Samuel dall'istituto a ... Cap.: VIII
di
Andrea10F09
genere
dominazione
Cap.: VIII
Allenamenti post cena
Drinnnn, drinnnnnn, drinnnnnnnnnnnnnnnnnnnnn …
“Ohh, insopportabile, fastidiosa sveglia, che non sparisci mai; ancora cinque minuti, almeno per far sgonfiare questo membro assurdo e riuscire ad alzarmi senza che quello veda, farmi una doccia ... tra poco arriverà anche il professore, … speriamo che non si sia scacazzato come ieri, altrimenti … Stavo così bene a letto, con la mangiata di ieri …”
“Drin, drinnnnnnnnnnn, …”
“Ohh, maledetta! Nel sonno il tempo passa e tu mi rompi. Maledetta, mi costringi ad aprire gli occhi. Vorrei riaddormentarmi, ma tu … una nuova chiamata … son contento di dormire, … ancora un po’ di minuti, ma chiami ancora, …disgraziata!”
Toc-toc, toc-toc
“Oddio, il professore! Arrivo, … arrivo!”
“Buongiorno dottore! Vedo che è ancora in abbigliamento notturno!”
“Ero stanco. La giornata di ieri con il finale della cena in quella bettola, ricavata nel tuffo della collina, mi ha distrutto. Pensi che, appena ho chiuso il panno sul ragazzo, dopo essermi coricato, ho preso sonno. Neanche la sveglia è riuscita a buttarmi giù. Nffffffsss … che vuole ho dormito poco e poi, non si può vedere l’alba, se non si sono percorsi interamente i sentieri della notte.”
“Va beh, … il ragazzo?”
“Venga! … eccolo. Dorme ancora.”
“Bello! Il vederlo abbandonato, disteso su quel bianco drappo, intenerisce. Emoziona contemplarlo, anche se legato e vestito con un panno chiaro, assorbente. È sereno. Da lui non provengono odori e sembra che sia asciutto. Liberiamolo per dargli modo di gioire del buon risultato terapeutico ottenuto.” … e, mentre il dottore lo slegava, il professore, introdotta la destra tra mutanda contenitiva e pelle, tastava per riconfermarsi nell’impressione avuta e per godere nel trovare il tessuto sollevato dal sesso rigido. La notte aveva portato idee meno invasive delle iniezioni, ma più interessanti e seducenti. “Samuel?”
“Hnffffff, … Henfff, … Henfff, … professore! Ho dormito bene!”
“… e non ti sei bagnato! Sei contento?”
“Sì!”
“Vai a farti una doccia veloce ed esplica le tue funzioni fisiche del mattino, mentre mi intrattengo con il medico. Dottor Fabrizio è preferibile femminizzarlo, più che renderlo un fenomeno da circo, per cui trovi dei rimedi adatti a trasformarlo in un ragazzino-femminuccia. Una simile accortezza abbinata alle sue doti innate, ci aiuterà a renderlo ancora più concupiscente, seducente e desiderabile.”
“Ci sono, Professore, delle creme per sbiancare il culetto e depilare, ma stiamo già dandogli dei farmaci contro la peluria, per la voce, per fargli sviluppare e rendere più reattivi gli inesistenti, minuscoli seni. Cercherò di trovare un qualcosa, che sia capace di farli diventare sensibili, come quelli di una ragazzina in fregola, ma queste cure gliele dovremo far assumere ogni giorno prima del riposo. Sarà opportuno che sia lei, professore, alla sera a fargli il bagno. Le procurerò la crema adatta per togliergli la bionda, rara peluria e quella per schiarire la sua valle del paradiso e rendere rosata la sensibilissima apertura. Deve essere applicata ogni sera, dopo la doccia, prima di coricarlo. Ora gli darò le compresse proposte per la cura delle sue patologie indotte, ma indicate per quello che vogliamo da lui. Allo spettacolo acclameremo una ragazzina pronta, disponibile, plasmata anche per i suoi fine settimana, professore. A proposito, ho trovato un oggettino che potrebbe andarle bene per fargli fare quello che si vuole, ma glielo mostrerò più tardi, poiché sta arrivando.” Era stato fornito del necessario per l’igiene alla persona e dell’abbigliamento utile a spostarsi da una stanza all’altra senza doversi vestire, oltre al guardaroba che possedeva.
