tramite i membri da te visionati con le mani? Dimmi!”
“Nhsì, … sì, …sì!”
“Bene, piccola femmina in calore dal culo voglioso, ti introdurrò dell’olio per facilitare il loro scorrimento e dopo ti infilerò in bocca le mutandine farcite per non far sentire ai vicini le urla del tuo sventramento, delle tue prime vere sodomizzazioni. Apri le labbra e … ecco, … così, … respira con il naso! … e da ultimo, per impedirti di togliere il bavaglio, ti ammanetterò le mani dietro il dorso. Ecco piccola zoccola, sarò il primo a godere del tuo calore interno. Spingi per defecare e sul tuo bocciolo, che si aprirà, appoggerò la punta dell’asta: il resto lo farà il mio peso. Scivolerò lentamente dentro di te per farti sentire l’invasione della prima volta. Avrai dolore, ma il sentirti aprire, penetrare piano piano sino a che un colpo deciso, violento spingerà il lucido, granitico fallo tutto dentro, sino ai testicoli, sarà per te un qualcosa di indescrivibile, inesprimibile, se non con suoni indefinibili. Ti renderai conto di essere stato sverginato dal percepire i peli del mio pube sulle tue chiappe ed io potrò vedere, nell’osservarti, il tuo sbigottimento, il tuo stupore nel provare le sensazioni dateti dall’avere l’intestino pieno, infarcito, dilatato.”
“Mhhhhhhhhh, … nmhhhhhhhh, … hhhhhhhhhhh!” Giuseppe sgranava, dilatava gli occhi, … lacrime; ruotava la testa da una parte all’altra nel tentativo di trovare un soccorso nei presenti. Lacrime, … La sua mente andava, inviava, … “Che male, … È fermo, … si muove verso l’uscita, … Oh sìììì, esce, … finalmente mi lascia; gli spasmi del dolore sono meno atroci, ma … sta immobile sull’uscio; … oh nooooo, … sta rientrando, mi riapre, … mi allarga ancora, … mi squarcia e rompe. Le sue palle calde, … mi sta spaccando, … mi attira a sé per strappare, lacerare, fendere e straziare ancora il mio culo. Esce, ritorna, allarga, scosta, … mi uccide, … muoio con il suo bastone dentro di me. Mi sfinisce, mi sfibra, … sono stanco, … mi abbandono, … mi lascio usare, aprire e di nuovo allargare e fendere. Le mie mucose anali sentono caldo, un massaggio, … un … vellutato, dolce, piacevole attrito. Esce, rientra, sprofonda, duro, impetuoso, feroce, arroventato. Calore, manate, scossoni, stoccate e … caldo, caldo, … caldo. Lo sento urlare, insultarmi, trattarmi da femminuccia, da piccola imberbe puttana. Sollievo, attenuazione: finalmente scivola fuori per darmelo da pulire, dopo avermi tolti gli slip, come fosse una gustosa stupenda tettarella per farmi appisolare. Respiro, … aria fresca e salubre, … delizia per l’olfato, per le papille gustative, … Mi stavo calmando con quel ciuccio floscio, barzotto, ma delizioso fra le labbra, quando, nuovamente ripreso ed inarcato, avvertii sul mio anello già lubrificato una leggera, ferma e costante pressione. Urlavo, strillavo ma non sentivo la mia voce: mi era stato rimesso il tappo di tessuto. Anghhhhhhhhhhh, … ohhhhhhhnnn, … ahhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh!”