“Come si fa a non osservarlo. Penso che sia il capolavoro di sua madre e potrebbe ben mostrarsi a fianco di altri giovinetti celebrati e decantati da scrittori, pittori, scultori, per la sensualità, la concupiscenza e l’erotismo che emana. Ne ho visti tanti, ma nessuno come questo ragazzo. Lasciamolo stare ora: avremo modo di goderlo meglio stasera, mentre gli spalmerò quelle creme che lei mi fornirà. Samuel, dopo che ti sarai coperto, vieni con noi per la colazione. Faremo in fretta, poiché tutti abbiamo degli impegni, che dobbiamo assolvere.”
“Va bene Prof e oggi devo venire da lei o mi devo fermare nella cameretta datami per guarire dai miei problemi, senza stare sotto gli sguardi di compagni di dormitorio?”
“Sarò io a venirti a trovare; tu, comunque, cerca di acquisire dalle ore scolastiche ancora più erudizioni di quelle che già consegui ed assimili, poiché il tempo di studio dopo cena sarà dedicato all’allenamento della mungitura del tuo anello sfinterico. Ora non devi pensare al significato del termine da me usato e all’esperienza che potrai fare, poiché il tuo divagare porterà via attenzione ed impegno alla scuola. Devi assolutamente fidarti di me e di quelli che incontrerai nella tua iniziazione, per cui anche il tempo dedicato alla scuola è parte integrante della tua preparazione. … e sai che da te io e tutti gli educatori, che verrai a conoscere, ci attendiamo molto, viste le tue capacità e le qualità che madre natura ti ha donato. Quando passerò nell’intervallo a salutarti, non voglio vedere la tenda dell’eccitazione, poiché significherà disattenzione e deconcentrazione. Sarà un impegno notevole, ma hai le capacità di assolverlo.” Lo studente, con lo sguardo verso il tavolo, posava entrambe le sue mani sulla sinistra del professore, cercandone comprensione e coccole.
“Alza lo sguardo e guardami, mentre ti parlo, poiché dai tuoi occhi potrò intuire se hai compreso.” … e gli sorrise alla ricezione del messaggio. “Hai delle mani particolari -stringendole fra le sue-. Sembrano quelle di un organista, che procedono veloci o lente su una tastiera; che danzano o fluttuano sicure, tranquille, abili, impavide per estrarre suoni musicali da uno strumento, solito condurre al cielo chi, in silenzio, ascolta la sua melodia. Sorridi. Uhmm, … Lo sai che quando si parla con una persona, di solito lo si fissa negli occhi, poiché dallo sguardo del tuo interlocutore si può capire tanto, come sto facendo io con te in questo momento, ma c’è un’altra parte del corpo di una persona che spiega che tipo abbiamo di fronte: le mani. Possono essere rugose e macchiate, come quelle di una persona anziana o leggiadre e toniche come di un artista, oppure paffutelle e cicciottelle come nei bambini. Le mani dicono tanto: con esse salutiamo, preghiamo, mangiamo, proteggiamo, insegniamo, discutiamo, esultiamo, festeggiamo, applaudiamo, amiamo, odiamo, … stringiamo, avviciniamo, afferriamo, abbracciamo, cingiamo, … massaggiamo, frizioniamo, impastiamo, dando sovente piacere, … tanto piacere. Un’infinità di sensazioni ed emozioni attraversano le cinque dita che formano una mano. Ci sono mani che ci accompagnano per tutta la vita, come quelle callose e calde di un padre o di una madre che trasmettono sicurezza e protezione e altre che troveremo come le mie che sorvegliano, spiegano e guidano o del medico che assistono, puliscono e curano, poi le tue che implorano, chiamano e pregano, che conosci da tempo, ma mai le hai osservate e studiate.
Ora, che hai terminato la colazione, prendi le compresse che ti sono state prescritte. Nella pausa lezioni, svuota la vescica, poiché sarebbe quanto mai umiliante e avvilente il trovarsi bagnato in aula. Adesso vai e raggiungi i tuoi compagni. Ti rivedrò per la ricreazione in palestra.”
Il discorso del professore lo aveva conquistato: ora con i libri sottobraccio, necessari alle lezioni, andava, sereno e pago, incontro ai doveri della giornata. Sì era vero, non aveva mai dato peso a quello che facevano le sue mani, ma ora ripensandoci … Lui le utilizzava per sfogliare, per scrivere, per studiare, per mangiare, per bere, per prendere , … ghermire, stringere, salutare, pulire, strofinare, … toccarsi, conoscersi, … massaggiare, frizionare, … indirizzare, nel buio della camerata, degli spruzzi lattiginosi dal suo membro verso l’alto per sentirseli ricadere vischiosi sull’addome o sul torace, … inumidirle delle sue essenze per odorarle, ma ora di notte, per disposizioni sanitarie, non poteva più far nulla; ma comunque era felice lo stesso, perché si era svegliato asciutto con le mani di due adulti che gli controllavano il pannolone. Il sole brillava dietro le foglie dei tigli del viale d’accesso all’istituto; i passeri, a frotte, sfrecciavano verso i campi di grano prossimi alla mietitura; rondini radevano il selciato, garrendo, per raccogliere cibo per i loro pulcini. La campanella della direzione segnalò l’inizio delle lezioni, mentre i due adulti si salutavano dopo nuovi accordi per il proseguo della formazione del ragazzo. La giornata scivolò verso il tramonto senza eventi imprevedibili; Samuel, come da programma, ballava, piroettava, saltellava, volteggiava con il giocattolo anale, come un indice, che entrava e usciva in base ai movimenti che eseguiva. Ansimi, boccheggi, polluzioni e poi le mani del medico che controllavano il meccanismo, smuovendo il ninnolo in su e giù o da una parte all’altra per colpire dei tratti interni provocandone trasalimenti e perdite filamentose e dorate.
“Ohhhhh enffff, grandioso, straordinario sentirsi penetrare da un qualcosa di unto che poi ti ghermisce il fiato, ed esce e, se dilato le gambe, mi scivola di nuovo dentro. Ohhhhhh dottore, … dotttoreeeee!”
“Che meraviglia, ragazzo, osservarti vibrare alle parallele o nella spaccata sulla cavallina. Tu oscillavi e lui ondeggiava; tu ti aprivi e lui entrava; tu facevi la croce sulle corde e lui usciva e tremolava; ti piegavi ad arti divaricati e lui toccava; ti inarcavi e lui sussultava e bussava. È uno spettacolo osservare come quel toys funzioni e come tu lo gradisca e lo trattieni. Dilatavi le gambe e quello ti penetrava per essere aspirato, risucchiato, inghiottito e quando le riunisci, esce … e tu disorientato, preso da delusione, lo avresti voluto trattenere e stringere per mungerlo e spremerlo per estrargli quel nettare, quell’elisir di vita che tanto desideri, ma … Devi imparare, ragazzo, che il tuo culetto, quando percepirà un bisogno, … quando sentirà bussare, tamburellare, deve sapersi offrire, schiudere, aprire istintivamente, per accogliere e dare alloggio nel tepore meraviglioso, stupefacente delle viscere, all’ospite che tutto il creato ama, … allo scettro del comando, alla virilità, all’anguilla scivolosa del maschio. Per te deve essere spontaneo, naturale, istintivo ricevere, accogliere e stringere per estirpare, estrarre, spremere i succhi lattiginosi che da poco hai appreso ad amare. Il giocattolo che si sposta, entra ed esce