Ansia, desiderio, paura, … Una breve spinta con un pronto ritiro, poi un altro colpo, ma più profondo e ancora, … ancora. È un modo di agire per abituare gradualmente il corpo ad aprirsi, ad arrendersi. Il dolore aumenta e arriva violento al cervello come una lama infuocata che affonda nelle carni. Occhi strabuzzati, sbarrati, unghie delle mani che entrano nei palmi, … arrendersi; istinto di fuga, di sottrarsi a quel supplizio, ma è nella morsa dell’abbraccio, immobilizzato dal peso sopra di lui per essere nuovamente posseduto, penetrato, riempito, farcito. Gli occhi dilatati confermano che la prugna, violacea e terribilmente gonfia, ha raggiunto la meta, mentre la gola dilatata effonde suoni muti di dolore. Gianni, da abile e accorto talent scout di talenti da avviare alla professione di cameriere alle camere, attese che il corpo si abituasse alla presenza ingombrante e che il dolore diminuisse un po’, per riprendere a spingere e ad entrare finché i suoi peli non si schiacciarono sulle natiche del giovane
“Piccolo, sei tanto stretto, ma al termine del servizio, che hai cercato, sarai pronto e plasmato a ricevere e a dare piacere. Ora che il dolore diminuisce, ti sfilo lo zaffo per poterti vedere la lingua, per ascoltare la trasformazione dei tuoi lamenti in suoni di piacere. Penso, piccola cucciola depravata, che tu viva una sensazione eccitante ed angosciante di sorpresa e nello stesso tempo di saturazione, … di somma, straordinaria, notevolissima pienezza. Le tue smorfie, ora, manifestano appagamento, sazietà, beatitudine, nirvana, desiderio e pace. Ascolta tenero e amorevole gigolò, dopo che ti avremo sfinito e riempito delle nostre preziose essenze, dovrai studiare e ad impratichirti ad aspirare e a mungere non solo con la bocca, ma anche con il culo qualsiasi membro che desideri farti visita.”
“Insegnatemi dunque, perché voi non potete comprendere quanto sia grande in me il desiderio. Al dolore si sta sovrapponendo una sensazione strana che mi prende tutto sino al cervello. Era quello che i miei sensi volevano, che le letture mi avevano inculcato. Ohhhhhh come è bello sentirlo entrare e aprirmi lentamente per farmi godere del massaggio intestinale. Sììììì, scavate! Aratemi in profondità, con violenza, … non risparmiatemi, … godete dentro di me e riempitemi dei vostri liquidi. Adesso il tuo ritmo aumenta, mi stai ramazzando, lucidando, chiavando. Era quello che cercavo e bramavo. Sono posseduto da un uomo, che ha smesso di pensare a me e che, ora, pensa di godere del servizio del mio buchetto. Mi fa ancora male ma il piacere aumenta ad ogni colpo e ogni volta, che si ritira, alzo istintivamente il sedere per andargli incontro e per sentirlo ancora entrare dentro. Il movimento ritmico ha ripercussioni anche sul mio sesso: sento che presto potrei avere una eiaculazione, ma mi rendo conto che è quasi impossibile perché a causa della dilatazione anale non riesco ad avere le contrazioni necessarie. Il tuo membro si gonfia e si tende, urta e spinge, dilata, … sono scudisciate, staffilate calde, impetuose, forti sulle mie viscere, sulla mia carne infiammata, congestionata, incendiata.”
“Sì, … sì, … sìììììì! Ecco troietta, ti impregno e ti farcisco! Oh, sìììììììììì, … sììììììììììììììììììììììììì!” Ansimava Gianni e stava fermo, fisso, con la mazza ancora piantata, conficcata, salda nel colon di Giuseppe. “Non ho ancora finito, mio giovane cameriere! Non voglio che Tom sciupi e laceri il fiore che tanto ci ha preso: ecco, voglio alleggerirmi anche del contenuto della vescica per farti un clistere adatto a facilitare l’accoglienza al nostro amico. Per te sarà un nuovo tormento, una nuova sofferenza, ma, dopo, il tuo ricettacolo si aprirà con più facilità, anche a membri enormi, mostruosi, eccezionali. Alberto ha pronto un oggettino per sigillarti il bucio, in modo che non fuoriesca quello che hai ricevuto e per tenertelo dilatato ancora un po’ e darti modo di mirare con tranquillità il bastone che tengo.” -Sorreggendolo con una mano- Dalla caliginosa, folta, fitta peluria che rivestiva il fisico di Tom, dal torace all’inguine si ergeva un barzotto, grosso e molle salsicciotto, ben definito con due grosse palle, perfettamente uguali, circondato alla base da cerchietti argentati che separavano il pene dalla sacca testicolare.
“Questi … servono a mantenere l’erezione a lungo, la libido e ad aumentare la lunghezza e la circonferenza della bestia che ti sventrerà. Coraggio, toccalo!” gli fu ordinato. Titubante, confuso, perplesso, rimembrò Alessandro; che mai riuscì a penetrarlo e a soddisfarlo; che mai ebbe successo con i muscoli del suo sfintere. Rialzatosi, si avvicinò e con le dita della destra per cingere quel magnifico, superbo, regale bastone di carne. Iniziò lentamente a masturbarlo mentre con l'altra mano prese i testicoli: erano incredibilmente pesanti e caldi, con un inconfondibile odore di maschio che gli arrivava dritto alle narici. La fragranza, la forma, la consistenza, erano droga, allucinogeni, stupefacenti per la sua mente di giovinetto; infatti, ne aspirava con le labbra aperte le esalazioni del precum, ungendosi le gotte, le labbra, il naso, le palpebre, gli orecchi, tanto da tratteggiare sul suo volto una ragnatela di scie luminose. Era in languida, tenera, amabile venerazione verso lo scettro che stringeva e coccolava.
“Sei una vivace, rara cagnetta in calore. Hai appena provato aver dentro di te le loro lame, con il dolore della prima volta, che subito sospiri e spasimi per la mia. Nffffff …”
“Amo il cazzo, il socio … Provo delle sensazioni, delle emozioni straordinarie, che solo lui sa offrirmi. Mi sono chiesto con Alessandro: sarà in grado di penetrarmi, di darmi quella sazietà che cerco da tanto. Mi ero dato a lui, ma non è riuscito, non è stato capace di passare il cerchietto e … lui sapeva di talco, mentre i vostri sanno di sesso, di pipì che mi prende e assoggetta, annebbiandomi la mente, … spingendomi ad offrirmi alle vostre mazze per essere vostro, anche se il dolore, soprattutto con Gianni è stato molto intenso e tanto forte, ora … davanti a me ho quello di Tom, … sono ammaliato, stregato, sedotto da lui, … non me ne importa del dolore che mi darà. È bello e provo uno straordinario turbamento nel tenerlo fra le mani, nel sentirlo allungarsi ed indurirsi, mentre lo massaggio con il viso e lo bagno delle mie salive con il pennello gustativo. Sento il bisogno di venerarlo, coccolarlo, di asservirmi a lui per essere un suo guanto, una sua custodia, un suo fodero. Fammi tuo Tom, anche se urlerò e riempimi dei tuoi liquidi. Gianni, Alberto, Tom lavatemi, infradiciatemi e rivestitemi delle vostre preziose essenze: ch’io sappia di sesso e non di borotalco.”
“Oh sìììììì piccolo commis-apprendista per servizi in camera, oggi imparerai a conoscere il profumo del cazzo e delle vesti ordite, intessute, disegnate di creme lattescenti; odorerai, emanerai profumo di sperma, anche quando servirai per soddisfare richieste.”
“Uhmmmmmmm! Guarda Tom, come si è gonfiato, allungato, … Mi piace, così tumido, violaceo, lucido … ohhhhhhh!” fissandolo, per avere da lui indicazioni, prescrizioni su come proseguire. Se lo trascinava sotto il mento, lo leccava dai testicoli alla cima; ne asportava gioioso, estasiato e soddisfatto le stille che sgorgavano dalla sua piccola apertura.
“Che cagnetta vogliosa, famelica! Guardalo, guardalo!”
L’asta dell’uomo si stagliava sollevata davanti al giovane. Il roseo candore del membro eretto, terso e voluminoso, contrastava nettamente con il vello bruno-corvino da cui nasceva.