per i tuoi movimenti, sta incivilendo, esercitando e ammaestrando il tuo anello sfinterico all’accoglienza, all’ospitalità, al … dar piacere. Ci sono uomini che si servono del membro per comandare, per esprimere la loro potenza ed autorità e altri che nel fallo vedono un bene da venerare, da amare, servire, tanto da cedere, loro, l’anello sfinterico e le calde membrane intestinali. Tu sei uno di quest’ultimi, nato per servire e dar piacere a chi comanda. Verrai educato e preparato a questo senza che questa iniziazione, al tuo desiderio, interferisca con la scuola. Ho notato che oggi non hai liberato l’intestino: sarà opportuno che da domani, prima della doccia serale, ti sia eseguito un clistere evacuativo e di pulizia. Questa pratica ti aiuterà a velocizzare la preparazione, l’addestramento e il training alla sodomizzazione della tua apertura anale ed in seguito ti aiuterà ad essere sempre pronto a richieste. Io sono un vecchio medico e qui c’è il tuo professore-mentore, che tanto sta facendo per te. Cerca di non deludere. Noi apprezziamo i progressi che stai facendo, ma se per cause estranee, questo tuo procedere venisse intralciato, saremo costretti a prendere delle contromisure, adatte a ricondurti sul percorso iniziatico. Ora vorrei estrarti il balocco che hai imparato a conoscere. È unto, impiastricciato, insudiciato di tuoi residui biologici. Prendilo e puliscilo con la lingua. Ti darà fastidio, repulsione, ma ti è permesso di nettarlo solo con la lingua. Avanti, mentre io ti monderò il culo del grassume ambrato che hai espulso. Professore lo obblighi: imparerà a conoscere anche questa pratica e se non la desidera, deve ricordarsi di farsi fare ogni giorno la lavanda intestinale.” Forzato dalle mani del docente fu pilotato a fare quello che gli era stato chiesto, ma si deve aggiungere che lo stava facendo con piacere, spinto dalla lingua del sanitario che gli mondava con bramosia il rosato anfratto. Si fermava per ansare e respirare e per riprendersi; si inarcava boccheggiando e ritornava sul giocatolo, mentre dal suo gioiello fluivano scie filamentose trasparenti.
È preferibile ad una geisha, ad una ragazzina giapponese bramosa, vogliosa, eccitata come una femmina in calore. Il suo fiore crespato pulsa, palpita, si agita e si apre in attesa che la mia lingua lo perfori, lo trivelli, lo penetri. Professore … ottimo acquisto, ottima scelta! L’asta avrà successo e la direzione ne sarà felice e soddisfatta.”
“Ha ragione dottor Fabrizio, ma il suo progredire merita anche dei premi. Dopo che gli avrà fatto indossare l’abbigliamento notturno e averlo adagiato sul letto, gli daremo i regali che brama. Hai capito, Samuele, che omaggio vogliamo farti?”
“Oh, sììì professore, non solo il sapore, ma anche il sentirli crescere fra le dita, mi eccita e mi smuove l’intestino. Ohhhh professore, quanto desidero essere conosciuto, esaminato, posseduto, gustato, goduto!”
“Sei una troia, una puttana, una ragazzina vogliosa, … in calore, in continua fregola!”
“Sono la vostra puttana. Ohhhh sìììììììììììììììììììììììì, sono la vostra puttana. Datemene anche sul viso, … voglio che il vostro profumo mi riempia le narici e mi faccia compagnia nel riposo.”
“Oh sì, ragazzo, ti soddisferemo e ti concederemo quello che i nostri cazzi gonfi e tumidi vogliono darti. Siamo pieni e quanto mai eccitati dalle tue richieste. Eccoti ragazzina quello che hai chiesto e poi, che i raggi della luna prendano i tuoi sogni per condurti nel nirvana dei sensi!”