“Prendilo in bocca, …! Gustane la rotondità, … la setosità. Insalivalo! Vedo che ti piace questo, rosso fungo.” … e le mani di Tom si posarono sulla nuca di Giuseppe, sospingendola e calcandola sul nero frastagliato boschetto. Tosse, conati, schiume, respiri asmatici. Tom sembrava un toro impazzito. Senza mai togliere le mani dalla testa, sbuffava, inarcava la schiena e spingeva come se fosse stato pronto a riversare un fiume di sborra nella gola del ragazzo. Le mani gli servivano per guidare l’azione di pompa: estraeva il membro, annegato nella saliva, per ricacciarglielo in gola fino a far sbattere i coglioni pelosi contro la bocca. Il ritmo accelerò, ma a sorpresa si fermò quasi subito. Lo fece alzare per stringerlo e baciarlo facendogli aumentare l’eccitazione, la voglia, il bisogno di lasciarsi prendere, penetrare, per portarlo alla soglia dell’estasi. Il desiderio, gestito e guidato dall’istinto, aveva condotto il giovane implume ad abbracciare con le gambe il busto dell’adulto per avere fra le natiche l’enorme, sfuggente, scivoloso capitone, bramoso di asilo e tana.
“… e ora piccola rana succhiatrice…”
“Sì, … -fissandolo bramoso di darsi, di farsi espugnare per essere penetrato e scopato, dimentico delle conseguenze- sììììììììììììììì, … sìììììììììììì!”
Tenendolo per una mano e sorretto con l’altra, Tom, giratolo con la testa verso il basso, gli estrasse il perno dilatatore, arginante perdite. Non si fermò ad osservare, a tastare, ad esaminare i muscoli arrossati, lucidi, pulsanti, che tornarono, sgomberati e ripuliti, a sorridere e a chiudersi per aprirsi lasciando fluire pacatamente liquidi paglierini, venati da strie biancastre, ma per spalmargli sul torace e sul volto quei fluidi caldi che gli fuoriuscivano a singhiozzo, fiancheggiato dagli altri due, che collaboravano a tenere alta la tensione e il desiderio di godimento.
“Ohhhngghg … ohhhhgg … hnfffff!” Ansava, boccheggiava, respirava a fatica, si dimenava, si contorceva contraendosi o allungandosi per incontrare la mano. Si commuoveva. Spesso assente, stranito, assecondava e accettava la voluttà per trovarsi in breve con i polpacci sulle spalle dell’uomo. Lappato, scartavetrato da una lingua impertinente, spudorata, licenziosa, libertina; in narcosi di piacere subiva, accoglieva e accettava qualsiasi carezza, qualsiasi esplorazione, dilatazione anale senza lamenti, senza sussulti o contrazioni, tanto da non percepire, di non avvertire, di non cogliere il momento del bussare, dello spingere e dell’incunearsi, dell’avanzare, dello scivolo, dello slittamento, dello scorrimento di una massa muscolare calda nel suo intestino.
Sfondato, penetrato, aperto, schiuso, assente: dal suo membro fluivano lente scie bianche, semitrasparenti.
Inforcato, messo allo spiedo; battuto da una parte con ripercussioni sull’altra entrata, era l’emblema del piacere suo e degli altri, che su di lui depositavano i loro cremosi, bianchi sughi.
Sazio, colmo, pieno, sensazioni nuove nel percepirlo dentro di sé, nel suo intestino, nella sua bocca. Bisogni appagati nel sentirlo allungarsi ed indurirsi: gli occhi brillavano, le labbra attendevano.
Quello era il suo giorno, promessa di emozioni nuove, travolgenti, forti, impetuose.
Realtà e sogno.
Ogni sua parte sarebbe stata presa dal piacere.
Tremiti, sussulti, subbugli, trambusti.
Il membro, elemento sacro, simbolo di forza e di passione, sarebbe stato il suo angelo e il suo demone, il suo padrone e il suo datore di lavoro e di piacere.


scritto il
2024-09-01
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