Allenamenti post cena
Drinnnn, drinnnnnn, drinnnnnnnnnnnnnnnnnnnnn …
“Ohh, insopportabile, fastidiosa sveglia, che non sparisci mai; ancora cinque minuti, almeno per far sgonfiare questo membro assurdo e riuscire ad alzarmi senza che quello veda, farmi una doccia ... tra poco arriverà anche il professore, … speriamo che non si sia scacazzato come ieri, altrimenti … Stavo così bene a letto, con la mangiata di ieri …”
“Drin, drinnnnnnnnnnn, …”
“Ohh, maledetta! Nel sonno il tempo passa e tu mi rompi. Maledetta, mi costringi ad aprire gli occhi. Vorrei riaddormentarmi, ma tu … una nuova chiamata … son contento di dormire, … ancora un po’ di minuti, ma chiami ancora, …disgraziata!”
Toc-toc, toc-toc
“Oddio, il professore! Arrivo, … arrivo!”
“Buongiorno dottore! Vedo che è ancora in abbigliamento notturno!”
“Ero stanco. La giornata di ieri con il finale della cena in quella bettola, ricavata nel tuffo della collina, mi ha distrutto. Pensi che, appena ho chiuso il panno sul ragazzo, dopo essermi coricato, ho preso sonno. Neanche la sveglia è riuscita a buttarmi giù. Nffffffsss … che vuole ho dormito poco e poi, non si può vedere l’alba, se non si sono percorsi interamente i sentieri della notte.”
“Va beh, … il ragazzo?”
“Venga! … eccolo. Dorme ancora.”
“Bello! Il vederlo abbandonato, disteso su quel bianco drappo, intenerisce. Emoziona contemplarlo, anche se legato e vestito con un panno chiaro, assorbente. È sereno. Da lui non provengono odori e sembra che sia asciutto. Liberiamolo per dargli modo di gioire del buon risultato terapeutico ottenuto.” … e, mentre il dottore lo slegava, il professore, introdotta la destra tra mutanda contenitiva e pelle, tastava per riconfermarsi nell’impressione avuta e per godere nel trovare il tessuto sollevato dal sesso rigido. La notte aveva portato idee meno invasive delle iniezioni, ma più interessanti e seducenti. “Samuel?”
“Hnffffff, … Henfff, … Henfff, … professore! Ho dormito bene!”
“… e non ti sei bagnato! Sei contento?”
“Sì!”
“Vai a farti una doccia veloce ed esplica le tue funzioni fisiche del mattino, mentre mi intrattengo con il medico. Dottor Fabrizio è preferibile femminizzarlo, più che renderlo un fenomeno da circo, per cui trovi dei rimedi adatti a trasformarlo in un ragazzino-femminuccia. Una simile accortezza abbinata alle sue doti innate, ci aiuterà a renderlo ancora più concupiscente, seducente e desiderabile.”
“Ci sono, Professore, delle creme per sbiancare il culetto e depilare, ma stiamo già dandogli dei farmaci contro la peluria, per la voce, per fargli sviluppare e rendere più reattivi gli inesistenti, minuscoli seni. Cercherò di trovare un qualcosa, che sia capace di farli diventare sensibili, come quelli di una ragazzina in fregola, ma queste cure gliele dovremo far assumere ogni giorno prima del riposo. Sarà opportuno che sia lei, professore, alla sera a fargli il bagno. Le procurerò la crema adatta per togliergli la bionda, rara peluria e quella per schiarire la sua valle del paradiso e rendere rosata la sensibilissima apertura. Deve essere applicata ogni sera, dopo la doccia, prima di coricarlo. Ora gli darò le compresse proposte per la cura delle sue patologie indotte, ma indicate per quello che vogliamo da lui. Allo spettacolo acclameremo una ragazzina pronta, disponibile, plasmata anche per i suoi fine settimana, professore. A proposito, ho trovato un oggettino che potrebbe andarle bene per fargli fare quello che si vuole, ma glielo mostrerò più tardi, poiché sta arrivando.” Era stato fornito del necessario per l’igiene alla persona e dell’abbigliamento utile a spostarsi da una stanza all’altra senza doversi vestire, oltre al guardaroba che possedeva.
“Come si fa a non osservarlo. Penso che sia il capolavoro di sua madre e potrebbe ben mostrarsi a fianco di altri giovinetti celebrati e decantati da scrittori, pittori, scultori, per la sensualità, la concupiscenza e l’erotismo che emana. Ne ho visti tanti, ma nessuno come questo ragazzo. Lasciamolo stare ora: avremo modo di goderlo meglio stasera, mentre gli spalmerò quelle creme che lei mi fornirà. Samuel, dopo che ti sarai coperto, vieni con noi per la colazione. Faremo in fretta, poiché tutti abbiamo degli impegni, che dobbiamo assolvere.”
“Va bene Prof e oggi devo venire da lei o mi devo fermare nella cameretta datami per guarire dai miei problemi, senza stare sotto gli sguardi di compagni di dormitorio?”
“Sarò io a venirti a trovare; tu, comunque, cerca di acquisire dalle ore scolastiche ancora più erudizioni di quelle che già consegui ed assimili, poiché il tempo di studio dopo cena sarà dedicato all’allenamento della mungitura del tuo anello sfinterico. Ora non devi pensare al significato del termine da me usato e all’esperienza che potrai fare, poiché il tuo divagare porterà via attenzione ed impegno alla scuola. Devi assolutamente fidarti di me e di quelli che incontrerai nella tua iniziazione, per cui anche il tempo dedicato alla scuola è parte integrante della tua preparazione. … e sai che da te io e tutti gli educatori, che verrai a conoscere, ci attendiamo molto, viste le tue capacità e le qualità che madre natura ti ha donato. Quando passerò nell’intervallo a salutarti, non voglio vedere la tenda dell’eccitazione, poiché significherà disattenzione e deconcentrazione. Sarà un impegno notevole, ma hai le capacità di assolverlo.” Lo studente, con lo sguardo verso il tavolo, posava entrambe le sue mani sulla sinistra del professore, cercandone comprensione e coccole.
“Alza lo sguardo e guardami, mentre ti parlo, poiché dai tuoi occhi potrò intuire se hai compreso.” … e gli sorrise alla ricezione del messaggio. “Hai delle mani particolari -stringendole fra le sue-. Sembrano quelle di un organista, che procedono veloci o lente su una tastiera; che danzano o fluttuano sicure, tranquille, abili, impavide per estrarre suoni musicali da uno strumento, solito condurre al cielo chi, in silenzio, ascolta la sua melodia. Sorridi. Uhmm, … Lo sai che quando si parla con una persona, di solito lo si fissa negli occhi, poiché dallo sguardo del tuo interlocutore si può capire tanto, come sto facendo io con te in questo momento, ma c’è un’altra parte del corpo di una persona che spiega che tipo abbiamo di fronte: le mani. Possono essere rugose e macchiate, come quelle di una persona anziana o leggiadre e toniche come di un artista, oppure paffutelle e cicciottelle come nei bambini. Le mani dicono tanto: con esse salutiamo, preghiamo, mangiamo, proteggiamo, insegniamo, discutiamo, esultiamo, festeggiamo, applaudiamo, amiamo, odiamo, … stringiamo, avviciniamo, afferriamo, abbracciamo, cingiamo, … massaggiamo, frizioniamo, impastiamo, dando sovente piacere, … tanto piacere. Un’infinità di sensazioni ed emozioni attraversano le cinque dita che formano una mano. Ci sono mani che ci accompagnano per tutta la vita, come quelle callose e calde di un padre o di una madre che trasmettono sicurezza e protezione e altre che troveremo come le mie che sorvegliano, spiegano e guidano o del medico che assistono, puliscono e curano, poi le tue che implorano, chiamano e pregano, che conosci da tempo, ma mai le hai osservate e studiate.
Ora, che hai terminato la colazione, prendi le compresse che ti sono state prescritte. Nella pausa lezioni, svuota la vescica, poiché sarebbe quanto mai umiliante e avvilente il trovarsi bagnato in aula. Adesso vai e raggiungi i tuoi compagni. Ti rivedrò per la ricreazione in palestra.”
Il discorso del professore lo aveva conquistato: ora con i libri sottobraccio, necessari alle lezioni, andava, sereno e pago, incontro ai doveri della giornata. Sì era vero, non aveva mai dato peso a quello che facevano le sue mani, ma ora ripensandoci … Lui le utilizzava per sfogliare, per scrivere, per studiare, per mangiare, per bere, per prendere , … ghermire, stringere, salutare, pulire, strofinare, … toccarsi, conoscersi, … massaggiare, frizionare, … indirizzare, nel buio della camerata, degli spruzzi lattiginosi dal suo membro verso l’alto per sentirseli ricadere vischiosi sull’addome o sul torace, … inumidirle delle sue essenze per odorarle, ma ora di notte, per disposizioni sanitarie, non poteva più far nulla; ma comunque era felice lo stesso, perché si era svegliato asciutto con le mani di due adulti che gli controllavano il pannolone. Il sole brillava dietro le foglie dei tigli del viale d’accesso all’istituto; i passeri, a frotte, sfrecciavano verso i campi di grano prossimi alla mietitura; rondini radevano il selciato, garrendo, per raccogliere cibo per i loro pulcini. La campanella della direzione segnalò l’inizio delle lezioni, mentre i due adulti si salutavano dopo nuovi accordi per il proseguo della formazione del ragazzo. La giornata scivolò verso il tramonto senza eventi imprevedibili; Samuel, come da programma, ballava, piroettava, saltellava, volteggiava con il giocattolo anale, come un indice, che entrava e usciva in base ai movimenti che eseguiva. Ansimi, boccheggi, polluzioni e poi le mani del medico che controllavano il meccanismo, smuovendo il ninnolo in su e giù o da una parte all’altra per colpire dei tratti interni provocandone trasalimenti e perdite filamentose e dorate.
“Ohhhhh enffff, grandioso, straordinario sentirsi penetrare da un qualcosa di unto che poi ti ghermisce il fiato, ed esce e, se dilato le gambe, mi scivola di nuovo dentro. Ohhhhhh dottore, … dotttoreeeee!”
“Che meraviglia, ragazzo, osservarti vibrare alle parallele o nella spaccata sulla cavallina. Tu oscillavi e lui ondeggiava; tu ti aprivi e lui entrava; tu facevi la croce sulle corde e lui usciva e tremolava; ti piegavi ad arti divaricati e lui toccava; ti inarcavi e lui sussultava e bussava. È uno spettacolo osservare come quel toys funzioni e come tu lo gradisca e lo trattieni. Dilatavi le gambe e quello ti penetrava per essere aspirato, risucchiato, inghiottito e quando le riunisci, esce … e tu disorientato, preso da delusione, lo avresti voluto trattenere e stringere per mungerlo e spremerlo per estrargli quel nettare, quell’elisir di vita che tanto desideri, ma … Devi imparare, ragazzo, che il tuo culetto, quando percepirà un bisogno, … quando sentirà bussare, tamburellare, deve sapersi offrire, schiudere, aprire istintivamente, per accogliere e dare alloggio nel tepore meraviglioso, stupefacente delle viscere, all’ospite che tutto il creato ama, … allo scettro del comando, alla virilità, all’anguilla scivolosa del maschio. Per te deve essere spontaneo, naturale, istintivo ricevere, accogliere e stringere per estirpare, estrarre, spremere i succhi lattiginosi che da poco hai appreso ad amare. Il giocattolo che si sposta, entra ed esce per i tuoi movimenti, sta incivilendo, esercitando e ammaestrando il tuo anello sfinterico all’accoglienza, all’ospitalità, al … dar piacere. Ci sono uomini che si servono del membro per comandare, per esprimere la loro potenza ed autorità e altri che nel fallo vedono un bene da venerare, da amare, servire, tanto da cedere, loro, l’anello sfinterico e le calde membrane intestinali. Tu sei uno di quest’ultimi, nato per servire e dar piacere a chi comanda. Verrai educato e preparato a questo senza che questa iniziazione, al tuo desiderio, interferisca con la scuola. Ho notato che oggi non hai liberato l’intestino: sarà opportuno che da domani, prima della doccia serale, ti sia eseguito un clistere evacuativo e di pulizia. Questa pratica ti aiuterà a velocizzare la preparazione, l’addestramento e il training alla sodomizzazione della tua apertura anale ed in seguito ti aiuterà ad essere sempre pronto a richieste. Io sono un vecchio medico e qui c’è il tuo professore-mentore, che tanto sta facendo per te. Cerca di non deludere. Noi apprezziamo i progressi che stai facendo, ma se per cause estranee, questo tuo procedere venisse intralciato, saremo costretti a prendere delle contromisure, adatte a ricondurti sul percorso iniziatico. Ora vorrei estrarti il balocco che hai imparato a conoscere. È unto, impiastricciato, insudiciato di tuoi residui biologici. Prendilo e puliscilo con la lingua. Ti darà fastidio, repulsione, ma ti è permesso di nettarlo solo con la lingua. Avanti, mentre io ti monderò il culo del grassume ambrato che hai espulso. Professore lo obblighi: imparerà a conoscere anche questa pratica e se non la desidera, deve ricordarsi di farsi fare ogni giorno la lavanda intestinale.” Forzato dalle mani del docente fu pilotato a fare quello che gli era stato chiesto, ma si deve aggiungere che lo stava facendo con piacere, spinto dalla lingua del sanitario che gli mondava con bramosia il rosato anfratto. Si fermava per ansare e respirare e per riprendersi; si inarcava boccheggiando e ritornava sul giocatolo, mentre dal suo gioiello fluivano scie filamentose trasparenti.
È preferibile ad una geisha, ad una ragazzina giapponese bramosa, vogliosa, eccitata come una femmina in calore. Il suo fiore crespato pulsa, palpita, si agita e si apre in attesa che la mia lingua lo perfori, lo trivelli, lo penetri. Professore … ottimo acquisto, ottima scelta! L’asta avrà successo e la direzione ne sarà felice e soddisfatta.”
“Ha ragione dottor Fabrizio, ma il suo progredire merita anche dei premi. Dopo che gli avrà fatto indossare l’abbigliamento notturno e averlo adagiato sul letto, gli daremo i regali che brama. Hai capito, Samuele, che omaggio vogliamo farti?”
“Oh, sììì professore, non solo il sapore, ma anche il sentirli crescere fra le dita, mi eccita e mi smuove l’intestino. Ohhhh professore, quanto desidero essere conosciuto, esaminato, posseduto, gustato, goduto!”
“Sei una troia, una puttana, una ragazzina vogliosa, … in calore, in continua fregola!”
“Sono la vostra puttana. Ohhhh sìììììììììììììììììììììììì, sono la vostra puttana. Datemene anche sul viso, … voglio che il vostro profumo mi riempia le narici e mi faccia compagnia nel riposo.”
“Oh sì, ragazzo, ti soddisferemo e ti concederemo quello che i nostri cazzi gonfi e tumidi vogliono darti. Siamo pieni e quanto mai eccitati dalle tue richieste. Eccoti ragazzina quello che hai chiesto e poi, che i raggi della luna prendano i tuoi sogni per condurti nel nirvana dei sensi!”
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